Intervista a Larry Clark, film vincitore Festival di Roma p.29 Intervista ad enzo garinei maestro del teatro p.27
Focus p.18:
B UON N ATALE!
IDI-Bersani: chi ha sbagliato deve andare in carcere Elezioni Regionali: quanto costa rinviarle? Natale: dall’artico alla Cina passando per New York La vera storia di Babbo Natale Viaggi impossibili: Parigi in tre giorni
Editoriale
Claudio Napoli Economista
3 Dicembre 2012
Il regalo che ognuno dovrebbe fare a se stesso Il Natale 2012 sta per arrivare e con esso regali e bilanci che devono tenere conto della crisi. Il primo bilancio è: la ripresa economica tanto annunciata non è arrivata. Vi ricordate quando la scatoletta TV annunciava che la fine del tunnel e l’inizio della ripresa. Nel 2009 si attendeva il 2010, nel 2011 si chiedeva di guardare con fiducia al 2012 e poi al 2013! Va bene la speranza ma giocare con le previsioni non è professionale e denota un’informazione tesa a manipolare piuttosto che aiutare. Nessuno nel 2007 ha spiegato con cura alla gente che la crisi sarebbe stata una ri-articolazione dolorosa delle relazioni economico/sociali dovuta ad una diminuzione della ricchezza che avrebbe portato, se non si fossero prese delle misure, ad un impoverimento della classe media. Si sa l’InformAzione “Informa l’Azione” ma se l’informazione è superficiale, falsa ed inutile l’azione conseguente sarà altrettanto inutile e deviante.
Tuttavia, non tutti i mali vengono per nuocere, perché per molti la crisi è stata uno stimolo per relazionarsi, rinnovarsi e migliorarsi. Un esempio concreto è proprio dato dalla presente rivista che dopo 3 anni ha sicuramente fatto un cammino dimostrando che le difficoltà possono essere trasformate in progetti se si ha voglia e determinazione. I “volenterosi” che si sono messi in cammino, senza attendere la fatidica notizia TV relativa alla fine della crisi, hanno fatto esperienze importanti riscoprendo un cammino ricco di umanità. Ma qual è stato il segreto? Agire in un contesto di crisi ha imposto di riscoprire “i rapporti umani” ed il valore della Comunità. Ad esempio, alcune comunità religiose si riconoscono nello spirito della loro comunità e per questo
si aiutano collaborando tra di loro. Nulla di più sano e giusto. Chi critica questo lo fa perché non sa di cosa parla o è invidioso. Diversamente, la maggior parte delle persone pensano esclusivamente al proprio immediato tornaconto vivendo spesso in modo diffidente anche i rapporti famigliari, professionali e amicali. Che tragedia! Anche questa è crisi! Tuttavia qualcosa sta cambiando: il bisogno di aiuto aumenta e con esso anche il valore dei rapporti e della partecipazione. Ne è un esempio, il positivo moto popolare che ha caratterizzato le Primarie del Centro Sinistra. Queste hanno oggettivamente dimostrato che la gente ha voglia di partecipare, di decidere e di fare Comunità. La stessa politica ha saputo rinnovarsi creando strumenti nuovi e liberi in grado di creare quella competitività che mancava e che è tornata ad appassionare ed entusiasmare i molti (quattro milioni di persone) che dopo essersi informati sono andati a votare. Il mio augurio di Natale è quello di veder nascere nel cuore di tanti il desiderio fiducia verso gli altri per restituire valore ai rapporti famigliari, amicali e di quartiere che nel passato il miraggio di una modernità vuota e volgare ci ha fatto trascurare. Questo, il regalo più bello che ognuno dovrebbe fare a se stesso!
neaPOLIS a Natale ti regala la nuova rubrica di Teatro curata dalla Dott.sa Margi Villa che ci accompagnerà per tutto il 2013 ricca di suggerimenti ed interviste eccellenti perché la crisi economica ed individuale può essere superata solo ripartendo dalla cultura, madre custode delle risorse e degli strumenti che servono per crescere.
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SOMMARIO
Dicembre 2012, anno III
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Editoriale
ROMA REDAZIONE Editore: Claudio Napoli
Direttore Responsabile Elio Tomassetti Direttore Commerciale Carlo Famiglietti Comitato scientifico: Edy Viola, F. Napoli
Grafico: Daniele Palone daniele-palone@alice.it Advertising & Marketing: Francesco Zanca Collaboratori:
Francesco Grasselli, Alessandro Ranieri, Laura Napoli, Valeria Pucci, Valerio Pelliccia, Viviana Vannucci, Federico Monti, Lorenzo Sigillò, Paolo Migotto, Giorgio Zussini, Laura Andina, Vanessa Pinato, Daniele Palone, Valentina Sanzone
Salvo accordi scritti, la collaborazione con il mensile Nea Polis Roma è da considerarsi a titolo gratuito Foto ed Immagini sono tratte dal web. L’editore ha cercato di rintracciare gli aventi diritto ai crediti fotografici non specificati ed è a disposizione per chiarimenti.
Tipografia: G. De Vecchi Pieralice, 20 00167 Roma Registrazione Tribunale di Roma: n. 360/2010 del 17 settembre 2010 N° iscrizione ROC: 20384 Sede Operativa: via G.Funaioli, 54
PER INFORMAZIONI E PUBBLICITÀ
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Nel prossimo numero p . 30 dove trovo la rivista p . 30
Il regalo di Natale
p.3
Natale
FOCUS
p.16
.3 Natale: dall’artico alla Cina passando per New York La vera storia di Babbo Natale Gregorio VII - Prati- Boccea L’oro nella mani: microstoria di V.Aurelia-Casalotti-M.Spaccato tanti italiani artisti I lavori di via Boccea rischiano di Il successo (finito?) dei essere ulteriormente rimandati p.6 Cinepanettoni IDI-Bersani: chi ha sbagliato deve La storia dell’albero di Natale, andare in carcere p.7 Il Presepe dei netturbini p.8 da Adamo ed Eva all’addobbo Il 17 dicembre scade il termine per industriale il pagamento dell’IMU p.9 L’arte del presepe napoletano Voto nel Lazio: quanto costa Falsità e speranze nel pranzo rinviare le elezioni? p.10 natalizio delle famiglie italiane Donazioni di sangue a Roma p.11 Nasce EPIC, economia per i Il Parco della Cellulosa diventa area pubblica p.12 cittadini
Roma Notizie
Grande successo della Mostra collettiva a Palazzo Ferrajoli p.13
Monteverde-Bravetta-PisanaMalagrotta-Portaportese
Viaggi Impossibili
p.24
nea Arte
p.26
Parigi in 3 giorni
Body-Sushi, un quadro di Sasha
Emergenza a via del Casaletto e Piazza Sacro Cuore p.14 Torrisi: quando il corpo è consumo Intervista al Consigliere Luigi Munini p.27 sui problemi del quartiere p.14 nea Teatro Degrado a largo Guidi: la piazza Intervista ad Enzo Garinei: è sommersa dai rifiuti p.15 il maestro eternamente giovane
non buttarmi!! regalami o
riportami
nea cultura/ cinema p.28
Cultura: L’uomo di Vitruvio Cinema: Intervista a Larry Clark, vincitore del Festival di Roma
Salute & Bellezza
p.30
A Natale non solo più buone ma anche più belle
Notizie da Roma Capitale Dicembre 2012
Municipio 18 Aurelio
Burocrazia, veleni e cattiva amministrazione: i lavori per l’allargamento di via Boccea rischiano di essere ulteriormente rimandati Depositato il 14 novembre il dispositivo dell’ultima sentenza del Tar sui lavori della via Boccea
A seguito del ricorso della società seconda classificata nella gara di appalto dei lavori di allargamento della via Boccea, il 26 settembre il TAR aveva concesso la sospensiva dell’aggiudicazione, così i lavori non sono mai partiti.
Il 14 novembre è stato depositato il dispositivo della sentenza del TAR, a seguito dell’udienza della settimana precedente.
Il testo è abbastanza denso di notizie e di rimandi, in sostanza il TAR, dopo aver concesso la sospensiva del provvedimento, ha dato ragione alla Edil Moter S.r.l. che aveva presentato ricorso principale contro l’aggiudicazione alla Impresa Prima Appalti, annullando gli atti impugnati, cioè il provvedimento di aggiudicazione.
Il ricorso incidentale della società capogruppo Cosar s.r.l., invece, è stato respinto, ne sapremo di più quando verranno pubblicate le motivazioni della sentenza. Per ora, analizzando le richieste, il cosiddetto “petitum”, della Edil Moter, si legge, nell’ultimo capoverso della parte “per l’annullamento”: “e di subentro nell’aggiudicazione e nell’appalto da parte della ricorrente”, la Edil Moter ha chiesto, quindi, il subentro nel contratto stipulato con Impresa Prima Appalti. Dato che il TAR non può sostituirsi all’Ammini-
strazione, ma soltanto ordinare di provvedere in un certo modo, l’annullamento dell’aggiudicazione potrebbe comportare la necessità di riesperire tutta la procedura di gara, e questo provocherebbe gravissimi ritardi nell’avvio dei lavori.
Questi ritardi si aggiungono a quelli già subiti finora per inerzie, per supposti impedimenti per il patto di stabilità e ricorsi contro gli espropri, con ulteriori oneri per l’Amministrazione per le pubblicazioni dei bandi e altri adempimenti di legge, tanto più complicati, trattandosi di gara europea. Quando saranno depositate le motivazioni sarà possibile capire, oltre la necessità di rifare la gara, anche di chi sono le responsabilità, se gli atti sono stati prodotti in maniera inadeguata ci dovrà essere un responsabile, ed è necessario che qualcuno prima o poi paghi per errori che ricadono su tutta la collettività.
