Il farmacista filantropo: percezione ed esercizio della professione farmaceutica in Trentino

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QUADERNI DI ARCHIVIO TRENTINO

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QUADERNI DI ARCHIVIO TRENTINO

percezione ed esercizio della professione farmaceutica in Trentino fra secolo XVIII e XX Due importanti protagonisti della storia della farmacia trentina, Pietro Cristofori e Giulio Conci, si confrontano a distanza di circa novant’anni sui contenuti e sui destini della professione farmaceutica maturati soprattutto nel corso dell’Ottocento. Un secolo di grandi cambiamenti che racconta della progressiva responsabilizzazione pubblica di una figura e della radicale trasformazione delle modalità di produzione e commercializzazione del farmaco. In definitiva il passaggio da speziale a farmacista.

Rodolfo Taiani è responsabile dell’area editoria e servizi della Fondazione Museo storico del Trentino al cui interno segue anche un progetto sui temi legati alla storia della sanità. A questi argomenti ha dedicato numerose pubblicazioni.

ISBN 978-88-7197-139-1

€ 8,00

Il farmacista filantropo

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a cura di RODOLFO TAIANI

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a cura di RODOLFO TAIANI

opo r t n a l fi ta s i c ione a s s m e r f a o f r l p I la

el d o i z i c r d ese e e n o ntino i e z r T n i perce a utic farmace XX e I I I V X o l fra seco falso e o r e v tra o m r e h c lo s


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percezione ed esercizio della professione farmaceutica in Trentino fra secolo XVIII e XX Due importanti protagonisti della storia della farmacia trentina, Pietro Cristofori e Giulio Conci, si confrontano a distanza di circa novant’anni sui contenuti e sui destini della professione farmaceutica maturati soprattutto nel corso dell’Ottocento. Un secolo di grandi cambiamenti che racconta della progressiva responsabilizzazione pubblica di una figura e della radicale trasformazione delle modalità di produzione e commercializzazione del farmaco. In definitiva il passaggio da speziale a farmacista.

Rodolfo Taiani è responsabile dell’area editoria e servizi della Fondazione Museo storico del Trentino al cui interno segue anche un progetto sui temi legati alla storia della sanità. A questi argomenti ha dedicato numerose pubblicazioni.

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a cura di RODOLFO TAIANI

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Sommario

Presentazione, Bruno Bizzaro

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Da speziale a farmacista, Rodolfo Taiani la professione farmaceutica tra Otto e Novecento, Francesco Micheletti

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Appendice documentaria

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Riferimenti bibliografici

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Indice dei nomi

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presentazione

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All’interno del lavoro di studio e ricerca che da anni vede la proficua collaborazione tra l’Ordine dei Farmacisti della Provincia di Trento e la Fondazione Museo storico del Trentino, s’inserisce la valorizzazione del materiale scientifico e documentale presente nelle farmacie diffuse sul territorio, materiale che ha già consentito di allestire non solo il nucleo del Museo della Farmacia, sito a palazzo Eccheli-Baisi, in quel di Brentonico, ma anche alcune esposizioni temporanee molto riuscite e visitate. Ma il cuore di questo «Progetto memoria» non è solo di tramandare la conoscenza di attrezzature o documenti dei quali abbiamo perso il ricordo, ma anche un impegnativo programma di ricerca storica teso a indagare la nascita e la crescita sul territorio del servizio farmaceutico così come oggi lo conosciamo. Quando i farmacisti di maggiore esperienza ripercorrono gli inizi della loro vita professionale, rammentano gli accadimenti di trenta, quaranta, cinquanta anni fa: forse ricordano l’epidemia di Asiatica dal 1957 al 1960, o quella di poliomelite insorta nel 1954; rammentano la ricostituzione degli Ordini professionali nel 1946, o di Federfarma, nel 1969… ma prima? Com’era organizzato il Servizio Farmaceutico all’inizio del secolo scorso? E prima ancora? Come si formava il farmacista? Studiava all’Università o «andava a bottega»? Quant’era l’incidenza del preparato industriale in farmacia? E quant’era importante ancora la preparazione galenica allestita nel laboratorio della farmacia? Le materie prime provenivano da raccolta spontanea o da industrie chimiche? Leggendo il frutto dello studio di Rodolfo Taiani e di Francesco Micheletti o la testimonianza di Giulio Conci, farmacista trentino a cavallo tra Otto e Novecento, autore di Pagine di Storia della Farmacia, ci si apre uno spaccato sulla vita del farmacista di una volta e sulle sue condizioni professionali. Troviamo nomi familiari di illustri colleghi, ci appassioniamo alla figura dello «speziale filantropo», che sa operare a vantaggio della popolazione con umiltà, 7


