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Via Cavour e i suoi tesori

Un salto nella strada dello “shopping” cittadino. La sua storia.

Il viaggiatore immaginario che fosse stato ospite della nostra Città oltre un secolo fa e che si fosse trovato al quadrivio del “Malcantone” (in quell’epoca grossomodo corrispondente alla Loggia dei Mercanti situata dirimpetto al palazzo del Balì) soprattutto se avesse alloggiato all’albergo del Globo, non si sarebbe certamente smarrito nella ricerca delle Poste centrali, che risultavano al tempo ancora presenti nei locali dell’antica chiesa della Trinità, proprio attaccate all’albergo stesso. Il nostro turista, completato il giro perimetrico del centro storico, trovatosi all’imbocco di via Cavour, avrebbe così ritrovato l’orientamento senza particolari difficoltà e procedendo quindi verso ovest, avrebbe lasciato alla sua destra il grande edificio d’angolo tra l’odierna via Roma e l’inizio di via Cavour, il palazzo un tempo appartenuto alla famiglia di Niccolò Zeloni, dopo che nei secoli tra il XIV e il XVI risulta documentato come “albergo del Leone” (1); Alla sua sinistra, invece, avrebbe oltrepassato la “piazzetta del Sole”, inglobata nella stessa via Panciatichi, che deve ancora oggi il suo nome ad un altro albergo, che con lo stesso nome (del Sole, appunto) era sorto lì a partire dalla prima metà del XVI secolo (2). Quello del Sole veniva considerato uno dei migliori, se non proprio il migliore albergo cittadino, arricchito com’era di tutti i comfort del tempo per i viaggiatori, come stalle e rimessaggi per cavalli e carrozze, situati nel lato meridionale dello stabile (sullo stradello che oggi non per niente porta il nome di “vicolo della Locanda”) e rimase aperto addirittura fino a dopo il 1860! Ma l’affascinante storia di questa struttura ricettiva risale addirittura al 1399, quando, nello stesso stabile, risultava presente un altro albergo, denominato “Albergo della Spada”, già citato nel 1382 come riferisce lo storico Alfredo Chiti, che era subentrato alla trecentesca “locanda di Meo”. Alla fine del ‘500, l’Albergo della Spada si trasferì in piazza Gavinana ed iniziò la gestione dell’Albergo del Sole; l’angusta via della Locanda prese nel 1777 anche il nome di “via detta dal Pacinotti” dal nome del gestore dell’Albergo del Sole, tale Angelo Pacinotti. La storia intricata degli avvicendamenti delle gestioni alberghiere della zona non si esaurì qui: successivamente l’albergo della Spada diventò “Locanda e trattoria del Globo”, sempre nel solito stabile del grande palazzo Consolini che occupava dalla fine del ‘500, in via Cavour angolo via Cino, e poi si trasferì, nel 1872, nei locali contigui alla chiesa della Ss.ma Trinità, ristrutturati in seguito all’incendio che nel 1856 l’aveva distrutta, nella piazza Gavinana, dove ancora oggi le scritte apposte sull’edificio adibito a bar pasticceria ne ricordano il glorioso passato, merito soprattutto della spinta profusa dalla generosa e visionaria gestione di Napoleone Melani. Procedendo ancora di poco avanti, sul lato settentrionale di via Cavour si trova, oggi come al tempo del nostro viaggiatore immaginario, il palazzo Fioravanti poi Gherardi-Peraccini (3), palazzo nobiliare rinascimentale risalente al XV secolo dalla grande mole che in altezza sovrasta tutti gli edifici che volgono a nord di questa strada rettilinea. La struttura di questo palazzo, inizialmente appartenuto alla famiglia di parte guelfa dei Fioravanti, è particolarissima anche se ricorda vagamente il nobile palazzo Davanzati di Firenze: infatti, chi lo osservi noterà bene, oltre all’elegante loggiato in mattoni che svetta all’ultimo piano, l’incastro, nei piani superiori, di due diversi corpi di edifici caratterizzati da una più recente base comune al piano terreno. Il palazzo, che fu acquistato dai Gherardi nel 1722, fa ancora grandiosamente da contraltare alla meravigliosa facciata non-facciata zebrata della chiesa di San Giovanni Fuorcivitas dal lato opposto della strada, vero gioiello architettonico, nonché icona stessa della Città. Ma il nostro viaggiatore avrebbe, in questo percorso, potuto apprezzare anche le caratteristiche della via Cavour, così diversa da molte delle strade già percorse in Città. La via Cavour, dedicata ovviamente al politico risorgimentale, dalla odierna via Roma prosegue fino a via Buozzi

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(già via San Martino della Battaglia) in un percorso largo e rettilineo che differisce dalle altre vie centrali, di impianto medievale, molto più strette se non addirittura anguste, tant’è che il Tolomei, nella sua guida del 1821, la chiama “La Gran strada”. Veniva definita “via Nova” nei secoli XII e XIII come era consuetudine denominare tutte le strade formate dalla copertura dei fossati antemurali; in questo caso, come risulta evidente, la strada corre proprio lungo il tracciato meridionale della prima cerchia di impianto altomedievale. Dal 1727 si inizia a parlare anche di una “piazza delle legna” per indicare la rientranza proprio davanti alla facciata-fianco settentrionale di San Giovanni Fuorcivitas, infatti, la “piazzetta” fungeva da punto di raccolta della legna proveniente dalla montagna e proprio qui si teneva un vero e proprio mercato, documentato fino alla metà del XVII secolo, di questa allora essenziale materia prima. Nel 1742 viene menzionata nei Capitoli dell’uffizio della grascia semplicemente come “via Larga Dritta”, in ossequio alla sua evidente conformazione. Il Fioravanti, nelle sue “Memorie” del 1758, la chiama “via di San Giovanni detta piazza delle legna” e così anche nel catasto del 1777 assume il nome di “via detta delle legne ” e pure la chiesa stessa alla fine del XVIII secolo sembra per un attimo perdere addirittura la sua

NOTE DELLE IMMAGINI storica denominazione di “fuorcivitas”, che ne identificava appunto l’erezione esterna alla cinta muraria cittadina, in favore di una oggi del tutto inimmaginabile e sorprendente “San Giovanni delle legna”. Il colpo di spugna che portò a perdere definitivamente la memoria di quelle ormai antiche abitudini commerciali fu poi dato nel 1866 con l’intitolazione della strada al Padre della Patria Camillo Benso conte di Cavour.

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(1): ll prospetto di via Cavour dalla sua parte iniziale, con la sagoma del grande palazzo Zeloni, un tempo sede dell’ “albergo del Leone”. Cartolina non viaggiata di inizio anni ’20. 58424-668 Ed. L. Rinfreschi – Pistoia. Collezione E. Nappini

(2): La piazzetta del Sole a sinistra, sede di numerose strutture ricettive dai secoli scorsi e fino ai nostri giorni venendo da via Panciatichi, di fianco al Canto al Balì. Cartolina viaggiata per Forlì il 02.01.1943. 94342 Ediz. Cartoleria D. Pagnini concessionario Bruno Milani – Pistoia. Collezione E. Nappini

(3): La grande mole del palazzo Fioravanti, poi Gherardi, affacciato sulla via Cavour. Cartolina non viaggiata. 94344 Edit. Cart. e libreria Pagnini – Conc. Giovanni Milani. Collezione E. Nappini.

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