Preistoria in segni

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Preistoria in segni Glossario LIS/Italiano di archeologia, antropologia e museologia

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Preistoria in segni !

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Glossario LIS/Italiano di archeologia, antropologia e museologia

Museo Nazionale Preistorico Etnografico “Luigi Pigorini”

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! Utilizzare esclusivamente reader ebook ePub3 ! Con reader ePub2 non saranno visibili i video ma solo i nomi dei file ! Roma 2014


Introduzione

! Il Museo Nazionale Preistorico Etnografico “L. Pigorini” ha iniziato un'attiva collaborazione con la comunità sorda di Roma nel giugno 2012. La prima tappa è stata un ciclo di conferenze organizzate in collaborazione con alcune associazioni poi divenute partner del progetto: Kiasso, CREI, ENS - Sezione Provinciale di Roma e ICOM Italia - Commissione tematica “Accessibilità Museale”. Nel corso degli incontri sono stati approfonditi i temi legati specificatamente alla storia del Museo, alle sue collezioni e alle attività di ricerca e di promozione culturale. L'obiettivo in gioco era duplice: da un lato, stimolare nel pubblico la maturazione di un più cosciente senso di appartenenza al patrimonio; dall’altro, offrire agli “addetti ai lavori” l'opportunità di entrare in prima persona nella dimensione culturale e linguistica dei sordi, comprenderne le esigenze e i bisogni, al fine di valutare e progettare una nuova forma di comunicazione museale. Nelle attività di divulgazione e di educazione museale spesso si incontrano ostacoli di carattere terminologico attinenti ai saperi specifici del Museo. Inoltre,


nel caso della comunità sorda, la terminologia non è sempre sostenuta da segni specifici o condivisi. L'incontro con l'esperienza propria dell'associazione Kiasso nell'ambito della comunicazione storico-artistica in LIS e il comune obiettivo di diffondere i contenuti del patrimonio culturale a tutti i livelli di fruizione, ha creato il presupposto ottimale per avviare una progetto di lavoro condiviso, che mettesse in campo diversi saperi e differenti competenze. Il focus delle attività è stata l'elaborazione di questo glossario di termini tecnici strettamente connessi al museo preistorico etnografico, in modo da partire dall'esperienza dei sordi e creare un codice di accessibilità valido per tutti gli utenti del museo. Al fine di ampliare la base di dibattito è stata istituita una commissione tecnico-scientifica, coordinata da Kiasso per la parte linguistica e dal Museo Pigorini per la parte scientifica, di cui hanno fatto parte paletnologi, antropologi, esperti di accessibilità museale, linguisti LIS e sei ragazzi sordi provenienti da diverse regioni d'Italia, esperti di comunicazione in segni e divulgazione del patrimonio culturale. Oltre ad una approfondita analisi del significato dei termini lessicali più diffusi nel linguaggio museale, le attività della commissione sono state finalizzate all'analisi e alla verifica dei differenti segni esistenti in Italia, valutandone la pertinenza rispetto ai significati illustrati dagli esperti, ma anche elaborando nuovi segni, che si auspica vengano condivisi da tutta la comunità sorda nazionale. Il progetto “Al museo con... Patrimoni narrati per musei accoglienti”, che fra i suoi obiettivi ha avuto quello di incrementare forme di partecipazione e di cittadinanza attiva mediante una migliore conoscenza del ruolo del museo e del patrimonio culturale in esso conservato, ha rappresentato un'occasione ideale per integrare e valorizzare questa esperienza. Il glossario si presenta come uno strumento utile non solo per le persone sorde. Ci auguriamo che possa essere un supporto utile per le scuole, per le assistenti alla comunicazione e per le interpreti LIS. Il lavoro qui presentato costituisce un primo risultato della collaborazione avviata. L'intenzione è di proseguire il lavoro di arricchimento del glossario, in modo da poter arrivare a disporre di un corpus base di lemmi sulle scienze dell'uomo sufficientemente esauriente.


Acquisizione

! L’acquisizione per un museo significa aumentare il proprio patrimonio con nuovi oggetti che possono essere: acquistati da privati, donati da parte di collezionisti, ereditati, ritrovati durante campagne di scavo o indagini. Dal momento in cui un oggetto entra a far parte di un museo è fondamentale documentarne l’esistenza assegnandogli un numero di inventario nel Registro Cronologico di Entrata e una collocazione nei depositi o nelle sale. L'oggetto viene, inoltre, schedato secondo le norme dell’Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione (ICCD). Tutto ciò che entra a far parte del patrimonio museale è considerato dalla legislazione italiana inalienabile: non può essere né venduto, né donato e diventa patrimonio della collettività.


Allestimento

! L’allestimento è l’azione del “preparare” le sale espositive ad accogliere le esposizioni permanenti o temporanee. L’allestimento consiste nella progettazione dei percorsi, dei supporti, del sistema comunicativo, dell’illuminazione, della climatizzazione e dell’acustica degli ambienti affinché gli oggetti esposti siano ben conservati, messi in sicurezza e ben fruibili. Anche i magazzini dei musei vengono allestiti per ottimizzare la tutela degli oggetti e favorirne la fruizione da parte degli studiosi.


Antropologia

! L’antropologia si può definire come lo studio della natura umana, della società umana, del passato dell’uomo. È una disciplina accademica che mira a descrivere nel senso più ampio possibile cosa vuol dire essere umani. L’antropologia in senso ampio fa riferimento a un vasto campo di conoscenze e discipline che rientrano in parte nella sfera delle scienze biologiche in parte in quella delle scienze sociali. Negli Stati Uniti l’antropologia, per esempio, si suddivide in quattro specializzazioni: bioantropologia (o antropologia fisica), antropologia culturale, antropologia linguistica e archeologia.


