PERIODICO
DI
LETTERATURA ARTE
CULTURA
SPETTACOLO
barbara
MARIN
LE INTERVISTE DI THINK LAURA RECENSIONI ADRIANA
ET LORY
ASSINI E FRANCESCA GERLA
DONNE &LIBRI LAURA MERCURI BENESSERE MAL D’AMORE? SPARLIAMO DI LIBRI ALICE BASSO ARTE ARTEMISIA
GENTILESCHI
CIBO E LETTERATURA ACCABADORA COSTUME QUELLO STRONZO DI ADAMO
TI RACCONTO
CHARLOTTE BRONTE
THINKPINK MAGAZINE - ANNO 2 - NUMERO 2 - OTTOBRE 2015 - PERIODICO DI LETTERATURA
CONTAMINAZIONI
http://thinklarivista.wix.com/think thinklarivista@gmail.com
E Editoriale
Vorrei ringraziare le amiche che mi hanno supportato con il loro tempo e la loro professionalità regalandomi articoli di grande pregio, senza di loro questa rivista non esisterebbe. In questo numero ho deciso di ampliare il numero di articoli diversificandoli in base agli imput che quotidianamente le mie numerose amiche mi comunicano. Come vedrete, in queste pagine c’è spazio solo per le donne raccontate da altre donne. Io non entro mai nel merito di un articolo anxi, cerco di spingere le autrici a esternare con forza la loro posizione. L’uomo non ci fa una bella figura. Non è mio compito difendere l’uomo spesso indifendibile, quello che voglio è solo dare voce alla Donna. . Sam Stoner
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SOMMARIO Ottobre 2015
6 Intervista: Laura et Lory di Roberta Gregorio
10 ThinkPink Arte: Barbara Marin di Sam Stoner
14 Mal d’amore? Scegli un fiore di Corinna Cianfarani
17 Ti racconto: Charlotte Bronte di Paola Pegolo
22 Laura Mercuri.
di Roberta Gregorioi
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26 Letterartura e cibo: Accabadora
di Angie Cafiero
29 Artemisia Gentileschi di Mara Carlesi
32 Sparlando di libri: Alice Basso
di Paola Baldi (Giallomania)
36 Quello stronzo di Adamo di Monia Cannistraci
23 Recensioni
Le rose di Cordova, La riva verde, Il romanzo di Matilda, Finché notte non ci separi, Amore prozac e altre curiosità, La carezza del fuoco La testimone
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Foto copertina: Barbara Marin Modella: Valentina Feula Mua: Micol Bartolucci Special thanks to Neil Snape
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LAURA ET LORI Quando la letteratura rosa si veste di avventura e storia, con un personaggio femminile archetipo della donna moderna
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ostantini & Falcone, avete pubblicato il vostro primo romanzo nel 2006. Da allora, leggendo vostre dichiarazioni in giro per la Rete, avete sempre rifiutato l’idea stessa della scrittura femminile come caratterizzata dall’amore. Ma qui siamo davanti a un “rosa” dichiarato. Rosa la copertina. Rosa la classificazione di collana. Vero. Si tratta di un romance storico. Così ci dicono. Anche se il romance, sempre a quanto apprendiamo, ha delle regole ben definite che abbiamo l’impressione di non aver rispettato. State prendendo le distanze? No. Ma la nostra caratteristica, dal 2006 a oggi, è stata quella di non rientrare mai nei cliché. Verifichiamo: il Ricardo del titolo non è forse belloccio? Don Ricardo Alejandro Calleja de Hormigas è più che belloccio. È un uomo affascinante, aristocratico, ma con un cuore rivoluzionario.
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Se non è un cliché questo... Ci piace sempre ricordare che il romanzo vincitore del premio Strega di qualche anno fa, “Canale Mussolini”, pullula di quelli che potremmo definire gnocchi muscolosi e sudati, spesso intenti in accoppiamenti da fienile. Se un potere è dato allo scrittore è quello di creare i propri personaggi per come più gli aggrada. E vogliamo rilanciare. Don Ricardo non è il solo protagonista. C’è anche il general Rubio, un gringo biondo, sfregiato ma fascinoso. Senza dimenticare Victoria, la sorella di Ricardo, pronta anch’essa a lasciarsi alle spalle una vita di agi e ricchezza in nome della revolución. Però la quarta di copertina parla solo dell’aspirante giornalista avventurosa, Carolina. Perché la storia è lei. Carolina Crivelli. Una donna giovane, ha 24 anni, in un’epoca in cui a quell’età si era già sposate e madri da qualche anno. Invece lei volta le spalle a tutto, si
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Emozioni da trasmettere e ricordi da lasciareai lettori.
Ricardo y Carolina. Sinossi. Abbandonare l’Italia e un pretendente in grado di garantirle un futuro nell’aristocrazia della Milano del XIX secolo. Questa è la scelta di Carolina. Rifiutare le convenzioni, inseguire la libertà. Anche di raccontare il mondo sulle pagine di un giornale. Per se stessa e per il Messico di Benito Juárez affronta l’oceano, le diffidenze, i nobili bigotti e reazionari, la monarchia asburgica, la tirannia francese. Per sentirsi parte della lotta dell’uomo che ha scelto di avere accanto, rinuncia a gioielli e crinoline e veste i cenci della revolución. Carolina è figlia del Risorgimento, decisa a rischiare vita e onore in nome di un’idea di emancipazione che precorre i tempi. Ha dalla sua la forza della verità e dell’amore. Per la libertà. E per l’unico uomo che è riuscito a rubarle il cuore.
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Think | imbarca da sola per una traversata atlantica, approda in Messico e punta a un’intervista esclusiva con l’imperatrice Carlotta d’Asburgo. Una missione impossibile, come poche altre per una donna di quei tempi, che le cambierà totalmente la vita. E questa eroina senza macchia e senza paura quante volte sviene tra le braccia forti di don Ricardo? Neanche una. Anzi, gli dà parecchio filo da torcere con le sue iniziative e con le sue idee. È una donna che non sopporta il ruolo passivo assegnato al genere femminile, soprattutto in un’epoca di grandi aspirazioni e rivolte come è stato il XIX secolo. Volete dire che non soccombe alla passione? Al contrario. Prende lei l’iniziativa. E non permette mai a nessuno di lasciarla in un angolo ad attendere l’esito degli eventi. Ritenete che un simile personaggio sia verosimile per quell’epoca? Certo. La storia per come la conosciamo ci è stata tramandata dagli uomini, che si sono sempre ritagliati il ruolo di protagonisti assoluti. Ma le donne hanno impugnato le armi, sono salite sulle barricate e, per bocca di un’intellettuale come la contessa Clara Maffei, hanno dichiarato di appartenere a se stesse e a nessun altro. Femminismo in salsa risorgimento, quindi. Con una bella spolverata di peperoncino messicano. Le lettrici di romance storici sono pronte per tutto questo?
Le lettrici non si fossilizzano. Se racconti loro una bella storia, ti seguono. E i lettori? La copertina rosa, nonostante la presenza molto virile di un revolver del 1862, potrebbe essere un deterrente. Ma su un e-reader la copertina non si vede e noi siamo già riuscite, con il romanzo western “Il destino attende a Canyon Apache” (Las Vegas Edizioni), ad affrontare un genere che non viene considerato femminile senza deludere i lettori. Lo scorso anno siete uscite per goWare con un thriller, “Il puzzle di Dio”, che ha avuto un buon riscontro. Perché non fidelizzare il pubblico su quel genere? Perché ci piace spaziare e spiazzare. Nel Puzzle la vicenda ruotava intorno al un mistero alle origini del nostro mondo, ma le storie d’amore erano ben tre. Più di quante ne contenga “Ricardo y Carolina”. I generi servono solo a collocare i titoli sugli scaffali e nelle collane. È la storia che conta. In molti romance storici gli strafalcioni e gli anacronismi abbondano... La nostra documentazione è stata accurata. Citiamo anche la bibliografia e le fonti. Ma non è un saggio. È una storia di fantasia. Ci siamo prese delle libertà. E vediamo se i lettori se ne accorgeranno. Un modo per prevenire le eventuali correzioni? Ci sarà sempre chi vorrà trovare il pelo nell’uovo. Uno dei paletti del romance è il lieto fine obbligatorio. Vissero felici e contenti? Per scoprirlo dovrete leggere il romanzo.
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Think Laura Costantini nasce in una borgata romana da padre portalettere e madre casalinga. Ma i limiti insiti in questa condizione non la spaventano. A otto anni inizia a scrivere storie, che illustra di sua mano. A undici decide che la sua scrittura sarà di fantasia ma anche di realtà: il giornalismo è il suo obiettivo professionale. Raccontare storie resta una passione che condivide con Loredana Falcone, senza mai offrirsi all’ansia della pubblicazione a tutti i costi. Giornalisticamente nasce con la carta stampata periodica, poi approda alla tv pubblica dove a tutt’oggi lavora presso la testata giornalistica regionale. Approdare alla pubblicazione di numerosi romanzi è una naturale conseguenza della tenacia nel continuare a scrivere narrativa. Non ama le classificazioni, spazia tra i generi. Ha un debole per le protagoniste. Loredana Falcone, nata nella parte più vera di Roma e in una famiglia che, da parte di madre, affonda le radici tra i protagonisti del Risorgimento romano, ha coltivato la passione per la ricerca storica fino alla laurea. La scrittura entra a far parte della sua vita in tenera età, ma trova espressione nel sodalizio umano e professionale con Laura Costantini che incontra sui banchi del liceo classico. Creando quello che ama definire “duo scrittorio”, inconsapevole di quanta incredula curiosità la loro scrittura a quattro mani saprà creare nei lettori e negli addetti ai lavori. Intanto vive, ama, cresce due figli e pubblica numerosi romanzi senza mai accettare vincoli di genere. Dal romanzo storico al giallo al mistery con un unico comune denominatore: l’importanza delle figure femminili.