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Bersani all’Assemblea dei lavorari dell’IDI: “chi ha sbagliato deve andare in carcere”
Il 27 novembre si è tenuta un’infuocata assemblea del personale dell’IDI S. Carlo, con gli irriducibili ancora sul tetto, 6 persone in sciopero della fame e cori da stadio contro i vertici dell’azienda sanitaria. Il complesso ospedaliero è da molto tempo in profonda crisi, gli stipendi non vengono pagati da agosto e i fondi non vengono sbloccati, stante la procedura esecutiva e le indagini in corso. All’assemblea erano presenti Pierluigi Bersani, il Sen. Ignazio Marino, Esterino Montino, Nicola Zingaretti, oltre al consigliere provinciale Alberto Filisio e al coordinatore municipale PD Valentino Mancinelli, che hanno seguito la crisi e la protesta più da vicino insieme al consigliere comunale Paolo Masini. Senatore Marino, come commenta le affermazioni di oggi di Monti, circa l’insostenibilità finanziaria del sistema sanitario nazionale? Il governo Monti dovrebbe evitare queste dichiarazioni allarmanti e piuttosto fare qualcosa di diverso che i tagli alla Sanità e ai servizi che non risolvono la crisi. Inoltre i tagli lineari non funzionano. Ad esempio, se per una protesi d’anca una ASL spende 300 e un’altra 3.000, non si può tagliare del 5% la spesa a tutte e due, così si penalizzano le gestioni oculate e razionali, che pure ci sono. I tagli poi sono pure troppo pesanti in assoluto, sui un totale di 108 miliardi di fondo sanitario nazionale non se ne possono tagliare 31: significa mettere in ginocchio il sistema. Andando più nel particolare, quali pensa che siano le cause della crisi del S. Carlo - IDI? Le cause della crisi di questo polo ospedaliero di eccellenza vanno ravvisate in una gestione fallimentare da parte di amministratori che hanno gestito gli ospedali non nell’interesse delle strutture, dei lavoratori, dei pazienti, ma del proprio tornaconto personale. In ogni caso ci sono delle indagini in corso, che porteranno all’accertamento di
responsabili, quello che occorre affermare è la necessità che questi ospedali continuino ad esistere e che i lavoratori possano percepire lo stipendio che meritano, anche per dover lavorare in condizioni tanto difficili, senza mezzi e tra mille difficoltà. L’IDI poi è anche IRCCS, cioè struttura di ricerca, non si tratta di un fatto locale, un motivo in più per sostenere con forza che la struttura va preservata. Consigliere Montino, secondo lei la crisi dell’IDI parte dall’insediamento della Giunta Polverini o ha radici più lontane nel tempo? La crisi degli ospedali e della Sanità laziale ha origini più lontane, deriva dalla cattiva gestione di queste realtà, ma poi si è ulteriormente degradata in questi ultimi 2-3 anni, quando si sono verificati fatti molto gravi, che sono al vaglio della magistratura. La crisi deriva da una cattiva vigilanza della Regione? Non direi, non è compito della Regione controllare i bilanci degli ospedali, piuttosto la Regione deve controllare il livello delle prestazioni, trattandosi di aziende gestite con criteri privatistici, anche se il finanziamento è pubblico, per il controllo dei bilanci e della gestione ci sono i revisori dei conti. Tutta la Sanità è in crisi, il sistema sanitario in genere, non solo l’IDI S. Carlo. Finalmente si riesce ad entrare, Bersani entra in una stanza per parlare al telefono con le persone che protestano sul tetto con megafoni e bandiere per poi placarsi quando inizia a parlare Claudia Di Pietro, una rappresentante dei lavoratori. Inizia il discorso rappresentando le mille difficoltà che incontrano infermieri e medici per far funzionare un ospedale privo di mezzi e materiali, dato che i fornitori non li consegnano più, legge un comunicato, scrosci di applausi, ringrazia Bersani per avere chiesto lo sblocco dei fondi, anche se gli hanno risposto che deve rivolgersi al commissario Bondi. Bersani risponde di aver parlato con il Prefetto e che parlerà anche con il commissario Bondi, perché non è possibile che centinaia di famiglie che pagano mutui, affitti siano abbandonate. Pertanto. afferma che una parte dei fondi va sbloccata per l’emergenza, poi aperto un tavolo per risolverle ed infine che chi ha sbagliato dovrebbe finire in carcere. Alessandro Ranieri
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Il presepe dei netturbini in via dei Cavalleggeri 5, il piú famoso di Roma, dopo quello di San Pietro
Da ben 41 anni a questa parte, anche stavolta, non mancherà il tradizionale appuntamento natalizio nel quartiere Aurelio, a due passi dal Vaticano. Ideato e realizzato da Giuseppe Ianni, con la preziosa collaborazione dei suoi colleghi di zona Cavalleggeri, il Presepe dei Netturbini, gode ormai della fama di essere il più famoso della Capitale, dopo quello di Piazza San Pietro. Oltre a vantare visite illustri del mondo politico, come quella di tutti i sindaci romani, da Luigi Petroselli a Gianni Alemanno, e quella del Presidente Giorgio Napolitano e del Senatore Giulio Andreotti, solo per citarne alcuni, questo storico presepe ha ricevuto anche gli omaggi di personalità del mondo religioso, come Papa Paolo VI, Madre Teresa di Calcutta e Padre Ibrahim Faltas, custode della Grotta della Natività di Betlemme. Nel 2011 ha celebrato il suo 40º Anniversario, coincidente con l’anno di Beatificazione di Giovanni Paolo II e per l’occasione Francesco Palumbo, capo squadra della sede AMA di Cavalleggeri, ha realizzato un dipinto che raffigura scene di lavoro quotidiano dei netturbini dai primi del ‘900 ad oggi. L’importanza di tale ricorrenza natalizia si lega principalmente alla devozione dei grandi pontefici che hanno visitato questo luogo sacro. Papa
Wojtyla, dall’inizio del suo pontificato (1978) sino al 2002, ha ripetuto annualmente la sua visita presso la sede AMA, suggellando la sua adorazione per la Madonna ed osservando: “confermare e approvare che la Beata Vergine Maria venerata con il titolo Madonna della Strada affinchè fosse proclamata patrona presso Dio dei netturbini romani”. Anche Benedetto XVI, nel primo anno del suo pontificato, ha voluto rendere omaggio al Presepe dei Netturbini: “ recarsi presso la sede AMA e pregare innanzi all’opera di Ianni è come riandare in pellegrinaggio a Betlemme”, ha detto il Santo Padre ed ha aggiunto: “è un po’ come far visita alla Grotta Santa dove è nato il Redentore”.
LA RIVISTA Néa POLIS
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Il 17 dicembre scade il termine per il pagamento del saldo IMU: forti aumenti a Roma rispetto all’ICI
I cittadini romani, da quest’anno, si trovano a dover pagare una IMU tra le più alte d’Italia, a causa delle difficili condizioni del bilancio cittadino: entro il 17 dicembre occorre pagare un pesante saldo per questa imposta, sottraendo risorse ad altre esigenze e alimentando la tendenza recessiva dell’economia. Per questo l’opposizione dà la colpa alla maggioranza, la maggioranza all’opposizione che c’era prima, cioè 5 anni fa, da cui avrebbe ereditato il “buco”, che dopo 5 anni pare sia ancora lì, nonostante un massiccio intervento finanziario messo in atto dal precedente governo nazionale. Le nuove aliquote IMU varate con delibere consiliari dello scorso mese di agosto, come da previsioni, sono state fissate al massimo per la maggior parte degli immobili diversi dalla prima casa, senza più distinguere situazioni particolari prese in considerazione nel precedente regime IMU.
Niente agevolazioni, quindi, per le situazioni di proroghe di sfratti esecutivi, in cui i proprietari sono “cornuti e mazziati” dovendo pagare grosse cifre di IMU, dato anche il pesante moltiplicatore delle rendite catastali, fissato a 160, che si aggiunge al precedente pari a 105, il tutto senza potere rientrare in possesso dell’immobile. Ma anche le aliquote prima casa, fissate al 5% finiscono per fare quasi raddoppiare quanto versato prima a titolo di ICI, salvo il caso di figli a carico, e qui non soccorre manco più il caso in cui, ad esempio, un genitore metta a disposizione di un figlio un proprio appartamento, dato che si paga il massimo
in ogni caso in cui i proprietari non siano anche residenti. Per non parlare poi, del mercato degli affitti, gravemente compromesso da questa nuova imposta che arriva a pesare il 15-20% sul ricavato, che si aggiunge al 40% circa che già si pagava a titolo di IRPEF e imposta di registrazione, non sarà poi più possibile la stipula di contratti a canoni concordati, dato che in questo caso la tassazione complessiva arriva a coprire quasi l’intero importo dell’affitto. Ci sono alcune riduzioni, rispetto all’aliquota massima, per gli alloggi ATER, che però prima non pagavano, per alcune categorie di esercizi commerciali, per alcune particolari categorie di cinema e teatri, da individuare con successiva delibera. Previste agevolazioni anche per le ONLUS, ma il risultato finale della manovra è l’ennesima mazzata sulle spalle dei cittadini, che per una prima casa di medio valore si trovano a dover pagare quasi mille euro, che salgono a quasi duemila per una seconda casa, alla faccia della ripresa economica e dell’incentivo ai consumi.
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Voto nel Lazio: quanto costa rinviare le elezionia febbraio?
Le spese necessarie al mantenimento del solo organo legislativo sono pari a 346.000 euro al giorno, equivalenti a 10,3 milioni di euro al mese.
Nell'attuale dibattito che coinvolge la nostra regione, ha suscitato particolare interesse un esposto che è stato presentato il 30 ottobre dalla Federconsumatori e dall'Adusbef alla Procura generale della Corte dei Conti, nel quale si richiede di avviare un procedimento per accertare la sussistenza di un danno erariale causato dal rinvio delle elezioni regionali in primavera, come sembra essere nelle intenzioni dell'attuale Giunta. La questione non è di poco conto, se si pensa che la principale ragione addotta per l'accorpamento delle elezioni a quelle politiche nazionali è proprio il risparmio di spesa che si avrebbe con tale operazione. Anche lasciando da parte la legge regionale 108/1968 citata nel comunicato stampa sul sito della Federconsumatori, secondo cui nei «casi di scioglimento del Consiglio regionale, […] si procede all'indizione delle nuove elezioni del Consiglio e del Presidente della Regione entro tre mesi» (cioè entro il 28 dicembre, come ribadito di recente dal ministro Cancellieri), le stime dei costi presentate nel comunicato sembrano delineare una realtà ben diversa. «In base al bilancio annuale del Consiglio regionale del Lazio, le spese necessarie al mantenimento del solo organo legislativo sono pari a circa 346.000 euro al giorno, equivalenti a 10,3 milioni di euro al mese. Secondo stime riprese anche dagli organi di stampa (tra gli altri, "Corriere della sera" del 10 ottobre 2012
e "La Repubblica - ed. Roma" del 26 ottobre 2012), in caso di svolgimento delle elezioni nel mese di febbraio 2013 il costo complessivo per l'erario dell'attuale compagine consiliare salirebbe di ulteriori 41 milioni di euro rispetto a quanto speso fino ad oggi, che diventerebbero 54 milioni di euro se le elezioni si svolgessero il 21 aprile 2013.» A fronte di tutto questo, il risparmio di spesa rinviando le elezioni sarebbe di soli 30 milioni di euro, circa la metà dei costi di mantenimento della Giunta, che – e qui sta il problema – non avrebbe altri compiti se non quelli di ordinaria amministrazione, e quindi non potrebbe decidere in una serie di questioni anche molto rilevanti dal punto di vista economico e sociale, il che in una qualunque regione è piuttosto grave, visti anche i notevoli poteri di cui sono ora investiti questi enti. Ci si augura, comunque vada a finire, che per una volta l'interesse pubblico sia tenuto nella debita considerazione. Francesco Grasselli
www.clubdelmare.com Tel./fax 0665742938 Cell. 338 1080858
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Donazioni di sangue ed organi: qual’è la disponibilità a Roma?
di Daniele Palone
Intervista a Raniero Ranieri, Presidente dell’Associazione Volontari Italiani Sangue (Avis) del Comune di Roma
Quanto è diffusa a Roma la consapevolezza dell’importanza della donazione di sangue? Meno del 3% della popolazione residente maggiorenne risponde agli appelli effettuati dalle istituzioni, Centri Trasfusionali, Associazioni. Basterebbe che un altro 2% della popolazione, soprattutto giovani, aderisse alla pratica della donazione per raggiungere l’agognata autosufficienza ematica cittadina e regionale. Anche una maggiore frequenza donazionale è auspicabile, da ricordare che è possibile donare sangue intero per gli uomini fino a 4 volte l’anno e 2 per le donne. La donazione di organi, di midollo, di cellule staminali è sentita e praticata o c’è ancora più penuria? Queste donazioni sono soggette a “particolarità” e richiedono che il donatore sia in possesso di alcune caratteristiche minime. L’età del donatore e le compatibilità donatore/ricevente sono le limitazioni più comuni che emergono dalla pratica quotidiana. Per superare le reticenze dei donatori disponibili e per incrementarne il numero urge che vengano indette continue campagne pubbliche di informazione e di sensibilizzazione.
