NABITO - LA PROVINCIA FR -

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P RIMO P IANO

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Mercoledì 30 Marzo 2011

ARCHITETTURA Un grattacielo ad elica vince il Total Housing Competition di Laura Collinoli e storie, a volte, si raccontano da sole. Basta saper fissare il corso degli eventi. Spesso così insoliti, sorprendenti, tavolta straordinari. Storie di vite coraggiose, quasi azzardate. Nate per caso e che finiscono in copertina. Questa volta non per caso ma per determinazione, voglia di fare, passione, fermezza. E’ la storia di Nabito. Ufficialmente impresa Nabito Architects and Partner SL, dal 2007 studio di architettura con sede a Barcellona e che porta la firma dei giovani architetti italiani Roberto Ferlito e Alessandra Faticanti. Il primo romano. La seconda di Frosinone. La loro sembra una favola. Meglio una storia da copertina, ché oggi i bambini, più che le avventure, prediligono vicende vere raccontate dai media. Da copertina insomma. Laureati in architettura, belli, determinati e pronti a ‘scappare’ dall’Italia. Ancora da svecchiare. Indietro di troppi anni. Destinazione Barcellona, l’eldorado di chi ama progettare le cose e vederle realizzate. A due passi dal belpaese ma che sembra di un altro pianeta. Qui Alessandra e Roberto mettono su studio e famiglia. Che non sono solo loro due ma anche Alice e Martino, bimbi curiosi e sorridenti. Sempre. Lo si capisce al volo dalle foto che mamma Alessandra pubblica su Fb con scatti che uniscono all’occhio del professionista l’amore senza condizioni di un genitore. Il risultato è eccezionale. A Barcellona i due architetti progettano e realizzano. Qui è nata l’idea dello Stairscraper, il ”grattacielo a elica” con effetto visivo rotante e un’impronta ecologica. Un enorme palazzo con un giardino su ogni piano. Così straordinariamente innovativo da vincere il Total Housing Competition 2010, che ai profani dell’architettura dice poco ma che per chi è del settore è un prestigioso concorso pubblico a New York. E’ iniziato tutto da qui. In passato si diceva “c’era una volta”. Oggi si comincia in questa maniera. «Un giorno, con le prime piogge di settembre, stanchi della paralisi romana ce ne andammo con poche provviste in cerca di avventura e Barcellona. Fu una meta facile e attraente. In questa città si è generato tutto. La nostra famiglia, il nostro studio, il nostro lavoro, la nostra vita. Una piattaforma snella, funzionante, ben collegata, piena di servizi e dinamica culturalmente». L’idea di Nabìto. Com’è venuta e di che studio si tratta? Siete voi due soli o avete dei collaboratori? «L’impresa Nabito Architects and Partner SL è nata nel 2007 a Barcellona, dalla nostra volontà. Nel corso di questi incredibili

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Con lo Stairscraper sul tetto del mondo Si impone a livello internazionale lo studio Nabito, di Roberto Ferlito e Alessandra Faticanti chitettonica e urbanistica dei nostri giorni. In Italia si specula economicamente, come ovunque, ma senza ottenere benefici per la popolazione, proprio perché non si specula intellettualmente in maniera adeguata. Vogliamo dire che le realtà interessanti (tanto nel settore delle costruzioni, tanto in quello imprenditoriale e della creativitá), seppur presenti, sono scollegate fra loro e materialmente non hanno alcun potere sull’opinione pubblica. Gli enti amministrativi e le istituzioni po-

Lo Stairscraper, il grattacielo ad elica; a destra gli architetti Alessandra Faticanti e Roberto Ferlito

quasi quattro anni, Nabito è cresciuta ed ha velocemente incorporato una serie di figure professionali di differenti caratteristiche. Alcuni sono divenuti partner e stanno contribuendo affinché il processo di crescita dello studio sia più completo in tutti i suoi numerosi aspetti. Oggi abbiamo due partner e una decina di collaboratori». Cos’è mancato e cosa manca, in Italia, tanto da avervi fatto scegliere la Spagna. Di mollare il vostro Paese e andare via. «In Italia è mancato, a nostro avviso, un senso della cultura contemporanea, una preparazione di fondo in grado di apprezzare e capire un modo particolare di porsi di fronte alla questione ar-

