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anno undicesimo numero ventotto/ventinove mag./ago. 2009

IN QUESTO NUMERO La televisione di ieri nell’era del digitale

PosteItalianeS.p.A.-Spedizioneinabbonamentopostale-D.L.353/2003(conv.inL.27/02/2004n.46) -art.1,comma1,D.C.B.Trento-Periodicoquadrimestrale registrato dal Tribunale di Trento il 9.5.2002, n. 1132. Direttore responsabile: Sergio Benvenuti - Distribuzione gratuita - Taxe perçue - ISSN 1720 - 6812


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ASSICURAZIONI DAL 1937

anno undicesimo numero ventotto/ventinove mag./ago. 2009

IN QUESTO NUMERO La televisione di ieri nell’era del digitale Editoriale

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Breve cronistoria della televisione italiana di Francesca Rocchetti

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Luci e ombre della televisione in un primo intervento del 1953 di Anna Banti

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PAL o SECAM? Il difficile cammino della televisione a colori in Italia nel fondo Magnago della Fondazione Museo storico del Trentino a cura di Caterina Tomasi

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La televisione locale in Trentino: interviste con Gianni Faustini e Walter Nicoletti a cura di Paola Bertoldi

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TV in bianco e nero: polemiche a tinte forti: l’avvento delle trasmissioni in lingua tedesca in Alto Adige di Valentina Bergonzi

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“A tutto G.A.S.”: una trasmissione fatta dai giovani per i giovani di Marta Villa

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Infomuseo

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ALTRESTORIE - Periodico quadrimestrale di informazione Comitato di redazione: Giuseppe Ferrandi, Patrizia Marchesoni, Paolo Piffer, Rodolfo Taiani Direttore responsabile: Sergio Benvenuti Hanno collaborato a questo numero: Valentina Bergonzi, Paola Bertoldi, Gianni Faustini, Walter Nicoletti, Via Torre d’Augusto, 35/41 Domenico Nisi, Francesca Rocchetti, Caterina Tomasi, Marta Villa 38100 TRENTO Periodico registrato dal Tribunale di Trento il 9.5.2002, n. 1.132 ISSN 1720-6812 Tel. 0461.230482 Fax 0461.237418 Progetto grafico: Graficomp - Pergine (TN) info@museostorico.it Nel precedente numero l’intervista a pagina 5 è stata erroneamente attribuita in sommario a Vittorio Cristelli, www.museostorico.it anziché a Marcello Farina. Ce ne scusiamo con i lettori e gli interessati. Parte delle illustrazioni che corredano il presente numero sono tratte da “Luci del teleschermo: televisione e cultura in Italia” (Milano, Mondadori/Electa, 2004) Per ricevere la rivista o gli arretrati, fino ad esaurimento, inoltrare richiesta alla Fondazione Museo storico del Trentino.

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uesto numero doppio di AltreStorie esce in un nuovo formato e con una veste grafica rivisitata. A dieci anni dalla sua nascita si tratta del primo intervento significativo in tal senso che non prelude però a un cambiamento di rotta rispetto al progetto editoriale della rivista stessa. S’intende infatti proseguire sulla linea già tracciata in passato e che mira a fare di questa rivista uno strumento di informazione agile e divulgativo che offra ai suoi lettori non solo la rassegna delle attività svolte dalla Fondazione Museo storico del Trentino e la presentazione dei suoi numerosi e importanti progetti, ma anche un modo «leggero», ma mai superficiale, curioso, ma mai sensazionalistico, di guardare alla storia a partire dalle vicende di cronaca più recenti.

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Ed è in tale prospettiva che per questo numero, prendendo spunto dal passaggio al cosiddetto digitale terrestre, si è deciso di occuparsi di televisione e della sua evoluzione tecnica e contenutistica nel corso della seconda metà del Novecento. Gli articoli di contestualizzazione e le interviste gettano luce soprattutto su quel variegato e poco conosciuto universo delle televisioni private locali. Un tema di sicuro interesse che vede alla base di una rivoluzione tecnica un cambiamento ben più radicale nella concezione, nella progettazione e nell’utilizzo di uno strumento di comunicazione che ha sicuramente contribuito in modo determinante ai grandi cambiamenti dei modelli sociali e culturali del mondo nel quale viviamo.

Editoriale


Breve cronistoria della televisione italiana

Scegliere le inquadratuPortofino, di Monte Mario, re preferite di un evento di Monte Peglia e di Monsportivo, usufruire di cate Serra. nali tematici specializzati, Ma, come tutti sanno, la pagare soltanto i programtelevisione italiana parte di Francesca Rocchetti mi che si consumano, inufficialmente il 3 gennaio teragire con le varie tra1954: alle ore 11.00 ha smissioni televisive: tutte inizio il servizio televisivo abitudini e azioni che stanitaliano sul Programma no pian piano prendendo nazionale (ribattezzato piede e che tra pochissimi Rete 1 in seguito alla rianni non costituiranno più forma della RAI del 1975, una novità in campo tee Raiuno nel 1982). In relevisivo, ma che soltanto altà, solo il 43% della pomezzo secolo fa sarebbepolazione era servita dalro sembrate fantascienza. le trasmissioni, che non Di fronte alla grande rivoraggiungevano né il sud luzione tecnologica che né molte zone montane sta investendo la televidella penisola: a vedere sione può forse essere quelle prime immagini fuinteressante ripercorrere rono insomma ben pochi. le tappe più significative Ciò non toglie che fossedella storia del mezzo di ro però molti a sentirne comunicazione tra i più parlare, se non altro per diffusi e tra i più apprezzala promozione che venti, e naturalmente tra i più ne fatta dall’altro mezzo discussi. della RAI, la radio, che La preistoria della televiraggiungeva oltre cinque sione italiana risale al lonmilioni di famiglie. Negli tano 1929, quando a Mianni successivi fu attuato lano, negli studi dell’URI un grosso intervento tec(Unione radiofonica italianologico, mirante a collona, la futura EIAR) gli incare ripetitori efficienti in gegneri Alessandro Banfi tutto il paese, superando e Sergio Bertolotti teni seri problemi posti dalle tarono i primi esperimenti di trasmissione a distanza catene montuose e dalle distanze. dell’immagine, utilizzando il disco di Nipkow (un disco All’inizio degli anni sessanta la televisione è diffusa in rotante provvisto di tanti piccoli fori attraverso i quali cinquantasei paesi e un decennio più tardi, nel 1970 filtrava la luce che esplorava il soggetto da trasmette- saranno pressoché raddoppiati: ben 104. re). In questi primi anni il canale disponibile è soltanto Una decina d’anni più tardi, nel 1939, l’EIAR (Ente ita- uno: il che significa mettersi la sera davanti all’appaliano audizioni radiofoniche, che nel 1944 assumerà recchio disponendosi ad accettare quello che sarebbe la denominazione di Rai, Radio audizioni Italia) installa apparso sullo schermo. Fu per questo che l’introdusulla sommità della Torre Littoria del Parco Nord, a Mi- zione del secondo canale, nel novembre del 1961, fu lano, due trasmettitori in grado di trasmettere immagi- accolta con molta curiosità. Secondo la politica dell’alni e suoni, ricevibili entro un raggio di circa cinquanta lora direttore generale della RAI Ettore Bernabei, il radchilometri. Fu così che nacque il primo programma doppio delle reti – che all’inizio riguardava solo una sperimentale presentato in occasione della quinta Mo- quota ridotta di ore, per espandersi poi all’intero arco stra nazionale della Radio di Milano. di pomeriggio e sera – non doveva generare forme di L’approssimarsi dell’entrata in guerra dell’Italia provo- concorrenza tra i canali. Al contrario, doveva consentica però lo spegnimento dei primi trasmettitori e biso- re all’azienda di raggiungere meglio tutto il pubblico; il gna attendere il 1952 per l’inizio della vera sperimen- nuovo canale venne quindi utilizzato per una programtazione televisiva: la RAI installa a Milano un impianto mazione comunque unitaria e tutta “generalista”. trasmittente completo da 5 Kw, che entra ufficialmen- Uno degli argomenti più discussi nella prima metà dete in funzione in occasione dell’apertura della Fiera gli anni settanta, nell’Italia della televisione ma anche campionaria, trasmettendone la cerimonia inaugurale. dei partiti e dei sindacati, fu un tema apparentemente In questa occasione viene anche effettuato il primo frivolo: il passaggio alla trasmissione a colori. Per olcollegamento televisivo con ponti a microonde fra To- tre vent’anni in quasi tutta l’Europa la televisione era rino e Milano. Nel corso dello stesso anno entreranno stata in bianco e nero. D’altra parte, in America, già in funzione i trasmettitori di Monte Penice, di Genova- dai primi anni sessanta la televisione a colori era con-

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siderata un normale oggetto di arredo e cominciava a fare il suo ingresso anche nei quartieri meno agiati. A questo punto i paesi europei non potevano sottrarsi alla sperimentazione. Ma il nuovo clima politico (in particolare le pressioni della Francia gollista per una minore dipendenza dagli standard americani) favorì la ricerca di soluzioni alternative al modello statunitense.

Nel 1967 in Germania venne definito un nuovo standard, il PAL (Phase Alteration Line), tutt’ora in uso anche in Italia. In Francia, venne introdotto invece il SECAM (Sequential Couleur Avec Memoire), uno standard che venne poi accolto in molti paesi dell’Est Europa. Dopo un’oscillazione tra il sistema francese e quello tedesco, in Italia il colore sarebbe arrivato ufficialmente con il PAL, nel 1976, in ritardo di quasi dieci anni rispetto alla Germania. Con l’introduzione del colore – celebrato da Corrado nella sigla d’apertura di “Domenica In” – la televisione italiana cominciò a svecchiare la propria immagine, acquistò nuovi spazi nelle case degli italiani e prese l’avvio quell’abitudine a una pluralità di televisori che è oggi radicata nella maggioranza delle famiglie. Nello stesso periodo in cui venne avviata la sperimen-

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tazione del colore, l’assetto radiotelevisivo italiano aveva già conosciuto una doppia incrinatura: sul piano tecnologico con la sperimentazione di una nuova tecnologia (la TV via cavo) che per la prima volta proponeva un’alternativa alla trasmissione via etere; sul piano politico normativo, con la sperimentazione di un nuovo tipo di azienda (l’emittente privata registrata come testata giornalistica d’informazione locale) che rivendicava il suo diritto a comunicare, rompendo nei fatti il monopolio RAI. Fu così che nacquero le prime televisioni libere italiane via etere: Canale 21 (Napoli), Telealtomilanese (Busto Arsizio), GBR (Roma). Gli anni settanta videro dei cambiamenti epocali per la storia delle televisione italiana. Una data importante fu indubbiamente il 14 aprile 1975, giorno in cui venne emessa la legge sulla riforma della RAI: per garantire maggior pluralismo all’informazione la televisione di Stato passò dal controllo del Governo a quello del Parlamento, ma si avviò anche il processo di lottizzazione (ovvero la spartizione dei canali radiotelevisivi su base elettorale); si progettò inoltre la costruzione di una terza rete pubblica – Rai Tre – che prese il via, dopo un anno di sperimentazione, il 15 dicembre 1979. Per effetto di una legge del 1976 venne inoltre concesso ai privati di possedere emittenti televisive, mentre in buona parte d’Italia arrivarono anche i segnali di televisioni straniere (Capodistria, Svizzera italiana, Montecarlo). A seguito di tale liberalizzazione nascono centinaia di emittenti televisive locali. Tra queste primeggiano le emittenti del gruppo Fininvest, che, ottenendo prima l’autorizzazione a coprire tutta l’Italia poi l’uso della diretta, si trasformano da realtà locali in realtà nazionali. Nasce così una realtà aziendale, Mediaset – fondato a Milano il 7 settembre 1978 da Silvio Berlusconi, allora presidente ed oggi azionista di maggioranza – con l’inaugurazione ufficiale del canale televisivo Telemilano – due anni più tardi rinominato Canale 5 – in grado di rivaleggiare con il servizio pubblico della RAI. Gli anni ottanta hanno visto la nascita della televisione satellitare (ossia la tv che giunge agli utenti per mezzo di onde radio emesse da trasmettitori posti su satelliti) che, similmente alla televisione terrestre e diversamente dalla televisione via cavo, offre una copertura continua delle aree geografiche servite; essa necessita però di un’antenna di ingenti dimensioni ed è forse anche per questo motivo che la sua diffusione è stata abbastanza limitata. Nel 1994 si verifica un altro cambiamento: il formato tv passa dai 4/3 (rapporto fra larghezza e altezza) ai 16/9, avvicinandosi ai formati panoramici utilizzati solitamente nel cinema. Un’ulteriore tappa fondamentale nello sviluppo tecnologico dei sistemi televisivi è stato compiuto negli ultimi anni con il passaggio dalla televisione analogica a quella digitale terrestre. Nella comune tv analogica i segnali luminosi e sonori producono segnali elettrici di frequenza e ampiezza variabile che vengono trasmessi nell’etere. L’apparecchio ricevente riesce a trasformare, per semplice analogia, i segnali elettrici in segnali audio e video. Nel