Quali invece sono le reticenze dei candidati donatori di sangue? Cosa direbbe loro per valorizzare l’utilità pratica, la valenza civica e umanitaria che implica questo gesto gratuito, indolore e generoso che tanti ancora esitano a compiere? Le “scuse” e le “cause” sono tante, le principali sono mancanza di cultura, paura contagi, egoismo, stili di vita e abitudini alimentari non appropriati, in una unica parola disinformazione totale.
C’è stato un incremento nelle donazioni nel nostro comune da quando avete cominciato questa meritoria attività di sensibilizzazione? A Roma e nel Lazio l’incremento annuo delle unità di sangue intero raccolto è in crescita. Purtroppo il divario offerta/domanda, pari nel 2011 a -20% per il sangue e al -40% per il plasma, rimane invariato perché le esigenze dei malati au-
mentano. La medicina moderna considera il sangue e i suoi derivati un medicinale salvavita e ne richiede in quantità sempre maggiori per curare patologie sino a ieri ritenute incurabili.
Per concludere, una domanda che esula dal perimetro delle sue competenze, ma alla quale saprà forse dare comunque una risposta autorevole: l’attuale monitoraggio del West Nile Virus è una prassi di pura routine o la conseguenza di un’accresciuta minaccia biologica- per contagiosità o per tasso di mortalità? Rispondo volentieri a questa domanda perché risponde ad esigenze attuali. Viviamo in un paese multietnico e gli spostamenti delle persone, per lavoro e turismo, sono molto più frequenti che nel passato. Venire a contatto con territori e popoli dove non vigono le nostre stesse attenzioni alimentari e igienico/sanitarie comporta l’assunzione di nuovi teorici rischi di malattie non conosciute e/o debellate nel territorio di residenza. L’esclusione temporanea del donatore, così come previsto dal CNS, è una misura di attenzione nei confronti del malato che per guarire e/o alleviare le sue patologie necessita di sangue controllato. E’ allo studio un progetto a livello nazionale per l’effettuazione sul sangue di tutti i donatori in sede di donazione di controlli ematici che permettano l’individuazione di eventuali infezioni dovute al WNV ed in alcune regioni del nord più esposte tali analisi vengono già effettuate, ma le risorse economiche non sempre sono sufficienti per coprire tutti i bisogni. E’ solo quest’ultimo il motivo perché nella regione Lazio si chiede al donatore di astenersi dal donare se si è soggiornato in alcune località a rischio epidemico.
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Roma Notizie: Gregorio VII - Prati- Boccea - Valle Aurelia - Casalotti - Montespaccato
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Vittoria dei cittadini a Casalotti:
il Parco della Cellulosa diventa area pubblica Finalmente, dopo la creazione del Monumento naturale ad opera della Giunta Marrazzo, l’occupazione e anni di impegno dei cittadini del Comitato per il Parco della Cellulosa, il Consiglio comunale ha deliberato l’acquisizione del Parco della Cellulosa, per una spesa di oltre un milione e trecentomila euro. L’atto segue l’approvazione da parte della Giunta e i pareri positivi delle commissioni Ambiente, Patrimonio e Bilancio, della proposta degli assessori all’Ambiente e al Bilancio, e dell’interesse di tutte le forze politiche via via coinvolte.
L’area di 14 ettari che è stata definitivamente acquisita era già a disposizione dei cittadini in virtù di contratti di comodato gratuito con la società Ligestra 2, interamente partecipata dal Ministero dell’Economia, che venivano rinnovati di semestre in semestre.
Il Comitato provvedeva alla manutenzione, sia delle costruzioni, sia del verde anche se, per mancanza di fondi, non si è ancora riusciti a smaltire l’amianto, comunque messo in sicurezza.
Anche le strade e i sentieri sono stati curati ed è stata creata un’area giochi e anche degli orti. Ora il Comune, in qualche modo, dovrà provvedere alla manutenzione e alla sicurezza del complesso, che conta diverse entrate e alcuni edifici
sedi di associazioni e realtà della zona.
Non è escluso possa essere approvato un bando per l’assegnazione del servizio di manutenzione cui potrebbero partecipare realtà associative e non, e magari lo stesso Comitato che ha finora curato manutenzione, apertura e chiusura del complesso, compreso il casaletto e gli altri immobili.
La chiusura della vicenda dell’acquisto del Parco consente di rendere disponibile in maniera stabile questa importante area verde in una zona densamente popolata come quella di Casalotti, dato che da Piazza Ormea il primo degli ingressi dista solo poche centinaia di metri. Si ringrazioano tutte le forze politiche per aver consentito il raggiungimento di quest’importante obiettivo.
Roma Notizie: Municipio XVIII
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Grande successo della Mostra collettiva a Palazzo Ferrajoli organizzata dall’associazione nèaPOLIS
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Nella cornice del prestigioso Palazzo Ferrajoli si è tenuto il 6 dicembre 2012 l’evento “Liberiamo il movimento”, dove tra le inziative proposte si è evidenziata la meravigliosa mostra collettiva, organizzata da nèaPolis, in collaborazione con la galleria Intragallery. L’iniziativa, una delle tante attività culturali dell’associazione, impegnata da tempo nel settore artistico, ha veisto la partecipazione di alcuni emergenti di successo, attivi in ambito internazionale.
L’obiettivo era quello di dare visibilità ad artisti, tutti rigorosamente italiani, ma esportatori dell’arte made in Italy all’estero. All’esposizione hanno partecipato Luigi B. Gregorio, un maestro molto presente in ambito parigino,con tre tele segnate dal suo inconfondibile stile astratto-informale, una straordinaria indagine del mondo celebrale. Oltre a questo pittore, che nèa Polis aveva già curato in occasione della mostra Materia Mentis, svoltasi presso lo studio artistico di Via dei Delfini a Roma, si è dato spazio al talento di emergenti, come Danilo Falco, giovane casertano anche lui attivo a Parigi, devoto al linguaggio Pop; insieme a lui sono state allestite le opere di Claudia Fuina, pittrice surrealista, presente a Berlino e a Lugano, oltre ad un’esposizione svoltasi nella sua Napoli, in occasione della presen-
tazione del libro Eleonora la Borbonica del celebre autore Vincenzo Martongelli. Gli ambienti di Palazzo Ferrajoli hanno ospitato inoltre le opere “bicrome” di Luca Valerio D’amico, pittore romano di gusto surrealista, già presente a Mosca e a New York, premiato al Festival Art di Spoleto. Infine, la mostra ha ospitato la partecipazione di Giorgio Cesarini, fotografo attivo nel mondo della moda internazionale, che esporrà tre foto con le sue tipiche “donnestatua” vestite di veli. Lo stesso artista ha partecipato alla kermesse con una serie di scatti che documenteranno lo svolgimento della rassegna che sarà un’ulteriore conferma di come l’arte possa trasformare un evento sociale in un momento d’incontro, di dialogo e di riflessione. Viviana Vannucci - Critico d’arte
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Roma Notizie: Portaportese-Monteverde-Bravetta-Pisana-Massimina
Via del Casaletto e Piazza Sacro Cuore: 22 www.neapolisroma.it Uomini ed Aziende occorre intervenire al più presto L’enorme ritardo nell’approvazione del Bilancio comunale ha bloccato le spese di Dipartimenti e Municipi Ormai non stupisce più vedere le strade di Roma piene di buche, soprattutto in questi giorni di piogge. Il degrado aumenta, ed ormai non sta più solo nelle periferie. Parliamo infatti adesso di via del Casaletto, a Monteverde, adiacente tra l’altro al capolinea del tra 8 che arriva nel cuore della Capitale. Due anni fa sono stati montati dei parapedonali che hanno aumentato la sicurezza dei pedoni e dei ciclisti, tuttavia va segnalato che quando piove (ed ormai siamo nel pieno della stagione fredda) lo spazio dedicato ai pedoni si allaga completamente, costringendoli a passare sulla carreggiata. Oltre a questo, non possono passare inosservate le buche che ci sono dall’imbocco fino a Piazza del Sacro Cuore, rischiosissime per i motociclisti. Proprio Piazza del Sacro Cuore poi presenta varie problematiche. Ormai non si può più neanche definire piazza, in quanto i marciapiedi sono totalmente divelti, l’asfalto è sovrastato dalle radici degli alberi e le linee per i parcheggi non esistono più. Un intervento è quanto mai necessario, in quanto stiamo parlando di un crocevia importante e densamente abitato a Monteverde.
Purtroppo sappiamo che il Bilancio comunale votato a novembre ha bloccato i Municipi, privati di ogni tipo di stanziamento. Per chiarezza: il Bilancio 2012 doveva essere votato entro il 31 dicembre 2011 ed è stato invece votato a novembre, quando già si doveva preparare il Bilancio 2013! Questo ha obbligato i Municipi e i Dipartimenti tecnici a limitare le proprie spese ai dodicesimi e a raschiare i fondi emergenziali. Speriamo ora si possa sbloccare qualcosa e mettere mano ad una situazione che è quanto mai problematica per i cittadini.
Intervista a Luigi Munini, Presidente della Commissione Ambiente del XVI Municipio
Vorrei esordire ricordando i 5 anni di governo della giunta Alemanno durante i quali i cittadini di Bravetta, Vignaccia, Pisana sono stati completamente ignorati dal Campidoglio. Nessun progetto è stato portato a termine dal Sindaco di centro-destra, eppure le possibilità non mancavano. Il Residence Roma ad esempio, fatto sgomberare dal centro-sinistra (è bene ricordarlo), ora cade a pezzi nel più completo abbandono. Serviva solo un nuovo progetto utile per la comunità, c’erano già gli atti ma è mancata l’approvazione della giunta.
Per quanto riguarda la riqualificazione di Capasso e la realizzazione del mercato coperto l’amministrazione Alemanno ha dimostrato tutta la sua incompetenza. Nonostante il milione di euro sbloccato grazie agli sforzi di Panecaldo e Athos De Luca siamo venuti a sapere (per caso) che gli uffici competenti del Sindaco non hanno fatto le acquisizioni delle aree. Come si fa a perdere cosi cinque
anni fondamentali per la progettualità del quartiere? È una vergogna. A via di Capasso serve un mercato semplice: 28-30 banchi coperti, senza bisogno del progetto proposto dal PDL che prevedeva realizzazione di una palazzina di cinque piani in project financing. Stessa sorte di Piazza San Giovanni di Dio dove il progetto di un nuovo mercato coperto era quasi in esecuzione e ora non se ne sa più niente. Fallimentari sono state anche le misure adottare da Alemanno per risolvere l’emergenza Malagrotta. Tra qualche giorno scade l’impegno che Cerroni (monopolista dei rifiuti a Roma) ha con la città e il Sindaco ha pensato bene di tamponare l’emergenza inviando la spazzatura all’estero, suscitando la reazione critica del Ministro dell’Ambiente Clini.
