MERCOLEDÌ 18 MAGGIO 2016 www.corrieredellosport.it
L’ITALIA DEL GOLF L’EDITORIALE
La diversa visione tra gli Stati Uniti e il nostro Paese
DALLA CINA ARRIVÒ LA FEBBRE DEL NUOVO GOLF Ascanio Lavinia Pacelli Biagiotti
di Marco Evangelisti
B
isogna sempre cominciare da qualcosa. Da un’idea, da un’occasione. Il golf italiano ricominciò da un nome, anzi da un cognome. Intorno ai fratelli Molinari la federazione di Franco Chimenti ha cominciato a scavare le fondamenta del nuovo golf, per renderlo attività a misura d’italiano medio, fenomeno il più possibile di massa e argomento di conversazione anche mediatica. Nelle prossime pagine raccontiamo diffusamente di Francesco Molinari che è solo un esempio di come si gioca a golf a livello professionistico, di come si limano i propri difetti tecnici e di come si conduce una vita normale quando si fa un lavoro come il suo. Inutile dilungarci qui. Francesco è ancora golfista giovane ma può vantarsi di essere stato una sorta di pioniere, esploratore di terre già conosciute e in parte abbandonate. Lui e il fratello Edoardo senza neppure pensarci hanno riaperto le finestre di un edificio rimasto per troppo tempo chiuso. Fondamentalmente, da quando Costantino Rocca aveva acquisito ampia popolarità e portato per la prima volta l’Italia alla Ryder Cup. Francesco ha vinto nel 2006 l’Open d’Italia, ma non è lì che tutto è ricominciato. Semmai nel 2009, quando lui e il più esperto Edoardo sono andati in Cina a prendersi la Coppa del Mondo. Fu l’equivalente di quel che fece Azzurra nella vela o l’ingresso nel Sei Nazioni per il rugby. L’anno successivo bastò uno sguardo, quello che Edoardo piantò negli occhi di Francesco davanti al tocco decisivo in Ryder Cup. Non mi deludere, disse il fratello maggiore al minore. Che smise di tremare e imbucò il mezzo punto della vittoria. Su questo terreno, ormai dissodato, sta crescendo il resto.
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Lavinia Biagiotti ci apre le porte del Marco Simone Lavinia Biagiotti
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INTERVISTA ESCLUSIVA AL NUMERO UNO DEL GOLF ITALIANO
MOLINARI
VI PRESENTO FRANCESCO Dall’esperienza sul PGA Tour all’Olimpiade, passando per la difficoltà di essere un papà sempre in viaggio >LUPI >ALLE PAGINE 2 E 3
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PERCHÉ PROVARE
VERSO I GIOCHI
Vialli e Mauro stregati dal golf
A Rio de Janeiro il grande ritorno
Metti un sabato pomeriggio, dopo aver giocato 9 buche, a parlare di golf con due amici, prima di iniziare le rispettive serate lavorative. È nata così questa chiacchierata con Gianluca Vialli e Massimo Mauro: calciatori, opinionisti ma soprattutto appassionati di golf che amano sfidarsi in campo e non si risparmiano battute e frecciatine.
Ancora pochi mesi e terminerà una lunga attesa. A 112 anni dall’ultima volta, il golf ritorna finalmente alle Olimpiadi. Le due gare, maschile e femminile, si svolgeranno a Rio de Janeiro dall’11 al 20 agosto sulla distanza delle 72 buche con formula stroke play. Saranno ammessi in gara 60 giocatori e altrettante giocatrici, in base all’Olympic Golf Ranking, secondo l’Official World Ranking maschile e il Rolex Women’s World Golf Ranking femminile.
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2 CORRIERE DELLO SPORT / STADIO
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PROTAGONISTI
MOLINARI LA MIA VITA DA PAPÀ GIRAMONDO
È il numero uno del golf italiano e ormai da tanti anni affronta i migliori giocatori del globo, ma anche la nostalgia di casa di Alessandro Lupi*
Rieccoci a riempire con orgoglio queste pagine dedicate al golf dopo le prime nel mese di marzo e gli appuntamenti settimanali del sabato a cui vi state ormai abituando. In quella prima uscita ci dedicammo quasi esclusivamente alla Ryder Cup, dalla sua storia a quello che rappresenta per l’Italia organizzare l’edizione del 2022. Terremo sempre aperta una finestra sulla Ryder ma da questo secondo appuntamento vogliamo essere più esaustivi, raccontandovi il golf dei campioni, quello delle giovani promesse e spingendo alla pratica chi ancora non ha avuto il piacere di prendere in mano un bastone. Non abbiamo praticamente mai avuto dubbi su quale campione avremmo voluto in prima pagina per iniziare questo percorso e il più forte giocatore italiano ha accettato con entusiasmo di essere il primo golfista ad evadere dalle riviste di settore per guardare tutti dalla prima pagina di un giornale tutto dedicato al golf. Ha già due partecipazioni alla Ryder Cup in tasca, una Coppa del Mondo vinta con suo fratello come compagno e tre successi sull’Euro-
pean Tour, di cui uno in un torneo WGC. Oggi ci rappresenta nel PGA Tour ed è reduce da un meraviglioso settimo posto al The Player Championship (uno dei tornei più importanti nel calendario internazionale, definito il quinto major). Di questo e non solo abbiamo parlato con Francesco Molinari. Partiamo dall’attualità. Per quanto parziale, ci fai un tuo bilancio di questa esperienza a tempo pieno sul PGA Tour? È una sfida, con le sue difficoltà che sono principalmente di giocare contro i più forti al mondo, su campi nuovi con condizioni diverse da quelle cui ero abituato. Penso che mi stia facendo migliorare molto e sono contento di questa mia scelta. Giocando oltreoceano, hai potuto constatare che il gap tra PGA Tour ed European Tour è in aumento oppure noti una ripresa del circuito europeo? Direi che ci sono delle differenze, non mi piace parlare di gap perché i giocatori europei dimostrano sempre di essere all’altezza di quelli americani. Penso il livello medio sia più alto, semplicemente per un fatto numerico di giocatori in Euro-
Il futuro «Mi aspetto alternanza in testa alle classifiche Tra i giovani, bene Pieters e Thomas» L’Olimpiade «È il massimo dello sport ma ci vorrà qualche edizione perché diventi un grande sogno»
pa e in America. Ti sei fatto un’idea su chi la spunterà nella lotta al trono di numero 1 del mondo? O magari ti aspetti una continua alternanza? È difficile fare previsioni nel golf, a meno di sconvolgimenti penso che ci dovremo abituare a un’alternanza tra almeno 3/4 giocatori. Giocatori emergenti su cui punteresti fortemente? Ogni anno ne arrivano di nuovi, è bello vedere come ci sia tanto talento nelle nuove leve. Se dovessi scegliere un europeo e un americano direi Thomas Pieters e Justin Thomas
Gli italiani «Ultimamente ci manca la vittoria ma sono certo che fenomeno DeChambeau torneremo ai livelli Il ti convince o quanto meno di qualche anno fa» incuriosisce? La famiglia «Soffro a stare spesso lontano da mia moglie e dai bambini ma è inevitabile»
Ha molto talento e un’intelligenza fuori dal comune. L’ho visto solo in campo pratica ma soprattutto qui in America suscita molta curiosità. Secondo te il torneo olimpico riuscirà nel breve termine a diventare un sogno per i giovani golfisti oppure la mente andrà sempre ai major o alla Ryder Cup? Credo che ci vorrà qualche edizione perché entri davvero nei sogni dei golfisti. L’Olimpiade è qualcosa di magico, il massimo che
Francesco Molinari, 33 anni, ha vinto tre titoli nell’European Tour GETTY
lo sport possa offrire ma in questo momento credo che tutti i giocatori preferirebbero vincere un major al vincere l’Olimpiade. Da Rio in poi però potrebbe cambiare tutto, d’altronde è una prima volta nella storia dello sport moderno. A proposito di questo... Se ti dico Roma 2022 qual è la prima cosa che ti viene in mente? Mi viene in mente quanto potrà essere bella Roma ad ottobre! Penso sia un’occasione fantastica per l’Italia, dovremo far vedere a tutti il meglio del nostro paese. Questo progetto editoriale ha come scopo la promozione del golf in Italia. Tu cosa credi andrebbe fatto o
non fatto per riuscire a rendere più popolare questo sport nel nostro Paese? Credo che il passo più importante da fare sia culturale. Il golf deve essere visto come uno sport accessibile e aperto a tutti. Dobbiamo trovare una situazione dove far convivere club esclusivi con campi pubblici e strutture anche in centro città dove l’accesso sia facile ed economico. Continuiamo con il nostro golf. Tanti giocatori sui circuiti principali ma nessuna vittoria e pochi top 10 negli ultimissimi anni. Dobbiamo comunque essere soddisfatti (vista la piccola base giocatori) o ti saresti aspettato di più? Non penso si debba essere