Antropologia culturale

! L’antropologia culturale consiste nell’interpretazione dell’insieme delle culture umane, per metterne in luce somiglianze e differenze. A differenza dell'etnografia, cioè la descrizione dei particolari gruppi e società, l'antropologia culturale quindi interpreta le diverse forme di umanità e dei diversi stili di vita umana in una prospettiva comparativa. La ricerca antropologica opera anche in una prospettiva critico-riflessiva nella misura in cui lo studio delle culture diverse dalla nostra permette di ampliare lo sguardo sul nostro modo di vivere. L'antropologia culturale, insieme all’etnologia e all’etnografia, nascono e si affermano nel XIX secolo come discipline che studiano le culture extraeuropee e in particolare modo di quelle che erano definite “società tradizionali” contrapposte alle “società moderne”. Secondo l’antropologo strutturalista Claude Lévi-Strauss, l’antropologia si distingue dall’etnografia e dall’etnologia perché costituisce il livello più generale di riflessione sull’uomo. L’antropologia cerca di definire le proprietà generali di tutta la vita sociale e culturale e di costruire delle spiegazioni


teoriche generali che possano descrivere gli elementi universali dell’umanità le espressioni particolari delle culture. Attualmente antropologia culturale e etnografia sono sinonimi: indicano discipline comprese nelle scienze etnoantropologiche. Oggi l’antropologia culturale allarga il suo ambito di studi occupandosi di tutte le società contemporanee e studiando le dinamiche culturali che scaturiscono dall'articolazione tra i processi di globalizzazione e il mondo quotidiano in cui vivono le comunità locali.


Archeologia

! L'archeologia è una disciplina storica e antropologica che studia le testimonianze del passato al fine di ricostruire aspetti della vita delle popolazioni che ci hanno preceduto. Possiamo anche considerarla un metodo, applicato per differenti epoche storiche ma anche a diversi ambiti geografici; da queste diversità derivano aspetti specifici che differenziano altrettanti ambiti della ricerca (ad esempio: archeologia preistorica, archeologia classica, archeologia subacquea, ecc.). L'aspetto più caratteristico del lavoro dell'archeologo è la ricerca sul campo, sia attraverso la ricognizione e la mappatura delle tracce archeologiche visibili in superficie, sia attraverso lo scavo dei resti sepolti. La maggior parte dei ritrovamenti archeologici avviene durante sterri per la costruzione di case o opere pubbliche, ma anche durante lavori agricoli. Purtroppo non sempre ci si rende conto di trovarsi in presenza di evidenze archeologiche, specialmente nel caso di siti preistorici. Altre volte volontariamente vengono celati o sottratti i ritrovamenti con gravi danni al bene


pubblico. È quindi molto importante l'azione di controllo preventivo ed operativo sul territorio svolto dalle Soprintendenze Archeologiche. Le Soprintendenze sono spesso impegnate in interventi non programmati ma necessari alla raccolta dei dati prima della loro distruzione. Infatti la ricerca archeologica ha come ulteriori finalità la conservazione e la valorizzazione del patrimonio culturale pubblico soggetto a tutela da parte dello Stato. A secondo dell'importanza dei ritrovamenti, possono seguire una o più campagne di scavo per portare in salvo i reperti e documentare le strutture e la situazione sul terreno. In caso di strutture importanti assistiamo, quando possibile, alla loro musealizzazione sul posto. Quasi mai i resti archeologi consentono una lettura immediata: la loro interpretazione richiede un complesso percorso di indagine. Sintetizzando, le principali tappe dello studio sono l'individuazione, la raccolta sul campo, la descrizione e la documentazione dei reperti, i confronti, l'organizzazione dei dati e la loro pubblicazione. Solo un attento percorso di ricerca può garantire il raggiungimento di un'interpretazione storicamente attendibile. Attualmente la ricerca archeologica è organizzata sempre più in un lavoro che vede impegnati insieme specialisti di differenti discipline, fra cui quelle scientifiche (come chimica, fisica, botanica, geologia...) che collaborano con l'archeologia per le indagini diagnostiche sui reperti e dei contesti archeologici. Queste discipline svolgono un ruolo importante nell'ambito della datazione assoluta degli strati archeologici e dei reperti in essi contenuti. La disciplina si avvale anche di tecniche sperimentali per valutare nel loro sviluppo e significato alcune delle attività economiche fondamentali dell'uomo antico riguardanti sopratutto la sussistenza e la tecnologia (archeologia sperimentale).


Archeologia preistorica

! È l’archeologia dell’epoca preistorica, sinonimo di paletnologia.


Beni culturali

! Un bene culturale è una qualsiasi testimonianza dell'opera umana che presenta interesse artistico, storico, paesaggistico, archeologico o etnoantropologico e che, in ragione del suo pubblico interesse, merita di essere tutelato, conservato e valorizzato in quanto patrimonio culturale. I beni culturali possono essere materiali, cioè con forma definita e stabile, o immateriali, cioè che non hanno una forma definita e stabile, ma esistono solo nel momento che avvengono (es.: rappresentazioni, riti, feste). In Italia l’espressione “beni culturali” è divenuta di uso comune dopo l’istituzione del relativo Ministero nel 1975 (oggi Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo).