sistema digitale, al contrario, qualunque messaggio è tradotto in sequenze binarie di 1 e 0; l’apparecchio ricevente, dunque, deve essere istruito sul significato di ogni sequenza e su come questa si ricompone per formare un messaggio comprensibile (il decoder ha proprio questo compito). Il Governo italiano, con un Decreto firmato dal Ministro dello Sviluppo economico, il 10 settembre 2008 ha presentato il calendario per il passaggio definitivo dell’Italia alla televisione digitale terrestre. Il decreto prevede una transizione al digitale progressiva delle varie regioni italiane divise in 16 aree a partire dal secondo semestre del 2009 fino al secondo semestre del 2012. I nuovi servizi offerti dalla tv digitali sono molti: moltiplicazione dei canali, maggiori informazioni sui programmi, doppio audio, sottotitoli, possibilità di dialogo con l’emittente, funzioni di e-mail e video-

game. Si è giunti così ad una televisione, che almeno sulla carta dovrebbe consentire di maturare un diverso atteggiamento nei confronti di questo strumento affatto diverso rispetto al passato. Non più solo una sorta di fruizione passiva da parte dello spettatore di quanto proposto dai vari canali, ma anche la possibilità di “costruire” una televisione personalizzata selezionando la programmazione più affine ai propri interessi. Insomma una televisione sempre più orientata al servizio e strumento, in questa sua funzione, di comunicazione, informazione ampia e perché no di apprendimento permanente. Non resta che sperare e attendere che queste nuove prospettive permesse dai cambiamenti tecnologici diventino realtà anche negli obiettivi perseguiti dai grandi magnati della televisione pubblica e privata internazionale.

Il primo annuncio televisivo Il 3 gennaio 1954 la RAI iniziò le sue trasmissioni televisive. Ecco il primo testo letto dall’annunciatrice Fulvia Colombo con i programmi di quel giorno: “Le maggiori trasmissioni dell’odierno programma sono: ore 11.00 Telecronaca dell’inaugurazione degli studi di Milano e dei trasmettitori di Torino e Roma ore 15.45 Pomeriggio sportivo ore 17.30 Le miserie del signor Travet. Film diretto da Mario Soldati ore 19.00 Avventure dell’arte. Giovan Battista Tiepolo ore 20.30 L’osteria della Posta, commedia di Carlo Goldoni ore 22.00 Spettacolo di musica leggera Signori e signore, buon divertimento”.

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Ho sentito dire che, soltanto a Milano, siano stati venduti, in questi tempi, quattordicimila apparecchi televisivi. In quattordicimila, dunque, fra case e locali pubblici di Lombardia, esiste ormai un nuovo genere di, se non propriamente spettacolo, svago serale, molto simile al cinema, ma che cinema non è. Pressappoco tutti sanno in che consiste, e come lo strumento del nuovo diletto si configuri in una illustre cassa di legno pregiato dove allo specchio indicativo di una comune radio si è sostituito in un piccolo lago di griglia opaca nebbia che s’accende, al vostro comando, di immagini in bianco e nero alquanto fioche, zebrate e parlanti. Da principio, la sorpresa della novità prevale a qualunque altro interesse, e giudizio, voi vi trovate insomma nello stadio rudimentale del primo sperimentatore della lanterna magica, del cinema, della radio, soggiogato dalla fluidità del mezzo meccanico, e senza riserve per quanto esso vi offre. Ne segue, in un individuo riflessivo, una specie di allarme. Alla compagnia di voci e suoni, nella nostra casa, e magari al capezzale, siamo tanto avvezzi di avvertirne, in certi casi, la mancanza come del rubinetto dell’acqua. Cosa accadrà quando ci troveremo alla mano questa forma, sia pur condizionata, di un vero spettacolo? Già riesce difficile alzarsi dalla poltrona quando, al cinema, il film non piace. Non è assurdo immaginare che ancor più difficile sarà girar la chiavetta e interrompere il flusso di una vicenda racchiusa fra le pareti domestiche e a cui abbiamo, in certo senso, un diritto incontrollato. Questa è un po’ la storia di chi non scarta l’abito vecchio perché ci è stato dentro, e l’abito è così diventato due volte suo, consacrato dalle doppie ragioni dell’acquisto e dell’uso: una sto-

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Luci e ombre della televisione in un primo intervento del 1953 di Anna Banti “Sapremo noi rifiutare quel che è nostro per un giudizio estetico e, insomma, morale? O non lo subiremo, scontenti, ma torpidi e, alla fine, assuefatti?”. Intorno a queste due domande gira un po’ l’intervento “Cinema-televisione” di Anna Banti comparso sulla rivista L’Approdo del gennaio/marzo 1953 e che qui riproponiamo. Alla vigilia dell’avvio anche in Italia dell’era televisiva si registrano così le prime reazioni preoccupate. L’Autrice individua le possibili conseguenze negative della diffusione del nuovo mezzo di comunicazione e profetizza con grande lucidità ciò che sarebbe poi realmente accaduto se associamo la sua analisi alle comuni critiche che oggi vengono rivolte alla televisione e al ruolo negativo che ha esercitato sul cambiamento delle abitudini sociali degli italiani.

ria non tanto rara quanto possa sembrare. Sapremo noi rifiutare quel che è nostro per un giudizio estetico e, insomma, morale? O non lo subiremo, scontenti, ma torpidi e, alla fine, assuefatti? Così stanno facendo, sembra, milioni di americani. Pensate, l’occhio magico davanti al naso, il bicchierino a portata di mano, ognun vede come un uomo così sistemato non penserà tanto facilmente ad aprire un libro, sia pure per addormentarsi. Tutto questo si dice, naturalmente, a titolo di riflessione sul costume e per la premura sospettosa che ognuno di noi nutre per gli interessi della cultura: a cui purtroppo sembrano nuocere, almeno sull’inizio, tutte le forme di meccanico progresso, per quel tanto di gioco magico che è in ciascuna di esse. Cinema, cinema parlato, technicolor, furono, in principio, altrettante insidie contro il teatro, contro la pagina scritta, e soprattutto contro il raccoglimento e lo sforzo mentale, necessari contributi dello spettatore alle convenzioni dello spettacolo. Ma la storia non si ferma anche quando è pericolosa, ed è facile prevedere che la televisione seguiterà a svilupparsi, a crescere prodigiosamente, sicché le nostre attuali diffidenze non risulteranno che come testimonianza di quel povero tempo che ancora si andava al teatro e al cinema in locali pubblici, e sembrava di essere più impegnati al giudizio per il solo fatto di uscire di casa e di formare una platea. Sorgerà una trattatistica televisiva, colle sue regole, le sue scoperte, le sue rigide concessioni, mentre teorici e storici, sentenzieranno, come oggi i cineasti ortodossi, se un’opera è «televisiva» o no. L’arte, la poesia, cercheranno d’insinuarsi come potranno in questo nuovo mezzo di espres-


sione, mascherandosi, o coraggiosamente reclamando i loro diritti al rispetto di una tradizione illustre. In quel tempo gli apparecchi televisivi saranno alla portata di tutti e le sale di pubbliche proiezioni, antiquate e sdotte perché non più redditizie, saranno frequentate, come oggi certi ottocenteschi stabilimenti di bagni pubblici, da povera gente o da viaggiatori mediocri. Allora, gli odierni privilegiati possessori di apparecchi avranno trovato un più raro giocattolo meccanico da godere, mentre non è escluso che qualcuno di loro comanderà una crociata per il teatro vero, con quinte, sipario, scenari dipinti e polli di cartone. Protesteranno gli eruditi e i conoscitori che l’impresa è assurda, che è impossibile oggi risuscitare una forma di spettacolo ormai avulsa dal costume, priva dei mille fattori e del clima che la giustificavano. Fioriranno discussioni più o meno originali e gl’impacciati attori ritorneranno con sollievo ai teatri della televisione. Resta da indovinare se davvero gli artisti riusciranno a

salvare, nei nuovi spettacoli quotidianamente sciorinati per i continenti, la faccia della poesia; se sapranno creare per il nuovo mezzo, un nuovo genere,una nuova rappresentazione della vita; se dalla mescolanza di tanti elementi disparati e soprattutto dalla scrittura lampeggiante di un nuovo taglio di cronaca visiva, nasceranno possibilità di grandi opere. La nostra ragionata immaginazione ci farebbe rispondere senz’altro di sì. A meno che non prevalga, in noi, il sospetto che certi mali della nostra età non siano, anche in futuro, irreparabili e il nuovo strumento non debba ancora e sempre obbedire al luogo comune del «gusto del pubblico»:in realtà, accusa subdola a chi non può difendersi, pretesto di pochi scansafatiche per trarne senza danno la causa della cultura e dello spirito.

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PAL o SECAM? Il difficile cammino della televisione a colori in Italia nel fondo Magnago della Fondazione Museo storico del Trentino

Il passaggio dalla televiscelte e avviato l’inizio delle sione in bianco e nero a trasmissioni a colori. La RAI, quella a colori è testimodal punto di vista tecnico, niata anche dall’archivio di sarebbe stata in grado di Bruno Magnago, depositrasmettere a colori (seppur tato dal 2000 presso la Fonin misura ridotta) già a pardazione Museo storico del tire dalla seconda metà Trentino. L’ingegnere Bruno del 1967. Ciò nonostante, Magnago fu consulente del ancora nel 1969, in rispoMinistero per l’industria e il sta ad una interrogazione a cura di Caterina Tomasi commercio e in tale veste parlamentare, il Sottosegreraccolse relazioni, appunti, tario di Stato per le poste e corrispondenza, memorie utili alla ricostruzione dei telecomunicazioni afferma la necessità di assumere vari passaggi della vicenda e all’individuazione dei “ulteriori e più completi elementi di giudizio”. Nel principali soggetti che vi presero parte. 1971 le aziende italiane elettrotecniche ed elettroDi seguito si propone una sintetica cronologia dei niche indirizzano agli organi di governo un accorato principali avvenimenti così come è stato possibile appello - uno dei tanti succedutesi negli ultimi cinque evincerla da queste carte. Le riunioni a livello europeo, anni - affinchè sia data sollecita attivazione del serviper la scelta in prospettiva possibilmente unitaria del zio con il sistema PAL e poter così avviare la produsistema da adottare, si svolgono a partire dal 1963. zione delle componenti necessarie. Si sarebbe data in Sono coinvolti il Comitato consultivo internazionale questo modo anche una risposta alla grave flessione delle radiocomunicazioni (CCIR), l’Unione europea di di mercato in atto. Nel frattempo le aziende azzardano radiodiffusione, le amministrazioni postali e gli enti una modesta produzione di apparecchi in sistema radiofonici dei vari paesi. Per l’Italia sono interessati PAL per il mercato estero e per quelle zone d’Italia alcuni ministeri, la Commissione interministeriale del che possono ricevere i programmi stranieri. In questa Ministero Poste e telegrafi, la Commissione italiana di fase voci insistenti insinuano forti ingerenze da parte studio per la televisione a colori (nominata nel 1964), francese sul Governo italiano in favore dell’adozione la RAI e l’Associazione nazionale industrie elettrotec- del sistema SECAM. niche ed elettroniche (ANIE). In questo momento la Queste si sarebbero attuate tramite finanziamenti discussione verte ancora su tre sistemi: l’americano occulti al partito di maggioranza italiano (la DemocraNTSC, il tedesco PAL e il francese SECAM. Il primo zia cristiana) o tramite accordi di scambio in politica viene definitivamente accanestera relativi all’import-export tonato nel corso di una riudi merci dai paesi arabi e alla nione del CCIR svoltasi a condivisione di politiche di Vienna nel 1965. In questa sostegno per il Mezzogiorno stessa occasione l’Italia si d’Italia all’interno del Mercato schiera per il sistema PAL. comune (MEC). Ne nasce un L’anno successivo, nel corso vero e proprio caso politico che della conferenza di Oslo del trova ampio spazio sugli organi luglio 1966, l’Italia ribadisce di stampa e che vede coinvolto la sua preferenza. Si tratta di soprattutto l’on. Amintore Fanuna decisione che incontrerà fani. la forte opposizione della Nonostante l’industria eletFrancia, la quale, negli anni a tronica ed elettrotecnica versi seguire, tenterà in tutti i modi in grave crisi a causa della di capovolgerla a proprio situazione di stallo venutasi a favore sostenendo il sistema creare, le polemiche e le incerSECAM. tezze non si arrestano. BisoNel 1968 l’Italia sospende gnerà attendere altri cinque ogni decisione, cessa di paranni prima che si giunga alla tecipare alle riunioni e assume decisione definitiva che decreuna posizione di attesa. Alla terà, nell’agosto 1975, la scelta fine degli anni sessanta la favorevole al sistema PAL. Le maggior parte dei paesi eurotrasmissioni a colori della RAI inipei aveva già attuato le proprie zieranno l’8 agosto 1976.

