Opzioni guerra e resistenza nelle valli ladine. Livinallongo (1939-1945)

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LUCIANA PALLA

OPZIONI GUERRA E RESISTENZA NELLE VALLI LADINE Il diario di Fortunato Favai Livinallongo 1939-1945

Museo Storico in Trento onlus - Union Ladins Fodom


ARCHIVIO DELLA SCRITTURA POPOLARE STUDI E D OCUMENTI Collana a cura di QUINTO A NTONELLI L’Archivio della scrittura popolare che ha sede presso il Museo storico in Trento è, innanzitutto, un luogo fisico di raccolta, catalogazione, conservazione e messa a disposizione per lo studio di testi autobiografici (e autografi) di origine popolare. Diari, autobiografie, epistolari, ma anche canzonieri, libri di famiglia, ricettari e quaderni di scuola di scriventi non professionisti trovano qui un riparo dalla dispersione e, nel contempo, si trasformano in documenti storici. L’Archivio, quindi, è anche luogo di studio, di dibattito, di confronto: con i suoi otto seminari ha tracciato un percorso metodologico e di ricerca del tutto originale, che va dalla messa a punto delle definizioni di campo e degli strumenti di catalogazione all’approfondimento tematico. Ora l’Archivio intende rendere visibile questo duplice impegno dando vita, sotto il proprio nome ad una serie editoriale anch’essa divisa in due collane. Scritture di guerra (in coedizione con il Museo della Guerra di Rovereto) riproduce, in una trascrizione fedele e leggibile, i testi autobiografici relativi all’esperienza della Grande Guerra. Questi nostri Studi e Documenti, invece, intendono, da un lato, riportare direttamente le ricerche e le riflessioni (storiche, antropologiche, linguistiche) condotte sui materiali dell’Archivio e, dall’altro, gettare un ponte, di volta in volta, o verso ricerche laterali o verso studi affini provenienti da vari centri europei.


LUCIANA PALLA

OPZIONI GUERRA E RESISTENZA NELLE VALLI LADINE Il diario di Fortunato Favai Livinallongo 1939-1945

MUSEO STORICO

IN

TRENTO onlus - Union Ladins Fodom Trento 2000


Presentazione

Prejentazion

Il diario di Fortunato Favai, il Fortunato Favai, quale è contemporaneamente protagonista ed osservatore della vita giorno per giorno della comunità di Livinallongo nel periodo delle opzioni e dell’occupazione tedesca (19391945), costituisce uno straordinario documento di quegli anni tormentati, in cui le popolazioni ladine furono inglobate nei folli progetti del Terzo Reich, contro ogni norma di diritto internazionale. Grazie alla sofferta testimonianza qui raccontata, questo volume contribuisce a fare chiarezza su quel periodo così buio per le valli ladine, che di fatto le vide compromesse con il nazismo di Hitler, accusa questa gravida di conseguenze nel secondo dopoguerra. Con la pubblicazione di questa memoria si intende iniziare uno studio del passato, o meglio, di quel passato, che

cugnisciù come Nato Mone da Ornela, l’à scrit nte 28 quaderni sua esperienza e sue imprescion su chël che l’é suzedù dì per dì nta Fodom dal ’39 al ’45, cànche contra ogni dërt dele nazion, i ladins ie stei touc ite nte l’acord dele opzion con dut chël che l’é vignù laprò. L’autor nstës l’à volù ne dé chësta testimoniànza percié che nos podombe ntëne nte ci dificolté che la jent l’è vivësta e podombe dé n dërt giudize del scur de chi agn. Chëst diario l’è un dei documenc che, auna con autri, l ne dëida senzauter a lieje nosta storia soura pregiudizi e senza se braglé ados.


non giustifichi né colpevolizzi, ma semplicemente contribuisca a documentare dall’interno, in una visione storiografica metodologicamente corretta, quanto effettivamente successe, dando voce alle popolazioni stesse. L’edizione è stata sostenuta congiuntamente dal Museo storico in Trento, che già da tempo si occupa della valorizzazione della storia locale e delle “storie popolari”, e dall’associazione Union Ladins Fodom, di Livinallongo, la quale, nel suo piccolo, già altre volte si è impegnata in una rivisitazione coraggiosa del proprio passato, per sciogliere ambiguità, vittimismi, pregiudizi che tuttora gravano sulla vita della comunità. Il direttore del Museo Storico in Trento

VINCENZO CALÌ

Per chëst l’Union Ladins da Fodom l’à volù dasën ence la publicazion del liber. L’à daidé pro l Museo Storico n Trënt, che da temp l cura la valorizazion dela storia dele popolazion e ence dela jent ladina. President de L’Union Ladins Fodom

RAFFAELE IRSARA


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Introduzione

1. Nota biografica Fortunato Favai (18991961), l’autore dei Quaderni che qui pubblichiamo, nacque e visse la gran parte della sua vita nel paese di Ornella, frazione del comune di Livinallongo (Belluno), prima nella famiglia d’origine, poi con la moglie Maddalena Roncat (1906-1999) e con i figli Ugo (1933-1975) e Ave (nata nel 1943). Si allontanò dal paese solo quando ne fu costretto per necessità, sempre con l’intenzione di tornarci al più presto. Il primo esodo, traumatico, fu causato dallo scoppio della guerra nel maggio 1915, quando insieme alla famiglia andò profugo a Velturno in provincia di Bolzano; tornò nell’estate 1918, dopo il ritirarsi del fronte delle Dolomiti al Piave e al Grappa, per cominciare l’opera di ricostruzione della propria casa. Sotto la protezione del paese e nella saldezza degli affetti familiari egli coltivava la massima aspirazione della sua vita che si realizzò solo a tratti: insegnare. Prese il diploma di maestro per corrispondenza ma non conseguì mai l’abilitazione perché - racconta la moglie - non si presentò all’esame convinto che non l’avrebbe mai superato; grande amante dello studio e della lettura, era di carattere schivo, timido e di grande modestia, tanto da sottovalutare le proprie capacità e potenzialità. Poté così fare delle supplenze anche lunghe, nel primo dopoguerra, nelle scuole elementari di Corte, Ornella, Soraruaz, Larzonei (frazioni del comune di Livinallongo), ma poi, con suo grande dolore, venne escluso dall’insegnamento. I suoi alunni lo ricordano ancor oggi come un maestro molto bravo, che sapeva comunicare e farsi amare dai ragazzi.