Qui sopra, da sinistra, Loredana Falcone e Laura Costantini. Nella pagina accanto, in basso, le opere edite di Laura Costantini e Loredana Falcone; Visita il loro blog: http://lauraetlory.blogspot.it/
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barbara
MARIN di Sam Stoner
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arbara Marin. Artista poliedrica, con un passato da copywriter in una delle maggiori agenzie nazionali, scrittrice e ora fotografa che ha doti di organizzatrice e motivatrice, da sola, attraverso il progetto The Imaginarium, sta facendo arrivare in Italia importanti nomi della fotografia conquinstandoli non
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solo con la sua professionale caparbietà ma anche con i suoi scatti, Abbiamo voluto accoglierla a Think Pink prima che diventi irragiungibile Come ti sei avvicinata alla fotografia? Pare strano, ma è la fotografia che si è avvicinata a me. Mi ha sedotta promettendomi di salvarmi da ogni male.
Think E dopo qualche anno posso confermare che ha mantenuto la promessa. Fotografare e’ salvifico come tante forme di espressione e comunicazione. Così come la scrittura o la pittura, la musica. A dirla tutta nel mio cuore sono sostantivi sinonimi. Cosa esprime la tua visione artistica? Semplice e immediata rappresentazione di me. A volte è talmente tangente la realtà da rivelare malesseri o segreti o stati d’animo che nemmeno consciamente emergono con tanta forza. Cosa è Imaginarium, come è nato? È nato da una scommessa con me stessa. Facciamo fotografia e scappiamo tutti dal mondo. Usciamo dalla realtà e mettiamoci in fuga. Immaginiamoci qualcosa che sia così bello e lontano da noi da appartenerci per un desiderio estremo di beltà. L’estetica, tensione naturale di ogni essere umano. Il bisogno di sedare un moderno necessità di bellezza
ad ogni costo, con qualcosa di più. L’arte. In questo progetto c’era la volontà di uscire al più presto dal social e rendere reale l’immaginario - ci sono riuscita. Uno sguardo alla pagina eventi e la risposta si completerà da se’. Progetti prossimi tuoi personali e di Imaginarium. Progetti a non finire: workshops, incontri, contest, incontri con la fotografia internazionale. Personalmente cerco una mostra. Ritengo però che sposare due ruoli sia molto pericoloso. Per ora sono Founder ed event manager per la mia realtà. Fare anche la fotografa affermata mi sembra un peccato di Hubris (dal greco). Cosa diresti a chi sente dentro di sé il desiderio di avvicinarsi a questa arte? Consiglio di denudarsi a ogni scatto. Di non porsi limiti e non pensare mai che la fotografia possa essere giusta o sbagliata, bella o brutta. La fotografia funziona quando “dice”. Se poi dice di noi, come dicono i giovani, spacca.
In alto, Barbara Marin su un set fotografico Nella pagina precedente e qui a finaco, foto di
Barbara Marin
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Foto di Barbara Marin
http://http://www.theimaginarium.it/ https://www.facebook.com/imaginarium.net/
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http://http://www.theimaginarium.it/ https://www.facebook.com/imaginarium.net/
Foto di Barbara Marin
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MAL D’AMORE?
scegli un fiore di Corinna Cianfarani
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vete mai sofferto per amore? Credo, i più fortunati, almeno una volta nella vita. E avete mai sentito parlare dei Fiori di Bach? Sono 38 essenze floreali messe a punto negli anni ’30 dal dr. Edward Bach, medico gallese, omeopata, convinto che alla base di ogni malattia vi fosse un malessere emotivo. Dopo una brillante carriera come immunologo (fu tra l’altro l’inventore di alcuni vaccini per la cura delle malattie intestinali), buttò all’aria tutti i suoi studi di medicina per dedicarsi solamente alla cura dell’animo umano. Oggi diremmo un illuminato, all’epoca questo suo gesto gli costò la radiazione dall’albo. Ma quale è il nesso che collega le pene d’amore con le essenze floreali? Le emozioni. A differenza dei farmaci chimici i Fiori di Bach non combattono né sopprimono un sintomo, ma agiscono sulle emozioni sbloccando l’energia della persona, dolcemente, avviando un naturale processo di risanamento e trasformazione. Ogni essenza corrisponde a un preciso stato emotivo: ognuno di noi ha, infatti, dentro di sé sia la caratteristica positiva di
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Quando finisce una storia d’amore e non si vede una via d’uscita, i Fiori di Bach possono sbloccare dolcemente questo stato emotivo.
Think uno stato d’animo che quella contraria (coraggio-paura, gioia-tristezza, fiducia-sconforto, etc). Il fiore aiuterà a portare alla luce l’aspetto che è andato in disequilibrio, infatti la scelta dei rimedi avviene secondo un criterio di corrispondenza tra il quadro emotivo della persona e il campo d’azione del fiore scelto. A distanza di 80 anni, dove assistiamo ad un’inversione di tendenza rispetto all’uso dei farmaci tradizionali, i Fiori di Bach sono oggi più che mai un aiuto eccellente, capace di condurci per mano nei momenti di sconforto, paura, insicurezza, solitudine e tristezza, verso la serenità e l’armonia. Quando le cose infatti non vanno per il verso giusto, le sofferenze possono essere talmente profonde da condizionarci tutta la vita. Se si parla della fine di una storia importante, di un amore, tanti sono poi gli stati d’animo che possono manifestarsi. Essere amati è un bisogno naturale, come respirare e nutrirsi. Il poter contare su qualcuno, essere compresi e confortati altrettanto. Lo stato d’animo dopo una delusione d’amore è estremamente soggettivo, ma presenta dei denominatori comuni, cercherò qui di seguito di prenderne in esame qualcuno.
Bach definì per “la buia notte dell’anima”, aiuta nei momenti di estrema angoscia, quando non si vede più la via di uscita e non si riesce a rassegnarsi, quando si è persa ogni speranza. Il suo potenziale positivo, sostenendoci interiormente, aiuta a liberarci dalla disperazione. E ritorna il sereno. RIMARRO’ PER SEMPRE SOLA/O La paura della solitudine è una delle sensazioni che più spesso accompagna la grande delusione d’amore. Si ha la percezione di aver perso una parte della propria vita. Per chi stenta a credere di poter ritrovare l’amore, un nuovo futuro, Gentian aiuterà a cambiare il modo di vedere la vita, ritrovando innanzitutto l’amore per se stessi. Il pessimismo e la mancanza di fiducia lasceranno il passo alla positività e alla voglia di cambiare le cose rimettendosi in gioco. Quando poi questo pessimismo è ai massimi livelli e la tristezza è accompagnata da un ineluttabile senso di oppressione, l’aiuto viene da Gorse: la paura della solitudine verrà trasformata grazie a un senso di fiducia e speranza.
È FINITA. LA MIA VITA È DISTRUTTA
CHE RABBIA LO/LA ODIO!
Quando l’altro se ne va, il vuoto che si lascia alle spalle è enorme e se ne sente la mancanza fisica. E’ un dolore profondissimo, che lascia senza fiato. Sweet Chestnut, il fiore che
Se ci si sente privati della “giusta dose di amore” è possibile che questo senso di vuoto e di ingiustizia provochi rabbia, maggiormente se veniamo lasciati per un’altra persona.
Corinna Cianfarani Consulente iscritta nel registro internazionale dei Fiori di Bach (BFRP - Bach Flowers Registered Pratictionarer) Naturopata - Reflessologia Plantare Per info e consulenze www.jayasatyayoga.it corinnacianfarani@gmail.com - 3408558045
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Think | Veniamo colpiti nel nostro io profondo, e la nostra autostima vacilla. La fiducia verso l’altro viene irrimediabilmente compromessa e l’amore si trasforma in rancore, odio e senso di vendetta. Holly e Willow possono vernici in aiuto. Holly perché riconnette con l’amore universale, per usare le parole di Bach, facendo ritrovare un senso di armonia interiore. Willow è invece più indicato quando c’è risentimento, l’amarezza tipica di chi si sente di aver subito un torto. Il suo potenziale positivo aiuta a perdonare e a dimenticare i torti subiti, si ritrova in questo modo la gioia di vivere attraendo così situazioni e persone positive. Non più vittime ma individui con il pieno controllo della propria vita. CHI NON MI AMA, NON MI MERITA L’isolamento. È, spesso, la via di fuga per non soffrire ulteriormente. Per chi si chiude in un orgoglioso riserbo, negandosi l’amore e negando il proprio agli altri, Water Violet è il rimedio floreale adatto: accorcia le distanze ricreando l’empatia con il prossimo. Queste ovviamente sono indicazioni di massima dato che ogni storia è un caso a sé, con proprie sfumature ma, notizia positiva, anche per queste sfumature c’è sicuramente un fiore! Non ultimo ricordiamoci che la fine di una relazione è una perdita, un vero e proprio lutto, in questo caso Star of Bethlehem è l’essenza che aiuta a riorganizzare completamente la propria vita, ristabilire una propria identità ed elaborare la perdita.