sobrietà e totale disinteresse, leggiamo descrizioni vivaci dell’attività di ricerca o di coltivazione delle materie prime, iniziamo a comprendere il mutamento che stava interessando la nostra professione e che sarebbe stato, nel breve volgere di pochi anni, così profondo da riconoscere con difficoltà in questa odierna solo un aggiornamento e non una diversa professione da quella dei nostri antenati. Ma conoscere le nostre radici, ricordare qual era un tempo l’assistenza sanitaria e specificamente quella farmaceutica, ragionare su qual è stata l’evoluzione della farmacia e del farmaco, le responsabilità che competevano allo speziale di un tempo, sicuramente diverse da quelle che sono richieste oggi, non è solo una piacevole lettura, né un esercizio di sterile nozionismo e neppure una prelibata pietanza da riservare al fine palato dello storico. Scriveva Søren Kierkegaard all’inizio del 1800: «la vita si può comprendere solo guardando indietro, ma si può vivere soltanto guardando avanti». Ecco, è per questo che l’Ordine dei Farmacisti ha voluto, prendendo spunto da un articolo apparso su Archivio Trentino, rivista di studi del Museo storico in Trento, riunire in questo volumetto alcuni contributi sulle origini in Trentino della nostra professione: per riflettere e progredire. Per comprendere la farmacia contemporanea studiamo e analizziamo quella dei tempi passati, ma senza dimenticarci di vivere profondamente l’oggi e di sognare come vorremmo evolvesse la nostra professione nel futuro: la pagina di domani la dobbiamo ancora scrivere. Bruno Bizzaro Presidente dell’Ordine dei farmacisti della provincia di Trento

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Rodolfo Taiani

rodolfo taiani

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Da speziale a farmacista

Da speziale a farmacista

Come gran parte delle professioni sanitarie, anche quella che oggi indichiamo come farmaceutica fu investita a partire dalla seconda metà del Settecento, ma soprattutto nel corso della prima metà del secolo successivo, da un processo di profondo rinnovamento sia nei contenuti ispirati dalle nuove scoperte scientifiche sia nelle funzioni esercitate secondo quanto previsto da una specifica normativa politico-amministrativa volta al perseguimento della salute pubblica, o per meglio dire alla tutela dell’integrità fisica e morale dell’intera popolazione. «Nell’Ottocento, nella bottega si passa dalla species (campionario di droghe vegetali per le preparazioni galeniche) al medicamentum (medicinale ‹chimico›), dalle spezie ai farmaci, e dietro il bancone della spezieria che diventa farmacia lo speziale cede il posto al farmacista. Questa parola nuova, che in quel periodo entra nel linguaggio comune italiano, non indica solo un cambiamento lessicale, ma anche un rinnovamento sostanziale della professione: da semplice esecutore degli ordini del medico il farmacista diventa operatore conscio della propria arte, esperto conoscitore della tecnica e della scienza farmacologica»1. Fu una trasformazione che coinvolse gran parte delle realtà statuali europee e che non risparmiò ovviamente il territorio che oggi indichiamo come Trentino, seppure non in maniera uniforme2. Già una normativa del 1753, ribadita ancora nel 1769, imponeva a tutti gli speziali esercenti in Tirolo, di sottoporsi Questo contributo trae ampio spunto da Taiani 1995 e Taiani 2002. 1 Cosmacini – Gaudenzi – Satolli 1996: 582. 2 È risaputo come nel Settecento l’attuale Trentino fosse ripartito fra diverse compagini governative: parte ricadeva sotto il diretto controllo degli Asburgo e parte dipendeva dall’autorità temporale del Principe vescovo di Trento. Questa situazione, che perdurò fino al 1803, anno di secolarizzazione del Principato vescovile, di fatto comportò che le due aree furono diversamente interessate da quel processo di riforma che investì le terre direttamente soggette alla corona d’Austria. Un esempio lo fornisce proprio la legislazione di tipo sanitario.