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Introduzione

Sempre per necessità, trovandosi in difficoltà economiche, passò alcuni inverni sul Passo Sella a fare il precettore dei figli di un albergatore. Infine prese in affitto l’Albergo Italia, a Pieve di Livinallongo, perché i redditi della campagna di Ornella non erano sufficienti a vivere. Proprio a Pieve scrisse il suo diario, nel tramestio della vita del locale pubblico, ed ogni tanto nel silenzio della casa del paese natale, insieme alla famiglia. Dopo la seconda guerra si trasferì definitivamente ad Ornella, a lavorare la campagna, come aveva sempre desiderato, ma continuò a partecipare alla vita pubblica: sostenne apertamente l’affermarsi del movimento ladino a Livinallongo nel 1945-1948, seguì passo passo, con apprensione, le trasformazioni del comune in cui negli anni ‘50 si avvertivano già i segni dell’abbandono dell’economia agropastorale e dello spopolamento dei paesi di montagna.

2. Caratteristiche del diario La memoria di Fortunato Favai si compone di 27 quaderni di formato cm 15 x 20 e di un quadernetto di cm 10 x 15, scritti a mano, con penna blu e nera. Egli scrive in maniera molto ordinata, ben leggibile, perché intende lasciare ai posteri un documento sui fatti accaduti a Livinallongo dal momento dell’accordo italo-tedesco del 1939 riguardante l’opzione per il Reich e sugli avvenimenti della seconda guerra sui diversi fronti. Fortunato acclude ad integrazione delle sue notizie molti articoli tratti da giornali dell’epoca. Il racconto inizia il 30 marzo 1940 con un quadro complessivo sull’opzione a Livinallongo, prosegue mese dopo mese narrando con ordine le notizie metereologiche, di demografia paesana, di economia locale, i fatti accaduti nel paese, e poi il quadro generale della situazione di guerra. La narrazione è molto particolareggiata, spesso giornaliera, sino all’autunno1943. Da quel momento Fortunato si concentra soprattutto su alcuni temi, legati alla sua esperienza personale sotto l’occupazione tedesca, ed il racconto diventa più agile. Dall’estate 1945 al novembre 1948 egli si sofferma solo su alcuni “fatti degni di nota” verificatisi nel comune, riguardanti soprattutto la vita contadina e problemi di amministrazione locale. Il 1o novembre 1948 tratta per l’ultima volta la “questione optanti per la Germania”, soffermandosi sui problemi legati al rientro della popolazione emigrata nei territori del Reich. Dopo un silenzio di 4 anni, Fortunato riprende la sua narrazione nel 1953 e la continua fino al 1958, riportando, come al solito, sebbene


Introduzione

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Fortunato Favai con i suoi alunni di Ornella. (Fonte: Ave Favai)

in sintesi, le secondo lui più rilevanti notizie metereologiche, demografiche, economiche e politiche locali. I momenti in cui sembra che la penna gli prenda la mano sono quelli in cui si sofferma a ripensare al buon tempo antico, fatto di una salda moralità, ed alle tradizioni ormai intaccate in ogni settore dalla modernità. I quaderni si chiudono con un senso di disagio e di impotenza verso le trasformazioni in atto nella comunità, il cui sfaldamento secondo Fortunato ebbe inizio


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Introduzione

in quel lontano 1939, quando la popolazione, optando per la Germania, venne meno alla salda moralità degli avi e si divise sotto il miraggio di una vita migliore in terre lontane, ripudiando la propria storia e le proprie origini. Nella trascrizione dei primi quaderni delle Memorie del Favai abbiamo lasciato ampio spazio anche alle “note paesane” non strettamente legate ai temi dell’opzione, ed alle considerazioni più varie con cui l’autore via via commenta gli avvenimenti: questo per dar modo al lettore di rendersi conto del modello di narrazione che Fortunato ha voluto lasciare ai posteri. Col proseguire del racconto ci siamo invece limitati a riportare i fatti e i commenti più strettamente legati al clima creatosi a Livinallongo nel periodo 1940-1945, mettendo alla fine di ogni quaderno una sintesi degli argomenti omessi. Il testo è stato trascritto in modo del tutto conforme all’originale. Alcuni isolati interventi di normalizzazione ortografica sono stati segnalati in nota. In parentesi quadra abbiamo collocato i modesti restauri di qualche parola, ed abbiamo segnalato le omissioni operate.

3. Inquadramento storico Si è creduto opportuno inquadrare il racconto del Favai nel contesto più ampio degli eventi nazionali ed europei del periodo 1939-45, facendolo precedere da un saggio storico introduttivo riguardante i temi in esso trattati (accordo italo-tedesco sulle opzioni, occupazione tedesca del 1943-45, resistenza), in modo da dare al lettore una visione più ampia ed articolata delle problematiche che Fortunato affronta sulla base della sua esperienza personale e delle sue conoscenze dell’epoca. A questo scopo, oltre che servirci della letteratura già esistente su questi argomenti, abbiamo colto l’occasione per un approfondimento della situazione dei tre comuni ladini ex asburgici di Livinallongo, Colle S. Lucia e Cortina in quel difficile periodo raccogliendo la voce di alcuni protagonisti di allora ancora viventi, che nel saggio viene utilizzata insieme alle altre fonti edite ed inedite. Riportiamo l’elenco delle testimonianze raccolte in occasione di questo studio, alcune delle quali per motivi di spazio non compaiono nel volume. Accanto ai dati riguardanti i singoli testimoni, indichiamo fra parentesi il nome del “mediatore” che ci ha messo in contatto con essi. Le registrazioni sono quasi tutte in ladino, solo qualcuna è in italiano per espressa volontà dell’intervistato, cui è stata lasciata completa libertà nella scelta della lingua in cui esprimersi. Nel riportare parti di testimonianza si è proceduto alla traduzione dei testi in italiano per


Introduzione

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una più facile comprensione, cercando di mantenerne intatti il senso e l’espressione. L’incontro si è svolto spesso alla presenza di familiari che hanno dato anch’essi un contributo alla conversazione. I nastri registrati sono al momento in mio possesso. AGOSTINI VITO e FRENA GERMANA, nati a Colle S. Lucia rispettivamente il 25.11.1913 e il 9.11.1925, ivi residenti. Intervista del 4.3.1999 (Maria Sief). COLCUC LUIGI, nato a Rucavà (Colle S. Lucia) il 21.10.1926, ivi residente. Intervista del 16.3.1999 (Maria Sief).

sta del 26.6.1999 (Ferruccio Vendramini). D E L U N A R D O E UGENIO , nato a Livinallongo il 29.9.1919, ivi residente. Intervista del 28.7.1999. GASPARI EVALDO, nato a Cortina il 15.6.1927, ivi residente. Intervista del 16.4.1999 (M. Luisa Viel).

