Knife n. 5

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Rivista aperiodica di informazione culturale Anno II -­ Numero 5 -­ Settembre 2012 ISSN 2279-­7106 6,50 euro

5 Speciale Fumetto Due storie inedite di Stefano Fantelli e Gianfranco Staltari in esclusiva per Nero Cafè

Interviste

Craig Clevenger Enzo Rizzi

Racconti

Alda Teodorani Simone Lega Ambrose Bierce

con la traduzione di Armando Rotondi

Immagine di copertina di Enzo Rizzi

Focus Concorsi

Tutti i bandi Il racconto vincitore del Detective d’autore di Maria Arca


Exilium – L’Inferno di Dante Autore: Kim Paffenroth Prezzo: € 13,00 Pagine: 260 Copertina: Brossura con alette ISBN: 978-‐88-‐907259-‐3-‐7

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Autori Vari Prezzo: € 13,00 Pagine: 219 Copertina: Brossura ISBN: 978-‐88-‐907259-‐9-‐9


Editoriale

di Marco Battaglia La rivista di Nero Cafè Knife è la pubblicazione aperiodica di informazio-­‐ ne culturale dell’Associa-­‐ zione culturale Nero Cafè.

Anno II Numero 5 Settembre 2012 ISSN 2279-‐7106

La redazione Marco Battaglia Daniele Picciuti Laura Platamone Luigi Bonaro Biancamaria Massaro Francesco G. Lo Polito Armando Rotondi Gianluca Santini Mauro Saracino Mirko Giacchetti

Immagine di copertina Enzo Rizzi

Ƥ e impaginazione Laura Platamone

Stampa Press UP S.R.L Ladispoli (Roma)

Associazione Culturale Nero Cafè

Via Acqualagna, 95 00132 Roma

http://nerocafe.net redazione@nerocafe.net

L’autunno sta arrivando

Marco Battaglia

Il numero che state per leggere è speciale per una serie di ragioni. Speciale perché – scusate il gioco di parole – contiene uno speciale fumetto cui Ǥ ° Ƥ come lo avevamo immaginato all’inizio, eppure quello che avete sotto gli occhi è il risultato, perché certi autori e certi personaggi, una volta che gli dai il via libera, ƥ Ǥ È quindi con enorme piacere che pubblichiamo un fumetto inedito di Gianfranco Staltari, dal titolo Vermi, che tratta di un caso di infestazione un po’ particolare. È inoltre un vero onore potervi presentare, in anteprima esclusiva per Knife, un inedi-­‐ to di Stefano Fantelli dal titolo Passaggi di Tempo, storia che cambierà per sempre l’universo del Brujo. L’irrequieto Brujo sarà anche il soggetto intervistato nell’Alter Ego, e di certo non è uno da trattare con le pinze. E ancora, troverete un’intervista a Enzo Rizzi, cui si deve il merito della favolosa cover di questo numero – con un Heavy Bone più rocchettaro che mai – e della copertina dell’inserto speciale. Per arricchire ancora di più l’inserto sul fumetto Il nostro Francesco G. Lo Polito si occu-­‐ perà di un’insolita versione di Sherlock Holmes – quella a fumetti appunto – e Laura Platamone incontrerà ancora una volta La Guerrera di Marilù Oliva che si appresta a fare il salto dalla parola scritta ai tratti del disegno. Anche al di fuori dello speciale, i contenuti del numero sono notevoli. Il racconto “Col-­‐ telli”, scritto niente di meno che da Alda Teodorani, un’intervista a Craig Clevenger a cura di Luigi Bonaro, Armando Rotondi traduce per noi Ambrose Bierce. Ci saranno poi molte delle rubriche cui i nostri lettori sono abituati, dal Sipario Strappato a Tagli di Nera, cui vanno ad aggiungersi The Interpreter, a cura del nostro recente acquisto Mauro Saracino e le notizie del nostro News Killer, Mirko Giacchetti. A questa ricchezza di contenuti si accompagna però una nota dolente. Lo avrete no-­‐ tato tutti, il prezzo di copertina è aumentato. Una decisione che non abbiamo preso a cuor leggero o per questioni di vantaggio personale. Con Knife nessuno guadagna niente eppure l’incremento graduale del numero di pagine e le spese elevate per una stampa a colori di qualità ci hanno spinti a fare questa scelta. Avremmo potuto opta-­‐ re per una soluzione diversa, ridimensionare i contenuti, scegliere il bianco e nero. Ma Knife a noi piace così e siamo certi che è così anche per voi. Concludo con un’ultima ragione che mi permette di dire quanto questo numero sia speciale. Ho l’onore di annunciare in anteprima assoluta che Nero Press pubbliche-­‐ rà a breve il romanzo L’Autunno di Montebuio, scritto a quattro mani da Danilo Aro-­‐ na e dalla giovanissima autrice Micol Des Gouges. Sì, avete capito bene. Il mondo di Morgan Perdinka si espande. E se per qualcuno “l’inverno sta arrivando”, in casa Nero Cafè sarà l’Autunno a fare davvero paura!

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Sommario Anno II -­ Numero 5 -­ Settembre 2012

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Editoriale

5

Ƥ

8

Racconto

L’autunno sta arrivando di Marco Battaglia Il noir del contorsionista di Luigi Bonaro Non vedo l’ora di baciarti di Simone Lega

10

Il terzo occhio

13

The Interpreter

14

Racconto

17

Racconto

Alla faccia della Mala Suerte

48

Schegge impazzite

50

Fumetto

Wayne of Gotham di Mauro Saracino Simpaty for knives di Alda Teodorani Delitto al Pinot grigio di Maria Arca

20

AlterEgo

23

Fumetto

43

Disegnare il rock

46

I mille volti di Sherlock Holmes

Brujo il poeta stregone di Marco Battaglia Passaggi di tempo Stefano Fantelli e Lisalinda Ozenga Intervista a Enzo Rizzi di Marco Battaglia di Francesco G. Lo Polito

di Laura Platamone

Intervista a Gianfranco Staltari di Marco Battaglia Vermi Gianfranco Staltari e Michele Arcangeli

Fine Speciale

È tutto un fottuto scherzo di Daniele Picciuti

Speciale Fumetto

4

47

58

Il sipario strappato

59

The News Killer

60

Profondo Nero

The Shadow di Armando Rotondi di Mirko Giacchetti

L’assassino è costretto a uccidere ancora di Gianluca Santini

61

Tagli di nera

63

Racconto

Artisti assassini di Biancamaria Massaro Una diagnosi di morte, di Ambrose Bierce Presentato e tradotto da Armando Rotondi


Il  noir  del contorsionista di Luigi Bonaro

Craig  Clevenger  è  uno  dei  piĂš  illustri  rappresentanti  del  neo-­â€?noir  americano.  Nato  nel  1964  a  Dallas,  Texas,  è  cresciuto  nel  sud  della  California  dove  ha  stu-­â€? diato  letteratura  inglese  presso  la  California  State  University,  Long  Beach.  Ăˆ  autore  di  due  romanzi,  Il  Manuale  del  Contorsionista  e  Dermaphoria.  Il  suo  lavo-­â€? ro  ha  ricevuto  elogi  da  autori  come  Chuck  Palahniuk  e  Irvine  Welsh  ed  è  stato  pubblicato  in  oltre  dodici  lingue.  Â”ƒ Ž‡ ‹Â?ƪ—‡Â?œ‡ †‹ Ž‡˜‡Â?‰‡” •‹ ’‘••‘Â?‘ ƒÂ?Â?‘˜‡”ƒ”‡ ‹Â? Š‘Â?’•‘Â?ÇĄ ƒÂ?‡• M.  Cain,  Edgar  Allan  Poe,  Richard  Matheson,  Italo  Calvino,  Kobo  Abe,  Steve  Â”‹…Â?•‘Â?ÇĄ ƒ”Â? ƒÂ?‹‡Ž‡™•Â?‹ǥ ‹ŽŽ Š”‹•–‘’Š‡” ÂƒÂ‡Â”ÇĄ ‡–Š ‘”‰ƒÂ?ÇĄ ƒÂ?‡• ŽŽ”‘›ǥ ‹…Šƒ‡Ž ‘‰ƒÂ?ÇĄ ‘ŠÂ? ÇŻ ”‹‡Â?ÇĄ ‹…Šƒ‡Ž ‡Â?–—”ƒ ‡ —’‡”– Š‘Â?•‘Â?Ǥ Ecco  l’intervista  che  ha  rilasciato  a  Knife. John  Dolan  Vincent  è  un  giovane  e  bravissimo  falsario  con  l’inclinazione  per  la  matematica  e  le  droghe.  Nel  tuo  secondo  libro,  Dermaphoria,  ci  presenti  Â—Â? …Š‹Â?‹…‘ ‹Â?…Ž‹Â?‡ ÂƒÂŽÂŽÇŻ ÇĄ ÂƒĆĄÂ‡Â–Â–Â‘ †ƒ ƒÂ?Â?‡•‹ƒǤ Â?•‘Â?Â?ÂƒÇĄ •‡Â?„”ƒ …Š‡ Ž‡ †”‘-­â€? ghe  siano  uno  degli  elementi  alla  base  della  tua  scrittura.  Potresti  spiegarci  la  relazione  letteraria  che  intercorre  tra  le  droghe  e  i  tuoi  personaggi? Â

SĂŹ,  le  droghe  sono  una  parte  essenziale  di  entrambi  i  primi  due  libri.  Nel  Ma-­â€? Â?Â—ÂƒÂŽÂ‡ÇĄ Žǯ‹Â?’‹‡‰‘ †‡ŽŽ‡ †”‘‰Š‡ †ƒ ’ƒ”–‡ †‹ ‘ŠÂ? ‹Â?…‡Â?– ”‹…‘’”‡ —Â?ƒ •‘”–ƒ †‹ auto-­â€?medicazione,  mentre  in  Dermaphoria,  gli  stupefacenti  sono  funzionali  alla  storia.  Prima  di  allora,  l’impiego  letterario  delle  droghe  aveva  avuto  un  ruolo  molto  piccolo  nelle  mie  storie. Tuttavia,  il  protagonista  della  mia  terza  novella  è  completamente  sobrio. Dato  il  mio  interesse  per  il  tema  dell’identitĂ Â dell’individuo,  a  mio  avviso  le  droghe  rappresentano  in  un  certo  senso  una  sorta  di  incarnazione  delle  domande  che  ci  si  può  porre  sul  tema.  Mi  spiego.  Se  l’identitĂ Â di  un  uomo  è  la  somma  totale  dei  suoi  pensieri  e  delle  sue  azioni,  un  prodotto  plasmato  da  percezioni  ed  esperienze  Č‹Â?‘†‹Ƥ…ƒ–‹ ƒ––”ƒ˜‡”•‘ Žƒ Â?‡Â?Â‘Â”Â‹ÂƒČŒÇĄ ƒŽŽ‘”ƒ …‘•ƒ †‹˜‡Â?–ƒ Žǯ‹Â?†‹˜‹†—‘ “—ƒÂ?†‘ ”‹…‘”†‹ǥ ’‡”…‡œ‹‘Â?‹ǥ …”‡†‡Â?œ‡ ‘ …‘Â?’‘”–ƒÂ?‡Â?–‹ ˜‡Â?‰‘Â?‘ …Š‹Â?‹…ƒÂ?‡Â?–‡ Â?‘†‹ƤÂ…ÂƒÂ–Â‹ÇŤ Italo  Calvino  descrisse  alcune  caratteristiche  essenziali  della  letteratura  per  il  nuovo  millennio.  Leggerezza.  RapiditĂ .  Esattezza.  VisibilitĂ .  MolteplicitĂ .  Ho  rinvenuto  molte  di  queste  caratteristiche  nei  tuoi  libri.  Quanto  Calvino  ha  in-­â€? ƪ—‡Â?œƒ–‘ Žƒ –—ƒ Â•Â…Â”Â‹Â–Â–Â—Â”ÂƒÇŤ 1 Â?‡”ƒ˜‹‰Ž‹‘•‘ Ž‡‰‰‡”‡ Žƒ –—ƒ …‹–ƒœ‹‘Â?‡ ‹Â? ”‡Žƒœ‹‘Â?‡ ƒŽ Â?‹‘ Žƒ˜‘”‘Ǥ Â? ‡ƥ‡––‹ǥ Š‘ un  debito  enorme  nei  confronti  di  questo  autore  poichĂŠ  mi  ha  consentito  di  superare  le  restrizioni  arbitrarie  che  mi  ero  auto-­â€?imposto  quando,  da  giovane,  ÂŽÂ‡Â‰Â‰Â‡Â˜Â‘ “—ƒ•‹ ‡•…Ž—•‹˜ƒÂ?‡Â?–‡ •…‹‡Â?…‡njƤ…–‹‘Â?Ǥ ‹ •‘Â?‘ –”‘˜ƒ–‘ ƒŽŽƒ ƤÂ?‡ †‡Ž Ž‹-­â€? ceo  credendo  che  fosse  naturale  scrivere  fantascienza. Tentavo  di  perseguire  un  tipo  di  scrittura  che  tralasciasse  completamente  gli  ele-­â€? menti  mondani  lasciandosi  alle  spalle  il  mondo  giorno  per  giorno. Â

Si  univano  a  questi  tentativi  la  dimensione  sociale  in  cui  vivevo,  i  vincoli  imposti  dalla  classe  media,  la  severa  educazione,  l’istruzione  parrocchiale,  la  periferia.  A  quell’etĂ Â vedevo  il  â€œmondo  realeâ€?  come  noioso  e  limitante,  e  credevo  che  scrivere  della  narrativa  che  riguardasse  questo  mondo  fosse  uno  spreco  di  sforzo  immaginativo.  Â‘Â?–‹Â?—ƒ‹ …‘•¿ ƤÂ?‘ ƒ “—ƒÂ?†‘ ‹Ž –‡Â?’‘ ‡ Žǯ‡•’‡-­â€? rienza  non  hanno  aperto  i  miei  occhi  e,  per  tor-­â€? nare  a  Calvino,  è  iniziato  tutto  quando  ho  letto  Se  una  notte  d’inverno  un  viaggiatore.  Allora  mi  sono  reso  conto  che  la  forma,  anzi  il  ro-­â€? manzo,  sarebbe  potuto  essere  trascendente  ma  senza  che  fosse  completamente  estraneo  alla  Â”‡ƒŽ–Â?Ǥ — Žƒ Â?‹ƒ ’”‹Â?ƒ ‡•’‡”‹‡Â?œƒ †‡Ž •—„Ž‹Â?‡ Ǥ Sono  diventato  un  divoratore  dei  lavori  di  Calvi-­â€? Â?‘ ‹Â?•‹‡Â?‡ ƒ —Â? ƒ„„‘Â?†ƒÂ?–‡ “—ƒÂ?–‹–Â? †‹ Ž‹„”‹ †‹ Camus,  Henry  Miller  e  molti  altri  presenti  nella  Â•Â‡ÂœÂ‹Â‘Â?‡ ‘”„‹††‡Â? ”—‹– †‡ŽŽƒ Ž‹„”‡”‹ƒ †‡Ž ‘ŽŽ‡-­â€? ge,  dopo  esser  stato  rilasciato  sulla  parola  dalla  Scuola  Cattolica  e  successivamente  trasferito.

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La  terza  domanda  è‌  La  letteratura  noir  secondo  Craig  Clevenger. ƒ†‘ ƒ ”—„ƒ”‡ —Â? ’‘…Š‹Â?‘ †ƒŽ Â?‹‘ ’”‡…‡†‡Â?–‡ •ƒ‰‰‹‘ •…”‹–-­â€? –‘ ’‡” ‡Ž˜‡– ‡ ’‡” —Â? †‹•…‘”•‘ …Š‡ Š‘ †ƒ–‘ ’”‡••‘ Žƒ ƒÂ? Francisco  Public  Library. Dunque,  ciò  che  è  importante  considerare  per  prima  cosa  è  che  la  Francia  ha  coniato  il  termine  â€œroman  noirâ€?.  Questo  potrebbe  sembrare  ovvio  per  voi  europei  ma  sembra  che  non  lo  sia  altrettanto  per  gli  americani.  Molti  americani  lo  dimenticano  e  conferiscono  all’impiego  del  termine  â€œnoirâ€?  un  senso  piĂš  accademico,  intellettuale  o  altro.  Io  ricordo  che  il  nostro  paese,  l’America,  è  stato  fondato  dai  Puritani,  stiamo  parlando  di  veri  tight-­â€?assed  (rigidi  religiosi  Â…‘Â?Â•Â‡Â”Â˜ÂƒÂ–Â‘Â”Â‹ÇĄ Â?Ǥ†Ǥ”ǤČŒǤ “—‡•–ƒ Ž‹Â?‡ƒ Â†Â—Â”ÂƒÇĄ Žƒ ˜‹•‹‘Â?‡ †‡Ž Â?‘Â?-­â€? do  giudaico-­â€?cristiana,  non  ha  mai  cessato  di  esistere.   ǯDz Â?‡”‹…ƒÂ? ’—Ž’ Ƥ…–‹‘Â?Çł Šƒ Â?‘••‘ ‹ ’”‹Â?‹ ’ƒ••‹ †—”ƒÂ?–‡ ‹Ž •‡…‘Â?†‘ …‘Â?ƪ‹––‘ Â?‘Â?†‹ƒŽ‡ ‘ ƒ’’‡Â?ƒ †‘’‘Ǥ —”‘Â?‘ ƒÂ?Â?‹ davvero  prosperosi  per  questo  paese,  tanto  quanto  l’anno  1950  è  stato  caratterizzato  senza  dubbio  dall’abbondanza.  Gli  anni  â€™50  ci  hanno  dato  il  rock’n’roll,  hanno  visto  il  na-­â€? scere  della  Beat  Generation,  la  nascita  della  televisione,  un  Â‡Â•Â’Ž‘•‹‘Â?‡ †‹ ƤÂŽÂ? ‡ ’”‘•’‡”‹–Â? ‰‡Â?‡”ƒŽ‡ –—––ǯ‹Â?–‘”Â?‘Ǥ

ÂŽ ’—Ž’ Č‹ ”ƒ‹‰ ‹”‘Â?‹œœƒ •—Ž –‡”Â?‹Â?‡ Â’Â—ÂŽÂ’ÇŚÂ’Â‘ÂŽÂ–Â‹Â‰ÂŽÂ‹ÂƒÇĄ Â?Ǥ†Ǥ”ǤČŒ ˆ— una  parte  dell’esplosione  dei  mezzi  di  comunicazione  di  massa.  Ma  fu  la  Francia  che  si  accorse  degli  scrittori  pulp  â€”  Â‹Â? Š‘Â?’•‘Â?ÇĄ ƒÂ?‡• Ǥ ƒ‹Â?ÇĄ ƒ•Š‹‡ŽŽ ƒÂ?Â?‡––ǥ ‘”Â?‡ŽŽ Woolrich  â€”  che  mostravano  qualcosa  di  piĂš  profondo  di  una  semplice  provocazione;  alcuni  autori  hanno  rappresen-­â€? –ƒ–‘ Žƒ •Ƥ†ƒ ƒÂ?‡”‹…ƒÂ?ƒ ÂƒÂŽÂŽÇŻÂ‡Â–Â‹Â…Âƒ Â‰Â‹Â—Â†ÂƒÂ‹Â…Â‘ÇŚÂ…Â”Â‹Â•Â–Â‹ÂƒÂ?ƒ ‡ ‹Â?–‡Â?†‘ Â•Â…ÂŠÂ‹ÂƒĆĽ ‹Â? ˆƒ……‹ƒǤ ƒ Â?ƒ‰‰‹‘” ’ƒ”–‡ †‡‰Ž‹ ƒÂ?‡”‹…ƒÂ?‹ Šƒ ˜‹•–‘ ‹Ž Ƥ‘”‡Â?–‡ Í•Í?͙͔ …‘Â?‡ Žǯ—Ž–‹Â?ƒ ’”‘˜ƒ †‡Ž Â?‘•–”‘ ƒÂ?‹ˆ‡•– ‡-­â€? stiny,  la  Francia  ha  visto  la  crime-­â€?novel  americana  come  un  ritratto  di  un  universo  nero  senza  dio,  dove  la  moralitĂ Â ba-­â€? sata  sulla  Bibbia  era  semplicemente  un  insieme  arbitrario  di  ÂŽÂ‹Â?‡‡ Â?‡ŽŽƒ •ƒ„„‹ƒ …Š‡ Â?‘Â? •‹‰Â?‹Ƥ…ƒ˜ƒ ƒ••‘Ž—–ƒÂ?‡Â?–‡ Â?—ŽŽƒǤ

ÂŽ Â?ƒ””ƒ–‘”‡ ‹Â? Š‘Â?’•‘Â? ‹Â? ‘’Ǥ ͕͖͔͜ •‹Â?–‡–‹œœƒ Â?‘Ž–‘ bene  questo  concetto  quando  scrive:  â€œI’d  maybe  been  in  that  house  a  hundred  times,  that  one  ÂƒÂ?† ƒ Š—Â?†”‡† ‘–Š‡”• Ž‹Â?‡ ‹–Ǥ —– –Š‹• ™ƒ• –Š‡ Ƥ”•– –‹Â?‡ ǯ† seen  what  they  really  were.  Not  homes,  not  places  for  peo-­â€? ple  to  live  in,  not  nothin’.  Just  pine-­â€?board  walls  locking  in  the  emptiness.  No  pictures,  no  books-­â€?  nothing  to  look  at  or  think  about.  Just  the  emptiness  that  was  soaking’  in  on  me  here. And  then  suddenly  it  wasn’t  here,  it  was  everywhere,  every  Â’Žƒ…‡ Ž‹Â?‡ –Š‹• ‘Â?‡Ǥ Â?† •—††‡Â?Ž› –Š‡ ‡Â?’–‹Â?॥ ™ƒ• ƤŽŽ‡† with  sound  and  sight,  with  all  the  sad  terrible  things  that  the  emptiness  had  brought  the  people  to.â€? Per  la  cronaca,  chiarisco  che  non  condivido  questa  convin-­â€? œ‹‘Â?‡ ȋ‹‘ Â?‘Â? •‘Â?‘ …”‹•–‹ƒÂ?Â‘ČŒÇĄ Â?ƒ Žƒ Â?‹ƒ ƒ––”ƒœ‹‘Â?‡ ’‡” ‹Ž noir  si  è  sviluppata  dopo  aver  letto  The  Stranger  e  ho  impa-­â€? rato  che  Camus  era  stato  direttamente  ispirato  da  Il  posti-­â€? no  suona  sempre  due  volte  di  Cain.  Avevo  iniziato  a  leggere  Č‹Â‡ ƒ Â•Â…Â”Â‹Â˜Â‡Â”Â‡ČŒ •…‹‡Â?…‡ Ƥ…–‹‘Â? ‡ ˆƒÂ?–ƒ•› ’‡” ‡˜ƒ†‡”‡Ǣ ‹Ž Â?‘‹” Šƒ confermato  tutto  quello  da  cui  stavo  evadendo. Ho  trascorso  i  miei  primi  anni  di  scrittura  a  imparare  ad  ap-­â€? plicare  alla  storia  lo  sviluppo  di  un  dato  personaggio,  lo  svi-­â€? luppo  della  prosa  ecc.  (e  ovviamente  anche  la  grammatica  e  ÂŽÂƒ •‹Â?Â–ÂƒÂ•Â•Â‹ČŒÇĄ Â?ƒ Žƒ Â?‡……ƒÂ?‹…ƒ †‹ „ƒ•‡ ”‡Žƒ–‹˜ƒ ƒŽŽƒ –”ƒÂ?ƒ ‡ ƒŽŽƒ storia  mi  sfuggiva  (gli  insegnamenti  in  merito  a  quest’ulti-­â€? mo  aspetto  presso  il  college  che  frequentavo  erano  vicine  allo  zero  â€”  credo  che  il  tipo  di  letteratura  a  cui  ero  inte-­â€? ressato  fosse  considerata  dagli  insegnanti  come  volgare  o  â€œcommercialeâ€?,  vedi  il  punto  precedente  dove  parlo  del Â

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Â…Â‘ÂŽÂŽÂ‡Â‰Â‡ČŒÇĄ ƒÂ?…Š‡ •‡ Â?‘Â? …”‡†‘ …Š‡ ‹‘ ’‘••ƒ †ƒ”‡ Žƒ …‘Ž’ƒ del  tutto  alla  mia  formazione.  I  giovani  bohĂŠmien  ap-­â€? ’ƒ••‹‘Â?ƒ–‹ …‘Â?‡ Ž‘ ‡”‘ ƒÂ?…Š ‹‘ ƒÂ?•‹‘•‹ †‹ †‹Â?‘•–”ƒ”‡ al  mondo  quanto  si  possa  essere  pericolosi  e  profondi,  ma  senza  gli  opportuni  anni  di  esperienza  nascosti  come  backup  sotto  la  cintura,  sono  soliti  ignorare  gli  aspetti  Â’”ƒ–‹…‹ •‘––‡•‹ ƒŽ †‹ •‘––‘ †‡‹ Â?‘„‹Ž‹ ƤÂ?‹ ƒ”–‹•–‹…‹Ǥ ”‡†‘ che  la  ribellione  adolescenziale  non  sia  solo  un  aspetto  sano  ma  sia  al  contempo  un  elemento  critico;  ciò  che  è  molto  importante  è  non  ricadere  in  una  falsa  dicotomia  insita  nella  ribellione  in  quanto  tale,  ovvero  credo  che  ci  si  debba  impegnare  al  contempo  alla  sperimentazione  Â†Â‡Â‹ …‘Â?ƤÂ?‹ǥ †‡‹ Ž‹Â?‹–‹ †‡Ž ’”‘’”‹‘ ƒÂ?„‹‡Â?–‡ ‡ †‡ŽŽ‡ Ƥ‰—”‡ che  rappresentano  le  autoritĂ Â intorno  a  te.  Al  contrario,  Â‹Â?Â˜Â‡Â…Â‡ÇĄ Žƒ ”‹„‡ŽŽ‹‘Â?‡ ”‡•–ƒ —Â? ƒ•’‡––‘ ƤÂ?‡ ƒ •‡ •–‡••‘ǥ ‡ sei  solo  una  pecora,  un  venduto.  Per  tornare  al  discorso,  ho  imparato  a  conoscere  i  mec-­â€? canismi  della  narrazione  dagli  scrittori  noir,  in  primo  ÂŽÂ—‘‰‘ †ƒ‹ ‰‹ƒŽŽ‹•–‹ ƒŽ ƤÂ?‡ †‹ ‘––‡Â?‡”‡ —Â? Â?ƒ‰‰‹‘” …Š‹Ž‘-­â€? metraggio  e  acquisire  le  piĂš  semplici  regole  di  scrittura,  Â”‡‰‘Ž‡ …Š‡ Ġ ‘‰‰‹ ŠƒÂ?Â?‘ ƒÂ?…‘”ƒ —Â?ƒ ’”‘ˆ‘Â?†ƒ ‹Â?ƪ—‡Â?-­â€? za  su  di  me.     In  sostanza,  la  buona  narrativa  ha  bisogno  di  buoni  per-­â€? sonaggi  e  trovo  che  riesco  a  ritrarre  i  migliori  personaggi  quando  raggiungo  una  sorta  di  empatia  con  gli  esseri  uma-­â€? ni  intorno  a  me.  Ma  questa  empatia,  che  è  molto  lontana  dalla  perfezione,  ho  impiegato  anni  ad  ottenerla,  ho  dovu-­â€? to  coltivarla  lentamente,  ha  richiesto  un  lento  distacco  da  ciò  che  era  la  mia  visione  del  mondo  adolescenziale.   Mi  rendo  conto  che  questa  risposta  è  un  pochino  trop-­â€? ’‘ Ž—Â?Â‰ÂƒÇĄ –—––ƒ˜‹ƒ ˜‘””‡‹ ƒ‰‰‹—Â?‰‡”‡ —Â?ƒ Â?‘–ƒ ƤÂ?ÂƒÂŽÂ‡ÇŁ Raymond  Chandler  non  è  uno  scrittore  noir.  Chandler  è  uno  scrittore  brillante,  uno  dei  migliori  scrittori  che  la  letteratura  abbia  mai  prodotto,  ed  è  degno  del  ricono-­â€? scimento  che  riceve.  Ma  câ€™è  una  chiara,  netta  demarca-­â€? zione  tra  il  bene  e  il  male  nel  suo  lavoro  (non  è  cosĂŹ  nell’e-­â€? •’‡”‹‡Â?œƒ †‡‰Ž‹ •…”‹––‘”‹ Â?Â‘Â‹Â”ČŒǢ ‹Ž •—‘ •ƒ‰‰‹‘ ƒ •‡Â?’Ž‹…‡