soddisfatti. Se abbiamo raggiunto certi risultati in passato non è stato per caso, per cui bisogna ritornare a quei livelli appena possibile e sono certo che sapremo vincere ancora. Tuo fratello Edoardo non vive un momento particolarmente esaltante quanto a risultati. Ne parlate tra voi? Lui si è fatto un’idea del perché? Ne parliamo si, penso che purtroppo gli infortuni gli abbiamo creato molte delle difficoltà che incontra ancora adesso. Posso solo augurargli di tornare al più presto dove gli compete. Parlare di Edoardo ci porta naturalmente a fare un bel salto indietro. Che bambi-
ni siete stati? Avete iniziato molto presto a giocare? Siamo stati bambini normalissimi che amavano tutti gli sport in generale. Sciavamo molto d’inverno e giocavamo a golf d’estate. Abbiamo iniziato seriamente a 8 anni, giocando 2/3 volte la settimana fino alla fine del liceo. E come è nata la vostra rivalità quanto a fede calcistica? Diciamo che io sono la pecora nera di una famiglia di soli Juventini. Non so bene perché ho scelto l’Inter, probabilmente solo per differenziarmi dal resto della famiglia! Di questa Inter cosa dici? Penso che ci sia bisogno di tempo, questa stagione hanno gettato delle buone
L’ULTIMO TORNEO
Jason Day, semplicemente il più forte in circolazione Il The Players Championship consacra l’australiano al vertice del golf mondiale e non solo per il ranking Dall’estate 2015 si parla di un trio di dominatori nel mondo del golf. Day, Spieth e Mcllroy con Fowler come possibile outsider per allargare il concetto a un quartetto di leader. Ma l’inverno e questo inizio di primavera 2016 ci stanno raccontando un’altra storia. Il re è uno solo e si chiama Jason Day, l’australiano di mamma filippina. Dalla vittoria dello scorso luglio al Canadian Open ha letteralmente cambiato marcia e da quel momento le sue statistiche sono disarmanti per gli avversari: 17 tornei giocati e 7 vittorie. Vi assicuriamo che nel golf questo è qualcosa di straordinario che riporta alla mente l’era di Tiger Woods, quando il fenomeno scendeva in campo ogni settimana solo per vincere e un secondo posto veniva visto quasi come una delusione. DOMINIO ASSOLUTO. Siamo re-
duci da 4 bellissimi giri al TPC di Sawgrass, per il The Players Championship, il torneo più ricco al mondo, definito “il quinto major”,con un montepremi di 10.500.000$. Day ha condotto fin dalla prima buca e non ha mai dato l’impressione di poter perdere, nonostante abbia avuto momenti di difficoltà durante il terzo giro e nelle prime nove buche del quarto. È sembrato quasi volesse giocare al gatto con il topo, appena qualcuno portava lo score vicino al suo, ecco che il numero uno del mondo piazzava un birdie a ristabilire le distanze. Alla fine ha vinto con 4 colpi di scarto sul gruppetto degli inseguitori, privato subito dei giocatori sulla carta più competitivi. Non hanno infatti passato il taglio Jordan Spieth, Ricky Fowler, Henrik Stenson e Phil Mickelson mentre Rory Mcllroy ha alternato momenti di grande gio-
co ad altri di buio quasi inspiegabile. Sappiamo come nello sport le certezze possano crollare da un momento all’altro ma il The Players ha confermato che in questo momento non si possa parlare di terzetto o quartetti. C’è un giocatore che ha qualcosa in più degli altri e sembra non avere punti deboli dal punto di vista tecnico. BENISSIMO MOLINARI. È stato
Jason Day, 28 anni, con il trofeo del The Players Championship vinto lo scorso weekend ANSA
un torneo esaltante per Francesco Molinari, settimo ma ad un solo colpo dai terzi. Partito con un grande giro in 66 colpi, ha poi mantenuto un rendimento costante per tutti e 4 i giri confermando di poter lottare alla pari con i migliori giocatori al mondo, soprattutto quando le difficoltà del campo aumentano. E le difficoltà resteranno indubbiamente alte, così come il livello dei partecipanti, nei prossimi
mesi, con tre major da giocare prima delle finali di Fedex Cup, dell’Open d’Italia e della Ryder Cup. IL CALENDARIO. Ma andiamo
per gradi e concentriamoci sui prossimi due mesi, l’intervallo di tempo che ci separa dalla nostra prossima uscita. Avrà certamente un sapore speciale proprio per Molinari il BMW PGA Championship di Wentworth, a due passi da casa sua, che andrà in scena dal 26 al 29 maggio. Tra gli appuntamenti da segnare sul calendario, c’è poi il secondo major di stagione, spesso il più duro. Parliamo dello US Open, quest’anno a Oakmont dal 16 al 19 giugno. La 4 giorni forse più entusiasmante sarà però quella del 30 giugno-3 luglio con l’Open di Francia a Le National di Parigi in contemporanea al WGC Bridgestone Invitational di Firestone. Con-
cludiamo con l’Open Championship, nella culla del golf, la Scozia, quest’anno ospitato sul percorso del Royal Troon di Ayrshire.
I NUMERI
1
Il numero di Jason Day nella classifica mondiale e in quella di Fedex Cup
7
Le vittorie di Day negli ultimi 17 tornei giocati
72
L’attuale posizione di Francesco Molinari nella classifica mondiale
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basi, bisognerebbe cambiare poco e bene per la prossima annata.
LA CARRIERA DI FRANCESCO
Tanti successi anche in campo internazionale
Insieme avete vinto una Ryder Cup e una Coppa del Mondo. Immagino sia stato particolarmente emozionante per i vostri genitori. Come vivono la storia di questi due figli giramondo? Sono contenti del fatto che facciamo un lavoro che ci piace molto, non penso si aspettassero niente di simile! Forse a volte gli spiace vederci poco visto che siamo sempre in giro, ma dobbiamo ringraziarli molto se adesso siamo sul tour.
A diversi titoli nazionali, Molinari aggiunge anche due Ryder Cup
E invece come vivi tu la tua vita da papà e marito giramondo? Con molta nostalgia di casa, di mia moglie e dei bambini. Purtroppo fa parte del lavoro per cui lo si accetta, anche se non è bello essere lontani per così tanto tempo.
di Maurizio della Camera
Francesco Molinari è nato a Torino l’8 novembre del 1982 ed è il più quotato golfista italiano in attività. In assoluto è il secondo miglior professionista di sempre, dietro solo al leggendario Costantino Rocca. Cresciuto in una famiglia di golfisti ha iniziato a giocare a golf a 8 anni insieme al fratello Edoardo. Questa rivalità familiare lo ha spinto fin da bambino alla competizione ma senza mai tralasciare gli studi. È infatti tra i pochi professionisti che può vantare nel suo personale palmares anche una laurea in Economia e Commercio, Edoardo invece è laureato in Ingegneria.
Sappiamo che vivi a Londra. Come mai questa scelta? Sono oramai 7 anni, ho deciso con mia moglie Valentina perché ci piaceva molto la città e per me ha dei vantaggi dal punto di vista dei viaggi e del fatto che il mio allenatore, Denis Pugh, faccia base a Londra. In Italia torni spesso? Purtroppo no, molto poco. Essendo a casa poco tempo non è facile trovare il momento per tornare. Che vita avresti vissuto (o avresti voluto vivere) se non avessi sfondato con il golf? Non saprei, mi sarebbe piaciuto comunque essere coinvolto nello sport, magari da un punto di vista manageriale visto che ho studiato economia. *Commentatore di golf per Sky Sport
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Francesco Molinari con il fratello Edoardo. Insieme hanno vinto una Coppa del Mondo nel 2009 e una Ryder Cup ANSA/EPA
DA DILETTANTE. Proprio la sua dedizione agli studi ha un po’ rallentato la sua carriera sportiva agli esordi, ma alla fine i primi risultati, già da dilettante, sono arrivati. Escluse le tre finali perse nel 1996, 2000 e nel 2001 nei vari campionati giovanili nazionali, i primi successi arrivano nel 2000 con il Campionato Nazionale Ragazzi e poi nel 2002 quando conquista il Campionato nazionale italiano e il Campionato nazionale a coppie insieme al fratello Edoardo. Dopo essersi ripetuto nel 2004, quando si è aggiudicato il titolo nazionale sia nella gara a colpi che nel Match Play, Francesco, fresco laureato, è passato al professionismo.