«Un giorno, stanchi della paralisi romana ce ne andammo con poche provviste in cerca di avventura e Barcellona»

litiche dovrebbero giocare l’importante ruolo di collante tra le parti ma spesso ciò non avviene in modo adeguato. Si forma così un gap culturale evitando l’innovazione nel nostro campo. L’Italia si è provincializzata, sembra che i nostri amministratori da un certo punto in poi abbiano smesso di leggere, di informarsi, o semplicemente di viaggiare. Sembrerebbe che non siano a conoscenza dei processi di cambiamento che hanno caratterizzato, in questi ultimi quarant’anni, le metropoli europee e le discipline che ne studiano i fenomeni di dinamica urbana e strategia territoriale». Si potrebbe fare meglio invece... in Spagna o in altri Paesi è già così... «Noi abbiamo conosciuto delle realtá imprenditoriali interessantissime, dei costruttori illuminati che hanno capito che esiste la possibilità di risparmiare e ottenere beneficio collettivo attraverso la progettazione contemporanea di qualità. Stiamo proponendo dei sistemi costruttivi semplici, economici e flessibili. Quando ci sediamo ai tavoli delle riunioni per iniziare a parlare di un progetto, non imponiamo mai un’idea precostituita e soggettiva ma cerchiamo l’interazione totale con tutte le parti in causa. Imprenditori, costruttori, tecnici ed utenti. Cerchiamo di costruire il progetto concertandolo e ottenendo così la sostenibilità da tutti i punti di vista; economica in primis, sociale ed ambientale». Stairscraper, perché proprio un ”grattacielo a elica”, che in questo caso riesce a sposare perfettamente urbanistica ed ecologia... «Lo Stairscraper è una sovrapposizione di case individuali con giardino che mantengono le stesse piacevoli caratteristiche delle

case (cottage) nel paesaggio orizzontale, ma ne annullano quelle negative (lo sprawl e la dispersione), liberando il territorio e concentrando usi ed energia. E’ una collettività sociale ma di singole individualità. Cerchiamo di mantenere l’intimità della casa isolata, la sua idea romantica, ma concentriamo i servizi, gli spazi pubblici ed i consumi. Abbiamo provato a fondere orizzontalità e verticalità, disegnando un “grattacielo orizzontale” mischiando il pragmatismo e l’economicità delle costruzioni in altezza con il modello delle città diffuse immerse nel paesaggio. E’ il risultato di un nostro modo di lavorare che oscilla tra sogno, sensualità ed estrema razionalità; un pragmatismo sensuale. Il progetto dello Stairscraper ha vinto un concorso pubblico a New York e nel frattempo stiamo cercando di portare avanti la progettazione per la sua realizzazione in Medio Oriente, dove ci siamo seduti con i vari agenti per capire la sua fattibilità economica, in base alla quale cambieranno alcune funzioni, le altezze e le dimensioni generali. Come sempre stiamo imparando molto e possiamo realmente dire che la sinergia fra gli investitori, i tecnici e i costruttori in questo caso sta risultando fondamentale. Noi abbiamo fornito un’arma potente per capire come risparmiare e conciliare l’uso del suolo con i desideri individuali». Qual è, oltre a questo, il progetto al quale siete più affezionati. «Ci sono molti progetti in corso di realizzazione, in Italia, in Spagna e all’estero; quelli a cui siamo più affezionati sono quelli che stanno raggiungendo la completa sintesi tra criterio e realtà, tra qualità ed economia, tra estremo pragmatismo e sensualità.


P RIMO P IANO

Mercoledì 30 Marzo 2011

Tutti i progetti che escono dallo studio Nabito Architects and Partners cercano di raggiungere una sintesi. Un progetto per noi è una concreta strategia che dipende da molteplici fattori esterni. L’intorno sociale, economico e culturale nel quale si va a operare è sempre differente, quindi è necessario analizzare bene tutti i fattori e concertare l’idea con le parti coinvolte nel processo costruttivo per creare le condizioni e poter dare una corretta interpretazione al programma nelle differenti situazioni. Oggi l’architetto è un grande diplomatico, sempre presente alle riunioni e ai dibattiti tra le parti. L’architettura è uno strumento potentissimo per coordinare l’integrazione delle città con il paesaggio ed il territorio, abbiamo un compito delicato, ma importantissimo come architetti ed urbanisti, quello di generare sostenibilità, interazione e ottimismo, lasciare tracce culturali di bellezza ed intelligenza per le generazioni future». Su Frosinone avete progettato ‘Il giardino dei cinque sensi’. Altre proposte o lavo-

ri? Potenziale enorme, spesso ultima cittá d’Italia… «Il giardino dei cinque sensi è un progetto emblematico per noi e rappresenta completamente il nostro modo di intendere ed interpretare gli spazi urbani, un esempio di come uno spazio pubblico possa diventare allo stesso tempo spazio di relazione ed esperienza interattiva regalando finalmente un ambito di qualità pubblico per i cittadini di Corso Lazio. Un quartiere dormitorio che da 30 anni reclama i suoi

