Vezzano, la guerra e il voto di San Valentino del 14 febbraio 1944

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VEZZANO, LA GUERRA E IL VOTO DI SAN VALENTINO DEL 14 FEBBRAIO 1944 Lorenzo Gardumi

COMUNE DI VEZZANO


LORENZO GARDUMI

Vezzano, la guerra e il voto di San Valentino del 14 febbraio 1944

2006 –3–


Cari amici,

è con piacere che saluto la nascita di questa pubblicazione e la presento a voi tutti. Quest’opera è il frutto della meticolosa raccolta di documenti, fotografie e testimonianze esposte già nella mostra, realizzata presso il Municipio di Vezzano nel settembre 2005 e inserita nel «Progetto memoria per il Trentino», promosso dall’Assessorato alla Cultura della Provincia autonoma di Trento. Una raccolta, questa, che racchiude scampoli di memoria di nostri concittadini che hanno vissuto, in prima persona, il dramma della seconda guerra mondiale. Voglio qui sottolineare l’importanza di conservare e perpetuare alle nuove generazioni questi preziosi ricordi della vita nella nostra comunità tra il 1943 e il 1945, tra gli allarmi antiaerei e la corsa nei rifugi, tra i razionamenti e gli oscuramenti, tra paure e angoscia. Il timore di essere colpiti dalla guerra aveva colto la popolazione civile alla fine del 1943 e l’affidarsi alla religione per trovare protezione era considerata l’ultima via di salvezza. Per questo le autorità civili ed ecclesiastiche del nostro Comune si trovarono a sottoscrivere unitamente il Voto a San Valentino, per scongiurare i bombardamenti sul territorio di Vezzano e per proteggere «i propri soldati e lavoratori lontani». Questo impegno è ancora onorato e costituisce un filo che ci unisce saldamente al passato e ci impegna, personalmente e collettivamente, ad essere cittadini attivi nella promozione della cultura della pace. Il mio ringraziamento sentito va a tutti i cittadini e agli amministratori che hanno lavorato a questo progetto impegnativo; alla Provincia autonoma di Trento, che ha consentito la conservazione di questa memoria storica della comunità vezzanese, attraverso l’inserimento nel più ampio «Progetto memoria per il Trentino»; al Museo storico in Trento, per aver raccolto e valorizzato il materiale documentario e alla Cassa Rurale della Valle dei Laghi, che ha reso possibile la realizzazione di questo volume. Infine il mio più grande e sincero «grazie» va alle persone che, superando la riservatezza dei propri sentimenti, con la loro testimonianza ci hanno reso partecipi di esperienze forti che hanno segnato profondamente la loro vita e, insieme alla loro, quella dell’intera nostra comunità. Ricordi, questi, fissati sulla carta ma che consentono così di conoscere e di far conoscere il nostro passato; per far riflettere, per far capire quello che è stato e far sì che non lo sia più. EDDO TASIN Sindaco di Vezzano

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Prima domenica di settembre del 1945: i reduci, tornati a Vezzano dopo anni di guerra e di