DA PROFESSIONISTA. Nel 2006 si aggiudica il suo primo torneo vincendo l’Open d’Italia a Torino. Erano ben 26 anni che un italiano non riusciva ad imporsi nella gara di casa. Nel 2009 arriva il secondo titolo: vince, in coppia con il fratello, l’Omega World Cup. Il 2010 è stato, finora, la sua migliore stagione sportiva: raggiunge il 14° posto nella classifica mondiale grazie alla vittoria di uno dei più prestigiosi tornei, l’HSBC Champions, dove si impone con un colpo di vantaggio sull’allora numero 1 al mondo Lee Westwood. Nello stesso anno partecipa alla sua prima Ryder Cup in Galles, ancora insieme al fratello Edoardo, contribuendo alla vittoria della squadra europea nonostante la sconfitta nel singolo finale contro un imbattibile Tiger Woods. Nel 2012 si aggiudica la centesima edizione dell’Open di Spagna, il suo terzo titolo nell’European Tour, e partecipa nuovamente alla Ryder Cup, traferitasi a Medinah vicino Chicago, negli Stati Uniti. Affronta ancora Tiger Woods nell’ultimo singolo ma questa volta, pareggiando il match, assicura la vittoria finale al team europeo. Nel 2014, approfittando dei vari inviti ricevuti per disputare dei tornei del circuito americano, ottiene dei buoni piazzamenti e riesce così a conquistare la carta per il tour statunitense. Dal 2015 è quindi membro effettivo del PGA Tour, primo italiano ad ottenere questa qualifica. Edipress
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NEWS
Dove provare il golf regione per regione
Ecco la mappa delle iniziative locali: lezioni dimostrative putting green itineranti e programmi per i più piccoli I Comitati Regionali e le Delegazioni Regionali hanno una notevole importanza nei programmi promozionali della Federazione Italiana Golf. Il presidente Franco Chimenti, agli inizi del suo mandato ultradecennale, comprese che occorreva dare una svolta e cambiare le vecchie politiche e lo fece, insieme al Consiglio Federale, promuovendo il Decentramento, una vera rivoluzione che
L’effetto Ryder Cup fa da traino: boom di richieste in tutta Italia per conoscere meglio questo sport però era la chiave per entrare nelle piccole realtà locali, con azioni mirate secondo le necessità del territorio. Ora gli Organi Periferici, nella loro lodevole opera, possono contare anche sul valore aggiunto dell’effetto Ryder Cup 2022. La grande manifestazione, che vedrà protagonista l’Italia e in particolare Roma e il Marco Simone Golf & Country Club, sta generando sempre più interesse negli appassionati, ma soprattutto in tanta gente che non si era mai avvicinata al golf. La richiesta, ovviamente, sta sollecitando ulteriori iniziative da affiancare a quelle già in atto. Di seguito segnaliamo quanto avviene o sta per prendere il via in alcune Regioni. PIEMONTE. Molto variegate le
proposte del Comitato Regionale Piemonte. Sabato 21 maggio al GC Le Fronde “Avigliana incontra il golf” e il giorno dopo al GC Grugliasco con “Porta un amico al golf” i principianti potranno disputare una gara vera di nove buche, insieme a un giocatore, entrando in scena sul green dove eseguiranno i putt. Sempre il 22 maggio al GC I Girasoli “Una giornata al golf” con un piccolo contributo spese. Il 28 e il 29 Le Primule apri-
rà le porte a chi vorrà provare. Il 4 giugno al GC I Ciliegi, il 5 al GC Grugliasco e il 12 a La Mandria Golf i neofiti avranno l’assistenza di un maestro abilitato. “Open Day” sono in programma al GC San Giovanni dei Boschi (12/6 e 3/7)), a La Romanina (19/6), a Boves (19/6 e 17/7) e a Premeno (26/631/7-28/8 e 25/9). Al GC Pinerolo, invece, ci saranno dieci appuntamenti con “Porte aperte al golf” (28/5 – 23/6 – 25/6 – 17/7 – 22/7 – 27/8 – 24/9 – 30/10 – 27/11 e 18/12), mentre il Golf Settimo Torinese tutte le domeniche dalle ore 14 alle ore 18 offre ai neofiti una lezione di prova mettendo a disposizione i propri maestri. Praticamente lo stesso avviene ogni week-end al GC Druento con “Prima lezione e caffè per i neofiti”. Infine all’Expo Sport e Salute a Torino Lingotto, prova gratuita dal 12 al 18 ottobre. LOMBARDIA. Il Comitato Re-
gionale Lombardo continua a portare il golf in tournée tra la gente: il suo gonfiabile promozionale “Impara il golf con noi” e il nuovo putting-green sintetico si spostano di piazza in piazza, di evento in evento suscitando curiosità e riscuotendo consensi. Prossimi appuntamenti: 22 maggio a Milano (Piazza Città di Lombardia), a Milano 2 (Piazzetta Lago dei Cigni) e a Mantova (Sport sulle rive del Lago); 28 maggio: Como (Panathlon); 29 maggio: Luisago (Giornata dello sport), Sondrio (Sport in città), Bernareggio (Festa dello sport); 4 giugno: Varese (Golf per tutti); 17-21 giugno: Bergamo (Street golf); 26 giugno: Milano ((Piazza Città di Lombardia). LAZIO. Il 26 maggio “Emo-
zione Olimpico”. Nello Stadio Olimpico pratica di diverse discipline, tra le quali il golf, per studenti delle scuole secondarie di primo grado. Il 29 maggio sarà allestito il “gonfiabile” al Foro Italico in occasio-
ne della Giornata Nazionale dello Sport. Inoltre dal 19 al 25 giugno e dal 10 al 16 luglio si svolgerà il Junior Golf Camp (ragazzi dai 6 ai 18 anni) presso il Golf Nazionale a Sutri (Viterbo). MARCHE. Nell’ambito del “Progetto Golf Scuola” 400 studenti tra i 10 e i 16 anni hanno provato il golf in palestra imparando le prime regole e cimentandosi con lo swing. LIGURIA. È in atto il progetto
“Gioco, Sport, Golf” in cui è al centro il bambino. Il golf viene proposto come gioco individuale, di squadra (aperto a normodotati, portatori di handicap ed adulti), con vari livelli di difficoltà. Il modello è esportabile a Club dei Giovani, scuole, manifestazioni promozionali in piazze o zone verdi cittadine. In dotazione un kit di materiale semplice da usare per allestire un mini percorso di gioco anche nelle palestre.
ITALIAN PRO TOUR
Per vedere i top player da vicino L’Italian Pro Tour, che festeggia la sua decima stagione, è il nucleo fondante del Progetto Ryder Cup 2022. Far conoscere il golf attraverso manifestazioni agonistiche di grande appeal è, infatti, il punto di partenza del percorso verso la Ryder Cup di Roma. In quest’ottica, il circuito di gare nazionali e internazionali, coordinato da Alessandro Rogato (Presidente) e Barbara Zonchello (Direttore) ha in agenda per il 2016 ben 11 eventi. Dopo il Campionato Nazionale Open e il Montecchia Open By Lyoness (la prima delle due tappe italiane del Challenge Tour), il golf internazionale è di scena in Lombardia per il Vigevano Open Alps Tour. Dal 19 al 21 maggio al Golf Vigevano scenderanno in campo i protagonisti
dell’Alps Tour, circuito formativo per i giovani emergenti. Open d’Italia - La crescita costante dell’Italian Pro Tour ha vissuto il suo momento apicale lo scorso settembre con il record di spettatori (50 mila) per l’Open d’Italia. Con queste premesse e con il montepremi raddoppiato (3 milioni di euro) la 73esima edizione, che verrà disputata nuovamente al GC Milano dal 15 al 18 settembre (ingresso gratuito), sarà ancora più entusiasmante. Spettacolo assicurato con grandi campioni e Special Events. L’Italian Pro Tour 2016 si chiuderà poi con il Senior Italian Open presented by Villaverde Hotel & Resort (21-23 ottobre GC Udine) con i campioni che hanno fatto la storia di questo sport.
I NOSTRI GIOCATORI
Non solo Chicco, l’Italia è una fucina di talenti Il professionismo italiano è sicuramente vivo e vitale e non è un caso se è rappresentato in quasi tutti i tour del mondo. Infatti sulla spinta determinante che è stata data dai successi internazionali di Francesco Molinari, Edoardo Molinari e di Matteo Manassero, sono emersi tanti altri giovani che stanno mostrando le loro qualità e che permettono di guardare con una certa serenità al futuro, soprattutto nell’ottica del lungo cammino che l’Italia ha già iniziato verso la Ryder Cup 2022. Un traguardo quasi naturale per il trio citato, ma che sarà di stimolo per emergenti di talento quali, ad esempio, Renato Paratore e Nino Bertasio che, al momento, hanno un obiettivo immediato, le Olimpiadi di Rio de Janeiro, dove il golf potrà finalmente distribuire le sue medaglie 112 anni dopo St. Louis. OBIETTIVO OLIMPIADI. Dei due, Bertasio è il più vicino al 60° posto dell’Olympic Ranking che qualifica e candidato a fare compagnia a Francesco Molinari, il quale sta ritrovando la forma migliore come ha dimostrato con lo splendido settimo posto nel The Players Championship.
Bertasio ha necessità ancora di qualche altro buon risultato per compiere quella che sarebbe una vera impresa al suo primo anno nell’European Tour, dove è entrato con molta autorità (tre top 11 in appena nove eventi) forte dell’esperienza maturata dei due circuiti inferiori. Ha ancora possibilità Paratore che, peraltro, di Olimpiadi se ne intende, perché due anni addietro ha conquistato l’oro ai Giochi Giovanili. Sette gli atleti azzurri nella massima ribalta europea, dove sta cercando la sua dimensione Francesco Laporta, altra new entry, con dei buoni numeri e con il bagaglio di molti tornei nel Sunshine Tour sudafricano. Danno segni di ripresa Edoardo Molinari e Matteo Manassero, mentre Nicolò Ravano, anch’egli alla prima annata, sta soffrendo un po’. È interessante, però, quanto c’è dietro. Elementi di peso quali Andrea Pavan, Matteo Delpodio, Lorenzo Gagli e i sempreverdi Alessandro Tadini e Marco Crespi sono pronti a salire dal Challenge Tour, e Filippo Bergamaschi, vincendo il Campionato Open, ha dato un saggio delle sue potenzialità, pronto a esprimerle anche a livello continentale.