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Gianni Faustini: “La Tv locale ha avuto un effetto di liberazione nelle valli”

La televisione locale in Trentino interviste con Gianni Faustini e Walter Nicoletti

detto che oggi la qualità dei programmi è probabilmente migliorata, anche a livello di informazione.

Come si sono evoa cura di Paola Bertoldi Quali sono stati gli effetti dell’avvento della tv Abbiamo intervistato due volti noti del giornalismo e lute le prospettive e le ambizioni delle tv locale in Trentino? delle televisioni locali trentine: Gianni Faustini e Walter La Tv locale ha avuto un Nicoletti. Nel primo caso si tratta, senza dubbio, di uno locali? effetto di liberazione nelle dei protagonisti della storia del giornalismo in Trentino Nei primi anni dopo la valli. Anche qui, come nel Alto Adige. 74 anni, ha lavorato dieci anni nella RAI liberalizzazione le tv resto d’Italia e d’Europa, locale come caporedattore. È stato direttore del quo- erano molto scatenate c’è stata una prima sta- tidiano l’Adige e Alto Adige. Ha ricoperto le cariche di e vivaci, poi si sono gione caratterizzata da segretario e presidente dell’Ordine nazionale dei giorna- ridimensionate. Questo un grande entusiasmo e listi e ha insegnato in diverse scuole di giornalismo, oltre perchè fare televisione dalla nascita di numerosi che presso la Facoltà di sociologia di Trento. Autore di richiede costi molto alti. esperimenti pionieristici. numerosi libri, tiene anche rubriche televisive di arte, in Solo per la parte tecnica, le riprese, il montaggio Un po’ com’era successo onda sulle principali emittenti locali. con le radio, sono nate Walter Nicoletti è anch’egli un volto assai noto della tv e il resto, servono dalle emittenti televisive in tutti locale trentina. Cura, dall’inizio degli anni novanta del sette alle dieci persone. gli angoli del Trentino per secolo scorso, il programma “A come agricoltura” che va Senza contare i giornainiziativa delle persone più in onda su RTTR e che oggi raggiunge 100mila contatti listi. È per un discorso diverse, dagli imprenditori settimanali. Giornalista professionista, 47 anni, Nicoletti economico che le tv ai sacerdoti. Telegiudi- ha iniziato la sua carriera televisiva nel 1988 lavorando locali del passato non sopravvissute. carie ad esempio è nata per Europa Tv, un’emittente di Ravina. È convinto che sono grazie al parroco di Saone, la televisione locale in Trentino possa, grazie ad un pro- Le uniche ad essere che per questo fu sopran- getto culturale, rispondere al crescente bisogno di terri- ancora attive sono Rttr e Tca, che sono anche nominato “don Valvola”. torio e comunità. La vera sfida è, secondo lui, realizzare troppe. Rispetto agli anni Set- la tv dell’Euregio, un’idea ambiziosa, ma possibile. In che senso? tanta e Ottanta, com’è cambiata la programmazione delle emittenti locali Per le emittenti sono fondamentali gli inserzionisti e il mercato pubblicitario trentino ne regge a stento due. private del Trentino? Una volta le tv facevano molti programmi autopro- Dobbiamo pensare che la nostra provincia è piccola, dotti, che col tempo sono generalmente spariti. Tva ha un numero di abitanti davvero esiguo rispetto alle era l’emittente più interessante, oltre ai telegiornali altre regioni. È una ricchezza per il Trentino avere due trasmetteva programmi fatti in casa, L’ora del dilet- emittenti private ma se guardiamo la cosa con uno tante per fare un esempio. E copriva l’arco dell’intera sguardo più freddo bisogna dire che, per via delle giornata, cosa non facile ai tempi. Adesso accanto ai leggi del mercato, sono aziende al limite della sopravtg troviamo alcune rubriche o tavole rotonde, mentre vivenza economica. Inoltre bisogna ricordare che in vent’anni fa le tv avevano una proposta più ampia, con Trentino le tv private sono sovvenzionate in vari modi servizi di sport, intrattenimento, cultura ecc. Però va dall’ente pubblico autonomo. È grazie a questi finan-

Proposte di lettura a cura della Biblioteca della Fondazione Museo storico del Trentino Televisione e società italiana: 1975-2000, di Enrico Menduni (Milano, Bompiani, 2002). Mentre tutti parlano di televisione, dicendone bene e più spesso male, è diffusa una speciale ignoranza, o forse una rimozione, sugli ultimi venticinque anni della televisione italiana, che hanno visto l’affermazione della tv commerciale, la confusa sovrapposizione tra politica e televisione,

la coabitazione Rai-Fininvest/Mediaset, l’arrivo della pay tv e del digitale. Il volume affronta il periodo più controverso della tv in Italia, offrendo al lettore un’interpretazione dei fatti. La vicenda complessiva della “neotelevisione” italiana è indagata nei suoi dati strutturali e nel rapporto con la società, il costume, il carattere degli italiani.

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ziamenti che, per fare un esempio, può esistere un notiziario regionale dell’Ansa che viene trasmesso via Internet a tutte le redazioni locali. Fornisce notizie di cronaca bianca e cronaca nera ed è indispensabile per la stampa trentina. Come si muovono in questo scenario le emittenti televisive private del Trentino? Rttr e Tca sono molto brave a fare ascolti anche perché non possono contare sull’organizzazione del palinsesto. Nelle tv nazionali gli spazi che precedono e seguono i telegiornali della sera sono occupati da programmi che hanno molta audience. Per questo gli ascolti dei tg beneficiano del cosiddetto “traino”. Le persone guardano il gioco dei pacchi e subito dopo c’è l’informazione, perciò sono già davanti al televisore quando inizia il notiziario. Le tv locali non hanno traino né seguito: perciò attrarre i telespettatori diventa ancora più difficile. Da questo si può presumere che il grosso del pubblico dell’emittenza locale sia composto da anziani o comunque da persone molto legate al proprio territorio. Qual è il rapporto fra le emittenti private e la Rai regionale? Il telegiornale delle 19.30 della Rai di Trento e Bolzano ha lo share più alto d’Italia. Siamo sul 41%, mentre le sedi regionali del resto della nazione arrivano, quando va bene, al 18%. In altre parole il tg serale della Rai (che però è regionale) ha 350 mila telespettatori, mentre Rttr e Tca arrivano al massimo a 40 mila. Il motivo è semplice: la Provincia è piccola e l’emittente pubblica può coprirla tutta, riesce a dare tutte le notizie in modo abbastanza approfondito. Questo penalizza le tv private, che non possono differenziare molto i loro tg. Questo è ancora più evidente se confrontiamo la loro situazione con quella delle altre realtà italiane. È chiaro ad esempio che in Lombardia la Rai non può garantire una copertura informativa così accurata come in Trentino. Ecco perchè lì vincono le emittenti private come Tele Brescia o Bergamo Tv. Cosa succederà col digitale terrestre? È difficile fare previsioni, nessuno può conoscere

quale sarà il futuro della televisione locale. Il digitale terrestre offre sicuramente delle potenzialità perchè ogni emittente avrà a disposizione diversi canali. Perciò si potrebbe pensare per esempio a una tv locale che proponga un “canale di servizio”, dedicato alle informazioni utili: il meteo, le rubriche con i consigli del medico e dell’avvocato, gli appuntamenti della giornata, le mostre, le scadenze delle leggi provinciali, le informazioni sul traffico e così via. Alcuni dicono che, con l’avvento del digitale, Tca dedicherà un canale alle minoranze e Rttr uno alle trasmissioni sul turismo, enogastronomia, cultura popolare. E forse Radio Dolomiti potrebbe affittare un canale televisivo. Qual è e come si è modificato il rapporto fra tv locali private e politica? Adesso c’è molta più libertà rispetto a vent’anni fa. Un tempo c’era più conformismo a livello di sistema, e la stampa era più ossequiente nei confronti della politica. Io penso che in Italia il giornalismo sia in genere peggiorato (basti pensare alla stampa che fa capo a Berlusconi), mentre da noi è migliorato, è più disinvolto. Oggi gli organi di stampa sono indipendenti e questo è sicuramente un bene. Forse il problema è che, se da un lato l’informazione si occupa approfonditamente di politica, non è altrettanto attenta verso altri settori della società. I poteri economici per esempio non vengono mai indagati, è evidente che c’è una certa reticenza. In generale quale giudizio dà sulle televisioni locali del territorio? Qui abbiamo senza dubbio un tipo di televisione privata migliore rispetto al resto d’Italia. I giornalisti sono professionisti qualificati, forse anche perché sono sempre stati più sindacalizzati e contrattualizzati che altrove (però hanno comunque il contratto delle tv private che è ben diverso da quello dei giornalisti Rai). Il Trentino è caratterizzato da una tradizione di serietà e competenza, c’è un rapporto positivo e diretto con il territorio. Io tengo delle rubriche di arte sulle emittenti private locali e spesso le persone mi chiamano

Proposte di lettura Luci del teleschermo: televisione e cultura in Italia, di Peppino Ortoleva e Maria Teresa Di Marco (Milano, Mondadori Electa, 2004). Il libro nasce in occasione del cinquantenario dell’avvio delle trasmissioni televisive regolari nel nostro paese. Il volume è diviso in due parti. La prima è dedicata a una ricostruzione storica della vicenda della televisione in Italia, che prende le

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mosse dagli anni della sperimentazione prebellica e arriva alla nascita e alla piena affermazione del modello di televisione oggi prevalente. La seconda è dedicata ai punti di intersezione tra televisione e vita culturale del Paese a partire da un’analisi approfondita di alcune trasmissioni considerate esemplari. Integrano il testo numerose fotografie e vari documenti tratti da trasmissioni o da fonti scritte.


per darmi consigli o segnalarmi un evento. Dall’altro lato c’è anche più controllo da parte dei cittadini: nelle redazioni arrivano frequentemente telefonate di gente che protesta o si lamenta. Probabilmente in realtà più grandi questo non succede. Walter Nicoletti: “Oggi bisogna pensare alla tv dell’Euregio, è questa la vera sfida, perché c’è una forte domanda di comunità e territorio”. Rispetto ai tempi in cui Lei ha iniziato a lavorare in televisione, com’è cambiata la programmazione delle emittenti locali del Trentino? Non credo ci siano stati grandi cambiamenti nei palinsesti. O meglio, sebbene la tv locale sia senza dubbio cresciuta, non ha di fatto inventato un prodotto comunicativo innovativo dal punto di vista stilistico. Pensiamo ad esempio al telegiornale: l’organizzazione del contenuto e la sua impostazione sono rimasti gli stessi.Dall’altro lato è chiaro che il mezzo si è evoluto, sono aumentate le ore di programmazione e la complessità delle trasmissioni. Tutto questo richiede maggiori competenze; magari c’è meno memoria storica però abbiamo più know how. Inoltre, parlando di differenze rispetto al passato, oggi va fatta una riflessione sulla situazione contrattuale. Dal punto di vista occupazionale infatti l’età dell’oro è finita con Tangentopoli. Il divario generazionale è netto e adesso i giovani vivono il dramma della precarietà. Con l’avvento delle tv locali private in Trentino, c’è stato da parte dei politici il tentativo di controllarne l’azione? Sicuramente vent’anni fa le tv erano più “politicizzate”; oggi non c’è quasi più la mano politica dietro le emittenti. Tva per esempio era notoriamente democristiana, mentre Europa Tv, dove lavoravo io, era di matrice socialista. Però parlando della mia esperienza devo dire che nessun partito ha mai influenzato la nostra programmazione, non ci sono mai arrivate indicazioni dall’alto e a me nessuno ha mai chiesto niente.