CONSTANTINI ANGELO, nato a Cortina il 30.11.1923, ivi residente. Intervista del 16.6.1999.

G IRARDI L EO , nato a Cortina il 7.7.1926, ivi residente. Intervista del 3.6.1999 (Silvio Menardi).

COSTA FRANCESCA, nata a Livinallongo il 20.4.1920, ivi residente. Intervista del 30.11.1999.

G RONES G . BATTISTA , nato a Livinallongo il 26.7.1900, deceduto il 26.12.1989. Intervista del 15.2.1983.

CREPAZ CATERINA, nata a Livinallongo il 5.2.1923, ivi residente. Intervista del 14.10.1999. CREPAZ G. BATTISTA , nato a Colle S. Lucia il 25.9.1919, ivi residente. Intervista del 25.5.1999 (Maria Sief). DARIZ BRUNO, nato a Livinallongo il 16.3.1927, ivi residente. Intervista del 30.11.1999. DARIZ GERMANO, nato a Colle S. Lucia il 23.4.1924, ivi residente. Intervista del 23.2.1999 (Maria Sief). DARIZ M. ELISABETTA , nata a Colle S. Lucia il 10.9.1930, ivi residente. Intervista del 15.2.1999 (Maria Sief). D E L UCA L I N O, nato a Borca il 10.9.1921, ivi residente. Intervi-

I LLING U GO , nato a Bolzano il 5.5.1924, residente a Cortina. Intervista del 22.4.1999 (M. Luisa Viel). LE Z U O ALESSIO, nato a Colle S. Lucia il 24.10.1924, residente a Pescosta (Bolzano). Intervista del 15.3.1999. LEZUO M. PIERINA, nata a Livinallongo il 20.7.1920, ivi residente. Intervista dell’8.8.1999. L ORENZI L EO , nato a Cortina il 21.9.1926, ivi residente. Intervista del 20.5.1999 (Silvio Menardi). MENARDI ANGELO, nato a Cortina il 18.3.1913, ivi residente. Intervista del 29.4.1999 (M. Luisa Viel). MENARDI S ILVIO , nato a Cortina il


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Introduzione 27.4.1927, ivi residente. Intervista del 5.5.1999 (M. Luisa Viel).

NICOLAI OMERO, nato a Selva di Cadore il 13.7.1921, ivi residente. Intervista del 24.11.1999 (Maria Sief). PALLA VERONICA, nata a Livinallongo il 5.6.1924, ivi residente. Intervista del 21.7.1999. PALLABAZZER A LMA, nata a Colle S. Lucia il 30.3.1929, ivi residente. Intervista del 4.3.1999 (Maria Sief).

PIAI A. MARIA, nata a Colle S. Lucia il 22.2.1930, ivi residente. Intervista del 18.5.1999 (Maria Sief). S I E F ALBINO, nato a Livinallongo il 12.1.1913, ivi residente. Intervista del 10.12.1999. S IEF E MILIO, nato a Livinallongo il 30.9.1914, ivi residente. Intervista del 14.7.1999. S IEF GIOVANNI, nato a Colle S. Lucia l’1.8.1932, ivi residente. Intervista dell’11.2.1999 (Maria Sief).

PALLABAZZER ETTORE, nato a Colle S. Lucia il 2.5.1927, ivi residente. Intervista del 2.2.1999 (Maria Sief).

S IORPAES GIULIO, nato a Cortina il 18.1.1929, ivi residente. Intervista del 26.8.1999.

PELLEGRINI BENIGNO, nato Livinallongo il 3.10.1927, ivi residente. Intervista del 21.3.1984.

ZORZ VITTORIO, nato a Livinallongo il 3.5.1925, ivi residente. Intervista del 14.10.1999.


OPZIONI GUERRA E RESISTENZA FRA LE POPOLAZIONI LADINE di

LUCIANA PALLA


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Visita a Cortina dell’imperatore Carlo I nel 1918 (Fonte: Evaldo Gasperi)


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PARTE PRIMA –––––––

L’accordo italo-tedesco delle opzioni per il Reich

§ 1. Negli accordi italo-tedeschi sull’Alto Adige, discussi a Berlino il 23 giugno 1939 e conclusi a Roma il 21 ottobre dello stesso anno - secondo i quali “tutti i nativi e originari dell’Alto Adige dovranno, in modo inequivocabile e irrevocabile, decidere secondo libera coscienza se rimanere italiani […] o divenire cittadini germanici per intimi radicati sentimenti ed emigrare conseguentemente in Germania, ove troveranno tutti insieme riuniti, pieno riconoscimento morale e degna e conveniente situazione economica”1 - , risultavano incluse pure le popolazioni ladine della provincia di Bolzano (val Badia e Gardena) e della provincia di Belluno (Livinallongo, Colle S. Lucia e Ampezzo). Veniva esclusa invece la val di Fassa, in provincia di Trento, anche se circa 300 fassani riusciranno in seguito ad essere accettati come optanti per il Reich2. Tale scelta, voluta dal regime nazista, si poteva facilmente giustificare ricorrendo alla storia delle popolazioni ladine. Sino al 1918, mo-

) G. Mastromattei - A. Bene, Le norme per il rimpatrio dei cittadini germanici e per l’emigrazione di allogeni tedeschi dell’Alto Adige in Germania, in “La Provincia di Bolzano”, XIII, 254 (26 ottobre 1939). Fra la vasta bibliografia sugli accordi per l’Alto Adige del 1939 si citano in primis i seguenti saggi: M. Toscano, Storia diplomatica della questione dell’Alto Adige, Bari 1967; R. De Felice, Il problema dell’Alto Adige nei rapporti italo-tedeschi dall’Anschluss alla fine della seconda guerra mondiale, Bologna 1973; K. Stuhlpfarrer, Umsiedlung in Südtirol 1939-1940, Wien-München 1985; Die Option, a cura di R. Messner, München-Zürich 1989; Die Option. Südtirol zwischen Faschismus und Nationalsozialismus, a cura di K. Eisterer - R. Steininger, Innsbruck 1989; Option Heimat Opzioni, a cura del Tiroler Geschichtsverein Bozen, Bolzano 1989.