Conservazione

! La conservazione è ogni attività finalizzata a mantenere l’integrità e l’identità di un bene culturale. Essa si realizza: studiando il bene culturale; prevenendo o limitando le situazioni di rischio del bene culturale e del suo contesto; controllando le condizioni del bene culturale per mantenerlo nel tempo e effettuando attività di manutenzione; restaurando il bene culturale per recuperarne l’integrità materiale, laddove possibile e/o necessario.


Contesto archeologico

! Insieme di evidenze archeologiche in cui i reperti o le tracce archeologiche di azioni dell'uomo (es.: solchi di aratura, tracce di buche per palo) possono essere riferite ad un unico sistema. Le evidenze archeologiche possono, ad esempio, essere connesse cronologicamente e spazialmente, come accade per i reperti che si trovano nello stesso strato e che sono quindi riferiti allo stesso “contesto culturale”; ma è anche possibile avere reperti che hanno fra loro relazioni di carattere funzionale, come accade, ad esempio, per un “corredo funebre” che caratterizza un contesto tombale. Nell'ambito della ricognizione archeologica, il concetto di contesto si può allargare all'insieme dei resti archeologici e dei materiali provenienti dallo stesso sito. Si parla di oggetti “fuori contesto” quando non se ne conosce la provenienza.


Cultura

! La cultura è l’insieme di idee, simboli, concezioni, credenze, valori, attività materiali e comportamenti (tecnici, economici, rituali, religiosi, sociali, ecc.) appresi e condivisi, che gli esseri umani acquisiscono in quanto membri di una società e che usano per adattarsi al mondo nel quale vivono e per trasformarlo. Nel linguaggio comune il termine “cultura” indica l’insieme delle conoscenze intellettuali che una persona ha acquisito attraverso lo studio e l’esperienza; è sinonimo di “erudizione” e rimanda alle grandi tradizioni fondate sulla scrittura, a saperi elitari, espressione di valori considerati universali. Nelle scienze dell’uomo il concetto di cultura è lo strumento usato per rappresentare, come insiemi stabili e omogenei, le diverse unità sociali del pianeta, anche se ogni cultura non è né omogenea e né uguale nel tempo, ma è dinamica e complessa ed è costituita al suo interno da “diverse culture”. In questo senso la concezione antropologica di cultura amplia la concezione classica di cultura in quanto indica un insieme più ampio di elementi e abbraccia tutti i saperi e i comportamenti che gli uomini apprendono in quanto appartenenti a un gruppo sociale.


Cultura materiale

! Con cultura materiale si indicano tutti gli aspetti visibili e concreti di una cultura. Essa comprende l’insieme degli artefatti di una società, sia quelli connessi alle attività di sussistenza (quali i manufatti e gli utensili della vita quotidiana e delle attività produttive), sia quelli prodotti a scopo ornamentale, artistico o rituale. La cultura materiale è strettamente collegata agli aspetti immateriali di una cultura, in quanto deriva dal “saper fare”, dalle tecniche, e dai saperi propri di ciascun gruppo umano, è connessa al modo in cui gli uomini interagiscono tra loro ed esprime le idee che gli uomini hanno del mondo. Sopratutto in mancanza di altre fonti (come accade in paletnologia), attraverso lo studio della cultura materiale è possibile comprendere aspetti dell'organizzazione sociale, dei saperi e delle tecniche, dei valori e delle credenze.


Esposizione

! L’esposizione è l’azione del mettere in mostra gli oggetti conservati nel museo. L'esposizione permanente caratterizza il museo stesso, mentre l'esposizione temporanea è quella di una mostra. La figura professionale del curatore sceglie il criterio (geografico, cronologico, tematico, ecc.) con cui raccontare una storia attraverso gli oggetti e a questo scopo li seleziona, li ordina, li installa e li presenta in spazi appositamente allestiti.


Etnia

! Il termine “etnia” deriva dal greco ethnos, popolo, anche con il significato di stirpe, moltitudine, nazione. Il termine si riferisce a differenti gruppi umani che si caratterizzano per una comune appartenenza geografica, linguistica e culturale. Tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento, il concetto di etnia è stato utilizzato da etnologi e amministratori coloniali per classificare e definire i vari gruppi umani con cui entrarono in contatto. Con la fine del colonialismo e la nascita di nuovi Stati-Nazione, molti gruppi hanno utilizzato consapevolmente il concetto di etnia al fine di definirsi con un’identità forte, con una storia e con tradizioni proprie, e quindi in pieno diritto di avere spazio politico e sovranità. Il concetto di etnia è stato messo in discussione dagli antropologi perché tende a descrivere i gruppi umani come formazioni omogenee, statiche e chiuse. In realtà i gruppi umani sono in perenne contatto fra di loro e le società al loro interno sono diversificate. Quindi non esistono confini chiusi tra gruppi in quanto persone, idee e saperi si muovono in modo dinamico da un ambito culturale all'altro.


Etnografia

! L’etnografia è considerata la descrizione di una particolare cultura, scritta o filmata, redatta da un antropologo. Essa può riguardare anche singoli aspetti di una specifica società come ad esempio un particolare rito, un certo mito ma anche il modo di cucinare o di abbigliarsi. Con etnografia si definisce anche l’attività di ricerca che l’antropologo compie. L’etnografia, intesa come ricerca sul campo (o ricerca di terreno) costituisce un momento centrale della ricerca antropologica che prevede la partecipazione diretta del ricercatore alla via quotidiana di coloro tra i quali ha stabilito di vivere. Dalla metà dell’Ottocento ai giorni nostri il significato attribuito alla parola etnografia è mutato nel tempo, accompagnando i cambiamenti teorici e metodologici dell’antropologia. La tradizione disciplinare considera Bronisław Malinowski (vissuto tra il 1884 e il 1942) l’artefice della “rivoluzione” etnografica fondata sull’osservazione partecipante e sullo studio olistico della cultura.