arte  del  delitto  mostra  chiaramente  come  Philip  Marlow  sia  un  esempio  di  moralitĂ .  Non  esiste  nessun  tipo  di  uomo/per-­â€? sonaggio  come  questo  nelle  opere  di  Thompson  o  di  Cain. L’investigatore  di  Arthur  Conan  Doyle  impiega  la  logica  per  scoprire  la  veritĂ .  Il  lettore  si  compiace  nel  seguire  la  conca-­â€? –‡Â?ƒœ‹‘Â?‡ †‡ŽŽ‡ …ƒ—•‡ ‡ †‡‰Ž‹ ‡ƥ‡––‹ Â?‡••‹ ƒ Â?—†‘ ƒ––”ƒ˜‡”-­â€? so  i  ragionamenti  deduttivi  dei  personaggi.  Il  tuo  Manuale  mostra  lo  stesso  metodo  logico  ma  sembra  ribaltato.  La  mia  domanda  è  la  seguente.  Quanto  Clevenger  ama  sovvertire  la  logica  della  detective  story?  Non  direi  che  ho  voluto  interamente  sovvertire  la  logica  del  Â”‘Â?ƒÂ?œ‘ ’‘Ž‹œ‹‡•…‘ Â?ƒ Â?‹ ’‹ƒ…‡ ‹Â?’‹‡‰ƒ”‡ Žƒ Ž‘‰‹…ƒ ’‡” ƤÂ?‹ †‹ƥ‡”‡Â?–‹ǥ †‹˜‡”•‹ †ƒ —Â? ‰‹ƒŽŽ‘Ǥ ‘Â?‡ Š‘ †‡––‘ǥ Š‘ ‹Â?’ƒ”ƒ–‘ molto  sui  meccanismi  della  narrazione  da  autori  di  romanzi  Â‰Â‹ÂƒÂŽÂŽÂ‹Ǥ ‡Ž …ƒ•‘ †‡Ž Â?‹‘ ƒÂ?Â—ÂƒÂŽÂ‡ÇĄ ‹Â?…‡Â?– ‹Â?’‹‡‰ƒ Žƒ Ž‘‰‹…ƒ per  nascondere  la  veritĂ Â alla  gente  intorno  a  lui,  ma  allo  stes-­â€? so  tempo  si  rivela  al  lettore.  Â‡ÂŽ †‹œ‹‘Â?ÂƒÂ”Â‹Â‘ÇĄ –”‘˜‹ƒÂ?‘ Žƒ •‡‰—‡Â?–‡ †‡ƤÂ?‹œ‹‘Â?‡ǣ Çź ‘Â?–‘”-­â€? sionismo  è  una  particolare  disciplina  che  prevede  l’assun-­â€? zione  di  posizioni  del  corpo  innaturali.  Solitamente,  i  con-­â€? –‘”•‹‘Â?‹•–‹ ŠƒÂ?Â?‘ —Â?ǯ‹Â?•‘Ž‹–ƒ ƪ‡••‹„‹Ž‹–Â? Â?ƒ–—”ƒŽ‡ †‡Ž …‘”’‘ǥ che  viene  aumentata  da  un  severo  allenamentoÂť.  Ăˆ  corretto  sostenere  che  il  contorsionismo,  ne  Il  Manuale  del  contorsionista,  è  fondamentalmente  una  contorsione  sui  vari  livelli  logici  operata  da  Vincent  prendendo  elementi  della  Â˜Â‹Â–ƒ “—‘–‹†‹ƒÂ?ƒ ‡ …‘Â?„‹Â?ƒÂ?†‘Ž‹ –”ƒ Ž‘”‘ ‹Â? Â?‘†‹ †‹ƥ‡”‡Â?–‹ ’‡” ‘––‡Â?‡”‡ †‹ƥ‡”‡Â?–‹ •‹‰Â?‹ƤÂ…ÂƒÂ–Â‹ÇŤ Ad  esempio,  nel  seguente  passaggio,  il  tuo  personaggio  Â‹Â?’‹‡‰ƒ …ƒ–‡‰‘”‹‡ Ž‘‰‹…Š‡ ‰‡Â?‡”ƒŽ‹ ’‡” ‘––‡Â?‡”‡ †‹ƥ‡”‡Â?–‹ •‹‰Â?‹ƤÂ…ÂƒÂ–Â‹ÇŁ Çź ‡˜‹ •…‘Â?’ƒ”‹”‡Ǥ Č‹ÇĽČŒ ”‘˜ƒ —Â? Â?‘Â?‡Ǥ ‡”…ƒ –”ƒ Ž‡ –‘Â?„‡ǥ ‘„‹-­â€? tori  (‌).  Trova  qualcosa  di  simile  ma  non  ovvio,  distinto  ma  che  si  può  dimenticare:  Norton,  Dillon,  Harris. Occupazioni;  Cooper,  Porter,  Taylor,  Donner,  Thatcher,  Bar-­â€? ber,  Farmer Materiali:  Wood,  Silver,  Steel,  Flora:  Branch,  Fields,  Weed; Fauna:  Wolf,  Bird,  Crow,  Hawk;  Â‹Â–‘Ž‹ǣ Š‡”‹ƥǥ ÂƒÂ‰Â‡ÇĄ ‹Â?‰ǥ ‘’‡ǥ ”‹‡•–ǥ Colori:  Black,  White,  Green‌  Â—‡•–‘ ° Žǯ—Â?‹…‘ Â?‘†‘ ÂƒĆĽÂ?…Š¹ •‹ƒ ’‘••‹„‹Ž‡Ǥ ¿Ǥ 1 †ƒ˜˜‡”‘ …‘•¿ …Š‡ ˆ—Â?œ‹‘Â?ƒ ÂŽÇŻÂ‡ÂŽÂƒÂ•Â–Â‹Â…Â‹Â–Â? †‡ŽŽǯ‹†‡Â?–‹–Â? †‹ ‘ŠÂ? ‹Â?…‡Â?–ǥ ° il  modo  in  cui  la  sua  persona  riesce  a  contorcersi,  a  passare  da  una  forma  a  un’altra  o  allo  scopo  di  mescolarle  tra  loro.  Del  resto,  lui  fa  di  tutto  per  farsi  passare  come  una  persona  normale.  Potresti  raccontarci  qualcosa  sul  tuo  saggio  Going  the  Di-­â€? stance  e  sulla  tua  esperienza  in  Lit  Reactor? Ho  iniziato  a  tenere  corsi  intensivi  di  scrittura  on-­â€?line  unita-­â€? mente  a  quello  presso  il  sito  web  The  Cult  dedicato  a  Chuck  Palahniuk.  In  seguito,  la  comunitĂ Â di  scrittori  si  è  ampliata,  gli  amministratori  del  sito  hanno  deciso  di  spostare  tutta  la  co-­â€? munitĂ Â di  scrittori  su  un  sito  dedicato  e  lasciare  che  The  Cult  ritornasse  alle  origini,  ovvero  come  un  sito  che  riguardasse  solo  il  lavoro  di  Chuck  Palahniuk.  Questa  è  la  versione  breve  di  come  è  nato  il  sito  Lit  Reactor. In  un  primo  momento,  ero  riluttante  a  insegnare  dato  che  Â?‘Â? …”‡†‘ †‹ ƒ˜‡”‡ “—ƒŽ…‘•ƒ †‹ ‘”‹‰‹Â?ƒŽ‡ †ƒ ‘ƥ”‹”‡Ǥ —ƒŽ…—Â?‘ che  prende  sul  serio  la  scrittura  può  trovare  libri  e  siti  web  in  materia  e  in  giro  non  câ€™è  carenza  di  supporto  in  termini  di  Â‰Â”—’’‹ †‹ •…”‹––‘”‹ ‡ ™‘”Â?•Š‘’ǥ •‹ƒ ‘Â?Ž‹Â?‡ …Š‡ ‘ƍ‹Â?‡Ǥ —––ƒ-­â€? Â˜Â‹ÂƒÇĄ ‹Â?•‡‰Â?ƒ”‡ ’”‡••‘ ‹– ‡ƒ…–‘” Â?‹ Šƒ …‘Â?•‡Â?–‹–‘ †‹ ‘ƥ”‹”‡ il  mio  punto  di  vista  rispetto  al  mondo  che  è  giĂ Â lĂ Â fuori.  Nei Â

miei  seminari  pongo  molto  l’accento  sui  fondamenti  della  scrittura.  Molti  dei  miei  studenti  non  hanno  studiato  la  scrit-­â€? tura  formale,  cosĂŹ  molti  di  questi  principi  fondamentali  non  sono  cosĂŹ  ovvi  per  loro.  Molti  di  loro  sono  autodidatti,  topi  di  biblioteca  e  scrittori,  quanto  piĂš  possibile,  nel  loro  tempo  li-­â€? bero  (questi,  ovviamente,  sono  i  prerequisiti  per  essere  uno  scrittore,  molto  al  di  sopra  e  al  di  lĂ Â di  qualsiasi  educazione  ÂˆÂ‘”Â?ƒŽ‡ Â?‡Ž Â?Â‡Â•Â–Â‹Â‡Â”Â‡ČŒǤ Going  the  Distance  è  un  saggio  su  alcuni  di  questi  principi  fondamentali.  Talvolta,  quando  uno  scrittore  si  sente  sopraf-­â€? fatto  da  un  progetto,  o  si  sente  che  nello  scrivere  una  certa  storia  non  sta  andando  da  nessuna  parte,  può  tornare  a  que-­â€? sti  principi  fondamentali  e  può  porsi  alcune  domande  molto  semplici  su  se  stesso  e  la  sua  storia.  Credo  che  questo  sia  il  modo  migliore  di  tornare  indietro,  fuori  dal  buio. Potresti  dare  ai  tuoi  fan  italiani,  che  potrebbero  essere  an-­â€? che  scrittori,  alcuni  consigli  riguardo  l’arte  della  scrittura?  Scrivi  ogni  storia  come  se  fosse  l’ultima.  Dai  tutto  te  stesso,  non  salvare  i  tuoi  appunti  migliori  per  il  prossimo  progetto.  Non  pensare  alla  tua  carriera,  al  tuo  curriculum  o  al  tuo  futuro.  Â…”‹˜‹ –—––‘ Č‚ ĆŞÂƒÂ•ÂŠ Ƥ…–‹‘Â? ‘ ”‘Â?ƒÂ?œ‘ Č‚ …‘Â?‡ •‡ ˆ‘••‡ Žǯ—Ž–‹Â?ƒ occasione  per  mettere  nero  su  bianco. Ringraziamo  Craig  per  la  sua  disponibilitĂ Â a  rilasciare  l’in-­â€? –‡”˜‹•–ƒ ƒ Â?Â‹ÂˆÂ‡ÇĄ •‡’’—” –”ƒ Â?‹ŽŽ‡ ‹Â?’‡‰Â?‹ ‡ †‹Ƽ…‘Ž–Â?ÇĄ –”ƒ un  aeroporto  e  l’altro.  Un  ringraziamento  particolare  da  parte  mia  per  la  sua  amicizia  e  generositĂ .  Craig,  you’re  a  good  guy!

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Non  vedo  l’ora  di  Baciarti di Simone Lega

‹Â?…‡Â?ÂœÂ‘ÇĄ ‹Ž ˆ‘Â?†ƒ–‘”‡ †‡‹ ”‹’‘†•ǥ •‡”„ƒ˜ƒ —Â? …”—……‹‘ ’‡”-­â€? sonale:  era  stato  compagno  di  classe  di  Giuseppe  per  tut-­â€? ti  e  cinque  gli  anni  delle  superiori,  avevano  cominciato  a  suonare  insieme,  poi  però  quando  Giuseppe  aveva  avuto  ÂŽÇŻÂ‹Â†Â‡Âƒ †‹ ˆ‘”Â?ƒ”‡ —Â?ƒ ˜‡”ƒ ‡ ’”‘’”‹ƒ „ƒÂ?†ǥ ‹Â?…‡Â?œ‘ ƒ˜‡˜ƒ mollato.  Per  una  ragazza.  Catia. La  stessa  Catia  che  adesso  era  la  ragazza  di  Giuseppe. Çź ‘Â? ˜‘‰Ž‹‘ ‡••‡”‡ Žƒ Ƥ†ƒÂ?œƒ–ƒ †‹ —Â? Â?—•‹…‹•–ƒǤ ‘‰Ž‹‘ —Â? futuro  stabileÂť  gli  ripeteva  sempre  la  stronza.  Poi  però  erano  andati  insieme  a  un  concerto  della  Giuseppe  hard  rock  band.  Tanto  era  bastato  a  farle  cambiare  idea. ƒ „ƒÂ?† †‹ ‹Â?…‡Â?ÂœÂ‘ÇĄ ‹ ”‹’‘†•ǥ •–‡Â?–ƒ˜ƒ ƒ ˆƒ”•‹ •–”ƒ†ƒǤ Â‘Â”ÂƒÇĄ Ġ ƒ‰‰‹—Â?‰‡”‡ ‘Â?–ƒ •—ŽŽǯ‘”‰‘‰Ž‹‘ †‹ ‹Â?…‡Â?ÂœÂ‘ÇĄ Žǯ—Â?‹-­â€? co  ingaggio  serio  glielo  aveva  procurato  proprio  Giusep-­â€? ’‡Ǥ ‹ ’ƒ”Žƒ˜ƒ †‹ •‘Ž†‹ Â˜Â‡Â”Â‹ÇŁ ͔͔͜ ‡—”‘ ’‹Î …‘Â?•—Â?ƒœ‹‘Â?‹Ǥ ÂŽ locale  si  chiamava  Nero  Cafè  ed  era  noto  per  i  suoi  live. Il  proprietario  del  Nero  Cafè  era  un  tizio  alto  dai  modi  gar-­â€? bati.  La  sua  signora,  altrettanto  gigantesca,  lo  colpĂŹ  per  l’espressione  dolce  del  viso. ‹Â?…‡Â?œ‘ †‹‡†‡ —Â?ÇŻÂ‘Â…Â…ÂŠÂ‹ÂƒÂ–Âƒ ƒŽ Ž‘…ƒŽ‡ Â?‡Â?–”‡ ‰Ž‹ ƒŽ–”‹ ƒŽŽ‡-­â€? stivano  il  palco.  Era  la  prima  volta  che  lo  vedeva  alla  luce  del  giorno.  Le  pareti  erano  scure,  i  tavolini  neri,  la  luce  che  entrava  dalle  strette  vetrate  brillava  sul  bancone  come  su  una  bara. Non  si  lasciò  turbare.  D’altronde  il  posto  si  chiamava  Nero  Cafè.  Lo  incuriosĂŹ  invece  l’espressione  malinconica  sui  vol-­â€? ti  dei  due  gestori.  Aveva  avuto  a  che  fare  con  altri  proprie-­â€? tari  di  locali  in  passato,  ma  mai  aveva  ne  aveva  incontrati  di  cosĂŹ  gentili  e  umili.  Avrebbe  voluto  farci  due  chiacchie-­â€? re,  ma  in  quel  momento  entrò  Giuseppe.  Â‹Â?…‡Â?œ‘ Â’Â”Â‘Â˜Ă– —Â? –—ƥ‘ ƒŽ …—‘”‡Ǥ ‹—•‡’’‡ –‡Â?‡˜ƒ ƒ–‹ƒ per  mano.  Dovette  costringersi  a  sorridere  mentre  Giusep-­â€? pe  gli  cingeva  la  schiena  e  lo  riempiva  di  complimenti  da-­â€? vanti  a  Catia  e  agli  altri. ÂŤAbbiamo  cominciato  a  suonare  insieme.  Il  ragazzo  ha  le  palleÂť. ‹Â?…‡Â?œ‘ ˆ‡…‡ ‹Ž Â?‘†‡•–‘Ǥ ‡Â?–”‘ †‹ •¹ ƒ˜”‡„„‡ ˜‘Ž—–‘ strozzare  Giuseppe  e  fuggire  con  Catia,  che  rimaneva  lĂŹ  a  Ƥ••ƒ”Ž‘ ‡ •‘””‹†‡˜ƒ ƒÂ?…Š‡ Ž‡‹Ǥ Â?ƒ •…‡Â?ƒ –”‡Â?‡Â?†ƒǤ Poi  Giuseppe  si  allontanò  con  i  proprietari,  Catia  invece  Â”‹Â?ƒ•‡ ÂŽ¿Ǥ Ƥ••ƒ”Ž‘Ǥ Çź ‹ ˜ƒ —Â?ƒ Â„Â‹Â”Â”ÂƒÇŤÇ˝ ‰Ž‹ †‘Â?ƒÂ?†ÖǤ ‹Â?…‡Â?œ‘ •‡Â?–‹˜ƒ ‹—•‡’’‡ …Š‹ƒ……Š‹‡”ƒ”‡ …‘Â? ‰Ž‹ ƒŽ–”‹ Â?‡Â?„”‹ †‡‹ ”‹’‘†•ǥ Â?‡Â?–”‡ Ž—‹ •–ƒ˜ƒ ƒŽ „ƒÂ?…‘Â?‡ ƤƒÂ?…‘ ƒ ƤƒÂ?…‘ …‘Â? ƒ–‹ƒǤ ‡˜‡˜ƒÂ?‘ ‰—ƒ”†ƒÂ?†‘•‹ Â?‡‰Ž‹ ‘……Š‹ †ƒŽŽ‘ •’‡……Š‹‘ Ƥ••ƒ–‘ ƒŽŽƒ ’ƒ”‡–‡Ǥ Mi  sei  mancata ƒ˜”‡„„‡ ˜‘Ž—–‘ †‹”‡ ‹Â?…‡Â?œ‘Ǥ ‡ ÂŽÇŻÂƒÂ˜Â‡Â˜Âƒ

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sulla  punta  della  lingua,  ma  poi  Tommi,  il  suo  batterista,  gli  pic-­â€? chiò  sulla  spalla.  Era  il  momento  del  soundcheck. Era  la  mia  occasione  e  l’ho  persa •‹ †‹••‡ ‹Â?…‡Â?œ‘Ǥ ƒ Â?‘Â? •‹ crucciò  piĂš  di  tanto.  Le  parole  che  non  le  aveva  detto  gliele  avrebbe  cantate  con  la  sua  arte.  Per  tutto  il  soundcheck  cercò  Catia  con  lo  sguardo,  ma  lei  era  tornata  da  Giuseppe.  Era  scesa  la  sera,  fra  poco  sarebbe  stato  il  momento  dei  Tripods!

ÂŽ Â?‘Â?‡Â?–‘ †‹ ‹Â?…‡Â?œ‘Ǥ SalĂŹ  sul  palco  e  guardò  la  sala  dall’alto,  non  c’era  molta  gente. Â

Â? ’”‹Â?ƒ ƤŽƒ ˜‹†‡ ƒ–‹ƒǤ ‹—•‡’’‡ Žƒ …‹Â?‰‡˜ƒ ’‡” ‹ ƤƒÂ?…Š‹ …‘Â?‡ ’”‹Â?ƒ ƒ˜‡˜ƒ ˆƒ––‘ …‘Â? Ž—‹Ǥ ‹Â?…‡Â?œ‘ Žƒ Ƥ••Ö †”‹––‘ Â?‡‰Ž‹ ‘……Š‹Ǥ Questo  è  per  te  pensò.  Sollevò  la  mano  che  stringeva  il  plettro  e  d’improvviso  la  calò  sulle  corde. E  il  concerto  ebbe  inizio. Il  culmine  fu  la  cover  di  Creep,  il  pezzo  che  gli  veniva  meglio.  La  cantò  occhi  negli  occhi  con  Catia,  fregandosene  di  ciò  che  Giuseppe  avrebbe  potuto  pensare.  Gli  applausi  gli  giunsero  alle  orecchie  fragorosi  come  se  ad  assistere  ci  fosse  stata  una  piaz-­â€? œƒ ‹Â?–‡”ƒǤ ‹Â?…‡Â?œ‘ ‡”ƒ Â•Â—Â†ÂƒÂ–Â‘ÇĄ …‘Â?ÂˆÂ—Â•Â‘ÇĄ Â?ƒ •‘††‹•ˆƒ––‘Ǥ ƒ–‹ƒ gli  rivolse  un  sorriso  triste. Rimpianto  pensò  lui.  Finalmente  ha  capito  cos’ha  perduto.

ÂŽ •—‘ Â?‘Â?‡Â?–‘ †‹ ‰Ž‘”‹ƒ Â?‘Â? ƤÂ?Âż …‘Â? Žǯ—Ž–‹Â?ƒ Â?‘–ƒ †‡Ž …‘Â?…‡”–‘Ǥ Non  furono  le  pacche  sulle  spalle  e  i  complimenti,  e  nemmeno  l’ammissione  di  Giuseppe:  Cazzo,  mi  hai  fatto  venire  i  brividiÂť. No.  Il  momento  di  massima  gloria  fu  Catia. Çź ‘••‘ ‘ƥ”‹”–‹ —Â?ÇŻÂƒÂŽÂ–Â”Âƒ Â„Â‹Â”Â”ÂƒÇŤÇ˝ ‰Ž‹ …Š‹‡•‡Ǥ Adesso  sĂŹ:  erano  soli,  stavano  bevendo,  lui  era  ubriaco  e  Giu-­â€? seppe  e  tutti  gli  altri  erano  lontani,  chissĂ Â dove.  Sembrava  che  Â‹ÂŽ Ž‘…ƒŽ‡ •‹ ˆ‘••‡ •˜—‘–ƒ–‘Ǥ ‹Â?…‡Â?œ‘ Â‰Â—ÂƒÂ”Â†Ă– ÂƒÂ–Â‹ÂƒÇĄ ‡ ˆ‘”•‡ ƒ …ƒ—-­â€? sa  dell’alcol  notò  che  non  era  mai  stata  cosĂŹ  bella. E  forse  a  causa  dell’alcol  si  convinse  che  fosse  lo  sguardo  di  una  donna  innamorata. La  voce  di  Catia  giungeva  lontana,  attutita. ÂŤNon  vedo  l’ora  di‌  disse  a  un  certo  punto. Çź ‘Â? Š‘ •‡Â?–‹–‘Ǥ ‹’‡–‹ ’‡” ÂˆÂƒÂ˜Â‘Â”Â‡Ç˝ †‹••‡ ‹Â?…‡Â?ÂœÂ‘ÇĄ Â?ƒ ƒ˜‡˜ƒ capito  lo  stesso.  Aveva  detto  BaciartiÂť. Lei  sorrise.  Si  avvicinò  e  questa  fu  l’ultima  immagine  nella  men-­â€? –‡ †‹ ‹Â?…‡Â?œ‘Ǥ Prima  di  risvegliarsi  in  catene.   Nella  penombra  riuscĂŹ  a  distinguere  mura  crepate.  C’era  odore  di  umiditĂ Â nell’aria  e  da  qualche  parte  si  udiva  il  ticchettio  ripetuto  Â†Â‹ —Â?ƒ ‰‘……‹ƒ …Š‡ …ƒ†‡Ǥ ‹Â?…‡Â?œ‘ •‹ Â”Â‹Â–Â”Â‘Â˜Ă– •‡†—–‘ǥ …‘Â? Ž‡ ‰ƒÂ?„‡ legate  e  le  braccia  bloccate  dietro  la  schiena.  Aveva  la  mente  con-­â€? fusa  e  un  ronzio  nelle  orecchie.  Ci  fu  un  movimento  accanto  a  lui.  Si  voltò,  era  Tommi,  il  suo  batterista,  legato  a  salame  proprio  come  lui.

Â? “—‡‹ ’”‹Â?‹ Â?‘Â?‡Â?–‹ †‹ ’ƒÂ?‹…‘ǥ ‹Â?…‡Â?œ‘ Â’Â”Â‘Â˜Ă– ƒ ”ƒ‰‹‘Â?ƒ”‡ •— chi  potesse  averli  incatenati  cosĂŹ.  C’era  un  solo  nome  che  gli  bale-­â€? Â?ƒ˜ƒ ‹Â? Â–Â‡Â•Â–ÂƒÇŁ ‹—•‡’’‡Ǥ ƒ ’‡”…Š¹ ƒ˜”‡„„‡ †‘˜—–‘ ÂˆÂƒÂ”ÂŽÂ‘ÇŤ ÂŽ Â?‘-­â€? tivo  poteva  essere  soltanto  Catia.  Giuseppe  non  aveva  gradito  le  ÂƒÂ––‡Â?œ‹‘Â?‡ †‹ ‹Â?…‡Â?œ‘ Â?‡‹ …‘Â?ˆ”‘Â?–‹ †‡ŽŽƒ ”ƒ‰ƒœœƒǤ Â?ÂœÂ‹ÇĄ …‹Ö …Š‡


doveva  averlo  fatto  infuriare  erano  state  le  attenzioni  di  lei  Â’‡” ‹Â?…‡Â?œ‘Ǥ ‹Â?…‡Â?œ‘ Â?‘Â? ƒ˜‡˜ƒ †—„„‹ǣ ‹—•‡’’‡ †‘˜‡˜ƒ ‡••‡”‡ —Â? maledetto  psicopatico.  PiĂš  che  la  paura,  in  lui  crebbe  l’i-­â€? ra.  Prese  ad  agitarsi  come  un  matto  per  divincolarsi  dai  nodi,  ma  dopo  parecchi  minuti  di  contorsioni  capĂŹ  che  non  ce  l’avrebbe  fatta.  Qual  era  il  progetto  di  Giuseppe,  si  do-­â€? Â?ƒÂ?†ÖǤ ƒ•…‹ƒ”Ž‹ ƒ Â?‘”‹”‡ ‹Â? “—‡ŽŽƒ •‘”–ƒ †‹ •…ƒÂ?–‹Â?ÂƒÂ–Â‘ÇŤ Çź ‹Â?…‡Â?ÂœÂ‘ÇŤ ‡Â?‡˜‘ ˆ‘••‹ Â?‘”–‘ǽ †‹••‡ ‹Ž „ƒ––‡”‹•–ƒ •‘Ž-­â€? levato. ÂŤNon  sono  morto.  Ma  appena  riesco  a  liberarmi  lo  ucci-­â€? do  io!Âť ÂŤCi  hanno  drogatiÂť  disse  Tommi. ÂŤStai  tranquillo.  Ci  libereremo  e  andremo  dritto  alla  po-­â€? Ž‹œ‹ƒǤ ƒŽ‡†‡––‘ „ƒ•–ƒ”†‘Ǩ Â‡Â†Â”ÂƒÂ‹ÇĄ ‹—•‡’’‡ Â?ƒ”…‹”Â? ‹Â? galera  per  questo!Âť Çź ƒ ‹Â?…‡Â?ÂœÂ‘ÇĽ Â?‘Â? ° •–ƒ–‘ ‹—•‡’’‡Ǽǽ Da  qualche  parte  una  porta  si  aprĂŹ  con  un  violento  stri-­â€? †‘”‡Ǥ ‹Â?…‡Â?œ‘ •ǯ‹Â?Â?Â‘Â„Â‹ÂŽÂ‹ÂœÂœĂ–Ǥ ŽŽ‡ •—‡ •’ƒŽŽ‡ —†¿ †‡‹ ’ƒ•-­â€? si.  Poi  Tommi  cominciò  a  urlare. ‹Â?…‡Â?œ‘ Â˜Â‘ÂŽÂ–Ă– Žƒ –‡•–ƒ ÂƒÂŽÂŽÇŻÂ‹Â?†‹‡–”‘ ’‹Î …Š‡ ’‘–‡˜ƒǤ ‘Â?Â?‹ ƒ˜‡˜ƒ ”ƒ‰‹‘Â?‡Ǥ ‹—•‡’’‡ Â?‘Â? ‡”ƒ …‘•¿ ƒŽ–‘Ǥ ‹Â?…‡Â?-­â€? zo  riconobbe  il  viso  del  proprietario  del  Nero  Cafè.  Non  aveva  piĂš  l’espressione  triste.  Le  labbra  erano  tese  in  un  ghigno  e  gli  occhi  esprimevano  una  gioia  folle.  Tommi  si  Â•Â…—‘–‡˜ƒ ‡ ‰”‹†ƒ˜ƒǤ ‹Â?…‡Â?œ‘ …‘Â?‹Â?…‹Ö ƒ ‹Â?•—Ž–ƒ”‡ ‹Ž ‰‹‰ƒÂ?-­â€? te  che  incombeva  sul  suo  amico.  Poi  mister  Nero  Cafè  sol-­â€? levò  un  braccio  armato  di  una  lunga  spranga  di  ferro,  e  lo  calò  con  uno  schianto  sulla  testa  del  povero  Tommi,  che  tacque  di  colpo.  La  mazza  picchiò  ancora  tre  volte.  Il  rumo-­â€? re  della  testa  di  Tommi  che  si  fracassava  fu  orribile. ‹Â?…‡Â?œ‘ ’‡”•‡ †ǯ‹Â?’”‘˜˜‹•‘ Žƒ ˜‘‰Ž‹ƒ †‹ ŽƒÂ?…‹ƒ”‡ ‹Â?•—Ž–‹Ǥ Nella  sua  mente  c’era  solo  l’orribile  presentimento  che  adesso  il  gigante  si  sarebbe  avventato  su  di  lui.  Cominciò  a  piagnucolare  e  implorare. Il  gigante  nero  slegò  Tommi  e  se  lo  caricò  sulla  spalla.  Poi,  in  silenzio  com’era  venuto,  se  ne  andò. ‹Â?…‡Â?œ‘ ’‡”•‡ ‹ •‡Â?•‹ •‡Â?œƒ Â?‡Â?Â?‡Â?‘ ƒ……‘”‰‡”•‡Â?‡Ǥ —ƒŽ…—Â?‘ Ž‘ •–ƒ˜ƒ •Ž‡‰ƒÂ?†‘Ǥ ‹Â?…‡Â?œ‘ •‹ Â”Â‹Â•Â˜Â‡Â‰ÂŽÂ‹Ă– ‡ ‹Â? preda  al  panico  cominciò  a  urlare. ÂŤStai  zitto!Âť  intimò  la  voce  alle  sue  spalle.  Non  era  il  gi-­â€? ‰ƒÂ?–‡ Â?‡”‘Ǥ ‹Â?…‡Â?œ‘ ”‹…‘Â?‘„„‡ ‹—•‡’’‡Ǥ ÂŤAndiamo,  e  cerca  di  non  fare  rumoreÂť  disse  colui  che  ƤÂ?‘ ƒ ’‘…‘ ’”‹Â?ƒ ‡”ƒ •–ƒ–‘ ’‡” ‹Â?…‡Â?œ‘ ‹Ž Â?‡Â?‹…‘ Â?—-­â€? Â?‡”‘ —Â?‘Ǥ ‹Â?…‡Â?œ‘ Ž‘ •‡‰—¿ …‘Â?‡ —Â? „ƒÂ?„‹Â?‘Ǥ Â?„‘…-­â€? carono  la  porta,  di  fronte  c’era  una  scala  che  saliva.  Da  lassĂš  venivano  voci  e  musica. Çź ‘Â? †‹ ÂŽÂ?Ǩǽ •—••—””Ö ‹Â?…‡Â?ÂœÂ‘ÇĄ •–”ƒ––‘Â?ƒÂ?†‘Ž‘ ’‡” —Â? lungo  corridoio  umido.  In  fondo  c’era  una  porta. ÂŤNon  hai  alcuna  etica,  spero  che  te  ne  renda  contoÂť  lo  accusò  Giuseppe,  risentito. ÂŤMi  dispiace.  Non  so  cosa  mi  sia  preso.  Giuro  che  non  mi  avvicinerò  mai  piĂš  a  Catia.  So  che  stai  rischiando  molto  Âƒ Ž‹„‡”ƒ”Â?‹Ǥ ‹ Â•ÂƒÂ”Ă– ‰”ƒ–‘ ’‡” •‡Â?’”‡ǽ †‹••‡ ‹Â?…‡Â?ÂœÂ‘ÇĄ mentre  ormai  la  porta  era  a  un  passo. Giuseppe  si  arrestò  e  lo  guardò  perplesso.  ǟ ÂƒÂ–Â‹ÂƒÇŤ ‘ ’ƒ”Ž‘ Â†Â‡ÂŽÂŽÇŻÂ‡Â–Â‹Â…Âƒ †‡ŽŽƒ –—ƒ „ƒÂ?†Ǥ ƒ –—ƒ ‡–‹…ƒ Â†ÇŻÂƒÂ”Â–Â‹Â•Â–ÂƒǨ ‹ Šƒ‹ ˆƒ––‘ ˆƒ”‡ —Â?ƒ Ƥ‰—”ƒ †‹ Â?‡”†ƒǨǽ ‡•…ŽƒÂ?Ă– Giuseppe  aprendo  la  porta  e  spingendolo  dentro. ‘Â? ‡”ƒ ÂŽÇŻÂ—Â•Â…Â‹Â–ÂƒǤ ‹Â?…‡Â?œ‘ •‹ Â”Â‹Â–Â”Â‘Â˜Ă– Â?‡ŽŽ‡ …—…‹Â?‡ †‡Ž ‡”‘ Cafè.  C’era  il  gigante  nero  con  addosso  un  grembiule  Â…Š‹ƒœœƒ–‘ †‹ •ƒÂ?‰—‡Ǥ ‡ Â?ƒ……Š‹‡ ‰Ž‹ ƒ””‹˜ƒ˜ƒÂ?‘ ƤÂ?‘ ƒŽ ˜‹•‘Ǥ ÇŻÂ‡Â”Âƒ ƒÂ?…Š‡ Žƒ •—ƒ …‘Â?’ƒ‰Â?ÂƒÇĄ ‹Â?–‡Â?–ƒ Ġ ÂƒĆĄÂ‡Â–Â–ÂƒÂ”Â‡ —Â? „”ƒ……‹‘ —Â?ƒÂ?‘Ǥ ÂƒÂŽÂŽÇŻÂ‘Â”Â‘ÂŽÂ‘Â‰Â‹Â‘ ƒÂ?…‘”ƒ ƒŽ ’‘Ž•‘ǥ ‹Â?…‡Â?-­â€? zo  capĂŹ  che  era  quello  di  Tommi.  In  un  angolo  c’era  anche  Catia,  seduta  con  un’espressione  graziosissima  in  viso. ÂŤUna  band  deve  avere  un  seguito!  Sai  quanta  gente  è Â

˜‡Â?—–ƒ ƒ ˜‡†‡”˜‹ •—‘Â?ÂƒÂ”Â‡ÇŤ ‘Ž‘ Í—Í” ’‡”•‘Â?‡Ǩ ‡”‰‘‰Â?ƒ–‡-­â€? vi!Âť  gridò  Giuseppe  schifato. ÂŤAdesso  ci  tocca  recuperare  le  speseÂť  borbottò  il  gi-­â€? gante  nero,  scostandosi  con  il  polso  i  riccioli  dal  viso.  In  mano  teneva  una  grossa  mannaia. ‹Â?…‡Â?œ‘ Â…ÂƒÂ’Âż …Š‡ Â?‘Â? Â…ÇŻÂ‡Â”Âƒ ˜‹ƒ Â†ÇŻÂ—Â•Â…Â‹Â–ÂƒǤ •—‘‹ ‘……Š‹ ‡”ƒÂ?‘ Ƥ••‹ ‹Â? “—‡ŽŽ‹ †‹ ƒ–‹ƒǤ ǯ—Ž–‹Â?ƒ ˆ”ƒ•‡ †‹ Ž‡‹ ‡”ƒ ƒÂ?…‘”ƒ ‹Â?’”‡•-­â€? sa  nella  mente.  Ma  ora  si  accorgeva  di  aver  capito  male. ÂŤNon  vedo  l’ora  di  mangiartiÂť  ripetĂŠ  Catia  con  il  piĂš  bello  dei  suoi  sorrisi. –ƒ˜‘Ž–ƒ ‹Â?…‡Â?œ‘ ‹Â?–‡•‡ ’‡”ˆ‡––ƒÂ?‡Â?–‡Ǥ

Simone Lega Nasce il 13 novembre 1978 a Siracusa. Ha pubblicato racconti in antologie (I corti seconda stagione, Edizioni XII; L’ira, La Lussuria, Perrone Editore; Mistero, Fratelli di razza, Il Mondo Digitale Editore) e su varie riviste (Lettere Meridiane, In-Out, I Siracusani, Cronaca Vera). Vincitore del premio letterario USAM Showdown – racconto dell’anno 2009 e INarratori 2010. Ha scritto testi per il Teatro Instabile di Siracusa, ed è promotore degli spettacoli-reading Storie di gente che non c’è e Amare per Forza. Nel 2011 entra nella redazione di Edizioni XII in qualitĂ di caporedattore del blog; è curatore della rubrica di rassegna stampa settimanale Sonar.