LA FUCINA DEI GIOVANI. L’Alps Tour, la fucina na-
turale dei giovani che si ritaglia un ampio spazio con cinque gare nell’Italian Pro Tour, il circuito nel quale la FIG investe da un decennio, con ottimi responsi, per garantire la maggiore attività possibile a tutti i giocatori di casa nostra, ha in rampa di lancio Enrico Di Nitto e Federico Maccario, già vittoriosi nel 2015, Aron Zemmer, Corrado De Stefani e Andrea Bolognesi per citarne alcuni. Quanto agli azzurri che sono su altri circuiti sparsi per il mondo ricordiamo innanzi tutto Francesco Molinari, in pianta stabile nel PGA Tour, Tadini e Delpodio, che hanno “carta” per l’Asian Tour, Cristiano Terragni che l’ha conquistata per il PGA China Tour e Laporta, come detto, che frequenta il Sudafrica. È importante, però, sottolineare come il settore dilettanti sia una continua linfa. Nelle ultime stagioni gli azzurri hanno vinto tanti tornei di peso all’estero, con una media annuale di una decina, insieme a Campionati Europei a squadre. Sono proiettati al cambio di categoria Guido Migliozzi, che ha già disputato parecchie gare tra i pro, così come Luca Cianchetti, che i pro li ha battuti (Abruzzo Open
2015, Alps Tour). Non deve però sorprendere, perché per politica federale il lavoro dei tecnici del settore amateur è stato impostato con lungimiranza per far seguire ai giovani un percorso di crescita tendente a prepararli per il professionismo. In campo femminile le azzurre sono nei quattro circuiti che contano. Giulia Sergas e Giulia Molinaro frequentano il LPGA Tour, Silvia Cavalleri fa escursioni nel Symetra Tour, anticamera della ribalta maggiore, Diana Luna, Margherita Rigon, Stefania Croce e Sophie Sandolo sono nel Ladies European Tour e una decina di ragazze praticano il LET Access, il secondo tour continentale, dove stanno facendosi largo Stefania Avanzo ed Elisabetta Bertini, insieme a una dilettante di belle prospettive, Lucrezia Colombotto Rosso, che sta studiano da proette. Tre puntano a Rio 2016: Giulia Sergas, Diana Luna e Giulia Molinaro. Stabile la posizione della Sergas, le differenze tra le altre due sono minime e, di conseguenza, fiato sospeso fino alla scadenza dell’11 luglio. AZZURRE NEI TOUR CHE CONTANO.
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ATTUALITÀ
Il golf torna alle Olimpiadi
Sessanta giocatori e altrettante giocatrici si sfideranno sul percorso di Rio dall’11 agosto Ancora pochi mesi e terminerà una lunga attesa. A 112 anni dall’ultima volta, il golf ritorna finalmente alle Olimpiadi. Le due gare, maschile e femminile, si svolgeranno a Rio de Janeiro dall’11 al 20 agosto sulla distanza delle 72 buche con formula stroke play. Saranno ammessi in gara 60 giocatori e altrettante giocatrici, in base all’Olympic Golf Ranking, formulato secondo l’Official World Ranking maschile e il Rolex Women’s World Golf Ranking femminile. I primi 15 classificati nei due ranking (con un massimo di 4 rappresentanti per nazione) alla data dell’11 luglio, si qualificheranno al torneo olimpico. La lista dei 60 sarà completata tenendo presente che ogni nazione potrà avere fino a due rappresentati a condizione che non abbia già più di due atleti fra i primi 15. Francesco Molinari è l’azzurro che, quasi certamente, difenderà i nostri colori alle Olimpiadi. C’è qualche speranza anche per Nino Bertasio, mentre tra le donne, al momento, parteciperebbero Giulia Sergas e Diana Luna, con Giulia Molinaro che potrebbe togliere il posto a una delle due. IL PERCORSO. Il torneo olim-
pico si disputerà un par 71 di 6.720 metri, progettato dall’architetto americano Gil Hanse, caratterizzato da ampi fairway, molteplici battitori, numerosi ed insidiosi bunker e dalla totale assenza di alberi, ma anche da larghi spazi intorno agli enormi green ondulati che offriranno molte possibilità di recupero. Ispirato agli storici links britannici e irlandesi, grazie anche al fondo sabbioso del Parque Municipal Ecològico de Marapendi sul quale nasce, il percorso è molto tecnico e vario ed è adeguato agli standard di gioco di oggi ai massimi livelli. Alcune buche sono descritte come da “metà par”: ci sono dei lunghi par 3, ma anche dei par 4 raggiungibili con il primo colpo e un paio di par 5 il cui green si può raggiungere con un secondo colpo. Occhio al vento, che soffia spesso sulla zona e potrebbe risultare decisivo. Inoltre, il campo è stato realizzato seguendo criteri di ecosostenibilità. Sono stati utilizzati due manti erbosi differenti: per i green, la scelta è caduta sul Paspalum vaginatum, nativo delle coste dell’America centrale e meridionale, molto tollerante alla siccità e all’azione dell’acqua marina,
mentre per quanto riguarda i fairway, il rough e le aree di partenza è stata selezionata la Zeon Zoysia, un’essenza avanzatissima che richiede pochi fertilizzanti e garantisce una crescita ad alta intensità, resistente alle situazioni di caldo estremo e che fornisce una superficie di gioco di prim’ordine. Il campo, che si estende per 970 mila metri quadrati, potrà accogliere 15.000 spettatori ed è stato costruito nella zona di Barra da Tijuca, nelle vicinanze del villaggio olimpico. L’impianto verrà poi utilizzato come campo pubblico per favorire la diffusione di questo sport in Brasile.
L’ANNUNCIO
Con l’oro si va dritti ai Major I vincitori delle Olimpiadi di golf saranno ammessi per un anno a tutti i major. L’annuncio è stato dato ad Augusta dai responsabili del golf mondiale. Chi conquisterà la medaglia d’oro maschile avrà diritto a partecipare a Masters, Us Open, Open Championship e PGA Championship del 2017. L’esenzione nei cinque Major femminili per la campionessa olimpica comincerà dall’E-
vian Championship del prossimo settembre e proseguirà nei quattro successivi in programma nel 2017: ANA Inspiration, Women’s PGA Championship, US Women’s Open e Women’s British Open. L’iniziativa tende a spingere il maggior numero possibile di grandi giocatori alle Olimpiadi, non tanto i grandissimi che comunque l’esenzione per i Major già l’hanno in tasca.
IL GOLF AI GIOCHI. Il 9 ottobre
2009 è stato ufficializzato il ritorno del golf alle Olimpiadi. Quel giorno il Comitato Olimpico Internazionale ha dato parere positivo con 63 voti favorevoli su 90. Nella delegazione chiamata a sostenere la causa dell’International Golf Federation c’era anche il nostro Matteo Manassero insieme ad altri campioni come l’irlandese Padraig Harrington, la norvegese Suzann Pettersen e la statunitense Michelle Wie. L’ultima apparizione è datata 1904 a St. Louis, dopo il debutto a Parigi di quattro anni prima. Nella capitale francese, l’oro maschile andò allo statunitense Charles Sands, mentre le altre due medaglie se le aggiudicarono i britannici Walter Rutherford e David Donaldson Robertson. Sands era anche un tennista e ai Giochi del 1908 gareggiò persino nella specialità della pallacorda. La gara femminile dell’edizione 1900 fu un autentico trionfo a stelle e strisce: vinse l’oro Margaret Ives Abbott, che superò le connazionali Pauline Whittier e Daria Pratt. A causa della scarsa organizzazione di quelle Olimpiadi, praticamente un corollario dell’Esposizione Universale, Margaret non seppe mai di aver vinto la medaglia più prestigiosa. Quattro anni più tardi, a St. Louis, le medaglie vennero effettivamente consegnate ai vincitori. L’oro andò al canadese George Lyon, che precedette tre americani: Chandler Egan (argento), Burt McKinnie e Francis Newton (entrambi bronzo). La gara femminile non si disputò. Si svolse invece, il torneo a squadre, che fu vinto dal team statunitense. Altri tempi, un altro golf.
Vista aerea del percorso che ospiterà il torneo olimpico dall’11 al 20 agosto 2016 ANSA
Danny Willett ha vinto il primo Major stagionale ANSA
RYDER CUP
Quasi cent’anni di sfide entrate nella storia proposta, organizzò la prima sfida nel 1927 e fece realizzare il trofeo, una coppa a calice d’oro, con sopra la figura di un golfista, pare proprio quella del suo amico Abe Mitchell. La prima edizione si tenne a Worcester, negli Stati Uniti, e finì con una schiacciante vittoria da parte degli americani. Nelle ventidue edizioni disputate fra Stati Uniti e Gran Bretagna, dal 1927 al 1977, gli americani si sono aggiudicati 19 volte la coppa (una delle quali dopo un pareggio, essendo detentori) contro solo tre vittorie da parte dei britannici.