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) Come i cimbri e i mocheni compresi nella provincia di Trento, anche i fassani poterono optare, ma non fu per essi prevista la liquidazione dei beni: da parte trentina e italiana fin dagli inizi del 900 si era sempre fatto di tutto per sottrarre la val di Fassa all’influenza del mondo tirolese-tedesco, negandone d’altra parte il carattere ladino in favore di una sua presunta italianità. Sull’opzione nelle valli ladine, in particolare nella val Gardena, cfr. L. Steurer, Historisches zur Ladinerfrage, in “Skolast”, 24/2-3, 1979, pp. 3-10.

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O PZIONI , G UERRA

E

R ESISTENZA

FRA LE

POPOLAZIONI LADINE

mento dell’annessione all’Italia, le cinque valli ladine dolomitiche avevano vissuto sotto l’amministrazione asburgica, in un legame socioeconomico e politico molto stretto con i vicini sudtirolesi di lingua tedesca. L’inserimento nel Regno d’Italia portò non solo alla rottura di questi rapporti ormai consolidatisi da secoli, ma anche alla divisione della Ladinia nel gennaio 1923, quando i tre comuni di Livinallongo, Colle e Cortina furono inclusi in provincia di Belluno. Questi passaggi, improvvisi e non richiesti, di stato e di provincia furono male accolti dalle popolazioni ladine: venne contestata ogni volta che si presentò l’occasione la presunta imposta italianità sul piano storico, culturale, economico, ed infine etnico. La gente di Livinallongo infatti, assieme a Colle e Cortina, sin dal primo dopoguerra si era mostrata refrattaria all’estensione in toto ai suoi territori della legislazione italiana, aveva affermato di appartenere al gruppo ladino per lingua, storia, tradizioni, a prescindere da ogni disputa sulla scientificità o meno dell’esistenza di tale etnia, ed aveva opposto una passiva resistenza all’assimilazione tentata dal regime fascista. I legami fra Sudtirolo tedesco e valli ladine erano stati forti – anche se naturalmente non privi di contrasti, trattandosi pur sempre di gruppi linguisticamente diversi e di dispari potenzialità economiche soprattutto riguardo alla proprietà terriera – non solo sul piano amministrativo, ma anche del sentimento d’identità: solo dalla seconda metà dell’800 si delinea chiaramente l’esistenza di un’autocoscienza ladina, prima limitata a gruppi elitari, e poi di massa dopo la prima guerra, con l’annessione all’Italia. Il senso di appartenenza al mondo tirolese, la fratellanza con i vicini di lingua tedesca non viene mai del tutto meno, si accompagna spesso al nascente sentimento ladino, il quale poche volte, fino al 1948, si presenta del tutto autonomo e critico verso la realtà tedesca oltre che verso quella italiana. Ciò è vero soprattutto a partire dal 1918, quando l’inserimento in uno stato altro fa nascere un’alleanza fra i due gruppi per proteggere le proprie identità: al momento dell’accordo italo-tedesco del 1939 tirolesi e ladini avevano più volte rivendicato una certa affinità storica, di usi e costumi, nella necessità di mantenere un’alleanza per affrontare i problemi inerenti alla salvaguardia delle loro comunità minacciate dall’opera di italianizzazione. Non sorprende quindi che il territorio degli accordi di Berlino comprendesse anche i tre comuni della provincia di Belluno, perché la sorte dei ladini sino a quel momento era stata legata, nel bene e nel male, alle scelte e vicende sudtirolesi, complice il complesso d’inferiorità dei ladini, dovuto soprattutto alla propria scarsità numerica, ed il rifiuto di parte italiana di riconoscere l’esistenza di una specificità ladina.


IL DIARIO DI FORTUNATO FAVAI



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FASCICOLO I –––––––

1940 Memorie

30 marzo 1940 XVIII - Ricordi della vita Questa è una rievocazione di memorie d’un importanza Storica per il mio paese, è il riassunto degli importanti avvenimenti di 5 mesi, i quali hanno determinato questo Storico avvenimento: L’accordo Italo Germanico per l’emigrazione degli Allogeni in Germania. In base a tale accordo gli allogeni della Provincia di Bolzano e delle Valli Ladine di Fassa - Livinallongo e Cortina d’Ampezzo acquistarono il diritto di optare per la Germania e divenire cosi cittadini germanici, venire cosi trasferiti in Germania1. Tale accordo ebbe delle ripercussioni funeste in tutte le parti del territorio incluso nel patto suddetto. Non mi dilungherò a lungo a illustrare i fatti avvenuti in Alto Adige dove il 90% circa della popolazione decise di optare per la Germania pur rimpiangendo di lasciare le ricche e stupende posizioni natali, con i suoi meravigliosi fruttetti, vignetti per dirigersi verso un avvenire ignoto, in luoghi che loro chiamano la loro Patria, ma per loro stranieri2. Non mi dilungherò dico sugli avvenimenti di questi paesi, poiche mi sono particolarmente prefisso di illustrare quello che successe nel mio paese natale: Livinallongo. Quando il decreto del Patto entrò in vigore, s’inizio fra i componenti la valle un ammasso di due partiti:

) In realtà nell’accordo sulle opzioni furono compresi tutti i ladini dolomitici con esclusione della val di Fassa. Nonostante ciò optarono anche 304 fassani, 179 dei quali partirono infine per la Germania. Le domande di opzione dei fassani furono infatti quasi tutte accettate, ma senza la liquidazione dei beni (M. Scroccaro, De Faša ladina. La questione ladina in Val di Fassa dal 1918 al 1948, p. 87).