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È tutto un fottuto scherzo

di Daniele Picciuti

ȋ ơ Ȍ è la visione del mondo nell’epoca in cui è ambientata la vicenda dei Watchmen. ͕͙͜͝ǡ ¿ ǯ -­‐ sciuta è mutata, gli Stati Uniti hanno vinto la guerra in ǯ ȋ -­‐ Ȍ Ǧ ǯ andato male – e, dopo un iniziale periodo di prosperità dovuto alla presenza di supereroi mascherati chiamati ȋ Ȍ poi, le cose vanno precipitando. Siamo in piena guerra fredda tra Unione Sovietica e Stati uniti e tutto sembra protendere verso una catastrofe mondiale.

ǡ Ƥ

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ǡ Ƥ Ǥ ȋ Ȍǡ ǯ maschera che cambia seguendo le ombre immagina-­‐ rie dell’omonimo test, inizia a indagare, coinvolgendo i pochi Watchemen rimasti e ormai non più operativi: ȋ Ȍǡ ǯ î intelligente della Terra, la bellissima Spettro di Seta (Ma-­‐ Ȍǡ ǦƤ ȋ ȌǤ

Ƥ ǡ – che si è ben guardato dal voler accostare il proprio nome alla pellicola secondo quella che è nota essere la sua tipica eccentricità – è quanto di più decadente si possa immaginare. Il regista, Zack Snyder, è riuscito a realizzare un’opera che è già un cult, e a ragione.


Ƥ ǡ -­‐ tura. Quello che segue contiene spoiler che sarebbe me-­‐ glio per voi non sapere. Ǥ Questi supereroi non sono tali, ma vestono i ruoli di an-­‐ tieroi, coi loro difetti, le paure, le manie e gli errori che ƪ Ǥ ǡ -­‐ prattutto, pur conscio dell’ingiustizia di molte delle sue ǡ Ǥ ƪ ǯ ǡ Ƥ Ǥ Dottor Mahanttan, lì presente, non interviene. Quello che in seguito il Comico gli dice rappresenta in fondo la reale omertà che permea ancora oggi la società in cui viviamo. Se non reagiamo di fronte alle ingiustizie, allora non sia-­‐ mo migliori di coloro che le compiono. Mentre Spettro di Seta e Gufo Notturno intrecciano una

relazione amorosa che sembra rappresentare una perso-­‐ ǡ Ƥ -­‐ giatori nel ricordo, portatori di una rivendicazione che Ȃ Ƥ Ȃ ǯ -­‐ zione dei fantasmi del passato, Roraschach appare come il vero “giusto”, nonostante il suo trascorso di violenza e dolore, i suoi modi duri e senza scrupoli, la sua naturale tendenza a risolvere le cose alla “sua” maniera. Colui che appare più di tutti in bilico tra giusto e sbagliato, illecito e legalità, bene e male, è invece l’unico a seguire principi e ideali di giustizia, anche quando questi divengono imper-­‐ corribili. Anche quando portano a un tragico epilogo. Ed è questo, viene da chiedersi, a cui siamo destinati, se decidiamo di lottare con tutte le nostre forze, contro le ǡ ǫ Il cattivo di turno, in risposta a questi quesiti, si rivela non essere poi veramente tale. La scoperta che dietro tutto si nasconde il loro compagno Ozymandias, comprende-­‐ re che il motivo che lo ha spinto ad annientare milioni di vite, è il bene dell’umanità, sconvolge i Watchmen tanto quanto lo spettatore. Sì, perché Ozymandias è l’uomo più intelligente della Terra ed è l’unico ad aver compreso ǯ Ƥ ǡ Ƥ potenze a unirsi, mettendo da parte le ostilità, per fron-­‐ ǯ Ǥ Ƥ ǡ -­‐ ǡ ǡ Ƥ ǡ dopo aver in un primo momento deciso di abbandonare al proprio destino gli esseri umani ed essere tornato sui Ƥ ǡ dell’amore, accetta il suo ruolo per il bene della Terra, sia pur così distante dal suo modo d’essere. Watchmen è un percorso di crescita e decrescita dell’e-­‐ roe, è un’esplorazione dell’anima di ognuno di noi ed è, Ƥ ǡ ǯ

il vero Inferno è quello che creiamo noi stessi, giorno per giorno. Un Inferno che i Watchmen hanno contribuito Ƥ ǡ ǡ corrotti, altre volte venendo a compromessi e alle volte, Ƥ ǡ ǡ ǯ Ƥ Ǥ A noi scegliere quale strada seguire. Se abbandonarci al ricordo, inseguendo una giustizia irrealizzabile, per poi ƥ ǡ Seta e Gufo Notturno; o se scendere a patti con il Dia-­‐ volo, pur di fermarlo, come Ozymandias; o se osserva-­‐ re tutto con freddo distacco, per poi decidere secondo logica e raziocinio, lontano da ogni forma di emozione, Ǣ Ƥ in fondo, anche quando porta dritto verso il baratro, perché, come dice Rorschach: “Nessun compromesso, nemmeno di fronte all’Apocalisse”.

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La Collana Horror Project

ǯ ͖͔͕​͕ǡ collana Horror Project, una nuova realtà editoriale dedicata alla cultura horror e fantastica. Diretta da Daniele Francardi, questa collana editoriale si propone di riservare particolare attenzione soprattutto nei confronti del cinema horror indipendente. Tra le sue pubbli-­‐ ǡ

-­‐ so il bosco fuori, progetti che cercano di contribuire a dare visibilità a un certo tipo di cinema low-­‐cost che spesso fatica ad emergere. Tra le pubblicazioni realizzate in questo primo anno di vita, ricordiamo titoli fondamentali come Il caso Twin Peaks di Pa-­‐ olo Gamerro, in cui l’autore vuole far emergere l’importanza del serial, un imprevedibile e appassionante melange di di-­‐ versi generi che ha tenuto incollati allo schermo una miria-­‐ de di spettatori da tutto il mondo, e L’Essere per la morte in ơ ǡ propone un’interpretazione della serie nella duplice chiave ontologico-­‐esistenziale di matrice heideggeriana. Tra le ultime pubblicazioni segnaliamo Dizionario del cinema ͕͔͜͝Ǧ͖͔​͔​͔ ǡ ǯ imponente viaggio nel cinema horror americano, attraverso Ƥ ͕͔͜͝ ͖͔​͔​͔ǡ Ǥ Nel mese di settembre la collana Horror Project ha pubblica-­‐ to l’interessante Chirupènia, un romanzo scritto dal grande Paolo Di Orazio, pioniere della letteratura splatternoir italia-­‐ na (suo il famoso Primi Delitti che gli costò un’interrogazione Ȍ -­‐ va pubblicazione trascina lo spettatore in una storia in cui il tema dell’ossessione domina prepotentemente attraverso la Ƥ Dz dz Ǥ Nel corso di questo primo anno di vita la collana Horror Project ha inoltre bandito due concorsi: uno di racconti, da cui è nata l’antologia I racconti di Horror Project, e uno di poesie, che ha portato alla pubblicazione del volume Rima Insanguinata. La collana Horror Project oltre che alla pubblicazione e alla ǡ ơ ǡ Ƥ genere. Infatti, nel mese di settembre, è stato organizzato a Roma ȋ Ȍ -­‐ zione dell’Horror Project Festival, una grande festa all’inse-­‐ gna del brivido e del terrore.in cui hanno preso parte molti dei protagonisti dell’horror tricolore, tra cui Federico Zam-­‐ paglione, Claudia Gerini, Edoardo Margheriti, i Manetti Bros., Sergio Stivaletti, Paolo Di Orazio e Antonio Tentori.

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di Mauro Saracino Gli  amanti  del  fantasy  conosceranno  di  sicuro  l’auto-­â€? ”‡ ”ƒ…› ‹…Â?Â?ƒÂ? ’‡” ‹Ž Žƒ˜‘”‘ •˜‘Ž–‘ •—ŽŽǯ‹Â?ƤÂ?‹–ƒ •‡”‹‡ della  Dragonlance,  saga  che  onestamente  ho  letto  e  apprezzato  anch’io  (anche  se  ammetto  di  aver  perso  Â“—ƒŽ…Š‡ •’‹Â?Ȃ‘ƥ Â?‡Ž …‘”•‘ †‡‰Ž‹ ƒÂ?Â?Â‹ČŒǤ —ƒÂ?†‘ •‘Â?‘ venuto  a  sapere  che  stava  per  uscire  un  suo  lavoro  su  Batman  non  sono  stato  capace  di  resistere  alla  curiosi-­â€? tĂ .  In  fondo  Hickman  se  lâ€™è  sempre  cavata  bene  con  la  caratterizzazione  degli  eroi  e  ho  pensato  che  sarebbe  stato  in  grado  di  fare  un  ottimo  lavoro  anche  col  Cava-­â€? liere  Oscuro. In  questo  non  mi  sbagliavo.  Bruce  Wayne  viene  pre-­â€? sentato  come  un  uomo  a  trecentosessanta  gradi,  con  i  suoi  dubbi  e  le  sue  paure.  Una  delle  cose  che  meglio  ho  apprezzato  è  stata  l’ambientazione:  Gotham  ci  vie-­â€? ne  mostrata  attraverso  gli  occhi  del  protagonista,  un  luogo  dove  sembra  piovere  sempre  e  dove  il  crimine  non  fa  che  continuare  a  proliferare.  La  stessa  battaglia  dell’uomo  pipistrello  comincia  a  sembrare  sterile  in  un  contesto  simile. Dal  punto  di  vista  narrativo,  l’autore  svolge  un  lavoro  impeccabile  nel  gestire  due  piani  temporali:  il  primo  nel  presente  che  vede  come  protagonista  Batman,  il  secondo  nel  passato,  dove  è  esplorata  la  vita  non  cosĂŹ  perfetta  del  padre  di  Bruce,  Thomas  Wayne.  I  due  piani  Â?ƒ””ƒ–‹˜‹ •‹ ƒŽ–‡”Â?ƒÂ?‘ …‘Â? Â?ÂƒÂ‡Â•Â–Â”Â‹ÂƒÇĄ ‹Â? —Â? …Ž‹Â?ƒš ƤÂ?ƒŽ‡ in  cui  lo  stesso  Bruce  Wayne  scoprirĂ Â alcuni  elementi  del  suo  defunto  genitore  che  non  avrebbe  mai  imma-­â€? ginato.  Anche  la  storia  di  Arkham  ha  il  suo  fascino...  e  se  avete  giocato  ad  Arkham  Asylum,  ancora  di  piĂš. Naturalmente  non  mancano  alcuni  dei  super  nemici  di  ÂƒÂ–Â?ƒÂ?ÇĄ –”ƒ …—‹ ‹Ž ‘Â?‡” ‘ ƒ”Ž‡› —‹Â?Â?ÇĄ ’—”–”‘’’‘ Â?‘Â?

sfruttati  del  tutto  e  spesso  relegati  al  ruolo  di  mere  comparse.  Nel  Â…ƒ•‘ †‡Ž ‘Â?‡” Â•Â‘Â’Â”ÂƒÂ–Â–Â—Â–Â–Â‘ÇĄ †‡˜‘ †‹”‡ †‹ ‡••‡”‡ ”‹Â?ƒ•–‘ …‘Â? ÂŽÇŻÂƒÂ?ƒ”‘ in  bocca. Rimanendo  invece  negli  aspetti  positivi  del  romanzo,  posso  dire  di  ÂƒÂ˜Â‡Â” ‰”ƒ†‹–‘ ‹Ž ƤÂ?ÂƒÂŽÂ‡ÇĄ ‹Â? …—‹ •‹ …ƒÂ?„‹ƒÂ?‘ ‰Ž‹ •–‡”‡‘–‹’‹ †‡Ž •—’‡”‡-­â€? ”‘‡ †‡ŽŽƒ Ǥ ‡”–‘ǥ ° —Â? ƤÂ?ƒŽ‡ …Š‡ “—ƒŽ…—Â?‘ ’‘–”‡„„‡ Â?‘Â? Â‰Â”ÂƒÂ†Â‹Â”Â‡ÇĄ ƒÂ?…Š‡ ’‡”…Š¹ †‹Ƽ…‹ŽÂ?‡Â?–‡ •‡ Â?‡ ’‘–”‡„„‡ ˆƒ”‡ —Â? •‡‰—‹–‘ •‡Â?œƒ grossi  stravolgimenti.  In  ogni  caso,  apprezzo  lo  sforzo  di  Hickman  di  voler  far  crescere  il  personaggio  nel  corso  del  romanzo,  facendo-­â€? Ž‘ ƒ””‹˜ƒ”‡ ƒ —Â?ƒ †‡…‹•‹‘Â?‡ Â•Â‘ĆĄÂ‡Â”Â–ÂƒǤǤǤ ‹Â? ’ƒ”–‡ ƒÂ?…Š‡ ’‡” ‹Ž Ž‡––‘”‡Ǥ Passiamo  alle  dolenti  note,  che  purtroppo  ci  sono  e  bilanciano  gli  ÂƒÂ•Â’‡––‹ ’‘•‹–‹˜‹ ‡˜‹†‡Â?œ‹ƒ–‹ ƤÂ?‘ ƒ “—‡•–‘ ’—Â?–‘Ǥ ‡ ‹Â?ˆƒ––‹ Žƒ •…‡Ž–ƒ dell’autore  è  quella  di  mostrarci  un  Batman  piĂš  investigatore  che  lottatore,  dall’altra  parte  si  sente  molto  la  mancanza  dell’azione.  Â—––‹ ƒ„„‹ƒÂ?‘ ƒŽÂ?‡Â?‘ ˜‹•–‘ ‹ ƤÂŽÂ? †‡Ž ƒ˜ƒŽ‹‡”‡ •…—”‘ǣ “—ƒÂ?–‘ ”‹•—Ž-­â€? terebbero  noiosi  senza  qualche  ottima  scena  di  lotta  dove  il  nostro  supereroe  sfrutta  il  suo  equipaggiamento  per  avere  la  meglio  sugli  ÂƒÂ˜Â˜Â‡Â”Â•ÂƒÂ”Â‹ÇŤ ‘ •–‡••‘ ‡ƥ‡––‘ •‹ Šƒ Ž‡‰‰‡Â?†‘ “—‡•–‘ ”‘Â?ƒÂ?œ‘Ǥ ’‘…Š‹ lampi  movimentati  arrivano  col  contagocce,  troppo  rapidi  anche  per  apprezzarli  appieno,  quasi  l’autore  fosse  timoroso  di  mandare  il  treno  fuori  dai  binari  che  si  è  imposto  di  seguire.  Onestamente  non  penso  che  il  romanzo  avrebbe  perso  di  atmosfera  con  qualche  scena  di  lotta  in  piĂš. Altro  difetto  è  la  mancanza  di  un  villain  degno  di  questo  nome.  Sia-­â€? mo  abituati  a  cattivi  che  spesso  brillano  per  personalitĂ Â quanto  il  protagonista  o  che  facciano  impressione  per  stazza  o  cattiveria.  In  questo  caso  i  nemici  storici  appaiono  come  poco  piĂš  di  ombre  del  passato  anzichĂŠ  vere  e  proprie  minacce  alla  giustizia.  Un  esempio  Âƒ …—‹ Š‘ ‰‹Â? ˆƒ––‘ …‡Â?Â?‘ ° ‹Ž ‘Â?‡”ǣ ÂŽÇŻÂ‹Â†Â‡Âƒ †‹ ’”‡•‡Â?–ƒ”Ž‘ “—ƒ•‹ …‘Â?‡ un  vecchio  amico  (e  chi  leggerĂ Â il  romanzo  si  renderĂ Â conto  di  cosa  Â‹Â?–‡Â?Â†Â‘ČŒ Â?‹ ° ’‹ƒ…‹—–ƒ Â?‘Ž–‹••‹Â?‘Ǥ ‹ ‹Â?–—‹•…‡ …‘Â?‡ –”ƒ ‹ †—‡ ‡–‡”Â?‹ avversari  ormai  si  sia  creato  un  certo  tipo  di  rapporto.  Il  fatto  che  Â–ƒŽ‡ ‹†‡ƒ •‹ƒ •–ƒ–ƒ •ˆ”—––ƒ–ƒ ‹Â? Â?‘†‘ –ƒÂ?–‘ •—’‡”Ƥ…‹ƒŽ‡ Â?‹ Šƒ Žƒ•…‹ƒ-­â€? –‘ ’‡”’Ž‡••‘Ǥ ƒ”Ž‹ƒÂ?‘…‹ …Š‹ƒ”ƒÂ?‡Â?–‡ǣ Â?‘Â? ’—‘‹ •…‘Â?‘†ƒ”‡ ‹Ž ‘Â?‡” e  utilizzarlo  solo  per  un  capitolo  prima  di  farlo  sparire  di  nuovo. Nel  complesso  direi  che  si  tratta  di  un  esperimento  riuscito  a  metĂ ,  che  mi  sento  di  consigliare  a  chi  vuole  vedere  Batman  in  una  veste  diversa  dal  solito.

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Simpaty for knives

di Alda Teodorani

Ƥ Ǥ ǡ cerca di libri da leggere, spesso “rubavo” dei vecchi noir dalla raccolta di mio padre; di solito li leggevo avidamente e di nascosto. Suggestioni che si sono sedimentate nella mia anima. Una scena in particolare mi è rimasta impressa: un uomo che viene accoltellato e non se ne accorge... e, mi pare di ricordare, muore alcune ore dopo. Molti anni più tardi, nel mio audioracconto Coltelli, autopro-­‐ dotto e realizzato only for fans e venduto sul mio sito, avrei scritto che volevo mettere un bisturi e un coltello in una ve-­‐ trina «e prima o poi usarli entrambi; vorrei usare il coltello per una tracheotomia, anche se non fosse necessaria. Vorrei usare ǡ ơ -­‐ re nemico». Quando ho scritto il primo romanzo veramente “bastardo” (Specchi di sangue, presente nella trilogia Le radici del maleȌ1 con un insopportabile protagonista senza alcuna coscienza, il ƥ Ǥ Avevo visto da poco Edward mani di forbice2 e mi piaceva questa idea che le lame potessero sostituire le dita. Anche Nightmare3 ha avuto il suo peso in questa particolare imma-­‐ gine del Male con dita di lama. Ben lontana dal desiderare di scrivere un libro fantastico o troppo estraneo alla realtà (lo ǡ ͖͔​͔͕ǡ Belve4Ȍ un killer che potesse uccidere silenziosamente, in cui il coltel-­‐ lo fosse quasi il naturale prolungamento della mano, anche se la lama non faceva parte della mano stessa, come sareb-­‐ be dovuto succedere in un clima di fantastico puro. Questo modo di ammazzare la gente senza alcun preavviso, usando il coltello, mi pareva il più crudele. Nello stesso tempo, l’uc-­‐ cisione con il coltello concede un’intimità che nessun’altra arma dà modo di avere. È un’uccisione sensuale, che mima ȋ ǨȌ Ǥ Il coltello è un oggetto di grande fascino. Credo che a dare ǯ ǡ Ƥ ǡ fatto che ci si può ferire anche solo toccandolo. È sempre pronto, è come un animale selvatico che aspetta continua-­‐ mente di azzannarti, anche mentre lo accarezzi, mentre stai cercando di conquistarlo. Erano la sensualità del coltello, (questa penetrazione che Ȍ ǡ ǡ l’avvio a due dei racconti che mi piacciono di più. In Lara5 la ± ° ơ -­‐ nata: «Ha oltrepassato il tavolo, si avvicina. Prende un col tello, î ǡ î ǡ ƥ Ǥ

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L’aveva trovato al negozio all’angolo, dove il com messo la serve sempre con quel sorriso gentile ma di staccato, e non dice mai una parola di troppo. L’aveva comprato perché aveva la punta î ǡ Ƥ Ǥ Il coltello. Ne parla sempre, quando scrive, perché è così adat-­‐ to ai suoi racconti. Perché è così silen zioso, e penetra in quel-­‐ la maniera dolce, quasi fal lica. Così violento e decisivo. E così ơ Ǥ Il coltello vive in un mondo fatto di utilità o di morte. Niente mezzi terminiǽǡ ơ ǡ Ƥ ǡ ǡ ơ nelle carni della protagonista: «“Bello”, pensa “bello e peri-­‐ coloso. Come lui”. Il coltello scende, di piatto, ad accarezzarle le gambe. “Lui era così, dolce e terribile. Sapeva come toccarmi per farmi impazzire e stava interi giorni a fare l’amore con me...” Ora l’ha girato, di punta, lascia che le sue mani si stringano sull’impugnatura, a guidarlo sempre più vi cino al pube. “E quanto male mi ha fatto, quando mi ha lasciata...”

Ƥ ǡ ǡ collo, raggiunge la bocca socchiusa. “Addio, amore... dammi solo un bacio... uno solo... ti prego...” La lingua di Lara ne saggia la punta, accarezzandolo. Ora lo porta di nuovo al collo. Stringe i denti e volta la lama verso la pelle. Incide leggermente. Un rivolo di sangue cola giù, si raccoglie nell’incavo dell’ascella, scende ancora, a macchiare il copriletto bianco. Lara sente un bruciore leggero, mentre il sangue ini zia già a seccarsi sulla pelle.


“E la prima volta che abbiamo fatto l’amore...” Il coltello scende, la punta ondeggia dolcemente sulle pie-­‐ ghe del sesso, si ferma, indugia... ... un colpo improvviso è bastato. Lara non sente do lore, solo un’eccitazione continua, crescente, mentre il sangue ǡ ơ ǡ ơ ǡ -­‐ de il volto di lui, della prima volta che avevano fatto l’a-­‐ more. Risente, come allora, le contrazioni di un orgasmo profondo e doloroso, lo stesso, devastante piacere. Ƥ ǡ che l’accompagna. Adesso è immobile, pacata, adagiata sul letto, immersa nel sangue. Ferma, ad ascoltare i ritmi del suo corpo, le frequenze in discesa del cuore e del respiro. “Ora, proprio ora, ho capito la vita” pensa. E già il pensie-­‐ ro le pare delirante». Dello stesso tono la masturbazione fatale della protago-­‐ nista di Morire per te6 in cui addirittura c’è un’autocita-­‐ zione: «Ho desiderato uccidermi per te, sapendo che non potrò più averti. Come in quel racconto, con la protagoni-­‐ sta che si uccide per noia in una giornata di nebbia, prendo un coltello d’acciaio, con la lama lunga e una grossa impu-­‐ gnatura. E, dopo averlo adagiato sul letto, come un aman-­‐ te pericoloso che aspetta di essere svegliato con il nettare del mio sangue, tolgo a uno a uno i miei vestiti». Qui il gioco con il coltello è ancora più esasperato e dolce allo stesso tempo: «Rabbrividendo mi stendo in quel letto deserto, prendo il coltello e passo la lama sul mio corpo, se-­‐ guendo le tracce delle tue carezze e i percorsi dei tuoi baci; ° ƥ ǡ ǽ ± -­‐ ǯ ǣ Ǽ Ƥ -­‐ no il seno, non una fredda lama, sono le tue gambe che si Ƥ ǡ ° ȏǤǤǤȐ ° si insinua nelle pieghe della carne, è forte come un rasoio ȏǤǤǤȐ 1 ǡ ǡ ǡ ° mio sangue. E i gemiti che sento sono i tuoi, mentre ti ab-­‐ bandoni all’orgasmo. Non sono le mie urla d’agonia». Il coltello è un protagonista, e secondo me è l’essenza stessa del noir: non c’è nulla di più adatto di un coltello per accompagnare, tracciare i paesaggi desolati dell’a-­‐ nima, in una notte cupa, perché il noir è tormento, in-­‐ certezza, disordine. Con una lama che ammicca, pronta a colpire. Nel. Buio. E. Nel. Silenzio.

Note bibliografiche 1. Uscita nel 1993 con Granata Press (nella collana UNDER THE KNIFE!!!) e rieditata recentemente da Addictions. 2. Edward mani di forbice, regia di Tim Burton. 3. Nightmare, regia di Wes Craven. 4. Uscito prima in Francia, nel 2002, con il titolo Belve - Cruautés per le edizioni Naturellement di Alain Pelosato e poi in Italia per Addictions nel 2003 con la prefazione di Valerio Evangelisti. L’ultima edizione è del 2011 con CutUp Edizioni 5. Presente nella raccolta Sesso col coltello, Stampa Alternativa, 2001. Nel 2007 Cut-Up Edizioni ne ha fatto un fumetto che raccoglie tre delle dieci storie contenute nella prima edizione. 6. Nel cd-book Quindici desideri, (testi di Alda Teodorani, musiche di Mirko Fabbreschi), Dario Flaccovio Editore, 2004. L’opera è stata rimusicata ed è uscita in una nuova edizone, nel 2011 con Cut-Up Edizioni.

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Concorsi Dopo  il  successo  delle  prime  tre  edizioni  torna

Nero  Zombie  è  una  selezione  letteraria  per  romanzi  di  genere  Horror  aventi  come  tema  gli  zombie.

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http://nerocafe.forumfree.it ÂŽÂŽÇŻÂ‘Â”Âƒ †‡Ž ‰‹‘”Â?‘ †‡•‹‰Â?ÂƒÂ–Â‘ÇĄ ˆ”ƒ ‹Ž Í–Í” ‡ ‹Ž Í—Í” †‡Ž Â?‡•‡ǥ ÂŽÇŻ ‰—œœ‹Â?‘ ’‘•–‡”Â? —Â? –Š”‡ƒ† †‡Â?‘Â?‹Â?ƒ–‘ Dz ǨdzǤ ÂŽ •—‘ interno  verranno  svelati  il  TEMA  dell’edizione  in  corso,  il  Âƒ †‹•’‘•‹œ‹‘Â?‡ Č‹Â?‹Â?‹Â?‘ —Â?ÇŻÂ‘Â”ÂƒÇĄ Â?ƒ••‹Â?‘ –”‡ Â‘Â”Â‡ČŒ e  il  numero  di  caratteri  tollerati  (comunque  comprensi-­â€? ˜‘ –”ƒ ͕͔͔͔ ‡ ͙͔͔͔ •’ƒœ‹ ‹Â?Â…ÂŽÂ—Â•Â‹ČŒǤ “—‡Ž ’—Â?–‘ –—––‹ ‹ ’ƒ”-­â€? tecipanti  potranno  iniziare  a  scrivere. Â

Non  mancare  al  prossimo  appuntamento!