La Ryder Cup è la più importante competizione di golf a squadre nel mondo e a contendersela oggi sono Europa gli Stati Uniti. È l’unica gara di livello internazionale dove dei professionisti competono sotto la bandiera dell’Europa senza premi in denaro, essendo in palio soltanto l’onore di essere migliori. Una grande sfida che parte da molto lontano, dagli anni ’20 quando un gruppo di giocatori britannici e americani iniziarono sfidarsi a golf in Scozia in incontri non ufficiali che si ripeterono negli anni successivi. La svolta si ebbe nel 1926 quando, in occasione di una sfida tenutasi a Wentworth, in Inghilterra, fra i presenti c’era Samuel Ryder, un ricco mercante inglese che aveva come maestro di golf il professionista Abe Mitchell, che aveva partecipato alla gara di Wentworth contribuendo alla vittoria degli inglesi. Fu proprio lui che chiese a Ryder di organizzare in modo regolare una gara fra britannici e statunitensi. Samuel accettò la
EUROPA VS USA. Lo strapotere statunitense fece perdere un po’ di interesse nel torneo e spinse gli organizzatori a mutare il regolamento. Per elevare il livello della competizione, nel 1979, furono quindi ammessi tutti i giocatori europei. Anche dal punto di vista televisivo, il costante predominio degli americani aveva fatto perdere interesse per
un evento che veniva visto dall’esito scontato. Tuttavia, questa svolta non mutò subito l’esito finale del trofeo. Si dovette attendere il 1985, quando a Sutton, in Inghilterra, l’Europa riuscì finalmente a sconfiggere gli Stati Uniti e portare la coppa nel Vecchio Continente. Solitamente la Ryder Cup si disputava negli anni dispari, iI passaggio agli anni pari avvenne in modo tragico nel 2001 quando l’edizione prevista a settembre fu annullata e rinviata di un anno in seguito all’attentato alle Torri Gemelle dell’11 settembre. Da quando la competizione vede sfidarsi Stati Uniti contro Europa sono state disputate 18 edizioni: in 11 ha trionfato la squadra continentale (una delle quali dopo un pareggio, essendo detentrice), sette sono andate in favore del team d’Oltreoceano. La prossima edizione della Ryder Cup si disputerà negli Stati Uniti, in Minnesota, dal 30 settembre al 2 ottobre.
LE CLASSIFICHE
Verso il Minnesota: i candidati della Ryder Cup I nove europei e gli otto americani che, a oggi, formerebbero parte dei due team che si sfideranno a settembre QUALIFICATI EUROPA - RACE TO DUBAI RANK 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9. 10. 11. 12. 13. 14. 15. 16. 17. 18. 19. 20.
GIOCATORE DANNY WILLETT RORY MCILROY MATTHEW FITZPATRICK ANDY SULLIVAN Victor Dubuisson Rafa Cabrera Bello Chris Wood Soren Kjeldsen Henrik Stenson Kristoffer Broberg Thorbjorn Olesen Thomas Pieters Lee Westwood Lucas Bjerregaard Joost Luiten Justin Rose Ross Fisher Lee Slattery Bernd Wiesberger Shane Lowry
PAESE ENG NIR ENG ENG FRA SPA ENG DAN SVE SVE DAN BEL ENG DAN NED ENG ENG ENG AUT IRL
AVERAGE POINTS 3,630,894.20 2,849,657.14 1,902,086.74 1,853,093.55 1,641,925.74 1,593,331.74 1,527,750.74 1,516,493.71 1,469,073.36 1,424,556.93 1,384,118.61 1,134,918.82 1,123,430.60 997,074.75 912,098.84 904,475.76 885,590.22 882,942.66 847,224.21 809,158.15
QUALIFICATI EUROPA - WORLD RANKING RANK GIOCATORE 1. Danny Willett 2. HENRIK STENSON 3. Rory McIlroy 4. JUSTIN ROSE 5. RAFA CABRERA BELLO 6. Matthew Fitzpatrick 7. SERGIO GARCIA 8. Andy Sullivan 9. SØREN KJELDSEN 10. Thorbjorn Olesen 11. Thomas Pieters 12. Lee Westwood 13. Chris Wood 14. Graeme McDowell 15. Victor Dubuisson 16. Jamie Donaldson 17. Joost Luiten 18. Lucas Bjerregaard 19. Kristoffer Broberg 20. Lee Slattery
PAESE ENG SWE NIR ENG ESP ENG SPA ENG DEN DEN BEL ENG ENG NIR FRA WAL NED DEN SWE ENG
AVERAGE POINTS 237.14 219.44 212.52 162.74 127.17 115.05 109.80 108.99 90.10 89.48 87.10 84.62 81.36 77.65 72.75 71.67 68.85 68.04 66.18 66.16
RANKING USA
Jordan Spieth, 22 anni, numero uno tra gli statunitensi ANSA/EPA
RANK 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9. 10. 11. 12. 13. 14. 15. 16. 17. 18. 19. 20.
GIOCATORE JORDAN SPIETH DUSTIN JOHNSON BUBBA WATSON BRANDT SNEDEKER RICKIE FOWLER PHIL MICKELSON ZACH JOHNSON PATRICK REED J.b. Holmes Charley Hoffman Bill Haas Brooks Koepka Kevin Kisner Jason Dufner Matt Kuchar Billy Horschel Jamie Lovemark James Hahn Kevin Na Jimmy Walker
AVERAGE POINTS 8,872.840 4,809.848 3,658.078 3,511.A352 3,441.704 3,261.735 3,166.216 2,960.257 2,592.281 2,287.858 2,215.376 2,214.007 1,766.323 1,753.935 1,654.100 1,609.317 1,576.223 1,570.925 1,556.913 1,439.837
MERCOLEDÌ 18 MAGGIO 2016
CORRIERE DELLO SPORT / STADIO 7
VERSO LA RYDER CUP
LAVINIA BIAGIOTTI «ECCO IL NOSTRO GOLF 4.0» Aspettando la Ryder Cup 2022 al Marco Simone Golf & Country Club di Roma la padrona di casa ha le idee chiare sul futuro e sulla promozione di questo sport di Alessandro Lupi*
Sarà la padrona di casa in occasione del più grande evento golfistico nella storia del nostro Paese ma la Ryder Cup 2022 al Marco Simone Golf & Country Club non è l’unico pensiero né l’unico obiettivo di Lavinia Biagiotti. Prima c’è da promuovere il golf a 360° così come sta facendo la Federazione Italiana Golf per cambiare l’approccio al golf in un paese con una base giocatori enormemente inferiore alle sue potenzialità. Da questo concetto è partita per rendere questo sport più popolare e cucirlo addosso alle famiglie che frequentano il suo campo. Sperando che il suo entusiasmo sia contagioso. Da quando il golf è entrato prepotentemente nella tua agenda quotidiana? Per certi versi da sempre, visto che la mia famiglia ha realizzato questo campo alla metà degli anni Ottanta ma possiamo dire che un’accelerazione decisiva c’è stata da due anni e mezzo a questa parte. Quindi ben prima della candidatura alla Ryder Cup. Per giocare con il business della mia famiglia, mi piace dire che la mia vita è divisa tra due golf, quello di cachemire (la mamma, Laura, è stata definita “la regina del cachemire” dal NY Times, ndr) e quello di erba verde. Se penso a quello che Prada ha fatto con Luna Rossa e quello che Armani ha fatto con il basket, non posso che pensare che moda e sport viaggino sugli stessi binari. Binari che Laura Biagiotti ha “inaugurato” molti anni fa… Esatto. Era il 2000 e siamo stati la prima azienda di moda al mondo a portare in passerella gli sportivi, che oggi sono i testimonial per eccellenza. In quel caso si trattava degli atleti che avevano partecipato alle Olimpiadi di Sydney e la CNN ci dedicò l’apertura del servizio sulla Fashion Week. Da quel momento non ci sia-
mo più fermati e tra i nostri testimonial ci sono stati negli anni Valentina Vezzali, Federica Pellegrini e Roberta Vinci, tanto per citare qualcuno. Concentriamoci su questi due anni e mezzo in cui hai deciso di sparigliare le carte del golf al Marco Simone. Cosa proprio non funzionava secondo te? Vivendo quotidianamente la realtà del Marco Simone, mi sono accorta che di quel passo non saremmo andati lontano. Era il periodo del boom della console per videogiochi WII e ricordo che vedevo tantissimi bambini giocare a gol davanti al televisore senza aver mai messo piede su un prato verde con delle buche. Guardavo con sconforto quelle gare che vedevo la domenica, giocate sempre dalle stesse persone neanche giovanissime. Gare che terminavano con delle premiazioni che risultavano dei riti noiosi che di certo non contribuivano a dare del golf un’immagine dinamica. La Federazione sta lavorando duramente per ringiovanire e quindi rinvigorire il golf italiano. Tu come hai deciso di affrontare la questione relativa al vostro circolo? L’idea è stata subito quella di trasformare il golf da uno sport individuale a un’esperienza condivisa. Innanzitutto ho voluto coinvolgere le mogli dei giocatori, le cosiddette “vedove verdi”, quelle che il marito lo salutavano il sabato mattina e lo rivedevano la domenica sera. Abbiamo organizzato giornate loro dedicate per farle provare ma abbiamo pensato anche a quelle a cui proprio non piacesse giocare a golf, organizzando per loro corsi di yoga, di ballo, di cucina e tante esperienze da vivere al circolo. La grande soddisfazione è che oggi molte di queste attività vengono svolte in coppia. Ovviamente poi serviva coinvolgere i bambini, sia perché il futuro è loro, sia per permettere ai genitori di venire a giocare a golf senza