Mostra

! La mostra è un’esposizione temporanea tematica di oggetti secondo un criterio scelto di volta in volta (cronologico, tematico, geografico, ecc.). Di norma le mostre permettono di ammirare oggetti provenienti da collezioni e musei diversi, illustrando relazioni e favorendo lo studio, l’analisi e il confronto. Le mostre possono essere finalizzate alla migliore conoscenza delle collezioni di un singolo museo, attraverso l’esposizione di oggetti conservati nei magazzini, o all’approfondimento di specifici temi. Le principali professionalità legate alla realizzazione di una mostra sono: i curatori scientifici (ideatori del progetto), il responsabile dei servizi educativi (che cura la divulgazione dei contenuti), il grafico e l’architetto (che curano l'allestimento), il restauratore (che verifica lo stato di conservazione e detta le regole per la movimentazione e l'esposizione delle opere) e il registrar che raccorda le competenze di tutte le altre figure attive nella realizzazione della mostra (es.: l’assicuratore, il trasportatore) affinché le opere siano tutelate, conservate e messe in sicurezza.


Museo

! La definizione di Museo è stata sancita dall’ICOM – International Council of Museums – nel 1974: “Il museo è un'istituzione permanente senza scopo di lucro, al servizio della società e del suo sviluppo; è aperto al pubblico e compie ricerche che riguardano le testimonianze materiali dell'umanità e del suo ambiente: le acquisisce, le conserva, le comunica e, sopratutto, le espone a fini di studio, educazione e diletto”. Per essere considerato museo bisogna possedere dei requisiti precisi tra cui la presenza di uno statuto e/o di un regolamento scritto che individui chiaramente le finalità (la mission) del museo. La sede del museo può essere un edificio storico o appositamente costruito, un insieme di edifici o un museo diffuso sul territorio. L’elemento caratterizzante del museo è il contenuto che ne determina la natura (musei scientifici, storici, archeologici, ecc.).


Il museo svolge le seguenti attività: studio e documentazione, conservazione e restauro, ordinamento e allestimento, comunicazione e valorizzazione. I beni conservati nel museo, esposti nelle sale o custoditi nei depositi, sono patrimonio della collettività e in quanto tale devono essere accessibili a tutti. Le professionalità che attendono a questi diversi compiti sono molte: dal personale presente nelle sale (custodi, addetti all’accoglienza, operatori didattici) ad altri professionisti quali il direttore, il funzionario responsabile di settore e organizzatore delle mostre (curatore), il responsabile dei servizi educativi cui spetta il compito di curare la comunicazione, il restauratore cui è affidata la conservazione delle opere. Altre figure professionali possono prendere parte alla gestione del museo con specifiche funzioni stabili o temporanee come: il bibliotecario, l’archivista, l’addetto alle riproduzioni fotografiche, l’architetto, il grafico, l’addetto al marketing e alla gestione delle attività commerciali, l’addetto alla ricerca di fondi o il catalogatore che si occupa dello studio e della catalogazione delle opere.


Neolitico

! Il Neolitico (ossia: età della pietra nuova) deve il suo nome ad una vecchia suddivisione delle fasi storiche basata su un semplice concetto di “evoluzione” tecnologica. In realtà ben più complessi sono i fattori che caratterizzano questa importante fase della storia dell'uomo. Soffermandoci a quanto accade nel bacino del Mediterraneo, circa 13.000 anni fa il clima, dopo le forti oscillazioni che avevano caratterizzato il precedente periodo del Pleistocene, iniziò progressivamente a stabilizzarsi e ad assumere caratteristiche di temperatura ed umidità simili a quelle odierne: siamo infatti entrati nell'Olocene, l’era geologica attuale. Il miglioramento climatico produsse effetti benefici anche sulla vegetazione, che si estese a latitudini sempre maggiori permettendo così anche agli animali selvatici di clima temperato (cervo, cinghiale e capriolo) di espandersi in un’area più vasta. L’area di “scoperta” e di “sperimentazione” delle nuove conoscenze è quella della cosiddetta “mezzaluna fertile”, un ampio territorio che si estende dalla Turchia fino all'Iraq: in questa zona, particolarmente favorevole per le caratteristiche ambientali, troviamo le prime popolazioni stabili che potevano