Il  r acconto  v incitore Delitto alPinot grigio di Maria Arca

 La  carrozza  si  fermò  davanti  a  un  imponente  castello  in  riva  al  mare.  Qualcosa,  nell’aria  â€“  forse  il  profumo  di  sale,  il  vento  impetuoso  o  le  urla  stridule  dei  gabbiani–  mi  fece  rabbrividire.  Mi  strinsi  nel  cappotto  e  ripensai  ÂƒÂŽ Â?‘–‹˜‘ ’‡” …—‹ Â?‹ –”‘˜ƒ˜‘ ÂŽ¿ǣ ‹Â?˜‡•–‹‰ƒ”‡ •—ŽŽǯ‘Â?‹…‹†‹‘ †‡Ž …‘Â?–‡ ‡”Â?ÂƒÂ…Â…Â‹ÂƒÇĄ un  uomo  eccentrico,  snob  e  avaro,  ma  prodigo  nell’acquisto  di  vini  pregiati.  Amava  in  modo  particolare  il  Pinot  grigio,  per  questo  era  un’ironia  che  fosse  stato  ucciso  da  un  bicchiere  di  Chianti  avvelenato.  Â‡Â?Â?‡ Ġ ƒ’”‹”‡ Žƒ ’‘”–ƒ —Â? Â?ƒ‰‰‹‘”†‘Â?‘ Â†ÂƒÂŽÂŽÇŻÂƒÂ”Â‹Âƒ –”‹•–‡Ǥ Çź ƒ •‹‰Â?‘”‹Â?ƒ Mannal  la  raggiungerĂ Â tra  pocoÂť  annunciò  quando  gli  spiegai  il  perchĂŠ  del-­â€? la  mia  visita.  Â‘ •‡‰—‹‹ ‹Â? —Â? •ƒŽ‘––‹Â?‘ …‘Â? ˜‹•–ƒ •—Ž Â?ƒ”‡Ǥ ‹ ƒ˜˜‹…‹Â?ƒ‹ ƒŽŽƒ ƤÂ?‡•–”ƒ ‡ ˆ—‹ •‘”-­â€? preso  di  vedere,  vicino  alla  scogliera,  una  donna  dalla  bellezza  eccezionale.  I  suoi  capelli  ramati  e  la  carnagione  d’avorio  spiccavano  contro  il  blu  del  mare.   Sembrava  appena  uscita  da  un  quadro  rinascimentale.  Un  discreto  colpo  di  tosse  mi  strappò  alle  mie  osservazioni.  Spero  di  non  disturbarla,  ispettoreÂť.  Mi  voltai  di  scatto  verso  una  giovane  donna  vestita  Â†Â‹ ‰”‹‰‹‘ǥ …Š‡ Â?‹ Ƥ••ƒ˜ƒ …‘Â? ƒ”‹ƒ Ž‡‰‰‡”Â?‡Â?–‡ ‹”‘Â?‹…ƒǤ ”ƒ ƒ––”ƒ‡Â?–‡ Â?ƒ Â…ÇŻÂ‡Â”Âƒ qualcosa  di  freddo  in  lei  che  mi  mise  subito  a  disagio.  ǟ ‘Â?‘ ƒ–‡”‹Â?ƒ ƒÂ?Â?ÂƒÂŽÇĄ Žƒ •‡‰”‡–ƒ”‹ƒ †‡Ž …‘Â?–‡Ǥ ‡•‹†‡”ƒ —Â? –°Ǎǽ Â?‹ …Š‹‡•‡ …‘Â? –‘Â?‘ ‡Ƽ…‹‡Â?–‡Ǥ ÂŤSĂŹ,  la  ringrazioÂť.  Dopo  aver  ordinato  il  tè,  la  signorina  Mannal  si  sedette  e  disse:  Cominci  pure,  ispettore.  Suppongo  abbia  molte  domandeÂť.  Âƒ Ƥ••ƒ‹ ’‡” —Â? Ž—Â?‰‘ ‹•–ƒÂ?–‡ Â?ƒ Â?‘Â? ”‹—•…‹‹ ƒ Ž‡‰‰‡”‡ Â?—ŽŽƒ Â?‡Ž •—‘ ˜‘Ž–‘ …‘•¿ controllato.  ǟ ƒ “—ƒÂ?–‘ –‡Â?’‘ Žƒ˜‘”ƒ “—‹Ǎǽ …‘Â?‹Â?…‹ƒ‹Ǥ Çź ”‡ ƒÂ?Â?‹Ǥ ÂŽ …‘Â?–‡ ‡”ƒ —Â? —‘Â?‘ †‹Ƽ…‹Ž‡ Â?ƒ Žƒ ’ƒ‰ƒ ‡”ƒ „—‘Â?ƒǽǤ La  guardai  sorpreso,  ricordandomi  della  reputazione  della  vittima.  Lei  si  la-­â€? sciò  scappare  un  breve  sorriso.  Mi  perdoni  se  suono  poco  modesta,  ma  il  conte  pagava  per  la  qualitĂ Âť.  ǟ ‘–”‡„„‡ †‹”Â?‹ “—ƒÂ?†‘ ° •–ƒ–ƒ Žǯ—Ž–‹Â?ƒ ˜‘Ž–ƒ …Š‡ ÂŽÇŻÂŠÂƒ ˜‹•–‘ Â˜Â‹Â˜Â‘ÇŤÇ˝ ÂŤQuesta  mattina.  Quando  il  maggiordomo  ha  scoperto  il  cadavere  mi  trova-­â€? ˜‘ Â?‡ŽŽƒ Â?‹ƒ •–ƒÂ?œƒ ‡ •–ƒ˜‘ ƤÂ?‡Â?†‘ †‹ •…”‹˜‡”‡ —Â?ƒ Ž‡––‡”ƒǽǤ Çź ƒ …Š‹ ° ‡Â?–”ƒ–‘ ‹Â? „‹„Ž‹‘–‡…ƒ ‘Ž–”‡ ƒŽ Â?ƒ‰‰‹‘”†‘Â?‘Ǎǽ ÂŤSolo  io.  Il  conte  era  riverso  sulla  scrivania  e  accanto  a  lui  c’era  un  bicchiere  di  vino  mezzo  vuoto.  L’arma  del  delitto  a  quanto  pareÂť.  ǟ1 ƒ …‘Â?‘•…‡Â?œƒ †‡‹ –‡”Â?‹Â?‹ †‡Ž –‡•–ƒÂ?‡Â?–‘ †‡Ž •—‘ †ƒ–‘”‡ †‹ ÂŽÂƒÂ˜Â‘Â”Â‘ÇŤÇ˝ …Š‹‡•‹ …‘Â? •–—†‹ƒ–ƒ ‹Â?†‹ƥ‡”‡Â?œƒǤ In  quel  momento  la  governante  entrò,  portando  nel  salotto  un  vassoio  con  tè,  pasticcini  e  tartine. Â

Senza  nemmeno  guardare  quello  che  face-­â€? va,  Caterina  mi  porse  una  tazza  di  porcella-­â€? na  azzurra  e  un  piattino  rosa.  Quel  piccolo  errore  mi  rincuorò  alquanto  perchĂŠ  sembrò  tradire  il  nervosismo  che  nel  volto  e  nei  gesti  si  era  tanto  premurata  di  nascondere.  A  parte  qualche  lascito  alla  servitĂš,  l’intera  ÂˆÂ‘”–—Â?ƒ ˜ƒ Ġ Ž‡••ƒÂ?†”‘ ‡”Â?ƒ……‹ƒǽǤ Beh,  quella  era  una  notizia  interessante,  pensai  mentre  sorseggiavo  un  po’  di  tè  cal-­â€? do  e  forte.  Naturalmente,  il  nipote  del  conte  salĂŹ  al  primo  posto  nella  mia  lista  di  sospetti.  L’irritante  creatura  che  avevo  davanti  sem-­â€? brò  leggermi  nel  pensiero.  Mi  dispiace  Â‹Â?ˆ‘”Â?ƒ”Žƒ …Š‡ ‹Ž •‹‰Â?‘” ‡”Â?ƒ……‹ƒ Â?‘Â? ’—Ö essere  responsabile  dell’omicidioÂť.  ǟ ‘••‘ …Š‹‡†‡”Ž‡ ’‡”…Š¹Ǎǽ ÂŤSemplice.  Alessandro  è  fuori  cittĂ Â e  il  vino  con  cui  è  stato  ucciso  il  conte  è  arrivato  solo  questa  mattinaÂť.  Il  conte  ha  previsto  un  lascito  anche  per  ÂŽÂ‡Â‹ÇĄ •‹‰Â?‘”‹Â?ÂƒÇŤÇ˝ ÂŤMi  dispiace  deluderla  ancora,  ispettore,  ma  io  rimango  a  mani  vuote  e  nella  necessitĂ Â di  tro-­â€? varmi  un  altro  postoÂť.   Nel  pomeriggio  interrogai  i  domestici  che  purtroppo  confermarono  la  deposizione  di  Caterina  Mannal.  La  cassa  di  Chianti  è  arrivata  questa  mat-­â€? tina  alle  noveÂť  spiegò  il  maggiordomo  con  tono  grave.  Si  trattava  di  un  errore  però,  perchĂŠ  il  conte  odia  in  generale  tutti  i  vini  rossi.  Eppure  deve  avere  deciso  di  assag-­â€? ‰‹ƒ”Žƒ “—ƒÂ?†‘ ÂŽÇŻÂƒÂ•Â•ÂƒÂ•Â•Â‹Â?‘ Â‰ÂŽÂ‹Â‡ÂŽÇŻÂŠÂƒ Â‘ĆĄÂ‡Â”Â–ÂƒǽǤ Çź —ƒŽ…—Â?‘ ° ˜‡Â?—–‘ ƒ ˆƒ”‡ ˜‹•‹–ƒ ƒŽ …‘Â?–‡Ǎǽ Il  maggiordomo  scrollò  le  spalle.  Non  che  io  sappia,  ma  câ€™è  una  porticina  sul  retro  da  cui  si  può  passare  senza  essere  visti.  Sup-­â€? pongo  che  l’assassino  ne  abbia  fatto  usoÂť.  Era  quello  che  supponevo  anch’io.  Â

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‘’‘ ƒ˜‡” ƤÂ?‹–‘ †‹ ‹Â?–‡””‘‰ƒ”‡ ‹ †‘Â?‡•–‹…‹ǥ †‡…‹•‹ †‹ ˆƒ”‡ —Â?ƒ passeggiata  in  riva  al  mare  e  fui  felice  di  ritrovare  la  creatura  misteriosa  e  sfuggente  che  avevo  scorto  dal  castello.  Suppongo  che  voglia  interrogare  anche  meÂť  annunciò  sen-­â€? za  preamboli.  Ogni  informazione  è  ben  accetta.  Posso  sapere  il  suo  Â?‘Â?‡Ǎǽ Çź ‘Â?‘ ‹‘Žƒ ÂƒÂ”Â‹Â‰Â‹ÇĄ Žƒ Ƥ†ƒÂ?œƒ–ƒ †‹ Ž‡••ƒÂ?†”‘ ‡”Â?ƒ……‹ƒǽǤ Quell’uomo  ha  tutte  le  fortune,  mi  dissi.  Allora  non  mi  spiace-­â€? rebbe  farle  un  paio  di  domande.  Dove  si  trovava  al  momento  Â†Â‡ÂŽ †‡Ž‹––‘ǥ •‹‰Â?‘”‹Â?ÂƒÇŤÇ˝ ÂŤStavo  facendo  una  passeggiata.  Un  po’  debole  come  alibi,  temoÂť.  ǟ ‘•ƒ Ž‡ ˆƒ …”‡†‡”‡ †‹ ƒ˜‡” „‹•‘‰Â?‘ †‹ —Â? ÂƒÂŽÂ‹Â„Â‹ÇŤÇ˝ ‡‹ •‘””‹•‡Ǥ Çź ‡Šǥ Š‘ —Â? Â?‘˜‡Â?–‡ǥ Â?‘Ǎǽ Çź ‹ Â†Â‹Â…ÂƒÇĄ …‘•ƒ Â?‡ ’‡Â?•ƒ †‹ ƒ–‡”‹Â?ƒ ƒÂ?Â?ÂƒÂŽÇŤÇ˝ …Š‹‡•‹ ÂƒÂŽÂŽÇŻÂ‹Â?-­â€? provviso.  Lei  scrollò  le  spalle.  Ăˆ  in  assoluto  la  persona  meglio  orga-­â€? nizzata  che  conosca,  sempre  vestita  di  un  sobrio  grigio,  Â…‘Â?‡ •‡ ˆ‘••‡ —Â?ǯ—Â?‹ˆ‘”Â?‡ǽǤ ‹‘Žƒ •‹ Â˜Â‘ÂŽÂ–Ă– ‡ Ƥ••Ö ‹Ž Â?ƒ”‡Ǥ ÂŤAncora  non  riesco  a  credere  che  il  conte  sia  morto.  Ăˆ  vera-­â€? mente  uno  scherzo  crudele  che  l’assassino  abbia  usato  del  Chianti  per  ucciderloÂť.  ǟ ÂŽ •—‘ Ƥ†ƒÂ?œƒ–‘ ‡”ƒ ÂƒĆĄÂ‡ÂœÂ‹Â‘Â?ƒ–‘ ƒ •—‘ ÂœÂ‹Â‘ÇŤÇ˝ ÂŤA  modo  suo  sĂŹ.  Non  si  immagini  certo  che  lo  odiasse  o  fosse Â

disperato  per  denaro.  Alessandro  è  uno  spendaccione  ma  se  la  cava  sempre  in  qualche  modoÂť.  Questo  è  vero,  mia  caraÂť  disse  un  giovane  alto  e  attraente,  sbucato  all’improvviso  alle  mie  spalle.  Aveva  i  capelli  biondi  Â—Â? ’‘ǯ ÂƒÂ”Â”Â—ĆĄÂƒÂ–Â‹ ‡ ‰Ž‹ ‘……Š‹ ƒœœ—””‹ •–ƒÂ?…Š‹ ‡ ˜‹˜ƒ…‹ Â?‡ŽŽ‘ •–‡••‘ tempo.  Il  nipote  del  conte  â€“  o  meglio  il  conte,  perchĂŠ  era  lui  ÂŽÇŻÂ‡Â”‡†‡ †‡Ž –‹–‘Ž‘ Č‚ •‹ ƒ˜˜‹…‹Â?Ă– ƒ ‹‘Žƒ ‡ Ž‡ †‹‡†‡ —Â? „ƒ…‹‘ •—ŽŽƒ guancia.  ǟ ‡‹ †‡˜‡ ‡••‡”‡ Žǯ‹•’‡––‘”‡ ‡Ž‘Â?‰Š‹ǥ Â˜Â‡Â”Â‘ÇŤ ÂŽÂŽÂ‘Â”ÂƒÇĄ …‘•ƒ ˜—‘-­â€? Ž‡ Â•ÂƒÂ’Â‡Â”Â‡ÇŤ †‡˜‘ …Š‹‡†‡”‡ ƒŽ Â?‹‘ ƒ˜˜‘…ƒ–‘ †‹ ‡••‡”‡ ’”‡•‡Â?-­â€? –‡Ǎǽ Non  so  quanta  dell’antipatia  che  provai  nei  suoi  confronti  fosse  dovuta  all’invidia,  ma  so  che  lo  trovai  insopportabile  ƤÂ? †ƒŽ ’”‹Â?‘ Â?‘Â?‡Â?–‘Ǥ Çź1 ƒ††‘Ž‘”ƒ–‘ ’‡” Žƒ Â?‘”–‡ †‹ •—‘ ÂœÂ‹Â‘ÇŤÇ˝ …Š‹‡•‹ „”—•…ƒÂ?‡Â?-­â€? te.  Lui  mi  guardò  sorpreso,  poi  tirò  indietro  la  testa  e  scoppiò  a  ridere.  ǟ ‘•ǯ°Ǎ Â? –”—……‘ †ƒ Â’Â‘ÂŽÂ‹ÂœÂ‹Â‘Â–Â–Â‘ÇŤ ”‡†‡ …Š‡ †ƒ˜ƒÂ?–‹ ƒ —Â?ƒ †‘-­â€? Â?ƒÂ?†ƒ …‘•¿ †‹”‡––ƒ …‘Â?ÂˆÂ‡Â•Â•Â‹ÇŤ ‘ǥ Â?‘Â? •‘Â?‘ ƒ††‘Ž‘”ƒ–‘Ǥ ‹–‡Â?‡-­â€? vo  che  mio  zio  fosse  un  vecchio  arcigno  e  noiosoÂť.  Sono  lieto  che  la  morte  violenta  del  suo  unico  parente  la  rallegri  tantoÂť  risposi  freddamente.  Poi  lanciai  un’occhiata  al  mio  orologio.  Spero  di  avere  l’opportunitĂ Â di  rivolgerle  qualche  domanda  domani  mattinaÂť. Â

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Alessandro  fece  un  cenno  con  il  capo.  Â‡Â?–”‡ Â?‹ ˜‘Ž–ƒ˜‘ ’‡” –‘”Â?ƒ”‡ ‹Â? ÂƒÂŽÂ„Â‡Â”Â‰Â‘ÇĄ Žƒ ˜‘…‡ †‹ ‹‘Žƒ Â?‹ ”ƒ‰‰‹—Â?•‡Ǥ Çź ‘ ’‡Â?•ƒ–‘ ƒ –—––‘ǥ Â•ÂƒÂ‹ÇŤ ‹ ƒ—‰—”‘ …Š‡ Â?‘Â? …‹ •‹ƒ-­â€? no  problemiÂť.   La  mattina  successiva  tornai  sulla  spiaggia.  Ripensai  alle  conver-­â€? sazioni  del  giorno  precedente,  a  Caterina  con  la  sua  aria  fredda  Â‡Â† ‡Ƽ…‹‡Â?–‡ǥ ƒ Â‹Â‘ÂŽÂƒÇĄ „‡ŽŽ‹••‹Â?ƒ ‡ †‘Ž…‡ǥ ‡ Ġ Ž‡••ƒÂ?†”‘ǥ ‡‰‘‹•–ƒ ‡ ˆ‘”–—Â?ƒ–‘Ǥ Š‹ ƒ˜‡˜ƒ —……‹•‘ ‹Ž …‘Â?–‡Ǎ ‹†‹ †—‡ †‘Â?Â?‡ …ƒÂ?Â?‹Â?ƒ”‡ Â?‡ŽŽƒ Â?‹ƒ †‹”‡œ‹‘Â?‡Ǥ Çź ‹ ‰‹—”‘ǥ Â?‹ƒ cara,  che  è  completamente  cieca‌   stava  dicendo  una  delle  due.  Il  resto  della  frase  andò  perso.  Â‹Â?ƒ•‹ ‹Â?Â?‘„‹Ž‡ ƒ Ƥ••ƒ”Žƒ Â?‡Â?–”‡ ˆƒ…‡˜‘ Žƒ …‘Â?Â?‡••‹‘Â?‡ ‡ ˜‡-­â€? devo  tutti  i  pezzi  del  puzzle  andare  al  loro  posto‌   Chieda  alla  signorina  Mannal  e  alla  signorina  Parigi  di  raggiun-­â€? germi,  per  favoreÂť  ordinai  al  maggiordomo  qualche  ora  dopo.  Come  desidera,  signoreÂť.  Le  due  donne  arrivarono  pochi  minuti  piĂš  tardi.  Entrambe  sembravano  nervose  e  preoccupate.  ǟ ‡Â?‘ †‹ †‘˜‡”˜‹ ‹Â?ˆ‘”Â?ƒ”‡ …Š‡ Ž‡••ƒÂ?†”‘ ‡”Â?ƒ……‹ƒ ° ƒ’’‡-­â€? na  stato  arrestato  con  l’accusa  di  omicidioÂť. ‹‘Žƒ •—••—Ž–Ö Â?ƒ Â?‹ ƒ……‘”•‹ …Š‡ Â?‘Â? ‡”ƒ •‘”’”‡•ƒǤ ÂŤRidicoloÂť  disse  Caterina.  Alessandro  era  fuori  cittĂ Â al  mo-­â€? mento  del  delittoÂť.  Mi  scusi,  avrei  dovuto  essere  piĂš  preciso.  Ăˆ  stato  arrestato  con  l’accusa  di  complicitĂ .  Naturalmente  è  stato  qualcun  al-­â€? –”‘ Ġ ƒ˜˜‡Ž‡Â?ƒ”‡ ‹Ž ˜‹Â?‘ǥ “—ƒŽ…—Â?‘ …Š‡ ƒ˜”‡„„‡ „‡Â?‡Ƥ…‹ƒ–‘ ‹Â? egual  misura  dell’ereditĂ Â del  conteÂť.  Â‹ ˜‘Ž–ƒ‹ ˜‡”•‘ ‹‘ŽƒǤ Çź ‡……ƒ–‘ …Š‡ ƒ„„‹ƒ ˆƒ––‘ —Â? ’‹……‘Ž‘ ‡””‘”‡ǽǤ Çź Â—ÂƒÂŽÂ‡ÇŤÇ˝ •—••—””Ö Ž‡‹ •‡Â?œƒ •–ƒ……ƒ”‡ ‰Ž‹ ‘……Š‹ †ƒŽ Â?‹‘ ˜‹•‘Ǥ ÂŤQuello  di  usare  la  bottiglia  sbagliata.  Il  conte  non  beveva  Chianti,  amava  solo  i  vini  bianchiÂť.  Non  capiscoÂť.  ǟ ‡‹ Â?‘ǥ Â?ƒ •‘Â?‘ •‹…—”‘ …Š‡ Žƒ •‹‰Â?‘”‹Â?ƒ ƒÂ?Â?ƒŽ Šƒ ÂƒĆĄÂ‡Â”Â”ÂƒÂ–Â‘ perfettamente  quello  che  intendo.  Lei  ha  un  problema  alla  vi-­â€? Â•Â–ÂƒÇĄ Â?‘Â? ° …‘•¿Ǎǽ ÂŤNoÂť.  ǟ ÂƒÂ˜Â˜Â‡Â”Â‘ÇŤ ’’—”‡ “—ƒÂ?†‘ Šƒ •‡”˜‹–‘ ‹Ž –°ǥ Â?‹ Šƒ †ƒ–‘ —Â?ƒ –ƒœ-­â€? zina  e  un  piattino  di  colori  diversi.  E  non  è  forse  per  questo  Â…Š‡ •‹ ˜‡•–‡ •‡Â?’”‡ †‹ ‰”‹‰‹‘Ǎ ƒ ’ƒ—”ƒ †‹ ƒ„„‹Â?ƒ”‡ …‘Ž‘”‹ –”‘’-­â€? po  diversi  tra  loroÂť.  Caterina  sussultò.  ǟ1 ‹Â?—–‹Ž‡ …Š‡ Ž‘ Â?‡‰Š‹ǥ Â•ÂƒÇŤ ‹ Â†Â‹Â•Â’Â‹ÂƒÂ…Â‡ÇĄ ‹‘ŽƒǤ Ž‡••ƒÂ?†”‘ ˜‘Ž‡˜ƒ ”‘Â?’‡”‡ ‹Ž Ƥ†ƒÂ?œƒÂ?‡Â?–‘ ’‡” •’‘•ƒ”‡ Žƒ •‹‰Â?‘”‹Â?ƒ ƒÂ?Â?ÂƒÂŽÇĄ —Â?ƒ donna  pronta  a  tutto  pur  di  mettere  le  mani  sul  patrimonio  del  conte.  Sa  benissimo  che  era  uno  snob  e  che  non  avrebbe  per-­â€? messo  che  suo  nipote  sposasse  una  semplice  segretariaÂť.  ǟ ÂŽ •—‘ ”ƒ‰‹‘Â?ƒÂ?‡Â?–‘ ° ÂƒĆĄÂƒÂ•Â…Â‹Â?ƒÂ?–‡ǥ ‹•’‡––‘”‡ǽ ”‹•’‘•‡ ƒ–‡”‹Â?ƒǤ Çź ƒ “—ƒŽ ° •–ƒ–ƒ Žƒ •—ƒ •ˆ‘”–—Â?ÂƒÇĄ •‹‰Â?‘”‹Â?ÂƒÇŤÇ˝ ƒ–‡”‹Â?ƒ •…‘••‡ ‹Ž capo.  Che  il  fornitore  abbia  mandato  per  sbaglio  una  cassa  di  Chianti.  Solo  una  persona  incapace  di  distinguere  i  colori  avrebbe  potuto  non  accorgersi  di  aver  versato  un  bicchiere  di  vino  rosso.  Lei  è  scesa  in  cantina,  ha  preso  un  bicchiere  di  vino  pensando  che  fosse  Pinot,  l’ha  riempito  di  veleno  e  l’ha  portato  al  conte,  che  era  impegnato  con  il  lavoro  e  non  si  è  nemmeno  accorto  di  cosa  beveva.  Si  sentiva  al  sicuro  perchĂŠ  nessuno  conosceva  il  suo  moventeÂť.  Non  ha  nessuna  prova,  temoÂť.  Solo  in  quel  momento  mi  concessi  di  sorridere.  Ha  ragione,  ma  il  suo  complice  non  ha  considerato  questo  Â’ƒ”–‹…‘Žƒ”‡Ǥ —ƒÂ?†‘ ‰Ž‹ ƒ„„‹ƒÂ?‘ ‘ƥ‡”–‘ —Â? ’ƒ––‡‰‰‹ƒÂ?‡Â?–‘ǥ ha  confessatoÂť.  Caterina  non  mi  diede  la  soddisfazione  di  mostrare  alcun  sen-­â€? timento.  Suppongo  di  dovermi  congratulare  con  leiÂť  fu  la  sua  unica  osservazione.  Sarebbe  molto  sportivo  da  parte  suaÂť.  Â‹ ˜‘Ž–ƒ‹ ˜‡”•‘ Â‹Â‘ÂŽÂƒÇĄ …Š‡ •‡Â?„”ƒ˜ƒ “—ƒ•‹ •‘ŽŽ‡˜ƒ–ƒǤ ÂŤLei  è  un  genio,  ispettoreÂť  mi  disse  con  un  sorriso.  Ricambiai,  lusingato,  e  ancora  una  volta  mi  ripetei  che  non  c’era  ÂƒÂŽ Â?‘Â?†‘ —Â?‘ •–—’‹†‘ ’‹Î ‰”ƒÂ?†‡ †‹ Ž‡••ƒÂ?†”‘ ‡”Â?ƒ……‹ƒǤ


Speciale Fumetto

Uno dei più recenti “ritratti” di Heavy Bone “Olio su tela” disegno Enzo Rizzi -­‐ colori Tiziana Lazzarini


‹•‡‰�‹ †‹ ƒ”‹‘ ‹‘––‹

Brujo  il  poeta

stregone di Marco Battaglia

Ha  appena  smesso  di  piovere.  Il  posto  deve  essere  questo.  Ho  seguito  le  istruzioni  alla  lettera  e  l’indirizzo  coincide  con  quello  che  mi  è  stato  dettato  al  telefono. SarĂ Â a  causa  del  soggetto  che  devo  intervistare,  ma  non  ricor-­â€? davo  che  Bologna  potesse  essere  cosĂŹ  oscura.  Ombre  lunghe  e  strani  rumori  tra  i  portici  mi  hanno  accompagnato  lungo  il  Â–”ƒ‰‹––‘ ƤÂ? “—‹Ǥ Çź —‡•–ƒ Â?‘Â? ° ‘Â?Â†Â”ÂƒÇĄ ° ‘Ž‘‰Â?ÂƒÇ˝ ”‡…‹–ƒ —Â?ƒ delle  poesie  del  Brujo,  il  poeta  stregone,  l’uomo  con  cui  devo  Â’ƒ”Žƒ”‡Ǥ Â? “—‡•–‘ Â?‘Â?‡Â?–‘ Â?‘Â? •‘Â?‘ •‹…—”‘ †‹ …‘•ƒ •‹‰Â?‹Ƥ…Š‹Ǥ Un  pub  da  cui  esce  musica  dal  vivo.  Un’insegna  al  neon  che  ha  visto  tempi  migliori.  Una  ragazza  dalle  profonde  occhiaie,  lo  Â•Â’ƒ……‘ †‡ŽŽƒ ‰‘Â?Â?ƒ …‘”–ƒ …Š‡ Ž‡ …‘””‡ ƤÂ?‘ ƒŽ ƤƒÂ?…‘ǥ ° ƒ’’‘‰-­â€? giata  al  muro  poco  piĂš  in  lĂ .  Espira  lentamente  il  fumo  della  sigaretta,  che  va  a  disperdersi  nel  buio  di  questa  notte  di  set-­â€? tembre  e  sembra  formare  piccole  fate  svolazzanti.  Mi  rivolge  un  mezzo  sorriso,  ma  i  suoi  occhi  restano  di  ghiaccio.  Abbasso  lo  sguardo  e  supero  la  porta  del  locale. ‡ŽŽƒ Ž—…‡ Â•Â‘ĆĄÂ—Â•ÂƒÇĄ –”ƒ Ž‡ ˜‘Ž—–‡ †‹ ˆ—Â?‘ Č‹Â?ƒ Â?‘Â? ° ˜‹‡–ƒ–‘ ˆ—Â?ƒ”‡ Â?‡‹ Â„ÂƒÂ”ÇŤČŒ Ž‘ ‹Â?–”ƒ˜‡†‘Ǥ ƒ’‡ŽŽ‹ ”ƒ•ƒ–‹ ‡ •‘’”ƒ„‹–‘ Ž—Â?-­â€? go,  nero.  Mi  sta  aspettando.  Ăˆ  seduto  con  le  spalle  alla  pare-­â€? te.  Ăˆ  rilassato  e  amichevole,  ma  sembra  di  percepire  un’aura  oscura  intorno  a  lui,  come  se  le  persone  che  gli  si  avvicinano Â

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ƤÂ?‹••‡”‘ –—––‡ ’‡” ˆƒ”•‹ Â?ƒŽ‡Ǥ ‡‰Ž‹‘ …‘Â?…Ž—†‡”‡ “—‡•–ǯ‹Â?-­â€? tervista  al  piĂš  presto. Non  è  solo.  Un  tipo  biondo  e  magrolino,  con  i  riccioli  appic-­â€? cicati  sulla  fronte  e  l’aspetto  da  rockettaro  sotto  cocaina,  siede  di  fronte  a  lui.  Angelo,  presumo. Non  so  perchĂŠ  il  Brujo  abbia  acconsentito  a  questo  incontro,  ma  so  che  non  ci  saranno  molte  altre  occasioni,  quindi  decido  Â†Â‹ ’ƒ”–‹”‡ ÂƒÂŽÂŽÇŻÂƒÂ–Â–ÂƒÂ…Â…Â‘ …‘Â? Žƒ †‘Â?ƒÂ?†ƒ ’‹Î †‹Ƽ…‹Ž‡Ǥ ÂƒÂ”Â…Â‘ÇŁ ‘•ƒ •‹‰Â?‹Ƥ…ƒ ‡••‡”‡ ‹Ž Â”Â—ÂŒÂ‘ÇŤ

ÂŽ ”—Œ‘ ‡ Â?‰‡Ž‘ Â?‹ Ƥ••ƒÂ?‘ǥ ‹Â? •‹Ž‡Â?œ‹‘Ǥ ȋ†‡‰Ž—–‹•…‘ǥ Â?‹‘ Â?ÂƒÂŽÂ‰Â”ÂƒÂ†Â‘ČŒ Ho  detto  qualcosa  di  sbagliato?