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“Se seguiamo i nostri veri istinti, desideri, pensieri, non conosceremo altro che gioia e salute.” Edward Bach
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La vita privata e pubblica delle grandi firme della letteratura del passato e del presente
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TI RACCONTO
Charlotte Brontë
di Paola Pegolo
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harlotte la ribelle. Charlotte la donna moderna. Charlotte la pioniera del femminismo. Charlotte fiera e indipendente. Charlotte la rivoluzionaria. Tante donne di carattere in una, tante sfumature di Charlotte nelle eroine femminili che vivono e vibrano nella sua produzione letteraria: Jane, Shirley, Lucy. Naturalmente stiamo parlando di Charlotte Brontë, la maggiore delle altre due sorelle scrittrici: Emily e Anne. Charlotte nasce nel 1816 e trascorre la sua prima infanzia in una casa nella brughiera dello Yorkshire, insieme ai suoi cinque fratelli. In famiglia si respira la passione per la letteratura anche grazie agli stimoli del padre, un pastore anglicano erudito, a dispetto
E il signor Rochester era sempre brutto ai miei occhi? No; la gratitudine, e molti sentimenti analoghi, tutti piacevoli e caldi, facevano del suo viso l’oggetto che più amavo vedere; la sua presenza, in una stanza, illuminava più del fuoco più ardente. Charlotte Brontë
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Think delle sue umili origini irlandesi. Rimane presto orfana di madre e insieme agli altri figli, viene affidata alle cure della zia Elizabeth e della governante Tabby. Le bambine vengono poi mandate a studiare presso Cowan Bridge, un terribile istituto religioso nel Lancashire, dove a causa del vitto scarso e delle condizione malsane, due delle sorelle muoiono prematuramente e Charlotte ed Emily da allora avranno problemi di salute per il resto della loro breve esistenza. Nel 1831 Charlotte va a studiare con profitto alla scuola di Miss Wooler, dove diventa in seguito anche insegnante e qui conosce la sua migliore amica Ellen Nussey. Dopo aver prestato servizio da varie famiglie come governante, va a Brussels insieme ad Emily per imparare il francese e proprio qui conosce l’amore, nella figura del professore belga Constantin Heger. L’uomo però non ricambia ed è anche già sposato. Dopo la delusione, il ritorno di Charlotte in Inghilterra nel 1844 è caratterizzato dal desiderio comune con le sorelle Emily ed Anne di scrivere romanzi. Il 1847 è l’anno di pubblicazione di quelle opere che hanno segnato la storia della letteratura inglese e mondiale: Jane Eyre, Cime Tempestose e Agnes Grey. Charlotte si spegne a meno di 40 anni, mentre è in attesa di un figlio dal marito, il reverendo Nicholls, sposato nel 1854. In epoca Vittoriana grazie alla rivoluzione avvenuta con la stampa, i libri finalmente diventano più accessibili anche alle classi meno abbienti. Le donne leggono, scrivono e vivono i romanzi da protagoniste. Il genere del “novel”, il romanzo sentimentale, è un successo e si presta alle descrizioni e ai moti dell’animo femminile. La letteratura inizia a circolare in città e raggiunge posti remoti grazie al miglioramento di strade e trasporti, alle biblioteche ambulanti e soprattutto alla diffusione della stampa periodica. Nelle riviste ottocentesche si trovano i romanzi a puntate (il classico romanzo di appendice), ma anche storie e racconti. Spesso sono le donne a scrivere articoli e libri, ma si firmano con
anonimo o pseudonimi maschili, a causa dei pregiudizi. Lo fanno le stesse sorelle Brontë. La lettura intrattiene e al tempo stesso educa le donne. La scrittura diventa per molte mezzo di svago, consapevolezza e ribellione, ma anche un mezzo di sostentamento economico ed autonomia da padri e mariti. In una società in cui la donna deve essere solo bella ad ornamento dell’uomo, angelo del focolare, addetta solo alla famiglia e ai lavori in casa e nei campi, in cui il matrimonio di interesse è l’unica alternativa ad una vita misera, come monache, insegnanti o governanti. La stessa Charlotte si sposa tardi per i parametri dell’epoca, probabilmente anche per sfuggire ai conflitti con il padre. Charlotte crede all’unione d’amore, al sogno romantico e non al contratto di interesse, che trova degradante per una donna. Lei non scende a compromessi. E anche Jane Eyre, il suo alter-ego più evidente, si spezza, ma non si piega. Il suo capolavoro letterario, pubblicato in prima battuta col titolo: Jane Eyre.
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Think | Un’autobiografia, parla di una donna diversa dallo stereotipo sociale e letterario dell’epoca e vi sono nella protagonista molti tratti dell’autrice. Un’antieroina, un’ anti- Pretty Woman. Jane non ha le qualità femminili per farsi amare secondo i canoni tradizionali: non è bella e non è ricca ed in più ha un carattere fiero, autonomo, schietto. Rochester si innamora di lei per la sua intelligenza, intuito e qualità morali. La trama del libro, grazie al successo con il pubblico e con le sue successive trasposizioni teatrali e cinematografiche nel corso del tempo, è conosciuta anche a chi non ha letto mai il romanzo. Soltanto nelle pagine, però, si trovano quelle sfumature da decodificare per scoprire Charlotte. Il 2016 è l’anno in cui si celebrano i 200 anni dalla nascita di Charlotte Brontë e in questo autunno 2015 è appena uscita un’attesa biografia della scrittrice vittoriana, dal titolo: Charlotte Brontë: A Life, a cura di Claire Harman. Edito da Vikings, per adesso non ancora in Italia. Claire Harman è una scrittrice e critica letteraria britannica, che scrive recensioni di libri per prestigiose testate come il Times o il Sunday Telegraph, ha inoltre insegnato letteratura inglese ad Oxford e scrittura creativa alla British Columbia University. Ha scritto brillanti autobiografie e critiche su poeti e romanzieri del Regno Unito, come Jane Austen e Robert Louis Stevenson. Perché leggere il libro della Harman? Ce lo spiega ad esempio Ann Disdale, la responsabile delle collezioni al Bronte Parsonage Museum di Haworth. E’ un’analisi accurata e avvincente, che indaga su come siano maturate come grandi scrittrici queste tre ragazze sconosciute, che conducevano all’esterno una vita parca e tranquilla in un piccolo paese della ventosa brughiera inglese, mentre dentro erano tormentate da passioni ardenti e personalità forti. I loro microcosmi immaginari, emozionali personali, i rapporti tra le sorelle e con i fratelli. Si sa ad esempio che crescono giocando ad inventare tutti insieme storie fantastiche e
a scriverle in libricini fatti da loro, ma anche di come i rapporti con i maschi di famiglia facevano acuire in Charlotte la sensazione disparità di trattamento e la diseguaglianza tra i sessi. Tra fatti conosciuti, aneddoti ed altri dettagli e documenti inediti, questa biografia ci racconta di come fosse bizzarra e fuori dal comune la famiglia Brontë, di come queste dotatissime quanto sfortunate sorelle fossero amanti dello studio, ma non portate all’insegnamento e a fare le governanti, come dovettero pur fare per vivere. Gli stati d’animo, la delusione d’amore per il professore, una latente depressione, emergono dalla corrispondenza epistolare di Charlotte con la sua amica Ellen. Il libro “Charlotte Brontë: A Life” inoltre, conduce il lettore a capire come e chi nella vita privata della scrittrice ha ispirato per tratti caratteriali e vicende i personaggi dei suoi romanzi, a partire da se stessa. Ad un certo punto del romanzo, Jane pronuncia queste parole rivolgendosi a Rochester: “Io non sono un uccello, e nessuna rete può invilupparmi; sono un essere libero, con una volontà indipendente di cui mi valgo adesso per lasciarvi”. E’ il grido di libertà di chi c’è dietro la carta e la penna, quello di Charlotte in nome di tutte le persone che decidono di ribellarsi e farsi coraggio per esprimere se stesse. Jane Eyre esce nel 1847, un anno dopo è pubblicato il manifesto del Marxismo. La rivoluzione è iniziata.
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Racconti scritti da donne che parlano di donne, di emozioni, di consapevolezza, di amori
a cura della redazione
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LAURA MERCURI
l’emozione di un sogno di Roberta Gregorio
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a nuova creatura dell’autrice Laura Mercuri è proprio bella. Dentro e fuori. Il libro si chiama “Ogni tuo silenzio” ed è edito da BookMe. Con la sua copertina suggestiva è onnipresente sui vari blog di letteratura, nei social network… Un po’ ovunque, insomma. Laura Mercuri quindi ce l’ha fatta. Per chi la conosce e la segue da tempo, trovarla finalmente pubblicata da grandi editori non è una sorpresa, bensì una piacevole conferma. Sì, perché la Mercuri il talento ce l’ha. Il talento di creare personaggi che entrano fin dentro l’anima, il talento di trasportare il lettore in mondi descritti in modo sublime. Un successo meritato. La Mercuri di gavetta ne ha fatta. Da anni scrive racconti per riviste femminili, romanzi e sceneggiature. E, come se non bastasse, fa pure la psicoterapeuta. Cara Laura, il tempo di conciliare lavoro, famiglia e scrittura dove lo trovi? Ah, cara Roberta, mi sa che questo se lo chiede ogni donna che ha una famiglia e lavora! Le donne conciliano da anni
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Auto pubblicata su Amazon ha poi visto arrivare un contratto con BookMe e la traduzione in inglese del romanzo. lavoro e famiglia, e in qualche modo lo faccio anch’io. Quanto allo scrivere, non posso farne a meno, e spesso “sacrifico” notti e domeniche, ma non è per niente un sacrificio, anzi, è una delle mie gioie più grandi. Stephen King nel suo bellissimo “On Writing” racconta di scrivere sempre, ogni giorno, anche se solo per un’ora o due, anche a natale. Ecco, vale anche per me. Io
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scriverei anche a natale, perché un giorno senza scrivere non ha sapore. Il tuo lavoro ti regala mai qualche ispirazione? È curioso, ma in realtà no. Penso che la mia mente tenda in automatico a tenere separate le due cose, per una sorta di “segreto professionale” portato all’estremo. Non vorrei mai, dal momento che pubblico usando il mio vero nome, che qualche mio paziente potesse riconoscere la sua storia in un mio romanzo, così credo che il mio inconscio protegga ciò che ascolto nel mio studio in una specie di bozzolo, perché non venga mai fuori in qualche mio libro, e credo sia giusto. Del resto l’ispirazione, come penso direbbero tutti gli scrittori, puoi trovarla ovunque: al mercato mentre fai la spesa, chiacchierando con un’amica, guardando un film, ascoltando musica... 153 recensioni su Amazon, la maggior parte a 5 o 4 stelle, una traduzione in lingua inglese (traduttrice Sarah Christine
Varney per AmazonCrossing), un contratto con BookMe … insomma, un sogno che si avvera. E pensare che tutto è partito da un’autopubblicazione per KDP. Hai voglia di raccontarci i vari passaggi? I passaggi sono stati pochi: grazie a una ragazza che, per caso, lo ha visto e letto in tempo record, e poi ha cominciato a pubblicizzarlo a destra e a manca su facebook, è stato acquistato da molti molto in fretta, e nel giro di poco è approdato alla classifica generale di Amazon. Hanno cominciato a fioccare le recensioni, quasi tutte così belle da farmi venire le lacrime, e alla fine è un po’ come una valanga: Amazon consiglia molto i libri che hanno tante recensioni ai suoi clienti, e così arrivi ancora più lontano. Ho avuto dei contatti con una casa editrice piuttosto grande, ma non siamo arrivati ad un accordo, e poi è arrivata Bookme De Agostini, nella persona dell’editor con cui poi ho lavorato al libro, che mi ha fatto una delle telefonate più emozionanti della mia vita. Quasi in contemporanea è arrivata l’offerta di AmazonCrossing per tradurre il libro in inglese, e l’ho accettata al volo, figurati... :) Come ti spieghi questo grande successo? Be’, posso dirti cosa capita a me quando mi innamoro di un romanzo: riesco ad avvertire la stessa emozione che ha provato l’autore mentre lo scriveva. Ecco, penso che quando tu scrittore, per primo, ti emozioni mentre crei la storia che vorresti leggere, e in qualche modo vivere, nella tua fantasia, prima o poi troverai
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“Se ti emozioni mentre scrivi, troverai altre persone che si emozioneranno con te.”