Che cosa differenzia la proposta locale dai programmi della tv nazionale? La tv generalista, a livello nazionale, è in crisi da 20 anni. Ci vengono presentate trasmissioni come i reality, il cui target è il classico tipo da “divano e centro commerciale” per così dire. Noi abbiamo beneficiato di questo scadimento nazionale perché ci differenziamo e sappiamo rispondere alla domanda locale con programmi di qualità. L’importante è lavorare sulla tv generalista e portarla su elementi di tematizzazione. Altrimenti rischiamo di diventare dei surrogati dei talk show, come succede in alcune tv locali del resto d’Italia. L’artigianato nella comunicazione è sparito, ma fortunatamente qui in Trentino in alcune nicchie di tv locale facciamo giornalismo che è ancora artigianale. Nel programma che io conduco (ma non è l’unico caso, ci sono altri esempi) abbiamo fatto una scelta di qualità. E quando una tv locale dimostra di voler bene al suo territorio, può ottenere ottimi risultati. Quindi la chiave del successo della tv locale in Trentino è l’attenzione al territorio? Assolutamente sì. Mai come oggi è così forte la domanda di territorio. I mondi vitali territoriali hanno bisogno di rappresentazione, sono tendenze che ho visto lievitare negli anni. Se noi sappiamo fare sano localismo, se sappiamo raccontare chi siamo senza atteggiamenti di chiusura, allora ci possiamo inserire in una dimensione regionale. Così si trova anche il modo per rapportarsi con l’Unione Europea e per aprirsi a realtà diverse. Com’è possibile realizzare tutto questo? È fondamentale sviluppare un progetto culturale. Oggi bisogna pensare alla tv dell’Euregio, è questa la vera sfida, perchè c’è una forte domanda di comunità e territorio. Le trasmissioni che si occupano della realtà locale, del turismo, dei nostri prodotti, sono figlie della globalizzazione, ma la sanno interpretare e cercano di dare delle risposte. Oggi chi si colloca nel processo della modernità è chi riesce a capire le nuove tendenze e il nuovo rapporto con il territorio.

Proposte di lettura Televisione ieri e oggi: studi e analisi sul caso italiano, a cura di Franco Monteleone (Venezia, Marsilio, 2006). L’origine e lo sviluppo dei generi televisivi, le caratteristiche essenziali, le differenti logiche di funzionamento offrono le chiavi di lettura per decifrare la forma culturale della tv nel suo rapporto con il paese, con la

società, con l’industria produttiva. Nel tracciare una “fenomenologia della televisione” il libro chiarisce in che modo i generi contemporanei trovino spiegazione in processi di lungo corso e come formule creative, personaggi e stili di rappresentazione siano da considerarsi innovativi.

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È in questo aspetto che vanno individuate le potenzialità e sfide della tv locale? Sono anni in cui la tv locale ha la possibilità di diventare un grande network, cioè un luogo in cui ci si rapporta con il mondo specializzandosi in alcuni ambiti. Noi per esempio potremmo puntare sull’ambiente per promuovere la cultura della montagna, nell’ottica, appunto, della tv dell’Euregio. Questa è senz’altro una stagione interessante. Il bisogno di comunità, unito alla decadenza della tv generalista, fanno sì che conti di più il locale rispetto alle macro realtà. E questo apre la strada a idee e progetti innovativi. Forse sono un utopista ma credo davvero che sia possibile. In questa fase di cambiamento che ruolo hanno il digitale terrestre e in generale le innovazioni tecnologiche? Col digitale è possibile essere locali ma con una visione globale. Fare un’offerta che supporti la green economy delle Alpi, che proponga reti tematiche formative, che si colleghi con le proposte in Internet. È chiaro che per fare tv di qualità servono finanziamenti e questo può essere un ostacolo, ma io credo che il digitale sia un’occasione per riterritorializzare la tv. Inoltre, a livello tecnologico, c’è chi sta lavorando per far evolvere la televisione in base alle innovazioni. Penso ad esempio alla web tv, che prende piede anche in Trentino: l’ultima esperienza in ordine di tempo è quella attuata dalla Federazione della Cooperazione. Qual è il suo rapporto con i telespettatori? Mi fermano per strada, mi riconoscono, mi chiedono informazioni e mi danno suggerimenti. A volte è difficile rapportarsi con loro perchè mi trattano come se ci conoscessimo da tempo e si aspettano che anch’io li riconosca. Allo stesso tempo è gratificante perchè mi danno fiducia e mi considerano un interlocutore

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affidabile, chiedendomi consigli sui luoghi, i prodotti, i produttori. La tv ha il potere di trasmettere immagini ed emozioni e, se dietro c’è onestà e amore per il territorio, può creare fiducia e diffondere conoscenza. Noi non siamo delle star, dei personaggi famosi, ma possiamo essere vicini alle persone e dare voce ai loro bisogni. Oggi la gente cerca sempre di più le sue radici. A volte è per paura, e questo è l’aspetto negativo, ma c’è anche una controparte positiva. Attraverso la ricerca della nostra specificità locale, noi possiamo oggi essere “glocali” Rispetto agli inizi, come sono cambiati i giornalisti delle emittenti locali? Oggi i giornalisti nascono nella tv locale, si formano e spesso ci rimangono. Una volta venivano dalla carta stampata e consideravano l’esperienza locale una fase di transizione prima di approdare alle reti nazionali. Oggi chi entra in una redazione regionale di solito cerca di costruirsi una professione lì. Tra l’altro, il Trentino può vantare professionisti che hanno fatto scuola da Lilli Gruber a Maria Concetta Mattei. Ma anche ottimi tecnici, come Walter Merler di Emme Due, un’azienda specializzata in service televisivo che lavora con i più grandi network nazionali ed esteri. Quale valore aggiunto può dare a questi professionisti l’esperienza nelle emittenti locali? Chi si è formato in Trentino impara il valore della tv “sentimentale” che si contrappone a quella aggressiva proposta da molte emittenti. È capace di raccontare il territorio, conosce il rispetto per le persone e sa ascoltare. Noi non abbiamo quei personaggi rampanti che usano la tv come palcoscenico personale e durano una stagione. Qui si formano professionisti seri che dimostrano ogni giorno il loro valore.


Le tv locali del Trentino: un primo censimento L’elenco delle tv locali del Trentino è stato ricostruito grazie a diverse fonti. La prima è I mass media in regione una ricerca del 2006 pubblicata dell’Ordine dei giornalisti del Trentino Alto Adige. È una specie di censimento di tutte le testate giornalistiche regolarmente registrate presso i tribunali della regione. La seconda fonte è il sito http://www.storiaradiotv.it, che ha una sezione dedicata alle tv locali delle regioni d’Italia e che ne spiega brevemente la storia. Ciò nonostante da una parte il sito si è rivelato incompleto, lacunoso in certe parti e con alcune date errate, dall’altra la pubblicazione dell’Ordine dei giornalisti escludeva tutte le testate iscritte in Tribunale ma cancellate per cessata attività (non tutte le testate che chiudono vengono cancellate dai registri. La legge non prevede particolare obblighi, per cui è a discrezione dei responsabili della testata dare o meno la comunicazione al Tribunale). Per ampliare l’elenco delle emittenti televisive che si sono susseguite negli anni in Trentino è stato così necessario approfondire l’indagine consultando proprio i registri della stampa del tribunale di Trento e Rovereto. Grazie a questa terza fonte è stato possibile arrivare all’elenco delle emittenti che si propone in questa sede. Va precisato che nella ricerca ci si è limitati alle televisioni “tradizionali”: esistono oggi altre esperienze interessanti come le web tv e le tv di strada che evidentemente sono riflesso di una realtà più complessa e articolata della quale non si è tenuto conto. Data iscrizione Emittente reg. del tribunale TRENTO TVA televisione delle Alpi è la prima tv privata del Trentino. Nasce l’11 luglio 1977 e trasmette 2 tg. Il direttore responsabile è Augusto Giovannini (che prima era capocronista al 1977 quotidiano l’Adige), il direttore dei programmi è Rino Perego (ex direttore responsabile dell’Adige) Teletridentum 1978 Teleradio Pinè 1978 TG8 Teleradio Giudicarie 1980 R.T.T.R. Radio Tele Trentino Regionale 1981 Canale 5 - Video Adige 1981 Teletrento 1981 TCA Telecommerciale Alpina 1982 TVG Televideo Giudicarie 1982 Italia 1 - Video Athesia 1983 Telepergine (che poi diventa Teleprima) 1987 TVA Teleregione (la seconda rete di Tva) 1988 Tele Bolzano e Trento TBT 1988 Europa TV 1988 Tele Valli Ladine (o Telefiemme) 1989 Teleprima 1989 Televalsugana 1989 Canale 8 1989 Teleadige 1990 ROVERETO (dati del registro della stampa del tribunale di Rovereto) Radio Tele Ala 1980

Sede

Trento Trento Baselga di Pinè Tione Trento Trento Trento Trento Saone Trento Pergine Trento Trento Trento Moena Trento Castelnuovo Carisolo Trento

Antenna TV A-Z

1982

Tele Onda 9 Telequercia Telerovereto Radio Telerovereto Trentino l’iscrizione nel registro della stampa è del 2 gennaio 1984 e la cancellazione riportata è del 6 aprile 1984

1983 1983 1984

Ala Riva del Garda fraz. Varone Riva del Garda Rovereto Rovereto

1984

Rovereto

Tele Vallarsa

1985

Radio Tele Europa 23 Televisione Folgaria

1987 1987

Anghebeni di Vallarsa Tenno Folgaria

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TV in bianco e nero polemiche a tinte forti

