Il mondo intellettuale cattolico trentino e i «nuovi tempi»: un'analisi delle fonti: 1910-1915

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Il volume propone un’accurata rassegna delle fonti a stampa in grado di illustrare la posizione del movimento cattolico trentino rispetto alle grandi trasformazioni in atto negli anni immediatamente precedenti allo scoppio della Grande Guerra. Emergono così i principali tratti distintivi di un settore di pensiero, che coinvolgeva una larga fetta di popolazione trentina e il suo difficile rapporto con i «nuovi tempi». Sommario Presentazione di Severino Vareschi; Introduzione; Capitolo primo: Il pensiero della Curia; Capitolo secondo: Il quotidiano Il Trentino; Capitolo terzo: Il bollettino S. Vigilio; Capitolo quarto: La Rivista Tridentina; Capitolo quinto: Altre pubblicazioni; Capitolo sesto: Note conclusive; Articoli riguardanti padre Agostino Gemelli ofm; Riferimenti bibliografici; Indice dei nomi.

Il mondo intellettuale cattolico Roberto Ghetta trentino e i «nuovi tempi»

Roberto Ghetta Il mondo intellettuale cattolico trentino e i «nuovi tempi»

Il mondo intellettuale cattolico trentino e i «nuovi tempi» Roberto Ghetta

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Roberto Ghetta Nato nel 1969, è originario di Cavalese. Dopo la laurea in ingegneria elettronica ha lavorato alcuni anni come dirigente d’azienda. Successivamente ha conseguito il baccalaureato in teologia e nel 2008 è stato ordinato sacerdote della diocesi di Trento. Attualmente è vicario parrocchiale a Mezzolombardo.

ISBN 978-887197-113-1

E 14,00

www.museostorico.it info@museostorico.it telefono +39.0461.230482 fax +39.0461.237418

20 archivio trentino

Quaderni di


Roberto Ghetta

Il mondo intellettuale cattolico trentino e i nuovi tempi un’analisi delle fonti: 1910-1915 con una presentazione di

Severino Vareschi

Fondazione Museo storico del Trentino 2009

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Presentazione

L’episcopato di Celestino Endrici (1904-1940) è stato per la Diocesi di Trento un fatto di fondamentale importanza, in particolare i dieci anni del primo anteguerra. Molto era già in corso a vari livelli dall’epoca degli episcopati precedenti, in particolare dall’epoca di Benedetto Riccabona (1861-1879), che aveva aggiunto al recupero spirituale e pastorale avvenuto sotto il vescovo Giovanni Nepomuceno de Tschiderer (1834-1860) una più esplicita vena ultramontana, intransigentista e militante. Era cresciuto l’impegno e l’investimento nella formazione del clero, l’impulso alle devozioni, l’organizzazione della diocesi, la sensibilizzazione ideologica antiliberale, l’attenzione e l’attaccamento alla Sede romana (nel contesto delle sue questioni con il Regno d’Italia), ma anche l’impegno e le iniziative per il sollievo economico e sociale delle popolazioni trentine: era nato il movimento cooperativistico cattolico, con un numero e un volume via via crescente di realizzazioni, soprattutto nel campo dell’approvvigionamento, dello smercio e del piccolo credito. Tutto era avvenuto, da una parte, nella cornice e con il supporto ideologico di una sempre più esplicita polemica antiliberale e antimodernistica, dall’altra facendosi carico dell’affermazione e della difesa del carattere specifico e nazionale del territorio e delle popolazioni trentine, senza per questo mettere in discussione, da parte cattolica, il fondamentale lealismo verso lo Stato austriaco e la casa d’Asburgo. Il tutto non ignorando, anzi facendo ricorso in maniera crescente e più convinta agli strumenti della società di massa: associazionismo, stampa, opinione pubblica, partito. All’inizio del 1864 era nato, con il severo esergo, mutuato da Sant’Agostino, «Amate gli uomini, uccidete gli errori», il trisettimanale diocesano l’Eco delle Alpi Retiche, rifondato due anni dopo con la più esplicita testata La Voce Cattolica. Negli anni settanta l’azione politica dei cattolici trentini nelle istituzioni della Provincia e dello Stato cominciò a differenziarsi nettamente, per volere di Riccabona, dagli indirizzi e dall’azione dei liberali. Nei secondi anni novanta si aprì un nuovo fronte polemico con i socialisti, che i catto-