disporre di alcune specie animali (ovicaprini, bovini, suini) e vegetali (in particolare cereali e leguminose) ancora allo stato selvatico ma particolarmente adattabili alla domesticazione. Da quest'area iniziale di sviluppo neolitico (10/11.000 anni fa), questo nuovo stile di vita si diffuse nell'arco di alcune migliaia di anni in tutta l'Europa seguendo due direzioni: lungo le coste del Mediterraneo, attraverso la Grecia e l'Italia (dove troviamo le più antiche attestazioni 8.000 anni fa), verso Francia e Spagna; lungo le valli del Danubio verso il Centro e il Nord Europa. Questo processo, chiamato neolitizzazione, è archeologicamente riscontrabile in alcuni cambiamenti sostanziali, come lo sviluppo di “villaggi” con abitazioni stabili, e l'attestazione di un’economia di produzione del cibo, attraverso l'agricoltura e l’allevamento. Questo nuovo stile di vita portò con sé un forte aumento demografico, ma anche l’introduzione di nuove tecniche nell’ambito di varie attività artigianali, quali ad esempio la levigatura degli strumenti litici – che rende i margini taglienti più resistenti ed efficaci –, la tessitura e, soprattutto, la comparsa di recipienti di terracotta, plasmati con argilla e cotti al fuoco, che faciliteranno la cottura in acqua dei cereali e dei legumi, ora al centro della dieta umana. Durante il Neolitico si assiste ad un incremento del commercio anche a lungo termine di materie prime che avevano una particolare importanza sia nelle attività economiche sia a livello simbolico: l’ossidiana, la pietra verde, il quarzo o la stessa selce circolano anche per centinaia di chilometri dalle zone di origine. Ciò contribuì allo sviluppo dei mezzi di comunicazione e di trasporto. La lavorazione della pietra era spesso eseguita in centri specializzati: si può dunque ipotizzare che circolassero anche prodotti finiti o materia prima semilavorata.


Paleolitico

! Il termine Paleolitico (pietra antica) è stato introdotto nel 1865 in opposizione a Neolitico (pietra nuova) per definire da un punto di vista sia cronologico sia culturale le prime fasi della vita dell'uomo. Per la maggior parte del periodo, gli unici oggetti prodotti dall'uomo arrivati fino a noi sono quelli in pietra che ci testimoniano l'inizio di una capacità di costruire, che col tempo diventerà capacità di progettare, fino a giungere a quella di simbolizzare. Bisogna tenere conto che l'utilizzo della pietra scheggiata continuerà anche nelle epoche successive e che, sicuramente, l'uomo durante il Paleolitico usava anche altri materiali deperibili quali legno, pelle o fibre vegetali. L'economia delle popolazioni paleolitiche è caratterizzata dall'esclusivo sfruttamento delle risorse naturali, a partire dalle più antiche forme di raccolta di frutti, bacche, radici e di fonti proteiche costituite da insetti, larve e carogne di animali. Nel tempo l'uomo sviluppa una sempre più complessa conoscenza dell'ambiente che lo porta ad una maggiore capacità di utilizzo delle risorse: ne


è un esempio la caccia ai grandi mammiferi che caratterizza gran parte del Paleolitico. Questa modalità di procacciamento del cibo induce l'uomo a frequenti spostamenti e ad uno stile di vita che solo verso la fine del periodo inizierà ad essere più stabile e sedentario. Questa prima fase della storia umana, terminò quando alla fine del Pleistocene, dopo l’ultima glaciazione detta di Würm (circa 10.000 anni fa), ebbe inizio l'epoca attuale (l'Olocene) caratterizzata da un cambiamento abbastanza netto nella fauna, nella flora e nel clima che generò un diverso orientamento dell’economia di sussistenza. Questo periodo non ha lo stesso itinerario evolutivo in tutto il mondo e data la sua ampiezza cronologica e culturale è stato suddiviso in fasi, diverse nei vari continenti. Per l'Europa la suddivisione riconosciuta è in tre periodi: Paleolitico inferiore, medio e superiore. Il Paleolitico inferiore è il periodo più lungo della nostra preistoria e prende inizio con la comparsa dell’uomo. Le industrie litiche più antiche del P. inferiore, contraddistinte dalla semplice scheggiatura della pietra (choppers), sono ben rappresentate in Africa orientale a partire da circa 2,7 / 2 milioni di anni fa e sono riferite ai primi Ominidi. In Europa le attestazioni più antiche risalgono a circa 800.000 anni fa e sono attribuibili all'Homo Erectus, di cui conosciamo la capacità di controllo del fuoco, di caccia ai grandi mammiferi, della costruzione di strumenti litici più complessi fra cui spiccano i bifacciali. Il Paleolitico medio inizia all’incirca da 200.000 anni fa e, in Europa, è caratterizzato dalla presenza dell’uomo di Neandertal. Le industrie litiche sono caratterizzate da strumenti su scheggia. Lo studio degli utensili ha dimostrato che i Neandertal raschiavano e conciavano le pelli, utilizzate per la costruzione di ripari ed abiti, necessari per il clima freddo di questo periodo. Attestato l'uso di decorazioni personali. Per la prima volta nella storia dell'umanità sono attestate sepolture. A partire da 34.000 anni fa, con la comparsa dell'Homo sapiens, l'uomo attuale, viene definita la fase del Paleolitico superiore che segna l'avvio di un processo che, con i suoi sviluppi successivi, giungerà fino a noi con passaggi ed adattamenti graduali alle diverse condizioni geografiche e socio-economiche: l'uomo inizia a organizzare lo spazio dove vive, si dota di sempre più specializzati strumenti litici ed in osso, sviluppa preoccupazioni estetiche e “religiose” che si riflettono nello sviluppo di oggetti di ornamento e soprattutto nella comparsa e nello sviluppo dell’arte mobile e parietale.


Paleosuolo

! Superficie contenente resti archeologici o paleontologici del Pleistocene (detta anche suolo fossile), rimasta sepolta da detriti (frane, alluvioni, eruzioni vulcaniche) o da accumulo di sedimenti. Il paleosuolo conserva bloccate le caratteristiche che aveva all’atto del seppellimento. L’esame dei paleosuoli permette di dedurre le condizioni climatiche che vigevano all’epoca della loro formazione; talora conserva tracce dell'attività umana. Lo studio sui paleosuoli ha dato risultati molto interessanti per il Pleistocene, l'epoca geologica precedente all'attuale, contribuendo alle conoscenze della vita degli uomini del Paleolitico.