ÂŽ ”—Œ‘ ‡ Â?‰‡Ž‘ …‘Â?–‹Â?—ƒÂ?‘ ƒ Ƥ••ƒ”Â?‹Ǥ ‡Ž „ƒ” •‹ ˆ‡”Â?ƒÂ?‘ tutti,  smettono  di  parlare  e  mi  guardano  in  silenzio.  Un  po’  Â…‘Â?‡ “—ƒÂ?†‘ ‘Â?ƒ–ŠƒÂ? ƒ”Â?‡” …Š‹‡†‡ ‹Â?ˆ‘”Â?ƒœ‹‘Â?‹ •—Ž …ƒ-­â€? stello  di  Dracula. Brujo:  Siediti.  (con  un  calcio  sposta  una  sedia  nella  mia  direzione,  un  col-­â€? ’‘ †ƒ Â?ÂƒÂ‡Â•Â–Â”Â‘ÇĄ ° ‹Ž Â”Â—ÂŒÂ‘ČŒǤ Angelo:  Ciccio  (si  sta  rivolgendo  a  me,  ma  ha  lo  sguardo  puntato  sulla  schiuma  della  sua  Guinness),  l’unico  modo  che  avevi  per  dare  un’impressione  peggiore  sarebbe  stato  entra-­â€? re  a  pantaloni  calati  sventolando  l’uccello. B:  Va  bene,  dai.  Sbrighiamo  â€™sta  faccenda...  (Ăˆ  una  mia  im-­â€? ’”‡••‹‘Â?‡ ‘ ‹Ž ”—Œ‘ Â?‘Â? •–ƒ……ƒ Â?ƒ‹ Ž‘ •‰—ƒ”†‘ Â†ÂƒÂŽÂŽÇŻÂ‡Â?Â–Â”ÂƒÂ–ÂƒÇŤČŒ  Â•Â•Â‡Â”‡ ‹Ž ”—Œ‘ •‹‰Â?‹Ƥ…ƒ …Š‡ ÂƒÂŽÂŽÇŻÂ‹Â?’”‘˜˜‹•‘ ’—Ö ’‹‘˜‡”‡ Â?‡”†ƒ da  tutte  le  parti‌


A: E con una violenza inaudita. B: (Lancia ad Angelo uno sguardo, Angelo fa con una ǯ ǯ Ȍ Già, sì, la merda più pesti-­‐ lenziale che puoi immaginare. Di solito non devo fare nulla per cercare i problemi, sono sempre loro a trovarmi. E si tratta quasi sempre di problemi di origine sovrannaturale, Ƥ ǡ Ǥ sangue. O di vomito. O anche di bava, a volte. A: In quel caso io dico sempre “problemi in vista, Brujo”. B: 1 ǡ ǥ ȋ Ȍ Comun-­‐ que essere il Brujo vuol dire andare contro i mulini a vento. So che è inutile fare quello che faccio, io sono solo una mosca sul culo di una grande vacca, ma lo faccio lo stesso, non posso farne a meno. Anche se il più delle volte ne usciamo con le ossa rotte e con qualche nuova cicatrice. Come dice sempre il Dz° Ƥ nel mondo con un sacchetto di piselli surgelati”. A: Non per dire, eh? B: Ma la verità è che ci divertiamo un sacco. M: Non credo di capire. Salvare il mondo, o le vite altrui, cercare la conoscenza o la Verità con la V maiuscola… Non sei mosso da nulla di tutto ciò? B: (Dopo uno scambio di sguardi con Angelo, che sorride ƥ Ȍ La Verità con la V maiuscola mi inte-­‐ ressava molto, era lo scopo della mia vita, il mio personalis-­‐ simo Santo Graal, ma poi purtroppo l’ho trovata e da quel ǯ ǡ ǫ 1 -­‐ trare nel bagno di una splendida ragazza e trovare nel water una bella riga di merda. M: E in tutto questo, che ruolo hanno le fate vampire? Angelo tossisce dentro la sua Guinness, il sorso che stava bevendo gli è andato di traverso. Il Brujo sta guardando una cameriera dai lunghi capelli color mirtillo, ferma immobile a un paio di tavolini di distanza. La cameriera a sua volta tiene Ƥ Ǥ -­‐ vando, ora non più però, ha ripreso a fare il suo lavoro. Ange-­‐ ± ơ Ǥ

A: Parla piano di ’ste cose. B: La versione breve è che le fate sono tra noi. Dal 1974, anno in cui sono giunte nel nostro mondo. E da allora sono responsabili della scomparsa di un gran numero di persone, circa 25.000 solo in Italia dal 1974 al 2010. Non immagini quante ne incontri di fate ogni giorno, a tua insaputa, al supermercato, al ristorante, al cinema, sono dappertutto, sotto le men-­‐ tite spoglie di ragazze umane. E sono bellissime. Io ho il dono di ricono-­‐ scerle perché sono il Brujo, ma la cosa è reciproca, si accorgono subito di me. E vogliono farmi fuori. Secondo infatti una sentenza della società matriarcale delle fate, la cosiddetta “Sorellanza”, sono stato condanna-­‐ to a morte e quindi qualunque fata mi incontri, ovunque io mi trovi, ha l’ordine di uccidermi. E con me anche il qui presente Angelo. A: E questa cosa è come merda che piove su dei ventilatori accesi, non per dire, eh? Ma noi siamo due draghi cazzuti, siamo due gattoni della giungla. B: Amen, fratello. M: Quindi non c’è nulla di peggio delle fate vampire? B: Cazzo, altroché se c’è qualcosa di peggio. Eccome se c’è. Le disegna-­‐ trici di fumetti. M: ȋ Ȍ Con tutti i rischi che dite di correre, non mi stupirei se aveste incontrato la morte in persona… A: Puoi scommetterci gli zebedei, ciccio. Noi con la Morte ci mangiamo i fagioli insieme. ǣ 1 î ǡ Ǥ A: Ed è innamorata del Brujo. B: Non dire cazzate, Angelo. Se sa che vai in giro a dire cose del genere… ti ammazza… A: La Morte è una gnocca cosmica. ǣ ƥ -­‐ fana ricoperta da tatuaggi che cambiano forma di continuo, mentre la guardi… Lei è molto brava ad accavallare le gambe e a succhiare… e leccare… dei Chupa Chups, di continuo, quasi sempre alla vaniglia. ǣ ǥ Ƥ ǡ ǡ ǡ fate vampire, cosa resta del Brujo? Angelo guarda il Brujo sorridendo, come se fosse anche lui curioso di quello che risponderà il suo amico. ǣ Ƥ ǡ ǡ orrori e quei mostri, come li chiami tu, davanti a me… non la vedi la Mor-­‐ te là seduta nel tavolino in angolo in mezzo a quella coppia? Mi volto a guardare, ma a quel tavolino c’è solo una coppia che si ba-­‐ cia. Riporto il mio sguardo sul Brujo e su Angelo. Si sono alzati in piedi. Se ne stanno andando. ǣ ǯ Ƥ Ǥ Ǥ A: ȋ Ȍ ơ ǡ ǫ M: Sì, ma… aspetta un attimo solo, un’ultima domanda, Brujo. Il Brujo si ferma e si volta verso di me. Sta aspettando, ma non lo farà a lungo. Devo scegliere velocemente tra tutte le domande che volevo fargli, maledizione, posso chiedergli di… ǣ Ǩ Ƥ ǫ Alla cameriera dai lunghi capelli color mirtillo casca il vassoio pieno di bicchieri vuoti, lo schianto è terribile, nel pub tutti si zittiscono e la mano di Angelo corre a scoprire il calcio della pistola che sporge dalla Ƥ -­‐ ta con la faccia di Iggy Pop. Il Brujo nulla, un Buddha, impassibile. O ha imparato la serenità tibetana o è troppo ubriaco per avere ancora dei ƪ Ǥ ǡ Ǥ -­‐ forcando un paio di occhialoni da sole vintage e intonando il ritornello di “The passenger”.

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In libreria Un romanzo così non l'avete mai letto. Un autore così non l'avete mai conosciuto… Con Strane ferite il Gioco degli Stacchi Im-­‐ pressionanti di Stefano Fantelli arriva al suo ơ Ǥ ± -­‐ dendo. E non è un mondo lontano, onirico, riemergente dal Buio. È qui, siamo noi, è l'I-­‐ talia. Altro che giochini: questo è puro genio. Dalla prefazione di Danilo Arona

Stefano Fantelli Strane ferite Cut-­‐up edizioni Euro 15 La movimentata biografia di Stefano Fantelli è un lungo, interminabile sentiero selvaggio che comprende le professioni di barman, lucidatore di bare, operatore sociale, sparring partner per pugili, pugile lui stesso, progettista elettronico, segretario d’albergo, lanciatore di coltelli, scaricatore di acqua minerale. Tutti mestieri che lo hanno arricchito di storie e di personaggi. Nonostante da bambino gli sia stato detto ripetutamente di non inventare le cose si ostina a voler fare lo scrittore di professione. E’ ossessionato dalla scrittura in ogni sua forma di linguaggio, da quello della narrazione a quello delle canzoni, da quello cinematografico a quello del fumetto. Ha all’attivo più di cento pubblicazioni apparse su numerose riviste e antologie. “Tante parole” dice. E altre se le è fatte tatuare sul corpo, ma non in punti troppo visibili. “Un libro di carne, una stele umana”. Ha pubblicato le raccolte di racconti “Alla fine della notte” (Mobydick, 2003) e “Dark Circus” (Cut-Up, 2009), la graphic novel “El Brujo Grand Hotel” (Cut-Up, 2010) e il romanzo “Strane ferite” (Cut-Up, 2012). Il suo e-book “Bambine cattive” (La Tela Nera, 2004) scaricabile dal sito www.latelanera.com ha avuto più di 50.000 download. E’ il curatore della collana di graphic novel “Neverland” per Delos Books. Non si sa nulla di ciò che tiene seppellito in giardino.

Stefano Fantelli

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www.cut-­‐up.it






















Autore della Cover di Knife 5

Disegnare il rock

Enzo Rizzi ha dato forma al vero spirito del metal: Heavy Bone è violento, sboccato, grottesco, ma anche passionale, rabbioso e divertente. Esaltata dai colori di Arjuna Susini, la copertina disegnata da Rizzi mostra l’assassino di rockstar in posa per i lettori di Knife. Abbiamo chiesto all’autore pugliese dei suoi progetti presenti e futuri, legati al nostro zombie metallaro preferito e non solo.

di Marco Battaglia

Iniziamo parlando dei tuoi progetti nel campo del fumetto. A cosa stai lavorando attualmente? Hai un nuovo volume di Heavy Bone in cantiere? Al momento stiamo lavorando a due volumi: Heavy Bone: La Storia del Rock, albo scritto e illustrato da me e che sarà caratterizzato dalle bio illustrate di circa 70 band/solisti che hanno scritto la storia della musica rock, e su Heavy Bone: Woodstock Highway to Hell, albo a fumetti scritto da me e disegnato î ȋ Ǥ Ǥ Ȍ matite sporche e underground catapultano il nostro zombie in una atmo-­‐ sfera gotica e dark. Il volume sarà il seguito dell’albo Heavy Bone: Diabulus in Musica. In Diabulus in Musica veniamo a conoscenza di alcune rivelazioni sul pas-­‐ sato e il presente di Heavy Bone. Woodstock Highway to Hell esplorerà questi aspetti o andrà in una direzione diversa? Continuerà da dove ci eravamo lasciati. Inoltre verremo a conoscenza di altri particolari relativi all’operato passato del nostro putrido zombie... Ƥ Dz dzǤ

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Enzo Rizzi (foto di Roberto De Giorgio)

Enzo Rizzi


Recentemente  hai  portato  Heavy  Bone  in  un  â€œtourâ€?  di  Â“—ƒ––”‘ †ƒ–‡ ‹Â? ‰‹”‘ ’‡” Žƒ —‰Ž‹ƒǤ ‘•ƒ •‹‰Â?‹Ƥ…ƒ ’‘”–ƒ”‡ il  fumetto  in  tour?  Come  ha  risposto  il  pubblico  a  questa  iniziativa? Partecipare  a  eventi  di  portata  nazionale  come  â€œTotal  Metal  Festivalâ€?  (che  quest’anno  ha  visto  l’esibizione  dei  Â?‹–‹…‹ ‡•–ƒÂ?‡Â?Â–ČŒÇĄ Dz ‹ŽŽ ‡–ƒŽ ‡•–dzǥ Dz ‘…Â? ‡–ƒŽ ‡•–dz o  partecipare  a  manifestazioni  prettamente  fumettisti-­â€? che  come  â€œNero  di  Seppiaâ€?,  mi  ha  dato  la  possibilitĂ Â di  Â‹Â?…‘Â?–”ƒ”‡ ‹ ˆƒÂ? †‹ ‡ƒ˜› ‘Â?‡ǥ …Š‡ …‘•¿ ŠƒÂ?Â?‘ ƒ’’”‘Ƥ––ƒ-­â€? to  della  mia  presenza  per  farsi  autografare  i  fumetti,  fare  foto,  scambiare  due  chiacchiere  e  parlare  non  solo  del  mio  zombie,  ma  anche  in  generale  di  musica  e  fumetti.  La  risposta  del  pubblico  è  stata  quindi  fantastica.  Pensa  che  un  papĂ Â di  Catania,  giunto  al  â€œTMFâ€?  con  tre  vecchi  albetti  di  H.B.,  dopo  avermeli  fatti  autografare,  mi  ha  passato  il  Ƥ‰Ž‹‘ ƒŽ –‡Ž‡ˆ‘Â?‘ ’‡”…Š¹ “—‡•–‹ Â?‘Â? ˜‡†‡˜ƒ ÂŽÇŻÂ‘Â”Âƒ †‹ •ƒŽ—-­â€? tarmi  e  di  farmi  i  complimenti  per  il  personaggio.  Un  altro  lettore  mi  ha  confessato  che,  mentre  leggeva  il  volume  Diabulus  in  Musica, ˜‘Ž‡˜ƒ …Š‡ ÂŽÇŻÂƒÂŽÂ„Â‘ Â?‘Â? ƤÂ?‹••‡ Â?ÂƒÂ‹ÇĽ …Š‡ †‹”‡Ǽ Â?‘Â?‡Â?–‹ “—‡•–‹ǥ ’‡” Â?‡ǥ †‹ Â?ƒ••‹Â?ƒ ‰”ƒ–‹Ƥ…ƒœ‹‘-­â€? ne‌  eheheh! Tra  le  altre  cose,  sei  anche  coinvolto,  quale  insegnante,  nel  progetto  LABO  Fumetto:  luogo  di  critica,  discussio-­â€? ne  e  formazione  per  tutto  ciò  che  riguarda  illustrazione,  fumetto,  animazione  e  le  relative  professioni.  Che  frutti  ha  prodotto  questa  attivitĂ ?  La  situazione  del  fumetto  in  Italia  è  veramente  senza  speranza,  come  spesso  la  si  Â†Â‹Â’‹Â?‰‡ǥ ‘ Â…ǯ° ƒŽ–”‘ •‘––‘ Žƒ •—’‡”Ƥ…‹‡Ǎ

In  anteprima,  Heavy  Bone:  Woodstock  Hi-­â€? ghway  to  Hell,  tavole  di  Nathan  Ramirez.

Nel  corso  degli  ultimi  anni  â€œLABO  Fumettoâ€?  (associazione  fondata  da  Fabrizio  Liuzzi  con  il  prezioso  apporto  di  uno  Â†Â‡Â‰ÂŽÂ‹ ‹Â?•‡‰Â?ƒÂ?–‹ ƒ„”‹‡Ž‡ ‡Â?‡ƤÂ…Â‘ČŒ Šƒ …‘Â?–”‹„—‹–‘ ƒ †‹ƥ‘Â?-­â€? †‡”‡ ‹Ž Â?‡†‹—Â? ˆ—Â?‡––‘ ‹Â? —Â?ƒ ”‡ƒŽ–Â? †‹Ƽ…‹Ž‡ …‘Â?‡ “—‡ŽŽƒ di  Taranto.  L’apporto  mio  e  di  professionisti  come  Ema-­â€? Â?—‡Ž‡ ‘……ƒÂ?ˆ—•‘ Č‹ ‡”‰‹‘ ‘Â?Â‡ÂŽÂŽÂ‹ČŒ ‡ ƒŽ–‡” ”‘Â?‘ Č‹ –ƒ” ‘-­â€? Â?Â‹Â…Â•ČŒ Šƒ ‹Â?‘Ž–”‡ ’‡”Â?‡••‘ ÂƒÂŽÂŽÇŻÂƒÂ•Â•Â‘Â…Â‹ÂƒÂœÂ‹Â‘Â?‡ †‹ ˜ƒ”‹‡‰ƒ”‡ Žƒ proposta  dei  Corsi  (io  mi  occupo  del  â€œCorso  Baseâ€?  mentre  Â?ƒÂ?—‡Ž‡ ‡ ƒŽ–‡” ‰‡•–‹•…‘Â?‘ ‹ Dz ‘”•‹ ˜ƒÂ?ÂœÂƒÂ–Â‹ÇłČŒǤ Ž…—Â?‹ tra  i  nostri  corsisti  (Nicola  Sammarco  e  Alberto  Buscic-­â€? Â…ÂŠÂ‹Â‘ČŒ •‘Â?‘ ‰‹Â? ƒŽ Žƒ˜‘”‘ ’‡” ƒŽ…—Â?‹ ÂƒĆĄÂ‡Â”Â?ƒ–‹ ‡†‹–‘”‹ ‹–ƒŽ‹ƒÂ?‹ e  questo  credo  sia  un  segno  che  siamo  sulla  strada  giusta  (anche  grazie  al  lavoro  della  giornalista  e  scrittrice  Mara  Â‡Â?—–‘ǥ …Š‡ •˜‘Ž‰‡ ƒÂ?…Š‡ Žƒ ˆ—Â?œ‹‘Â?‡ †‹ ‡Ƽ…‹‡Â?–‹••‹Â?ƒ Ġ-­â€? †‡––‘ •–ƒÂ?Â’ÂƒČŒǤ Â?•‘Â?Â?ÂƒÇĄ Â?‘Â? …‹ ’‡”†‹ƒÂ?‘ …‡”–‘ Â†ÇŻÂƒÂ?‹Â?‘ǥ in  una  realtĂ Â nazionale  dove,  per  toglierti  qualche  piccola  soddisfazione,  devi  seminare  veramente  tanto. Con  te,  musica  e  disegno  vanno  sempre  di  pari  passo.  Che  novitĂ Â ci  sono  nel  tuo  lavoro  di  copertinista  di  al-­â€? bum  musicali?  Quanto  di  ciò  che  crei  in  quel  ruolo  si  ri-­â€? versa  nelle  tue  storie  di  Heavy  Bone? In  questi  ultimi  mesi  ho  realizzato  l’artwork  per  i  CD  di  Â†Â‹Â˜Â‡Â”•‡ „ƒÂ?†ǣ –‹‰‡ǥ Ġ ‘Â?‡•ǥ —…ƒ ÂŽƤ‡”‹ǥ ‹Ž˜‡” ‘”-­â€? ses  e  poi  il  logo  per  le  web-­â€?zine  heavy-­â€?metal  Sdangher  e  Rock   &  Metal  in  my  Blood.  Sono  illustrazioni  per  realizza-­â€? re  le  quali  tengo  conto  innanzitutto  del  genere  che  suo-­â€? na  la  band.  Ad  esempio,  mentre  per  un  gruppo  come  gli  Stige,  che  suona  un  death-­â€?metal  violento  e  aggressivo  ho  pensato  di  realizzare  una  inner-­â€?sleeve  estrema,  dove  tutti  i  componenti,  mentre  suonano  degli  strumenti  fat-­â€? ti  di  carne  e  ossa,  vengono  aggrediti  dagli  zombie,  nel Â

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caso dei Bad Bones, che suonano un hard-­‐rock più clas-­‐ sico, ho realizzato una cover diciamo così più sobria, che richiama loghi/simboli classici del rock’n roll, come un ǡ Ƥ Ǥ Di solito l’idea di partenza è data dal titolo dell’album, poi dall’incontro con i componenti delle band che mi rac-­‐ contano le loro idee, seguito da alcuni miei suggerimen-­‐ ti, e il gioco è fatto. Per quanto riguarda Heavy Bone, solo una volta mi è stata espressamente richiesta la sua presenza, per la precisione nel fumetto allegato all’al-­‐ ȋ Ǥ Ȍǡ in cui la band era protagonista.

ǡ Ƥ personaggio? Ti è mai accaduto, in qualche momento, di percepirlo come troppo ingombrante rispetto al re-­‐ sto della tua vita artistica o personale? ƥ ° azione, fare “vivere il personaggio”, sono tutti momenti che, nonostante le mie quarantanove primavere, mi ren-­‐ dono “il ragazzino più felice del mondo”, quindi esclu-­‐ derei ci siano mai stati momenti in cui il personaggio si sia rivelato un po’ troppo ingombrante. Anche se dedi-­‐ co poco tempo alla scrittura e al disegno, Heavy Bone è sempre nei miei pensieri e non passa giorno durante il quale non cerchi di pensare alla promozione di iniziative o a collaborazioni che mi permettano di fare conoscere il personaggio a un pubblico sempre più vasto.

Artist

Quasi tutta la tua attività fumettistica ruota intorno a Dz dz Ǥ Ƥ ǡ

Enzo Rizzi è il creatore di "Heavy bone: il serial killer di rockstar". Per la "Aaron Works/NPE" è autore di due volumi dedicati al suo zombie metallaro intitolati Heavy Bone racconta La Storia del Metal e Heavy Bone: Diabulus in Musica. In passato ha collaborato con i Fan Club italiani di "Metallica", "Aerosmith", "Queen", "Beatles" e "Guns'n Roses", con le riviste musicali "Flash" e "Rock Hard". Sue illustrazioni sono state pubblicate sugli Almanacchi della Paura di Dylan Dog, sulla rivista Selen e sui magazine metal H/M, Hard, Metal Hammer e HardRocker e ha inoltre realizzato l'artwork per i CD di diversi gruppi heavy metal italiani. Attualmente è uno degli insegnanti del "LABOFumetto"ed è al lavoro su due nuovi volumi dedicati al suo zombie-ammazza rockstar. Laureato in Lingue e Letterature Straniere, vive e lavora a Taranto.

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Idi  Sherlock  Holmes  mille  volti Â

di Francesco G. Lo Polito

Quante  pagine  ci  vorrebbero  per  una  rassegna  â€“  ridotta  all’osso  â€“  delle  incarnazioni  di  ÂŠÂ‡Â”Ž‘…Â? ‘ŽÂ?‡•Ǎ ƒÂ?–‹••‹Â?‡Ǥ ‡ ’ƒ”–‹••‹Â?‘ Â†ÂƒÂŽÂŽÇŻÂƒÂ†ÂƒÂ–Â–ÂƒÂ?‡Â?–‘ –‡ƒ–”ƒŽ‡ †‹ ‹ŽŽ‹ƒÂ? ‹Ž-­â€? Ž‡––‡ †‡Ž Í•ÍœÍ?Í?ÇĄ ƒ˜”‡Â?Â?‘ —Â?ƒ ‰ƒŽŽ‡”‹ƒ †‹ –‹–‘Ž‹ †‹˜‹•‹ –”ƒ –—––‹ ‹ Â?Â‡Â†Â‹ÂƒÇŁ ƒ’‘…”‹Ƥ ‡ pastiche,  Â˜Â‡Â”•‹‘Â?‹ ’‡” ‹Ž Â–Â‡ÂƒÂ–Â”Â‘ÇĄ Žƒ Â”ÂƒÂ†Â‹Â‘ÇĄ ‹Ž …‹Â?‡Â?ÂƒÇĄ Žƒ –‡Ž‡˜‹•‹‘Â?‡ ‡ ‹Ž ˆ—Â?‡––‘Ǥ ‹‡Â?‡ †ƒ ’‡Â?•ƒ”‡ ƒ un  vecchio  articolo  degli  anni  Ottanta  del  professor  Eco  (che  a  sua  volta  ha  omaggiato  Holmes  ne  Il  nome  della  rosaČŒ •—‹ ‹‡…‹ Â?‘†‹ †‹ •‘‰Â?ƒ”‡ ‹Ž Â‡Â†Â‹Â‘Â‡Â˜Â‘ÇĄ ‡ ‰‹‘…ƒ”‡ ƒŽ ”‹ƒŽœ‘ con  i  Mille  modi  di  sognare  Sherlock  Holmes,  che  dimostrano  la  capacitĂ Â del  perso-­â€? naggio  di  parlare  a  epoche  diverse,  che  se  ne  sono  impossessate  spesso  aggiungendo  del  loro.  Ăˆ  il  caso  della  celebre  pipa  curva  del  Gran  Detective,  nata  a  teatro,  o  della  battuta  Elementare,  Watson!Âť  regalataci  dal  cinema:  letture  diverse  che  attraversa-­â€? Â?‘ ‘Ž–”‡ —Â? •‡…‘Ž‘ †ǯ‹Â?†—•–”‹ƒ Â…Â—ÂŽÂ–Â—Â”ÂƒÂŽÂ‡ÇĄ †ƒŽŽƒ ’‹°Â…‡ †‹ ‹ŽŽ‡––‡ ƒ‹ ƤÂŽÂ? †‹ —› ‹–…Š‹‡Ǥ ‹ ’—Ö ƒÂ?…‘”ƒ †‹”‡ “—ƒŽ…‘•ƒ †‹ Â?Â—Â‘Â˜Â‘ÇŤ SĂŹ,  e  paradossalmente  si  può  farlo  tornando  alle  origini  del  mito.  GiĂ ,  perchĂŠ  l’Inghil-­â€? terra  di  Sherlock  Holmes  è  ormai  un  luogo  mitico,  che  richiama  tempi  in  cui  il  Male  e  il  Bene  avevano  un’identitĂ Â precisa  e  nulla  da  spartire,  in  cui  sembrava  che  la  ragione  potesse  risolvere  problemi  e  creare  un  mondo  migliore.  Ed  è  anche  un  luogo  ricco  di  suggestioni  che  rimandano  al  romanzo  gotico  e  ai  sensation  novels  vittoriani,  quasi  dei  precursori  del  moderno  thriller:  le  strade  di  Londra  avvolte  dalla  nebbia  che  as-­â€? •‡†‹ƒ Žƒ Ž—…‡ –”‡Â?ƒÂ?–‡ †‹ ŽƒÂ?’‹‘Â?‹ ƒ Â‰ÂƒÂ•ÇĄ Žƒ …ƒ‘–‹…ƒ Â?‡–”‘’‘Ž‹ •‘––‘ Žƒ …—‹ •—’‡”Ƥ…‹‡ ’‘•‹–‹˜‹•–ƒ •‹ ƒ‰‹–ƒ —Â? Â?‘Â?†‘ •‘––‡””ƒÂ?‡‘ †‹ –‘”–‹ǥ †‡Ž‹––‹ǥ ˜‡Â?†‡––‡ ‡ Â?ƒŽ˜ƒ‰‹–Â?ÇĄ ‹Ž ƤŽ‘ rosso  del  delitto  ingarbugliato  nella  matassa  grigia  della  vita,  che  è  nostro  dovere  dipanareÂť  come  dice  Holmes  al  dottor  Watson. Sta  qui  il  senso  dell’operazione  fatta  dalla  casa  editrice  inglese  Self  Made  Hero  con  Â“—‡•–‹ ‰”ƒ’Š‹… Â?‘˜‡Ž ’—„„Ž‹…ƒ–‹ –”ƒ ‹Ž ͖͔͔Í? ‡ ‹Ž ͖͔͕͕ǥ ‘‰‰‹ ‹Â? ’ƒ”–‡ †‹•’‘Â?‹„‹Ž‹ ƒŽ ’—„„Ž‹…‘ italiano  grazie  alle  Edizioni  BD  di  Milano:  prendere  i  quattro  romanzi  holmesiani  di  Sir  Â”–Š—” Č‹ Â?‘ •–—†‹‘ ‹Â? ”‘••‘ǥ ÂŽ •‡‰Â?‘ †‡‹ Â—ÂƒÂ–Â–Â”Â‘ÇĄ ÂŽ Â?ƒ•–‹Â?‘ †‡‹ ĥÂ?‡”˜‹ŽŽ‡ ‡ ƒ ƒŽŽ‡ †‡ŽŽƒ Â’ÂƒÂ—Â”ÂƒČŒ ‡ –”ƒ†—”Ž‹ ‹Â? ˆ—Â?‡––‘ ’”‡•‡”˜ƒÂ?†‘Â?‡ ‹†‡Â?–‹–Â? ‡ ƒ–Â?‘•ˆ‡”ƒ Â?ƒ Â?‡––‡Â?†‘Ž‹ ƒŽŽƒ ’‘”–ƒ–ƒ †‹ —Â? ’—„„Ž‹…‘ †ƒŽŽƒ •‡Â?•‹„‹Ž‹–Â? †‹˜‡”•ƒ †ƒ “—‡ŽŽƒ ˜‹––‘”‹ƒÂ?ƒǤ ÂŽ •‡‰”‡–‘Ǎ ‡-­â€? †‡Ž–Â? ƤŽ‘Ž‘‰‹…ƒ ƒŽ –‡•–‘ ‡ ƪ‡••‹„‹Ž‹–Â? Â?Â‡ÂŽÂŽÇŻÂƒÂ†ÂƒÂ–Â–ÂƒÂ?‡Â?–‘Ǥ † ° ’”‘’”‹‘ “—‡•–‘ …Š‡ ”‹‡•…‡ ƒ ”‡ƒŽ‹œœƒ”‡ Žƒ •‹Â?‡”‰‹ƒ –”ƒ Ž‡ Â?ƒ–‹–‡ †‹ Ǥ Ǥ Ǥ —Ž„ƒ”† ‡ ‹ –‡•–‹ †‹ ƒÂ? †‰‹Â?–‘Â?Ǥ ÇŻÂƒÂ†ÂƒÂ–Â–ÂƒÂ?‡Â?–‘ †‹ †‰‹Â?–‘Â? •‡‰—‡ …‘Â? ˆ‡†‡Ž–Â? ‹Ž –‡•–‘ †‹ ‘Â?ƒÂ? ‘›Ž‡ǥ ƤÂ?‘ ƒ ”‹•’‡––ƒ”-­â€? ne  la  scansione  in  capitoli  e,  al  tempo  stesso,  lo  rielabora  eliminando  lentezze  e  punti  morti,  che  oggi  non  fanno  piĂš  parte  del  gusto  di  noi  barbari  postmoderni.  Da  parte  sua,  il  disegno  di  Culbard  scandisce  narrazione  e  azione  con  colori  ora  vivaci,  ora  simili  a  quelli  di  vecchie  foto  color  seppia,  giocando  bene  con  la  mimica  dei  personaggi:  i  punti  salienti  del  crimine  contati  da  Holmes  sulle  dita  della  mano  e  lo  sguardo  vigile  e  determinato,  l’espressione  perplessa  di  Watson  e  quella  arcigna  dell’ispettore  Le-­â€? strade,  l’austera  compostezza  della  signora  Hudson  e  l’elegante  grazia  della  signorina  Morstan‌  il  tutto  con  un  tratto  che  dalla  prova  â€“  non  senza  incertezze  â€“  del  Mastino  Â†Â‡Â‹ ĥÂ?Â‡Â”Â˜Â‹ÂŽÂŽÂ‡ÇĄ ”ƒ‰‰‹—Â?‰‡ ’”‡•–‘ ‰Ž‹ ƒŽ–‹ Ž‹˜‡ŽŽ‹ †‡Ž ‡‰Â?‘ †‡‹ —ƒ––”‘ ‡ †‡ŽŽƒ ƒŽŽ‡ †‡ŽŽƒ Paura.  E,  in  termini  di  fedeltĂ ,  il  disegno  non  è  da  meno  dei  testi:  niente  berretto  da  cacciatore  e  niente  mantelline  per  questo  Sherlock  Holmes,  che  conserva  la  sua  iden-­â€? –‹–Â? Â?ƒ ° †‹˜‡”•‘ Â†ÂƒÂŽÂŽÇŻÂ‹Â?Â?ƒ‰‹Â?‡ –”ƒ†‹œ‹‘Â?ƒŽ‡ …‘†‹Ƥ…ƒ–ƒ †ƒŽŽ‡ –ƒ˜‘Ž‡ †‹ ܠÂ?‡› ƒ‰‡–Ǥ Se  Uno  studio  in  rosso  racconta  la  storia  del  primo  incontro  tra  Holmes  e  Watson,  il  Â‡Â‰Â?‘ †‡‹ —ƒ––”‘ …‹ ’‘”–ƒ Â†ÂƒÂŽÂŽÇŻ Â?†‹ƒ †‡ŽŽƒ ”‹˜‘Ž–ƒ †‡‹ ‡’‘› ƒŽŽƒ ‘Â?†”ƒ †‡Ž Í•ÍœÍœÍœÇĄ …‘Â? ‹Ž suo  seguito  di  tradimenti,  vendette  e  un  omicidio  che  riecheggia  il  Poe  dei  Delitti  della  Â—‡ ‘”‰—‡Ǥ ‹Î ‰‘–‹…‘ ‡ †ƒŽŽƒ ˜‡Â?ƒ “—ƒ•‹ ‘””‘”‹Ƥ…ƒ ÂŽ Â?ƒ•–‹Â?‘ †‡‹ ĥÂ?‡”˜‹ŽŽ‡ …‘Â? Ž‡ desolate  brughiere  del  Devonshire  e  la  maledizione  che  vi  grava,  allo  stesso  modo  in  Â…—‹ ° Žǯ‘Â?„”ƒ †‡Ž ’”‘ˆ‡••‘” ‘”‹ƒ”–› ƒ ‹Â?…‘Â?„‡”‡ •—ŽŽƒ ƒŽŽ‡ †‡ŽŽƒ ÂƒÂ—Â”ÂƒÇĄ —Â? …ƒ•‘ …Š‡ porterĂ Â Holmes  a  incrociare  la  sua  spada  â€“  indirettamente  â€“  con  quella  della  sua  Ne-­â€? mesi.  E  limitiamoci  a  queste  rapide  note,  per  non  rovinare  a  nessuno  il  piacere  della  lettura  o  ri-­â€?lettura  che  sia. In  termini  editoriali  non  si  può  non  segnalare  l’edizione  inglese  (facilmente  acquista-­â€? „‹Ž‡ •— •‹–‹ …‘Â?‡ Â?ƒœ‘Â?ČŒÇĄ …‘Â? Ž‡ •—‡ …‘Â?…‹•‡ Â?ƒ ‹Â?…‹•‹˜‡ ‹Â?–”‘†—œ‹‘Â?‹ǥ •…”‹––‡ †ƒ ƒ—-­â€?

