Il Comitato provinciale di liberazione nazionale di Trento

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Sergio Benvenuti Il Comitato provinciale di liberazione nazionale di Trento

Il volume documenta l’attività del Comitato provinciale di liberazione nazionale di Trento nell’immediato secondo dopoguerra attraverso l’inventario del suo archivio, depositato presso la Fondazione Museo storico del Trentino, e l’edizione, unitaria e aggiornata, dei suoi verbali di seduta fra l’aprile 1945 e l’aprile 1946. Si vuole così contribuire ad una rinnovata indagine storica che consenta di ricondurre l’esperienza dei CLN ad una più «reale» comprensione storiografica. Sommario Introduzione; Il Comitato provinciale di liberazione nazionale di Trento: inventario dell’Archivio (1945-1946); Verbali del Comitato provinciale di liberazione nazionale di Trento (30 aprile 1945-30 aprile 1946); Appendice documentaria; Dizionarietto biografico; Riferimenti bibliografici; Indice dei nomi

a cura di Sergio Benvenuti Il Comitato provinciale di liberazione nazionale di Trento

a cura di

Il Comitato provinciale di liberazione nazionale di Trento a cura di Sergio Benvenuti

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Sergio Benvenuti ha pubblicato numerosi saggi e monografie relativi alla storia trentina contemporanea. Tra le sue opere: Il fascismo nella Venezia Tridentina (1919-1924) (Trento 1976); L’autonomia trentina al Landtag di Innsbruck e al Reichsrat di Vienna, (Trento 1978); La Chiesa trentina e la questione nazionale (1848-1918) (Trento 1987); I Principi Vescovi di Trento fra Roma e Vienna (1861-1918) (Bologna 1988); Storia del Trentino, in quattro volumi (Trento 1994-1998).

ISBN 978-88-7197-088-2

E 25,00

www.museostorico.it info@museostorico.it telefono +39.0461.230482 fax +39.0461.237418

24 archivio trentino

Quaderni di


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Il Comitato provinciale di liberazione nazionale di Trento inventario dell’archivio e verbali di seduta 1945-1946 a cura di

Sergio Benvenuti

2010


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Introduzione

L’esperienza ciellenistica ha vissuto filoni interpretativi differenti a seconda del momento storico in cui il dibattito storiografico era immerso. Sin dal dopoguerra, l’attività dei CLN fu oggetto di numerosi approfondimenti e confronti pubblici che, spesso, vedevano contendersi la scena gli stessi protagonisti della Resistenza e dell’immediato periodo postbellico. Accanto alla ricostruzione del momento propriamente militare della Resistenza e dei CLN tra il 1943 e il 1945, il tema maggiormente condiviso dall’antifascismo intellettuale e militante, almeno fino alla metà degli anni sessanta, fu quello del «mito della Resistenza tradita». Tale mito era il risultato di una mancata riforma complessiva dello Stato ed era direttamente collegato ad «una lettura quasi essenzialmente politico-istituzionale»1 dei CLN. Di qui, le rielaborazioni agiografiche come quelle che Franco Catalano proponeva in Storia del CLNAI2. Il dibattito «si riduceva» così a discutere gli effettivi successi e cambiamenti introdotti dalla Resistenza all’interno dello Stato nazionale a fronte di una sostanziale continuità di uomini e strutture nell’amministrazione dello stesso. Sulla questione, Massimo Legnani ha lasciato una sintesi efficace in due saggi: La storiografia della Resistenza ieri e oggi3 e Resistenza e repubblica. Un dibattito ininterrotto4. La sempre maggior distanza temporale dagli eventi, d’altra parte, contribuiva ad un’analisi più approfondita e distaccata, valorizzata dal lavoro di ricercatori formatisi negli anni successivi alla conclusione del conflitto. Tra gli anni sessanta e settanta, si approfondirono nuovi campi d’indagine. Nel 1966, Guido Quazza, Leo Valiani e Edoardo Volterra curavano gli atti del convegno tenutosi a Torino l’anno precedente – Il governo dei CLN. Atti del Convegno Lombardi 2003: 26. Catalano 1956. 3 Legnani 1998a. 4 Legnani 1998b. 1 2