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Roma Notizie: Municipio XVI
Degrado a Largo Guidi: la piazza è sommersa dai rifiuti
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Il numero di secchioni è insufficiente e si dovrebbe quanto prima pensare ad una raccolta porta a porta…
Francamente, la situazione mostrata dalle foto scattate dalla nostra redazione è davvero sconcertante. Ci troviamo a Largo Guidi, lungo via di Bravetta, una piazza vivace e trafficata all’interno di un quartiere che manca di centri di aggregazione. Da tempo i cittadini lamentano le condizioni in cui versano i cassonetti dell’immondizia ma non ne è mai arrivato uno nuovo, mentre nel frattempo la spazzatura cresce sempre di più. Queste immagini sono state scattate in serata, e vi possiamo assicurare che la mattina seguente la situazione era ancora peggio. In quei secchioni sono costretti a scaricare tutti i residenti di via Vettori e via Inghirami, oltre chiaramente una fetta di via di Bravetta, e risultano assolutamente insufficienti. Non a caso il Municipio XVI votò nel 2010 un ordine del giorno in cui chiedeva al Comune e all’AMA di fare un progetto pilota sulla raccolta porta a porta in questa parte del quartiere, ma non c’è stata alcuna risposta. Questo è un problema di tutta la città di Roma, in quanto la raccolta differenziata è ancora ferma al 22%, al di sotto degli standard europei e degli impegni presi dal Comune a partire dal 2008. Vivendo la situazione riteniamo che sarebbe ideale portare qui il
porta a porta, anche perché si eliminerebbero i secchioni che danno proprio lungo via di Bravetta, eliminando posti auto e creando molto degrado nella piazza dove ci sono le poche panchine presenti nel quartiere. Sicuramente questa non è una bella vetrina per gli esercizi commerciali di zona e per una fetta di città che meriterebbe più rispetto, in quanto non può più essere definita come periferia. Crediamo che questo sia un esempio pratico di come a Roma la situazione rifiuti sia davvero delicata: se non si azionano quanto prima gli impianti di trattamento industriale e non si investe sul riciclo, tra un po’ saremo invasi dalla nostra immondizia.
Dicembre 2012
FOCUS: NATALE
Natale: dall’Artico alla Cina passando per New York
Nonostante sia una festa cristiana il Natale viene celebrato praticamente in tutto il mondo. Ciò si spiega in parte per il fatto che non esiste terra in cui i cristiani non abbiano messo radici, in parte perché se anche lo si priva del suo significato religioso restano sempre gli alberi addobbati, i regali e tutto il restante apparato pagano-commerciale.
A Rovaniemi, in Lapponia – proprio sulla linea del Circolo Polare Artico – sorge il villaggio di Santa Claus: ogni inverno migliaia di turisti giungono per ammirare la vera casa, le vere renne e i veri aiutanti elfi del vero (?) Babbo Natale e di sua moglie Mrs Claus. Sul sito santaclauslive.com è anche possibile osservare in diretta streaming il vegliardo all’azione nel suo Ufficio, ovviamente rispettando gli orari di apertura. Anche New York è una meta natalizia ambita, soprattutto per quelli che amano spendere l’intera tredicesima in regali per sé e per gli altri: la Fifth Avenue a Natale si illumina a giorno e risplende nelle vetrine, e al Rockefeller Center brilla l'albero di Natale più grande e sfarzoso del mondo: illuminato da 36.000 luci (8 km di cavo), questo abete norvegese è alto oltre 24 metri, senza contare i tre metri di stella di cristalli Swarovski che ne
adorna la cima con i suoi 250 chili di peso. In Asia il giro di affari legato al Natale è in continua crescita: decorazioni in casa e nelle piazze, scambi di regali, biglietti d'auguri, cene e quant'altro sono sempre più diffusi. In Giappone un'usanza ormai tradizionale è mangiare pollo fritto in un KFC (sorta di McDonald’s del pollo), tanto che per trovare un posto a dicembre è necessario prenotare con mesi di anticipo. Tutto per merito di una fortunata campagna pubblicitaria a sfondo natalizio lanciata negli anni settanta da questa rinomata catena di fast-food. In Cina il Natale si festeggia relativamente poco ma assolutamente tanto: i Cristiani in Cina sono una minoranza compresa tra l'1% e il 6% (è impossibile fare stime più esatte), vale dire tra i 10 e gli 80 milioni di persone. In Hong Kong, ex-colonia britannica, si può trovare senza difficoltà il necessario per preparare un buon cenone di Natale secondo l'uso occidentale; oppure si può optare per un ba bao ya, versione orientale del tacchino ripieno natalizio: si tratta di un'anatra farcita con pollo a dadini, prosciutto affumicato, gamberetti, castagne, bambù, funghi, riso, soia, zenzero, cipolline, aceto e dulcis in fundo…un po’ di zucchero. Giorgio Zussini
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Focus: Natale
La vera storia di Babbo Natale
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Ma chi è Babbo Natale? È mai esistito veramente, o è solo una favola moderna, un’invenzione pubblicitaria? Pochi sanno che questa storia ha in realtà radici profondissime nella storia europea.
La figura di Babbo Natale è legata a San Nicola. Adorato sia nella tradizione cattolica che ortodossa, San Nicola è il protettore dei poveri, dei bambini, dei marinai e delle fanciulle. Nacque a Patara di Licia nel 270 d.C da una famiglia ricchissima, e divenne vescovo della città di Myra, oggi Demre, in Turchia, dove morì il 6 Dicembre 343. Usò tutte le sue ricchezze per fare del bene e viene raffigurato con una mitra rossa e tre sfere d’oro per simboleggiare una delle sue buone azioni più ricordate. C’era un uomo con tre figlie: egli era stato ricco, ma era caduto in disgrazia, e non aveva beni sufficienti per provvedere alla dote delle tre ragazze. San Nicola venne a conoscenza della situazione e decise di intervenire, ma in silenzio, in applicazione del principio di carità cristiana “ non sappia la tua sinistra cosa fa la tua destra”.
Così, nottetempo, andò a casa del pover’uomo e dalla finestra fece cadere un sacco pieno di monete d’oro. La notte successiva lasciò cadere il secondo sacco. Il padre delle tre fanciulle, che era povero ma onesto e devoto, nel tentativo di conoscere il suo benefattore, la terza notte lasciò chiusa la finestra, pensando che il donatore sarebbe stato costretto a bussare alla sua porta. Ma ancora una volta San Nicola trovò il modo di non farsi conoscere: compiendo un gesto che sarebbe rimasto per sempre nell’immaginario collettivo, lasciò cadere il terzo sacco di monete nella cappa del camino. L’immagine del santo che porta doni ai bambini è legata alle molte opere di carità, proprio nei confronti dei bambini, che il vescovo fece nella sua vita. Il culto di San Nicola si diffonde soprattutto in Olanda, dove viene chiamato Sinterklaas.
Nei paesi di lingua germanica la figura di San Nicola si mescola con il dio Odino nel folklore locale: durante l’annuale battuta di caccia in occasione del solstizio d’inverno, i bambini lasciavano fuori dalla porta le loro scarpe piene di fieno, carote e mele per il destriero del dio; e in cambio ricevevano dolci e doni. Un uomo buono che distribuisce doni ai bambini è presente anche nella tradizione contadina inglese: è vestito di verde e cavalca un capra. Lo ritroviamo nel “Canto di Natale” di Charles Dickens, nello Spirito del Natale presente. Sinterklaas, scarpe e regali, tutto si mescola nello strano dialetto della Nuova Amsterdam, dove i bambini appendono le loro calze al caminetto e nel 1823 Clement Clarke Moore, con la sua poesia “A visit from Saint Nicholas” trasforma definitivamente Sinterklaas in Babbo Natale. Nel 1915 la White Rock Beverages utilizza Babbo Natale per la sua pubblicità all’acqua minerale, e per il ginger ale nel 1923. Non è stata dunque la Coca Cola la prima azienda a farne un uso commerciale. Nel corso degli anni l’immagine di Babbo Natale si è legata ai centri commerciali, a un’idea consumistica del Natale; rimane però una dolce leggenda, capace, nella sua essenza, di far tornare bambino anche il cuore più gelido.
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Focus: Natale
L’oro nelle mani: microstoria di tanti italiani artisti di Silvia Grillo
Innegabile: siamo un popolo di artisti. Chi di voi non ha mai provato a fare in casa qualcosa, dalla semplice stesura di un testo o di una poesia ad azioni più improvvisate, con risultati improbabili e alle volte sorprendenti? Il numero di trasmissioni televisive e di riviste che parlano del “fai da te” sono in aumento. E questo perché a noi italiani piace “fare, inventare, creare”.
Eppure nella nostra epoca l’arte è superflua, messa sempre in disparte. Gli artisti che riescono ad avviare una propria attività, regolarizzandola, sono un numero molto esiguo rispetto al grande numero di creatori: dalla bigiotteria alla sartoria, dalla falegnameria all’arte del dolce e del salato, fino ad arrivare al semplice pollice verde. In molti sanno fare e sono costretti a rimanere nell’ombra.
Decidere di dedicarsi all’arte significa aprire una partita IVA ed avere delle spese ordinarie, alle volte impossibili da pagare per chi è agli inizi o per chi non ha entrate fisse. Inoltre, molti si trovano a dover fare i conti con la burocrazia e con
una marea di carte da dover reperire. Prendiamo ad esempio il caso di una persona che fa marmellate in casa. Se volesse vendere le marmellate regolarmente, oltre ad avere una partita IVA, dovrebbe avere una serie di attestati per produrre in casa, difficili da ottenere.
So che ci sono una serie di regolamenti a tutela del consumatore, ma vorrei guardare un altro lato della questione: quante persone farebbero ciò che amano fare, se ci fosse una tassazione e dei regolamenti agevolati per gli “hobbisti”?
Come cambierebbe l’assetto sociale se l’arte fosse messa al centro e non in un angolo remoto della struttura sociale? Ridare credito alla manodopera, al lavoro manuale, al saper creare materialmente (tutti concetti che abbiamo abbandonato nel corso del tempo), cercare di regolarizzare chi, nel proprio piccolo, senza andare ad intaccare la media e grande impresa, trova sostegno in attività artistiche che sono utili per sé stessi e per la società, porterebbe tanti piccoli imprenditori a nascere, favorendo una stagna economia che stenta a ripartire.
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Focus: Natale
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Il successo (finito?) dei Cinepanettoni di Valerio Pelliccia
De Laurentiis annuncia la fine dell'accoppiata Natale e vacanze per i suoi film.
Tutto ebbe inizio nel lontano 1983. Erano gli anni '80 e Vacanze di Natale (1983), in cui già si faceva largo un giovane Christian De Sica, fu il primo di questa lunga e fortunata serie. La pellicola non brillava certo per la qualità della comicità anzi, l'ostentata volgarità mista a scene vagamente immorali suscitarono più di qualche brusio tra i critici. Ma il suo vero punto di forza si rivelò il pubblico stesso. Sono ben 16 le pellicole di Cinepanettoni girate da quel lontano 1983 e puntualmente frotte di famiglie hanno riempito cinema e gonfiato incassi, i quali hanno generosamente ripagato delle spese (visto il genere, non troppo alte) il produttore Aurelio De Laurentiis.
Gli intrecci presentano sempre le stesse dinamiche: di solito coppie sposate di amici si incontrano per caso dopo molti anni senza essersi visti, durante il periodo natalizio in una località qualsiasi. Qui, tra ragazze procaci dallo spogliarello facile (sono le uniche protagoniste che cambiano ogni film per mantenere un certo grado di giovinezza), battute ormai scontate e parolacce si consumano cornificazioni e piccole vendette. I protagonisti sono rappresentanti stereotipati di una piccola borghesia arricchita e arrivista, sempre pronta all'inciucio e allo strappo alla regola. Il cinepanettone ha poi il suo picco di emozioni nella camera da letto, l'ambientazione principale dove si consuma un tradimento spesso grottesco.