Paletnologia

! La paletnologia, equivalente a paleo-etnologia, è una disciplina introdotta in Italia nel 1875 da Luigi Pigorini. Essa si avvale prevalentemente dei dati raccolti sul campo, in massima parte riguardanti la cultura materiale, ed ha come finalità la ricostruzione socioculturale delle popolazioni preistoriche e protostoriche. La stretta collaborazione tra paletnologi e personalità del mondo delle scienze naturali, come geologi e paleontologi, ha arricchito i metodi paletnologici attraverso l'utilizzo dei dati naturalistici. La prospettiva culturale ottocentesca di tipo evoluzionista, che vedeva la possibilità di stabilire parallelismi tra le società del passato e alcune del presente il cui sviluppo era considerato più lento e quindi “primitivo”, ha generato in tutta Europa la nascita di musei paletnologici, caratterizzati della presentazione accanto alle raccolte preistoriche, di collezioni etnologiche di confronto. Questa prospettiva evoluzionista semplificata, che collocava ogni cultura umana in un determinato stadio evolutivo, oggi non è più accettata. Le due discipline, la


paletnologia e l'etnologia sono considerate entrambe scienze antropologiche, accomunate da una metodologia comparativista. Nello studio delle somiglianze e delle differenze tra differenti ambiti culturali, anche quando noti solo in base a dati archeologici, oggi è universalmente riconosciuto erroneo colmare le lacune della documentazione archeologica o etnografica con elementi noti in contesti meglio conosciuti. Nei differenti gruppi umani è spesso difficile definire i limiti in cui avvengono i fenomeni di condivisione culturale, in quanto i confini della distribuzione spaziale dei diversi elementi studiati (strumenti, decorazioni, rituali, ecc.) possono essere diversi. Questo limite è particolarmente sentito nella ricerca paletnologica in quanto possiamo esaminare solo le tracce che si sono conservate per analizzare i differenti ambiti culturali. In questo senso la paletnologia deve operare per ipotesi: una volte proposte, vanno valutati gli elementi a favore o contrari a quelle prese in considerazione, senza poter mai raggiungere certezze definitive.


Patrimonio culturale

! Per patrimonio si intende un insieme (naturale e culturale) che si riceve in eredità, di cui ci si appropria, che si conserva e si trasmette. Il patrimonio culturale è la memoria di una comunità o dell’umanità intera che è mediata negli oggetti (il patrimonio culturale materiale) ed espressa negli usi, nelle rappresentazioni, nelle espressioni e nei comportamenti che le comunità trasmettono di generazione in generazione e che determinano un sentimento di identità e di continuità (patrimonio culturale immateriale). L’UNESCO, l’istituzione mondiale dell’ONU specializzata per l'Educazione, la Scienza e la Cultura, ha approvato nel 2003 la Convenzione per la Salvaguardia del patrimonio culturale immateriale.


Patrimonio culturale immateriale

! Nella Convenzione per la Salvaguardia del patrimonio culturale immateriale dell'UNESCO il patrimonio immateriale è descritto come le consuetudini, le rappresentazioni, le espressioni, le conoscenze, il sapere che le comunità, i gruppi e in alcuni casi gli individui riconoscono in quanto parte del loro patrimonio culturale. Gli ambiti del patrimonio culturale immateriale riconosciuti dalla Convenzione sono: • le tradizioni ed espressioni orali (compreso il linguaggio in quanto veicolo del patrimonio culturale immateriale);

le arti dello spettacolo;

le consuetudini sociali, gli eventi rituali e festivi;

le cognizioni e le prassi relative alla natura e all’universo;

i saperi e le pratiche legati all’artigianato tradizionale.


Preistoria

! La Preistoria indica il periodo più antico della storia dell'uomo, dalla sua origine (con gli specifici problemi antropologici legati al processo dell'ominazione) fino alla comparsa delle società complesse. Per la ricostruzione storica, in assenza di fonti scritte, la disciplina si avvale della documentazione archeologica e antropologica. La formulazione del termine risale alla metà dell'Ottocento, così come la sua suddivisione, su base quasi esclusivamente tecnologica, in Paleolitico, Mesolitico, Neolitico, Eneolitico (o età del Rame), età del Bronzo, età del Ferro. È importante tenere presente che la definizione dei periodi è una convenzione tra studiosi: nelle differenti aree geografiche il passaggio da un periodo all'altro non ha seguito né gli stessi tempi né le stesse modalità, come non sono esistite necessariamente tutte le fasi identificate. Ad esempio il Neolitico nel Vicino Oriente inizia circa 10mila anni fa, in Italia 8mila anni fa, in Scandinavia 5mila anni fa; 1.500 anni dopo in questa regione si è passati direttamente dal Neolitico all'età del Bronzo.