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Elenco Edizioni Sir Arthur Conan Doyle – Ian Edginton – I.N.J. Culbard, Uno studio in rosso, Edizioni BD, 2011, pp. 132, euro 14.50 Sir Arthur Conan Doyle – Ian Edginton – I.N.J. Culbard, Il segno dei Quattro, Edizioni BD, 2011, pp. 128, euro 14.50 Sir Arthur Conan Doyle – Ian Edginton – I.N.J. Culbard, The Hound of the Baskervilles, SelfMadeHero, 2009, pp. 138, ÂŁ 14.99 Sir Arthur Conan Doyle – Ian Edginton – I.N.J. Culbard, A Study in Scarlett, 2010, SelfMadeHero, pp. 138, ÂŁ 14.99 Sir Arthur Conan Doyle – Ian Edginton – I.N.J. Culbard, The Sign of the Four, 2010, SelfMadeHero, pp. 130, ÂŁ 14.99 Sir Arthur Conan Doyle – Ian Edginton – I.N.J. Culbard, The Valley of Fear, 2011, SelfMadeHero, pp. 130, ÂŁ 14.99 tori  del  genere  giallo  o  da  studiosi  di  Doyle  (un  nome  per  tutti:  Leslie  S.  Klinger,  cu-­â€? ratore  dell’edizione  annotata  del  Canone  Â•ÂŠÂ‡Â”Ž‘…Â?‹ƒÂ?Â‘ČŒÇĄ ‡ —Â?ƒ ‰”ƒ†‹–ƒ •‡Ž‡œ‹‘Â?‡ †‹ schizzi  e  disegni  preparatori.  Piccoli  bonus  purtroppo  assenti  dall’edizione  italiana,  che  al  momento  si  limita  al  solo  Studio  in  rosso  e  al  Segno  dei  Quattro:  un’edizione  comunque  complessivamente  valida  e  con  una  buona  traduzione,  macchiata  qua  e  lĂ Â dall’occasionale  refuso. ŽŽƒ ƤÂ?‡ǥ Â“Â—Â‡Â•Â–ÇŻÂƒÂ†ÂƒÂ–Â–ÂƒÂ?‡Â?–‘ ° –ƒŽ‡ †ƒ ’‘-­â€? ter  dare  qualcosa  a  tutti.  I  puristi  del  Ca-­â€? Â?‘Â?‡ Č‚ “—‡ŽŽ‹ …Š‡ Â•Â„Â—ĆĄÂƒÂ?‘ ƒŽŽƒ •‘Žƒ Â?‡Â?-­â€? œ‹‘Â?‡ †‹ —› ‹–…Š‹‡ ‡ –‡˜‡Â? Â‘ĆĄÂƒÂ– Č‚ ˜‹ –”‘˜‡”ƒÂ?Â?‘ ƒÂ?’‹ Â?‘–‹˜‹ †‹ ‰”ƒ–‹Ƥ…ƒœ‹‘Â?‡ǥ ma  anche  chi  Sherlock  Holmes  lo  conosce  solo  attraverso  le  sue  ultime  incarnazioni  troverĂ Â pane  per  i  suoi  denti  e,  forse,  un  incentivo  a  riscoprirne  le  radici.  O,  chissĂ ,  forse  per  provare  a  risolvere  il  mistero  che  ÂŠÂƒ ˆƒ––‘ †‡ŽŽǯ‹Â?“—‹Ž‹Â?‘ †‡Ž Í–Í–Í• †‹ ƒÂ?‡” Street  un’icona  di  statura  epica.


Alla faccia della Mala Suerte! di Laura Platamone

Mala Suerteǡ ̵ Ƥ î ǡ -­‐ pure pare che invece la Guerrera la partita con la sorte l'abbia giocata e vinta, perché questo terzo capitolo della sua storia ° Ƥ Ǥ perché sono di parte, perché la primissima intervista a Marilù è stata il mio "battesimo" qui su Nero Cafè e Tu la Pagaras¿ è il primo libro che ho letto da "addetta ai lavori" esattamente due anni fa. O perché Marilù è una delle persone più belle e pulite che io abbia conosciuto da quando bazzico il dannato mondo dell'editoria. Lo dico perché nelle sue storie non man-­‐ ca mai la magia. E non mi riferisco a un concetto indistinto o a fatine e pozioni magiche, Qui si parla di quel legame profon-­‐ do che si crea tra trama, personaggio e lettore. Una sorta di patto viscerale che si traduce in attesa e curiosità. Ogni nuovo romanzo di Marilù è una conferma di quella promessa. E poi c'è la Magia vera, quella fatta di riti e formule, ma anche in questo caso non stiamo parlando di cliché, quanto piutto-­‐ sto di un misto di esoterismo e alchimia che ha radici lontane ma si integra benissimo nell'italianissima ambientazione dei romanzi della Oliva. Ua bologna cupa ma esotica, piena di contraddizioni, dove lo scroscio minaccioso dei passi sotto i portici si stempera nei ritmi indiavolati dei balli caraibici, rumba, salsa, reggaeton in un crescendo che accompagna le avventure – mai troppo serene – della protagonista Elisa Guerra. La nostra Guerrera. Un'eroina che si muove fuori dagli schemi, che 1 fuori da-­‐ gli schemi, perché non è bella, non è alta, non è socievole, non è nemmeno troppo simpatica. Eppure ci cattura perché non si arrende mai e quando proprio non ce la fa più butta î Ǥ ¿ ƥ Ǥ ǡ -­‐ ǡ Ƥ Ǥ î Ǥ sapere che faccia ha, perché quel viso da femmina un po' in-­‐ cazzata, segnato dall'acne e coperto dal trucco ce lo siamo immaginato mille volte. E mille volte lo ha immaginato Niccolò Pizzorno, artista ge-­‐ novese, che a un certo punto ha impugnato la matita e ci ha regalato la sua Guerrera, che è anche la nostra perché sì, è ̵ Ƥ Ǥ

E da un primo schizzo ne sono venuti altri, sommandosi a poco Ƥ ̵ Ȃ Rumba Mortal – nata dalla collaborazione tra Pizzorno e L'Oliva. Una vi-­‐ cenda che idealmente può porsi tra Fuego e Mala Suerte, in cui la Guerrera dovrà vedersela con nuovi misteri, un nuovo omicidio e un grosso serpente scomparso. C’è chi dice che dare un volto ai personaggi sia una delle parti più “creative” del processo di lettura, immedesimazione, em-­‐ patia con la storia e che a nessuno – fuorché al lettore – debba spettare questo compito. Ed è questo forse il motivo per il quale Ƥ -­‐ to dell’opera letteraria. Un problema che nasce da una sorta di aspettativa tradita. Beh, secondo me nel caso di Marilù, il pas-­‐ saggio dalla parola scrit-­‐ ta al disegno non fa altro che confermare il valore del suo personaggio. Solo un attore ben costruito e caratterizzato può infatti avere la versatilità neces-­‐ saria per vivere su diversi media. E io sono certa che anche fatta di colori, linee e curve – parecchie! – la Guerrera saprà regalarci un’altra di quelle avventu-­‐ re così piene emozioni alle quali ci abituato. Ora non ci resta che aspet-­‐ tare di sapere quando po-­‐ tremo stringere in mano questa nuova storia. Ri-­‐ guardo ai tempi, l’editore e l’uscita si mantiene ancora il più stretto riserbo. Io e gli amanti della Guer-­‐ rera speriamo solo di non dover attendere troppo!

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Schegge Impazzite Marco Battaglia intervista Gianfranco Staltari

Dover disinfestare la casa può essere un problema serio. Gianfranco Staltari, scrittore, giornalista pubblicista e curatore di Horror Magazine, attraverso i di-­‐ segni di Michele Arcangeli ci ha raccontato come la sbadataggine possa avere talvolta conseguenze negative. Reduce da una pubblicazione antologica per E.F. Edizioni intitolata Schegge, nella quale l’autore si cimenta con il racconto breve ǡ ° ǡ rappresenta in pieno il suo stile narrativo. Qualora non lo conosceste già, noi di Nero Cafè siamo lieti di presentarvi questo autore e di fargli alcune domande sui suoi progetti, sulla sua scrittura e sullo sta-­‐ to di salute della letteratura di genere. Ciao Gianfranco. Ci eravamo lasciati all’uscita di Schegge, il tuo volume antolo-­‐ gico pubblicato da E.F. Edizioni. A cosa stai lavorando attualmente? Ciao a tutti i lettori di Knife. Attualmente sto lavorando a più progetti, anche per au-­‐ Ƥ ȋ ȌǤ °ǡ ǡ Ƥ Ǥ Ho in lavorazione due graphic novel e una miniserie, ma sto già pensando a un altro paio di progetti. La prima graphic novel è in collaborazione con Paolo Massagli, bravissimo artistica ǡ ǯ Ǥ Ǥ Ƥ ǡ buon punto. Si tratta di una storia horror -­‐ erotica. Paolo ha un segno molto partico-­‐ ǯ ƥ viscerale e molto suggestiva. Sono molto soddisfatto di questa collaborazione e spe-­‐ ro di riuscire a fare qualche altra cosa con lui in futuro. La seconda graphic novel in lavorazione, invece, è in collaborazione con Veronica Baeli, giovanissima promessa del fumetto, neo diplomata alla Scuola Romana del Fumetto. Con lei sto portando avanti una storia a tinte pulp, con molta azione e spargimenti di sangue. Il terzo progetto è forse quello più ambizioso: una miniserie che si articolerà su quattro albi contenenti ognuno due episodi di 24 pagine, prendendo a riferimento il comic book americano. La serie vuole essere una contaminazione di vari generi come l’horror, e la sua declinazione più fortemente splatter, il pulp, i cartoni anima-­‐ ti giapponesi, il tutto legato con un’ideale colonna sonora. ǡ ǡ ǡ ȋ Ȍ -­‐ Ǥ ǡ ǡ ȋ ȌǤ

ǡ ǡ ȋ Ƥ le copertine), Dario Viotti, Francesca Ciregia, Emanuele Simoncini e Eduardo Mello.

Ƥ ǡ -­‐ Ƥ ǡ Ǥ ǯ ǯ ơ -­‐ mazione di Danilo Arona che dice: «L’horror è il genere tra i generi, l’unico in grado di contene-­‐ re gli altri a lui contigui: summa territoriale del thriller, fantascienza, noir, fantasy e via giocan-­‐ ǽǤ Quindi, per rispondere alla tua domanda, mi vie-­‐ ȋ scoperto scrivendo Schegge), anche se non la cerco di proposito, partendo comunque da un background horror. L’importante, per me, è scri-­‐ Una caratteristica fondamentale di Schegge è la varietà, nonostante il background vere una storia che mi piaccia, che mi appassioni. horror delle storie, dei generi toccati dai suoi undici racconti, che spaziano dal Il resto viene di conseguenza. ǡ Ǥ Ƥ letterari? Sei ancora alla ricerca del tuo “alveo naturale” o per te i generi sono dei Credo che Vermi sia un ottimo esempio di set di strumenti con cui giocare di volta in volta? quello che è il tuo modo di raccontare storie brevi: una struttura in crescendo, talvolta L’horror è il primo amore ed è quello che non si scorda mai. Di horror ne ho masticato anche circolare, tesa alla ricerca del colpo di Ƥ Ǥ è anche una costante dei racconti inclusi in Schegge. Fredric Brown è una evidente fonte di ispirazione per te; quali altri autori ti hanno ƪ ǫ

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ǯ Ǥ ° Ƥ-­‐ Ƥ Ǥ il volume a E.F. edizioni un paio di storie sono rimaste fuori dal volume, per vari motivi. Questa è una di quelle “schegge impazzi-­‐ te”. Il disegnatore è il bravissimo Michele Arcangeli, con cui ho già collaborato in vari progetti, e presente con una storia su Schegge. ƪ ǡ Ǥ -­‐ tre all’omaggio esplicito che c’è in Schegge a Fredric Brown, autori come Richard Matheson, Ray Bradbury, Fritz Leiber e i classici Lovecraft e Poe hanno giocato un ruolo fondamentale per la mia formazione. In Italia c’è Dino Buzzati, che mi ha ispi-­‐ rato per certe cose. Nei fumetti ne cito uno per tutti: Tiziano Sclavi, anche se non scrive più, è uno sceneggiatore che ha “fatto scuola”. Cercherò di evitare le trappole linguistiche insite in questa domanda. Quale medium, quale mezzo di narrare, ha per te la priorità: il fumetto o la scrittura non illustrata (non sono stato in grado di trovare espressione più neutra di questa)? Quale ti regala più soddisfazioni? In realtà non penso di avere delle preferenze o delle priorità. Sono due cose diverse. Il mio sogno è sempre stato quello di Ǥ ơ scrittori come Neil Gaiman o Joe Hill che passano dai fumetti alla narrativa con naturalezza, o per citare il solito onnipresen-­‐ te Sclavi, qui da noi in Italia. Per me non c’è un medium più importante, hanno pari dignità. Anche se in Italia il fumetto subisce molta sudditanza psicolo-­‐ gica nei confronti del cinema e della letteratura. Con il fumetto ho un rapporto molto particolare. Per anni, da ragazzino, ho pensato di diventare un disegnatore di fumet-­‐ ti, ma poi il richiamo della scrittura è stato più forte. L’essere ǡ ȋ ǡ quando capita) mi aiuta molto nelle indicazioni che devo dare al disegnatore e nel capire se sta prendendo una scorciatoia quando mi fa vedere la tavola, o proporre io delle soluzioni. ° ƥ ǡ î Ǥ ȋ che non ti disegni le storie, oltre che scriverle) e spesso trovare una chiave comune può non essere così semplice. E nel peggior dei casi, si abbandona la collaborazione. Il risultato è sempre comunque la somma di due, o più, personalità. Sto parlando evidentemente di un settore più autoriale, come quello in cui mi muovo. Diverso è lavorare per grandi casi edi-­‐ trici e per una serie, dove il compito dello scrittore è consegna-­‐ ǡ ° ƥ Ƥ ¿Ǥ Nella narrativa è diverso, lì ci sei solo tu, c’è unicamente la tua voce, le tue scelte, e quindi da un certo punto di vista sei più libero.

Per me poi i mondi sono anche intercambiabili. Spesso da un racconto che ho scritto traggo un fumetto, o da un soggetto che inizialmente avevo pensato per un fumetto, ne nasce, in-­‐ vece, un racconto. In quanto curatore di Horror Magazine, sei sicuramente una persona che ha il polso della situazione. Qual è lo stato della letteratura di genere in Italia? Si dipinge sempre un quadro desolante, eppure io vedo un certo movimento, nuovi pro-­‐ getti editoriali, autori nostrani che si danno da fare. Qual è la tua opinione? Domanda insidiosa, che, poi, è una domanda che faccio spesso anch’io quando intervisto i vari autori per Horror Magazine. Si dipinge spesso un quadro desolante, perché a noi italiani ǡ Ƥ una situazione di crisi economica mondiale. La letteratura di genere in Italia è viva. Nella fattispecie la letteratura horror ha moltissimi bravi autori con molte uscite e proposte ogni anno, sia nella piccola che nella grossa editoria. Forse non è possibile vivere facendo unicamente lo scrittore di romanzi horror, ma questa cosa la vedo dura ovunque, se non ti chiami Stephen King e non vivi in America. Ci sono tante possibilità, di farsi conoscere e promuovere il proprio lavoro, adesso anche con il mercato degli ebook. Rispetto a un tempo, c’è la possibilità di essere molto più vicino al lettore. Sono dell’opinione che se uno scrittore ha un’idea forte, una sua personalità in qualche modo emerge. Magari anche camuf-­‐ fando il suo romanzo horror in qualcos’altro, perché a volte ǯ ° ǯ ȋ -­‐ rale che abbiamo in Italia), contaminando i generi, trovando nuove forme di espressione. Sono cicli che si aprono e si chiudono, per poi riaprirsi. La verità è che gli autori non sono sempre tutti uniti, ci sono riva-­‐ ǡ ǡ Ǥ Ƥ ȋ volte è un po’ amaro costatarlo), come in tutti i settori artistici. Per quanto riguarda il fermento e le nuove proposte, un pro-­‐ Ƥ ǡ ǯ autori di genere, è un’antologia, curata dal sottoscritto, che do-­‐ Ƥ ǯ Ǥ ǯ -­‐ tolerà Horror Lovers, e racconterà il lato oscuro dell’amore, tra erotismo e morte, sesso e orrore. Saranno nove racconti inediti î Ƥ fantastico italiano: Cristiana Astori, Giulia Besa, Paolo Di Orazio, Marco Dominici, D.F. Lycas, Stefano Fantelli, Claudio Vergnani e Marco Vallarino. I racconti, visto anche il mio amore per i fumet-­‐ ti, saranno accompagnati dalle illustrazioni di giovani e bravi cartoonist emergenti. Restate sintonizzati, quindi. Grazie a Gianfranco Staltari per la sua disponibilità.

Scrittore, giornalista pubblicista e curatore della rivista telematica Horror Magazine. In campo narrativo, alcuni suoi racconti sono contenuti nelle antologie 365 racconti erotici per un anno, 365 racconti horror per un anno (Delos Books) e Nero Liguria (Perrone Editore). In campo fumettistico ha collaborato con realtà italiane (Coniglio Editore, Tunuè, Edizioni Inkiostro, Cut-Up, Delos Books) e straniere (il magazine Heavy Metal tra tutti). Del febbraio 2012 è il volume antologico a fumetti Schegge per E.F. Edizioni. È curatore delle collane di fumetti Neverland per Delos Books e Bordermind per Ute libri. http://bordermind.wordpress.com

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The  Shadow tra drammi Â

di Armando Rotondi

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radiofonici, libri, Â fumetti e cinema Â

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1 ’”‘„ƒ„‹ŽÂ?‡Â?–‡ ‹Ž ’‹Î ‹Â?ƪ—‡Â?–‡ –”ƒ ‹ ’‡”•‘Â?ƒ‰‰‹ ’”‡…—”•‘”‹ †‹ –ƒÂ?–‹ eroi  dei  fumetti,  fra  cui  il  Batman  di  Bob  Kane.  Prima  di  diventare  anch’egli  protagonista  di  avventure  disegnate,  The  Shadow,  in  Ita-­â€? liano  L’uomo  ombra,  vede  la  sua  nascita  come  â€œradio  playâ€?,  dram-­â€? Â?ƒ ”ƒ†‹‘ˆ‘Â?‹…‘ ƒÂ?‡”‹…ƒÂ?‘ǥ ˆƒ…‡Â?†‘ ‹Ž •—‘ ‡•‘”†‹‘ Â—ĆĽÂ…Â‹ÂƒÂŽÂ‡ ‹Ž Í—Í• Ž—‰Ž‹‘ Í•Í?Í—Í” ÂƒÂŽÂŽÇŻÂ‹Â?–‡”Â?‘ †‹ ‡–‡…‹–˜‡ –‘”› ‘—” †‡ŽŽƒ Ǥ Creato  da  William  Gibson,  The  Shadow  è  l’archetipo  del  vendicato-­â€? re,  invisibile  agli  occhi  dei  suoi  avversari,  capace  di  muoversi  come  un’ombra  e  facendo  uso  di  tecniche  imparate  durante  precedenti  viaggi  nell’Est  dell’Asia,  con  una  doppia  identitĂ Â (anzi  piĂš  identitĂ ,  Â•Â‡Â„„‡Â?‡ ‹Ž •—‘ ’‹Î Â?‘–‘ ÂƒÂŽÂ–Â‡Â”ÇŚÂ‡Â‰Â‘ •‹ƒ ‹Ž Â?‹Ž‹ƒ”†ƒ”‹‘ ƒÂ?‘Â?– ”ƒÂ?•–‘Â?ČŒǤ

ÂŽ •—……‡••‘ †‹ “—‡•–‘ ’‡”•‘Â?ƒ‰‰‹‘ ’—Ž’ ° ‡Â?‘”Â?‡ ‡ Žƒ •—ƒ ‹Â?ƪ—‡Â?œƒ ° ‡˜‹†‡Â?–‡ ‹Â? Â?‘Ž–‡ ƒŽ–”‡ Ƥ‰—”‡ †‹ ‡”‘‹ ‘•…—”‹Ǥ ‹Â? †ƒ‹ –‡Â?’‹ †‡‹ †”ƒÂ?Â?‹ e  serials  radiofonici,  artisti  di  rilievo  sono  stati  implicati  nel  progetto.  Celebre  l’interpretazione  di  Orson  Welles  che  ha  prestato  a  piĂš  ripre-­â€? se  la  sua  memorabile  voce  â€œteatraleâ€?  e  â€œradiofonicaâ€?  a  The  Shadow. Il  passo  dal  dramma  agli  altri  media  è,  quindi,  breve  e  dalla  forma  Â†Â”ƒÂ?Â?ƒ–‹…ƒ Š‡ Šƒ†‘™ ’ƒ••ƒ ’”‹Â?ƒ ƒ “—‡ŽŽƒ †‹ ”‘Â?ƒÂ?ÂœÂ‘ÇĄ Â?‡Ž Í•Í?Í—Í•ÇĄ con  The  Light  Shadow.  Diviene  protagonista  di  una  prima  striscia  a  fumetti  nel  giugno  del  1940,  The  Shadow  per  l’appunto,  pubblicata  ÂƒÂ† ‘’‡”ƒ †‹ ƒŽ–‡” ‹„•‘Â? ‡ ‡”Â?‘Â? ”‡‡Â?‡Ǥ ƒ “—‡Ž Â?‘Â?‡Â?–‘ •‹ susseguono  altre  testate  a  fumetti  che  portano  il  suo  nome,  pro-­â€? dotte  in  primis  dalla  DC  Comics,  la  stessa  di  Batman,  che  dagli  anni  â€™70  ha  pubblicato  a  piĂš  riprese  le  sue  nuove  avventure  per  circa  un  Â–”‡Â?–‡Â?Â?‹‘ ‡ǥ †ƒŽ ͖͔͕͕ǥ †ƒŽŽƒ ›Â?ƒÂ?‹–‡ Â?–‡”–ƒ‹Â?Â?‡Â?–Ǥ Pochi  anni  dopo  l’esordio  come  dramma  radiofonico,  The  Shadow  Â˜Â‡Â†Â‡ ƒÂ?…Š‡ †‹˜‡”•‹ ƒ†ƒ––ƒÂ?‡Â?–‹ ’‡” ‹Ž ‰”ƒÂ?†‡ •…Š‡”Â?‘Ǥ ‡Ž Í•Í?Í—Í•ÇĄ •‡‹ cortometraggi  sono  realizzati  dalla  Universal  basandosi  proprio  sugli  episodi  trasmessi  via  radio.  Altre  pellicole  vedono  la  luce  tra  Â‹ÂŽ Í•Í?Í—Í› ‡ ‹Ž Í•Í?Í˜ÍšÇĄ –”ƒ …—‹ Š‡ Šƒ†‘™ –”‹Â?‡• Č‹Í•Í?Í—Í›ČŒ ‡ Š‡ Šƒ†‘™ Č‹Í•Í?Í˜Í”ČŒ ‹Â? “—‹Â?†‹…‹ Â…ÂƒÂ’Â‹Â–Â‘ÂŽÂ‹ÇĄ ’”‘†‘––‘ †ƒŽŽƒ ‘Ž—Â?„‹ƒ ‹…–—”‡•Ǥ Nel  1994,  con  Alec  Baldwin  nei  panni  di  Lamont  Cranston,  viene  Â†Â‹Â”‡––ƒ —Â?ƒ ˜‡”•‹‘Â?‡ ‹Â? ‰”ƒÂ?†‡ •–‹Ž‡ǥ ƒ Ƥ”Â?ƒ †‹ —••‡Ž —Ž…ƒŠ› ȋ”‡-­â€? Â‰Â‹ÂƒČŒ ‡ ƒ˜‹† ‘‡’’ ȋ•…‡Â?Â‡Â‰Â‰Â‹ÂƒÂ–Â—Â”ÂƒČŒǤ ÂŽ †‹ ÂŽÂ? †‡‹ Ž‹Â?‹–‹ †‡ŽŽƒ Â’Â‡ÂŽÂŽÂ‹Â…Â‘ÂŽÂƒÇĄ appare  ancora  piĂš  evidente  qui  come  un  personaggio  noto  quale  Batman  sia  in  debito  con  Lamont  Cranston/The  Shadow.  Si  confron-­â€? –‹Â?‘ǥ ƒ –ƒŽ ’”‘’‘•‹–‘ǥ Ž‡ –”ƒÂ?‡ ’”ƒ–‹…ƒÂ?‡Â?–‡ ‹†‡Â?–‹…Š‡ †‡Ž ƤÂŽÂ? †‹ Mulcahy  e  Batman  Begins  di  Christopher  Nolan.  The  Shadow  rappresenta,  quindi,  uno  dei  personaggi  piĂš  interessan-­â€? ti  nel  mondo  del  pulp  e  del  mistero.  Un  personaggio  sicuramente  â€œcross-­â€?medialeâ€?,  che  è  passato  con  agilitĂ Â e  successo  dall’originale  forma  di  dramma  radiofonico  ad  altri  tipi  di  arte,  dalla  letteratura  al  ÂˆÂ—Â?‡––‘ǥ ’ƒ••ƒÂ?†‘ ’‡” ‹Ž …‹Â?‡Â?ƒǤ ‡Ž‹Â?‡ƒÂ?†‘ ‹Â? Â?ƒÂ?‹‡”ƒ “—ƒ•‹ †‡ƤÂ?‹-­â€? tiva  l’archetipo  dell’eroe  vendicatore,  del  primo  cavaliere  oscuro.