L' accoppiata Boldi-De Sica é finita nel 2005, quando l'attore milanese ha deciso di separarsi e dar vita a due nuovi imperdibili generi: cinecocomero e cinematrimonio. Secondo il produttore Aurelio De Laurentiis é il pubblico che decide e visto il crescente disinteresse da parte degli spettatori, dal prossimo film Colpo di Fulmine, basta con l' accoppiata Natale e vacanze. Ma allora perché queste pellicole hanno rappresentato per trenta anni la voce principale del cinema made in Italy? C'é chi incolpa Berlusconi e il suo stile di vita, portando come prova il recente declino politico del cavaliere legato al dimezzamento degli incassi dell'ultimo cinepanettone rispetto al precedente. E chi vede nel pubblico di De Sica & Co. una generazione ignorante, volgare e furba. Ma stare in-
sieme, al caldo, condividendo due ore tranquille tra qualche risata non é un motivo sufficiente a giustificarne il successo? Si, i film di Natale sono ripetitivi, ma lo sono anche la tombola, il mercante in fiera, pandori, panettoni e i tortellini in brodo che si presentano sulle tavole imbandite ogni Natale. Nessuno s'indigna se tutti gli anni le case degli italiani si riempiono di presepi o di alberi luccicanti, nessuno grida per questo alla banalità dell'italiano. Ci mancherebbe. Sono oggetti e azioni che rappresentano una tradizione, hanno il sapore della ricorrenza e che ci piaccia o no la ripetizione e la condivisione di certi gesti tranquillizza le persone. Sia chiaro non si vuole difendere a tutti i costi questo genere di film: ci sono molte altre pellicole italiane ben più meritevoli anche se meno fortunate potendo contare su minori risorse. I Cinepanettoni hanno semplicemente intercettato i gusti di parte del pubblico italiano degli ultimi 30 anni e nel tempo, anche grazie ad una potente pubblicità, hanno acquisito il carattere di una mini-tradizione.
Non c'é bisogno di stupirsi o declamare la decadenza morale degli italiani perché i gusti cambiano e a giudicare dagli spettatori calanti il genere si avvia al tramonto. Molto semplicemente tendenze e mode vanno e vengono e i film di Natale rientrano tra queste.
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Focus: Natale
La storia dell’albero di Natale, da Adamo ed Eva all’addobbo industriale di Viviana Vannucci
L’Albero di Natale, tipico elemento natalizio, che da generazioni a generazioni continua a riscaldare l’atmosfera domestica, portando colore e luminosità alle case, ha origini nord-europee. In quei paesi, durante il Medioevo, venivano utilizzate delle grandi querce per le sacre rappresentazioni, durante le quali veniva messo in scena “il Gioco di Adamo ed Eva”, un rituale d’ispirazione biblica. In tale occasione, celebrata al momento della ricorrenza natalizia, l’albero veniva addobbato con mele rosse e cialde bianche: le prime erano il simbolo del frutto proibito che la Progenitrice invitava il proprio compagno a cogliere, le seconde, invece, simboleggiavano il perdono dei peccati conferito da Dio all’umanità. Poi quel tronco veniva arso per 12 giorni, secondo un rituale che significava, “bruciare” il passato per auspicare la nascita del futuro.
Nel 1441 a Tallinn, in Estonia, nella notte del 24 dicembre, venne eretto un grande albero nella piazza del municipio, attorno al quale giovani scapoli, uomini e donne, ballavano insieme alla ricerca dell’anima gemella. Tale evento, segnò l’inizio ufficiale dell’Albero di Natale, che presto si diffuse in tutte le regioni a nord del Reno e fu sentita come una tradizione tipica dei paesi germanici.
Nel secolo successivo in Germania, iniziarono ad essere addobbate le piazze antistanti le cattedrali con alberi da frutta, ornati di altri simboli cri-
stiani, che dovevano ricreare l’immagine del Paradiso per riprendere la cerimonia delle sacre rappresentazioni medievali. Tempo dopo le querce vennero sostituite con gli abeti, pianta sempreverde, dalla profonda valenza simbolica che divenne immagine ed allegoria della vita. Tra i secoli XVII e XVIII, sempre nelle città della Renania, si aggiunse la prassi di addobbare i rami con candele che venivano accese per tutto il periodo natalizio, insieme ad altri addobbi.
Con questa tradizione l’abete acquisì un significato salvifico, secondo il quale finì per essere identificato con Gesù: l’illuminazione rappresentava la luce portata da Cristo all’umanità, mentre i frutti, i doni e le varie decorazioni, simboleggiavano la sua generosità verso di noi. Dal Secondo Dopoguerra ai nostri giorni, questo fenomeno si diffuse sino a diventare un elemento immancabile del Natale di ogni casa occidentale, anche se le origini di questa usanza sono generalmente cadute nell’oblio.
Il mondo del commercio che ha fagocitato una vera e propria industria dell’addobbo consumistico, nella maggior parte dei casi, ha finito per annebbiare i ricordi circa il glorioso passato dell’albero natalizio e la sua storia rimane così nel racconto di qualche libro di favole per bambini o in qualche aneddoto da rammentare davanti al cammino.
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L’arte del presepe napoletano
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di Vanessa Pinato
Ci sono casi in cui le tradizioni locali non si conservano per spirito commerciale o turistico, ma per l’amore verso l’arte e il folklore che mantengono gli stessi rituali come qualcosa di vivo, palpitante ed incarnato nella gente del posto. Questo è il caso dei presepi di Napoli, che dopo 500 anni ancora avvolgono i cuori degli abitanti.
“O Presebbio” napoletano, ( il termine deriva dal latino praesepe o praesepium che significa “mangiatoia”), agli inizi dell’anno mille, così come in tutte le altre regioni cristiane dove esisteva la tradizione del presepe, raffigurava appunto la scena classica della Natività, con il bambino nella mangiatoia, la Madonna e San Giuseppe, il bue e l’asinello. Nel Seicento, tuttavia, il presepe di Napoli acquista un significato più ampio, cominciando ad introdurre scene di vita quotidiana, come i venditori di frutta o di carne, le popolane, i pastori con le pecore ed altre statuine. La novità è accolta favorevolmente e gli artigiani rendono tali scene sempre più dettagliate e particolareggiate, raggiungendo l’apice rappresentativa nel Settecento, il secolo d’oro del presepe napoletano.
Ancora oggi, Ad di là dei simboli religiosi che esso richiama, il presepe napoletano è amato anche da quelle famiglie poco osservanti o dichiaratamente laiche, perché è il luogo dove sacro e profano, spiritualità e vita quotidiana, preghiera ed ironia convivono come solo a Napoli, città delle contraddizioni, è possibile.
La costruzione del presepe napoletano inizia tradizionalmente l’otto dicembre e può durare da alcuni giorni fino a tutto il periodo prenatalizio, ma è d’obbligo che la sera del 24 tutto debba essere pronto: dal ripostiglio si tira fuori la base del-
l’anno precedente (uno scheletro di sughero e cartone poggiato su una tavola di legno, senza pastori ed addobbi vari) ed insieme alla famiglia si valuta l’eventuale ampliamento del presepe.
Dopo la pianificazione degli interventi, la passeggiata a San Gregorio Armeno, la via dei presepi napoletani e delle statuine dei pastori, diventa d’obbligo. Qui, per tutto il mese di dicembre fino ai primi di gennaio, si possono trovare un gran numero di negozi di artigianato che vendono e producono ogni tipo di decorazione e personaggio per costruire una rappresentazione del Natale a misura d’uomo. L’offerta va dalle statuine più semplici ed economiche ad opere meccanizzate di migliaia di euro, ma la cosa più interessante è la scelta tra i personaggi più classici del presepe tradizionale che rappresentano la caratterizzazione ironica o satirica di persone reali: Maradona, Obama, il Papa e qualsiasi altro vip.
L’ambiente è un pot-pourri di persone, grida, luci, petardi e odori che contribuiscono a creare un’atmosfera natalizia alla quale è impossibile restare indifferenti. Peraltro ormai il presepe napoletano non è più solo una tradizione popolare, ma ha conosciuto e conosce tuttora forme di elevata espressione artistica presso il Museo di San Martino e non solo. In definitiva possiamo dire che Napoli e i suoi presepi rappresentano l’emblema del Nostro Paese: tantissimi problemi politico-sociali e sullo sfondo uno scenario da favola che cerca di farcene dimenticare; se sia un bene un male ancora non si è capito, ma il periodo migliore per rifletterci è proprio il Natale che dovrebbe renderci tutti migliori e collaborativi.
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Focus: Natale
Falsità e speranze nel pranzo natalizio Lorenzo Sigillò, delle famiglie italiane sociologo membro ANS
Ipocrisia. E’ questa la parola che tutti pensano, ma non proferiscono, al pranzo di famiglia natalizio, dove ci si trova fianco a fianco con i parenti ‘serpenti’, nel più classico degli appuntamenti della tradizione. A Natale si perdona tutto, si dice, e di fronte ad una tavola imbandita, si dimenticano le motivazioni religiose e si procede allo sfoggio della propria personalità, o più verosimilmente della proprie potenzialità di attori. I bambini urlanti e festosi, nonostante tutto, sono gli unici perdonabili, mentre lo sono meno i furbi genitori che, con la scusa della confusione natalizia, li sguinzagliano come una liberazione. Ma questo sotto il profilo sociologico è nulla, al confronto della gara del mostrarsi o del mostrare, la prima tipicamente femminile, la seconda più maschile.
Gioie e vestiti “matrimoniali” sono il biglietto da visita delle signore, nello scontro tra titani con il desiderio di attirare gli occhi della maggior parte della popolazione della festa, mentre la gara “carismatica” è solitamente appannaggio degli uomini che si sa, a parole, non li batte nessuno.
“Io ho fatto, io sono, io ho, io, io”…. sono decisamente gli incipit dei discorsi maschili più diffusi del giorno di Natale, con aneddoti e barzellette, seguiti a ruota da “mio figlio ha fatto, fa, o sarà”, da parte dei genitori più pigri! Mentre tra i sussurri tipicamente femminili ci sarà spazio per molte storie più divertenti e pruriginose, ma quelle non saranno per le orecchie di tutti… Boria ed egocentrismo vengono messo a tavola assieme alle pietanze, da parte di chi prende la
giornata come uno spettacolo televisivo per esporsi al massimo. Non vogliamo colpevolizzare gli intrattenitori delle tavolate, le persone più divertenti della combriccola anzi, meno male che nelle giornate più noiose c’è il cugino o il cognato giullare, solo magari speriamo che non esagerino pensando di essere ad un talent-show! Sarà facile trovare negli adolescenti i personaggi più silenziosi, desiderosi solo di poter terminare quanto prima la giornata passata sotto il torchio della zia o della nonna; oggi la tecnologia gli va in aiuto: smart-phone con facebook ed sms agli altri amici intrappolati! Ci sarà anche chi non ha proprio voglia di festeggiare, anche loro un po’ in disparte, saranno gli ascoltatori/osservatori, alcuni attivi, altri passivi in preda ad un pizzico di depressione, talvolta troppo presi dai propri problemi per distrarsi, talvolta anche solo a causa della compagnia e magari ci si abbuffa proprio per non pensare!