prigionia, portano in processione la statua di San Valentino. Una serie di foto pubblicate in questo volume ritrae questo momento di alto significato religioso e civile, attorno al quale l’intera comunità si è identificata, ha trovato le ragioni del suo essere, ha potuto riconoscere come superate le durissime condizioni del secondo conflitto mondiale. È questo uno dei temi-cardine della mostra realizzata nel 2005, di cui questo volume, finanziato dall’Amministrazione comunale e dalla Cassa rurale Valle dei Laghi, rappresenta il catalogo. Il titolo, Vezzano, la guerra e il voto a San Valentino, suggerisce un approccio al tema del conflitto mondiale. La guerra di cui si parla è la sconvolgente tragedia che si consuma tra il 1940 e il 1945. È una guerra vista con gli occhi e la sensibilità di una comunità, che, come altre, moltissime, quasi l’intero continente europeo e buona parte del mondo, ha vissuto con angoscia i lunghi mesi di quel conflitto. La paura delle bombe, la vita nei rifugi, le notizie relative a figli e mariti che giungevano parziali e contraddittorie dai vari fronti, le speranze e le attese che si traducevano nella preghiera, nella dimensione religiosa, nel voto ad un «santo speciale», costituiscono altrettanti elementi documentati attraverso il doppio registro delle memorie e delle immagini. Il primo è realizzato tramite la raccolta e la presentazione di alcuni frammenti autobiografici, ricordi individuali che documentano la dimensione quotidiana e psicologica dell’esperienza di guerra. Il secondo, apparentemente più semplice, è dato dal patrimonio fotografico. Si tratta di una raccolta di immagini provenienti dall’archivio del Museo storico, del Comune di Vezzano e dal fondo della signora Carla Morandi Garbari: fotografie che rappresentano la guerra e gli effetti dei bombardamenti, la vita quotidiana di Vezzano con gruppi di soldati tedeschi e con i militari della «Folgore», la processione di San Valentino nell’immediato dopoguerra. Come Museo nel 2005 abbiamo contribuito alla realizzazione della mostra tramite il nostro ricercatore Lorenzo Gardumi; con la stampa del catalogo sviluppiamo ulteriormente la collaborazione con il Comune di Vezzano, restituendo alla comunità i risultati di una ricerca che ha avuto l’ambizione di «recuperare» un pezzo importante di storia locale. Non si tratta, come si potrà constatare direttamente dai testi e dalle immagini, del risultato di un’indagine storica localistica, chiusa e autoreferenziale, di una storia comunitaria separata da un contesto più generale. Le vicende descritte, il senso di angoscia e di smarrimento, la quotidianità durante la guerra, pur riferendosi ad un ambito e ad un’esperienza circoscritta, alla storia specifica di una comunità e di un territorio, costituiscono in realtà un «microcosmo», una sorta di specchio dove possiamo leggere processi e dinamiche davvero epocali. In questo senso mi permetto di ringraziare l’intera comunità vezzanese, tutti coloro che hanno voluto collaborare alla realizzazione di tale progetto, a partire dal curatore della mostra e del volume. Per il nostro Museo, che ha l’ambizione di essere un punto di riferimento per la ricerca e per la divulgazione storica in Trentino, questo progetto rappresenta un importante tassello di un lavoro più ampio e articolato; il risultato di sinergie e collaborazioni preziose, ma anche di un modo d’intendere la storia nel suo rapporto fecondo e anche problematico con la memoria. GIUSEPPE FERRANDI Direttore del Museo storico in Trento

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Nota introduttiva

La pubblicazione ripropone, accompagnati da alcune brevi note d’inquadramento stori-