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Rodolfo Taiani

a «rigoroso esame» ad Innsbruck3: questo esame sarebbe stato poi richiesto obbligatoriamente per ottenere in avvenire l’autorizzazione a esercitare. La normativa sanitaria emanata dall’imperatrice Maria Teresa nel 1770 aveva previsto per l’abilitazione all’esercizio della professione farmaceutica un esame sostenuto presso qualche facoltà medica al termine del richiesto tirocinio4. Queste prime disposizioni trovarono immediata applicazione solo in quei territori trentini posti sotto il diretto controllo della corona asburgica; per quelli compresi all’interno del Principato vescovile di Trento occorrerà attendere i primi anni dell’Ottocento perché analoghe normative fossero emanate e parzialmente applicate5. L’editto organico bavaro dell’8 settembre 1808 stabiliva che uno speziale potesse esercitare solo se in possesso dell’abilitazione rilasciata da uno dei tre comitati medici di programmata istituzione a Bamberga, Monaco e Trento e del titolo di studio acquisito al termine di un corso biennale frequentato presso uno degli istituti farmaceutici anch’essi di futura fondazione. Per accedere a questi corsi bisognava possedere le «necessarie disposizioni naturali» e sufficienti conoscenze in «lingua, fisica, matematica e storia naturale»6. Nella coeva normativa austriaca del 1808 si confermava l’iter studiorum che dava diritto alla licenza pro libera praxi7. Questo comprendeva l’assolvimento di tutte le classi della scuola normale, la buona conoscenza della lingua latina, il tirocinio di quattro anni come garzone e di due come assistente presso una farmacia e infine la frequenza di un corso universitario annuale. Dopo il 1814 l’autorizzazione all’esercizio della professione farmaceutica prevedeva come iter formativo la pratica di quattro anni come garzone e di due come assistente presso una farmacia, la frequenza per un anno di un corso universitario e infine l’esame pratico davanti al gremio farmaceutico. Di fatto, in mancanza di quel gremio che in Trentino non fu mai attivato8,

3 La normativa, evidentemente, non riguardava solo gli speziali, ma comprendeva tutte le altre professioni sanitarie. 4 Altrove, come nel Lombardo-Veneto, e fino al 1806, i farmacisti erano riconosciuti dal collegio farmaceutico della loro rispettiva Provincia, ma solo dopo aver svolto un servizio di cinque anni come garzone presso qualche farmacia. 5 Cfr. nota 2. 6 Foglio d’avvisi per il Circolo dell’Adige. Rovereto, 1808, n. 56: 881-900. 7 Raccolta delle leggi provinciali, dal 1mo gennaio sino all’ultimo aprile MDCCCXVI. Innsbruck: s.e.: 723-744. 8 Nonostante un primo progetto (Innsbruck, Tiroler Landesarchiv, Jüngeres Gubernium, Sanität, 1833, Fasz. 2462, Z. 8801), questi gremi, regolarmente attivi in alcuni territori della monarchia austriaca fin dalla fine del secolo XVIII, per effetto di un decreto del 2 giugno 1796, non furono mai insediati in Trentino (Vitali, 1907). I farmacisti di quest’area vennero così «incorporati» per effetto dell’ordinanza della Cancelleria aulica del 23 agosto 1832 nel Capo-gremio di Innsbruck (Trento, Archivio comunale, Sanità (XXIII), 1836, cart. 379).

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La professione farmaceutica tra Ottocento e Novecento

La professione farmaceutica tra Otto e Novecento

Tra Ottocento e Novecento il processo di professionalizzazione in ambito sanitario investe anche la farmacia ed è accompagnato da una particolare attenzione, anche all’interno dell’Impero asburgico, nei confronti degli iter formativi. In meno di quarant’anni vengono elaborati tre regolamenti: il primo nel 1853, il secondo nel 1859, il terzo nel 1889. Quello del 1853 rappresenta la prima norma organica interamente dedicata all’istruzione farmaceutica. La sua importanza risiede nell’istituzione, per la prima volta, dei corsi universitari biennali in farmacia a Graz, Innsbruck e Leopoli. L’attenzione del legislatore è in questa fase molto più indirizzata verso l’ultimo livello della formazione, piuttosto che sul periodo di pratica. La legge del 1853 introduceva un corso di studi con le seguenti materie obbligatorie: fisica sperimentale, mineralogia, zoologia, botanica nel primo anno; chimica generale organica e inorganica, chimica analitica, chimica farmaceutica, farmacognosia nel secondo1. Tra gli esami pratici era prevista la realizzazione di due preparati farmaceutici e un’analisi chimica. Al termine degli studi, superati i tre esami previsti, detti «esami di rigore», si otteneva il diploma di «maestro di farmacia»2. Per accedere all’università veniva richiesto l’attestato di prima classe rilasciato Questo contributo trae ampio spunto da Micheletti 2009-2010 e Micheletti 2010. 1 Raccolta delle leggi provinciali pel Tirolo e Vorarlberg, MDCCCLIII: 692. 2 Raccolta delle leggi provinciali pel Tirolo e Vorarlberg, MDCCCLIII: 696. Il titolo di maestro di farmacia è quello di cui si fregeranno tutti i farmacisti trentini diplomati in una delle università dell’Impero.