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altre persone che si emozioneranno con te. Io, per fortuna, ne ho trovate parecchie! Facciamo un passo indietro: Com’è nata l’idea di questo romanzo? In quanto tempo l’hai scritto? L’ho scritto in tempo record, per me, appena tre mesi. Di solito ci metto almeno un anno... Avevo l’idea in mente di una ragazza che molla tutto e si trasferisce, da sola, in montagna, e sapevo che avrei raccontato la storia usando la prima persona, cosa pure questa inusuale, per me, ma mi mancava l’immagine del protagonista maschile. Quando finalmente ho trovato il “mio” Aris, ho semplicemente cominciato a scrivere, proprio come se fossi Emilia e stessi vivendo quell’avventura, ed è stato facile: scrivevo quello che succedeva, passo passo. Del resto non faccio quasi mai scalette: mi metto al computer e e mi chiedo: “Che succede oggi?”. Ci fai un breve riassunto? Oddìo, ci credi se ti dico che ho sempre odiato fare i riassunti, pure a scuola? Tra l’altro credo che si possa riassumere un libro solo raccontandone la trama, ma la trama non dice nulla di quel che c’è davvero dentro. Infatti io stessa, quando scelgo un libro, lo faccio sempre sulla
base dei consigli di altri lettori, e delle recensioni, che parlano di quello che altri hanno provato leggendolo. Quando vado in libreria butto un occhio alla quarta di copertina, certo, ma di solito leggo pure la prima pagina. Se lo stile, le prime frasi mi catturano lo compro, anche se sulla base della sinossi non l’avrei fatto. Comunque, mi hai chiesto un breve riassunto... È una storia d’amore, e parafrasando qualcuno molto più famoso di me, “tutte le storie d’amore si somigliano, ma ogni storia d’amore è diversa dalle altre”, a seconda di come te la raccontano! Parlaci di Emilia, la tua protagonista! Emilia sono io e non sono io. È come avrei voluto essere ma non sono: positiva, forte, impulsiva, sempre pronta a prendere la vita con tutta l’energia e l’entusiasmo possibili. Ha avuto una vita difficile, culminata con la morte della madre che le fa decidere di andar via dalla sua città, ma ha una gran fame di vivere, e non si lascia mai scoraggiare. Come mai l’hai mandata proprio a Bren? Questo posto significa qualcosa per te? Sì, anche se il nome Bren l’ho inventato io. È un paesino, molto vicino a una delle località più belle del Trentino, Fiera di Primiero. Per ragioni personali ci sono stata parecchie volte, e mi sento legata a quei luoghi, li ho molto amati e li amo ancora. Ci ho ambientato anche il mio primissimo romanzo, pubblicato a puntate su una rivista, di cui penso ormai di aver perso anche il floppy su cui l’avevo salvato. E i floppy nemmeno riesci più ad aprirli, purtroppo! Chi dovrebbe leggere il tuo libro? Domanda difficile... Ti posso rispondere parlando di quelli che l’hanno letto finora, e la parte del leone la fanno le donne, naturalmente, in special modo le ragazze, dalle adolescenti alle quarantenni e oltre. Poi, a sorpresa, l’hanno letto anche parecchi uomini, “parecchi” considerando che spesso gli uomini considerano un romanzo d’amore, per definizione, un romanzo “rosa”, a meno che non l’abbia scritto un uomo, nel qual caso diventa “narrativa contemporanea”. Lo so, ogni tanto mi viene
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Think fuori l’acidità, che ci vuoi fare... ;-) Comunque, per rispondere alla tua domanda senza troppe deviazioni: dovrebbe leggerlo chi ha voglia di emozionarsi, di entrare in una dimensione un po’ fiabesca, e magari rivivere il suo primo amore, quello che gli faceva battere il cuore come nessun altro è mai riuscito a fare dopo. Ti piace? “Ogni tuo silenzio” non è il tuo unico romanzo. Ce n’è qualcuno che ti sta particolarmente a cuore? È fantastico che sia proprio tu a farmi questa domanda! Sì, un romanzo quasi-giallo che ho scritto anni fa, e che ci ha fatto conoscere... “Le replicanti”, ricordi? Ci sono affezionatissima, e la mia protagonista, Andrea detta Andreina, è la donna più simile a me, nella realtà, di cui abbia mai scritto. Tendenze omicide a parte, naturalmente... :) È stato pubblicato solo in ebook da una casa editrice tedesca, per lettori di lingua italiana. Purtroppo non ha avuto molto successo, per non dire che credo l’abbiano letto in sei, forse, te compresa, ma sono convinta che se lo riproponessi in un altro modo, che avesse maggiore risonanza, riuscirebbe a farsi un po’ di strada, o forse è solo orgoglio “materno”, notoriamente fallace. Cosa consiglieresti agli autori emergenti? Credi che sia saggio rivolgersi a un agente letterario? Tu ce l’hai? Qualche anno fa ti avrei risposto che senza un agente letterario non ci sarebbe stata alcuna possibilità, per un autore emergente. Oggi, dopo quel che è capitato a me con Amazon, penso che sia possibile farsi strada anche senza, proponendo testi validi, ovviamente, soprattutto
anche sintatticamente e graficamente curati, e con un pizzico di fortuna penso che qualche grande editore possa arrivare anche per un esordiente assoluto, come è capitato a me e a molti altri autori che ho conosciuto,ormai. Io ce l’ho un agente, sì, e credo sia piuttosto importante averne uno, comunque, perché il lavoro dell’agente è un lavoro a sé, e ci vogliono preparazione e talento per farlo. I rapporti con le case editrici, una volta stabilito il contatto, non sono semplici da gestire, e avere qualcuno che cura i tuoi interessi, che poi sono anche i suoi, perché un agente onesto guadagna solo se fa guadagnare te, è davvero molto importante. Stai già lavorando a un nuovo progetto? Ci sono novità in arrivo? In realtà ho già completato un nuovo romanzo, perché l’editoria ha tempi lunghissimi e io non so stare senza scrivere, ma non credo che vedrà la luce, se la vedrà, prima che passi parecchio tempo. Ora starò a guardare come andrà “Ogni tuo silenzio” nelle librerie italiane e negli Stati Uniti, e quando sarà il momento decideremo il da farsi insieme alla mia agente, che è ormai diventata, in un certo senso, la custode del mio futuro editoriale. Comunque un altra storia è già nel suo vivo, nel mio pc e nella mia testa. Non ci resta che ringraziarti e farti un grosso in bocca al lupo per il futuro. Grazie a voi di ThinkPink e a te, Roberta. Conoscerti, tanti anni fa, è stato davvero un caso fortunato, professionalmente e umanamente, per me.
Nella pagina precedente, Laura Maercuri; qui a fianco, il romanzo edito da BookMe e la versione in inglese
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GLI AMARETTI SARDI
di Accabadora
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Letteratura e cibo. Nei romanzi ricette regionali preziose spesso sconosciute e tramandate solo dalla tradizione orale, da madre in figlia. Ora riscoperte da ThinK.
di Angie Cafiero
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mmaginaiamo questa nuova rubrica dedicata al cibo e alla letteratura, al loro incontro sulle pagine di un romanzo, perché anche i personaggi letterari mangiano e con gusto. Molte ricette regionali spesso dimenticate si ritrovano in testi letterari, sapientemente elaborate dalle mani delle donne di paese, testimonianza di tradizioni trasmesse oralmente e mai codificate. Chi meglio di Angie Cafiero avrebbe potuto occuparsene? Angie, da sempre si intrufola nei testi letterari alla ricerca di queste chicche poi presentate nel suo blog Angiecagiero. it nel quale è possibile trovare le divertenti “Interviste gastronomiche” a personaggi della cultura e dello spettacolo. Lascio la parola ad Angie. Per questo primo appuntamento ho voluto proporvi un dolce sardo presente nel romanzo “Accabadora” della scrittrice sarda Miche
la Murgia. Il romanzo, pubblicato da Einaudi nel 2009, è stato tradotto anche in lingua tedesca, nello stesso anno a settembre riceve il Premio Dessì e nell’anno successivo il racconto viene premiato con il SuperMondello, ed infine arriva anche il prestigioso riconoscimento del Premio Campiello. Il romanzo è ambientato a Soreni, piccolo paese della Sardegna negli anni 50, qui tutti sanno tutto di tutti facendo finta di non sapere, la protagonista piccola Maria Listru, è ultima e indesiderata di quattro sorelle orfane di padre, e viene adottata da Bonaria Urrai, anche lei vedova benestante, ma senza mai essere stata sposata. Maria diventa così una “Fillus de anima” un legame più forte del sangue che oltrepassava le leggi della natura, al di là del parto biologico, era un parto dell’anima che avveniva non senza sofferenza e dolore, per riempire vuoti e mancanze e generare questi figli speciali.