E’ così poco natalizio questo ricongiungimento tradizionale? Forse sì, ed anche se molti lo troveranno vicino alla realtà, potremmo cercare di impegnarci per recuperare invece una spinta emozionale diversa. Pensando prima di tutto che è una festa religiosa, quindi che se non interessa si può fare a meno di santificarla, in barba alla società. Altrimenti, un buon consiglio, è quello di ribellarci lo stesso e togliere un pò di consumismo dalle nostre case, cercando di sfruttare davvero l’occasione di dare valore alla famiglia, qualunque essa sia. E magari se qualcuno si è riconosciuto nelle nostre descrizioni, cerchi di essere…un pò meno di quello che è!
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Focus: Natale
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Nasce EPIC, economia per i cittadini
Il 17 ed il 18 novembre 2012 presso il Teatro Santa Chiara di Roma si sono riunite circa 50 persone per dar vita all’assemblea costituente di "Economia per i Cittadini".
Le regole democratiche dei lavori hanno permesso lo sviluppo in condivisione e la massima trasparenza dell’atto costitutivo, dello Statuto ed del Codice Etico.
EPIC nasce per promuovere la conoscenza della macroeconomia, con particolare riferimento alle politiche post-keynesiane, alle teorie della MMT Modern Money Theory e del circuito monetario, e benvenuto all'iniziativa in corso ed augurare buon impegno civico: ha inoltre risposto alle domande al pensiero economico eterodosso. degli attivisti presenti.
“Siamo un gruppo di persone animate dal desiderio di reagire alla crisi e offrire il proprio contributo nella costruzione di una società più equa e solidale. La crisi di cui tutti noi leggiamo e che viviamo quotidianamente è frutto di scelte politiche ed economiche errate e deleterie. Per questo EPIC propone un approccio politico, economico e culturale profondamente diverso che, avvalendosi di esperti nazionali e internazionali, mira a riportare nell’agenda del Paese temi come la sovranità monetaria e politica, il diritto al Lavoro, il diritto alla Salute, allo Studio e allo Sviluppo della Persona umana”.
La presenza in sala di cittadini convenuti da tutta Italia, con la possibilità di seguire e partecipare ai lavori in diretta streaming (circa 20 collegamenti), ha permesso la nascita di questo nuovo organismo associativo il quale si prefigge di divulgare e portare a conoscenza le verità storiche delle teorie economiche classiche ed eterodosse post keynesiane: se applicate, non soltanto potrebbero rappresentare l’unica valida alternativa alla risoluzione delle crisi indotte dalle politiche economiche di austerità, ma anche costituirebbero uno strumento utile per ri-pensare lo Stato in chiave realmente democratica: in sintonia con la Costituzione del 1948, si potrebbe conseguire la piena occupazione e il pieno stato sociale, nel rispetto della cultura e dell'ambiente, per il benessere di tutti e non dei soliti noti.
Nel proseguo delle due giornate di lavori si è provveduto all’elezione, con voto palese, del Coordinamento Nazionale, l'organismo esecutivo che avrà il compito di coordinare le attività dei vari gruppi di lavoro (economico, giuridico, comunicazione, formazione, relazioni esterne, informatico) e di portare avanti gli impegni e le iniziative che l’assemblea permanente deciderà di sviluppare e realizzare: operazione possibile grazie all’uso della piattaforma digitale Liquid Feedback, implementata sul sito ufficiale http://economiapericittadini.it, che permetterà una maggiore partecipazione democratica alle iniziative dell'associazione, nella più totale trasparenza.
I sette membri dell'organo direttivo dell'associazione sono: Francisco La Manna (Presidente), Shirin Chehayed (Vice-Presidente), Emiliano Galati (Segretario), Fiore Ranauro (Tesoriere), e i consiglieri Lorenzo D'Onofrio, Eleonora Latini e Daniele Santolamazza.
Primo impegno pubblico di EPIC sarà in Calabria, dove dal 30 novembre 2012 e fino al 2 dicembre 2012 alcuni fra i più noti economisti MMT (Stephanie Kelton, James K. Galbraith Pavlina R. Tcherneva, Marshall Auerback, William Black) saranno relatori nel corso del Convegno "La crisi politico-economica occidentale, la Modern Money Theory e le controverse dinamiche del Potere globale".
La prima giornata di lavori ha avuto anche un ospite d’eccezione, l’economista statunitense Per maggiori informazioni consultare il sito Warren Mosler, autore e divulgatore della MMT, www.economiapericittadini.it il quale è intervenuto via Skype, per dare il suo Ufficio Stampa EPIC
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Focus: Natale
Viaggi Impossibili
Parigi in 3 giorni: istruzioni per l’uso
Sebbene Parigi non rientri nel novero delle metropoli che è possibile visitare in 3 giorni, possiamo formulare un itinerario tramite cui tentare il primo sommario approccio alla ville-lumière.
Il primo giorno, il nostro itinerario comincia da Place Carles DeGaulle, dove c’è l’Arc de Triomphe, all’interno del quale c’è un museo dedicato ai caduti di tutte le guerre ed alle battaglie e vittorie storiche della Francia, nonché il monumento al milite ignoto. Percorrendo Avenue des Champs Élisées, superate piazza Franklin D. Roosevelt; sulla vostra destra si stagliano prima il Grand Palais, poi il Petit Palais; sulla sinistra fiancheggerete la residenza presidenziale, dimora dell’attuale presidente François Hollande. In fondo agli Champs Élisées si trova Place de la Concorde, al centro della quale è collocata una stele egizia proveniente da Luxor, ai cui fianchi stanno due magnifiche fontane. Dritto davanti a voi avrete il Jardin des Tuileries. Sono dei giardini stupendi, pensati dallo stesso urbanista che ha immaginato i giardini di Versailles, che ospitano statue di grandi scultori. Uscendo dai giardini, con grande stupore, vi troverete innanzi ad un altro arco di trionfo, allineato con l’altro più grande di piazza DeGaulle. Siete giunti in Place du Carrousel. Davanti a voi sta il mastodontico complesso del Louvre. Quattro piramidi di vetro, che a suo tempo suscitarono grandi quérelles, fungono da lucernai all’atrio sotterraneo da cui si accede ai tre immensi padiglioni del museo. L’effetto prospettico è simile a quello di Via della
di Daniele Palone
Concordia e del portico di piazza S. Pietro. Respingete veementemente le aspettative che vi affollano la mente riguardo al Musée du Louvre, mettetevelo alla vostra destra, omaggiate la statia di Jeanne d’Arc e percorrete via Rivoli. Alla vostra sinistra sta il Palais Royal, cui si accede tramite appuntamento telefonico. Quando l’interminabile Louvre finisce, lasciate via Rivoli, svoltando a destra, poi subito a sinistra. State costeggiando la Seine, e presto alla vostra destra avvisterete l’Île de la Cité. Quattro ponti, di cui il primo è Pont Neuf, vi consentono di raggiungere la Cité. Se prendete il quarto, Pont d’Arcole, sbucherete di fronte alla cattedrale Notre-Dame-de-Paris. Una volta verificato l’orario di chiusura della Cattedrale, i vostri piedi v’imporranno una sosta; a questo punto adagiatevi mollemente su un sofà dei tanti bistró che si susseguono in via del chiostro di Nostra Signora dove sarà buona cosa ordinare un vin chaud (se ordinate un vin brulé fate una gaffe). Recuperate le forze, fate le foto all’esterno prima che sia buio e poi entrate nella Cattedrale dall’inconfondibile architettura in stile gotico.
A questo punto, con la metro, spostiamoci alla Tour Eiffel. Anche se è buio pesto ormai, la Torre resta aperta fino a tardi. Dai binocoli una volta in cima non vedremo come di giorno, ma avremo comunque una vista suggestiva della ville-lumière e capiremo l’origine del suo soprannome. Arrancate sui gradini che conducono fino al 2° piano, dando una letta ai pannelli che illustrano
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Focus: Natale
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la storia della Torre e degli edifici la cui fisionomia è possibile ammirare da essa. Tutto intorno alla Torre verdeggiano gli Champs-de-Mars, un tempo frequentati dagli allievi soldati che vi si esercitavano. Cercate un ristorante che non vi svuoti il portafogli, se ne siete capaci. Essendo degli under 30, dovreste evitare quelli francesi e italiani, optando piuttosto per quelli mediorientali o asiatici. Lungi da voi l’idea di spendere poco.
Il secondo giorno visiteremo il Pantheon, dove riposano i grandi della Francia e gli altri personaggi celebri (Rousseau, Voltaire, Zola, Hugo…) Ci troviamo nel cuore del Quartier Latin. Il Pomeriggio inerpichiamoci sulla collina di MontMartre, diretti alla basilica del Sacré-Coeur che ne domina la sommità. Passeggiamo poi per le vie di questo quartiere dove si concentra la vita notturna e mondana. Se la cena di ieri vi ha ‘mandato duri’ o avete bisogno di un ‘aiutino’ alle pendici di Mont-Martre c’è la zona di Château-Rouge, dove trovate ogni genere di frutta e ortaggi. Se messi in fuga dai prezzi proibitivi degli altri ristoranti, qui ce ne sono molti africani. Il terzo giorno affrontate il Louvre. Levatevi
dalla testa di vederlo tutto –con un po’ di fortuna, un giorno ci tornerete ! Sappiate che solo il padiglione ‘Sully’ è un quadriportico che consta 4 piani, più il padiglione ‘Richelieu’ e il ‘Denon’ che ne hanno altrettanti. Noi siamo stati di venerdì – perché apre dalle 9 alle 21- e tosto ci siamo resi conto che neanche se le avessimo attraversate in groppa a un cavallo avremmo potuto vedere tutte le sale. Siate selettivi: io vi suggerisco umilmente l’antica Mesopotamia e l’Egitto faraonico. Resterete senza fiato! Per arrivare alla cripta della Sfinge fiancheggerete le mura di cinta e i bastioni turriti del Louvre medievale, un imponente castello le cui vestigia stanno nel piano interrato del ‘Sully’.
