N°41
22/10/2011 GIOIA € 1,80 GIOIA € 1,00
1 BJÖRK
Venite a toccare le mie canzoni
Ivano Fossati
LA MUSICA È FINITA
a d o M
E LANAARD JACQU
BELLEZZA I COSMETICI CHE PIACCIONO ALLA MENTE
Angela Finocchiaro Se quando ti chini la faccia cade sul parquet
STEVE JOBS In verità vi dissi INDIGNATE
Noi, le ragazze contro Wall Street
FEDERICA PELLEGRINI
CARO MAGNINI PER L’AMORE CI VUOLE TEMPO
Nuove ricerche
L’ASILO FA BENE Nuove strategie
COME DIRE AL CAPO “IO VALGO” AMORE E CAPITALE
MARX IN LOVE DONATO CARRISI
Da Sarah Scazzi ad Amanda: perché siamo pazzi per la cronaca nera Federica Pellegrini, 23 anni, campionessa mondiale e olimpica. Dopo la parentesi parigina, torna ad allenarsi in Italia. Abiti Armani
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a che punto siamo
FEDERICA PELLEGRINI
caro magnini, per l’amore ci vuole tempo
lei si è tatuata un teschio sul polso, lui calimero. lui si sciocca per i fotografi, a lei invece “le cose scivolano addosso” (ma non la gelosia). i bookmakers li danno insieme almeno fino alle olimpiadi. ma lei che nuota veloce, con i sentimenti va lenta: “solo dopo mesi decidi se è una cosa seria”
Federica Pellegrini, 23 anni. Dopo una breve parentesi a Parigi è tornata ad allenarsi in Italia. Si prepara per i Giochi di Londra, la sua terza Olimpiade.
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di Federica Furino - foto Lidia Costantini
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Poi si ferma,
mi guarda e dice: «Ma lei sa quanto è stata lunga la strada da Pechino a Londra?». Lo so. La strada è lunga 8.167,43 chilometri e quattro anni. Variabili spaziotemporali che, declinate sulla vita di Federica Pellegrini, significano: dieci ori, una lista inafferrabile di primati, alcune lacrime e un grande dolore. E poi: un amore finito, uno appena nato e un uomo che non c’è più e che non smette di mancare. All’inizio e alla fine della strada, lei: la ragazza che schiaffeggia l’acqua e nuota più veloce dei maschi. Lei e la sua metamorfosi da giovane di talento in fenomeno. A Pechino aveva vent’anni e inseguiva il suo primo oro olimpico con Alberto Castagnetti a bordo vasca, il supercostume dei record addosso, Luca Marin nel cuore e Laure Manaudou a farle da sparring partner. Ora di anni ne ha ventitrè e nuota verso i Giochi di Londra nella corsia preferenziale del mito da inseguire. Un po’ più forte e, forse, un po’ più sola. Senza Alberto (scomparso a ottobre di due anni fa), senza supercostume (bandito dalla federazione internazionale), senza sparring partner (anche se la Manaudou, dopo due anni di ritiro, è tornata in acqua e cerca un riscatto). E pure senza Marin, liquidato quest’estate dopo tre anni e mezzo di relazione («perché quando le cose non vanno, non le trascino») ma sostituito, abbastanza rapidamente (e molto degnamente), da Filippo Magnini. «Sono cambiate talmente tante cose da Pechino a oggi che restare in alto è stata un’impresa», dice seduta al tavolino del bar del centro federale di Ostia dove si sta allenando con gli altri nazionali, nella
A sinistra, con l’ex fidanzato Luca Marin. A destra, con Filippo Magnini, che frequenta da quest’estate.
prima tappa della preparazione per Londra. Poi il ritorno a Verona, a casa, chiusa definitivamente la parentesi parigina con l’allenatore Philippe Lucas. È la stessa di sempre, tranne per due non trascurabili dettagli: un fondo di dolcezza che non mi aspetto e un piccolo teschio decorato di fiori inciso sul suo polso. «È messicano, un dolce che viene fatto per la festa dei morti. Simboleggia le fede nei cambiamenti. Sia quelli che scegli tu, sia quelli che ti porta la vita. Mi sembrava il momento più adatto per farlo». Ride. Periodo movimentato? Beh, cambiamenti ce ne sono stati tanti ultimamente. Nella vita sentimentale e nel nuoto. Al ritorno da Parigi c’è stata una trasformazione, una virata piuttosto brusca.