La Südtiroler Nachrichten, Al rimmel proprio non poteva dire di no. Per quanto a disagio, organo del SocialFortschrittspartei Südtirol crial trucco pesante non poteva opporsi. Aveva già rifiutato di L’avvento delle trasmissioni in ticava il dialetto artificiale e gli atteggiamenti paternalistici di colorare nel tè la sua camicetta lingua tedesca in Alto Adige certe trasmissioni folcloriche. bianca nuova perché non “sparasse” nel video e non poteva Dello stesso parere il deputato Karl Mitterdorfer sulle pagine permettersi di fare ulteriordi Valentina Bergonzi mente la difficile. Helga Wiedella rivista Schlern, che accudenhofer, quel 7 febbraio 1966, sava trasmissioni quali Auf era stata chiamata a Roma dalla sede bolzanina della den Spuren der Minnensänger di “atteggiamento radio Rai per annunciare l’inizio delle trasmissioni borghese nazionalista” e di “un’idea di basso livello in lingua tedesca e dovette accettare i colori che le culturale dei sudtirolesi”. Nel 1967 l’associazione impose la sala trucco. degli studenti universitari sudtirolesi aveva dedicato Per la verità la messa in onda dei primi programmi un numero del proprio trimestrale proprio alla “Rai dalla capitale verso buona parte dell’Alto Adige sulle tedesca”, riservandole gravi accuse. La rivista titofrequenze del Secondo canale avvenne in bianco e lava: Die Rai Sender Bozen – ein trojanisches Pferd nero. Tuttavia la nascita della tv tedesca, oltre dieci Roms, La Rai di Bolzano un cavallo di Troia di Roma. anni prima dell’avvio delle programmazioni regio- Si denunciavano la scarsa presenza di collaboratori di lingua tedesca, il non coinvolgimento delle autorità nali, sollevò un dibattito a tinte forti. Come ricostruisce dettagliatamente Alessandra Zen- locali e la scadente qualità dei programmi. La SVP, dal dron nel suo lavoro Rai Bolzano. Dalla stazione Eiar canto suo, interpretò la scelta romana – inizialmente alla Radio alla radiotelevisione trilingue l’evento non nemmeno a torto – come un surrogato di ripiego alla auspicata libertà di ricezione delle emittenti straniere venne salutato con unanime favore. La spinta che aveva portato al lancio di una pro- di lingua tedesca. Per questo Sivius Magnano disertò grammazione in lingua tedesca era venuta dalla la cerimonia di inaugurazione del 1966. Solo con il relazione conclusiva della Commissione del 19, che tempo le tensioni si allentarono. Dal 1970 vennero riconosceva ai mezzi radiotelevisivi una consistente via via sciolti i divieti di ricezione dei canali austriaci e rilevanza nella valorizzazione delle identità delle tedeschi e nel 1975 venne istituita la RAS, un’azienda minoranze, pur negando alla Provincia la possibilità speciale destinata a garantire proprio la trasmissione di impiantare proprie stazioni. Le trasmissioni si limi- di emittenti straniere. Nel 1974 la tv di stato austriaca tavano inizialmente a una fascia oraria ridotta, dalle ORF aprì in Alto Adige un ufficio di corrispondenza, 20 alle 21 di sera, e contemplavano un breve noti- con una piccola redazione. Nel 1991 la messa in ziario (Tagesschau), programmi acquisiti dall’estero, onda e la conduzione dei notiziari locali vennero trauna rubrica religiosa di monsignor Karl Wolfsgruber sferite da Roma a Bolzano. Oggi, almeno quantitati(Gedanken für den Samstag). A queste si aggiun- vamente, l’Alto Adige conta su un ampio pluralismo sero in seguito, nel 1968, ulteriori format, tra le quali mediatico, che tuttavia non viene ancora sfruttato a il ciclo di dibattiti mensili su temi di attualità Runder fondo per favorire le occasioni di scambio e conviTisch, che ancora va in onda, e vari programmi cul- venza tra gruppi linguistici. Le denunce negli ultimi turali e di intrattenimento. anni non sono mancate: basti citare gli interventi Le critiche si concentravano su due fronti spesso sul numero di novembre 2008 di Skolast, intitolato intersecati: quello dei contenuti e quello delle oppor- Medienlandschaft Südtirol, al convegno “Cultura in tunità politiche. La Chiesa, attraverso il periodico TV. Le televisioni locali in lingua italiana”, organizzato Jugendwacht, mescolava le preoccupazioni per sempre nel 2008 dalla Fabbrica del tempo, oppure l’impiego di un “dialetto che non è un dialetto” con al caffè scientifico “X-FActor o Starmania. Quando riserve morali più ampie rispetto alle scene violente l’integrazione (non) passa per la tv”, proposto nel giugno 2009 dall’Accademia Europea. e pornografiche contenute in certe produzioni. La televisione, così come gli altri mass media, saranno argomento del quarto volume dell’opera “Storia regionale del Trentino-Alto Adige nel XX secolo” progettata ed edita dalla Fondazione Museo storico del Trentino. Al momento è disponibile il primo volume dedicato a Politica e istituzioni a cura di Giuseppe Ferrandi e Günther Pallaver. Per il 2009 è in uscita il secondo volume dedicato alla storia economica (Le traiettorie di sviluppo) a cura di Andrea Leonardi.

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partite di calcio e di basket Alla metà degli anni delle squadre trentine. A ottanta, e per la precimetà degli anni ottanta sione nel 1986, si avviò TeleRovereto si affiliò alla in Trentino, nel campo milanese Globo, dopo delle televisioni private, avere fatto parte per un un’esperienza molto intedi Marta Villa certo periodo di Italia ressante: un’emittente Nord (circuito, presieduto televisiva locale, TeleRosempre da Athos Gualazzi, vereto (TVR), che trasmetche aveva riunito sei teva da via Abetone 38 a emittenti del Triveneto: Rovereto, aveva accettato oltre a TeleRovereto, TCA, di realizzare e mandare Tele Garda, Tele Benaco, in onda una trasmissione Canale 65, Antenna 3 completamente ideata e Peschiera). TeleRovereto gestita da studenti delle cesserà le sue scuole superiori della trasmissioni all’inizio degli città. La trasmissione anni novanta con l’entrata “A Tutto G.A.S. Giovani in vigore della legge n. Ambiente Scoperta: i 223 del 6 agosto 1990, ragazzi del Baldo” prese il “Disciplina del sistema nome dal gruppo che dal radiotelevisivo pubblico 1984 al 1986 aveva partee privato”, comunemente cipato ai campeggi estivi conosciuta come legge a Madonna della Neve, Mammì dal nome del alla scoperta del monte primo firmatario, l’allora Baldo, organizzati e gestiti da Domenico Nisi, pedagogista, archeologo e conser- ministro delle poste e telecomunicazioni repubblicano vatore onorario del Museo Civico di Rovereto nonché Oscar Mammì: si trattò della prima legge organica collaboratore del Museo tridentino di scienze naturali di sistema in materia radio televisiva introdotta di Trento. Questa iniziativa, sotto l’alto patrocinio del nell’ordinamento italiano. Parlamento Europeo, coinvolse partecipanti sia dal La trasmissione gestita dai Ragazzi del Baldo ebbe 7 Trentino sia dalla provincia e dal comune di Verona: puntate, da fine aprile a metà giugno del 1986. Pur con i ragazzi presenti a questi campeggi appartenevano a la volontà dichiarata di riprendere l’autunno successivo, diverse realtà territoriali delle due province (di questa anche in considerazione del successo ottenuto, esperienza si parla in un articolo a firma di Domenico testimoniato peraltro da un articolo comparso sul Nisi e Donata Loss, “Giovani, museo, territorio: una mensile nazionale Millecanali del settembre 1986 (“A pedagogia della relazione”, comparso su Annali dei Rovereto i ragazzi gestiscono la TV”. Millecanali, n. Musei Civici di Rovereto. Rovereto, 1985, n. 1: 149- 140), la serie non ebbe più continuazione. Ogni puntata andava in onda in diretta il mercoledì 157). L’idea di utilizzare ad ulteriore corredo dell’esperienza in una fascia di audience molto propizia, dalle 18.30 anche lo strumento televisivo venne proprio a alle 19.30 e seguiva un canovaccio preciso. I ragazzi Domenico Nisi dopo aver conosciuto Athos Gualazzi si riunivano durante la settimana per decidere come factotum di Telerovereto Questa emittente, fondata programmare la puntata: ognuno aveva un ruolo da nel 1983 da Gualazzi stesso, proponeva trasmissioni svolgere seguendo le proprie inclinazioni. La regista riguardanti Rovereto e Trento (un telegiornale con e conduttrice principale era Roberta Robol, la più rubriche di informazione locale): l’editore era la Società grande del gruppo che dal 1984 aveva partecipato Rovereto Impianti Televisivi, con sede in Vittorio all’esperienza estiva e che coordinava gli altri parteVeneto 22 a Rovereto, e annoverava fra i soci il notaio cipanti. Anche la sigla e gli intermezzi musicali erano Guido Falqui Massida. Irradiava i suoi programmi dai eseguiti dal vivo: basti ricordare il commento sonoro canali uhf 21, 30, 32, 35, 36, 37, 38, 43, 48, era una tv alla chitarra del piccolo Friz (Lorenzo Frizzera, ora noto al servizio della comunità locale visibile nella zona del e affermato musicista). Le puntate vedevano delle basso Trentino, fino a Riva del Garda. Fra i programmi rubriche fisse, ciascuna gestita da uno o due ragazzi: più noti si ricordano “Simpaticamente”, quiz condotto l’Angolo della Posta di Chiara Bosco e Roberta Villa, da Enzo Pancheri e Daniela Caresia, “Filo diretto” con nella quale si dava risposta alle lettere che arrivavano possibilità di dialogo fra i cittadini e gli amministratori, in redazione, La Nostra Storia, nella quale venivano

“A tutto G.A.S.” una trasmissione fatta dai giovani per i giovani

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proiettate e commentate le diapositive delle esperienze estive vissute sul Baldo e ripercorse le ricerche eseguite sul territorio durante l’anno nel tentativo di sollecitare altri giovani ad unirsi al gruppo; l’Intervista al Politico condotta da Lorenzo Potrich che vide coinvolti tra gli altri l’allora assessore comunale all’istruzione di Rovereto Sabina Chiasera, il sindaco di Rovereto Renzo Michelini, l’europarlamentare Ferruccio Pisoni, l’assessore provinciale Tarcisio Andreolli: domande precise da parte dei ragazzi legate agli interessi del mondo giovanile per cercare di capire la politica e i diversi ruoli istituzionali. Gestito di volta in volta da diversi protagonisti, tra cui Thomas Conci, l’Angolo dell’Esperto ha ospitato invece in trasmissione il fisico e astronomo Vittorio Zanetti docente all’Uni-

versità di Trento, il cartografo e geologo Bruno Robol, l’alpinista Armando Aste, il direttore del Museo civico Franco Finotti. Il momento più atteso e che vedeva la partecipazione dei telespettatori era il Quiz condotto da Nicola Modena: in ogni puntata veniva mandata in onda una diapositiva di Dario Cristel raffigurante un particolare del territorio della Vallagarina. Gli spettatori chiamavano in diretta e tentavano di indovinare i luoghi fotografati, partecipando poi alla puntata successiva per ritirare il premio. Il senso delle diverse rubriche, come di tutta la trasmissione, era il tentativo di sollecitare gli spettatori alla scoperta del proprio territorio; la naturalezza e freschezza delle parole dei ragazzi era sicuramente il modo più semplice per stimolare questa sensibilità. Bisogna ricordare, come fu sottolineato anche nella prima puntata, che questo gruppo di ragazzi aveva già sperimentato prima dell’inizio della trasmissione un altro evento di rilevanza mediatica nel Trentino di quegli anni: la realizzazione di una mostra che aveva fatto il giro delle scuole delle due province (Trento e Verona) e l’appuntamento al Teatro Zandonai con Piero Angela che vide la presenza di diverse centinaia di giovani, genitori e insegnanti. Furono sempre i Ragazzi del Baldo, coordinati da Domenico Nisi ad organizzare la presenza del giornalista a Rovereto proprio per entusiasmare altri coetanei a riscoprire il piacere di fare ricerca attiva. Tutte le puntate sono state conservate videoregistrate da Bruno Robol, che, ancora oggi, memore dell’esperienza fatta allora quando era ragazzo, torna con i suoi studenti del “Maffei” di Riva del Garda per una settimana a Madonna della Neve alla scoperta del Baldo e attraverso le nuove possibilità mediatiche mette in rete per tutti il lavoro dei suoi studenti (http://geomaffei.ning.com). Ma A tutto G.A.S. non è un’esperienza finita: i ragazzi di allora hanno percorso strade diverse, i ragazzi di oggi si trovano su Facebook, A tutto Gas ha più di 80 amici e sta crescendo in attesa di passare dal virtuale al reale di nuovo sul Monte Baldo per ritornare virtuale nella rete globale di internet: ventitré anni fa una televisione locale ha permesso a dei ragazzi di vivere un’esperienza importante. La sfida di oggi è far riscoprire ai giovani il piacere di esplorare, mettere in relazione il proprio territorio con quello di milioni di altri grazie al web: utilizzare la tecnologia attivamente per comunicare e crescere e non per diventarne vittime passive.