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neaArte Dicembre 2012
di Viviana Vannucci critico d’Arte
Body-Sushi, un quadro di Sasha Torrisi: quando il corpo umano è l’oggetto di consumo
Proviene dal Giappone ed è un’usanza che sta spopolando anche in Occidente: si chiama “bodysushi” e vede bellissime ragazze nude, distese sui tavoli, come piatti da portata per servire pietanze orientali che i commensali gustano con l’utilizzo delle famigerate bacchette nipponiche… Detta così, questa prassi può sembrare una forma di convivio spiritosa e originale, un modo di trasgredire le tradizionali norme dello “stare a tavola”per acquisire espressioni gastronomiche di altre culture, come quella giapponese, capace di assimilare la bellezza femminile all’alimentazione. In realtà, tale usanza, almeno per come noi occidentali riusciamo a recepirla, sradicandola dai suoi luoghi d’origine, non è altro che il frutto di un malcostume diffuso: un fenomeno di massa che ancora una volta vede nel corpo della donna un oggetto di consumo. Nel quadro di Sasha Torrisi, dal titolo Body-sushi, premiato nel 2011 all’Auditorium Ranieri III di Montecarlo, alla 3º edizione di GemLuc Art, trapela questo significato. Dietro la bella immagine della giovane, sdraiata in posa erotica con pezzi di pesce crudo sul corpo, si avverte il senso polemico o, se si vuole denigratorio, con cui il pittore parmense, già musicista dei Timoria, affronta il tema. Vivace interprete del mondo femminile, nei sui aspetti ludici, erotici, glamour, ed ironici, Sasha, in questo caso e, nelle serie di tutti i suoi dipinti
ispirati a tale soggetto, esprime una denuncia sociale, partendo da una delle tante piaghe che affliggono la realtà odierna: la strumentalizzazione dell’essere umano. Sebbene la Pop-art, sia un’avanguardia che sin dai suoi albori, trasformava in opera d’arte tutto ciò che apparteneva al mondo del consumo, dalle bottiglie di Coca-cola alle scatole di detersivo, aveva già rappresentato fenomeni del genere, non si era mai avventurata nel sarcasmo dei contenuti. Grandi maestri, come Andy Warhol, avevano svolto la funzione di mettere in mostra o in luce ciò che abitualmente era sotto gli occhi di tutti, ma troppo evidente per essere visto. “Registratori” della cultura massificata, i pionieri del Pop, non si erano posti il problema di denunciare una demagogia sociale. Nel quadro del Torrisi, invece, l’oggetto di consumo è il corpo femminile, come se a sua volta fosse un prodotto alimentare, un pezzo di sushi, pronto per essere mangiato. Da bravo devoto al linguaggio Pop, il pittore assolve il ruolo di “lente d’ingrandimento”di un aspetto della cultura moderna, mostrandolo nel suo compiacimento estetico, ma sotto intendendone la critica profonda. In Body-sushi, l’artista emiliano, dunque, lascia intendere quanto la società odierna sia caduta in basso, sino al punto di lasciare nel dubbio se un giorno, sugli scaffali del supermercato, potremo trovarci persone in scatola o quant’altro.
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neaTeatro Dicembre 2012
di Margi Villa Del Priore
Enzo Garinei: eternamente giovane! Intervista ad un maestro del teatro
Occhi azzurri, sorriso sempre stampato sul viso, poliedrico attore teatrale, televisivo e cinematografico. Uno dei principali "caratteristi" del panorama italiano. Esordisce nel cinema nel 1949 e da allora recita in oltre 107 film. Mitico doppiatore di Stanlio ed anche di Geroge Jefferson nella sit-com televisiva: I Jefferson. Tanti anni di mestiere, una lunga carriera attoriale? Carriera e vita sono insieme: due cose che devono andare appaiate. Qualcuno dice: "Si nasce attori !". L''italiano è già un attore per sé stesso specialmente i napoletani. Da buon romano amo molto più il centro Sud che il centro Nord. Ho cominciato molto presto, ero ragazzino,14 anni, si facevano degli spettacoli a Roma e io ero chiamato come animatore perchè avevo la chiaccherata facile e ancora oggi!
Lei è fratello del noto commediografo e regista teatrale Pietro Garinei, la famosa ditta Garinei e Giovannini? Bella ditta, credo la più importante! I creatori della Commedia Musicale all'italiana con successi come: Aggiungi un posto a tavola, Rugantino, Se il tempo fosse un gambero, una commedia più bella dell'altra. Mio fratello Pietro era molto duro con me, diceva: "Se mi chiedi 50 lire più di un altro attore, prendo l'altro attore!" E io quindi non potevo approffitare di niente!
Il ruolo del caratterista in Italia? La cosa più importante, in assoluto! Però da noi viene giudicato secondario e questo è un grosso errore. La cinematografia americana, tedesca, francese vive di caratteristi e così il teatro. L' Italia ha avuto dei caratteristi meravigliosi che però non hanno fatto la carriera del primo attore, del primo comico. La spalla è importante per un comico: Totò ha avuto delle spalle straordinarie. Un buon 50% del successo di un comico è dovuto proprio alla spalla che ti prepara la battuta su un piatto d'argento. Grandi nomi come Castellani, Peppino De Martino, Enzo Cannavale, Pietro De Vico. Io e Gino Bramieri eravamo una coppia fantastica, non più il caratterista e il comico , nè il co-
mico nè il caratterista, ma due amici , due fratelli che recitavano e si divertivano dalla mattina alla sera. Che bello! Mi manca molto Gino.
I giovani e le tecniche attoriali? Questa è una generazione molto strana ,ci sono tanti giovani molto in gamba, però mancano i caratteristi, perchè ognuno vuole fare il primo attore o il comico in assoluto o il bello o il protagonista assoluto mentre servono caratteristi, ne abbiamo ancora nel ramo romano, toscano, napoletano, siciliano...un pò meno nel Nord. Ho una scuola a Roma da 27 anni: "Le Ribalte", una scuola un pò strana perchè non ha limiti di età, perchè il teatro non ha età!
Ora la scelta di interpretare il noir, legal thriller con lo spettacolo: " La notte del 16 gennaio", il suo personaggio? Ho sempre interpretato ruoli brillanti e comici anche se poi ho lavorato con Ronconi e altri registi, insomma lavori seri. Invece questa volta interpreto un ricco banchiere che cerca di aiutare sua figlia implicata in un omicidio. Un personaggio un pò fuori dal mio normale, sono contento di farlo anche per aiutare questo gruppo di giovani.Oggi è difficile trovare nel teatro italiano una compagnia come questa con 15 persone scritturate in scena, con due soli attori di vecchia guardia, Erika Blanc e me, grazie al coraggio di Luca Arcangeli e Walter Palamenga.
Garinei e il suo quartiere Aurelio, lo scandalo dell'Auditorium Aurelio diroccato? Abito nel quartiere Aurelio perchè c'è aria buona, pulizia, tanto verde e non è lontano dal mare. Ma è un quartiere senza teatri ed è una vergogna, perchè l'Auditorio dell'Aurelio è una struttura morta invece potrebbe essere un impianto vivo dove realizzare spettacoli, concerti e commedie musicali. Io sono disposto a qualsiasi sacrificio per farlo aprire, perchè quando vedo un luogo che può fare arte e manifestazioni mi fa soffrire l'idea che sia chiuso o venga distrutto. Mi candido all'apertura dell'Auditorium Aurelio e a dirigerlo , lo dica all'editore e lo scriva!
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neaCultura Dicembre 2012
L'uomo di Vitruvio Il simbolo dell'armonia universale di Carlo Famiglietti Una sola opera, conservata a Venezia, all'interno delle Gallerie dell'Accademia, è assurta a simbolo dell'intera umanità. Si tratta del celeberrimo disegno di Leonardo da Vinci che rappresenta l'Uomo vitruviano. Realizzato in punta metallica passata a penna, inchiostro e acquerello risale al 1490 e rappresenta l'equivalente in immagine dell'idea portante del mondo astrologico ed alchemico, che poggia le sue fondamenta nella teoria del microcosmo e del macrocosmo. L'universo, secondo questa teoria, è regolato da leggi – di cui molte ancora da scoprire - che lo rendono armonioso e sublime, simile a quello postulato dal fisico statunitense Brian Greene, “l'Universo elegante”, dove tutti gli eventi nascono da una sola entità: microscopici cicli di energia vibrante nascosti nel cuore della materia. Anche Pitagora riteneva che l'universo fosse organizzato attraverso l'armonia delle sfere e traesse la sua bellezza dallo sviluppo dei suoni che si originano dai corpi celesti, organizzati in modo differente per grandezza, velocità e posizione ma anche collocati in reciproca posizione armonica. L'interpretazione vitruviana di Leonardo corregge gli antichi canoni della geometria costruttiva medievale che riteneva possibile inscrivere perfettamente, facendo centro nell'ombelico, la figura umana nelle due figure geometriche del cerchio e del quadrato. Nel suo disegno Leonardo dimostra l'esistenza, in questa concezione, di una sfalsatura in quanto solo l'uomo disegnato nel cerchio ha come centro l'ombelico, quello del quadrato ha come centro il pube. Le due figure quindi non coincidono, hanno due centri distinti: ombelico (nascita, origine soprannaturale dell'uomo secondo il significato simbolico del cerchio) e pube (quadrato, sviluppo terrestre). Allora Leonardo propone una sintesi delle due figure, congiungendo i due livelli geometrici. In tal modo tende ad esprimere una potenzialità dell'uomo derivante dalla sua capacità di liberare il movimento, di dinamizzarlo, per renderlo più fluido ed armonioso, frutto dell'incontro tra la perfezione del macrocosmo, il cielo-cerchio, e la perfettibilità del microcosmo, il quadrato-terra. L'uomo posto al centro delle cose rappresenta la
ricerca di una formula matematica perfetta per costruire e dare rilevanza alla figura umana. Un solo formidabile disegno, anche lanciato su un razzo nello spazio, nel caso di contatto alieno, come simbolo della nostra civiltà e, nondimeno, immagine che ritroviamo nella vita di tutti i giorni, riprodotta sulla nostra moneta di un euro.
Ma la maggior parte degli studiosi ha concentrato la ricerca dei significati lasciati da Leonardo sui segnali legati alle proporzioni geometriche e matematiche senza tenere in debito conto i significati esoterici contenuti nel disegno, i messaggi criptati, l'impiego dei simboli, i diversi modi nascosti per indicare i punti d'incontro della natura umana con quella divina. Infatti, ad un più attento esame del disegno di Leonardo si notano alcuni particolari strani o quanto meno incongruenti. Ad esempio: l'occhio sinistro sembra guardare verso l'osservatore del disegno, quello destro punta verso l'alto; i capelli sul lato destro sembrano chiari e quelli sul lato sinistro scuri, e così via con altri indizi che indirizzano verso correlazioni con la mistica egiziana, indiana, greca. Nel disegno infine esiste anche un significato mistico. Sotto questo punto di vista l'Uomo Vitruviano sembra rappresentare il simbolo scelto da Leonardo per indicare la strada che l'uomo deve intraprendere per fare in modo che la sua anima possa progressivamente purificarsi, entrare in sintonia con l'energia cosmica, l'armonia universale per risalire verso il Principio Primo, il Verbum Creatore.
