Kounellis en el Me _ Revista Arte

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Aprile 2016 numero 512 CAiro editore

L’EvENtO

KOUNELLIS

Lampi sul Messico Nel nuovo Museo-Espacio di Aguascalientes, la monumentale installazione del grande artista. Una summa titanica e poetica del suo lavoro d i M a r c o Va l l o r a - f o t o d i M a n o l i s B a b o u s s i s

Una sala del Museo-Espacio Ciudad de las Artes (Meca) con un dettaglio dell’installazione di Jannis Kounellis.


Aprile 2016 numero 512 CAiro editore

L’EvENtO

KOUNELLIS

Lampi sul Messico Nel nuovo Museo-Espacio di Aguascalientes, la monumentale installazione del grande artista. Una summa titanica e poetica del suo lavoro d i M a r c o Va l l o r a - f o t o d i M a n o l i s B a b o u s s i s

Una sala del Museo-Espacio Ciudad de las Artes (Meca) con un dettaglio dell’installazione di Jannis Kounellis.


E

tutti a ribadire, rapiti, come in una litania, a ripetersi come in un mantra ammirato: “E dire che è arrivato così, non ci crederai, senza nulla. Solo con la sua giacchetta nera. Che non ha più smesso”. Come un emigrante del pensiero e del miracolo. Un santo nero, la sigaretta amareggiata, al cedere del volto rabbioso di barba, la raucedine connaturata del perplesso esistenziale. Di fronte alla sontuosità regale dell’ultima, riveritissima e scintillante installazione di Jannis Kounellis (Pireo, 1936), in quello che si chiama, ancora provvisoriamente, Museo-Espacio Ciudad de las Artes (Meca) di Aguascalientes ed è un enorme stanzone intatto

d’archeologia industriale, tipicamente messicana, pare a tutti davvero miracoloso, e lo è, e se lo ripassano a voce, sommessamente, come un talismano propiziatorio, il segreto di questo signore, insieme introverso e gioviale, burbero e dolcissimo, questo grandissimo e celebrato artista europeo, che sia arrivato in Messico, “così”, come nudo d’ogni protezione tecnico-apotropaica, senza precauzionalmente essersi portato con sé nulla, della sua panoplia d’artista, del suo stagionato mondo greco-romano, del suo universo riconoscibile di patriarca, ormai, dell’Arte povera – pietre, carboncini, pappagalli, lumini e lanciafiamme. Nulla. Solo la simbolica giacchetta magra,


da compagno lavoratore (come in un’immagine consumata di Álvarez Bravo) e accanto sempre la simpaticissima, a tutti, e da tutti ossequiata, con continui salamelecchi ariosi e reverenze, in stile vecchio film zapatista, compagna-ambasciatrice, di sorrisi e rattoppi diplomatici, Michèle. Certo, una strategia geniale e ragionevole, calcolata sul metro fecondo del genius loci. mito meccanico. Tornato in Messico, dopo aver anni fa lasciato l’ottimo ricordo-cometa d’una mostra-leggenda nel Paese, richiamato dal suo vecchio amico-gallerista Hilario Galguera (che assomiglia come una goccia di tequila al nostro Andreotti e ha apparenze alla prima severe, da imbronciato Buster Keaton, che non sorride mai, capace invece poi d’aprirsi in recondite ilarità rabelesiane, da uomo di genio e di colte letture) Kounellis ha ben pensato di inaugurare questo museo (che non è un museo, perché non ha ancora una sua collezione, ma se la sta costruendo così, con progetti monografici d’artista) semplicemente lasciandosi trascinare come un rabdomante, per questi luoghi d’alta densità industriale, se pur da tempo dismessa, intrisa però ancora di sudori, polveri omicide, violenze e dolori. Aguascalientes è una cittadina ben popolata, che diresti ritagliata nel deserto, nessuna traccia di fonti termali, una bellissima cattedrale in puro stile barocco coloniale fiorito, stradine tutte eguali e poi l’esplosione mastodontica di questo immenso quartiere d’officine meccaniche, una città nella città, tra nidiate di capannoni, ch’eran destinati alla costruzione d’immensi

capaNNONI IN cUI SI cOStrUIvaNO I MItIcI fErrOcarrIL


Il lavoro di Kounellis al Meca si sviluppa su una superficie di oltre 6mila metri quadrati.


In asta e in galleria

N

el novembre 2015 Sotheby’s Londra ha stabilito il nuovo record d’asta di Kounellis aggiudicando uno degli Alphabet paintings del 1960 a 1,14 milioni di euro. La sua produzione recente si può acquistare a prezzi compresi tra 200mila e un milione di euro. È trattata da diverse gallerie in tutto il mondo. Tra esse, christian Stein a Milano (tel. 02-76393301), giorgio persano a Torino (tel. 011-4378178) e la galleria continua di San Gimignano (tel. 0577-943134), che gli dedica una personale nella sede di Le Moulin de Boissy, in Francia (fino all’8 maggio).


treni della locale ferrovia, i mitici “ferrocarril” di tanti film rivoluzionari, tra sbuffi di fumo, baffoni di Pancho Villa, cartuccere e sigaracci. Ma proprio la rivoluzione, o i tanti poteri che si sono succeduti, forse per paura di questa ragnatela meccanica, che collegava millimetricamente il Paese, han deciso che nell’immenso Messico l’istituzione proletaria del treno dovesse scomparire d’incanto. Lasciando spazio alle tossicchianti “camionete” che appestano l’aria e ai variopinti camion sgangherati.

La MEMOrIa dEL LUOgO raccONtata daI SUOI “ScartI” Un Lingotto parceLLizzato. Dopo aver pensato a una legione di cactus, trapiantati all’interno di questi disadorni stanzoni, memori di tanta storia (e grandi intrichi burocratici – amorosamente superati – per concedere copiosamente quella pianta protetta), via radicalmente i cactus, Kounellis ha pensato di

sondare gli anfratti di questo Lingotto parcellizzato (in effetti la sua macchinica installazione ricorda molto Gli ultimi giorni dell’umanità di Kraus-Ronconi, “girata” appunto nella fabbrica torinese, via via che andava dismessa) trovando ferri, oggetti, mobili, reperti. Che senza ridondanza retorica o devozione mimetica, raccontano meravigliosamente, anzi, sono, per trasposto e apporto medianico, la memoria vivente, spiritica, e insieme defunta, funebre, depositata, di quegli ambienti vissuti e sofferti, straziati.

Il titolo della mostra, Relámpagos sobre México (Lampi sul Messico) riprende quello del film omonimo di Sergei Eisenstein del 1933.


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