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Think | Estratto dal romanzo Accabadora “Contraddicendo i suoi peggiori sospetti, la vecchia Urrai non sembrò fare alcuna resistenza, tanto che Maria si presentò nel pomeriggio del giorno stabilito per fare i dolci di mandorle senza bisogno di chiedere due volte la stessa cosa. Forse in fondo ci si poteva lavorare su, approfittando del fatto che sul grande tavolo centrale del soggiorno ci fosse il clima frenetico degli eventi irripetibili. In bella mostra stavano allineati tutti gli ingredienti necessari per gli amaretti, e in quella filiera profumata ciascun paio di mani, comprese quelle della futura sposa, aveva il suo preciso tempo di intervento. Da un lato stavano le mandorle dolci, sminuzzate con la mezzaluna fino a ridurle a un niente, custodite dentro un ampio bacile di terracotta smaltata, pronte per essere mischiate alla farina e alle
uova in un biscotto che sarebbe finito nel forno con una mandorla o mezza ciliegia candita piantata al centro. Anna Teresa si era raccomandata di abbondare in farina e risparmiare in mandorle, in barba alla tenerezza del risultato. L’altro lato del lungo tavolo invece era dominato da un monticello di mandorle tagliate a lamelle sottili, che aspettavano di essere cristallizzate nello zucchero insieme a una grattata di buccia di limone: una volta fredde e tagliate a rombi sarebbero diventate un croccante rustico che solo i denti più sani avrebbero potuto affrontare.” In collaborazione con il blog di Angie
http://www.angiecafiero.it
La ricetta degli amaretti sardi Ingredienti - 900 g di mandorle pelate e macinate con macinino a mano - 100 g di mandorle amare - 1 kg di zucchero semolato - scorza di 4 limoni - albume d’uovo q.b. (per ora ne ho usato 12) - acqua fior d’arancio , zucchero semolato, mandorle intere per guarnire. Esecuzione: mettete in una pentola di terracotta le mandorle, lo zucchero e la scorza del limone, mescolate in maniera che l’olio essenziale della scorza del limone si impregni nelle mandorle. Montate gli albumi e aggiugeteli alle mandorle mescolando bene. L’impasto dovrà risultare molto morbido. Coprite e lasciate riposare, controllatelo e verificate se necessita dell’aggiunta di albumi. Bagnate le mani nell’acqua fior di arancio, e prendete un po di impasto e ricavatene delle palline, che farete rotolare nello zucchero semolato e sistematele nella teglia. in cima ad ognuna mettete una mandorla intera schiacciando leggermente la pallina. Mettete in forno fino alla doratura.
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LA VIOLENZA NELL’ARTE ARTEMISIA GENTILESCHI
di Mara Carlesi
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rtemisia Gentileschi nacque a Roma, nel 1593, da Prudenza Montone e Orazio Gentileschi. Sin dalla più tenera età, Artemisia fu iniziata alla pittura dal padre, pittore seguace della tecnica caravaggesca.
“E’ qui la forza dei quadri della Gentileschi: nel capovolgimento brusco dei ruoli. Una nuova ideologia vi si sovrappone, che noi moderni leggiamo chiaramente: la rivendicazione femminile.”. [Roland Bartles] Artemisia Gentileschi è stata riscoperta, come artista, solo agli inizi del 900, grazie all’ opera dello storico dell’ Arte Roberto Longhi. Per oltre tre secoli la figura dell’ artista era stata messa in ombra dalla vicenda che segnò, in maniera profonda, sia la vita privata della donna, sia la sua memoria futura: lo stupro subito da Agostino Tassi, collega ed amico del padre della giovane. Nel 1612 Orazio Gentileschi rivolse al Papa Paolo V Borghese una supplica, per ottenere giustizia, accusando il Tassi di aver “forzatamente sverginata et carnalmente conosciuta più et più volte” la figlia Artemisia. Lo stuprum era avvenuto nel Maggio del 1611, circa dieci mesi prima della scrittura dell’ istanza indirizzata al Santo Padre. Il tempo intercorso, tra la violenza e la denuncia,
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Think | pare inspiegabile, se decontestualizzato dalle regole che vigevano agli inizi del 1600. Il Tassi, per rimediare alla sua colpa e restituire l’onorabilità alla famiglia Gentileschi, avrebbe dovuto sposare Artemisia, ma essendo egli già sposato, aveva bisogno di tempo per trovare una soluzione consona alla vicenda. “Veggasi che Agostino non ha voluto sposare Artemitia conforme alla promessa”
[Atti processuali]
Dunque, Orazio Gentileschi intenta causa al Tassi, non tanto per lo stupro della figlia, ma, soprattutto, per la mancanza della parola datagli, cioè quella di ridare onorabilità al suo nome. Il primo atto di investigazione, da parte del Governatore di Roma, fu l’ interrogatorio di Artemisia. “…Io sentivo che m’ incendeva forte e mi faceva gran male che io per l’ impedimento che mi teneva alla bocca non potevo gridare, pure cercavo di strillare meglio che potevo chiamando Tutia e gli sgraffignai il viso e gli strappai li capelli et avanti che lo metesse dentro anco gli detti una matta stretta al membro che gli ne levai anco un pezzo di carne. Con tutto ciò lui non stimò niente e continuò a fare il fatto suo.”.
[Atti processuali]
La vivida descrizione di Artemisia, per quanto riguardo il suo stupro, è finalizzata non al provare di essere stata vittima, ma di aver tentato in ogni modo di difendere la sua verginità, poiché secondo gli Statuti di Roma del 1580, lo stupro era indissolubilmente legato alla verginità della vittima di tale atto. Orazio Gentileschi basò la sua accusa, quindi, non tanto sulla violenza subita dalla figlia, ma sulla promessa di matrimonio non mantenuta e sull’ offesa arrecatagli dall’ amico, spesso ospite della sua casa. Agostino, da parte sua, basò la sua difesa, non tanto sul negare l’ atto di possessione, ma sullo screditare l’ onorabilità della giovane, diffamandola e sostenendo che non vi fosse stato alcun stuprum, essendo la fanciulla già stata deflorata in precedenza, da uno dei numerosi uomini che erano soliti frequentare la casa. Per fugare ogni dubbio sull’ onorabilità della giovane, Artemisia fu torturata, così da mettere alla prova le sue parole. Venne così sottoposta alla Sibilla, per dare così credibilità alla sua deposizione. Fu interrogata per l’ennesima volta, mentre le dita le venivano strozzate e profondamente escoriate dalle corde avvolte attorno ad ogni singolo dito, sino al sanguinamento degli arti. Tassi tentò in ogni modo di dimostrare la disonestà della donna, facendo intervenire testimoni, i quali narravano dei diversi uomini fatti introdurre da Artemisia nella sa stanza. Allo stesso modo, il Gentileschi produsse testimonianze in senso contrario, per provare che la sua casa era frequentata solo dai parenti o tutt’ al più dai modelli per i quadri, solo quando lo stesso pittore era a casa. Il Tassi venne infine condannato all’ esilio, pena che non scontò mai, essendo strettamente legato alla famiglia Borghese, per la quale aveva dei lavori in corso da terminare. La colpevolezza, riconosciuta al Tassi, però non poté certo essere una grande consolazione per Artemisia, la cui onorabilità era ancora compromessa. Nonostante la sua travagliata e sofferta vita personale, la Gentileschi divenne una pittrice eccelsa, prima donna ad essere ammessa all’ Accademia delle Arti del Disegno, nel 1616 a Firenze. Artemisia, grazie alla sua arte, fu una donna indipendente, soprattutto sul piano economico, al punto di poter abbandonare il marito, in maniera definitiva, e di crescere da sola i suoi figli, divenendo così una figura simbolo del femminismo e del desiderio di emancipazione dal potere maschile. Con il saggio di Roberto Longhi, “Gentileschi padre e figlia”, si segnò il riconoscimento
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Think internazionale di Artemisia, oscurata, sino ad allora, dalla figura paterna. “Artemisia fu l’ unica donna in Italia” scrive il Longhi “che abbia saputo cosa sia la pittura, e colore, e impasto, e simili essenzialità. […] La Gentileschi plasma il suo stile aggressivo agendo liberamente sui principali orientamenti epocali- in primis il caravaggismo- per adattarli alle sue personali inclinazioni con un virtuosismo che non ha eguali tra i suoi contemporanei. Il suo successo fu, oltre che immediato, di altissimo prestigio; seppe costruire con abilità la propria carriera raggiungendo un riconoscimento senza precedenti nell’ ambito della pittura al femminile.”.