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Quattro domande a Domenico Nisi Come nacque l’idea di “A tutto GAS”? L’esperienza di “A tutto GAS” è corroborata dalla stessa prospettiva pedagogica che supportava le esperienze longitudinali che proponevamo ai giovani. Infatti avevo già prodotto con alcuni “ragazzi del Baldo” attività didattiche presso il Museo Civico di Rovereto, ma mi ero reso conto che occorreva inventare altre esperienze significative. Già durante i corsi estivi sia io che il mio assistente Bruno Robol giravamo con la telecamera e lo stesso Bruno faceva con i ragazzi laboratorio di fotografia e personal computer. Questo ci aveva introdotto all’uso dei media: i ragazzi provavano a riprendere gli altri con la videocamera. L’idea di usare la ripresa video mi è maturata quando ero assistente del prof. Vayer, l’inventore della psicomotricità, docente di psicologia all’università di Rennes II, poiché riprendevamo i corsi di dinamica dell’educazione. Su questa base attraverso la conoscenza maturata poi con Gualazzi è nata l’idea di far sperimentare ai ragazzi la televisione dall’altra parte. Quali erano gli obiettivi? Gli obiettivi erano di tipo educativo: cresce nella sicurezza di sé, con la capacità critica di leggere e interpretare la realtà, diventare attivi e consapevoli di fronte al mezzo televisivo in modo da capirne le possibilità, la potenzialità aggregativa offerta da una trasmissione a puntate che favoriva la capacità di progettare in equipe e l’aggancio con la realtà sociale e il confronto con più fasce d’età. Quali furono i principali risultati? Le stesse dichiarazioni dei ragazzi in trasmissione sono esemplificative: il superamento della timidezza, aver raggiunto un buon livello di consapevolezza di sé e di sicurezza personale, l’aver perfezionato la capacità di sapersi relazionare con persone attive (gli intervistati) e passive (gli spettatori), l’essere in grado di far appassionare altri al proprio territorio, l’aver sfatato il mito che la televisione fosse un “mostro” o fosse appannaggio solo di una elite, l’intreccio di nuove relazioni amicali mediate anche dal mezzo televisivo. Alla luce di come sono evoluti i cosiddetti mass-media come reinterpreterebbe l’esperienza passata? Oggi secondo me c’è ancora bisogno di queste esperienze per i giovani soprattutto per imparare a relazionarsi con i media. Certo si potrebbe fare “A tutto Gas” servendosi di una connessione ADSL, una videocamera e un computer… Tuttavia non siamo ancora pronti per questo salto: ancora adesso è la televisione che entra in ogni casa, che viene utilizzata da tutte le fasce d’età per abitudine, che permette con più semplicità di venire fruita; il problema quindi non è di disponibilità tecnologica ma ancora culturale.

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INFOM U S E O

e il direttore della Fondazione Museo storico del Trentino Giuseppe Ferrandi il quale ha presentato la relazione “Testimonianza dal Lager di Bolzano: don Domenico Girardi”. Il coordinamento è stato affidato a Patrizia Marchesoni, direttrice Associazione Museo Storico in Trento. È stato proiettato il film documentario “Don Domenico Girardi. Io, Matricola 10626”, per la regia di Lorenzo Pevarello (Fondazione Museo storico del Trentino, 2008).

GENNAIO 2009

In serata il teatro parrocchiale di Villa Lagarina ha ospitato l’incontro con la studiosa Maria Luisa CrosiI disegni di Michelangelo Perghem na, autrice del libro “Le storie ritroGelmi vate. Ebrei nella provincia di Trento Il 16 gennaio, presso Torre Mirana 1938-1945,” pubblicato dal Museo di Trento, è stata inaugurata la mo- storico in Trento nel 1995. stra “Da Cannes a Tarnopol” in cui sono state esposte un gran numero di pagine originali del libro omonimo realizzato da Michelangelo Perghem Gelmi e Francesco Piero Baggini nel 1975 (Manfrini Editore, Calliano). Il libro è un diario di viaggio e prigionia dall’8 settembre all’8 dicembre del 1943 e raccoglie centoventisette disegni (carboncini, chine, matite e sanguigne) di Michelangelo Perghem Gelmi. L’evento è stato organizzato dal Comitato “da Cannes a Tarnopol” in collaborazione con il Comune di Sondrio, la Provincia di Sondrio, il Comune di Trento (Servizio Cultura e Turismo), la Fondazione Museo storico del Trentino, il Comune di Teglio. Russia-Italia. Il fronte della memoria Giorno della memoria Il 27 gennaio si celebra l’anniversario dell’abbattimento dei cancelli del campo di concentramento di Auschwitz. A Palazzo Geremia a Trento si è ricordata la fine della Shoah con un incontro pubblico a cui hanno partecipato il sindaco reggente di Trento Alessandro Andreatta, il Presidente del Consiglio Comunale di Trento Alberto Pattini

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Sabato 31 gennaio 2009, presso il Centro Servizi Culturali Santa Chiara di Trento è stato presentato il documentario “RUSSIA – ITALIA Il fronte della memoria”, alla presenza di Giuseppe Ferrandi, direttore generale della Fondazione Museo storico del Trentino, Giuseppe Dematté, presidente A.N.A., Giorgio Scotoni, storico. Sono intervenuti attori e registi della compagnia Occupazioni Farsesche e del Te-

atro Baltijskij Dom. Il documentario raccoglie interviste a veterani e testimoni russi, a reduci italiani; contributi di storici russi e italiani. Le interviste sono state raccolte in Italia e nei luoghi della tragica ritirata alpine dell’inverno 1942–’43, in Ucraina (regione di Donetsk), in Russia (alto e medio Don, regione di Voronez).

FEBBRAIO 2009 Giornata del ricordo 2009 Il 1° febbraio, nel Palazzo della Regione di Trento, l’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia Comitato provinciale di Trento - Delegazione di Rovereto, in collaborazione con l’Accademia Roveretana degli Agiati, ha proposto l’incontro “Trentini in Istria. Istriani in Trentino”. Hanno presentato le loro relazioni – moderati da Giuseppe Ferrandi, direttore generale della Fondazione Museo storico del Trentino - gli storici Guido Rumici (Un paese nella bufera: Pedena 1943/1948) e Fabrizio Rasera (Appunti per una biografia di Fabio Filzi “di padre roveretano e di madre istriana”). Nell’occasione è stata esposta una parte della mostra, curata dallo stesso Rumici, sugli avvenimenti vissuti dalla popolazione italiana in Istria, Dalmazia e a Fiume. Sempre nell’ambito della Giornata del ricordo, il 9 febbraio l’Antico Municipio di Bolzano ha ospitato una conferenza pubblica sul tema “Il fondo archivistico dell’Associazione Venezia Giulia e Dalmazia, Comitato di Bolzano”, alla quale hanno partecipato il sindaco di Bolzano Luigi Spagnolli, l’assessore alla cultura del Comune di Bolzano Primo Schönsberg, il presidente del Comitato provinciale di Bolzano dell’Associazione Venezia Giulia e Dalmazia Ivan Benussi, il giornalista Riccardo Dello Sbarba, l’archivista Angela Mura e lo storico Giorgio Mezzalira.


Al termine dell’incontro Giuseppe Ferrandi, direttore generale della Fondazione Museo storico del Trentino ha presentato la proiezione del filmato “Volti di un Esodo” (50’), prodotto dal Museo storico in Trento. Il 10 febbraio, al Liceo Classico “G. Prati” di Trento è stata inaugurata la mostra fotografica sulla storia dell’Istria, Fiume e Dalmazia, alla presenza di Lorenzo Dellai, Presidente della Provincia autonoma di Trento, Antonio Di Seclì, dirigente scolastico del Liceo classico “G. Prati”, Giuseppe Ferrandi, direttore generale della Fondazione Museo storico del Trentino, Anna Maria Marcozzi Keller, Presidente Comitato provinciale dell’Associazione nazionale Venezia Giulia e Dalmazia. Vite internate: Katzenau 1915-1917 Giovedì 5 febbraio, presso la Sede della SOSAT a Trento, è stata inaugurata la mostra fotografica “Vite internate: Katzenau 1915-1917”, rimasta aperta fino al 20 febbraio 2009. Assieme al curatore della mostra Claudio Ambrosi – autore anche dell’omonimo volume pubblicato dalla Fondazione Museo storico del Trentino nel 2008 – sono intervenuti il presidente della SOSAT Remo Nicolini e Giuseppe Ferrandi, direttore generale della Fondazione Museo storico del Trentino. L’esposizione è stata ospitata anche dalle biblioteche di Fiera di Primiero (dal 25 febbraio al 6 marzo), di Civezzano (dal 12 marzo al 13 aprile), di Baselga di Pinè (dal 29 aprile al 9 maggio) e presso le scuole elementari di Strigno (dal 4 luglio al 2 agosto 2009). La storia del Sindacato trentino Venerdì 13 febbraio la Fondazione Giuseppe di Vittorio di Roma, la Fondazione Museo storico del Trentino e la CGIL del Trentino hanno

proposto un seminario sulla “Storia del sindacato trentino dalle origini al 1918”. All’incontro, svoltosi presso la sede CGIL di Trento, hanno partecipato Carlo Ghezzi, presidente della Fondazione Giuseppe Di Vittorio, Alceo Riosa, docente di storia contemporanea presso l’Università degli Studi di Milano e un gruppo di ricercatori che fanno riferimento alla Fondazione Museo storico del Trentino.

L’ospedale di Telve Valsugana Si è svolta presso la Biblioteca comunale di Telve Valsugana il 20 febbraio la serata dal titolo “L’ospedale di Telve e l’assistenza sanitaria in Trentino tra ‘700 e ‘800”. Sono intervenuti Francesco Micheletti, autore di uno studio sull’ospedale di Telve e Rodolfo Taiani, responsabile della biblioteca della Fondazione Museo storico del Trentino

Incontro con la Fondazione Tobino

MARZO 2009 Lunedì 30 marzo il Palazzo della Regione a Trento ha ospitato la presentazione del diario di Orlando Lasci “La mia guerra: Russia 19421943”, pubblicato nel 2009 dall’Associazione nazionale combattenti e reduci-Federazione provinciale di Trento. Assieme all’autore, hanno preso parte all’incontro il presidente della Provincia autonoma di Trento Lorenzo Dellai, il direttore generale della Fondazione Museo storico del Trentino Giuseppe FerSi sono tenuti giovedì 19 febbraio randi e il Presidente del Circolo Ripresso la Sala degli Affreschi della creativo Ente Regione Trentino-Alto Biblioteca comunale di Trento l’in- Adige Giancarlo Ianes. contro con la Fondazione Mario Tobino e la presentazione del libro APRILE 2009 “Gli ultimi giorni di Maggiano”, a cura di Monica Marchi dell’Università di Siena. Si trattava del secon- Progetto memoria. Stava 1985 do appuntamento del ciclo “Letteratura e storia della psichiatria”, or- Venerdì 3 aprile 2009, presso la ganizzato dal Seminario permanen- Fondazione Cassa di Risparmio te “Alla ricerca delle menti perdute” di Trento e Rovereto a Trento si è del Dipartimento di scienze umane svolta la presentazione del “Progetto Memoria «Stava 1985». Raccolta e sociali dell’Università di Trento. di testimonianze orali sotto forma di videointervista sulla catastrofe”. Il Museo e la città Sono intervenuti Graziano Lucchi, Il 20 febbraio la biblioteca del Mu- Presidente della Fondazione Stava seo storico del Trentino ha ospita- 1985 Onlus, Giuseppe Ferrandi, dito la conferenza di Paola Antolini, rettore generale della Fondazione introdotta dalla direttrice dell’Asso- Museo Storico del Trentino, assieciazione Museo storico in Trento me agli “operatori della memoria” Patrizia Marchesoni, dal titolo “Il Massimo Cristel, Francesca DonMuseo e la città. Le origini del Mu- dio, Alessia Mich, Silvia Vinante. seo del Risorgimento”. Il progetto raccoglie, cataloga e

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archivia sotto forma di videointervista i frammenti che costituiscono la memoria collettiva circa i fatti di Stava contribuendo alla realizzazione di una banca dati alla quale possano attingere studiosi e ricercatori dei vari campi di attività. Con il supporto della Fondazione Museo Storico del Trentino ed il sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Trento e Rovereto, della Provincia Autonoma di Trento, della Regione Trentino Alto-Adige e del Comune di Tesero, gli Operatori della Memoria della Fondazione Stava 1985 Onlus hanno raccolto più di 100 testimonianze per un totale di circa 85 ore di registrazione video.