Lavinia Biagiotti, vicepresidente Marco Simone Golf & Country Club che nel 2022 ospiterà la Ryder Cup
doversi preoccupare di dove e a chi lasciarli. Per cui la domenica li intratteniamo per tutta la giornata, con il golf ma anche con tante attività collaterali. Lo definimmo golf 2.0 ma andiamo talmente di corsa che oggi, con la Ryder Cup all’orizzonte, siamo già arrivati al golf 4.0. Quel che è certo è che era un circolo vizioso mentre ora è un circolo virtuoso. Ecco appunto, in questo processo di cambiamento arriva poi un giorno il sogno Ryder Cup… In realtà io l’ho sempre voluta considerare un’opportunità e non un sogno che, come tale, puoi sempre perdere per strada. Un’opportunità per il golf e lo sport italiano ma soprattutto per il Paese. Questo ci ha subito responsabilizzato ma forse ci ha anche dato una spinta in più. Siamo sta-
ti come quegli studenti che partono in po’ indietro rispetto agli altri e quindi devono studiare di più per superare un esame importante. All’inizio era legittimo considerarla quasi una follia questa candidatura. Tu come hai vissuto i mesi del duro lavoro, quelli prima dell’assegnazione? Devo dire che, conoscendo il presidente Chimenti, ho subito pensato che lui avesse chiaro in testa di poter vincere. Poi, quando la Federazione ha selezionato il nostro campo come quello ideale per la candidatura italiana, ho capito che bisognava fare sul serio. Ci davano sfavoriti e anche persone care si sono fatte più di una risata all’inizio. Sembrava che la Germania ave sse in pugno la vittoria, poi si diceva che avrebbe vinto la Spagna e invece è
andata come è andata e il 14 dicembre, dopo molti rinvii, ci hanno comunicato la nostra vittoria. Portami con te in quella stanza in cui avete appreso la notizia… La stanza era l’ufficio del presidente Chimenti ed eravamo lì dopo che una settimana prima ci avevano annunciato che il verdetto sarebbe slittato perché servivano altri elementi per arrivare alla decisione finale. Ricordo che quella mattina del 14 dicembre non eravamo neanche convinti che il verdetto effettivamente arrivasse poi, quando il board della Ryder Cup ci ha comunicato la vittoria al telefono, in quell’ufficio è successo di tutto. Urla, abbracci, spintoni. Io mi sono ritrovata a terra e, quasi camminando a quattro zampe, ho raggiun-
to il telefono perché ho realizzato che avevamo lasciato gli inglesi “appesi” ancora in linea. Ancora in preda all’emozione, ho detto loro: “We’ll make you proud every day” (vi renderemo orgogliosi ogni giorno, ndr). È passato qualche mese. Avete già avuto riscontro di essere diventati il campo dove si giocherà la prima Ryder Cup italiana? Devo dire di sì. Tanta gente è subito voluta venire a giocare e la cosa che mi ha fatto più piacere è che in questi mesi si sono iscritti tanti ragazzi, a perfetto compimento di quella missione di svecchiamento che ho voluto impostare due anni fa. Poi dall’estero la risposta è stata sorprendente. Cina, Corea e Giappone sono letteralmente impazziti per questa Ryder Cup a Roma e anche dagli
Il campo del Marco Simone G&CC, a due passi dalla Capitale
Stati Uniti e dal nord Europa si sta sviluppando un grosso interesse. In sostanza, la lunga cavalcata è partita… Proprio così. Sarei poco lungimirante se la vedessi solo come una cavalcata trionfale. Di lavoro ce n’è tantissimo e non sarà semplice ma abbiamo ottenuto la Ryder la-
vorando in squadra con la Federazione e continueremo su questa strada assieme anche al comitato organizzatore del direttore generale Gian Paolo Montali e ai molti team coinvolti, per rendere anche questo evento un’esperienza condivisa. *Commentatore di golf per Sky Sport
UN’IMPRESA LEGGENDARIA
È il “Miracolo di Medinah”: che rimonta dell’Europa! Trionfo del Vecchio Continente nella Ryder Cup 2012. Superati gli statunitensi che erano in vantaggio 10-6 Il 30 settembre 2012 il cielo sopra Chicago si tinge delle stelle europee: al Medinah Country Club si assiste a una delle imprese più belle e impossibili della storia del golf. Lo scenario è quello prestigioso della Ryder Cup, i protagonisti sono i golfisti europei e le malcapitate vittime i loro colleghi a stelle e strisce. Grazie a una rimonta incredibile e probabilmente impensabile, l’Europa bissa il successo ottenuto due anni prima in Galles e rivince la Ryder Cup per 14,513,5 ribaltando gli USA avanti 10-6 dopo le prime due giornate. Un episodio che rimarrà impresso negli annali della storia di questo sport, ma forse, perché no, dello sport in generale. DOMINIO STATUNITENSE. Il suc-
cesso dei giocatori del Vecchio Continente è reso ancora più epico dal risultato del tabello-
ne dopo le prime due giornate di partite, giocate il 28 e 29 settembre. Il dominio degli americani, guidati dal capitano Davis Love III, è netto: il 10-6 è uno score che permette ai padroni di casa di poter gestire al meglio l’ultima giornata di gare, e le loro intenzioni sono chiare: bisogna risolvere la pratica il prima possibile. Ed è così che Love III nei primi quattro singolari schiera i suoi uomini più in forma: Watson, Simpson, Bradley e Mickelson. PRIME VITTORIE. Gli europei di capitan Olazabal però non ci stanno: spendono fino all’ultima goccia di energia e portano a casa delle incredibili vittorie. Il primo è il britannico Donald, che manda ko con una buca d’anticipo Bubba Watson. Lo segue a ruota l’inglese Poulter, che batte il campione in carica degli
Us Open Simpson con due buche di vantaggio acciuffate nelle ultime quattro. TIFO DA STADIO. È
a questo punto che il team Europa comincia a crederci sul serio e a spronarlo all’impresa ci pensa un pubblico sempre più partecipe. Sarà anche golf, ma gli spettatori del Medinah danno il via a un vero e proprio tifo da stadio di calcio. Tra di loro, guarda caso, è presente pure un signore che con il pallone ha qualcosa a che fare: si chiama Pep Guardiola, sta vincendo trofei in serie con il suo Barcellona ed è tra i più entusiasti del match. GIOIA FINALE. Continuano nel frattempo le sfide: il nordirlandese McIllroy e l’inglese Rose sconfiggono Bradley e Mickelson. Con quattro buche d’anticipo lo scozzese Lawrie passeggia su Snedeker, men-
tre perdono il belga Colsaerts e il nordirlandese McDowell. Non delude invece lo spagnolo Garcia, che in maniera rocambolesca fa suo il match contro Furyk. Ko lo svedese Hanson, vincente in seguito l’inglese Westwood, l’Europa è ora a un passo da quel 14 pari che significherebbe Ryder Cup (il pareggio finale premia infatti la squadra detentrice del trofeo). Gli europei si aggrappano a Martin Kaymer. E il tedesco, soprannominato “Germanator”, non sbaglia: nel finale piazza la palla sul green partendo da un bunker dietro gli alberi e imbuca il putt da un metro e cinquanta che vale la coppa. A quel punto per l’italiano Francesco Molinari si tratta soltanto di una passerella contro Tiger Woods. Il torinese conquista mezzo punto e parte ufficialmente la festa. La Ryder Cup è ancora saldamente in mani europee.