co, i materiali esposti nel corso della mostra fotografica tenutasi a Vezzano tra l’agosto e il settembre 2005 relativa al periodo d’occupazione tedesca 1943-1945. La mostra è frutto in primo luogo dell’idea di recuperare l’esperienza bellica dei coscritti di Vezzano e dintorni. A tal fine è stata condotta una ricerca presso l’Archivio di Stato di Trento sulle liste di leva conservate, in particolare per le classi dal 1906 al 1924. È stato così possibile ricostruire un elenco di 204 nominativi, che ha costituito la base di partenza per ampliare ulteriormente l’indagine. Per la parte relativa ai bombardamenti aerei su Trento abbiamo fatto riferimento ai materiali conservati presso l’archivio fotografico del Museo storico in Trento. Sono stati estremamente utili in tal senso i documenti utilizzati anche per le pubblicazioni realizzate dal Museo stesso, fra le quali si ricordano Le ali maligne, le meridiane di morte: Trento 1943-1945: i bombardamenti, mostra e catalogo (1995) e Lo sguardo del sapiente glaciale: la ricognizione fotografica anglo-americana sul Trentino (1943-1945) (1997), curate entrambe da Diego Leoni e Patrizia Marchesoni. Dal punto di vista metodologico, abbiamo tenuto presenti le considerazioni sviluppate da Gabriella Gribaudi in Guerra totale: tra bombe alleate e violenze naziste: Napoli e il fronte meridionale 1940-1944 (Torino 2005). L’Autrice, nel descrivere le conseguenze del conflitto nel Napoletano e nelle zone limitrofe, ha affrontato il tema dei bombardamenti aerei visti dalla parte dei civili. Anche in questo caso si è rilevata peraltro utile una pubblicazione a cura di Quinto Antonelli edita dal Museo storico in Trento: Trento e il Trentino sotto le bombe (Trento 2005), diario di Anna Menestrina scritto fra il 1943 e il 1945. Recuperare informazioni circa il voto della comunità di Vezzano a San Valentino ha comportato sfogliare le pagine de Il Trentino, unico organo di comunicazione a stampa autorizzato durante il periodo d’occupazione tedesca. In particolare, si segnalano gli articoli «Vezzano: La solennità dell’Addolorata» (26 aprile 1944), «Vezzano: viene venerato» (13 agosto 1944), «Vezzano: a Fraveggio» (29 agosto 1944), «Vezzano: Funzione propiziatrice» (10 novembre 1944), «Vezzano: funzione religiosa» (5 dicembre 1944) ed infine «Vezzano: la festa di Sant’Antonio» (24 gennaio 1945). Il nucleo principale di questa pubblicazione poggia, tuttavia, sul materiale raccolto e conservato da soggetti pubblici e privati all’interno della comunità di Vezzano.

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Le testimonianze orali dei reduci del secondo conflitto mondiale e dei cittadini di Vezzano, raccolte da Ettore Parisi, commentano gran parte dei documenti fotografici riprodotti. Il Comune di Vezzano ma anche singoli cittadini – tra cui Lucia Miori, Carla Morandi Garbari ed Ettore Parisi stesso – hanno mostrato grande sensibilità per l’iniziativa accettando di condividere con l’intera comunità il loro patrimonio personale. Rispetto all’esposizione dell’agosto-settembre 2005, sono state aggiunte immagini fotografiche relative alle celebrazioni religiose svoltesi al Santuario di Vezzano nei decenni successivi alla fine del conflitto proprio per sottolineare come le manifestazioni legate al rinnovo del voto a San Valentino – ogni prima domenica di settembre – facciano parte del riconoscersi di una comunità nella propria storia e della sua capacità di trasferire il proprio patrimonio d’esperienze alle generazioni più giovani.

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I militari vezzanesi nel secondo conflitto mondiale 1940-1945 Le informazioni ricavate dai Fogli matricolari conservati presso l’Archivio di Stato di Trento offrono dati relativi a circa 204 cittadini di Vezzano e frazioni limitrofe – Ciago, Ranzo, Santa Massenza, Padergnone, […] – che parteciparono alla seconda guerra mondiale. Tali dati, riproposti sinteticamente alle pagine 22-31, rappresentano un campione cospicuo e attendibile di ciò che fu l’esperienza dei militari vezzanesi nel corso del conflitto. Fino al settembre 1943, gli Italiani combatterono a fianco della Germania nazista contro l’alleanza costituita principalmente da Gran Bretagna, Unione Sovietica, Francia e Stati Uniti d’America. È soprattutto la molteplicità dei fronti di guerra a contraddistinguere le vicende degli Italiani nel secondo conflitto: gli stessi uomini saranno impiegati sul fronte occidentale, contro la Francia, in Grecia, in Jugoslavia e in Russia. Tra i militari vezzanesi arruolati nel Regio Esercito, fino al settembre 1943, furono 16 quelli caduti prigionieri delle forze alleate, la maggior parte catturata in Nord Africa, in Tunisia e, con lo sbarco degli Alleati nel luglio 1943, in Sicilia: fatti prigionieri nelle battaglie di Sollum, El Alamein, Tobruk, furono dispersi tra Sud Africa, Egitto, Marocco, Algeria e Inghilterra. Altri militari – come Tullio Daldoss – inviati sul fronte russo contro l’Unione Sovietica e che