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dei Comitati di liberazione nazionale: Torino, 9-10 ottobre 19655. Ettore Rotelli, nel 1967, in L’avvento della regione in Italia, allargava il ruolo dei CLN al tema autonomistico/regionale6, orientamento poi ripreso dal convegno di Milano del 1973 sulle autonomie tra Resistenza e Costituzione7. A metà degli anni settanta, le ricerche condotte da Claudio Pavone – La continuità dello Stato. Istituzioni e uomini8 – e Guido Quazza – Resistenza e storia d’Italia. Problemi e ipotesi di ricerca9 – permettevano di «collocare correttamente l’esperienza ciellenistica, dal punto di vista storiografico, nel bel mezzo del passaggio decisivo dalla guerra al nuovo Stato repubblicano e democratico»10. L’ampliarsi del dibattito e dei temi trattati contribuiva ad una crescita esponenziale dei saggi editi che si avvaleva, soprattutto a partire dagli anni ottanta, della pubblicazione dei verbali dei singoli CLN regionali e/o provinciali11. Ad esempio, sempre Rotelli analizzava il caso toscano – La ricostruzione in Toscana dal CLN ai partiti12 – mentre Gaetano Grassi, dopo aver pubblicato gli atti del Comitato di liberazione Alta Italia dal 1943 al 194613, curava assieme a Pierangelo Lombardi i verbali del CLN lombardo14. Dopo un periodo in cui gli studi e le ricerche si erano arenate alla data del 25 aprile, la documentazione conservata negli Istituti storici della Resistenza permetteva di ampliare il panorama e la prospettiva dell’analisi storiografica all’attività di gran parte dei CLN dell’Italia settentrionale nel periodo immediatamente postbellico15. La fine della guerra fredda e delle contrapposizioni ideologiche tra Est ed Ovest, tra il 1989 e il 1991, schiuse ulteriormente le porte ad un confronto intellettuale orientato, da una parte, ad uno studio più attento all’evoluzione dei partiti, ai rapporti e alle contraddizioni fuori e dentro l’organismo ciellinistico; dall’altra, ai temi «dell’identità nazionale e del ridimensionamento dell’immagine della Resistenza come momento rinnovatore e fondativo Quazza – Valiani – Volterra 1966. Rotelli 1967. 7 Legnani 1975. 8 Pavone 1974. 9 Quazza 1976. 10 Lombardi 2003: 28-29. 11 Si confronti, ad esempio, in ordine cronologico: Rugafiori 1981; Lombardi 1983; Mercanti 1983; simi 1983; Brunetta 1984. 12 rotelli 1980. 13 Grassi 1977. 14 Grassi – Lombardi 1981. 15 Lombardi 2003: 30. 5 6


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dei Comitati di liberazione nazionale: Torino, 9-10 ottobre 19655. Ettore Rotelli, nel 1967, in L’avvento della regione in Italia, allargava il ruolo dei CLN al tema autonomistico/regionale6, orientamento poi ripreso dal convegno di Milano del 1973 sulle autonomie tra Resistenza e Costituzione7. A metà degli anni settanta, le ricerche condotte da Claudio Pavone – La continuità dello Stato. Istituzioni e uomini8 – e Guido Quazza – Resistenza e storia d’Italia. Problemi e ipotesi di ricerca9 – permettevano di «collocare correttamente l’esperienza ciellenistica, dal punto di vista storiografico, nel bel mezzo del passaggio decisivo dalla guerra al nuovo Stato repubblicano e democratico»10. L’ampliarsi del dibattito e dei temi trattati contribuiva ad una crescita esponenziale dei saggi editi che si avvaleva, soprattutto a partire dagli anni ottanta, della pubblicazione dei verbali dei singoli CLN regionali e/o provinciali11. Ad esempio, sempre Rotelli analizzava il caso toscano – La ricostruzione in Toscana dal CLN ai partiti12 – mentre Gaetano Grassi, dopo aver pubblicato gli atti del Comitato di liberazione Alta Italia dal 1943 al 194613, curava assieme a Pierangelo Lombardi i verbali del CLN lombardo14. Dopo un periodo in cui gli studi e le ricerche si erano arenate alla data del 25 aprile, la documentazione conservata negli Istituti storici della Resistenza permetteva di ampliare il panorama e la prospettiva dell’analisi storiografica all’attività di gran parte dei CLN dell’Italia settentrionale nel periodo immediatamente postbellico15. La fine della guerra fredda e delle contrapposizioni ideologiche tra Est ed Ovest, tra il 1989 e il 1991, schiuse ulteriormente le porte ad un confronto intellettuale orientato, da una parte, ad uno studio più attento all’evoluzione dei partiti, ai rapporti e alle contraddizioni fuori e dentro l’organismo ciellinistico; dall’altra, ai temi «dell’identità nazionale e del ridimensionamento dell’immagine della Resistenza come momento rinnovatore e fondativo Quazza – Valiani – Volterra 1966. Rotelli 1967. 7 Legnani 1975. 8 Pavone 1974. 9 Quazza 1976. 10 Lombardi 2003: 28-29. 11 Si confronti, ad esempio, in ordine cronologico: Rugafiori 1981; Lombardi 1983; Mercanti 1983; simi 1983; Brunetta 1984. 12 rotelli 1980. 13 Grassi 1977. 14 Grassi – Lombardi 1981. 15 Lombardi 2003: 30. 5 6