La squadra europea posa con la Ryder Cup vinta nel 2012 al Medinah Country Club di Chicago REUTERS
8 CORRIERE DELLO SPORT / STADIO
DOMENICA 31 MAGGIO 2015
INTERVISTA
VIALLI «Una passione lunga vent’anni» L’ex calciatore racconta il suo amore per il golf nato in Sardegna nell’estate ’96 Capisco subito quello che mi aspetta quando, seduto al tavolo con Gianluca, entra Massimo che sottolinea subito quante volte ha battuto l’amico e per tutta risposta si prende un simpatico: «Tu sei la dimostrazione che con uno swing di m… si può tirare la palla dritta!». Perfetto, iniziamo che è meglio... Gianluca, Innanzitutto vorrei sapere quando hai iniziato a giocare. «Era l’estate del 1996, avevo appena firmato per il Chelsea. Andavo sempre in vacanza in Costa Smeralda e
sapevo di questo storico maestro che si chiamava Luciano Cau e che insegnava al Pevero Golf Club. Dovendo andare a giocare in Inghilterra, dove quasi tutti i miei colleghi giocavano golf, gli chiesi di farmi un corso intensivo di 15 giorni. È stata una full immersion totale e alla fine delle due settimane tirava il legno 3 con il drow a 220 metri. Non ci credevo neanche io. Poi partii per il ritiro e mi riapprocciai al golf in Cornovaglia, durante una mezza giornata libera. Beh, andai in campo pratica e non riuscii neanche a far
I CONSIGLI
Mauro: sei motivi per iniziare a giocare Se a Gianluca abbiamo chiesto di raccontarci il suo rapporto con il golf, a Massimo Mauro abbiamo dato un ruolo più delicato. Convincere a provare chi non l’ha ancora fatto, sulla base della sua esperienza personale. -Dovete provare il golf perché vi assicuro che pensare di poter tirare una palla da 200 metri di distanza a pochi centimetri da una buca larga poco più di 10, è un miracolo. Ma un miracolo che potrete realizzare. -Dovete provare perché il divertimento è immediato ma, se vi innamorerete, avrete davanti tanti anni per migliorare il vostro gioco. Io ne ho impiegati sette per raggiungere il mio handicap più basso. -Dovete provare perché, pur essendo ormai richiesto un supporto fisico adeguato, il golf permette di fare sport in contesti meravigliosi anche a
chi nella vita non è mai stato molto attivo da questo punto di vista. -Dovete provare perché nessun altro sport vi permetterebbe di essere migliori a 50 anni rispetto che a 30. Per un dilettante, il periodo di prestazioni più elevate può durare anche 40 anni, tra i 20 e i 60. -Dovete provare perché è una sfida straordinaria con voi stessi. L’arbitro esiste ma potreste non incontrarlo mai per 18 buche. Il perché sta nel fatto che barare a golf significa prendersi in giro e credo che nessuno ami farlo. Gli arbitri sarete voi. -Dovete provare perché l’emozione che vi darà tirare il primo colpo di una gara, anche solo di terza categoria, vi accompagnerà per sempre. Ho fatto sport ad alto livello ma ricordo gare di golf dove per le prime 4 buche non ho tirato un colpo dritto per quanto ero emozionato.
volare la palla. Mi ero scordato tutto!». È stato subito amore? Hai un idolo golfistico? «Sì, posso dirlo. Sono passati vent’anni e non ho mai smesso. Solo questo inverno ho giocato poco e non saprei dirti perché. Un idolo ce l’ho eccome e va oltre il golf. Per me Tiger Woods è stato un punto di riferimento, credo di non aver perso un colpo della sua carriera e soffro molto questa situazione in cui non si sa ancora quando rientrerà nel circuito». Quindi secondo te rientrerà? «Sì perché è ancora giovane. Bernard Langer e Tom Watson, alla soglia del 60 anni, hanno dimostrato che su certi campi ancora possono dire la loro. Tiger al British Masters o ad Augusta per me può giocare altri 10 anni». Analizzando i gesti tecnici, calcio e golf non hanno molto in comune eppure sono tantissimi gli ex calciatori golfisti. Perché? «In effetti non si può fare un discorso di somiglianza del gesto. Credo che la ragione vada ricercata nel fatto che, terminata la propria carriera professionistica, si ha il bisogno di nuove sfide, anche con se stessi. Il bello del golf è che la sfida dura moltissimo, anche tutta la vita mentre altri sport ti mostrano molto presto il tuo limite. Capendo in pochi mesi che più di tanto non migliorerai, l’entusiasmo cala. Nel golf puoi migliorare anche nell’arco di vent’anni. Poi delle somiglianze ci sono: si sta all’aria aperta, c’è l’erba, una palla e in alcuni casi, nei doppi, il golf diventa anche uno sport di squadra». Sul campo da golf hai rivisto nei tuoi colleghi le stes-
La prima volta «Ero in vacanza in Costa Smeralda feci un corso di 15 giorni col maestro Luciano Cau» L’idolo «Tiger Woods è stato un punto di riferimento ho seguito tutta la sua carriera» Dal calcio al golf «Avevo bisogno di nuove sfide e in questo sport durano tantissimo Gianluca Vialli, 51 anni, ha spostato la sua passione dai campi da calcio ai green anche tutta la vita» se caratteristiche che ave- se ti trovi in un circolo, sei ganizza da 12 anni una Pro «Per me è stato un idolo asCompagno in doppio «Mauro lo soffro Del Piero è lento Scelgo Tassotti non abbiamo mai giocato insieme» Campi preferiti «Amo il Torrazzo di Cremona perché è molto delicato ma anche il Pevero è sempre piacevole»
vano da calciatori? «Come atteggiamento mentale sì, sì mantiene lo stesso approccio alla gara. Tecnicamente no, anche perché non è detto che si abbia talento nel golf. L’unico che è elegante nel golf come lo era nel calcio è Marco Van Basten». Se devi giocare un doppio, chi scegli tra i tuoi ex colleghi? «Non vorrei mai giocare contro Massimo Mauro perché lo soffro. Tira fuori il peggio di me, non posso farci niente! E neanche contro Alex Del Piero perché è troppo lento in campo. Facciamo così, prendo Mauro Tassotti come compagno perché non abbiamo mai giocato insieme e come avversari chiunque tranne Mauro e Del Piero (ride, ndr)».
Cosa cambieresti nel golf in Italia per favorirne la crescita? « L’obiettivo deve essere quello di sfondare questo muro che in Italia confina il golf nel gruppo degli sport elitari. In Inghilterra,
circondato da tassisti, muratori, avvocati o imprenditori. C’è molta più trasversalità. Per riuscire nell’impresa credo ci vorrebbero più campi pubblici magari con qualche buca par 3. La gente potrebbe fare la propria lezione, praticare un po’ sul driving range e poi giocare delle buche semplici e corte ma capendo da subito cosa significa avere un tot di colpi per mandare la palla in buca». Ci racconti il meglio e il peggio di Gianluca golfista? «Il meglio mi riporta all’Alfred Dunhill Links (gara dell’European Tour con la formula Pro Am, in cui il professionista gioca in coppia con un dilettante, ndr), che ho avuto la fortuna di giocare più di una volta. In un’occasione, assieme a Peppo Canonica, sono arrivato secondo e ho girato 4 sopra il par a Saint Andrews. Il peggio lo vivo ogni anno quando gioco la gara della nostra fondazione (la Fondazione Vialli e Mauro or-
Am per sostenere la ricerca contro la SLA, ndr). Sarà perché quella è una giornata che per me inizia sei mesi prima, ma quando entro in campo sono già stravolto e puntualmente inizio a rilassarmi solo dopo la premiazione. Ho anche avuto il piacere di vincerla più di una volta ma per merito dei miei compagni di gioco». A proposito di questo, come è nata l’idea della fondazione e della gara annuale? «Vidi in Inghilterra una gara organizzata dalla Tiger Woods Foundation e mi chiesi: perché in Italia no? Con Massimo abbiamo voluto realizzare qualcosa che mettesse insieme lo sport, la competizione, il piacere di passare una bella giornata e fare del bene. A volte è dura organizzare tutto ma la soddisfazione ci ripaga appieno». Questo argomento mi porta a chiederti un ricordo di Cruijff, che era ospite fisso della vostra gara.
soluto. Sono cresciuto ammirando le sue giocate, ho visto credo 12 volte “Il Profeta del Gol” di Sandro Ciotti. Poi è diventato un avversario e da allenatore del Barcellona mi ha inflitto due grandi dolori sportivi. Negli ultimi anni è diventato un amico e siamo lusingati che giocasse sempre con piacere la nostra gara, partecipando con donazioni importanti». Ci sono campi che preferisci giocare rispetto ad altri? «Sicuramente amo giocare al Torrazzo di Cremona. Ha solo 9 buche ma è un percorso molto delicato e poi mi piace particolarmente l’ambiente, l’atmosfera che si respira, che per me è sempre l’elemento essenziale nella scelta. In Italia anche il Pevero continua a piacermi molto anche se ogni volta arrivo convinto di fare grandi cose e riparto con la voglia di spezzare qualche bastone! Sicuramente sono fortunato perché dove abito io, in Inghilterra, ho nell’arco di un’ora più campi di quanti ce ne sono in Italia».
MERCOLEDÌ 18 MAGGIO 2016
CORRIERE DELLO SPORT / STADIO 9
L’ANGOLO DI “ASK”
Pronti? Arriva la “Kramer Cup”! Ascanio e un viaggio illuminante sulla diversa percezione del golf tra Italia e Stati Uniti ROMA
«Ascanio, quando mi mandi l’articolo, che devo andare in stampa mercoledì?». «Tranquillo Ale (Lupi che, assieme alla Federgolf, mi ha voluto in questo progetto), entro stasera al massimo domani avrai tutto...». Scrivere per Corriere dello Sport e Tuttosport è all’interno di quel gruppo di cose etichettato come “chi l’avrebbe mai
Dobbiamo portare i giocatori sui giornali e in tv Il golf ha bisogno di arrivare al popolo detto” e del quale sono onorato. È fuori ogni dubbio che l’esperienza di partecipare ad un reality mi abbia dato delle occasioni per nuove esperienze di vita che definirei incredibili ma mai avrei pensato che qualche “pazzo” potesse darmi l’occasione di scrivere! Ma torniamo a noi. Dopo aver rassicurato il mio amico millantando di avere tutto pronto, ho iniziato seriamente a pensare a quale sarebbe stato l’argomento principale del mio nuovo pezzo. L’idea era quella di parlarvi di metri, bastoni, di superpoteri e di quanto i dilettanti non abbiano la minima idea delle loro capacità golfistiche e di come spesso sbaglino a fare i calcoli su quanta distanza copre ogni singolo ferro. Avrei cer-
cato anche di darvi dei consigli ma sarà per la prossima uscita.
na, anzichè chiedermi “un fiorino”, mi supplica di consigliargli dei bei campi dove poter giocare a Roma e se potessi lasciargli la mia email. Prima di salutarci ci scambiamo i contatti, dopodiché inizio a riflettere.