Protostoria

! Il termine e concetto di protostoria venne coniato in Francia sin dal 1908 (J. Dechelette), ma è entrato in uso negli studi sull’antichità negli anni Trenta del Novecento, per diventare poi di impiego frequente (e con statuto accademico specifico) soprattutto a partire dagli anni Sessanta. Il significato del termine si è differenziato nel tempo e nelle diverse scuole di pensiero. Per brevità ci concentreremo sui due significati più utilizzati in Italia. Una prima definizione considera come protostoria le fasi della società per le quali non si disponga di fonti scritte interne e coeve, la cui ricostruzione sia affidata, oltre che alla documentazione archeologica, alle informazioni testuali derivanti da fonti esterne, sia di comunità contigue o entrate in rapporto, sia da tradizioni poco posteriori, di natura «storiografica» o anche leggendaria (es.: il mondo celtico, quello germanico, o la stessa Italia preromana). Sotto un diverso profilo la protostoria è l'epoca in cui si affermano gli elementi di grande scansione storica che preludono l’emergere dello Stato, della città, della specializzazione funzionale, dell’amministrazione, e della costituzione di sistemi sociali di potere complessi.


Il termine protostoria è quindi usato per designare periodi, diversamente scaglionati nel tempo da regione a regione, nei quali il percorso verso la complessità sociopolitica ha già compiuto i suoi passi fondamentali, già prima della presenza di fonti scritte indirette. Mentre dal punto di vista documentario (cioè quanto agli strumenti di lavoro per la nostra ricostruzione) la protostoria rimane compresa nella preistoria, dal punto di vista dei fenomeni visibili essa risulta collegata alla storia tradizionalmente intesa.


Ricognizione di superficie

! La ricognizione topografica di superficie è un ambito della ricerca archeologica che consiste nell'esplorare in modo sistematico un territorio, verificando la presenza di evidenze archeologiche. Attraverso questa attività si ottiene una mappatura delle presenze archeologiche, che vengono riportate in carte archeologiche territoriali. Ciò consente di programmare sia interventi di scavo finalizzati alla conoscenza storica di un certo territorio, sia la tutela di aree e contesti da parte degli organi competenti (Soprintendenze territoriali). È ovvio che si tratta di una mappatura parziale, in quanto non tutti i resti archeologici sono visibili in superficie o si sono conservati fino ai nostri giorni. Di norma si rilevano strutture emergenti (muri, tumuli, ecc.), modificazioni del paesaggio dovute all'azione umana (come tracce di antichi tratturi), aree di dispersione di materiale archeologico nel terreno visibili o per cause naturali (come i dilavamenti dovuti alle piogge).


La ricognizione topografica del territorio viene svolta anche con metodi tecnologici: ne sono esempio la fotografia aerea o l'uso dei più innovativi strumenti scientifici.


Rito

! Il rito è una pratica sociale ripetitiva composta da una sequenza di attività simboliche in forma di danza, canto, discorso, gesti, manipolazione di determinati oggetti e così via. Le azioni rituali si caratterizzano per essere separate dalla routine sociale della vita quotidiana. Le azioni rituali costituiscono un linguaggio, un sistema di comunicazione simbolica. Ogni rito si costruisce intorno a uno schema culturalmente definito e riconosciuto dai membri della società. Attraverso il rito si interviene sulla realtà per modificarla secondo le aspettative e le credenze delle persone che compiono il rito stesso. Nonostante il termine sia legato all'ambito religioso, esso definisce anche alcuni comportamenti propri della vita sociale e politica del gruppo (es.: raduni di piazza, concerti, eventi sportivi ecc.).


Scavo archeologico

! Lo scavo è uno delle attività fondamentali della ricerca archeologica, ancor più per la preistoria e la protostoria in quanto la mancanza di documenti scritti affida la ricostruzione storica ai soli dati provenienti dalle indagini sul terreno. Ogni scavo è un'esperienza irripetibile, in quanto scavando si asportano manufatti e strutture, e quindi la massima cura deve essere messa nel documentare tutte le azioni che si susseguono attraverso diari di scavo, rilievi grafici, fotografie, ecc. Lo scavo archeologico è di regola condotto con il metodo stratigrafico. Dopo aver fissato una quota di riferimento, si suddivide l'area da scavare, per esempio in quadrati regolari. I settori dello scavo vengono quindi denominati per permettere di marcare tutti gli elementi ritrovati e distinguerli area per area, anche dopo averli asportati e trasportati presso i magazzini delle Soprintendenze. Gli strati vengono distinti in base alla differente consistenza, composizione e colore della terra, quindi numerati in maniera progressiva e asportati secondo la successione fisica e cronologica riscontrata. Ciò consente di ricostruire la storia


dell'area indagata, dal momento della sua occupazione fino al suo eventuale abbandono. Gli specialisti devono registrare la posizione di tutti i resti contenuti nel deposito archeologico dell'area scavata: la distribuzione in pianta dei reperti permetterà di valutarne la disposizione spaziale e le associazioni, consentendoci di elaborare sia ipotesi sulla funzionalità delle strutture, sia sistemi di datazione. Deve essere raccolto il maggior numero possibile di informazioni (variazione di colore del terreno, posizionamento dei reperti, ecc.) da elaborare poi per un'attendibile interpretazione archeologica. I reperti vengono disegnati, fotografati, misurati, analizzati, catalogati: attività svolte in parte durante lo scavo archeologico e, successivamente, nei laboratori specialistici. Cura ed attenzione devono essere dedicate in egual misura ai manufatti, agli elementi di strutture e ai resti organici ed ambientali. È sempre più frequente l'utilizzo di moderne tecnologie come quella del laserscanner per le ricostruzioni tridimensionali o rilievi di ampie superfici. Nel corso dello scavo si eseguono prelievi di campioni per vari tipi di analisi (es.: campioni di terreno per lo studio dei pollini, resti di carboni per la datazione dello strato). Tutto il terreno rimosso all'interno del sito viene setacciato per recuperare i reperti di piccole dimensioni (microliti, microfauna, semi, frustoli di carbone, ecc.). In Italia la legislazione in materia sancisce che le ricerche archeologiche sono svolte sotto il controllo dello Stato, unico proprietario dei beni rinvenuti.