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standard a verde. Speriamo che possa essere un sasso nell’acqua e che serva ad amplificare la coscienza degli amministratori per continuare il processo iniziato. Frosinone è immersa in un territorio notevolmente valido, sia culturalmente, sia geograficamente; è una città compressa dal mare e dalla montagna che potrebbe estendere e potenziare le connessioni con entrambe le realtà. Pensate ai siti archeologici, alla storia, alla cultura e la bellezza dei paesi limitrofi, al paesaggio, ai panorami incredibili, alla possibilità di sviluppare il turismo, lo sport e il benessere, o semplicemente la gastronomia. A Frosinone esiste uno dei Conservatori di musica più importanti d’Italia... nessuno se n’è accorto? Perché non si promuovono queste evidenti ricchezze? Frosinone è una città geografica che si avvolge intorno a un colle, la sua complicità con lo spazio pubblico e lo spazio verde è fortissima, ma com’è possibile che tutti utilizzino la macchina e non

strutturale tra le parti. Il basso e l’alto avrebbero bisogno di una ricucitura attraverso spazi verdi percorribili, spazi di relazione e spazi commerciali intelligenti (e non solo di un ascensore inclinato in mezzo ad una collina destinata a discarica). Frosinone ha bisogno di nuove forme residenziali ibridate con altre funzioni e con il paesaggio per generare nuova economia e nuove forme di vita sociale. Frosinone è circondata da un panorama spettacolare. I Lepini sono lì, ma nessuno lo nota dal finestrino della propria autovettura in fila ai semafori. Il capoluogo ciociaro è sottovalutato e poco sviluppato, ha un gran potenziale sia territoriale che urbano. Sulla città abbiamo dei progetti in corso ed in collaborazione con altre realtà di progettisti locali molto preparati. Abbiamo trovato, crediamo, degli interlocutori illuminati, sia nel mondo della costruzione che dell’imprenditoria e notiamo che esiste la vo-

si sia sviluppato il servizio pubblico o un servizio alternativo? I cittadini non sono stati preparati né educati al rispetto della propria città. Esiste uno scollegamento infra-

lontà di recepire idee fresche per generare economicità e sostenibilità nel progetto edilizio anche attraverso la qualità. Abbiamo proposto, ed è in corso di approvazione, un progetto edilizio che sposa l’idea del piano e la amplia. L’intervento incorpora differenti funzioni, rendendo l’isolato attivo durante tutto l’arco della giornata. Le tipologie abitative sono progettate modularmente per ottenere le metrature opportune ed una grande varietà di combinazioni, accontentando

«Il capoluogo ciociaro è sottovalutato e poco sviluppato, ha un gran potenziale sia territoriale che urbano»

sia il mercato ed i suoi movimenti, che, soprattutto, rendendo possibile una interazione sociale fra giovani, famiglie, anziani e lavoratori. Lo spazio commerciale dei piani terra dovrebbe poter essere quindi un evidente successo ed un ulteriore fattore di integrazione. E’ stata inoltre dedicata grandissima attenzione all’orientamento delle tipologie per ottenere un naturale risparmio energetico. Abbiamo dedicato i fronti orientati ad est e ad ovest , inserendo tagli più piccoli lasciandoli affacciare sia da un lato che dall’altro; i fronti orientati a Nord e Sud ospitano i tagli più grandi con distribuzione passante giorno-notte. Tutte le unitá sono dotate di terrazze e ampie logge verdi ottenendo una corretta ventilazione. Ovviamente L’edificio risponde alle caratteristiche tecnologiche che lo rendono di classe A. L’isolato non è costituito da un unico blocco, ma da una serie di edifici separati che mantengono l’identità e l’unitarietà architettonica ma permettono al costruttore una più flessibile dinamica di distribuzione dei lavori nel tempo e aprono penetrazioni dalla città verso l’oasi pubblica e verde del suo spazio interno». Siete andati via dall’Italia molto giovani. Avete intenzione di tornarvi? «Direi che a questa domanda abbiamo in parte risposto. Barcellona e l’Europa ci hanno consentito di ottenere una preparazione ampia e varia sui temi dell’architettura e dell’urbanistica e delle tecnologie di pianificazione. Stiamo lavorando anche in Italia e crediamo che la figura dell’architetto sia sempre stata una figura di un viaggiatore ed esploratore. In più, le tecnologie tele comunicative ci rendono semplice lo spostamento virtuale e spesso lavoriamo con équipe dislocate in Europa comunicando in tempo reale. Amiamo l’Italia. Amiamo l’Italia centrale e le sue caratteristiche e abbiamo voglia di aiutare, trasferire conoscenza e contribuire in questo modo allo sviluppo delle sue incredibili risorse. Abbiamo imparato ad avere una visione generica, razionale e pragmatica, ma senza perdere di vista la sensualità mediterranea». Ad maiora Nabito. Senza retorica. Per davvero.


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