Il piccolo Pepe Una calda mattina d’estate ero andata in vacanza al lago con i miei genitori e i miei zii. Andai a fare una passeggiata e notai un piccolo gattino acciambellato sotto una panchina: era magro e impaurito. Cercai di coccolarlo, ma aveva troppa paura, provai di nuovo e con la mano destra gli sfiorai leggermente il suo morbido pelo che era color nocciola con sfumature castagna. L’ho chiamato Pepe. Mi guardava con i suoi grandi occhi azzurri come il mare che brillavano come stelle. Avevano un’espressione molto dolce perché aveva capito che gli volevo bene. Il suo piccolo nasino rosa confetto era liscio come la seta. Lo presi in braccio e percepii che era magro. La passeggiata finì a causa di un forte temporale che mi impedì di proseguire la camminata. Purtroppo erano finite anche le vacanze e la mamma stava preparando le valigie. Ritornammo a casa e qualche ora dopo ero in salotto distesa sul divano davanti alla stufa accesa con in braccio il gattino che faceva le fusa. Il papà gli costruì una casetta davanti alla stufa perché tremava dal freddo. Io lo coprii con una soffice coperta dove si accovacciò. Poco dopo si addormentò, accarezzato dal calore della stufa: sembrava un angioletto sopra una nuvola. Da allora quando torno a casa da scuola è sempre pronto ad accogliermi sdraiato sul tappeto di casa, si alza e passeggia tra le mie gambe, rizzando le orecchie. Questo vuol dire che è felice di rivedermi. Quando ho in mano la ciotola del cibo mi salta addosso con la bocca aperta. Quando sente il profumo delle crocchette alla carne nella sua ciotola, corre come un fulmine a zig zag perché è sempre affamato. Mi ricordo che una volta ruzzolò giù dalle scale facendo una specie di capriola e si ruppe la zampetta posteriore. Ero disperata e piangevo come una fontana. Lo portammo dal veterinario e ci disse che non aveva nulla di grave bastava tenerlo fasciato per una settimana però sembrava una mummia. Voglio moltissimo bene a quel gattino, non voglio mai lasciarlo: è il mio gatto preferito.
BIANCA
Un giorno andando al parco giochi per giocare con i miei amici,ho trovato una graziosa gattina accovacciata sotto una panchina. Mi sono avvicinata,e me la sono portata a casa subito, perché avevo notato che aveva molta fame e accarezzandola ho percepito il suo corpo magro tra le mie mani. Arrivata a casa ho posato la gattina sul divano e l’ ho sistemata sotto una coperta di lana perché stesse al caldo. Al supermercato ho comperato le crocchette per i gatti, ho preso un piattino e lei è corsa subito a mangiare. L’ho chiamata Bianca perché era bianca come la neve. Quando mia mamma è tornata a casa dal lavoro, ha visto questa bellissima gattina e ha cominciato a farmi domande: dove l’hai trovata?, di chi è ?, come si chiama?...... Bianca si muoveva leggera e agile come una ballerina. Mia mamma faceva fatica a toglierle gli occhi di dosso, perché era proprio bella, mi disse che era la gatta più bella che avesse mai visto. Appena Bianca vedeva una macchina passare vicino a casa mia cominciava a scattare e correva per il cortile come un missile. Aveva un pelo morbido come la seta. Per questo motivo a me piaceva tanto accarezzarla. Aveva degli occhi di zaffiro ed erano brillanti come un diamante. Certe volte si acciambellava davanti alla porta di casa, sembrava un gomitolo di lana molto morbida. A me piaceva e piace tanto questa gatta che sarà per sempre la mia amica inseparabile.