Il Santuario di San Romedio e il pellegrino Andreas Hofer Domenica 19 aprile, presso il Santuario di San Romedio in Val di Non, è stata inaugurata la video-installazione, “Il Santuario di San Romedio e il pellegrino Andreas Hofer”, curata dalla Fondazione Museo storico del Trentino e allestita in occasione della commemorazione del pellegrinaggio di Hofer al luogo di culto anaune. Con l`accompagnamento di immagini e testi, il percorso multimediale presenta le testimonianze di Monsignor Iginio Rogger sulla sto-

ria del santuario e sulla questione romediana, del direttore del Museo Passiria Josef Rohrer sulla figura di Andreas Hofer e la componente religiosa della sollevazione del 1809, dello storico Gianni Faustini sui fatti del 7 luglio 1809 in valle di Non.

sguardo sui nuovi percorsi del documentario etnografico balcanico. In anteprima per la tavola rotonda è uscito l’estratto di Archivio Trentino dedicato alla ricerca.

MAGGIO 2009

Il Museo del Risorgimento Lunedì 20 aprile, presso la Fondazione Museo storico del Trentino, Paola Antolini ha tenuto la conferenza dal titolo ”Il Museo del Risorgimento. Dalla fondazione alla seconda guerra mondiale”. L’introduzione all’incontro è stata affidata allo storico Vincenzo Calì. I Balcani al cinema

Sloi, la fabbrica degli invisibili È stato proiettato in anteprima il 1° maggio presso il Cinema Modena di Trento il film-documentario di Katia Bernardi e Luca Bergamaschi “Sloi, la fabbrica degli invisibili”, prodotto dal Gruppo culturale Uct in collaborazione con la Provincia Autonoma di Trento, la Fondazione Museo Storico del Trentino, la Fondazione Caritro di Trento e Format Centro Audiovisivi della Provincia di Trento, e realizzato dalla Krmovie di Trento. Il film ripercorre le tappe della storia della fabbrica Sloi di Trento, dalla sua nascita negli anni del Fascismo fino alla sua drammatica chiusura, avvenuta nel 1978 in seguito all´esplosione di un incendio che avrebbe potuto contaminare l´intera città e inquinare le falde acquifere fino a Venezia.

L’Osservatorio Balcani e Caucaso, il Trento Film Festival e la Fondazione Museo Storico del Trentino, il 30 aprile a Palazzo Roccabruna di Trento, hanno organizzato una tavola rotonda su “I Balcani al cinema. Storia di un’industria e dei suoi protagonisti”. Dopo i saluti di Maurizio Nichetti, direttore artistico del Trento Film Festival, Giuseppe Ferrandi, direttore della Fondazione Museo Storico del Trentino, e Luisa Chiodi direttrice scientifica di Osservatorio Balcani e Caucaso (OBC) hanno in- Il fiume che non c’è trodotto il lavoro di ricerca “Un’altra storia europea: l’industria cinematografica e i suoi protagonisti nei Balcani dagli anni ‘70 a oggi”, coordinato da OBC con il supporto della Fondazione Caritro e della Provincia autonoma di Trento e pubblicato dalla rivista Archivio Trentino. Ha discusso i risultati della ricerca l’ospite speciale della serata Annamaria Percavassi, direttrice artistica del Trieste Film Festival. Giovanni Kezich, direttore del Museo degli usi e costumi di San Michele all’Adige e curatore della rassegna sul cinema antropologico Eurorama, sezione speciale del Trento Film Festival, ha aperto lo

Il fiume che non c’è

Il quartiere di San Martino Trento, San Martino 10 maggio 2009

Il 10 maggio, in occasione della festa del borgo di S. Martino a Trento, la Fondazione Museo storico del Trentino ha proposto un percor-

24 Mostra realizzata dalla Fondazione Museo storico del Trentino


so attraverso immagini storiche, memorie e documenti per ricordare quando il fiume Adige lambiva il quartiere. La mostra ha illustrato anche la vita del borgo: l’antico asilo di S. Martino voluto dalla Lega Nazionale, le scuole Raffaello Sanzio, il lavoro nelle cave e i bombardamenti della seconda guerra mondiale. La Fiera del libro di Torino La Fondazione Museo storico del Trentino ha partecipato con le proprie pubblicazioni alla XXII edizione della Fiera internazionale del libro di Torino dal 14 al 18 maggio 2009. Officina dell’autonomia Tra la fine di maggio e la prima metà di giugno sono riprese le attività nelle Gallerie di Piedicastello, che hanno confermato la loro vocazione di luogo di rappresentazione della storia e della memoria, ma anche di formazione, sperimentazione e partecipazione. Dal 25 maggio all’11 giugno si sono svolti nella Galleria bianca sei forum sul tema dell’autonomia, aperti alla cittadinanza e condotti da importanti giornalisti locali: il 25 maggio Alberto Folgheraiter ha parlato di “Comunità”, il 27 maggio Franco de Battaglia ha discusso di “Territorio”, il 3 giugno Paolo Ghezzi ha affrontato il tema del “Progresso” mentre il 5 giugno Paola Rosà quello dei “Confini”; infine Walter Nicoletti il 9 giugno è intervenuto sul tema della solidarietà. L’11 giugno si è svolto l’incontro conclusivo e riassuntivo dei precedenti forum, alla presenza del Presidente della Provincia Autonoma di Trento Lorenzo Dellai. Contemporaneamente si è aperto il cantiere per realizzare un grande murales che sia la rappresentazione simbolica di questo percorso di riflessione; l’opera dell’artista Omar Garcia è stata ufficialmente

inaugurata sabato 13 giugno. La Galleria nera è stata invece teatro di un ricco programma di spettacoli e laboratori in collaborazione con il GAD città di Trento, l’Equipe teatro Progetto ’92 e l’Istituto comprensivo Trento 6, scuola media A. Manzoni. Teatro di impegno civile che si misura con la storia e la memoria, a partire dalla prima dello spettacolo “Sacco e Vanzetti” che si è tenuto il 22 maggio, seguita dalle repliche del 23 e del 24 maggio. Sempre in collaborazione con il GAD e la Fondazione Stava 1985, il 29 maggio si è tenuto un seminario preparatorio per la messa in scena di uno spettacolo teatrale dedicato alla tragedia di Stava, tratto da un testo di Luisa Pachera. L’equipe teatro Progetto ’92, ha proposto due appuntamenti lunedì 25 maggio (“Romeo e Giulietta. Gli amanti dell’autobus”) e mercoledì 27 maggio (“Fate l’amore non fate la guerra”). Giovedì 4 giugno è stata la volta degli studenti delle scuola media “A. Manzoni” con lo spettacolo “A te che sei il mio amore grande...”.

grazione trentina in Australia 18462009”. Era presente anche Padre Ferruccio Bertagnolli, curatore della traduzione in inglese.

La Galleria bianca ha inoltre ospitato la mostra “Punti nello spazio. Percorsi immobili, mobili, sospesi”, organizzata dal Progetto politiche giovanili del Comune di Trento. Quattro sono le giovani artiste trentine che hanno nella mostra curata da Federico Mazzonelli: Tatiana Festi, Valentina Miorandi, Tiziana Poli e Ariadne Radi Cor. Ad arricchire la manifestazione tre eventi musicali e teatrali che si sono tenuti il 28 maggio, il 5 e il 12 giugno.

Due passi nella memoria

Dalla Paganella a Uluru Il 29 maggio, presso la biblioteca di Isera, Valentina Galasso della Fondazione Museo storico del Trentino è intervenuta alla presentazione del libro di Renzo Tommasi “Dalla Paganella a Uluru. Profili dell’emi-

Medicina e assistenza a Pergine Valsugana Si è tenuta a Pergine Valsugana il 29 maggio la riflessione pubblica dal titolo “Medicina e assistenza negli ultimi anni del manicomio di Pergine”, in margine al volume “Abitare la soglia: scene di vita di un interno manicomiale: 1949-1977” curato da Felice Ficco e Rodolfo Taiani. All’incontro sono intervenuti Giorgio Cestari dell’Azienda provinciale per i servizi sanitari - Distretto Alta Valsugana, Felice Ficco, presidente della Società italiana di psichiatria - Sezione Trentino-Alto Adige, Valerio Fontanari, infermiere psichiatrico, Piera Janeselli, presidente della Piccola Opera di Levico, Giuseppe Pantozzi, già dirigente del Dipartimento di sanità e assistenza sociale della Provincia autonoma di Bolzano, Rodolfo Taiani della Fondazione Museo storico del Trentino.

Due passi nella memoria

Il 29 maggio, in occasione della tradizionale “Festa di primavera” che si tiene al Parco del Maso GiIl quartiere di San Pio X nocchio a Trento, la Fondazione Trento, Maso Ginocchio Museo storico 30 maggio 2009 del Trentino ha proposto l’esposizione fotografica dal titolo “Due passi nella memoria. Il quartiere di San Giuseppe”, che testimonia con immagini storiche, memorie e documenti, la vita dei “Casoni”, le case popolari costruite negli anni venti del Novecento.

25 Mostra realizzata dalla Fondazione Museo storico del Trentino con il sostegno del Comune di Trento


GIUGNO 2009

del Trentino. A seguire è stato proiettato il film “Confini”, realizzato da un gruppo di studenti del Liceo Galilei di Trento, premiato nella Sezione Giovani del Filmfestival della Montagna 2009, aggiudicandosi i premi per la miglior sceneggiatura e la miglior fotografia. 50° Galleria Adige-Garda

Passioni e sentieri: i maestri, la politica, l’ambiente

L’immensa opera di costruzione della Galleria Adige-Garda è stata ricordata venerdì 12 e sabato 13 giugno a Mori e a Nago con due giorni di eventi dedicati, tra cui la proiezione di due filmati eccezionali: Dall’Adige al Garda, il documentario del 1957 firmato da Ugo Gregoretti, e l’intervista, realizzata per la regia di Lorenzo Pevarello, ai protagonisti di quell’impresa. La celebrazione è stata organizzata dalla Fondazione Museo storico del Trentino e dal Servizio Bacini Montani della Provincia autonoma di Trento, col sostegno dei comuni di Mori e Nago-Torbole.

Il 4 giugno presso le Gallerie di Piedicastello è stato presentato il volume di Walter Micheli - uno dei più autorevoli esponenti del socialismo trentino del secondo dopoguerra “Passioni e sentieri: i maestri, la politica, l’ambiente” a cura di Elvio Maffei e Paolo Tonelli (Trento, Il Margine, 2009 ). Moderati da Giuseppe Ferrandi sono intervenuti Gregorio Arena, Renato Ballardini, Carlo Borzaga e Franco Giacomoni. Le conclusioni dell’incontro sono state affidate a Franco de Battaglia. Le feste vigiliane Proiezione di documentari Il 10 giugno la Fondazione Museo Storico del Trentino, in collaborazione con l’Associazione Progetto Prijedor e il Museo Kozara di Prijedor (Bosnia Erzegovina), ha presentato, presso le Gallerie di Piedicastello, i documentari “Sunce i zica (Sole e filo)” – storia di una donna nel campo di concentramento di Jasenovac durante la seconda guerra mondiale costretta a fissare il sole fino alla cecità – e “A bog je ćutao (E Dio taceva)” - la storia commovente dell’ultimo ebreo vivente in Serbia, sopravvissuto, all’età di 18 anni, al campo di concentramento Ustasa di Jasenovac. All’incontro sono intervenuti Milenko Radivojac, direttore del Museo Kozara di Prijedor, il regista Simo Brdar e Giuseppe Ferrandi, direttore della Fondazione Museo storico

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Venerdì 26 giugno a Palazzo Eccheli-Baisi di Brentonico (TN) è avvenuta l’inaugurazione della mostra “Semplici di natura. Erbe e preparazioni medicinali in farmacia ieri e oggi”, curata da Rodolfo Taiani e Fabrizio Zara e visitabile fino al 10 gennaio 2010.

LUGLIO 2009

Le buone erbe Il 3 luglio il Museo Tridentino di Scienze naturali è stato teatro dell’inaugurazione della mostra temporanea, realizzata dal Museo Tridentino di Scienze Naturali e dalla Fondazione Museo storico del Trentino, “Le buone erbe. Botanici e farmacisti alla scoperta della flora alpina”. L’esposizione, aperta fino al 27 settembre 2009, è stata curata da Francesco Rigobello e Rodolfo Taiani.