Cause apparenti? Forse lo shock che ho provato lì. Gli altri a Parigi si innamorano, lei va in crisi? Bellissima città, avessi potuto viverla. Invece mi allenavo la mattina presto e la sera tardi. La testa era sempre al nuoto. Un male? Alberto (Castagnetti, ndr) diceva: «In acqua è un conto, ma quando sei fuori non pensare al nuoto, altrimenti ti consumi». Dunque torna a Verona. Sì. Ho anche comprato casa. Bella, grande. Pellegrini casalinga? Non sa quanto. Quando ho i pensieri faccio le lavatrici. Castagnetti le manca ancora? Sempre. Sia la persona, sia l’allenatore. Ci
FOTO STORY la nascita del mito
2004 Ad Atene vince la sua prima
medaglia olimpica: un argento nei 200 stile. Era da 32 anni che una nuotatrice italiana non saliva sul podio: l’ultima era stata Novella Calligaris. Non solo. A 16 anni e 12 giorni, è la più giovane atleta italiana a salire su un podio olimpico individuale.
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2007 Ai Mondiali di Melboune inizia la fase del riscatto: nella semifinale dei 200 stabilisce il suo primo primato mondiale (1’56”47) battendo quello di Franziska van Almsick. In finale vince il bronzo. Solo quinta nella finale dei 400.
Olycom, GettyImages, SGP
2006 Agli Europei di Budapest partecipa alla gara dei 200 ma si ferma alle batterie per un problema alla spalla. A settembre cambia allenatore e sceglie Alberto Castagnetti.
fosse stato lui, mi sarei risparmiata tutti questi cambiamenti. Sarei stata più sicura. Bisogno di protezione? Soprattutto sotto gara. Basta una battuta sbagliata e vai fuori. Ti prendono mille paure. Quali? Che si rompa il costume, di partire prima. Cose assurde. Allora mi ripeto come un mantra quello che Alberto mi disse a Pechino: «Se sei la più forte, vinci per forza». Difficile immaginarla fragile. Fragilità ne avrò sempre. Ho avuto problemi da adolescente e anche negli ultimi anni, entrando in acqua. Ma chi non ha problemi? Io non mi sento un’intoccabile. La più fortuna più grande? Incontrare Alberto nel 2006, quando tutti mi davano finita. E poi la mia famiglia. Papà tosto, ex parà. Anche la mamma è tosta. Più cresco, più le somiglio. Stesse reazioni, stessa gelosia. Gelosa anche lei? Ho imparato a controllarmi, ma ancora adesso quando mi parte l’embolo non capisco più niente. Devo incatenarmi e aspettare dieci minuti. Cos’è che le fa partire l’embolo? La non corrispondenza con i fatti. Scoprire cose diverse da quelle che mi sono state dette. E poi non sopporto chi prende le cose da lontano. Vizio diffuso. Sono pochi gli uomini che hanno le palle di dire la verità. Su questo siamo meglio noi donne. Io parlo chiaro. Sempre? Sempre. Quando capisco che c’è qualcosa che non va, non faccio finta di niente. Ha chiuso la sia relazione con Marin dopo un sacco di tempo. Tre anni e mezzo. Che cosa resta quando finisce l’amore?
Dice che sente il bisogno di scrivere la sua storia sulla pelle. Ha otto tatuaggi: il primo un draghetto fatto a 14 anni dopo una scommessa vinta con suo padre. Quello storico, una fenice («il mio simbolo»). Quello dedicato a Marin (Balù), ha dichiarato di non volerlo cancellare ma solo modificare.
L’affetto. A Luca voglio bene. Ma l’ultimo periodo è stato molto sofferto. Non dico che è stata una cosa dovuta, chiudere questa storia. Ma non stavo più bene. Inutile trascinare le cose? Ci sono voluti dei mesi. All’inizio pensavo che il problema fosse mio, credevo di avere la testa già ai Mondiali. Poi ho realizzato che c’erano altre cose che non andavano. È una sentimentale? Sentimentale è una parola troppo grossa. Sono sensibile, questo sì. E romantica. Dolce? Sì. Almeno da quanto mi dicono. Quest’estate di Magnini ha detto: «Usciamo insieme ma non sono innamorata». Non dolcissimo, ammetterà. Era vero. Hanno cercato di montare questa storia da favola fin dall’inizio, ma non è
così. Nell’evolversi di un rapporto c’è un periodo in cui ci si frequenta e si vede come va. Poi, semmai, dopo mesi, decidi se è una cosa seria oppure no. Ora che dice? Vedremo. Quindi l’amore viene con il tempo? Credo nel colpo di fulmine, ma in genere l’amore monta dentro quando cominci a conoscere la persona. E poi tutte le mie storie sono state con nuotatori. Anche con Luca, ci conoscevamo da tanti anni: in condizioni del genere il colpo di fulmine non può esistere. Con un nuotatore non rischia di portarsi il lavoro a casa? Nelle giuste dosi, condividere il nuoto lega. Capisci i sacrifici, la stanchezza, i momenti no. L’importante è non parlarne troppo,
2008 Alle Olimpiadi di Pechino cade
2009 Archiviato il malore, prepara i Mondiali di
Roma sotto la guida di Alberto Castagnetti. È l’ultima competizione insieme: lui muore per un intervento di routine al cuore il 12 ottobre.