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neaCinema Dicembre 2012
Intervista al regista americano Larry Clark , vincitore dell’ultimo Festival del cinema di Roma con il film Marfa Girl
Tra i più affermati fotografi americani contemporanei - citato come ispirazione da Martin Scorsese e Gus Van Sant - Larry Clark (www.larryclark.com) ha vinto l’ultima edizione del festival del cinema di Roma con il suo film “Marfa Girl”. “Non cerco di essere controverso. Piuttosto, semplicemente, cerco di essere onesto dicendo la verità sulla vita
Mi piace il suo modo di ritrarre l’autorità omofoba attraverso un “cattivo” come il poliziotto Tom. Se il mandato è “protect and serve”, chi è davvero protetto e chi servito? "Tom è un uomo complicato, dalla vita disordinata, cresciuto con un’educazione traumatica. C’è una mia effettiva volontà di mettere in cattiva luce la figura del poliziotto, memore di alcuni episodi realmente accaduti. Il primo risale agli anni ’50, quando assistevo alle punizioni corporali inflitte al mio vicino di casa undicenne da suo padre che lo spogliava e picchiava in cortile, umiliandolo davanti a tutti. Quel bambino divenne un poliziotto e trattava le persone proprio come suo padre aveva trattato lui. Tornando al film, ho poi creato delle situazioni in cui Tom potesse parlare della sua infanzia, al fine di mostrare la sua storia “nascosta” - così come per altri personaggi tra cui la stessa protagonista Marfa Girl. Vorrei infatti che al pubblico arrivasse sempre un suggerimento che possa spiegare perchè le persone sono quello che sono, in base agli accadimenti intercorsi nella loro infanzia, che a mio avviso formano la nostra identità adulta… ma forse non è nemmeno questa la verità sulla loro essenza. Di certo sono state le mie esperienze giovanili ad avermi spinto a diventare un artista, ciò che sono adesso, e a dire quello che sto dicendo. Potrei invece sbagliarmi e scoprire che siamo completamente pre-programmati geneticamente a determinati comportamenti e reazioni. Le mie teorie si basano sulla realtà esperita, e se il personaggio di Tom può essere definito semplicemente un pazzo, forse si può chiarire qualcosa del suo comportamento a partire dal suo rapporto con il padre. Io ho conosciuto molti casi simili al suo, e ho quindi voluto fare un film dove le persone non sono giudicabili come buone o cattive". C’è qualche sua traccia autobiografica nell’esperienza della guerra in Iraq raccontata dal poliziotto Ulysses? "Sono stato obbligato ad andare in Vietnam molto presto, nel 1966, per due anni. Ci dissero che dovevamo combattere il comunismo. Ho visto cosa accadeva veramente e ho capito che la guerra è utilizzata per arric-
chirsi, è solo un sistema per fare soldi. Quando stavo facendo il casting per il personaggio di quel poliziotto, ho fatto qualche domanda personale all’attore Ulysses Lopez perchè non aveva un vero e proprio curriculum - era stato in missione in Iraq. Mi colpì perchè rispondeva esattamente come un poliziotto, senza batter ciglio. E si è rivelato un attore molto bravo. Nel girare una scena, ho deciso di introdurre dell’improvvisazione e gli ho chiesto di raccontare a Marfa Girl cosa avesse provato verso gli iracheni. Mi aspettavo una risposta antimusulmana e invece ha detto che se inizialmente aveva creduto alla propaganda al punto di odiarli, poi si è accorto che erano semplicemente persone come noi. Questo è un momento reale nel film, un momento di verità, di vita vera, che io non smetto mai di cercare". Crede che la sua carriera, il prestigio e i premi conquistati, abbiano permesso una maggiore accettazione dei suoi film da parte del pubblico e dell’industria cinematografica? "No, perché Hollywood è un dinosauro. Forse inizierò adesso, perché sono on-line. Tutti i registi indipendenti finiranno on-line. Io in questo sono un pioniere, ed è buffo che lo sia proprio io, a quasi 70 anni. D’altronde questa è il futuro: i film d’autore stanno scomparendo dai circuiti. Il mio problema è la censura. Ma tutte le mie opere sono dei director’s cut, nessuno può apportare modifiche ai miei film perché sono innanzitutto un artista, non lavoro per soldi – anche se ovviamente mi piace guadagnare. Quanto alla censura, trovo che la violenza nei miei film sia diversa da quella presente nei film commerciali, dove l’audience se ne sta seduta ad assistere indifferente al massacro di decine, se non centinaia, di persone, senza attribuire alle immagini alcun significato né emozione. La violenza che mostro io, la puoi comprendere perché io te ne spiego la natura e l’origine. Cerco di rendere tutto realistico, com'è nella verità della vita, così che l’audience possa capire. In America puoi mettere in scena tutta la violenza che vuoi e non importa a nessuno, mentre sulla rappresentazione del sesso, sono molto rigidi. In Europa è l’opposto, ed è meglio così." Laura Andina -Resp. Produz. Cinematogr
Salute&Benessere Dicembre 2012
A Natale non solo più buone ma anche più belle
Risplendi a Natale come una stella nel firmamento e usa qualche trucco per prepararti alle feste. Vestiti di rosso, cura la pelle e osa un trucco più “in” durante le feste.
Per una pelle più bella si può usare un prodotto che sicuramente abbiamo in casa: il miele. In cosmetica è un ingrediente prezioso, utilizzato in creme, balsami, fluidi, gommage e bagnoschiuma. Miele, polline e pappa reale sono utilizzati sin dai tempi più antichi per le loro straordinarie proprietà emollienti, protettive e rigeneranti. Le incredibili proprietà rigenerative del miele sono state provate per 25 anni su più di 3mila persone dal primario di chirurgia vascolare del centro ospedaliero di Limoges, Bernard Decottes. Il risultato è stato che le piaghe curate con il miele sono guarite più in fretta.
La straordinaria capacità del miele di rigenerare i tessuti danneggiati è alla base di molte maschere e creme per il corpo. Ma non finisce qui. Il miele ha proprietà energizzanti, rafforza le difese cutanee e protegge da smog e agenti atmosferici e bruschi sbalzi di temperatura. In tutti i prodotti derivati dalle api, inoltre, sono state scoperte sostanze attive come alcuni flavonoidi dal potere antiossidante. La loro efficacia è stata testata con un forte effetto antietà. In più, anche nell’alimentazione, il miele è ottimo come sostituto dello zucchero, per le sue proprietà di antibiotico naturale. Nei trattamenti di bellezza il miele è ormai usato anche nelle Spa e nei centri di bellezza, in cui spesso si privilegiano scrub a base di questo superbo prodotto naturale. Se vuoi utilizzare in maniera casalinga il miele, senza spendere un patrimonio in creme varie, puoi realizzare maschere per il viso creando miscele di miele, yogurt magro bianco e olio extravergine, che con l’aggiunta di un tuorlo d’uovo può diventare un ottimo impacco per i capelli (da tenere almeno mezz’ora o un’ora). Nello scrub, invece, puoi utilizzare olio e miele che con i suoi grani fini, svolge una delicata azione abrasiva sulle cellule morte. Un consiglio è quello di aggiungere mezzo limone alla maschera e allo scrub, dal potere astringente (contro il sebo in eccesso), sbiancante e illuminante. Prova e avrai capelli di velluto e una pelle. Dopo aver fatto una maschera con il miele durante le feste natalizie potete osare con il trucco.
Il punto fondamentale sono le labbra che dovranno essere rigorosamente rosse. Il rosso vince sempre a Natale, ed è un colore che indica passione e amore. Non a caso è il colore del Natale e per essere le più belle del reame non potete assolutamente trasgredire a questo trend. E’ proprio la tinta più forte ed energetica dell’arcobaleno, quello che ci fa pensare al calore e alla passione il vero must dell’inverno, e per il make-up natalizio si dovrà puntare tutte le nostre carte sulla bocca, fulcro di seduzione purché rossa fiammante, naturalmente. Potrà essere sufficiente anche solo questo particolare, a donarci immediatamente l’allure giusta per l’imminente Natale e il Capodanno.
Il trucco delle feste, dovrà perciò essere “costruito” proprio attorno alle labbra e alle diverse declinazioni di rosso che sceglieremo (carminio, magenta, rubino ecc.), e rigorosamente a matita, perciò gli occhi dovranno essere sottolineati in modo elegante ma non appariscente, per non appesantire eccessivamente il viso e l’incarnato dovrà apparire perfetto e vellutato.
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nel Focus di Gennaio si parlerà di “Passato e Futuro”
dove trovo la Rivista? Luoghi
MUNICIPIO 18 SANBIL BAR GEO CENTER BAR RISKY POINT SIKELIA VINO & COMPANY' PIZZA SHOP 341 TABACCHI PIZZERIA DA ROBERT SNACK BAR SALA ATTESA MEDICO LITTLE BAR BAR T.CALDA CAFFE' GRECCO PIZZA E POLLI PALESTRA PIZZA SHOP 341 COFFEE BREAK GREGORY BAR CANDY CREAM GRANCAFFE' GREGORIO VII GUSTO E SAPORI MEDITERRAN DELIZIE DEL PALATO BAR TRE TRE TRE SRL DANY BAR S.R.L. KISSPIZZA BAR AL METRO' PIZZERIA NINO E VINCENZO GRAN FORNO 2009 SRL SAL CAFE' BAR LATTERIA CAFFE' CORNELIA PALESTRA BODY NEW BAR DE NARDO ANDREA RIST.MESSICANO EL PUEBLO LA PIZZA AL BAR LO SFIZIO PASTICCERIA PANSERA PIZZERIA DA ROBERT SNACK BAR GUSTO BAR GELATERIA BLUE ICE GRAN CAFFE' Spizzico Mercatino srl TAVOLA CALDA SAYONARA Bar Metro Gelateria
Zone: Prati - Centro - Aurelio - Monteverde
Indirizzi
via Aurelia piazza pio xi via teodoro valfrè, 6 via innocenzo xi via satolli via ludovico micara 37 via madonna del riposo 38/d via gregorio vii 341 via gregorio vii via dei gozzadini 9/11 via gregorio vii, 158 v. gregorio vii 109 v. gregorio vii 182 via gregorio vii 239 via gregorio vii 82-84 angolo v. valfrè e v. micara via gregorio vii 341 v. gregorio vii 92a via gregorio vii, 158 v. gregorio 17-19 via gregorio vii 214 via gregorio vii 158/d v.gregorio vii 237 via gregorio vii 335 v.baldo degli ubaldi 95 via baldo degli ubaldi 182 via baldo degli ubaldi 152 via baldo degli ubaldi 92 via baldo degli ubaldi 146 v. baldo degli ubaldi 56 v.b.degli ubaldi 135 circ.ne cornelia 68 via gregorio xi, 6 via gregorio xi 11 via g.de vecchi pieralice 34 via aurelia 382-a via aurelia 328 via aurelia, 323 via dei gozzadini 9/11 via aurelia 357 p.zza irnerio 19 via aurelia 374 Piazza Carpegna Via ludovico micara tavola calda sayonara via Baldo degli Ubaldi
Pisana - Bravetta
MUNICIPIO 17 SFIZIOSITA' E RICERCATEZZE GELATERIA PARAD-ICE ENOTECA SOTANTINI GELATERIA LA PIAZZETTA MO'S GELATERIE PIZZA A TAGLIO MANUEL BAR FAMILY LA CAFFETTERIA DI CARLONI GELARMONY MONDO ARANCINA NON SOLO PIZZA LO SPUNTINO CAFFETTERI BRUNI LUKY BAR A.D. CAFFE' ALEX BAR TELE BAR MAILA S.R.L. Pianeta Pizza Mordi e Fuggi Studi Professionali / Medici via gregorio vii 158/e via cardinal tripepi 8 via g.b. somis 9 via graziano 58 via san silverio 23 piazza irnerio 21 via giuseppe palombini 9 via madonna del riposo 46 via aurelia 378/a via domenico barone 51 via monte del gallo 13 piazzale gregorio vii 22 via cardinal cassetta 8 via dei savorelli 11 via madonna del riposo 129 via aurelia 596 via card. tripepi 8 via baldo degli ubaldi 22 via clelia 15 via a. di pietro 21 via l. da fagnano 10/a
circonv. trionfale via tacito 34/36 viale giulio cesare 8b piazza cavour, 16 circ.ne trionfale 53 via cola di rienzo 174 via tacito 32 via degli scipioni 80 p.zza dell'unita' 11 v. m. colonna 34 p.zzale clodio 50 via candia 42 circonv. trionfale 57/d circonv. trionfale, 8 via leone iv 125 via andrea doria 69 c.ne clodia 84 a-b via teulada 49/51 via teulada 85/87 Viale Angelico 153/155 via Candia MUNICIPIO XVI POZZO DEL GELATO Via Isacco Newton vBravetta: Alimentari Doninelli
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