La Fondazione Museo storico del Trentino anche quest’anno era presente all’interno della Vetrina dei Musei e degli Ecomusei del Trentino con uno stand promozionale durante le serate delle Feste Vigiliane 2009. Bambini di montagna L’appuntamento è stato in via Mazzini a Trento, nelle serate di lunedì Domenica 5 luglio, presso Villa 22 e martedì 23 giugno. Welsperg in Val Canali (Tonadico – TN), è stata inaugurata la mostra curata da Quinto Antonelli “BambiSemplici di natura ni di montagna. Storie di infanzia 1870-1960”, visitabile fino al 30 settembre 2009. Cesare Battisti nel suo tempo

L’11 luglio la biblioteca della Fondazione Museo storico del Trentino ha ospitato la conferenza del Professor Vincenzo Calì dal titolo “Cesare Battisti nel suo tempo. Le battaglie giornalistiche del 1909”.


La Frabica delle scritture di montagna Anche per l’estate 2009 è tornato il tradizionale appuntamento con la “Frabica delle scritture di montagna”, la mostra permanente ospitata presso il Prà del Cimerlo in Primiero. Gli incontri, tutti legati al tema della mostra “Bambini di montagna - Storie d’infanzia 18701960”, hanno offerto interessanti approfondimenti sui temi affrontati nell’esposizione allestita nel fienile di Villa Welsperg, dal 5 luglio al 30 settembre 2009. Domenica 19 luglio si è tenuto l’incontro con l’antropologa Daniela Perco, dal titolo “Anguane, streghe, principi e basilischi. Fiabe e leggende della montagna veneta e trentina”. Domenica 2 agosto è stata la volta della storica Bruna Bianchi che ha parlato di “Ragazzi italiani nel Nuovo Mondo. Vita quotidiana, famigliare e lavorativa”. L’ultimo appuntamento è stato fissato per il 6 settembre con l’incontro con l’antropologa Emanuela Renzetti ha parlato di “I Santuari per la vita eterna dei bambini mortalità infantile e religiosità popolare”. Nell’anno di Hofer: la Comunità di Fiemme e la sua storia Il 24 luglio il Chiostro del Convento dei frati francescani a Cavalese (TN) ha ospitato l’inaugurazione della mostra “Nell’anno di Hofer: la comunità di Fiemme e la sua storia”, visitabile presso Palazzo Riccabona di Cavalese fino al 10 gennaio 2009. L’esposizione è stata curata da Mauro Nequirito e Rodolfo Taiani. Nell’anno di Hofer

LA COMUNITÀ DI FIEMME E LA SUA STORIA

EDIZIONI

P R E S E N TA Z I O N I 20 gennaio 2009, Trento 30 gennaio 2009, Riva del Garda Il volume “Abitare la soglia. Scene di vita in un interno manicomiale 1949-1977”, curato da Felice Ficco e Rodolfo Taiani, è stato presentato in diverse occasioni. Il 20 gennaio, presso la Biblioteca comunale di Trento, assieme ai curatori sono intervenuti gli psichiatri Giacomo Di Marco e Giancarlo Giupponi, moderati da Ada Neiger, docente presso l’Università degli Studi di Trento. Il 30 gennaio il libro è stato presentato, presso la Biblioteca civica di Riva del Garda, dalla professoressa Casimira Grandi e dall’infermiere psichiatrico Valerio Fontanari.

30 gennaio 2009, Fiera di Primiero I curatori Quinto Antonelli e Gianfranco Bettega, nella Biblioteca intercomunale di Primiero, assieme ad Enrico Maria Massucci, hanno presentato i due diari raccolti nel volume “Il prete, il podestà, la guerra. Primiero 1915-1918. I diari di don Enrico Cipriani e di Enrico Koch”. 27 febbraio 2009, Fiera di Primiero 12 marzo 2009, Civezzano 30 aprile 2009, Baselga di Pinè 9 luglio 2009, Strigno Il libro “Vite internate: Katzenau 1915-1917” di Claudio Ambrosi è stato presentato alla biblioteca intercomunale di Fiera di Primiero – alla presenza dell’autore e di Mariano Longo –, di Civezzano – alla presenza dell’autore e dello storico Quinto Antonelli –, alla biblioteca di Baselga di Pinè e presso le scuole elementari di Strigno. 9 aprile 2009, Cembra Lorenzo Gardumi ha presentato il suo libro “Maggio 1945: «a nemico che fugge ponti d’oro». La memoria popolare e le stragi di Ziano, Stramentizzo e Ziano di Fiemme” presso la biblioteca di Cembra.

22 gennaio 2009, Bolzano La biblioteca civica “C. Battisti” di Bolzano ha ospitato la presentazione del libro di Aldo Pantozzi “Sotto gli occhi della morte” e della traduzione tedesca “Im Angesicht des Todes”. Assieme ai familiari di Aldo Pantozzi erano presenti le autorità del Comune e della Regione Autonoma Trentino-Alto Adige, alcuni rappresentanti dell’Intendenza scolastica tedesca, la traduttrice Donatella Trevisan, Carla Giacomozzi dell’Archivio storico Città di Bolzano, Giuseppe Ferrandi e Rodolfo Taiani della Fondazione Museo storico del Trentino.

27 MOSTRA TEMPORANEA


23 aprile, Trento Giuseppe Ferrandi, direttore gene20 aprile 2009, Bolzano rale della Fondazione Museo stoLa biblioteca provinciale italiana rico del Trentino, Gianni Perona, Claudia Augusta è stata teatro deldirettore scientifico dell’Istituto la presentazione del lavoro di Tizianazionale per la storia del movina Calzà “La fabbrica, il lavoro, la mento di liberazione in Italia e memoria. L’industria ad Arco racChristine Roilo, direttrice dell’Arcontata dagli operai: 1932-2007”. chivio provinciale di Bolzano sono È intervenuta con l’autrice Andrea intervenuti, presso la biblioteca Bonoldi, Presidente dell’Associadella Fondazione Museo storico zione “Storia e Regione”. del Trentino, alla presentazione del volume “La Zona d’operazioni delle Prealpi nella seconda guerra mondiale” curato da Andrea Di Michele e Rodolfo Taiani. 28 aprile, Trento La Facoltà di Sociologia ha ospitato la presentazione del volume “Memorie di un internato psichiatrico”, a cura di Quinto Antonelli e Felice Ficco. Ne hanno discusso con i curatori il sociologo Bruno Bertelli e lo psichiatra Ermanno Arreghini

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EDIZIONI

NOVITÀ Mein Kampf um die Kunst: Autobiographie von Francesco Ferdinando Rizzi, Herausgegeben Von Silvia Maria Covi ; Die Einleitung Und Die Fussnoten Wurden von Luciana Palla in italienischer Sprache, pp. 602 (Archivio della scrittura popolare. Testi; 18)

Il volume ospita la trascrizione del diario autobiografico di Francesco Ferdinando Rizzi, già edito dal Museo storico in Trento in traduzione italiana nel 1998 ed ora riproposto nella versione originale tedesca. La vita umana raccontata come battaglia, ma per un ideale ben diverso da quello tragicamente inseguito da Hitler e a lungo colti-

vato: l’arte. Così Franz Ritz (come amava chiamarsi l’autore) narra la propria complessa vicenda umana di artista povero e autodidatta alla conquista dello status di pittore accademico. Una vita intensa, costellata di viaggi e incontri, che iniziano da Campitello di Fassa a metà Ottocento e abbracciano l’arco di un secolo e l’Europa intera. Roberto Ghetta, Il mondo intellettuale cattolico trentino e i «nuovi tempi»: un’analisi delle fonti: 1910-1915, pp. 192, € 14,00 (Quaderni di Archivio trentino, 20) Il volume propone un’accurata rassegna delle fonti a stampa in grado di illustrare per gli anni fra il 1910 e il 1915 la posizione del movimento cattolico trentino rispetto alle grandi trasformazioni in atto negli anni immediatamente precedenti allo scoppio della Grande Guerra. Emergono così i principali tratti di un settore di pensiero ampiamente condiviso da una larga fetta di popolazione trentina e che durante l’episcopato di Celestino Endrici si trova a fare i conti con le problematiche e le sfide dei «nuovi tempi».


Stefano Malatesta e Valentina Anzoise, Il paesaggio di confine del Trentino meridionale pp. 225, € 16,00 (Grenzen/Confini, 11) La questione fondamentale di cui discutono i due autori è la natura al contempo materiale e discorsiva di una specifica forma di paesaggio politico: il paesaggio di confine. Il tema è sviluppato attraverso uno studio condotto nel Trentino meridionale dove il confine, fino alla fine della Grande Guerra, è stato limite politico internazionale e, nel corso del Novecento, è divenuto oggetto centrale di un’ininterrotta narrazione politica. L’approccio metodologico e la decostruzione del discorso messi in atto situano il lavoro in una posizione «di confine» tra la geografia politica e la sociologia visuale.

Andrea Di Michele e Rodolfo Taiani (a cura di), La Zona d’operazione delle Prealpi nella seconda guerra mondiale, pp. 452, € 22,00 (Grenzen/Confini, 12) Nel 2006, a più di sessant’anni dalla conclusione del conflitto mondiale, fu organizzato un convegno sulla Zona d’operazione delle Prealpi, area di amministra-

zione militare e civile, sotto il diretto controllo del Terzo Reich tedesco, al cui interno furono comprese, fra il settembre 1943 e la primavera 1945, le province di Belluno, Bolzano e Trento.

ampio contesto delle politiche di occupazione tedesche durante la seconda guerra mondiale. In questo modo si è voluta superare una lettura tutta interna allo specifico caso di studio, andando a ricercare in quale misura esso si avvicinasse, o al contrario si distanziasse, dagli altri numerosi casi di dominazione da parte del regime nazista. Maurizio Gentilini, Fedeli a Dio e all’uomo. Il carteggio di Alcide De Gasperi con don Giulio Delugan (1928-1954) pp. 182, € 14,00 (Quaderni di Archivio trentino; 21)

L’obiettivo principale del Convegno e del volume che ne raccoglie gli atti è quello di indagare le forme di tale occupazione, i suoi fattori politici, amministrativi e militari, i rapporti con la Repubblica sociale italiana e i Comandi tedeschi. Altro nodo problematico toccato dal volume è quello relativo alle forme di collaborazione e alla risposta, oscillante e assolutamente non univoca, data dalle classi dirigenti locali, dagli ambienti economici e dalle forze sociali, oltre a importanti realtà sociali e istituzionali come la Chiesa cattolica. Da ultimo, un’indagine sulle forme della Resistenza, sottolinea la peculiarità di quella «civile» a fianco di quella «armata», il ruolo dei partiti e la proposta politica dei Comitati di liberazione nazionali, il rapporto con l’antifascismo, la peculiarità delle tre realtà provinciali e di alcuni significativi casi locali. A fare da sfondo, una serie di saggi ci aiutano a collocare l’esperienza dell’Alpenvorland nel più

La pubblicazione del carteggio tra Alcide De Gasperi e don Giulio Delugan – composto dalle 61 lettere scritte dai due personaggi tra il 1928 ed il 1954 – rappresenta un nuovo e significativo contributo, che ci consente di ricostruire alcuni momenti di particolare interesse nella biografia di De Gasperi. Giulio Delugan (1891-1974) fu una figura di particolare rilievo nella storia del cattolicesimo trentino del Novecento, non solo sul piano religioso, ma anche organizzativo, giornalistico, politico e sociale Nel 1926, a seguito della crisi col regime fascista, fu don Delugan a sostituire De Gasperi alla dire-

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zione del quotidiano Il Nuovo Trentino, divenendo nel 1929 direttore del nuovo periodico Vita trentina, settimanale diocesano che egli definì «il più grosso pulpito della diocesi». I rapporti di amicizia e di collaborazione che legarono De Gasperi all’attivo e prezioso collaboratore di Endrici, sono ricostruiti con grande attenzione nell’ampio e documentato saggio introduttivo di Maurizio Gentilini, che ha il merito di collocare la figura e il ruolo dei due protagonisti di questo carteggio nel quadro storico e politico di quegli anni, e di corredare l’edizione delle lettere di un rigoroso apparato critico.

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