della dittatura fascista, la personalità e il carisma di Giannantonio Manci, primo presidente del CLN di Trento, avevano contribuito a far rinascere arricchendola di nuovi elementi. La conquista di «un sistema di ampie autonomie regionali e comunali» rappresentava «solo» la prima tappa di un lungo cammino. Precorrendo i tempi, Manci intravide l’obbiettivo successivo nel federalismo europeo, meta che avrebbe contribuito a sconfiggere il cancro dei nazionalismi e a sollevare l’intero continente «verso un’era di pace e di ricostruzione»24. L’edizione, unitaria e aggiornata, dei Verbali del Comitato provinciale di liberazione nazionale di Trento nonché l’inventario dell’archivio qui riproposti costituiscono così la prima pietra di una rinnovata analisi storica; un primo utile punto di partenza che consenta di giungere ad una più «reale» comprensione storiografica dell’esperienza dei CLN. Giuseppe Ferrandi

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Lombardi 2003: 256.

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della più recente storia italiana»16. Tangentopoli e il crollo dei partiti chiudevano un ciclo storico-politico che aveva caratterizzato i cinquant’anni della «prima Repubblica» conducendo ad un esame globale dell’esperienza partendo dai suoi albori. Da questo punto di vista, Pietro Scoppola, in La repubblica dei partiti: evoluzione e crisi di un sistema politico 1945-199617, ha tracciato un quadro complessivo e stimolante. Fu anche sull’onda di tali sconvolgimenti politici e ideologici che l’esperienza dei CLN subì una rivalutazione complessiva. In L’illusione al potere. Democrazia, autogoverno regionale e decentramento amministrativo nell’esperienza dei CLN (1944-1945), edita nel 2003, Lombardi sottolinea alcuni aspetti particolari che devono essere assolutamente considerati nell’analisi e nello studio dei CLN. Secondo Lombardi, qualsiasi giudizio possa essere formulato sui successi, sui fallimenti e sulle speranze deluse del CLN quale esperienza eccezionale e temporanea nella storia italiana a partire dal 1943 in poi, è necessario considerare tre «elementi essenziali». Il rapporto con l’AMG ed il governo di Roma nel raggiungimento di una collocazione giuridica e di una legittimità politico-istituzionale; il confronto tra le forze politiche interne ai CLN sul ruolo assunto nel processo di ricostruzione democratica. Infine, la capacità degli stessi di giudicare e comprendere criticamente la realtà sociale in cui operavano e di «offrire in concreto un modello alternativo alle tradizionali strutture di potere»18. Gli atti del convegno di studi svoltosi a Brescia nel dicembre 2007 – Dopo la liberazione. L’Italia nella transizione tra la guerra e la pace. Temi, casi, storiografia19 – suggeriscono una griglia interpretativa più ampia rispetto al binomio innovazione/continuità anche attraverso le differenze e le analogie tra realtà locali e periferiche. La guerra aveva lasciato una terribile eredità alle nuove classi politiche dirigenti. Dopo vent’anni di dittatura e cinque di conflitto bellico, queste si ritrovavano a dover gestire il ritorno alla democrazia, alla ricostruzione materiale e morale, alla normalità sociale. In poche parole, alla gestione della transizione dalla guerra alla pace. «Il passaggio dalla dittatura fascista alla democrazia fu segnato in Italia da una molteplice serie di eventi, luoghi, personaggi. […] Il termine transizione comprende anche il 1945, ma non si esaurisce in esso, dal momento che il processo fu lungo e tortuoso, segnato da eredità mentali, Lombardi 2003: 32-33. Scoppola 1997. 18 Lombardi 2003: 37. 19 botteri 2008. 16 17