[Roberto Longhi]
Con il suo saggio, Roberto Longhi considera Artemisia Gentileschi la fondatrice del “primitivismo caravaggesco” a Napoli, ma soprattutto analizza la figura di Artemisia come artista, prima ancora che come donna, esaltandone le opere e svincolandola dalla pesante ombra di Orazio. Per la studiosa Evelina Borea i quadri della Gentileschi sono incentrati sempre su “immagini femminili indimenticabili per la fierezza e spesso la ferocia.”. Anche Mary Gerrand, considerata la maggiore studiosa delle opere della Gentileschi, ha evidenziato le protagoniste dei dipinti di Artemisia: Cleopatra, Susanna, Giuditta, Lucrezia, l’ Allegoria della Pittura tutte figure che incarnano il diritto della donna di potersi affermare all’ interno della società, non solo come donne, ma proprio come Artemisia, come persone scisse dal proprio sesso. La Gerrand, limitandosi allo studio di due opere della pittrice, cioè la “Maddalena come Melanconia”, conservata nella cattedrale di Marsiglia, e la “Susanna ed i vecchioni”, appartenente alla collezione Burghley House, constata che Artemisia si trovò di fronte ad una scelta, durante la sua vita artistica: da una parte la necessità di adeguarsi alle richieste del mercato, dall’ altra parte il desiderio irrefrenabile di mostrare la sua personalità. Richard Ward Bissell tracciò, della Gentileschi, un affresco vivido, basato sul binomio donnaartista, emblema del femminismo e dell’ emancipazione. Studi più recenti, come quelli di Judith Mann, mettono a confronto le opere di Artemisia con quelle del padre. Da questo paragone, la studiosa sostiene che l’influenza di Caravaggio, sulla Gentileschi, sia meno rilevante di quanto, invece, è sempre stato ritenuto. Per la Mann, infatti, la componente caravaggesca, nelle opere dell’ artista, deriva più dall’ impronta di Orazio che da una visione diretta delle opere di Caravaggio. La vita e le opere della Gentileschi crearono un alone di fascino tale che divennero presto non solo oggetti di saggi e speculazioni artistiche, ma anche di romanzi, scritti da donne capaci di narrare la dolcezza, le sofferenze, le fragilità ed il desiderio di libertà di Artemisia. Ne “La passione di Artemisia”, di Susan Vreeland, Artemisia è descritta come una donna determinata a riuscire ad essere un’ artista, al pari degli uomini, andando contro ad un mondo misogino e maschilista. Nella narrazione l’ autrice affronta lo stupro subito dalla donna, il processo pubblico e le umiliazioni derivanti, il matrimonio riparatore con un pittore mediocre, Pietro Stiattesi, e il confronto duro ed onnipresente con la figura di Orazio Gentileschi. Artemisia, quindi, viene a figurarsi, pagina dopo pagina, come una donna caparbia, che riuscì ad imporsi, infrangendo ogni regola sociale dei suoi tempi pur di poter essere ciò che era da sempre: un’artista.
In collaborazione con il blog di Mara Carlesi
http://http://paveseggiando.wordpress.com/
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Think | di Paola Baldi (Giallomania)
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ietro un ciuffo di capelli neri e vestiti altrettanto scuri, Vani nasconde un viso da ragazzina e una innata antipatia verso il resto del mondo. Eppure proprio la vita degli altri è il suo pane quotidiano. Perché Vani ha un dono speciale: coglie l’essenza di una persona da piccoli indizi e riesce a pensare e reagire come avrebbe fatto lei. Un’empatia profonda e un intuito raffinato sono le sue caratteristiche. E di queste caratteristiche ha fatto il suo mestiere: Vani è una ghostwriter per un’importante casa editrice. Scrive libri per altri. L’autore le consegna la sua idea, e lei riempie le pagine delle stesse parole che lui avrebbe utilizzato. Un lavoro svolto nell’ombra. E a Vani sta bene così. Anzi, preferisce non incontrare gli scrittori per cui lavora. Fino al giorno in cui il suo editore non la obbliga a fare due chiacchiere con Riccardo, autore di successo in preda a una crisi di ispirazione. I due si capiscono al volo e tra loro nasce una sintonia inaspettata fatta di citazioni tratte da Hemingway, Fitzgerald, Steinbeck. Una sintonia che Vani non credeva più possibile con nessuno. Per questo sa di doversi proteggere, perché, dopo aver creato insieme un libro che diventa un fenomeno editoriale senza paragoni, Riccardo sembra essersi dimenticato di lei. E quando il destino fa incrociare di nuovo le loro strade, Vani scopre che le relazioni, come i libri, spesso nascondono retroscena insospettabili. Proprio ora che ha bisogno di tutta la sua concentrazione. Perché un’autrice per cui sta lavorando è stata rapita e la polizia vuole la sua collaborazione. C’è un commissario che ha riconosciuto il suo talento unico e sa che solo lei può entrare nella mente del sequestratore. Come nel più classico dei romanzi, Vani ha davanti a sé molti ostacoli. E non c’è nessuno a scrivere la storia della sua vita al posto suo: dovrà scegliere da sola ogni singola parola, gesto ed emozione. “L’ imprevedibile piano della scrittrice senza nome”
Sparlando di libriLOMAGNO ALICE BASSO è il sorprendente esordio di Alice Basso. Una voce nuova, unica, esilarante. Un tributo al mondo dei libri, all’amore che non ha regole e ai misteri che solo l’intuito può risolvere. Una protagonista indimenticabile che vi dispiacerà lasciare alla fine del romanzo. Alice Basso è nata nel 1979 a Milano e ora vive in un ridente borgo medievale fuori Torino. Lavora in una casa editrice. Nel tempo libero finge di avere ancora vent’anni e canta in una band di rock acustico per cui scrive anche i testi delle canzoni. Suona il sassofono, ama disegnare, cucina male, guida ancora peggio e di sport nemmeno a parlarne. Benarrivata Alice, nell’angolo delle News di Giallomania, ospitato da Think. “L’imprevedibile piano della scrittrice senza nome” è il tuo sbalorditivo esordio come autrice. Come nasce questo romanzo? Buongiorno a voi! Be’, un giorno riflettevo sul panorama attuale della fiction letteraria e
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Think televisiva e facevo il calcolo di tutti quei casi in cui a indagare su questo o quel caso di cronaca nera viene preposta una coppia formata da un investigatore in veste ufficiale (un commissario, un maresciallo o simili) più un aiutante più o meno bizzarro (uno scrittore, come nel caso della serie “Castle”, o una professoressa, come nel caso della Camilla Baudino di Margherita Oggero, o magari una filosofa amatoriale, come nei gialli di McCall Smith...). Ad un tratto mi è balzata agli occhi un’idea: anch’io avevo sottomano una figura professionale perfetta per contribuire a un’indagine, meglio se un’indagine che si svolgesse in un contesto editoriale, e cioè la figura di un ghostwriter. Un ghostwriter è colui che scrive i libri che poi vengono firmati da qualcun altro. Deve quindi sapersi infilare nella testa dell’autore: assorbirne le competenze, il modo di ragionare, di esprimersi... e non è molto diverso da quella capacità solitamente attribuita a profiler e criminologi di “entrare nella mente dell’assassino” (o, più semplicemente, saper ricostruire un credibile quadro psicologico e aiutare così gli agenti a sapere dove muoversi). Da questo spunto a vedere formarsi una storia, è stato un attimo! È il libro dei libri. Come ti è venuta in mente questa associazione: storia più libri? Guarda, io ci vivo in mezzo, ai libri. Faccio la redattrice e traduttrice e tutto il giorno non faccio altro che lavorare su libri altrui. E, quando ho finito, leggo. (A volte anche suono con le mie band, ma questa è un’altra faccenda). Quindi, siccome il primo comandamento dello scrittore è “scrivi di quello che conosci”, io non potevo non scrivere qualcosa che riguardasse i libri e l’ambiente editoriale, visto che è ciò che conosco meglio in assoluto! Poi, sia chiaro: il modo in cui l’ho ritratto nel libro è romanzato, a tratti caricaturale, divertito (e spero anche divertente, ma sai, questo uno mica se lo può dire da solo, ma soltanto sperare di esserci riuscito!). Però la conoscenza alla base è vera e di prima mano. Un’opera particolare che esorbita dai classici schemi di lettura, una ventata di aria fresca nel campo dell’editoria.