Sito

! Ripreso dalla terminologia geografica, il termine è molto utilizzato in archeologia per designare nel loro insieme le aree caratterizzate dalla presenza di evidenze archeologiche, testimonianze di vissuto umano (es.: fondo di capanna, resti di focolare, ecc.), individuate nel loro contesto geografico attraverso ricerche archeologiche (fotografie aeree, ricognizioni di superficie, scavo, ecc.).


Stratigrafia archeologica

! Lo studio della natura e delle caratteristiche del terreno attraverso l’esame della sequenza degli strati che si susseguono in profondità, siano essi prodotti dall'uomo o da agenti naturali. In archeologia, la distinzione dei vari strati permette di fissare una cronologia relativa dei reperti in essi contenenti in quanto, di norma, lo strato che si trova più in alto è quello più recente, il più basso quello più antico. Lo studio delle associazioni dei manufatti negli strati può darci anche indicazioni sulla cronologia del sito, partendo dal presupposto della contemporaneità degli oggetti presenti nello stesso livello. La distribuzione verticale nei differenti strati fornirà i dati per analizzare i cambiamenti avvenuti nel corso del tempo. Questa può diventare un sistema di datazione (cronologia relativa) nel momento in cui possiamo confrontare sequenze tipologiche ricorrenti in differenti siti.


Superficie dello strato

! La parte superiore dello strato intesa nella sua estensione. 


Tradizione orale

! Per tradizione orale, nelle scienze demo-etno-antropologiche si intende il complesso delle testimonianze del passato (narrazioni, racconti storici, miti, poesie, canti, frasi, favole, formule sacre, ecc.) trasmesse di bocca in bocca, di generazione in generazione, senza l'utilizzo della scrittura. Con tradizione orale si intende oltre l’insieme del patrimonio culturale orale di una determinata società o gruppo, anche il sistema di trasmissione, replicazione e rielaborazione di questo tipo di patrimonio. Infatti le tradizioni orali non sono mai statiche, uguali nel tempo, ma cambiano con il passaggio da una generazione all’altra. Le tradizioni orali quindi sono dinamiche e si trasformano nel tempo. 


Tutela

! La tutela del patrimonio culturale comprende le attività dirette a riconoscere, conservare e proteggere i beni culturali e ambientali. Le istituzioni preposte alla tutela regolamentano la fruizione dei beni. 


Valorizzazione

! La valorizzazione è ogni attività diretta a migliorare le condizioni di conservazione e la conoscenza del patrimonio culturale. Compatibilmente alle esigenze della tutela, la valorizzazione favorisce l'incremento della fruizione pubblica, al fine di trasmettere i valori di cui il patrimonio è portatore.


Crediti

© Musei e partner. Tutti i diritti riservati

Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Condividi allo stesso modo 4.0 Internazionale.

! Soprintendente al Museo Nazionale Preistorico Etnografico 
 “L. Pigorini” e al Museo Nazionale d'Arte Orientale 'G. Tucci' Francesco di Gennaro

! Progetto di ricerca: Soprintendenza al Museo Nazionale Preistorico Etnografico “L. Pigorini” Alessandra Serges (coordinamento generale)

! Kiasso – Turismo Internazionale per Sordi ONLUS Cristina Cuccurullo (coordinamento linguistico)

! Con la collaborazione di: ENS – Ente Nazionale per la Protezione e l’Assistenza dei Sordi ONLUS CREI, Cooperativa Sociale di Interpretariato, Ricerca, Formazione LIS ICOM Italia, Commissione tematica “Accessibilità museale”

! Gruppo di lavoro:


Valentina Agnello, Anna Argentieri, Serena Rosaria Conte, Cristina Cuccurullo, Carlo di Biase, Rosa Anna Di Lella, Miriam Mandosi, Violante Nonno, Gianna Paolini, Giulia Peracchio, Giulia Petitta, Dario Scarpati, Alessandra Serges

! Testi a cura di: Francesco di Gennaro, Rosa Anna Di Lella, Miriam Mandosi, Alessandra Serges

! Progettazione grafica e post produzione video: Gianfranco Calandra, Alessandro Flemma, Lorenza Messina

! Ringraziamenti: Mario Amore, Luca Bondioli, Adriana Branni, Chiara Basile, Irene Fabbricino, Antonio Falcone, Vito Lattanzi, Mario Mineo, Carlo Nobili, Paola Francesca Rossi, Donatella Saviola

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Soho Cafe Roma

! Il Glossario fa parte del progetto “Al museo con... Patrimoni narrati per musei accoglienti”, nato dalla collaborazione tra il Museo Nazionale Preistorico Etnografico “Luigi Pigorini” e il Museo Nazionale d’Arte Orientale ’G. Tucci’ di Roma. Il progetto e stato sostenuto dalla Direzione Generale per le Antichità e finanziato dal MiBACT in seguito alla partecipazione al bando Promuovere forme innovative di partecipazione culturale, promosso dalla Direzione Generale per la Valorizzazione del Patrimonio Culturale con circolare n. 7/2012.

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IL GRUPPO DI LAVORO DEL PROGETTO!


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