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responsabili politici e militari, fra i quali Giannantonio Manci, Giuseppe Ferrandi e Gino Lubich, furono tratti in arresto e condotti a Bolzano, altre undici persone furono trucidate nel corso dell’azione. Questa sconfitta iniziale segnò il movimento di resistenza armata in Trentino al punto da rendere molto difficile creare un organismo dirigente nel capoluogo trentino. Solo nell’autunno del 1944, infatti, si costituì a Trento un Comitato di liberazione nazionale con l’adesione di Gino Lubich (Partito comunista), Nilo Piccoli (Democrazia cristiana) e Danilo Paris (Partito socialista di unità proletaria). Le difficoltà d’ordine politico, organizzativo e militare furono parecchie e di difficile risoluzione. La Resistenza in Trentino si affidò, dunque, soprattutto all’azione di alcune formazioni partigiane legate al Partito comunista e operanti ai confini orientali della regione, dove più «facili» erano i contatti con le forze che agivano nel Bellunese e in Veneto. L’archivio del Comitato provinciale di liberazione nazionale è conservato presso la Fondazione Museo storico del Trentino. È stato donato in due momenti distinti dal Comitato stesso: il 24 luglio 1946 (numero di ingresso 7710) sono state consegnate all’allora Museo del Risorgimento 15 cartelle e alcuni registri di protocollo; il 3 febbraio 1947 (numero di ingresso 7727), «a mezzo Bonfioli»1, giunse altra documentazione fra cui i verbali e la corrispondenza. Il materiale è stato ricondizionato nel corso degli anni in faldoni e gli è stata attribuita la segnatura AC. L’oggetto del presente inventario comprende l’arco cronologico che va dal 1945 al 1946. Lo stato di conservazione complessivo è buono. La documentazione è ora conservata in 15 scatole. I diversi fascicoli e i singoli documenti erano stati cartulati nel 1980, in occasione di un riordino sommario, fissando il materiale 1

Museo storico in Trento, «Registro di ingresso 1939-1960».


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comportamentali, sociali, culturali, oltre che politiche, economiche e giuridiche. Ciò finì per tradursi nella compresenza di vari eventi, dall’epurazione del personale ai problemi annonari e alimentari, dalla ricostruzione materiale alla rinascita della libera competizione politica»20. Anzitutto, i rappresentanti politici antifascisti dovettero confrontarsi con uno «stravolgimento dei valori civili e giuridici» e con la ricostruzione che doveva fare i conti «con questo deserto morale»21. In studi più recenti, i CLN non si raffigurano più solo come gli strumenti politici guida della Resistenza e del movimento di liberazione nazionale dal nazifascismo, ma la nave, non priva di falle, contraddizioni e difficoltà oggettive, attraverso cui traghettare il Paese e gli «Italiani» verso la democrazia. Gli organi ciellenistici vanno dunque analizzati quali primi rudimenti di un processo di alfabetizzazione politica in un rinnovato confronto democratico, aperto e pacifico dopo gli anni della «cultura della violenza fascista» e del conflitto bellico22. In questo senso, l’analisi delle singole realtà locali contribuisce a suggerire una serie più articolata di categorie di lettura e d’interpretazione che fuoriescano dai limiti posti in precedenza dall’enfasi sull’innovazione dei CLN e da un’inibitoria insistenza sulla continuità dello Stato fascista nella Repubblica. Porre in risalto problemi, tensioni e conflitti tra CLN regionali/provinciali e periferici non intende sminuire l’opera del CLN in quanto organismo nato dalla Resistenza, ma evidenziare l’ulteriore, rilevante importanza che lo stesso ebbe nel ricondurre in un alveo democratico la comunità nazionale, ri-educandola soprattutto dal punto di vista etico e morale. La peculiarità del caso trentino, peraltro, non deve essere assolutamente sottovalutata. Proprio Lombardi, nel 2003, rendeva ampio riconoscimento ai CLN delle aree di confine che, come quello di Trento, si adoperarono per lo studio ed il raggiungimento di un’autonomia amministrativa ed economica concreta23. Si pensi solo all’istituzione da parte del CLN provinciale di Trento del Centro studi per l’autonomia regionale, in parte rivolto a dare soddisfazione pratica al desiderio d’autonomia e a soffocare, dall’altra, quel sentimento separatista ed indipendentista che aveva contagiato una parte non indifferente della società trentina. Un’aspirazione, quella autonomista che, già presente nei decenni precedenti all’avvento Tra virgolette nel testo. focardi 2008: 61. Ganapini 2008: 16. 22 Mondini – Schwarz 2007: 12. 23 Lombardi 2003: 251-254. 20 21