Che tipo di difficoltà hai riscontrato nella stesura del romanzo e qual è stata la parte più difficile? Ora ti faccio ridere. Devi sapere che io sono una logorroica pazzesca, e di conseguenza anche grafomane. Iniziando a scrivere, ero certa che avrei avuto lo stesso, annoso problema che ho sempre quando appunto scrivo qualcosa: la sintesi. Invece, contro ogni previsione prima di tutto mia, per una volta nella vita ho prodotto una storia concisa, stringata, che andava dritta al punto. Pure troppo! Quando il libro è stato acquistato da Garzanti, le editor (che non finirò mai di ringraziare) che l’hanno preso in mano hanno iniziato a chiedermi di sviluppare di più dei punti della trama che io avevo trattato solo velocemente. “Guarda che questo spunto è interessante, da lettore io vorrei vederlo approfondito...” “Bisogna assolutamente che questo accenno così succoso non resti in sospeso, amplialo!”,e così via. E il libro è cresciuto, acquisendo spessore e profondità (anche in senso fisico). Non posso dire che sia stata una parte propriamente difficile – in realtà, per una come me è fantastico sentirsi chiedere di scrivere di più! – ma senza dubbio molto intensa e interessante, specialmente se consideri che di solito io sono quella dall’altra parte della scrivania che fa esattamente questo tipo di lavoro con un autore, e stavolta mi sono trovata nel ruolo opposto. Passiamo al romanzo. La voce che dà vita alla storia è quella della dottoressa Silvana Cassandra Sarca, detta Vani, la ghostwriter di una casa editrice. Hai voluto parlare del lavoro del ghostwriter forse perché è impegnativo e devono
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Think | rimanere nell’ombra, o c’è un’altra motivazione? Come dicevo, il ruolo di ghostwriter è l’idea, la molla che ha fatto scattare il progetto e attorno al quale tutto ruota. Ma c’è dell’altro: per fare questo mestiere, e farlo in maniera sistematica, votandosi quindi a una vita perennemente nell’ombra, ci voleva un personaggio che avesse un carattere adeguato. Qualcuno a cui vivere nell’ombra, appunto, non pesasse, anzi, sembrasse una sorta di vocazione. E, quindi, qualcuno di defilato, schivo, riservato, solitario e appartato... E così è nata la caratterizzazione psicologica di Vani, che fa la ghostwriter perché nella vita vuole essere lasciata in pace e non avere rotture di scatole e un ruolo nell’ombra è tutto ciò che desidera. Il capo di Vani è Enrico Fuschi, il classico titolare che pensa solo al fatturato e che sfrutta i dipendenti con una bassa remunerazione. Nel periodo di crisi in cui viviamo mi sembra una figura molto attuale. Volevi, forse trasmettere un messaggio ai lettori? Ah ah, fortunatamente no: gli editori che conosco io, ve l’assicuro, non sono degli squali assetati di soldi come Enrico (be’, non tutti di sicuro). Il cliché dell’editore avido e cinico, che produce libri come se fossero asettica merce di qualsiasi altra natura, si trova spessissimo ma grazie al cielo non è sempre così vero. Piuttosto, Enrico è la caricatura di tutti i datori di lavoro meschini che ognuno di noi,
ci scommetto, ha dovuto sorbirsi almeno una volta nella vita. E la cosa catartica è che Vani è l’unica persona che può permettersi di parlare a Enrico dicendogli in faccia esattamente quello che pensa (come nessuno o quasi, nella vita reale, può fare): scrivere (e, spero, leggere) i loro dialoghi è stata per me una delle cose più divertenti di questo libro. Silvana Cassandra Sarca alias Vani alias Lisbeth Salander per il trucco ed il vestiario. È un personaggio ironico e cinico, almeno questo è quello che vuol far vedere. Come nasce questo personaggio strepitoso e quanto c’è di autobiografico? Ovviamente qualche tratto autobiografico c’è, anche se – oserei dire fortunatamente – io sono molto meno asociale, malmostosa e criticona di Vani (il mio fidanzato ha diagnosticato: “Vani è la versione cinica di Alice”). E’ anche fortemente ispirata a una mia amica che esiste sul serio e che fino a qualche anno fa a Vani somigliava sia nel sarcasmo sia nel look. Ma, soprattutto, Vani è un impasto di ispirazioni con un fine ben preciso: volevo un personaggio tosto che potesse pronunciare un sacco di battute dissacranti. Io ho una passione speciale per i libri che mi fanno ridere: detta così sembra una cosa frivola e banale, ma, sul serio, penso che la capacità di pennellare una storia di ironia sia uno dei servizi migliori che uno scrittore possa regalare a un lettore. Un libro ironico, brillante, ti migliora la qualità della vita, ti rasserena, ti rende più equilibrato e ti fa del bene. Questo è ciò che penso da lettrice. Così, quando si è trattato di passare ad essere autrice, ho voluto mettere nel mio personaggio ciò che a me per prima sarebbe piaciuto trovare in un libro: brillantezza e ironia. Spero di esserci riuscita almeno un po’! Come vede e vive l’amore Vani? Ah, Vani è la persona più diffidente e meno sentimentale del mondo. C’è un punto nel libro in cui spiega alla sua piccola amica Morgana che per una come lei la parola “innamorata”
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Think è quasi un insulto, un’etichetta che richiama istupidimento e frivolezza, e se ci sono due cose che Vani odia sono la stupidità e la frivolezza. Puoi immaginarti quindi quant’è stato divertente metterla di fronte alla incredibile ipotesi che qualcosa di simile potesse accadere persino a lei... Ci parli del rapporto tra Vani e l’adolescente Morgana? Anche in questo caso c’è un’altra chiave di lettura? Morgana è la piccola amica di cui parlavo poc’anzi. E’ una ragazzina di quindici anni che vive nello stesso palazzo di Vani, ed è anche l’unico essere al mondo verso il quale Vani provi qualcosa di simile all’affetto e all’istinto di protezione. Perché il caso vuole che Morgana somigli tantissimo a com’era Vani alla sua età: una dark in miniatura, con un look cupo e aggressivo, ma in realtà molto timida, ligia al dovere, molto brava a scuola... Vani ci si rivede e, cercando di aiutare questo suo piccolo clone a far andare al meglio la sua vita, cerca in qualche modo di dare una seconda possibilità anche a se stessa, evitando a Morgana le disavventure che hanno segnato lei. Il tutto, ovviamente, dà l’occasione al lettore di vivere la vita dell’adolescente Morgana attraverso gli occhi disillusi e ironici di Vani, fornendo scenari e occasioni di divertimento. Il commissario Romeo Berganza alias Dick Tracy e Vani. Come nasce questo personaggio e che tipo di rapporto si instaura tra loro? Abbiamo detto che Vani è una specie di brutta copia involontaria di Lisbeth Salander (perché le somiglia molto nel look, anche se, come ci racconta lei stessa, ha iniziato a vestirsi e pettinarsi così molto prima che venisse pubblicata la trilogia di Millennium, e quindi le scoccia un sacco passare per l’imitatrice di qualcun altro). Ebbene, a un certo punto della storia la nostra Lisbeth 2.0 incontra un personaggio che, circostanza incredibile!, sembra condividere il suo stesso destino: il commissario Romeo Berganza, che sembra a sua volta la versione 2.0 di tutti i commissari, investigatori, detective che siano mai comparsi in un giallo della
migliore tradizione. Impermeabile giallo come Dick Tracy, intelligenza pungente da Philip Marlowe, sigaretta sempre in bocca e la faccia stropicciata di uno che non vede l’ora di ficcarsi in un bar di periferia a farsi un bourbon a fine giornata... Inevitabile che fra i due personaggi, che sembrano entrambi venire da un libro, si instauri una sorta di riconoscimento, di complicità e simpatia istantanea. In più, il commissario, allenato da anni di esperienza, nonché grandissimo lettore per passione, sembra l’unica persona al mondo capace di tener testa a Vani per quanto riguarda intuito ed empatia. Ed è subito stima reciproca. Riccardo Randi ha il blocco dello scrittore, invece Vani è un vulcano di idee. Ti senti più Riccardo o più Vani dopo questo romanzo? Come dicevo, io sono una dannata grafomane. Il mio problema non è quasi mai il blocco della pagina bianca, semmai la “crisi da forbice” quando c’è da asciugare, tagliare e sfoltire (vedi? Anche adesso, avrei benissimo potuto usare una parola sola, e invece...). Il problema è che anche a me piace la scrittura sintetica, precisa, senza sbrodolamenti o giri di parole. Quindi mi impegno molto in questa asciugatura, ed è sempre una bella sfida. Quindi, mi sento molto più Vani, di sicuro! Ultima domanda prima di salutarci, progetti futuri? Sono molto, moltissimo felice di annunciare che questo libro avrà un seguito. Le avventure di Vani e del commissario Berganza, nella veste l’una della consulente preferita dell’altro, continueranno, e stavolta Vani si troverà coinvolta in vere indagini, e non per caso, ma con il preciso compito di mettere le sue doti di intuito ed empatia al servizio della polizia. Grazie della tua disponibilità e cortesia, ci vediamo al prossimo libro. Grazie a voi, lo spero proprio.
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In collaborazione con Giallomania
http://www.giallomania.it
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Quello stronzo di Adamo Fronte di Liberazione degli Adamo senza “Foglia”
di Monia Cannistraci
A
llora il Signore disse alla donna: “Moltiplicherò i tuoi dolori e le tue gravidanze, con dolore partorirai figli. Verso tuo marito sarà il tuo istinto, ma egli ti dominerà.” Eh no! Cominciamo proprio male! Perché tutti gli uomini maledicono Eva? Certamente perché ha mangiato il frutto proibito e non ci ha permesso di vivere sul paradiso terrestre. Si, è vero, ma quando Eva parlava col serpente Adamo dov’era? A farsi i fatti suoi, Eva si sentiva sola e sicuramente Adamo non era un tipo di molte parole. Inoltre, anche lui ha mangiato quel frutto ma è il classico uomo che non si prende la responsabilità delle proprie azioni e dà alla donna la colpa della sua debolezza! Lì inizia il tutto, nella Genesi, nel primissimo rapporto tra i due sessi quando la donna non aveva bisogno di 10 carte di credito per comprare costosi vestiti, quando l’uomo non tornava a casa stanco del suo lavoro buttandosi su un divano come un cavallo stramazzato. Ma se nemmeno l’Eden poteva dar pace ad una coppia, come può il mondo attuale! Questa rubrica è rivolta a tutte coloro che da piccole hanno sempre sognato il principe azzurro, a tutte quelle che speranzose hanno cercato di capire la mente dell’altro sesso, spesso così lontana e così enigmatica, a quelle che, per ogni uomo che intralciava il loro cammino, pensavano fosse quello giusto, ma poi svegliandosi e ritrovandosi nella realtà più verace hanno capito di aver preso un abbaglio.
La dedico inoltre a quelle fanciulle che hanno passato la vita a chiedersi come meglio comportarsi per conquistare un uomo ma sono arrivate al più grande assioma e cioè: inutile utilizzare tattiche e indossare maschere d’occasione, tanto, se non scatta quel quid, va male lo stesso.
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In collaborazione con il blog di Ketty Vasi
http://www.pausacaffeblog.it/wp/
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Uno sguardo alle nuove uscite, ai classici e al mondo digitale delle letteratura al femminile
Le rose di Cordova La riva verde Il romanzo di Matilda FinchĂŠ notte non ci separi Amore, Prozac e altre curiositĂ Trovato uomo ... libero possibilmente La testimone a cura della redazione
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Think | Il romanzo di Matilda di Elisa Guidelli Edizioni Meridiano Zero Brossura pag. 320 Il primo romanzo storico che ripercorre la vita della Grancontessa Matilde di Canossa. La vita, i lutti, gli amori, le lotte, la caduta, il riscatto, le violenze e le passioni della Grancontessa Matilde di Canossa, un romanzo storico che ricostruisce gli eventi fondamentali della sua vita attraverso l’infanzia, la giovinezza, la maturità e la vecchiaia, cercando di restituire tutta la potenza al personaggio a 900 anni dalla sua scomparsa. Matilda di Canossa è uno dei personaggi più affascinanti del Medioevo europeo. Contessa di un vasto territorio tra lazio e Garda, ago della bilancia tra Papato e Impero, entra nell’epocale scontro, giocandovi un ruolo dapprima pacificatrice, poi di aperta sostenitrice del Papato.-. Accorta protagonista politica, contro le sue luciude intuizioni gioca il suo essere donna. Per le presentazioni si può fare riferimento al sito dedicato all’opera http://ilromanzodimatilda. blogspot.it/ In uscita a luglio 2015.