ebbero la fortuna di tornare, vissero l’esperienza dei campi di prigionia in Siberia e negli Urali. Un numero consistente – circa 32 – è costituito da quei militari che, tra il 1940 e il 1943, furono esentati dal servizio per le più diverse motivazioni o riformati a seguito di ferite riportate in combattimento e per cause di servizio. Ad ogni modo è la data dell’otto settembre 1943, giorno del «rebaltòn», dell’ufficializzazione dell’armistizio firmato dall’Italia con le truppe alleate, a costituire uno spartiacque che complica le esperienze fatte sino ad allora e le moltiplica rendendo, ancor oggi, difficile la comprensione di quel drammatico periodo storico. Abbandonati a se stessi, alla mercé degli ex alleati tedeschi che hanno invaso il territorio metropolitano e disarmato gran parte delle forze armate italiane schierate quali forze d’occupazione in Grecia, Jugoslavia e Francia, i militari sono posti di fronte ad una scelta soprattutto individuale. Fra i vezzanesi, alcuni, circa 13, dopo essere stati catturati dai tedeschi e inviati in Germania, scelsero di aderire alla Repubblica sociale italiana oppure militarono in alcune organizzazioni militari o lavorative tedesche come la Flak, la Todt e la Speer. Altri, invece, parteciparono in varie forme alla guerra di liberazione: Graziano Zuccatti, dopo essere sfuggito all’internamento, riuscì ad ag-

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I bombardamenti aerei 1943-1945 Se fino al 1943 la guerra combattuta dall’esercito italiano sui più diversi fronti fu percepita dalla comunità civile come qualcosa di distante, presente solo nella preoccupazione per i propri cari inviati al fronte, dal 1943 in poi, simile stato di cose cambia radicalmente e la guerra entra violentemente nelle case di tutti. Rispetto alla prima guerra mondiale, come molti storici hanno sottolineato, il secondo conflitto rappresentò la rottura della tradizio-

nale distinzione tra fronte interno e fronte di guerra: la popolazione civile diventò uno dei principali obiettivi della guerra. I campi di concentramento nazisti o i massacri perpetrati sul fronte orientale e nei Balcani contro la popolazione nel suo complesso fecero assumere al conflitto i tratti di una guerra ideologica e razziale contro l’ebreo e contro l’antagonista comunista. Inoltre, i bombardamenti terroristici condotti sia da una parte – i tedeschi rasero al suo-

B-25 D Mitchell in volo sull’Italia dopo l’otto settembre 1943 con scritte di propaganda (Museo storico in Trento)

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L’occupazione tedesca

La firma dell’armistizio da parte del Governo Badoglio non fu accompagnata da una strategia politico-militare che evitasse l’occupazione di gran parte del territorio nazionale da parte dell’ex alleato. Il Paese si mostrava spaccato in due. A Sud, con la fuga a Brindisi, avevano trovato riparo Vittorio Emanuele III, Badoglio ed i ministri del governo da lui presieduto. Gli Alleati, dovendo accettare il governo Badoglio in quanto garante degli accordi armistiziali, fornirono al cosiddetto Regno del Sud legittimità e sostegno. Il primo atto politico del governo del Sud fu la dichiarazione di guerra alla Germania. Era il 13 ottobre 1943. Il re e Badoglio speravano che con tale gesto l’Italia avrebbe potuto evitare le clausole severe della resa incondizionata e magari ottenere la qualifica di alleata. Speranza vana: gli Alleati, pur riconoscendo i diritti acquisiti alla firma dell’armistizio, accettarono la partecipazione dell’Italia alla guerra come semplice cobelligerante. Nell’Italia centro-settentrionale, invece, occupata interamente dalle divisioni della Wehrmacht, Hitler si dimostrò propenso ad avvalersi della collaborazione di Mussolini che, liberato dalla prigionia sul Gran Sasso dove era stato rinchiuso dopo la sua destituzione del 25 luglio, fu chiamato a dirigere la neonata Repubblica sociale italiana (RSI) e a guidare non più il Partito nazionale fascista (PNF) ma il Partito fascista repubblicano (PFR).