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comportamentali, sociali, culturali, oltre che politiche, economiche e giuridiche. Ciò finì per tradursi nella compresenza di vari eventi, dall’epurazione del personale ai problemi annonari e alimentari, dalla ricostruzione materiale alla rinascita della libera competizione politica»20. Anzitutto, i rappresentanti politici antifascisti dovettero confrontarsi con uno «stravolgimento dei valori civili e giuridici» e con la ricostruzione che doveva fare i conti «con questo deserto morale»21. In studi più recenti, i CLN non si raffigurano più solo come gli strumenti politici guida della Resistenza e del movimento di liberazione nazionale dal nazifascismo, ma la nave, non priva di falle, contraddizioni e difficoltà oggettive, attraverso cui traghettare il Paese e gli «Italiani» verso la democrazia. Gli organi ciellenistici vanno dunque analizzati quali primi rudimenti di un processo di alfabetizzazione politica in un rinnovato confronto democratico, aperto e pacifico dopo gli anni della «cultura della violenza fascista» e del conflitto bellico22. In questo senso, l’analisi delle singole realtà locali contribuisce a suggerire una serie più articolata di categorie di lettura e d’interpretazione che fuoriescano dai limiti posti in precedenza dall’enfasi sull’innovazione dei CLN e da un’inibitoria insistenza sulla continuità dello Stato fascista nella Repubblica. Porre in risalto problemi, tensioni e conflitti tra CLN regionali/provinciali e periferici non intende sminuire l’opera del CLN in quanto organismo nato dalla Resistenza, ma evidenziare l’ulteriore, rilevante importanza che lo stesso ebbe nel ricondurre in un alveo democratico la comunità nazionale, ri-educandola soprattutto dal punto di vista etico e morale. La peculiarità del caso trentino, peraltro, non deve essere assolutamente sottovalutata. Proprio Lombardi, nel 2003, rendeva ampio riconoscimento ai CLN delle aree di confine che, come quello di Trento, si adoperarono per lo studio ed il raggiungimento di un’autonomia amministrativa ed economica concreta23. Si pensi solo all’istituzione da parte del CLN provinciale di Trento del Centro studi per l’autonomia regionale, in parte rivolto a dare soddisfazione pratica al desiderio d’autonomia e a soffocare, dall’altra, quel sentimento separatista ed indipendentista che aveva contagiato una parte non indifferente della società trentina. Un’aspirazione, quella autonomista che, già presente nei decenni precedenti all’avvento Tra virgolette nel testo. focardi 2008: 61. Ganapini 2008: 16. 22 Mondini – Schwarz 2007: 12. 23 Lombardi 2003: 251-254. 20 21