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) Alla data del 30 marzo 1940 Fortunato Favai poteva conoscere solo il risultato del 90,7% di optanti che il VKS aveva comunicato a Himmler nel gennaio dello stesso anno: si trattava di un risultato manipolato per eccesso, che esprimeva il desiderio che il Führer inglobasse nel Reich anche il territorio dell’Alto Adige come nel 1935 aveva fatto per la Saar, in cui aveva votato per l’annessione proprio il 90,7% degli abitanti.

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I L D IARIO

DI

F ORTUNATO F AVAI

Quelli che parteggiavano per il Governo Germanico e quelli parteggianti per quello Italiano. Ad onta della proibizione di qualsiasi propaganda, la propaganda si verificò tenace da ambe le parti. I mesi di novembre e dicembre 1939 furono un continuo succedersi di fatti propagandistici, di discussioni aperte, di malumori, un mezzo movimento rivoluzionario. Ogni popolano voleva dire la sua, nelle osterie, sulle strade, nelle case non si parlava che di questi fatti. Qualche giovanotto parteggiante per la Germania non esitava ad ineggiare apertamente per la Germania, oltraggiando l’Italia e quelli che per essa partecipavano. Le opzioni per la Germania si facevano massimamente a Brunico, dove si trovava insediata la Comissione Germanica. Tutti i giorni corriere3 di persone di paesani Livinallonghesi si recavano cola per optare per quel paese, entusiasti di farlo, senza il pensiero dell’avvenire. Il 31 dicembre ultimo giorno delle opzioni ben 900 fodomi4 avevano optato per la Germania e fra i quali due mie sorelle con le respettive famiglie. Gran parte degli optanti però si verificarono abitanti di Arabba e di Andraz. Dopo tale termine questi vennero posti sotto protezione e sussidio di incaricati Germanici. Alla data del presente spunto gia qualche giovanotto nullatenente venne trasferito in Germania ottenendo ivi la cittadinanza contemplata negli accordi. I possessori di case e campagne debbono però attendere la liquidazione dei propri averi e questo avrà luogo entro il termine dell’anno 1942. Inseguito alla proibita propaganda vennero incarcerati 4 giovanotti di Livine e 3 di Andraz e ultimamente uno di Varda e uno di Andraz. Questi elementi verranno dalle carceri trasferiti dopo qualche tempo nella Germania loro nuova Patria5. Ad onta che le opzioni siano state stabilite dal decreto e accordo definitivamente chiuse con il 31 dicembre 1939, sembra però che tacitamente e fra i due rappresentanti dei governi Italo-Germanici sia convenuto un periodo di proroga per il settore di Livinallongo fino il 31 giugno, per domande di opzione di quegli elementi che causa propaganda non avessero optato entro il termine stabilito. Altre 12 o 15 persone fecero domanda di opzione ma alla presente data non si sa ancora

) Nel manoscritto (ms.): corrieri.

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) Questo dato pare eccessivo. Da un’indagine archivistica condotta sui dati raccolti nell’archivio del comune di Livinallongo risulta che al 31.12.1939 aveva optato per la Germania circa un terzo degli abitanti, e cioè 675 persone: si veda l’introduzione a p. 20.

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) Questa notizia trova conferma nella Relazione del questore di Belluno al Ministero dell’interno del 20 aprile 1940: vi si riferisce che a Livinallongo il 1o febbraio 1940 “nove contadini optanti per la cittadinanza tedesca, insieme al non optante V. P., rivelatosi nell’occasione di sentimenti antiitaliani, emettono grida offensive verso l’Esercito Italiano, davanti alla caserma degli alpini”. I nove optanti risultano espulsi dall’Italia e per V. P. c’è il confino (Acs, Mi. Agr, b. 49.1941, f. Belluno).

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Diario pro Aprile 1941

[...]

5 Aprile 1941 sabato. La pioggia cade a catinelle dal cielo d’un colore cinereo, la campagna è tutta coperta dalla nebbia. Un vero tempaccio. La fiera dell’Ulivo - tanto attesa dalla popolazione ricorre in quest’oggi. Quale differenza però dagli altri anni! Negli anni passati la piazza della fiera sin dal mattino rigulgitava di gente, di bestiame. Un via vai continuo, il vociare forte dei mercanti, confuso dal muggito dei bovini, e dal borbottio della gente radunata. In piazza della chiesa, un’assortimento di merci svariate, nel mezzo delle quali imperava il simbolo della pace: L’ulivo. Anche li, un formicolio continuo, un vociare confuso, un contrattare di merci e di bestiame. I locali pubblici erano affolatissimi, l’armonia degli uomini combaciava con le cose, con la primavera che stava apparendo nel suo primo verde, come una dolce speranza dopo i duri mesi del lungo inverno. Quale cambiamento, quale rimpianto dei bei tempi passati. Quest’anno, non un capo di bestiame in sulla piazza della fiera, non un mercante di bestiame, qualche pecora, fra le vie, e poche capre. Il mercato del bestiame è stato abolito dallo Stato, perche una parte di esso deve essere consegnata dai singoli allo Stato stesso. Vi era solo permesso la vendita, ossia il mercato di capre, pecore, maiali piccoli. I maiali piccoli, che prima si potevano avere per un importo di £ 80 alle 100, ora si vendevano per Lire dalle 300 alle 360. Anche le capre e le pecore sono salite a prezzi molto alti. Una capra va ora dalla Lire 300 alle Lire 380 o anche 400. Cosi le pecore. In piazza della chiesa vi si trovava bensi un’assortimento diverso di merci, d’ogni genere ma a prezzi elevatissimi: Le stoffe sono anzitutto care. Non vi si possono più trovare stoffe di pura lana, ma bensi un miscugli[o] di materia tessile diversa e imprecisata. [...] [...]