Le forze e i reparti militari di quella che fu poi chiamata la Repubblica di Salò, raramente impiegati al fronte contro gli anglo-americani, furono al contrario utilizzati con funzioni di contro-guerriglia in un tragico conflitto civile. Nei mesi successivi all’otto settembre 1943, militari sbandati dell’esercito italiano e renitenti alla leva della Repubblica sociale, rifugiatisi in montagna, avevano dato corpo, infatti, ad una resistenza armata contro l’occupante nazista e i collaboratori fascisti. Nel periodo di tempo che va dall’inverno 1944 alla primavera 1945, inquadrato da dirigenti ed esuli politici antifascisti rientrati in Italia dopo la caduta di Mussolini e, soprattutto, dopo l’otto settembre 1943, prese forma un vero e proprio movimento di resistenza che trovava il suo cardine organizzativo nei Comitati di liberazione nazionale (CLN) sorti clandestinamente in gran parte delle metropoli più importanti, delle città, dei paesi, delle fabbriche e delle aziende dell’Italia centro-settentrionale. Dopo la liberazione di Roma da parte degli Alleati – primi di giugno del 1944 – il Comitato centrale di liberazione nazionale (CCLN) con sede a Roma, delegò al Comitato di liberazione nazionale regionale di Milano la guida della lotta di liberazione in qualità di governo straordinario del Nord. Il Comitato di liberazione nazionale Alta Italia (CLNAI), come fu denominato, rappresentò pertanto il governo clandestino per il Nord Italia, ottenendo successivamente la qualifica di

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Il voto a San Valentino 14 febbraio 1944

Nel corso del conflitto, gli atti di fede rivolti ai santi patroni e protettori furono numerosi in tutto il territorio nazionale. Pure in Trentino questi non mancarono e si rivolsero in particolare verso alcune figure religiose tradizionalmente presenti alla comunità trentina quali la Madonna, San Romedio e San Valentino. Di quest’ultimo, in particolare, ne abbiamo traccia non solo a Vezzano, ma anche ad Ala, dove il santuario a lui dedicato custodisce parecchie rappresentazioni votive, tra le quali una tavoletta ex voto – Per Grazia Ricevuta (PGR) – datata 4 febbraio 1945 e recante l’elenco di 58 cittadini di Ala, rimasti incolumi dopo un bombardamento alleato. Le manifestazioni religiose relativamente al territorio vezzanese, non avevano naturalmente come unico epicentro solo Vezzano ma si irradiavano per tutte le frazioni limitrofe. Nell’agosto del 1944, nella frazione di Ciago, fu ricordato il patrono San Lorenzo, la cui ricorrenza in quell’anno era stata preceduta da un triduo (pratica devota cattolica pubblica o privata, comprendente preghiere e riti religiosi per la durata di tre giorni, a scopo di ringraziamento o propiziazione) e da solenni funzioni religiose, cui aveva partecipato, oltre alla popolazione locale, «un forte stuolo di sfollati di tutta la conca vezzanese».