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Il Comitato provinciale di liberazione nazionale di Trento inventario dell’Archivio (1945-1946)

a cura di

Renata Tomasoni


All’indomani dell’8 settembre 1943 la situazione politico-istituzionale e territoriale italiana si presentava frammentata: nel Meridione d’Italia la formazione del Regno del Sud, controllato dalle forze anglo-americane, favorì una certa continuità istituzionale. Nel resto del territorio nazionale si assisté alla nascita della Repubblica sociale italiana (RSI) ufficialmente sotto la guida di Mussolini ma, in realtà, fortemente condizionata dall’ingerenza tedesca. Fu in quest’area, cioè nei territori dell’Italia centro-settentrionale, che si sviluppò un’attività di resistenza che darà vita, in un secondo tempo, al Comitato di liberazione Alta Italia e ai vari Comitati di liberazione locali. In questa situazione, già di per sé complessa, si vengono a delineare due zone di aperta occupazione tedesca quale primo passo per una successiva annessione al Reich: l’Alpenvorland, Zona d’operazione delle Prealpi, comprendente le province di Belluno, Bolzano e Trento, e l’Adriatische Kunstenland, Zona d’operazione del Litorale Adriatico, comprendente le province di Trieste e Lubiana. Le decisioni del Gauleiter Franz Hofer, capo supremo della nuova realtà istituzionale dell’Alpenvorland, fanno supporre una strategia di gestione che va al di là dei meri aspetti militari. Ad esempio, la sostituzione del prefetto di nomina fascista, Italo Foschi, con l’avvocato Adolfo de Bertolini, ben inserito nel notabilato del capoluogo, suggeriscono una certa attenzione nella gestione dei rapporti con la società civile locale. Il controllo diretto sul territorio da parte dei nazisti rappresentò sicuramente un freno allo sviluppo di un movimento organizzato di resistenza nell’area dell’Alpenvorland. L’operazione di polizia e la conseguente strage del 28 giugno 1944 infersero un duro colpo al nascente movimento di liberazione: quel giorno a Riva del Garda, Arco, Nago, Rovereto e Trento, la Gestapo e le autorità di polizia tedesche agirono con spietata determinazione e, in un sol colpo, caddero gli esponenti di maggior spicco della Resistenza trentina. Mentre i principali

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Trento, Castello del Buonconsiglio, primo congresso del Comitato provinciale di liberazione nazionale, 21 ottobre 1945


Sergio Benvenuti Il Comitato provinciale di liberazione nazionale di Trento

Il volume documenta l’attività del Comitato provinciale di liberazione nazionale di Trento nell’immediato secondo dopoguerra attraverso l’inventario del suo archivio, depositato presso la Fondazione Museo storico del Trentino, e l’edizione, unitaria e aggiornata, dei suoi verbali di seduta fra l’aprile 1945 e l’aprile 1946. Si vuole così contribuire ad una rinnovata indagine storica che consenta di ricondurre l’esperienza dei CLN ad una più «reale» comprensione storiografica. Sommario Introduzione; Il Comitato provinciale di liberazione nazionale di Trento: inventario dell’Archivio (1945-1946); Verbali del Comitato provinciale di liberazione nazionale di Trento (30 aprile 1945-30 aprile 1946); Appendice documentaria; Dizionarietto biografico; Riferimenti bibliografici; Indice dei nomi

a cura di Sergio Benvenuti Il Comitato provinciale di liberazione nazionale di Trento

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Il Comitato provinciale di liberazione nazionale di Trento a cura di Sergio Benvenuti

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Sergio Benvenuti ha pubblicato numerosi saggi e monografie relativi alla storia trentina contemporanea. Tra le sue opere: Il fascismo nella Venezia Tridentina (1919-1924) (Trento 1976); L’autonomia trentina al Landtag di Innsbruck e al Reichsrat di Vienna, (Trento 1978); La Chiesa trentina e la questione nazionale (1848-1918) (Trento 1987); I Principi Vescovi di Trento fra Roma e Vienna (1861-1918) (Bologna 1988); Storia del Trentino, in quattro volumi (Trento 1994-1998).

ISBN 978-88-7197-088-2

E 25,00

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a cura di Sergio Benvenuti Il Comitato provinciale di liberazione nazionale di Trento

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Sergio Benvenuti ha pubblicato numerosi saggi e monografie relativi alla storia trentina contemporanea. Tra le sue opere: Il fascismo nella Venezia Tridentina (1919-1924) (Trento 1976); L’autonomia trentina al Landtag di Innsbruck e al Reichsrat di Vienna, (Trento 1978); La Chiesa trentina e la questione nazionale (1848-1918) (Trento 1987); I Principi Vescovi di Trento fra Roma e Vienna (1861-1918) (Bologna 1988); Storia del Trentino, in quattro volumi (Trento 1994-1998).

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