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lici tentarono subito di fronteggiare con la fondazione di circoli di cultura popolare confessionale denominati «Società agricole operaie cattoliche». Già nel primo anno di episcopato di Endrici venne infine costituita l’Unione politica popolare del Trentino, che l’anno seguente si chiamò Partito popolare del Trentino. Il motore e gli «ideologi» di tutto questo movimento e di queste imprese furono, a partire dai primi anni novanta, due sacerdoti anauni formatisi a Roma durante il pontificato leonino: Celestino Endrici e Guido De Gentili. Il primo capitolo di questo studio presenta sommariamente ma in modo perspicuo la fisionomia della diocesi di Trento e le impostazioni teologicopastorali del vescovo Endrici e dei suoi collaboratori, nonché del Comitato diocesano di Azione Cattolica fondato nel 1898. In effetti, tra gli intenti principali di Endrici, ci fu da subito la riorganizzazione e il rilancio del settore stampa propaganda e formazione, in cui investire progettualità e risorse per giungere ad alte tirature e a una diffusione capillare. Nel 1905 il direttore de La Voce Cattolica don Guido De Gentili assumeva la presidenza del Comitato diocesano di Azione Cattolica e lasciava al ventiquattrenne Alcide Degasperi la direzione del giornale. Nello stesso anno la tipografia del Comitato diocesano venne radicalmente rinnovata. Pochi mesi dopo avveniva il cambio delle testate: il settimanale popolare cattolico-sociale Fede e Lavoro diventava La Squilla, La Voce Cattolica diventava Il Trentino: una deconfessionalizzazione delle testate che mirava a conferire alle stesse maggior forza di penetrazione in tutti gli ambienti e professava in certo modo una identificazione del Trentino con il mondo cattolico tout court. I giornali e gli esponenti avversari liberali e socialisti compresero perfettamente il senso dell’operazione e non gradirono. Lo stile giornalistico degli organi cattolici si adattava bene alle caratteristiche e al pubblico delle diverse testate: accademico-scientifico per la Rivista Tridentina (che era l’organo dell’Associazione universitaria cattolica trentina); pastorale pratico (e non sempre eccelso) per il bollettino del clero S. Vigilio; variegato ma mai sciatto, non di rado impegnativo e all’occorrenza polemico, per Il Trentino; immediato e penetrante per La Squilla. Al punto che i vecchi giornalisti del liberale Alto Adige dichiaravano francamente il loro smarrimento di fronte all’aggressività degli organi del giovane movimento cristiano sociale trentino. Mentre il settimanale Fede e Lavoro/La Squilla ha ottenuto l’attenzione di Quinto Antonelli che gli ha dedicato anni fa (Rovereto 1976) un attento studio, non esisteva a tutt’oggi per Il Trentino, per il S. Vigilio e per la Rivista Tridentina, che sono i maggiori strumenti di elaborazione culturale


della diocesi e le sedi del suo confronto con la cultura moderna, un’indagine adeguata all’importanza di queste testate (se si eccettuano gli spunti di attenzione ad essa dedicati da Armando Vadagnini, Gianni Faustini e Michele Nicoletti). Ad esse, limitatamente agli anni 1910-1915 è dedicata la puntuale analisi di Roberto Ghetta in altrettanti capitoli di questo studio che è nato come tesi di baccalaureato presso lo Studio teologico accademico di Trento. In un quinto capitolo viene presentata in maniera più sommaria, ma sempre sulla base di una loro lettura integrale per gli anni in indagine, una serie di altri organi di stampa della diocesi dal carattere più settoriale come (oltre La Squilla) L’Educatore, Strenna Trentina, Juventus, L’Amico Serafico, l’Annuario del Ginnasio pareggiato Principesco Vescovile, il Catalogus Cleri, La Cooperazione Trentina, la Resolutio Casuum ex Sacra Theologia, L’amico delle Famiglie e altri. Nella relazione ad limina del 1913 Endrici riassumeva in questi termini il sistema diocesano delle comunicazioni: un quotidiano, due settimanali, un quindicinale, due mensili, un bimestrale, due trimestrali. In tutto nove giornali o riviste soltanto nella parte italiana della diocesi, per una tiratura complessiva, nella rispettiva periodicità, di 40.000 esemplari ogni volta. Si aggiungevano, nella parte tedesca (circa un terzo della diocesi), due bisettimanali, un trisettimanale, un mensile, oltre a diversi altri giornali fatti venire da Innsbruck. Lo studio delle varie testate viene condotto dal nostro autore sempre in due riprese: la presentazione sommaria delle caratteristiche e scelte editoriali di ciascuna rivista e la rassegna dei principali contenuti di ognuna di esse, con qualche singolo approfondimento. Ci sembra vada sottolineata, oltre alla già molto apprezzabile e pionieristica ricerca e integrale lettura di questi organi per i sei anni in questione, l’intelligenza dell’analisi e l’acribia della discussione critica. Il quadro che esce della cultura cattolica trentina di inizio secolo, dove un ruolo fondamentale spetta al clero, è quello di una netta collocazione intransigentista e antimodernistica e tuttavia non per questo reazionaria e avversa alle problematiche e alle novità della modernità, anzi ad esse interessata e curiosa, specialmente verso quelle di carattere tecnico-scientifico. Quella della discussione critica con la modernità appare nel cattolicesimo trentino di inizio secolo XX una sfida gagliardamente affrontata sulla base della convinzione di possedere nella propria philosophia perennis, nel magistero e programma pastorale dei papi Leone XIII e Pio X e nella consistenza e organizzazione del corpo cattolico le risorse sufficienti ad affrontare in maniera adeguata la battaglia epocale per una società cristiana.