14 aprile 1941 lunedì. Il lunedì di Pasqua era per il popolo Livinallonghese una festa di allegria, una festa di società allegra, che si svolgeva a Pieve capoluogo


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della valle. I paesani vestiti nel loro costume più bello, affluivano a frotte 36 sin da mattino. Le donne, anch’esse vestite del costume paesano più bello, con i variopinti grembiuli di seta e con il cappello piumato, con la tradizionale catenella lunga d’argento al collo, passavano a crocchi, orgogliosette della pompa modesta. Dal volto di tutti traspariva un senso di letizia e di gioia. Alla messa la gente si affollava nella chiesa la gremiva, poiche in questo giorno vi era radunata puosi dire il settanta per cento della popolazione valleggiana. Solo i vecchi, le donne con bambini restavano a casa. Subito dopo la messa la folla valleggiana si radunava in sulla piazza e formava un scena incantevole. Gli uomini, in crocchi numerosi, parlavano dei propri affari, il loro tono era gaio più dell’ordinario allegro. I giovani, pur essi, distribuiti in gruppi diversi, battevano le tradizionali uova Pasquali, fra esclamazioni e grida di gioia e contenti 37 . Qualcuno furtivamente stava addocchiando le graziose ed eleganti donzelle, che dopo una sosta più o meno lunga sul sagrato davanti alla chiesa, si decidevano finalmente a salire in piazza. Gli uomini dopo aver sostato per qualche tempo in sulla piazza, andavano a riempire i locali pubblici dove s’intrattenevano gaiamente, inaffiando l’allegria con allegre bicchierate di buon vino. All’una del dopopranzo v’era il vespro e allora anche a quella funzione bisognava assistervi. La chiesa veniva un’altra volta affollata, questa volta un po’ meno forse, ma anche ora la gente vi partecipava ancora abbondantemente. Col vespro erano terminate le funzioni religiose del lunedì di Pasqua. Le vie che conducevano ai vari villaggi, venivano nuovamente ripopolate delle genti che ritornavano alle case loro. Gruppi di donzelle talora accampagnate dai loro fidanzati, o gruppi di altri giovanotti che vi si riunivano, gaiamente discorrendo e scherzando fra rumorose risate, percorrevano in fraterna armonia il tratto di strada che gli separava da casa loro. A Pieve rimanevano ancora quei gruppi di persone, le quali volevano ancora prolungare la gioia della festa. Questi si mettevano a giocare a carte, oppure continuavano ad innaffiare le loro rumorose conversazioni con dei boccali di buon vino. Alla sera alquan-

36

) Ms.: flotte.

37

) Bate vuòf: “Usanza del periodo pasquale, durante il quale si tingono le uova e si battono polo contro polo; perde chi esce dallo scontro con l’uovo rotto da entrambe le parti; secondo le vecchie consuetudini chi perde deve consegnare il suo uovo all’avversario. Si usava anche scagliare contro un uovo, che un giocatore teneva tra le mani, una moneta; se questa colpiva l’uovo il possessore lo perdeva, altrimenti il tiratore perdeva la moneta” (V. Pallabazzer, Lingua e cultura ladina, Istituto Bellunese di Ricerche Sociali e Culturali, Serie dizionari n. 1, s.l. [Belluno] s.d., p. 671).


Diario pro Aprile 1941

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to inebbriati si mettevano a cantare, e discutere sempre più, fino che l’oste dichiarava che era suonata l’ora, e che doveva chiudere l’osteria. Raramente si verificavano delle liti. La festa si chiudeva così in tono famigliare e leale, in un’atmosfera amichevole, puramente paesana. Quando verso la mezzanotte le ultime note dei ritornanti alle case facevano eco nel silenzio profondo della notte si sapeva che il Lunedì di Pasqua era tramontato. Il giorno dopo la gente avrebbe rimesso i loro abiti da lavoro e sarebbe ugualmente con gioia [andata] ai loro campi. Quest’anno invece no[n] fu che una semplice mostra di quello che si svolgeva negli anni trascorsi. La gente dopo le funzioni religiose del mattino ritornarono subito alle loro case. Pochi vi rimasero al pomeriggio e alle otto della sera Pieve era completamente deserta. Si vede che lo spirito della popolazione martoriato da tante sofferenze, difficoltà, malumori, non è più quello d’una volta. L’onda della modernità lo vuole fiaccare, distruggere. Riporto ora un brevissimo sunto del discorso accennato nella giornata di ieri, della parola del Sommo Pontefice, radiodiffuso ieri da Roma. [...] [...]

20 aprile 1941. domenica Giornata come le altre torbida ma con temperatura più mite. Alcuna novità rimarcabile in paese. Non ho potuto ascoltare i giornali della radio poiché v’era molta gente, ma da quello che ho potuto sapere non vi sono grandi e speciali novità neppure nel campo della guerra. Comunque se mi giungerà il giornale, riporterò in fine un riassunto delle operazioni. Oggi gli optanti per la Germania hanno festeggiato l’onomastico di Hitler38, il capo della Germania Nazionale Socialista. La sala delle Adunanze della Cassa Rurale di Livinallongo era stata precedentemente addobbata e istoriata degli emblemi del terzo Reich. Bandiere Germaniche il ritratto del Führer39 e dei fondatori del terzo Reich. Sin dal mattino si potevano osservare l’arrivo di gruppi di giovanotte vestite molto bene o dirò vestite per una circostanza o sollennità speciale; passavano slanciate, orgogliosette nel bel costume usato nelle Provincie tedesche, calze bianche , scarpe basse, gonna alla Dirndl40. Erano esse le giovani optanti per la Germania che si portavano in questo capo-

38

) Ms.: Hihtler.

39

) Ms.: Fürer, come pure nelle pagine seguenti.

40

) Il costume tirolese femminile (Dirndl) era ed è spesso usato anche a Livinallongo.


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Cronaca paesana Con il 13 ottobre 1942 XXo

13 ottobre 1942 XX martedì. Abbiamo una giornata splendida. Il cielo d’un azzurro purissimo non è offuscato da alcuna nube. Il sole splende con magnificenza sulla campagna che lentamente si va assumendosi lo squallore autunnale. Le parti delle montagne meno esposte al sole, oggi per la prima volta, biancheggiano di brina. I contadini stanno per dare l’ultima mano alla conduttura del fieno dai monti. In queste limpide giornate, ciascuno s’affretta a dar mano agli ultimi lavori autunnali, prima che la temperatura abbia a cambiarsi e che si inizi il rigido e lungo inverno. Vi sono due fatti dei quali voglio dar cenno in questa mia cronaca. Il giorno di domenica 11 scorso, ebbe luogo all’albergo Dolomiti una riunione di tutti gli optanti per la Germania. N’intendo di tutti gli optanti paesani. La riunione che s’iniziò alle ore 14.30 ebbe la durata di due ore e mezzo. Parlò, certo Kofler, capo Gruppo delle Sezioni degli allogeni optanti. Egli parlò sul tema: La situazione politico-economica dell’Europa e del conflitto in genere. Illustrò la situazione del fronte economico, osservando che le Potenze dell’Asse, con l’occupazione de territori Russi in particolar modo fertili, non hanno da temere la fame. Ostentò una certezza di vittoria non discutibile. Data però la lunga durata del discorso, e l’incomprensione degli ascoltatori, molti dei quali, dirò la buona parte di essi, difettano in lingua tedesca, non si è saputo gran che di questo discorso. Osservando la situazione reale, questi discorsi, che possono essere un riassunto di quello recente di Hitler; secondo me e secondo l’opinione di molti, sono destinati a rialzare e mantenere sempre ad un dato livello, il morale; senza dei quali il morale stesso anderebbe in regresso. “Una puntura” mi diceva un tale, per prolungare la vita. E come no? La guerra continua ad infuriare più accanita che mai, mentre un nuovo inverno, pieno di dolorose conseguenze ci sta