Le manifestazioni, in tal modo, si susseguirono per tutto l’anno e tutte caricate di un significato che andava al di là della celebrazione rituale: si ebbero iniziative a Fraveggio la cui sagra in onore a San Bartolomeo fu celebrata «con l’austerità richiesta dal momento» e a Lon, in occasione della festa di Sant’Antonio. A Vezzano, a quanto sembra durante tutto il 1944, si ebbe la celebrazione di funzioni propiziatrici dedicate a «tutti i richiamati e operai vezzanesi», cui partecipavano la cittadinanza e i familiari dei soldati assenti. Il voto a San Valentino, espresso nel febbraio 1944 e rinnovato l’anno successivo – che vedeva unita non solo la comunità vezzanese ma tutte e sette le frazioni del Comune (Ciago, Lon, Fraveggio, Santa Massenza, Padergnone, Margone e Ranzo) – era stato sottoscritto per scongiurare sì l’evacuazione e i bombardamenti ma anche per proteggere i «propri soldati e lavoratori lontani». Nella memoria dei testimoni è la guerra a rappresentare in maniera decisiva la motivazione principale per cui il voto fu espresso, come se l’unica speranza di sfuggire alle distruzioni del conflitto fosse riposta nel Santo protettore, nella Chiesa e nei suoi ministri, nella fede e nella grazia del Signore.

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La fine della guerra a Vezzano maggio 1945 Il conflitto in Italia terminò ufficialmente il 2 maggio 1945. L’armistizio firmato a Salerno il 29 aprile 1945, tra i rappresentanti della Wehrmacht e delle SS da una parte e quelli alleati dall’altra, stabiliva la cessazione delle ostilità solo da parte, però, delle forze armate tedesche operanti sul fronte italiano nei confronti dell’esercito anglo-americano. La firma dell’armistizio avrebbe dovuto porre la parola fine all’offensiva iniziata il 9 aprile dagli Alleati con lo sfondamento della linea del fronte lungo la Val Padana in direzione di Bologna. Il 25 aprile 1945 il Comitato di liberazione nazionale Alta Italia aveva dato l’ordine dell’insurrezione generale in tutte le città dell’Italia del nord con la partecipazione attiva di tutte le formazioni e brigate partigiane che, scese dai monti dove avevano condotto la guerriglia contro le forze d’occupazione tedesche e i reparti della Repubblica sociale, affluivano verso le principali metropoli e le principali vie di comunicazione nel tentativo d’intercettare le unità germaniche. La situazione di quei giorni si presentava alquanto caotica con l’esercito anglo-americano che premeva quello tedesco in ritirata verso la Germania e le formazioni partigiane che cercavano di disarmare e catturare il maggior numero di soldati tedeschi. Il Trentino, che fino ad allora era apparso come un territorio complessivamente sotto il controllo dell’autorità militare tedesca e di Hofer, divenne la principale via di transito per l’esercito germanico che dalla Val Padana, dalla Lombar-

dia e dal confine orientale, tentava di raggiungere il Brennero e, di lì, la Germania. Dalla metà d’aprile ma soprattutto a partire dall’ultima settimana dello stesso mese, le valli trentine furono percorse da unità militari dalla diversa provenienza e specialità: reparti della Wehrmacht precedevano o affiancavano unità delle SS, della Flak o della Marina germanica. In quei giorni, le valli Giudicarie, la valle dei Laghi, la val di Fiemme, la Valsugana, la val Lagarina e la valle dell’Adige registrarono un aumento di saccheggi e di furti – soprattutto generi alimentari, biciclette e vestiti borghesi – da parte di queste formazioni in ritirata. Purtroppo, non mancarono neppure le uccisioni ingiustificate di civili e vere e proprie stragi con incendi d’interi villaggi. Nonostante, infatti, la notizia dell’armistizio fosse stata resa pubblica nel pomeriggio del 2 maggio, i reparti tedeschi proseguirono la loro marcia. Non potendo essere controllati dall’aviazione alleata a causa delle avverse condizioni climatiche di quei primi giorni di maggio, i militari infransero deliberatamente le clausole armistiziali che stabilivano che, all’annuncio della resa delle forze armate tedesche, tutte le unità avrebbero dovuto fermarsi nel luogo in cui si trovavano in attesa degli alleati. Una situazione, quindi, confusa ed in continua evoluzione. Dalle parole dei testimoni emerge chiaramente questo dato di fatto, con l’animo dei civili diviso tra l’attesa per la fine della guerra ormai imminente ed il timore di possibili violenze ai loro