Finché notte non ci separi Eva Clesis Lite Editions Brossura pag. 172
Il È venerdì notte. Dante, un giovane di trent’anni rimasto segnato dalla morte del padre, cerca vendetta. Elisa viene convinta da un’amica a partecipare a un incontro bizzarro che si rivelerà più cruento e perverso del previsto. Il dottor Ranieri viene svegliato nel cuore della notte da un’allarmante, fulminea telefonata della figlia Cristina sparita chissà dove nei meandri di una Bari mai così cupa. E venerdì notte, e l’esistenza di Dante, Elisa, Ranieri e Cristina cambierà per sempre. Ma cosa lega tra loro questi personaggi? Da dove scaturisce il male che li avvinghia e li trascina sempre più a fondo? Tra stazioni di polizia, pedinamenti e dialoghi serrati, i protagonisti di questo livido romanzo, attraverseranno le stesse drammatiche ore che preludono l’alba, sempre sul crinale tra l’essere vittima o diventare giudice e carnefice. Una storia d’amore borderline, un noir fuori da ogni schema, profondo e oscuro come la più buia delle notti. Quinto romanzo di Eva Clesis ambientato a Bari, la sua città, nella quale descrive personaggi del ceto medio-alto con nitidezza e lucidità a tratti spietata.
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Think Le Rose di Cordova di Adriana Assini Scrittura &Scritture 2015 Brossura e eBbok ... una regina non cammina scalza e se soffre non piange, né piega il capo, neppure quando ha torto. Così parla Nura della sua sovrana. È lei, schiava moresca, a raccontare la drammatica esistenza di Juana I di Castiglia, terzogenita dei Re Cattolici, passata ingiustamente alla storia come la Pazza per effetto di un sordido complotto destinato a strapparle la corona. Tra la Spagna e le Fiandre del XVI secolo, il ritratto forte di una donna anticonformista e ribelle, che alle brame di potere antepone gli affetti e sbaglia tutte le sue mosse, amando, non riamata, quegli uomini della sua famiglia che, uno dopo l’altro, finiranno per tradirla. Mi chiamavano Francisca, un nome scelto a caso dal calendario cristiano, ma il mio vero nome era Nura, fiore tra i fiori. Ero venuta al mondo un mattino d’estate nel cortile dei Mirti della reggia di Granada, molto prima che la città, governata da Boabdil il Piccolo, ultimo sultano della dinastia nasrida, soccombesse all’offensiva spagnola, dopo dieci anni di assedio. Adesso ero ridotta in schiavitù, assieme a tante altre mie sorelle e venivo additata come moresca, infedele o miscredente, anche se vantavo nozioni di algebra e parlavo altre lingue.
La Riva Verde di Adriana Assini Scrittura &Scritture 2014 Brossura e eBook . Bruges, 1379. Sullo sfondo dello scisma d’Occidente, in piena guerra dei Cent’anni e in mezzo alle contese tra tintori del rosso e tintori del blu, le dame della Compagnia della Conocchia si riuniscono ogni notte in gran segreto. Un nugolo di donne che, per sfuggire alla tirannia maschile, sfida la sorte per coltivare un diverso sapere, foriero di sciagure. Tra loro, Greta du Glay, additata come la fattucchiera, e Rose, innamorata di Robin, un tintore del rosso, ma imminente sposa di un tintore del blu. Sulle due corporazioni, da sempre rivali, d’improvviso piomba lo scompiglio, allontanando più d’una dalla Compagnia della Conocchia. Il sospetto di un assassinio e una fuga inaspettata agiteranno ancor di più le acque della Riva Verde.
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Think | Trovato uomo... libero possibilmente di Nuccia Isgrò eBook
Concetta Crocifissa in Scarpata è tornata. Dopo le disavventure di “Cercasi uomo... libero possibilmente”, nate in seguito alla separazione dal marito e dalla necessità di rifarsi una vita, Concetta, Kat, Ket, Cettina, Katy – il soprannome cambia in funzione dello stato d’animo del momento – torna con questo e-book per raccontarci le sue nuove disavventure per conquistare e sedurre day by day, in maniera decisamente fantasiosa e creativa, il suo compagno. Così, coadiuvata dalle immancabili amiche del cuore, Kat non esita a lanciarsi a capofitto e con grande entusiasmo in nuove esperienze, le più diverse, con l’obiettivo di trasformarsi in una irresistibile bomba sexy. Ovviamente, e chi ha già letto le avventure di Concetta lo sa bene, una cosa sono i buoni propositi e un’altra è la realtà, sovente costellata, se così si può dire, da una serie di tragicomici effetti collaterali che la portano a diventare una habitué dei Pronto Soccorso. Così, in un serrato crescendo comico, un’autentica valanga di risate travolgerà il lettore prima di un gran finale a sorpresa scoppiettante e decisamente imprevisto quanto imprevedibile.
Amore, Prozac e altre curiosità Lucia Etxebarria Tea Brossura pag. 254 Traduzione R. Bovaia Amor, curiosidad, prozac y dudas è il primo romanzo della scrittrice spagnola Lucia Etxebarria. Come in altri romanzi di questa autrice, vengono esplorati diversi modelli di donna contemporanea: la perfetta casalinga, la ragazza che vive la notte e la grande manager: tre sorelle e i loro conflitti.Tre sorelle sullo sfondo di una Madrid contemporanea, viva, febbrile, che tira tardi nei locali alla moda. Cristina, la narratrice del romanzo, anoressica e con un “debole” per l’ecstasy lavora in un techno-bar e si concede spesso agli amori effimeri di una notte. Rosa, invece, è una asettica donna manager, tutta agenda e carriera. Ana, infine, gioca a interpretare il triplice ruolo di casalinga, madre e moglie perfetta. Tre possibili destini femminili, ma nessuno di essi toccato dalla felicità. In realtà, tre modi diversi di nascondere il vuoto della propria esistenza.La scrittura della Etxebarria è feroce, dura capace di descrivere le più profonde angosce dell’animo femminile con una semplicità disarmante. L’autrice ha la capacità di delineare psicologicamente ogni personaggio sempre in bilico tra il modello proposto dalla società e le pulsioni interne, spesso incomprensibili ma le sole che permettono a una donna di essere se stessa, quale che sia il proprio ruolo, moglie, figlia, sorella, amante o più semplicemente Donna.
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Think La testimone Francesca Gerla Editore: Homo Scrivens Anno: 2015
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Un libro che, come avviene con certi classici, racchiude una moltitudine di generi: dal romanzo sentimentale al giudiziario, dal romanzo psicologico al giallo
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Francesco Pinto, direttore del centro Rai di Napoli
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Primo premio assoluto “Il Convivio” Finalista al “Premio Carver”
L
’odierno procedimento trae origine dalla denuncia-querela presentata dai coniugi Ognissanti-Scopelli, i quali dichiaravano che la propria figlia Selene, appena quindicenne, era stata irretita dalle attenzioni sessuali del suo insegnante di lettere... Il sostituto procuratore della Repubblica di Napoli Arianna Esposito, appena tornata nella sua città di origine, è seduta sulla comoda poltrona in pelle del suo nuovo ufficio per studiare le carte del processo per molestie cui dovrà subentrare. Svogliatamente, fa scorrere lo sguardo sulle pagine del faldone, finché non coglie il nome dell’indagato: il professor Lorenzo Blezzi. Già, proprio lui… Arianna lo conosce bene, talmente bene da decidere di fare la cosa sbagliata. E nulla sarà più come prima. Francesca Gerla è nata nel 1976 a Napoli. Redattrice e traduttrice, ha lavorato con numerose case editrici, tra cui Rizzoli e Bollati Boringhieri. Dal 2012 dirige la redazione della casa editrice Homo Scrivens. Collabora con varie personalità artistiche del panorama napoletano, tra cui Pino Imperatore, insieme al quale sta per portare in scena lo spettacolo da lei ideato Regine, scritto a più mani, per la regia del regista Rai Giuseppe Bucci e con l’interpretazione dell’attrice Rosaria De Cicco. Negli anni ha scritto svariati racconti ricevendo molti riconoscimenti, di cui l’ultimo è il Premio letterario internazionale “L’avventura di essere donna”, 2015. Con il romanzo inedito La rovina famiglie è stata finalista al “Premio Idea Bellezza Tacco Matto” 2015. Con il suo primo romanzo, L’isola di Pietra (Homo Scrivens 2013), apprezzato da giornalisti e scrittori del calibro di Maurizio de Giovanni, ha ottenuto numerosi riconoscimenti letterari ed è stata finalista al Premio Nabokov 2013 e al premio Megaris 2014. La testimone ha vinto il primo premio assoluto del premio internazionale Il Convivio 2015, con sede in Sicilia, ed è finalista al premio Carver 2015, in attesa di conoscere il risultato finale nel corso della serata di premiazione che si terrà il 14 novembre a Civitavecchia, nell’ambito del festival letterario “Un mare di lettere”.
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ThinkPink Magazine Anno 1 - n. 2 - OTTOBRE 2015 Direttore Editoriale SAM STONER Si ringrazia PAOLA BALDI ANGIE CAFIERO MONIA CANNISTRACI MARA CARLESI CORINNA CIANFARANI GIALLOMANIA ROBERTA GREGORIO PAOLA PEGOLO KETTY VASI In questo numero ADRIANA ASSINI ALICE BASSO LAURA COSTANTINI LOREDANA FALCONE FRANCESCA GERLA BARBARA MARIN LAURA MERCURI Fotografie BARBARA MARIN, MONICA FERZI E DANIELA CONTINI Progetto grafico, impaginazione e pubblicità IDEE CREATIVE http://www.idee-creative.it thinklarivista@gmail.com www.facebook.com/thinkpinkmagazine http://thinklarivista.wix.com/think È vietata la riproduzione totale e parziale di tutti i testi, la grafica, le immagini e gli spazi pubblicitari realizzati da Idee Creative. Tutti i diritti sono riservati.
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