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alle porte. Il popolo comincia a dare seri segni di stanchezza, stanchi sono pure i militari. Bisogna quindi provvedere affinche questi inconvenienti non abbiano ad aggravarsi, ed a nuocere un giorno, sia nel fronte interno come in quello militare. [...]

20 ottobre 1942. XX martedì Cielo annuvolato, con temperatura media. Niente di speciale da annotarsi in paese. Ovunque procede regolare ritmo di vita. Lo scorso sabato ebbe luogo la fiera cosidetta di S. Luca61. Molto bestiame venne venduto. La concorrenza fra i vari mercanti è stata abbastanza forte e vantaggiosa. Comunque i prezzi si mantengono ancora abbastanza bassi, in confronto a quelli dell’anno scorso. I contadini però causa la ristrettezza del fieno, sono costretti ad addattarsi, e non se ne lamentano troppo, anche perchè i prezzi non sono eccessivamente bassi. Specialmente le vacche lattifere, da vitello, hanno ancora conservato prezzi soddisfacenti. Questo ribasso, come ebbi ad accennare nei miei sunti precedenti, è esclusivamente dovuto alla scarsezza del foraggiamento di quest’anno. Ieri, conversando con un’optante per la Germania, mi disse che alcune famiglie degli optanti paesani (famiglie numerose) avrebbero l’intenzione di andare a stabilirvisi in Stiria ove riceverebbero una campagna da lavorare. Sono terre lasciate in libertà da popolazioni slave, le quali hanno dovuto andare via. Le campagne in oggetto sono abbastanza grandi, e questi mi disse che le più piccole hanno una superficie di circa 40 ettari. Il Governo Germanico vorrebbe rimpiazzare le genti slave con cittadini di razza tedesca, e come tali sono considerati gli allogeni optanti. In paese ci sarebbero sette di queste famiglie che avrebbero l’intenzione di andarvici. Un incaricato si porterà prossimamente a Pieve per illustrarne le condizioni. Se avessero poi l’intenzione di recarvisi, essi potranno avere un passaporto e portarsi sul luogo a vedere le campagne stesse. Nessun altra novità relativa alla situazione degli Allogeni stessi. Relativamente al conflitto, alcuna speciale modificazione nel campo della situazione stessa. La città di Stalingrado resiste sempre ora da 82 giorni. I combattimenti ivi si susseguono con sempre crescente ferocia. In 10 giorni i Brittanici annunciano d’aver abbattuto su Malta ben 119 apparecchi dell’Asse. Il bombardamento deve essere stato ferocissimo. [...]

61

) Ms.: St. Michele.


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27 novembre 1945 Cronaca paesana

27 novembre 1945 - martedì Giorno di fiera a Pieve. Non c’era troppo bestiame; i prezzi hanno subito un ribasso del 30,35%. La causa viene attribuita alla scarsità del fieno in molte regioni d’Italia. Vi si poterono riscontrare in piazza i primi venditori ambulanti, dopo la guerra. Lentamente si portano merci, sul mercato che prima scarseggiavano. V’èrano parecchi venditori di stoffe e telerie e venditori di chincaglierie minute. I prezzi però esageratamente alti. 1 m di tela da camicie £ 350 e tutto di questo passo. Vennero effettuate assai poche vendite. La gente deve oggi limitarsi al puro necessario. Mancavano ancora i venditori di cuoiami e di ferramenta, merci tutt’ora assai scarse. In questi ultimi giorni si è provveduto in via definitiva alla raccolta delle firme per gli aderenti alla riamissione alla provincia di Bolzano. Sembra che più di metà della popolazione vi abbia aderito. Questa raccolta di firme ha lo scopo di venir inoltrata ai comandi alleati, per ottenere di poter tornare sotto la Provincia di Bolzano anzicchè di Belluno, come infatti sarebbe il desiderio della buona parte della popolazione fodoma. Questo interessamento per le firme è stato promosso da elementi della Volkspartei locali, i quali giustamente hanno considerato che le nostre popolazioni, sono più affini, sia dal lato morale come anche da molteplici altri aspetti di vista, alle popolazioni AltoAtesine, e per conseguenza da ammettere ad esse. Io credo che anche dal lato materiale l’annessione di questo Comune e Cortina a Bolzano sia conveniente, essendo la Prov. di Bolzano abbastanza ricca, mentre quella di Belluno viene considerata fra le più povere d’Italia. La procedura a mezzo delle firme è tuttavia dubbia, non è però escluso che non possa raggiungere il suo fine. È quello che inseguito vedremo.