UNO STRANO INCONTRO. Mi è
tornato in mente un viaggio per San Diego di un paio di mesi fa, per partecipare alla World Conference della CMAA (Club Manager Association of America), dove ho avuto l’onore di parlare e confrontarmi con i direttori dei più importanti circoli di golf americani. È stata soprattutto occasione di parlare di quanto ci aspetta nel 2022, con l’arrivo della Ryder Cup a Roma. Ma la parte forse più interessante del viaggio l’ho vissuta nei due aeroporti e ho capito in un attimo quanto dobbiamo lavorare per introdurre pienamente il golf nella nostra cultura sportiva. Appena arrivato al Leonardo da Vinci di Fiumicino, mi metto a parlare con un pittoresco individuo (l’abbinamento a strisce verde-nero non gli donava tantissimo e non credo fosse un calciatore del Sassuolo) che si occupa di avvolgere i bagagli con un plasticone. Dopo aver intuito chi fossi, mi chiede come sta mia moglie, spiazzandomi successivamente con una domanda sul golf: “Asca’,ma è vero che a Roma ci sarà la Kramer Cup?” Lo guardo felice, con gli occhi lucidi. Si dice che solitamente le lacrime scendono vicino al naso quando ridi e verso gli zigomi quando ti emozioni. A me uscivano ovunque, sia per il fatto che per la prima volta non mi chiedeva-
no se il Grande Fratello fosse tutto vero, sia per il nome con cui aveva ribattezzato uno dei più importanti eventi sportivi del pianeta. Forse anche perché Kramer contro Kramer è uno dei film più tristi che abbia mai visto. Ho quindi iniziato a spiegargli cos’è la Ryder, facendogli vedere immagini e video su Youtube, per poi regalargli una chiavetta USB (una delle tante destinate ai miei colleghi americani) all’interno della quale avrebbe potuto ammirare il
video di presentazione realizzato dalla Federazione Italiana Golf per sostenere la candidatura di Roma, in inglese… avrò osato troppo? Prima di congedarmi mi domanda di Tiger e delle sue donne e mi chiede se Totti gioca a golf. La verità? Gli ho detto di sì ma è una bugia bianca, a fin di bene… del golf. L’APPASSIONATO. Nove ore dopo, al controllo passaporti a New York, l’addetto alla sicurezza, non proprio un
mostro di simpatia, mi chiede cosa facessi nella vita. Rispondo che sono un professionista di golf e magicamente diventa il mio migliore amico. Mi dice che verrà presto a Roma, che ha saputo della Ryder al Marco Simone, snocciolandomi distanza del percorso, par del campo, facilities e ubicazione. Aggiunge inoltre che sono circa quattro mesi che sui vari canali sportivi si parla tanto di questa notizia della Ryder Cup nella Città Eterna. L’uomo della doga-
L’ILLUMINAZIONE. Il confronto tra le due persone incontrate mi ha fatto capire quale debba essere la strada per far nascere l’interesse per questo sport meraviglioso. Dobbiamo andare a prendere il “popolo”, entrare nelle loro abitudini, nella loro vita. Mandiamo i nostri testimonial nei programmi quotidiani, nei contenitori domenicali, in radio insomma, facciamoli conoscere a tutti quelli che non sanno neanche della nostra esistenza. Siamo stati appassionati di vela durante l’America’s Cup, di rugby grazie alle imprese della Nazionale, addirittura sul curling è stata fatta una sceneggiatura per un film. Senza nulla togliere a queste discipline, sono fermamente convinto che il golf sia molto di più. E allora sogno un giorno di vedere Costantino Rocca all’Isola dei Famosi, così come hanno fatto tanti altri atleti più famosi di lui solo in Italia (all’estero Costantino è molto conosciuto e rispettato). Se poi in America sono impazziti per il calcio e addirittura il footgolf, non vedo perché in Italia non possa (finalmente) esplodere anche il golf... ASK
PER CHI COMINCIA
L’offerta che non puoi rifiutare Quante volte ti è capitato di dover fare un regalo e non hai avuto la minima idea di cosa comprare? Spesso finiamo in qualche libreria o negozio di abbigliamento, supplicando il commesso di turno di darci qualche idea per poter fare un “figurone’ low cost. E se ti proponessi di fare un figurone, magari dividendo il costo con altre persone? 99 euro, 2 mesi di abbonamento, 8 lezioni di gruppo: questa è la promozione che la Federazione Italiana Golf, insieme ai circoli che hanno aderito, sta proponendo per avvicinare le persone a questo sport.
Facciamo dei confronti: un’ora e mezza di paddle costa 40 euro, un campo di calcetto 10 euro a persona, uno da tennis circa 15. Senza nulla togliere agli altri sport, la promozione prevede 44 ingressi (giornalieri) e 8 lezioni da 30 minuti l’una. Non ci vuole Archimede per capire quanto sia abbordabile il costo per imparare a giocare a golf. Poco più di 2 euro al giorno solo per ingresso e lezione! “What else” direbbe George Clooney… Cerca sul www.federgolf.it tra i circoli che hanno aderito e fai un regalo oppure fattelo. Non te ne pentirai…
PER CHI GIOCA
Un allenamento da provare “Drive for show and putt for money». Eppure trascorriamo il 90% della nostra pratica cercando di guadagnare qualche metro rischiando ernie, epitrocleite e prese in giro dei nostri amici. E il putt? Spesso è poco considerato, poiché non dà grandi emozioni. Il problema è che quando poi ci troviamo all’ultima buca, con 2 putt per salvare la virgola o per scendere di hcp, malediciamo i momenti da “cavernicoli” nel campo pratica, capendo quanto sia importante imparare a reggere la pressione di un colpo da 30 centimetri.
Un buon allenamento me lo insegnò un grande amico e coach: Giorgio Bordoni. Scegli una buca del putting green in piano, prendi 3 tee e posizionali a 1, 2 e a 5 metri. Devi imbucare 20 palle di fila da 1 metro. Passa poi alla distanza successiva e imbucane 5 (sempre di fila), per terminare con 3 da 5 metri. Finita la distanza più lontana, torna al primo tee e non ti fermare fino a quando non sbagli. Annota risultati e tempo. Cerca di farlo una volta a settimana e vedrai quanto la pressione sparirà nelle gare o partite.
10 CORRIERE DELLO SPORT / STADIO
GALLERY
MERCOLEDÌ 18 MAGGIO 2016
Dal presidente degli Stati Uniti Barack Obama a Michael Jordan, fino ai “nostri” Alex Del Piero e Claudio Amendola. Sono tantissimi i personaggi innamorati di questo sport meraviglioso
PAZZI PER IL GOLF Per popolarità, è senza dubbio il golfista più famoso al mondo, e non ce ne voglia Tiger Woods. Parliamo del presidente americano Obama, che non ha mai fatto mistero della sua passione per i green e che più di una volta è stato immortalato alle Hawaii durante una partita “rigenerante” dallo stress che il suo ruolo impone. Non solo lui, come
vedete in queste pagine, ma sono tantissimi i vip che hanno fatto del golf la loro seconda attività. Avete letto nelle pagine precedenti dell’amore per questo sport di Gianluca Vialli e Massimo Mauro mentre di seguito potete notare attori del calibro di Clint Eastwood o Justin Timberlake, campioni dello sport come il mito del
Niente racchetta ma bastone da golf per la tennista azzurra Roberta Vinci
La pop star Justin Timberlake alla Ryder Cup (2012)
basket Michael Jordan, calciatori di fama mondiale, come Alex Del Piero o i “palloni d’oro” Nedved e Van Basten. L’asso del Real Madrid Gareth Bale ha addirittura deciso di farsi costruire nella sua villa la riproduzione di alcune buche tra le più famose al mondo, come la 17 del TPC di Sawgrass, sede del The Players Championship.
Il campione di tennis Rafa Nadal al Castello Masters (2011)
Clint Eastwood al Celebrity Challenge a Pebble Beach California (2015)
Massaro e Nedved due assi del calcio al BMW Italian Open (2011)
L’attore romano Claudio Amendola alla IX Pro Am Vialli e Mauro
MERCOLEDÌ 18 MAGGIO 2016
Dal basket al golf La seconda vita sportiva del cestista Michael Jordan
GALLERY
CORRIERE DELLO SPORT / STADIO 11
Il calciatore del Real Madrid Gareth Bale all’Open de España Real Club Valderrama
Il presidente Barack Obama al The Grove Golf Course di Watford
Due campioni del calcio Shevchenko e Zola al BMW PGA Championship
Van Basten e Del Piero all’VIII edizione Golf Cup Fondazione Vialli e Mauro
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