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I drammi radiofonici di The Shadow: le prime stagioni 31 luglio 1930 – 27 marzo 1935 Detective Story Hour The Shadow: James La Curto, Frank Readick, Jr. Date: 31 luglio 1930 – 23 luglio 1931 Numero episodi: 52 Network: CBS Blue Coal Radio Revue The Shadow: Frank Readick, Jr. Date: 6 settembre 1931 – 5 giugno 1932 Numero episodi: 40 Network: CBS Love Story Drama The Shadow: Frank Readick, Jr. Date: 31 ottobre 1931 – 22 settembre 1932 Numero episodi: 52 Network: CBS The Shadow: Season 1 The Shadow: Robert Hardy Andrews Date: 5 gennaio 1932 – 2 febbraio 1932 Numero episodi: 5 Network: CBS The Shadow: Season 2 The Shadow: Frank Readick, Jr. Date: 12 ottobre 1932 – 26 aprile 1933 Numero episodi: 28 Network: NBC The Shadow: Season 3 The Shadow: Frank Readick, Jr., James La Curto Date: 1 ottobre 1934 – 27 marzo 1935 Numero episodi: 52 Network: Mutual Network


The  News  Killer le  novità  piÚ  nere  dei  prossimi  mesi

di Mirko Giacchetti

Le  luci  della  centrale  elettrica  a  fumetti?

I  morti  camminano  ancora... Gli  zombie  di  The  walking  dead  sono  inarrestabili;  nati  da  un  fumetto,  cresciuti  in  tv,  ora  si  propagano  nelle  pagine  dei  libri.  Dopo  il  romanzo  The  walking  dead:  l’a-­â€? scesa  del  governatore,  dell’inverno  scorso,  in  America,  il  16  Ottobre,  uscirĂ Â The  Walking  dead:  the  Road  to  Wo-­â€? odburyǤ Â?…‘”ƒ †ƒ †‡ƤÂ?‹”‡ Žƒ †ƒ–ƒ †‡ŽŽƒ ’—„„Ž‹…ƒœ‹‘Â?‡ italiana.  Il  nuovo  libro,  sempre  frutto  della  collabora-­â€? zione  Kirkman  e  Bonansinga,  racconterĂ Â le  vicende  che  precedono  l’apparizione  del  Governatore  nella  serie  regolare.  Scopriremo  come  è  nata  Woodbury  e  quanto  Lilly  sia  un  personaggio  chiave  nell’ascesa  di  Philip  Blake  .

21st  Century  Dead ƒ Â?‘”–‡ †‡Ž ˜‡Â?–—Â?‡•‹Â?‘ •‡…‘Ž‘ •ƒ”Â? —Â? ȋ‘––‹Â?Â‘ČŒ intermezzo;  è  infatti  il  turno  di  un’antologia  di  rac-­â€? …‘Â?–‹ ƒ –‡Â?ƒ œ‘Â?„‹‡ǥ Í–Í•st ‡Â?–—”› ‡ƒ†Ǥ ‡Â?–‹ •–‘-­â€? rie  che  esploreranno  la  desolazione,  la  violenza  e  la  paura  di  un’umanitĂ Â sempre  piĂš  allo  sbando.  Molte  Ƥ”Â?‡ Â?‘–‡ǥ –”ƒ Ž‡ “—ƒŽ‹ •’‹……ƒÂ?‘ “—‡ŽŽ‡ †‹ ”‹ƒÂ? ‡‡-­â€? Â?‡ǥ ‘Â?ƒ–ŠƒÂ? ƒ„‡””› ‡ —”– —––‡”ǥ …”‡ƒ–‘”‡ †‡ŽŽƒ •‡”‹‡ ‘Â?• ‘ˆ Â?ÂƒÂ”Â…ÂŠÂ›ÇĄ “—‹ ÂƒÂŽÂŽÇŻÂ‡Â•Â‘Â”Â†Â‹Â‘ Â?‡ŽŽƒ †‹Ƽ…‹Ž‡ arte  dello  scrivere. 21st  Century  Dead,  Panini  Comics,  400  pagine,  â‚Ź  19,00.  Uscita  prevista  ottobre.

Arriva  un  carico  pieno  di‌ La  serie  a  fumetti  The  Strain  parte  a  ottobre  con  il  primo  numero.  Â? „‘‡‹Â?‰ ͛͛͛ ƒ––‡””ƒ ÂƒÂŽÂŽÇŻÂƒÂ‡Â”Â‘Â’Â‘Â”Â–Â‘ ÇĄ •’‡‰Â?‡ ‹ Â?‘–‘”‹ ‡ ”‹Â?ƒÂ?‡ in  attesa.  Nessuna  comunicazione  con  il  centro  di  controllo,  nessun  passeggero  esce  dal  velivolo.  Data  la  situazione,  le  autoritĂ Â pensa-­â€? no  subito  a  un  attentato  terroristico  di  matrice  batteriologica. ‹‡Â?‡ •—„‹–‘ …‘Â?–ƒ––ƒ–‘ ‹Ž †‘––‘” Â‘Â‘Â†Â™Â‡ÂƒÂ–ÂŠÂ‡Â”ÇĄ ƒ••‹‡Â?‡ ƒŽ •—‘ team,  per  intervenire,  ma  l’aereo  nasconde  un  carico  a  cui  nessun  uomo  è  preparato.  Un  sopravvissuto  all’olocausto,  appena  ap-­â€? prende  la  notizia,  crede  di  sapere  quale  sia  la  minaccia  che  incombe  sull’umanitĂ . Se  questo  vi  sembra  poco,  baste-­â€? ranno  due  nomi  a  togliere  eventuali  dubbi  sulla  nuova  testata  Dark  Horse:  Guillermo  del  Toro  e  Chuck  Hogan. I  due  autori  hanno  collaborato,  con  successo,  ad  altri  progetti  (La  Progenia;  La  Caduta;  La  notte  eter-­â€? naČŒ ‡ ƒÂ?…Š‡ “—‡•–‘ Â?—‘˜‘ Žƒ˜‘”‘ sembra  essere  all’altezza  dei  pre-­â€? cedenti. The  StrainÇĄ ƒÂ?‹Â?‹ ‘Â?‹…•ǥ ͘͜ ’ƒ‰‹-­â€? Â?‡ ƒ …‘Ž‘”‹ǥ Ěž Í—ÇĄÍ—Í”Ǥ

ƒ•…‘ ”‘Â?†‹ ° —Â? …ƒÂ?Â–ÂƒÂ—Â–Â‘Â”Â‡ÇĄ ‹Â?…‹†‡ dischi,  scrive  libri  e  ora  anche  fumetti.  Il  primo  ottobre  è  prevista  l’uscita  di  Come  le  strisce  che  lasciano  gli  aerei.  Come  sempre,  le  storie  dell’autore  raccontano,  con  uno  stile  poetico/ stralunato,  la  realtĂ Â quotidiana  che,  Â?‘Ž–‘ •’‡••‘ǥ ƒ••—Â?‡ Žƒ Ƥ•‹‘Â?‘Â?‹ƒ †‹ vite  borderline,  come  quelle  che  tro-­â€? viamo  al  centro  di  molti  romanzi  noir. L’attenzione  è  rivolta  al  mondo  â€œgio-­â€? vaneâ€?  immerso  nella  precarietĂ Â del  la-­â€? voro,  del  futuro,  dell’esistenza  e  della  propria  identitĂ Â che  i  disegni  di  Andrea  Bruno  catturano  alla  perfezione. Micol  la  rossa,  Rashid  il  nordafricano  e  Rico.  Tre  personaggi  che  si  incontrano,  si  scontrano  e  si  evitano  nella  dimensio-­â€? ne  dei  call  center,  dove  ogni  intimità  è  Â‡Â•Â‹Â„Â‹Â–ÂƒÇĄ •˜—‘–ƒ–ƒ †ƒ ‘‰Â?‹ •‹‰Â?‹Ƥ…ƒ–‘Ǥ Â? mondo  che  ha  la  stessa  consistenza  di  una  scia  lasciata  da  un  aereo. Come  le  strisce  che  lasciano  gli  aerei,  Â†Â‹ ƒ•…‘ ”‘Â?†‹ ‡ Â?†”‡ƒ ”—Â?‘ǥ ‘…-­â€? coino  Press  collana  Music  Comics,  96  pagine  a  colori,  â‚Ź  16,00.

Anni  di  piombo  a  fumetti L’etĂ Â dell’oro  e  gli  anni  di  piombo;  il  periodo  â€˜60  e  â€˜70.  Un’Italia  che  festeggia  le  vacanze  al  mare  e  si  risveglia  terrorista.  In  quegli  anni  non  eravamo  tutti  cosĂŹ.  Ho  sem-­â€? pre  faticato  a  capire  come  da  allegri  e  spensierati  sia-­â€? mo  diventati  stragisti  rossi  o  neri.  Un  colore  non  basta  Âƒ –”ƒ……‹ƒ”‡ Žƒ †‹ƥ‡”‡Â?œƒ –”ƒ ‰‹—•–‘ ‡ •„ƒ‰Ž‹ƒ–‘Ǥ ƒ •–‘”‹ƒ recente  fra  ragioni  di  stato,  mandanti  occulti,  collusioni  Â–”ƒ •–ƒ–‘ ‡ Â?ƒƤÂƒÇĄ Â?‘Â? ° …Š‹ƒ”ƒǤ Tutti,  ma  proprio  tutti,  avevamo  torto.  Questo  potrebbe  essere  un  buon  inizio  per  cercare  gli  innocenti. Philippe  Thirault  e  Alberto  Pagliaro  hanno  dato  vita  a  La  Mano,  un  fumetto  che  racconta  la  vita  di  cinque  ragazzi  ÂƒÂŽÂŽÂƒ ƤÂ?‡ †‡‰Ž‹ ƒÂ?Â?‹ ǯ͚͔Ǥ ‘Â? ° Žƒ ’‘Ž‹–‹…ƒ ƒ ‡••‡”‡ ƒŽ …‡Â?–”‘ della  storia,  ma  l’aspetto  umano  di  chi  voleva  creare  un  mondo  migliore,  ma  che  ha  fatto  scelte  sbagliate. Cinque  ragazzi  alla  ricerca  dell’innocenza. La  Mano,  di  Philippe  Thirault  e  Alberto  Pagliaro,  Edizioni  ǥ ͕͖͘ ’ƒ‰‹Â?‡ ƒ …‘Ž‘”‹Ǥ •…‹–ƒ ’”‡˜‹•–ƒ ’‡” ‘––‘„”‡Ǥ

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L’assassino  è  costretto  a  uccidere  ancora di Gianluca Santini

Quando  esplose  il  genere  thrilling,  il  giallo  all’italiana,  con  il  successo  di  incassi  dei  primi  due  lungometraggi  di  Dario  Argento,  nei  cinema  della  penisola  iniziarono  ad  apparire  numerose  pellicole  che  seguivano  i  nuovi  elementi  narra-­â€? –‹˜‹ ’‘”–ƒ–‹ ƒŽŽƒ ”‹„ƒŽ–ƒ †ƒŽ ”‡‰‹•–ƒ ”‘Â?ƒÂ?‘Ǥ ‡” ‹Ž –‡”œ‘ ƤÂŽÂ? della  cosiddetta  trilogia  degli  animali,  Quattro  mosche  di  Â˜Â‡ÂŽÂŽÂ—–‘ ‰”‹‰‹‘ǥ Ġ ”‰‡Â?–‘ •‹ ÂƒĆĽÂƒÂ?Â…Ă– Ž‘ •…‡Â?‡‰‰‹ƒ–‘”‡ —-­â€? igi  Cozzi.  Il  loro  legame  professionale,  tramutatosi  poi  in  un  solido  legame  di  amicizia  e  stima,  portò  Cozzi  alla  regia  Â†Â‡ÂŽ •—‘ ’”‹Â?‘ Č‚ ‡ —Â?‹…‘ Č‚ ƤÂŽÂ? ƒ’’ƒ”–‡Â?‡Â?–‡ ƒŽ ƤŽ‘Â?‡ †‡Ž –Š”‹ŽŽ‹Â?‰Ǥ Â?‹œ‹ƒ–‘ Â?‡Ž Í•Í?͛͗ ‡ —•…‹–‘ Â?‡ŽŽ‡ •ƒŽ‡ •‘ŽƒÂ?‡Â?–‡ Â?‡Ž 1975,  L’assassino  è  costretto  a  uccidere  ancora  è  un  titolo  Â?‘Ž–‘ ‹Â?–‡”‡••ƒÂ?–‡ ‹Â? “—‡•–‘ ’ƒÂ?‘”ƒÂ?ƒ …‹Â?‡Â?ƒ–‘‰”ƒƤ…‘Ǥ Con  chiare  ispirazioni  hitchcockiane  (L’altro  uomo,  cono-­â€? •…‹—–‘ ƒÂ?…Š‡ …‘Â?‡ ‡Ž‹––‘ ’‡” Â†Â‡ÂŽÂ‹Â–Â–Â‘ČŒ ‡ ‹•’‹”ƒÂ?†‘•‹ ƒÂ?…Š‡ al  romanzo  Al  mare  con  la  ragazza  di  Giorgio  Scerbanen-­â€? …‘ǥ ‘œœ‹ …‘•–”—‹•…‡ —Â?ƒ ˜‹…‡Â?†ƒ ’‹—––‘•–‘ †‹ƥ‡”‡Â?–‡ †ƒŽŽ‡ classiche  storie  del  giallo  all’italiana.  L’architetto  Giorgio  Mainardi  assiste  per  caso  al  tentati-­â€? vo  da  parte  di  un  assassino  di  disfarsi  del  cadavere  di  una  donna.  I  due  uomini  stringono  quindi  un  accordo:  il  killer  dovrĂ Â uccidere  la  ricca  moglie  di  Mainardi  e  l’architetto  lo  ricompenserĂ Â in  denaro  e  con  il  silenzio  rispetto  al  primo  delitto.  L’assassino  quindi  strangola  la  moglie  di  Mainardi,  mentre  quest’ultimo  è  a  una  festa  con  amici,  e  la  nasconde  nel  bagagliaio  della  sua  auto.  Rientra  in  casa  per  cancellare  le  sue  tracce,  ma  quando  esce  la  macchina  è  sparita,  ruba-­â€? ta  da  una  coppia,  Luca  e  Laura,  diretta  al  mare.  Al  killer  non  resta  che  rubare  a  sua  volta  una  vettura  e  lanciarsi  all’inse-­â€? guimento  dei  due  ragazzi. Evidenti  i  punti  in  comune  con  il  modo  di  dirigere  argen-­â€? tiano,  a  partire  dalle  soggettive  dell’assassino,  passando  per  i  colori  intensi  e  alcune  inquadrature,  soprattutto  sui  dettagli  degli  occhi.  Nonostante  ciò,  Cozzi  mostra  anche  marcati  segni  innovativi  rispetto  al  thrilling  italiano.  Ad  Â‡Â•Â‡Â?’‹‘ǥ ‹Ž ˜‘Ž–‘ †‡Ž Â?‹ŽŽ‡” Â?‘•–”ƒ–‘ ƤÂ? Â†ÂƒÂŽÂŽÇŻÂ‹Â?‹œ‹‘ †‡ŽŽƒ ’‡ŽŽ‹-­â€? …‘Žƒ ‡ ‹Ž ”—‘Ž‘ ÂƒĆĄÂƒÂ–Â–Â‘ Â?ƒ”‰‹Â?ƒŽ‡ ”‹…‘’‡”–‘ †ƒŽŽƒ ’‘Ž‹œ‹ƒ Â?‡ŽŽƒ vicenda.  L’assassino  è  costretto  a  uccidere  ancora  presen-­â€? –ƒ “—‹Â?†‹ ‡Ž‡Â?‡Â?–‹ …ƒ”ƒ––‡”‹•–‹…‹ †‡Ž ƤŽ‘Â?‡ ƒ …—‹ ƒ’’ƒ”–‹‡Â?‡ǥ ma  allo  stesso  tempo  riesce  a  discostarsene,  assumendo  una  sua  propria  peculiaritĂ Â e  originalitĂ . Quello  che  colpisce  maggiormente  nella  rappresentazione  delle  vicende  mostrate  dal  regista,  è  la  contrapposizione  tra  la  violenza  e  la  morte  in  antitesi  ai  divertimenti  e  la  vita.  In Â

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entrambe  le  scene  piĂš  importanti  della  pellicola  â€“  ovvero  l’assassinio  della  moglie  di  Mainardi  e  lo  stupro  di  Laura  da  parte  del  killer  â€“  abbiamo  un  intenso  montaggio  alternato.  Nel  primo  caso,  le  immagini  dell’omicidio  si  alternano  con  quelle  dell’architetto  alla  festa,  intento  a  raccontare  barzel-­â€? lette  e  a  ridere  con  i  suoi  amici.  Nel  secondo  caso,  invece,  alle  scene  della  violenza  carnale  subita  da  Laura  si  accom-­â€? pagnano  le  scene  d’amore  tra  Luca  e  la  ragazza  bionda  in-­â€? contrata  per  strada.  Cozzi,  alternando  le  scene,  aggiunge  drammaticitĂ Â per  contrasto  e  sottolinea  la  violenza  presen-­â€? te  in  esse.  Un’amarezza  di  fondo  permea  queste  sequenze,  Â?‘Â? •‹ ’—Ö Â?‘Â? Â?‘–ƒ”‡ Žƒ …”—†‡Ž–Â? †‡ŽŽƒ ˜‹–ƒ Â”Â‹ĆŞÂ‡Â•Â•Âƒ Â?‡‰Ž‹ occhi  terrorizzati  di  Laura  che  per  ironia  del  destino  si  vole-­â€? ˜ƒ ”‹•’ƒ”Â?‹ƒ”‡ ’‡” ‹Ž •—‘ Ƥ†ƒÂ?œƒ–‘ ‡ •‹ ° ”‹–”‘˜ƒ–ƒ ‹Â?˜‡…‡ ƒ essere  violentata  dall’assassino,  nei  cui  occhi  invece  non  si  legge  altro  se  non  freddezza  e  malvagitĂ . Il  titolo  originario  della  pellicola  doveva  essere  Il  ragno  a  sottolineare  l’intrigo  ordito  dal  marito  ai  danni  della  propria  Â?‘‰Ž‹‡ǥ Â?ƒ Žƒ …‡Â?•—”ƒ „‘……‹Ö …‘Â?’Ž‡–ƒÂ?‡Â?–‡ ‹Ž ƤÂŽÂ? ’‡” Ž‡ scene  di  violenza  e  di  sesso.  Riproposto  con  notevoli  tagli,  tra  cui  l’importantissima  scena  dello  stupro  con  il  montag-­â€? gio  alternato,  fu  accettato  con  il  nuovo  titolo  L’assassino  è  costretto  a  uccidere  ancora,  sebbene  non  particolarmente  ÂƒÂ?ƒ–‘ †ƒŽ ”‡‰‹•–ƒǤ ‡ ˜‡”•‹‘Â?‹ ‹Â? ”‹’”‘’‘Â?‰‘Â?‘ Žƒ ˜‹-­â€? cenda  integrale,  cosĂŹ  com’era  stata  pensata  da  Cozzi.  Non  câ€™è  dubbio  che  la  scena  dello  stupro  con  il  montaggio  alter-­â€? nato  potesse  essere  particolarmente  scomoda  ai  tempi  di  Â—•…‹–ƒ †‡Ž ƤÂŽÂ?ÇĄ Â?ƒ ° ƒÂ?…Š‡ ‡˜‹†‡Â?–‡ …‘Â?‡ ‡••ƒ •‹ƒ ˆ‘Â?†ƒ-­â€? mentale  per  trasmettere  appieno  il  messaggio  della  pelli-­â€? cola,  quella  violenza  improvvisa  e  devastante  che  irrompe  nella  quotidianitĂ Â della  vita,  distruggendo  ogni  speranza  di  divertimento,  di  tranquillitĂ ,  serenitĂ Â e  amore. L’assassino  è  costretto  a  uccidere  ancora  è  un  titolo  no-­â€? tevole  all’interno  del  thrilling  italiano,  e  non  solo  per  la  Â˜Â‹Â‘Ž‡Â?œƒ Ƥ•‹…ƒ ‡ ’•‹…‘Ž‘‰‹…ƒ ‹Â? ‡••‘ ’”‡•‡Â?–‹Ǥ ‡ ƒÂ?„‹‡Â?–ƒ-­â€? zioni  trasmettono  a  loro  volta  quel  distacco  tra  l’idealitĂ Â e  la  cruda  realtĂ Â dei  fatti.  La  cittĂ ,  sempre  vista  al  buio,  è  di-­â€? stante  e  aliena,  oscura  e  silenziosa.  La  casa  abbandonata  al  mare  è  claustrofobica  e  ricolma  di  dettagli  inquietanti,  come  quelle  maschere  riprese  mentre  la  ragazza  si  muo-­â€? ˜‡ ‹Â?’ƒ—”‹–ƒ ’‡” ‹ …‘””‹†‘‹ ‡ Ž‡ •–ƒÂ?œ‡Ǥ 1ÇĄ ‹Â?ƤÂ?‡ǥ —Â? …Š‹ƒ”‘ esempio  di  come,  nonostante  l’identitĂ Â del  killer  sia  chiara  ƤÂ? Â†ÂƒÂŽÂŽÇŻÂ‹Â?Â‹ÂœÂ‹Â‘ÇĄ •‹ ’‘••ƒ …‘•–”—‹”‡ •ƒ’‹‡Â?–‡Â?‡Â?–‡ —Â?ƒ –‡Â?-­â€? sione  adeguata  a  sostenere  l’attenzione  dello  spettatore  e  di  come  la  messa  in  scena  possa  colpire  sia  dal  punto  di  vista  visivo  sia  da  quello  uditivo,  anche  senza  una  lunga  catena  di  delitti.


Artisti assassini di Biancamaria Massaro

Analogie tra il processo creativo e quello omicidiario: un serial killer è forse un artista mancato? Per evidenziare quanto anche in Italia stia diventando stretto il legame tra fumetti e serial killer, basterebbe ricordare quelli presenti in molti dei numeri di Dylan ǡ ǡ -­‐ mi della collana Cronaca nera di Beccogiallo-­‐fumetti di impegno civile dedicati ai delitti del Mostro di Firenze, solo per citare il più famoso. Non è un caso se gli omicidi compiuti da alcuni assassini seriali hanno una “miglior resa” se vengono rappresentati visivamente, infatti chi li commette li ha prima immaginati a lungo e solo succes-­‐ sivamente ha messo in atto le sue fantasie. Inoltre, nel luogo dove abbandona le sue vittime e che non sempre coincide con quello in cui le ha uccise, posiziona spes-­‐ so i corpi in modo tale da scioccare il più possibile chi li rinverrà, usando la stessa cura con cui un pittore o uno scultore realizzano le loro opere. Alcuni studiosi sostengono che esista un parallelismo tra il processo omicidiario/distruttivo del serial killer e quel-­‐ ǯ ǡ Ƥ Ǥ Il criminologo Ruben De Luca nel saggio Omicida e arti-­‐ Ȃ ȋ ǡ ͖͔​͔͚Ȍ sottolinea come entrambi, per portare a compimento la propria opera, passano attraverso le seguenti fasi: Ȉ Aurorale, in cui attuano un progressivo allontana-­‐ mento dal mondo reale per concentrarsi sulle pro-­‐ prie fantasie; Ȉ Ϋ ǯ Ϋ ǯ Ƥ ǯ -­‐ getto che realizzerà le fantasie immaginate prece-­‐ dentemente. Nel caso del serial killer coincide con

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la scelta della vittima e, pertanto, dell’esclusione di tutte le altre possibili; di Seduzione, che nel serial killer corrisponde nel ri-­‐ cercare il modo migliore per avvicinare la vittima e creare un contatto con essa. L’artista in questa fase pregusta invece il momento in cui sarà riconosciuta la grandezza della sua opera e dell’autore stesso. Sono entrambi dei seduttori: in questa fase il primo si concentra sulla vittima, il secondo sul pubblico; Ȃ ǯ Ϋ ǯ -­‐ sassino seriale coincide con il procurarsi l’oggetto che gli permetterà di soddisfare le fantasie, mentre per l’artista è il momento in cui sceglie gli strumenti necessari per il completamento dell’opera (tela o al-­‐ ǡ ǡ ǤȌǢ Omicidiaria – creativa per l’artista – ovvero la realiz-­‐ zazione delle fantasie che hanno dominato la fase Ǥ ǯ Ƥ ȋDz dzȌǡ disposizione del cadavere nel luogo dove vuole sia Ϋ Ϋ -­‐ do un macabro spettacolo che sconvolgerà per pri-­‐ Ƥ ǯ Ǣ Totemica, dove artista e assassino seriale rielabo-­‐ rano mentalmente ciò che hanno portato a com-­‐ pimento, rinnovando il piacere che hanno provato mentre agivano. L’assassino, spesso, ha bisogno di un feticcio (oggetti personali della vittima, parte

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†‡Ž …ƒ†ƒ˜‡”‡ ‘ ‹Ž …ƒ†ƒ˜‡”‡ Â•Â–Â‡Â•Â•Â‘ČŒ ’‡” ”‹˜‹˜‡”‡ Ž‡ •–‡••‡ sensazioni  provate  nell’omicidio,  mentre  per  l’artista  il  feticcio  è  l’opera  stessa,  tanto  che  a  volte  è  restio  a  ven-­â€? derla  o  esporla; Čˆ Depressiva,  quando  ri-­â€?vivere  mentalmente  ciò  che  han-­â€? no  fatto  non  basta  piĂš  e  sia  l’assassino  seriale  che  l’ar-­â€? tista  sentono  il  bisogno  di  metterlo  di  nuovo  in  atto,  facendo  ripartire  l’intero  processo  e  rientrando  inevita-­â€? bilmente  nel  mondo  fantastico  della  fase  aurorale. Artista  e  assassino  seriale  vivono  perciò  in  una  sorta  di  in-­â€? soddisfazione  perenne  che  li  spinge  a  ripetere,  sempre  con  le  stesse  modalitĂ /atti  ritualistici,  le  fasi  che  li  hanno  portati  a  compiere  l’opera.  Per  il  primo  si  tratta  di  un  processo  crea-­â€? tivo  che  porta  alla  realizzazione  di  capolavori  che  ottengono  l’approvazione  del  pubblico,  mentre  nel  secondo  è  distrutti-­â€? vo  ed  è  biasimato;  entrambi  desiderano  suscitare  l’attenzio-­â€? ne  del  pubblico,  dimostrando  quanto  siano  diversi  ed  ecce-­â€? zionali  rispetto  a  esso. Per  comprendere  quando  sia  stretto  il  rapporto  tra  omicidio  e  opera  d’arte,  non  bisogna  dimenticare  che  Adolph  Hitler  avrebbe  desiderato  diventare  pittore  e  architetto‌  come  sarebbe  cambiata  la  Storia  se  lo  avessero  accettato  all’Ac-­â€? …ƒ†‡Â?‹ƒ †‹ ‡ŽŽ‡ ”–‹ †‹ ‹‡Â?Â?ÂƒÇŤ †‡••‘ ˆ‘”•‡ Ž‘ …‘Â?•‹†‡”‡-­â€? remmo  un  artista  maledetto,  una  sorta  di  Caravaggio,  eccel-­â€? •‘ ’‹––‘”‡ …Š‡ Â?‘Â? †‹•†‡‰Â?ƒ˜ƒ Ž‡ ”‹••‡ ‡ ƤÂ?Âż …‘Â? Žǯ—……‹†‡”‡ almeno  una  persona,  Ranuccio  Tammasoni,  appartenente  ÂƒÂŽÂŽÇŻÂ‹Â?ƪ—‡Â?–‡ ˆƒÂ?‹‰Ž‹ƒ ƒ”Â?‡•‡Ǥ Â?ƒ‰ƒ”‹ •‹ •ƒ”‡„„‡ ƒ……‘Â?–‡Â?-­â€? –ƒ–‘ †‹ ˜‡Â?†‡”‡ “—ƒŽ…Š‡ –‡Žƒ ’‡” ‰‹—•–‹Ƥ…ƒ”‡ †‹ ˆƒ”•‹ …Š‹ƒÂ?ƒ”‡ Dz’‹––‘”‡dzǥ –‡”Â?‹Â?‡ …‘Â? …—‹ Ƥ”Â?ƒ˜ƒ Ž‡ •—‡ Ž‡––‡”‡ ƒÂ?…Š‡ “—ƒÂ?-­â€? do  aveva  trascinato  il  mondo  intero  in  guerra  e  decideva  la  sorte  di  milioni  di  innocenti.  Come  ha  tentato  di  dimostrare  ÂŽÂƒ •…”‹––”‹…‡ ƒ–”‹…‹ƒ ‘”Â?™‡ŽŽǥ †‹‡–”‘ Ž‘ ’•‡—†‘Â?‹Â?‘ †‹ ƒ…Â? Ž‘ Squartatore  si  potrebbe  inoltre  nascondere  Walter  Sickert,  pittore  che  amava  dipingere  donne  torturate  sessualmente  e  fatte  a  pezzi. Un’ulteriore  conferma  all’ipotesi  espressa  da  De  Luca  sem-­â€? bra  data  dal  fatto  che,  una  volta  catturati,  molti  assassini  seriali  chiedono  la  possibilitĂ Â di  disegnare,  quasi  come  se  il  processo  artistico  fosse  una  sorta  di  compensazione  o  surro-­â€? gato  di  quello  omicidiario  che  non  possono  piĂš  commettere.  Ăˆ  di  relativa  importanza  valutare  la  qualitĂ Â delle  loro  opere,  mentre  sarebbe  interessante  â€“  anche  in  vista  di  una  loro  pos-­â€? sibile  cura  â€“  continuare  a  studiare  come  e  quanto  la  realizza-­â€? zione  su  carta  delle  loro  fantasie  sembri,  almeno  all’interno  delle  mura  carcerarie,  soddisfare  i  bisogni  che  prima  sfoga-­â€? vano  sulla  carne  delle  loro  vittime.  Da  notare  che,  come  inve-­â€? ce  ci  si  aspetterebbe  da  soggetti  simili,  non  sempre  i  disegni  sono  pieni  di  immagini  di  morte,  violenza  e  sottomissione  delle  vittime.  Nel  caso  di  Robert  Beausoleil,  uno  dei  seguaci  Â†Â‹ Šƒ”Ž‡• ƒÂ?•‘Â?ÇĄ •‘Â?‘ ’‡” ‡•‡Â?’‹‘ Â”ÂƒĆĽÂ‰Â—Â”ÂƒÂ–Â‹ ƒ‰‰”ƒœ‹ƒ–‹ esseri  mitologici  o  di  sua  invenzione,  dove  il  sangue  non  è  mai  presente.  Anche  lo  stesso  Charles  Manson  si  è  improvvi-­â€? sato  pittore,  sebbene  il  suo  sogno  nel  cassetto  fosse  quello  di  sfondare  nel  mondo  della  musica  come  â€œquinto  Beatlesâ€?;  lo  stesso  hanno  fatto  altri  serial  killer  famosi  come  Theodore  Â—Â?†›ǥ ‹…Šƒ”† ƒÂ?Â‹Â”Â‡ÂœÇĄ ‡ƥ””‡› ƒŠÂ?‡”ǥ ‡Â?”› ‡‡ —…ƒ• e  il  suo  compagno  di  omicidio  Ottis  Elwood  Toole.  Il  nostra-­â€? Â?‘ Č‚ ƒŽÂ?‡Â?‘ ’‡” ƒŽ…—Â?‹ ÎŤ ƒ—–‘”‡ †‡‹ Dz†‡Ž‹––‹ †‡Ž ‘•–”‘ †‹ Firenzeâ€?,  Pietro  Pacciani,  ha  realizzato  parecchi  disegni  sul  retro  di  molte  delle  cinquantotto  pagine  di  un  librettino  dat-­â€? tiloscritto  intitolato  La  Passione  di  GesĂš:  ovviamente  non  di  carattere  religioso,  ma  pieni  di  donne  sottomesse. Un  altro  esempio  americano  di  serial  killer  che  dietro  le  sbar-­â€? re  si  è  dedicato  all’arte  è  Daniel  Harold  Rolling,  giustiziato  il  Í–Í™ ‘––‘„”‡ ͖͔͔͚ Â?‡Ž …ƒ”…‡”‡ †‹ –ƒ”Â?‡ Č‹ ÂŽÂ‘Â”Â‹Â†ÂƒČŒ ’‡” ƒ˜‡” —……‹-­â€?