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Adolfo Franz, Olycom, GettyIamages
nella “sua” gara, i 400: arriva quinta lamentandosi degli orari. Si riscatta nei 200, vincendo l’oro e stabilendo il primato di 1’54”82. Poi la paura: ai campionati italiani a Genova ha un malore causato dall’ansia. Non sarà l’ultima volta.
altrimenti ti ritrovi un altro allenatore di fianco e non va bene. Cosa cerca in un uomo? La presenza: mi piace chi spicca nel gruppo. E poi la simpatia, e un’adeguata intelligenza che non guasta. Odio chi pensa che dire una parola dolce in più ferisca l’orgoglio maschile. Ne ha incontrati tanti così? Qualcuno. Quando sei giovane e innamorata ti adatti a tutto. Poi cresci e capisci. Lei e Magnini avete animato le cronache rosa. Che effetto fa passare dalla pagina sportiva a quella del gossip? Non sono così stupida da dire: «Oddio, il gossip mi fa schifo». Un riscontro di immagine c’è sempre. Per il resto, mi sono ripromessa di vivere come mi dicono il cuore e la testa. Non voglio essere influenzata da nessuno. Mi è spiaciuto solo che ne abbiano sofferto le persone vicine a me. Si riferisce a Marin? No, con Luca dopo Shanghai abbiamo chiuso i contatti. Mi riferisco alla mia famiglia e a Filippo. Lui era scocciato di avere i fotografi sempre dietro, a me invece le cose scivolano addosso. La libertà provoca invidia, non trova? Gli invidiosi me li sono lasciati alle spalle tanti anni fa. Ho sofferto all’inizio. Quando sei fuori dal coro e hai successo, le amicizie femminili si restringono sulle dita di una mano. Ne restano due a Spinea e qualcuna nel nuoto. Si può essere amiche anche se si è rivali? Sì. Ma ad altro livello. Quando hai una rivale con cui te la giochi fino all’ultima bracciata, è molto difficile. La devi battere e quello che ti può scatenare cattiveria su di lei, cerchi di portarlo alla mente. Al ritorno della Manadou ci pensa?
Sportiva, ma con la passione della moda: è testimonial Armani e collezione scarpe.
No. Vedremo che cosa farà. Durante l’anno le avversarie non le guardo. Un anno fa ha detto che se rimanesse incinta prima di Londra rinuncerebbe alle Olimpiadi. È sempre della stessa idea? Sì. Ma spieghiamo bene. Io prendo tutte le precauzioni del caso, ma anche con la pillola c’è quello zero virgola uno per cento di possibilità. Dovesse capitare, sarebbe destino. E sicuramente non abortirei per un’Olimpiade. Ma ancora non mi sento pronta a essere mamma. Qualche anno vorrei ancora dedicarlo a me stessa. Che cosa pensa del Paese? Amo l’italia e ci vivo bene. Poi io sono assolutamente patriottica. Detto questo ci sono dei problemi e il peggiore è la mancanza di meritocrazia. Nel mio sport, vince chi fa il tempo migliore, chi parte prima viene
squalificato. C’è anche il doping? Sì. Non dico che stia dilagando, ma c’è. Io radiarei a vita. Tanto chi torna, non resta pulito a lungo. Dietro agli exploit improvvisi c’è aria di doping? Non sempre. Anche io di exploit improvvisi ne ho fatti. Tentazione di usarlo? Mai avuta. Sono convinta che i miei obiettivi li raggiungo perché io sono così. Per gli allenamenti che faccio, per le mie braccia e le mie gambe. Com’è la vita al pelo dell’acqua? Una volta ero la stessa, dentro e fuori. Poi certe dinamiche si sono attenuate. Ormai sono più elastica in tutto. I suoi fan sono in pena per le sorti del tatuaggio Baloo (il soprannome di Luca Marin, ndr). Li ho rassicurati. Non verrà tolto con il laser. Magari verrà modificato, ma i tatuaggi sono otto e rimarranno otto. Al limite cresceranno. Perché scrive la sua storia sulla pelle? Ne sento il bisogno. Forse per ricordare. Mentre lei si tatuava il teschio messicano, Filippo ha fatto Calimero. Un caso. Anche il soggetto? Magnini non sembra un pulcino nero. Perché ci vedete in gara, lì siamo sicuri di noi stessi. Fuori molte cose cambiano. C’è Calimero dentro un campione? Certo. E nei momenti giusti è bello che venga fuori. ■
2011 A destra, la vittoria ai
2009 Sopra, in acqua ai Mondiali di Roma. Vince l’oro nei 200 e nei 400 stile libero con due record mondiali (1’52”98 e 3’59’’15). È la prima donna a infrangere il muro dei 4 minuti nei 400 metri. A destra, con la mamma Cinzia.
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Olycom, GettyIamages
Mondiali di Shanghai. Due ori, nei 200 e nei 400 stile libero. Sono gli stessi dei Mondiali di Roma, ed è la prima volta nella storia del nuoto che un atleta riesce nel bis.