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Le processioni in onore di San Valentino dal dopoguerra in poi I festeggiamenti per la conclusione del conflitto sfociarono, nel maggio e nel settembre del 1945, nelle celebrazioni religiose in onore del Santo. Alla sua protezione si attribuivano gli scarsi danni inferti al paese dalla guerra e dai bombardamenti aerei e soprattutto il ritorno a casa di gran parte di coloro che, militari, erano stati sospinti dalla furia bellica sui più diversi fronti e nei campi di prigionia in Germania. Alcuni tuttavia non ebbero questa fortuna: Ottavio Bassetti, Valerio Tonelli, Gustavo

Garbari ed Enrico Rigotti morirono durante la prigionia in Germania; Renato Bonfiglio Tasin, Vittorio Miori, Tasin Giuseppe, Illuminato Banal e Paolino Parisi caddero tra il 1940 e il 1945 sui vari fronti del conflitto; Fiore Sartori, Giuseppe Rigotti e Quintino Grazioli furono dati per dispersi. Il rientro dei militari avvenne scaglionato nel tempo a seconda delle diverse situazioni in cui vennero a trovarsi nel corso del conflitto: coloro che erano caduti nelle mani dei tedeschi, rien-

Vezzano, 10 maggio 1945: processione per il voto a San Valentino con don Narciso Strada (al centro), promotore del voto (proprietà Carla Morandi Garbari)

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Indice

pag.

5

Premessa di EDDO TASIN

»

7

Premessa di GIUSEPPE FERRANDI

»

9

Nota introduttiva

pag.

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I militari vezzenesi nel secondo conflitto mondiale: 1940-1943

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32

I bombardamenti aerei: 1943-1945

pag.

48

L’occupazione tedesca

pag.

62

Il voto a San Valentino: 14 febbraio 1944

pag.

67

La fine della guerra a Vezzano: maggio 1945

pag.

78

Processioni in onore a San Valentino dal dopoguerra in poi

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La pubblicazione ripropone, accompagnati da alcune brevi note d’inquadramento storico, i materiali esposti nel corso della mostra fotografica tenutasi a Vezzano tra l’agosto e il settembre 2005 relativa al periodo d’occupazione tedesca 1943-1945. Il nucleo principale poggia sul materiale raccolto e conservato da soggetti pubblici e privati all’interno della comunità di Vezzano. A commento della maggior parte dei documenti fotografici riprodotti, sono proposti alcuni passaggi attinti dalle interviste rilasciate da testimoni degli eventi documentati. Rispetto all’esposizione, il volume è stato arricchito con immagini fotografiche relative alle celebrazioni religiose svoltesi al Santuario di Vezzano nei decenni successivi alla fine del conflitto proprio per sottolineare come le manifestazioni legate al rinnovo del voto a San Valentino – ogni prima domenica di settembre – facciano parte del riconoscersi di una comunità nella propria storia e della sua capacità di trasferire il proprio patrimonio d’esperienze alle generazioni più giovani. Sommario: Premessa di Eddo Tasin. Premessa di Giuseppe Ferrandi. Nota introduttiva. I militari vezzanesi nel secondo conflitto mondiale: 1940-1945. I bombardamenti aerei: 1943-1945. L’occupazione tedesca. Il voto a San Valentino: 14 febbraio 1944. La fine della guerra a Vezzano: maggio 1945. Le processioni in onore di San Valentino dal dopoguerra in poi. Lorenzo Gardumi collabora con il Museo storico in Trento. Nell’ambito della storia contemporanea si è dedicato con particolare attenzione allo studio degli anni della seconda guerra mondiale, soffermandosi soprattutto sulle stragi di civili ad opera delle truppe tedesche nella fase finale del conflitto.

ISBN 978-88-7197-084-4 E 10,00

MUSEO STORICO IN TRENTO

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