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so  nel  campus  universitario  di  Gainesville  cinque  studen-­â€? ti  in  pochi  giorni,  sostenendo  che  gli  era  stato  ordinato  Â†Âƒ ‡Â?‹Â?‹ǥ ‹Ž •‡”‹ƒŽ Â?‹ŽŽ‡” †‡Â?‘Â?‹ƒ…‘ †‡ ÇŻÂ‡Â•Â‘Â”Â…Â‹Â•Â–Âƒ ͗njŽǯ‡-­â€? retico.  Prima  di  morire  ha  confessato  anche  il  massacro  di  una  famiglia  di  tre  persone  per  cui  era  sospettato.  Otto  vittime  accertate  non  fanno  di  lui  il  serial  killer  piĂš  Â’”‘Ž‹Ƥ…‘ †‡‰Ž‹ –ƒ–‹ Â?‹–‹ǥ Â?ƒ †‹ …‡”–‘ ° –”ƒ “—‡ŽŽ‹ …Š‡ ’‹Î si  è  accanito  sulle  vittime,  sia  da  vive  che  da  morte.  Â‹Â? †ƒ ’‹……‘Ž‘ ‘ŽŽ‹Â?‰ ° •ˆ—‰‰‹–‘ ƒ‰Ž‹ ƒ„—•‹ Ƥ•‹…‹ ‡ ’•‹…‘-­â€? logici  del  padre  rifugiandosi  in  un  mondo  alternativo  in  cui  le  fantasie  violente  si  sono  precocemente  sessualiz-­â€? zate,  anche  perchĂŠ  alimentate  dall’abitudine  di  seguire  le  donne  e  spiarle  nude  nei  loro  appartamenti.  Quando  è  passato  all’omicidio,  ha  dato  forma  nel  mondo  reale  agli  incubi  del  suo  mondo  immaginario,  plasmando  la  mate-­â€? ”‹ƒ Č‹Â˜Â‹Â–Â–Â‹Â?ƒ †‡•‹‰Â?ƒ–ƒ ‡ Ž—‘‰‘ †‡Ž ”‹–”‘˜ƒÂ?‡Â?Â–Â‘ČŒ …‘Â?‡ farebbe  uno  scultore  con  il  marmo.  Ha  fatto  di  tutto  per  impressionare  un  pubblico  potenziale,  arrivando  ad  ab-­â€? bandonare  il  cadavere  squartato  di  una  vittima  su  una  Â•Â‡Â†Â‹ÂƒÇĄ ’‡” ’‘‹ ”‹’‘””‡ Žƒ –‡•–ƒ •— —Â?‘ Â•Â…ÂƒĆĄÂƒÂŽÂ‡ †‡ŽŽƒ Ž‹„”‡-­â€? ”‹ƒ ‡ ‹ …ƒ’‡œœ‘Ž‹ •—Ž Ž‡––‘Ǥ ‘Â? ° †‹Ƽ…‹Ž‡ ‹Â?Â?ƒ‰‹Â?ƒ”‡ Žƒ reazione  che  ebbero  i  primi  soccorritori  e  il  panico  che  si  creò  nei  giorni  seguenti.  Rolling  ha  provocato  â€œmeravi-­â€? gliaâ€?  nel  senso  piĂš  antico  del  termine,  quello  cioè  di  stu-­â€? pore  che  non  prevede  necessariamente  l’approvazione  di  ciò  che  lo  ha  suscitato. In  carcere,  dopo  aver  tentato  piĂš  volte  il  suicidio,  gli  è  stata  proposta  come  terapia  la  possibilitĂ Â di  disegna-­â€? re.  Anche  se  è  piĂš  conosciuto  come  â€œlo  Squartatore  di  Gainesvilleâ€?,  qualche  giornalista  lo  ha  chiamato  anche  â€œLupo  Mannaroâ€?:  con  non  poca  macabra  autoironia  si  è  rappresentato  come  un  licantropo  che,  trionfante,  mo-­â€? stra  al  cielo  la  testa  mozzata  di  una  ragazza  dai  capelli  neri,  proprio  come  quella  che  aveva  decapitato.  Prima  di  morire  ha  riconosciuto  il  parallelismo  tra  pro-­â€? cesso  creativo  e  omicidiario,  sostenendo  che  â€œl’artista  è  un’organica  commistione  di  cuore  e  anima.  Il  serial  killer  è  piĂš  o  meno  la  stessa  cosaâ€?.  Spiegare  cosa  si  nascon-­â€? da  dietro  quel  generico  e  piuttosto  inquietante  â€œpiĂš  o  menoâ€?,  sarebbe  un  grande  passo  per  la  psichiatria  e  la  criminologia.  E,  forse,  anche  per  l’arte.


Una diagnosi di morte

di Ambrose Bierce Introduzione e traduzione di Armando Rotondi

Senza  dubbio,  Ambrose  Gwinnet  Pierce  rappresenta  uno  dei  migliori  autori  di  short-­â€?stories  del  mistero,  appartenente  alla  grande  tradizione  americana.  Intellettuale  poliedrico,  giorna-­â€? lista  e  scrittore,  che  fra  l’altro  ha  regalato,  oltre  che  racconti,  anche  una  serie  di  satiriche  e  inquietanti  favole  e  il  celebre  ÂŠÂ‡ Â‡Â˜Â‹ÂŽÇŻÂ• ‹…–‹‘Â?ƒ”› Č‹Í•Í?Í•Í•ČŒÇĄ ’—” ‡••‡Â?†‘ Â?‡Â?‘ Â?‘–‘ ƒŽ ‰”ƒÂ?-­â€? †‡ ’—„„Ž‹…‘ ‘†‹‡”Â?‘ ”‹•’‡––‘ Ġ ƒŽ–”‹ …‘ŽŽ‡‰Š‹ǥ ‹‡”…‡ ‹Â?ƪ—‡Â?ÂœĂ– non  poco  la  generazione  di  autori  a  lui  contemporanea  e  se-­â€? guente,  primo  fra  tutti   Robert  W.  Chambers  e,  di  conseguen-­â€? za,  Lovecraft,  Bloch  e  molti  altri.  Nelle  storie  narrate  da  Pierce,  si  riscontrano  elementi  ricorrenti  che  portano  il  lettore  in  am-­â€? bientazioni  appena  accennate  e  in  situazione  che  si  muovono,  ambiguamente,  tra  la  realtĂ Â e  presunte  allucinazioni  da  parte  dei  protagonisti,  confondendo  non  poche  volte  gli  stessi  pia-­â€? ni  temporali  in  cui  si  svolge  l’azione.  Si  pensi,  a  tal  proposito,  al  capolavoro  An  Occurrence  at  Owl  Creek  Bridge,  il  suo  rac-­â€? …‘Â?–‘ ’‹Î ˆƒÂ?‘•‘ǥ ’—„„Ž‹…ƒ–‘ ’‡” Žƒ ’”‹Â?ƒ ˜‘Ž–ƒ Â?‡Ž Í•ÍœÍ?Í” •—Ž ÂŤSan  Francisco  ExaminerÂť  e,  quindi,  l’anno  successivo  in  Tales  of  Soldiers  and  Civilians.  Non  a  caso  proprio  An  Occurrence  at  Owl  Creek  Bridge  è  stato  fonte  di  ispirazione  per  un  episodio  di  The  Twilight  Zone,  episodio  che  in  realtĂ Â era  l’adattamento  francese  di  La  Rivière  du  Hibou,  diretto  da  Robert  Enrico  nel  Í•Í?͚͖ ‡ …Š‡ ƒ˜‡˜ƒ ˜‹Â?–‘ •‹ƒ Žƒ ƒŽÂ?ƒ †ǯ ”‘ ƒ ƒÂ?Â?‡• …Š‡ ÂŽÇŻ •…ƒ” per  il  cortometraggio  due  anni  piĂš  tardi. Meno  noto,  come  detto,  al  grande  pubblico  rispetto  ad  altri  colleghi  (si  pensi  nuovamente  a  Lovecraft  e,  ovviamente,  a  Â‘Â‡ČŒÇĄ Šƒ …‘Â?—Â?“—‡ –”ƒ•Â?‡••‘ —Â?ǯ‹Â?Â?‡Â?•ƒ ‡”‡†‹–Â? ƒ”–‹•–‹…ƒ e  intellettuale  alla  cultura  popolare  di  genere  che  molto  ha  attinto  dalla  sua  opera.  Si  pensi  alle  versioni  televisive  di  Eyes  Â‘ˆ –Š‡ ƒÂ?–Š‡” Č‹Í•Í?Í?Í”ČŒ ’‡” ‹‰Š–Â?ƒ”‡ Žƒ••‹…• ‘ Š‡ ƒÂ?Â?‡† Š‹Â?‰ Č‹Í–Í”Í”ÍšČŒ †‹”‡––‘ †ƒ ‘„‡ ‘‘’‡” ƒ ‹Â?ƒ—‰—”ƒ”‡ Žƒ •‡…‘Â?†ƒ stagione  di  Masters  of  Horror.  Ancora  An  Occurrence  at  Owl  Creek  Bridge  fu  riadattato  molte  volte  sul  piccolo  e  grande  schermo.  Di  alcune  trasposizioni  si  è  giĂ Â detto.  A  queste  si  aggiungono  quella  per  la  serie  Alfred  Hitchcock  Presents   o  l’episodio  The  Long  Con  di  Lost,  solo  per  citare  altri  esempi. Non  solo  i  testi,  ma  la  stessa  vita  di  Bierce,  a  partire  dalla  Â•Â—ƒ Â?‹•–‡”‹‘•ƒ •…‘Â?’ƒ”•ƒ •‡Â?œƒ Žƒ•…‹ƒ”‡ Â–Â”ÂƒÂ…Â…Â‹ÂƒÇĄ Â?‡Ž Í•Í?Í•Í—ÇĄ †—-­â€? rante  la  Guerra  civile  messicana,  è  alla  base  di  adattamenti  Â‡ •’‡…—Žƒœ‹‘Â?‹Ǥ —ŽŽƒ ˜‹…‡Â?†ƒ Žƒ˜‘”ƒÂ?‘ ‘„ ‘•–‡”ǥ Â?‡Ž ͖͔͔͕ǥ per  il  dramma  The  Last  Stand  of  Ambrose  Bierce  e  Rodney  Washka  II  che,  traendo  ispirazione  dalla  sua  vita,  compone  l’opera  lirica  Saint  Ambrose  l’anno  successivo.  Gregory  Peck  Â‹Â?–‡”’”‡–ƒ Žƒ ’ƒ”–‡ †‹ ‹‡”…‡ Â?‡ŽŽƒ ’‡ŽŽ‹…‘Žƒ Ž† ”‹Â?‰‘ Č‹Í•Í?ÍœÍ?ČŒ †‹ —‹• —‡Â?ÂœÂ‘ÇĄ –”ƒ––‘ †ƒŽ ”‘Â?ƒÂ?œ‘ ”‹Â?‰‘ ‹‡Œ‘ Č‹Í•Í?ÍœÍ™ČŒ †‹ ƒ”-­â€? los  Fuentes  che  ha  come  soggetto  proprio  la  scomparsa  del  Â‰Â”ƒÂ?†‡ •…”‹––‘”‡ ƒÂ?‡”‹…ƒÂ?‘ ƒŽ •‡‰—‹–‘ †‹ ƒÂ?…Š‘ ‹ŽŽƒǤ L’importanza  di  Bierce  risulta  ancora  piĂš  evidente  nel  mon-­â€? do  del  fumetto,  con  la  serie  Stanley  and  His  Monster.  Creata  Â†Âƒ ”Â?‘Ž† ”ƒÂ?‡ Č‹Â–Â‡Â•Â–Â‹ČŒ ‡ ‹Â?•Ž‘™ ‘”–‹Â?‡” ȋ†‹•‡‰Â?Â‹ČŒ ’‡” Žƒ ‘Â?‹…•ǥ ‡ ƒÂ?†ƒ–ƒ ƒ˜ƒÂ?–‹ …‘Â? ƒŽ–‡”Â?‡ ˜‹…‡Â?†‡ †ƒŽ Í•Í?ÍšÍœÇĄ …‘Â? —Â? ”‡˜‹˜ƒŽ Â?‡‰Ž‹ ƒÂ?Â?‹ ÇŻÍ?Í” ‡ Â?‡‹ ’”‹Â?‹ ƒÂ?Â?‹ ͖͔͔͔ǥ ˜‡†‡ Â?-­â€? brose  Bierce  come  personaggio  della  serie,  parodia  di  avven-­â€? turiero  del  soprannaturale. ‡Ž „”‡˜‡ ”ƒ……‘Â?–‘ ’”‡•‡Â?Â–ÂƒÂ–Â‘ÇĄ ‹ƒ‰Â?‘•‹• ‘ˆ ‡ƒ–Š Č‹Í•Í?Í”Í?ČŒÇĄ vi  sono  alcuni  dei  temi  ricorrenti  nella  produzione  dello  scrit-­â€? tore.  Centrale  è  l’ambiguitĂ Â e  la  sottile  linea  che  divide  l’al-­â€? lucinazione  dall’apparizione,  cosĂŹ  come  un’ambientazione  appena  accennata,  con  solo  il  ritratto  del  dottor  Mannering  realmente,  e  brevemente,  descritto.   Â

Racconto ÂŤNon  sono  cosĂŹ  superstizioso  come  alcuni  di  voi  medici  â€“  uomini  di  scienza,  come  vi  piace  essere  chiamatiÂť  disse  Hawver,  repli-­â€? cando  ad  un  accusa  che  non  gli  era  mai  stata  mossa.  Alcuni  di  voi  â€“  pochi  in  realtĂ ,  lo  devo  ammettere  â€“  credono  nell’immor-­â€? talitĂ Â dell’anima,  e  in  apparizioni  che  però  non  avete  l’onestĂ Â di  chiamare  fantasmi.  Non  vado  oltre  la  convinzione  che  i  vivi  sono  visti,  alcune  volte,  dove  non  dovrebbero  esserci,  eppure  vi  si  trovano  â€“  in  quei  luoghi  dove  hanno  vissuto  per  cosĂŹ  a  lun-­â€? go,  forse  cosĂŹ  intensamente,  da  aver  lasciato  la  loro  impronta  su  tutto  quello  che  li  circonda.  So,  infatti,  che  l’ambiente  può  esse-­â€? re  colpito  dalla  personalitĂ Â di  qualcuno  cosĂŹ  da  produrre,  molto  dopo,  una  propria  immagine  negli  occhi  di  qualcun  altro.  Senza  dubbio  tale  personalitĂ ,  per  lasciare  la  sua  impronta,  deve  esse-­â€? re  quella  giusta  e  giusti  devono  essere  gli  occhi  che  la  possono  percepire  â€“  i  miei,  per  esempioÂť. ÂŤSi,  gli  occhi  giusti,  che  trasmettono  sensazioni  a  un  cervello  Â•Â„ÂƒÂ‰ÂŽÂ‹ÂƒÂ–Â‘Ç˝ ÂƒĆĄÂ‡Â”Â?Ă– ‹Ž ”Ǥ Â”ÂƒÂ›ÂŽÂ‡Â›ÇĄ •‘””‹†‡Â?†‘Ǥ Çź ”ƒœ‹‡Ǥ Â?‘ •‹ ƒ—‰—”ƒ †‹ ƒ˜‡”‡ “—ƒŽ…Š‡ •’‡”ƒÂ?œƒ ‰”ƒ–‹Ƥ…ƒ–ƒǢ che  era  poi  la  risposta  che   mi  sarei  aspettatoÂť. Çź …—•ƒÂ?‹Ǥ ƒ –— †‹…‹ †‹ •ƒ’‡”‡Ǥ 1 —Â?ÇŻÂƒĆĄÂ‡Â”Â?ƒœ‹‘Â?‡ „‡ŽŽƒ Â‰Â”Â‘Â•Â•ÂƒÇĄ Â?‘Â? –‹ Â’ÂƒÂ”Â‡ÇŤ ‘”•‡ ƒ˜”ƒ‹ Žƒ „”‹‰ƒ †‹ †‹”Â?‹ …‘Â?‡ Šƒ‹ ‹Â?’ƒ”ƒ–‘ “—‡-­â€? ste  coseÂť. ÂŤTu  le  chiami  allucinazioniÂť  riprese  Hawver,  ma  questo  non  ha  importanzaÂť.  CosĂŹ  iniziò  a  raccontare  la  sua  storia.

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ÂŤLa  scorsa  estate  sono  andato,  come  sai,  a  trascorrere  il  periodo  piĂš  caldo  nella  cittĂ Â di  Meridian.  Il  parente  da  cui  avevo  intenzione  di  soggiornare  era  malato,  cosĂŹ  ho  cercato  altrove.  Dopo  qualche  Â†Â‹ĆĽÂ…‘Ž–Â? •‘Â?‘ ”‹—•…‹–‘ Ġ ÂƒĆĽÂ–Â–ÂƒÂ”Â‡ —Â?ƒ …ƒ•ƒ ˜—‘–ƒ …Š‡ ‡”ƒ •–ƒ–ƒ occupata  da  un  medico  eccentrico  di  nome  Mannering,  che  era  andato  via  anni  prima,  nessuno  sapeva  dove,  nemmeno  il  suo  agente.  Aveva  costruito  la  casa  egli  stesso   e  vi  aveva  vissuto  con  un  vecchio  servitore  per  circa  dieci  anni.  La  sua  attivitĂ Â lavorati-­â€? va,  non  di  vastissima  entitĂ ,  si  era  interrotta  dopo  pochi  anni.  Non  solo.  Si  era,  infatti,  ritirato  quasi  del  tutto  dalla  vita  sociale  ed  era  diventato  un  recluso.  Mi  è  stato  detto  dal  medico  del  paese,  l’uni-­â€? ca  persona,  probabilmente,  con  cui  aveva  continuato  a  intrattene-­â€? re  rapporti,  che  durante  la  sua  pensione  si  era  dedicato  ad  un  uni-­â€? …‘ ƤŽ‘Â?‡ †‹ Â”Â‹Â…Â‡Â”Â…ÂƒÇĄ ‹ …—‹ ”‹•—Ž–ƒ–‹ ƒ˜‡˜ƒ ‡•’‘•–‘ ‹Â? —Â? Ž‹„”‘ǥ …Š‡ Â?‘Â? necessitava  certo  l’approvazione  dei  suoi  colleghi  professionisti,  che,  anzi,  consideravano  Mannering  non  del  tutto  sano  di  mente.  Non  ho  visto  il  libro  e  non  ne  ricordo  il  titolo  ora  come  ora,  ma  mi  è  stato  riferito  che  vi  si  ritrova  una  teoria  piuttosto  sorprendente.  Egli  ha  stabilito  che  è  possibile  prevedere,  nel  caso  di  una  persona  in  buona  salute,  la  sua  morte  con  pre-­â€? cisione,  diversi  mesi  prima  ad-­â€? dirittura.  Il  limite,  credo,  sia  di  diciotto  mesi.  C’erano  storie  locali  riguardo  la  sua  capacitĂ Â di  prognosi,  o,  forse  si  potreb-­â€? be  dire,  di  diagnosi;  e  si  è  det-­â€? to  che  in  ogni  caso  la  persona,  di  cui  aveva  avvertito  gli  amici,  era  morto  esattamente  nella  data  predetta,  e  senza  nes-­â€? suna  causa  apparentemente  spiegabile.  Tutto  questo,  a  ogni  modo,  non  ha  niente  a  che  fare  con  quanto  devo  dire.  Ho  solo  pensato  che  potesse  divertire  un  medico. La  casa  era  arredata,  proprio  come  quando  vi  aveva  vissuto.  Era  una  dimora  un  po’  cupa  per  una  persona  come  me  che  non  ero  nĂŠ  un  solitario,  nĂŠ  uno  studen-­â€? te,  e  penso  che  essa  mi  abbia  passato  qualcosa  del  suo  carattere  â€“  forse  un  po’  del  carattere  del  suo  ex-­â€?occupante,  perchĂŠ  sentivo  in  essa  una  certa  malinconia  che  non  era  propria  della  mia  indo-­â€? le,  nĂŠ,  credo,  dovuta  al  mio  essere  solo.  Non  ho  avuto  servi  che  dormivano  in  casa,  ma  sono  sempre  stato,  come  sai,  abbastanza  legato  alla  mia  sfera  intima,  molto  dedito  alla  lettura,  anche  se  Â’‘…‘ ƒŽŽ‘ •–—†‹ƒ”‡Ǥ —ƒŽ—Â?“—‡ •‹ƒ •–ƒ–ƒ Žƒ Â…ÂƒÂ—Â•ÂƒÇĄ Žǯ‡ƥ‡––‘ ° •–ƒ–‘ di  sconforto  e  di  percezione  di  un  male  imminente.  Tutto  questo  avveniva  in  particolare  nello  studio  del  dottor  Mannering,  nono-­â€? stante  quella  stanza  fosse  la  piĂš  luminosa  e  arieggiata  dell’inte-­â€? ”ƒ …ƒ•ƒǤ ÇŻÂ‡Â”Âƒ —Â? ”‹–”ƒ––‘ ƒ ‘Ž‹‘ †‡Ž Â?‡†‹…‘ ƒ ‰”ƒÂ?†‡œœƒ Â?ÂƒÂ–Â—Â”ÂƒÂŽÂ‡ÇĄ appeso  sulla  parete,  e  sembrava  che  dominasse  completamente  la  camera.  Non  c’era  niente  di  strano  in  quell’immagine:  l’uomo  era  evidentemente  di  bell’aspetto,  sulla  cinquantina,  con  capelli  grigio  ferro,  un  viso  ben  rasato,  occhi  scuri  e  seri.  Qualcosa  nel  ritratto  ha  sempre  attirato  la  mia  attenzione.  L’aspetto  dell’uomo  mi  divenne  familiare,  e  mi  â€œstregòâ€?. Una  sera  stavo  attraversando  lo  studio  verso  la  mia  camera  da  let-­â€? to,  tenendo  tra  le  mani  una  lampada  â€“  non  câ€™è  gas  a  Meridian.  Mi  fermai,  come  al  solito,  davanti  al  ritratto,  che  sembrò,  alla  luce  del-­â€? la  lampada,  avere  una  nuova  espressione,  non  facilmente  descri-­â€? vibile,  ma  distintamente  inquietante.  Catturò  la  mia  curiositĂ ,  ma  non  mi  disturbò.  Iniziai  a  muovere  la  lampada  da  un  lato  all’altro  e  Â‘••‡”˜ƒ‹ ‰Ž‹ ‡ƥ‡––‹ …ƒ—•ƒ–‹ †ƒŽŽƒ †‹ƥ‡”‡Â?–‡ ‹ŽŽ—Â?‹Â?ƒœ‹‘Â?‡Ǥ

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Mentre  ero  cosĂŹ  impegnato,  sentii  improvvisamente  l’impulso  a  voltarmi.  Come  lo  feci,  intravidi  un  uomo  che  si  aggirava  nel-­â€? la  stanza  e  puntava  diritto  verso  di  me!  Appena  arrivato  abba-­â€? stanza  vicino  perchĂŠ  fosse  illuminato  dalla  luce  della  lampada,  mi  accorsi  che  si  trattava  del  dottor  Mannering.  Era  come  se  il  ritratto  stesse  camminando! “Mi  scusiâ€?,  dissi  in  tono  un  po’  freddo,  â€œma  se  ha  bussato,  credo  di  non  averla  sentitaâ€?.  Lui  mi  oltrepassò  di  un  braccio,  alzò  l’indice  destro,  come  se  fosse  allarmato,  e  senza  dire  una  parola  se  ne  andò  via  fuo-­â€? ri  dalla  camera,  mentre  io  osservavo  la  sua  uscita  nĂŠ  piĂš  nĂŠ  meno  di  come  avevo  assistito  al  suo  ingresso. Certo,  non  ho  bisogno  di  dirti  che  questo  era  ciò  che  tu  chia-­â€? mi  allucinazione  e  che  io  chiamo  invece  appa-­â€? rizione.  Quella  stanza  aveva  solo  due  porte,  di  cui  una  era  chiusa  a  chiave;  l’altra  portava  alla  mia  camera  da  let-­â€? to,  da  cui  non  v’era  al-­â€? cuna  uscita.  Le  mie  sen-­â€? sazioni  nel  realizzare  quanto  mi  era  accaduto  non  costituiscono,  ora,  una  parte  importante  di  questa  vicenda. Senza  dubbio,  questa  può  sembrare  la  classi-­â€? ca  â€œstoria  di  fantasmiâ€?  â€“  come  costruita  sulle  li-­â€? nee  guida  regolari  e  sta-­â€? bilite  dai  grandi  maestri  del  genere.  Se  cosĂŹ  fos-­â€? se,  non  avrei  avuto  ra-­â€? gione  di  raccontartela,  nonostante  sia  la  veritĂ .  L’uomo  non  era  morto;  l’ho  incontrato  oggi  a  Union  Street.  Mi  è  passato  accanto  in  mezzo  alla  follaÂť. ‘Â? ƒ’’‡Â?ƒ ƒ™˜‡” ‡„„‡ ƤÂ?‹–‘ Žƒ •—ƒ Â•Â–Â‘Â”Â‹ÂƒÇĄ Â…ÂƒÂŽĂ– •‹Ž‡Â?œ‹‘ –”ƒ ‹ due.  Il  Dr.  Frayley,  con  tono  assente,  tambureggiava  sul  tavolo.  ǟ ‘Â? Šƒ †‡––‘ Â?—ŽŽƒ ‘‰‰‹Ǎǽ …Š‹‡•‡Ǥ Çź —ŽŽƒ …Š‡ ’—Ö ƒ˜‡”–‹ ˆƒ––‘ ’‡Â?•ƒ”‡ …Š‡ Â?‘Â? ˆ‘••‡ Â?‘”–‘Ǎǽ ƒ™˜‡” Ž‘ Ƥ••Ö •‡Â?œƒ ”‹•’‘Â?†‡”‡Ǥ ÂŤForseÂť,  continuo  Frayley,  ha  fatto  un  segno,  un  gesto  â€“  ha  alzato  un  dito,  come  allarmato.  Ăˆ  un  trucco  che  usava  â€“  un’a-­â€? bitudine  quando  doveva  comunicare  qualcosa  di  serio.  Quan-­â€? do  annunciava  il  risultato  di  una  diagnosi,  per  esempioÂť. ÂŤSĂŹ,  è  vero  â€“  cosĂŹ  come  aveva  fatto  la  sua  apparizione.  Ma,  Â„—‘Â? ‹‘Ǩǥ Ž‘ Šƒ‹ Â?ƒ‹ …‘Â?‘•…‹—–‘Ǎǽ Hawver  diventava  sempre  piĂš  nervoso. ÂŤL’ho  conosciuto.  Ho  letto  il  suo  libro,  cosĂŹ  come  fa  ogni  medico  prima  o  poi.  Si  tratta  di  uno  dei  piĂš  suggestivi  e  importanti  con-­â€? tributi  alla  scienza  medica  scritti  in  questo  secolo.  SĂŹ,  lo  cono-­â€? scevo;  l’ho  assistito  durante  una  malattia  tre  anni  fa.  Ăˆ  mortoÂť. Hawver  balzò  dalla  sedia,  palesemente  inquieto.  Camminava  avanti  e  indietro  per  la  stanza,  poi  si  avvicinò  al  suo  amico,  e  con  voce  spezzata,  disse:  Dottore,  câ€™è  qualcosa  che  mi  devi  Â†Â‹Â”‡ Č‚ …‘Â?‡ Â?‡†‹…‘Ǎǽ ÂŤNo,  Hawver,  tu  sei  l’uomo  piĂš  sano  che  abbia  mai  conosciu-­â€? to.  Come  amico  ti  consiglio  di  andare  in  camera.  Suoni  il  violi-­â€? Â?‘ …‘Â?‡ —Â? ƒÂ?‰‡Ž‘Ǥ ÂƒÇŻ ƒ •—‘Â?ƒ”Ž‘Ǥ —‘Â?ƒ —Â? „”ƒÂ?‘ Ž‡‰‰‡”‘ ‡ ˜‹˜ƒ…‡Ǥ ‹„‡”ƒ Žƒ –—ƒ Â?‡Â?–‡ †ƒ “—‡•–‘ ÂƒĆĄÂƒÂ”Â‡ Â?ƒŽ‡†‡––‘ǽǤ Il  giorno  seguente  Hawver  fu  trovato  morto  nella  sua  stanza,  il  violino  al  collo,  l’archetto  sulle  corde,  il  suo  spartito  aperto  davanti  a  lui:  la  marcia  funebre  di  Chopin.


L’autunno non è mai stato così misterioso MICOL DES GOUGES

DANILO ARONA

Sta succedendo qualcosa di pauroso. E troppo in fretta. Ha a che fare con quell’isola che si chiama Cuba da cui gli ordigni, una volta sparati in alto, potrebbero colpirci

(così ha detto il gatto parlante in chiesa).

Ha a che fare con la quarantena e con la Santa che è sparita e non si vede più dalla Fessura.

L’AUTUNNO DI MONTEBUIO Insania

Io sono Lisetta, Lisi per gli amici e questo è il mio tema. No, questo avrebbe dovuto essere il mio tema. Ho dovuto togliere delle parti. Voi sapete quali.


Knife 6 Natale 2012


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