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Francesco Micheletti

da un ginnasio pubblico, quattro anni di tirocinio, il superamento dell’esame gremiale e l’aver prestato servizio per due anni come assistente presso una farmacia pubblica. Nel 1854 si decise di ridurre il primo periodo di praticantato da quattro a tre anni3. Rispetto alla norma del 1808, introdotta in Tirolo nel 1816, il percorso universitario fu dunque prolungato di un anno. Il regolamento del 1859 introdusse alcune modifiche rispetto al precedente: veniva richiesto il superamento dei primi quattro anni di ginnasio, a cui seguiva il periodo di praticantato in una pubblica farmacia, della durata di tre anni. A questi andavano aggiunti altri due anni nella bottega come assistente farmacista, e infine si accedeva all’università4. L’autorità esigeva sempre la frequenza degli anni di ginnasio richiesti. Una disposizione («normale») del 1867 raccomandava ai farmacisti il massimo rigore nell’assunzione dei praticanti, il cui possesso del certificato ginnasiale doveva sempre essere accertato: «si verifica di frequente il caso, che vengono assunti come apprendisti ed ammessi all’esame sul tirocinio dei giovani senza che comprovino d’aver assolto le 4 classi ginnasiali. Ciò porta la conseguenza, che i medesimi al tempo in cui si tratta la loro assunzione agli studi farmaceutici si rivolgono con supplica al Ministero onde vengano dispensati dalla giustificazione di aver assolto completamente il ginnasio inferiore. L’evasione negativa di simili istanze ha pei supplicanti la spiacevole conseguenza, che gli stessi, dopo una pratica di più anni, all’uopo di essere accettati nello studio farmaceutico, devono venir costretti a subire un esame sugli oggetti della 4a classe di ginnasio, esame ch’essi dovrebbero comprovare d’aver subito prima dell’assunzione loro quali apprendisti»5. Con la riforma del 1889, rimasta in vigore in Austria fino al 19226, venne alzato l’obbligo delle classi ginnasiali da quattro a sei, seguite dai consueti tre anni di praticantato. Venne invece abolito il biennio di assistentato. Subito dopo il praticantato avveniva dunque il passaggio al corso universitario biennale, cui dovevano seguire cinque anni di tirocinio detto anche quinquennio di servizio7. La novità più rilevante fu l’introduzione dell’obbligatorietà degli studi 3 Raccolta delle leggi provinciali pel Tirolo e Vorarlberg, MDCCCLIV: 134. 4 Raccolta delle leggi provinciali pel Tirolo e Vorarlberg, MDCCCLIX: 235-242. 5 ACT 3.23, Normali, 1867, n. 20. 6 Huter 1979: 402. 7 Raccolta delle leggi dell’Impero, MDCCCLXXXIX,: 573-577. Riguardo alle materie d’insegnamento erano previste per il primo anno fisica, botanica generale, botanica speciale, un corso pratico per la determinazione delle piante, un corso pratico di analisi chimiche, chimica generale organica e inor-

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percezione ed esercizio della professione farmaceutica in Trentino fra secolo XVIII e XX Due importanti protagonisti della storia della farmacia trentina, Pietro Cristofori e Giulio Conci, si confrontano a distanza di circa novant’anni sui contenuti e sui destini della professione farmaceutica maturati soprattutto nel corso dell’Ottocento. Un secolo di grandi cambiamenti che racconta della progressiva responsabilizzazione pubblica di una figura e della radicale trasformazione delle modalità di produzione e commercializzazione del farmaco. In definitiva il passaggio da speziale a farmacista.

Rodolfo Taiani è responsabile dell’area editoria e servizi della Fondazione Museo storico del Trentino al cui interno segue anche un progetto sui temi legati alla storia della sanità. A questi argomenti ha dedicato numerose pubblicazioni.

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