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L’autore non si sottrae al compito di valutare criticamente la tenuta (o meno) di queste posizioni e il successo di questi sforzi in ordine ai propri obiettivi e in un impegnativo e, ci si passi l’ossimoro, dichiaratamente ancora aperto capitolo di conclusione, presenta una serie di chiavi interpretative e di questioni che sono altrettante indicazioni per l’ulteriore approfondimento di una ricerca che egli ha positivamente, crediamo noi, inaugurato. Severino Vareschi


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Introduzione

La storiografia degli ultimi decenni ha posto non poca attenzione al Trentino di inizio Novecento. Fra le varie componenti, appaiono in evidenza i movimenti cattolici che, nell’allora Welschtirol, operarono e contribuirono a formare l’identità di questa regione di frontiera. Le ragioni di quest’attenzione sono molteplici: la pionieristica e tuttora vitale organizzazione cooperativistica «bianca»; l’importanza della figura di Alcide Degasperi; il tradizionale interesse per la storia locale manifestato dai trentini, con il conseguente importante sostegno degli enti pubblici nelle pubblicazioni. Una lacuna di questa ampia produzione è stata da molti individuata nella mancanza di studi sul clero trentino e più in generale sugli intellettuali cattolici1. Con questo lavoro intendiamo contribuire a colmare tale lacuna, presentando una disamina del confronto/scontro fra cultura «cattolica» e cultura «laica». L’intento è quello di dar voce ai protagonisti. È per questo che abbiamo 1

Pombeni 2005: 30 sgg.; Rasera 1985.

preso la decisione di far parlare il più possibile le fonti. Abbiamo infatti abbondato in citazioni e cercato di presentare, più o meno sinteticamente, le molte pubblicazioni stampate dai cattolici. L’abbondanza delle fonti dice da sola la voglia di comunicarsi del mondo ecclesiale d’allora, sicché esso arriva a noi ancora vivace e talvolta profetico. La lunghezza, sia del titolo sia dell’elaborato, indicano che non siamo ancora in grado di presentare un lavoro di sintesi. Abbiamo cercato più che altro di dare un’utile base per ulteriori studi e approfondimenti. Consideriamo il nostro contributo come un piccolo tassello di una storia della cultura cattolica trentina. Pur tuttavia in sede di conclusione proveremo a tirare le fila del discorso, indicando alcune linee di riflessione che ci paiono maggiormente importanti. Prima di procedere nell’analisi delle fonti vogliamo presentare sinteticamente i limiti in cui si svolge la presente ricerca.


Il volume propone un’accurata rassegna delle fonti a stampa in grado di illustrare la posizione del movimento cattolico trentino rispetto alle grandi trasformazioni in atto negli anni immediatamente precedenti allo scoppio della Grande Guerra. Emergono così i principali tratti distintivi di un settore di pensiero, che coinvolgeva una larga fetta di popolazione trentina e il suo difficile rapporto con i «nuovi tempi». Sommario Presentazione di Severino Vareschi; Introduzione; Capitolo primo: Il pensiero della Curia; Capitolo secondo: Il quotidiano Il Trentino; Capitolo terzo: Il bollettino S. Vigilio; Capitolo quarto: La Rivista Tridentina; Capitolo quinto: Altre pubblicazioni; Capitolo sesto: Note conclusive; Articoli riguardanti padre Agostino Gemelli ofm; Riferimenti bibliografici; Indice dei nomi.

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Roberto Ghetta Il mondo intellettuale cattolico trentino e i «nuovi tempi»

Il mondo intellettuale cattolico trentino e i «nuovi tempi» Roberto Ghetta

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Roberto Ghetta Nato nel 1969, è originario di Cavalese. Dopo la laurea in ingegneria elettronica ha lavorato alcuni anni come dirigente d’azienda. Successivamente ha conseguito il baccalaureato in teologia e nel 2008 è stato ordinato sacerdote della diocesi di Trento. Attualmente è vicario parrocchiale a Mezzolombardo.

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