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11 dicembre 1945 - martedì Il tempo si mantiene costantemente bello, la temperatura è tuttavia fredda. Dalle parti soleggiate il terreno è sempre ancora scoperto, mentre dalle parti meno esposte al sole, come Ornella, un leggerissimo nevischio copre la campagna. La popolazione contadina gode ora di un relativo riposo. Legna e fieno non si possono condurre causa la scarsità di neve, ed il lavoro viene perciò limitato fra i fienili e le stalle. In complesso la situazione è calma. Un piccolo incidente si è verificato il giorno di sabato 8 dicembre scorso nel locale d’osteria di Dander Giacomo a Pieve. Alcuni giovanotti, parte parteggianti per i tedeschi, e parte per gli Italiani, alquanto alterati dal vino bevuto, vennero ad azzuffarsi per ragioni politiche. Dalle parole passarono ai fatti e finirono col somministrarsi alquanti pugni, la gente che si trovava nel locale intervenne e pose fine alla lotta intestina. I carabinieri locali estesero rapporto, che inseguito ne apprenderemo i risultati. Questa lotta politica fra tedeschi ed italiani o dirò fra parteggianti dell’una e dell’altra parte, si manifesta dunque anche pubblicamente o dirò apertamente, solo che questo avviene fra la gioventù dell’una e dell’altra parte. Gli anziani con maggiore prudenza si astendono da pubbliche manifestazioni del genere, discutono separatamente e segretamente più che è possibile, covando come si suol dire il braciere sotto la cenere. Queste due parti sanno che le aperte manifestazioni hanno più del dannoso che dell’utile, e daltronde sanno anche che la questione dipende dagli Alleati, della Vittoria, tuttavia non disdegnano d’occuparvisi convinti di dare una spinta alla loro idea e alla sua soluzione favorevole.

23 dicembre 1945. domenica La questione di riammissione alla prov. di Bolzano è sempre in fermento. Le firme in numero di millequattro sono state inviate alle autorità competenti. Colle St. Lucia e Cortina d’Ampezzo hanno fatto altrettanto e in queste due località sembra che il numero degli aspiranti alla Prov. di Bolzano sia ancor più numeroso. Anche cui a Livinallongo gli aspiranti, quegli cioè che hanno firmato per Bolzano superano la metà della popolazione locale. Vivo interessamento della questione si è preso anche il Rev. dott. Antonio Crepaz, oriundo di questo Comune, e presentemente professore nel Vicentino di Bressanone. Egli in data 12 dicembre inviava una lettera al Comitato di Liberazione Nazionale di Livinallongo, della quale trascrivo il testo integrale:


Indice Presentazione di VINCENZO CALÌ e RAFFAELE IRSARA Introduzione

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Opzioni, guerra e resistenza fra le popolazioni ladine di LUCIANA PALLA pag. 13 Parte Ia - L’accordo italo-tedesco delle opzioni per il Reich » 15 Parte IIa - 1943-1945: sotto l’occupazione nazista » 53 Il diario di Fortunato Favai Fascicolo Io - 1940 Memorie Fascicolo II o - Memorie della vita Fascicolo IIIo - Memorie della vita Fascicolo IV o - Memorie della vita 1941 Fascicolo V o - Febbraio 1941 XIX. Memorie della vita Fascicolo VI o - Marzo 1941 XIX. Memorie della vita Diario pro Aprile 1941 Diario pro mese di maggio 1941 XIX Diario pro giugno 1941 XIX Diario pro luglio 1941 XIX Diario mese di ottobre XIX Diario Novembre 1941. XIX Dicembre 1941. Diario Diario Gennaio 1942 Diario Febbraio 1942 Diario Maggio 1942. XX Cronaca paesana. Con il 13 ottobre 1942 XX 1943 Dal Io maggio 1943 XX. Cronaca degli avvenimenti Quaderno di 1 Novembre 1943. Cronaca paesana Dicembre 1943.= Quaderno con giugno 1944. Cronaca paesana [Quadernetto senza titolo] [1944-1945] 27 novembre 1945. Cronaca paesana

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Appendice Colle S. Lucia - Opzioni 1939, di VITO PALLABAZZER

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Scrive Fortunato Favai nel suo diario, nella sera del 1

gennaio 1941: “Lo scorso anno, alla medesima data, e non lo scorderò più, regnava un movimento insolito. Tutto Livinallongo era in subbuglio. […] Quelli che avevano votato per la Germania erano entusiasti, addirittura inebbriati da una forza ignota, prima del tutto sconosciuta. In questa sera il popolo Livinallonghese si vide separato da due correnti diverse. L’amico più non riconosceva l’amico, ne il parente il parente e in qualche caso, il fratello il fratello. Gli optanti acclamavano la loro nuova patria, disprezzando ad un certo modo quelli che erano decisi a rimanere, considerandoli come estranei. Gli ultimi tacevano e più delle volte se la svignivano. Nella loro anima regnava un pensiero di tristezza, di malinconia sorda, celata, chiusa in ciascuno dei singoli che rimanevano. Infatti chi avrebbe avuto la meglio? Quegli che stavano per partire o quelli che restavano?” Per la prima volta, in questo diario finora inedito, si narra dall’interno, con molta sofferenza e coinvolgimento personale, quello che significò per la popolazione ladina di Livinallongo essere compresa nei territori dell’accordo italo-tedesco del 1939 sulle opzioni per il Reich, cui fecero seguito la divisione della comunità e il difficile sanarsi dei conflitti interni nel dopoguerra, il coinvolgimento con il nazismo, l’occupazione tedesca nel 1943-45. Sono ferite che si aggiungono ad altre subite nel corso del Novecento dalle valli ladine, che da un lato rivendicano la loro specificità di minoranza e la loro equidistanza dai due mondi italiano e tedesco che le circondano e le circuiscono, dall’altro non sono ancora in grado di difendersi dai nazionalismi, dalle mitologie, dalle propagande, per costruirsi al proprio interno un futuro rispettoso della propria specificità. Il lungo saggio introduttivo di Luciana Palla inserisce le straordinarie annotazioni del protagonista-scrittore Fortunato Favai, nel complesso storico-politico dell’epoca, e tenta per la prima volta di ricostruire le scelte contraddittorie e sofferte, contornate da tanti inganni e delusioni, delle popolazioni ladine dei tre comuni di Livinallongo, Colle S. Lucia e Ampezzo nel 1939-1945. o

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Luciana Palla ha pubblicato sulla storia delle comunità ladine e sulla prima guerra in area alpina vari saggi, fra i quali I ladini fra tedeschi e italiani, Marsilio 1986, con cui ha vinto il “Premio della cultura 1986” della Presidenza del Consiglio dei Ministri; Fra realtà e mito. La Grande Guerra nelle valli ladine, Angeli 1991, opera finalista al “Premio Acqui Storia 1992”; Il Trentino orientale e la Grande Guerra, Museo del Risorgimento e della Lotta per la libertà di Trento 1994. In questa collana è già stato edito il volume da lei curato Mein Kampf um die Kunst. Autobiografia di Francesco Ferdinando Rizzi, Trento 1998.

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