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Borghi fantasma di Tàmar e Pàlcoda
from Sentieri dannati
di Vincenzo Marino
A volte una strega vestita di nero fa più luce di una bionda principessa vestita di bianco. [#fabriziocaramagna]
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Siamo nel comune di Tramonti di Sotto. Il borgo si chiama Palcoda, è immerso nel paesaggio delle Prealpi Carniche, nel vero senso della parola... è stato negli anni inghiottito dalla natura. Letteralmente. Si scorge tra le cime dagli alberi, questo borgo abbandonato sin da prima della II Guerra Mondiale. E, per raggiungerlo, è necessario compiere un percorso impervio, ma spettacolare.
A Palcoda si può arrivare solo a piedi, percorrendo il sentiero CAI n. 831a e camminando fin verso la parte alta della valle del torrente Chiarzò. Nel XVII secolo, il borgo era abitato da circa 150 persone che lavoravano, prevalentemente, nell’industria dei cappelli. Oggi, tutte le vecchie case e i vecchi edifici sono stati inghiottiti dalla natura: prima dell’inizio della guerra, infatti, gli abitanti iniziarono a lasciare questo isolato borgo, a seguito della crisi che i cappellifici iniziarono a vivere. E se durante il conflitto le sue abitazioni diventarono dei rifugi, oggi sono precari fantasmi di mattoni. Solamente la chiesa, di impronta francescana, ristrutturata nel 2011, è libera dalla natura. Dedicata a San Giacomo, svetta col suo campanile restaurato nel mezzo dei ruderi e degli alberi rendendo tutto ancor più magico.
Ma Palcoda non è l’unico borgo fantasma che qui si può visitare. Nelle sue vicinanze c’è un altro paesello, Tamar, che ebbe fino agli Anni 50 un’unica abitante. Fu l’ultimo borgo della zona ad essere abbandonato.
Come raggiungere i due borghi? Dall’abitato di Tramonti di Sotto, a cui si arriva da Sequals tramite la statale n. 552. Si lascia l’auto in località Comesta e, da qui, si imbocca il sentiero n. 831a. Un sentiero che attraversa tratti impervi, e che non sempre è agevole. Ma che, una volta giunti a destinazione, vi permetterà di immergervi in un’atmosfera d’incredibile fascino.
Dati Tecnici
Meta: Tàmar e Pàlcoda, Tramonti di Sotto, Prealpi carniche
Lunghezza: Km: 9,1
Dislivello: 600 m
Difficoltà: E
Altitudine max: 689 m slm
Tipo di percorso: anello
Tempi netti: 5h 20m
Attrezzatura: normale da escursionismo
Carta: Tabacco 028
Traccia gpx: disponibile a richiesta
Pozzis – “Il borgo dell'orrore e della follia”
di Vincenzo Marino
L'occhio che guarda questi luoghi immagina il loro passato, sente, attraverso la pelle consumata dal tempo, l'anima che li avvolge [#robertoperegalli]
Pozzis è un piccolo borgo nel comune di Verzegnis, in provincia di Udine. L'atmosfera che si respira è quella classica di un paese fantasma: fu abbandonato definitivamente dai suoi abitanti agli inizi degli anni sessanta. In questi ultimi anni la maggior parte delle abitazioni è stata acquistata e ristrutturata da villeggianti alla ricerca di isolamento e di tranquillità, ma sempre fantasma è rimasto.
Il monte Pizzat lo divide dal comune di appartenenza creando una roccaforte di mistero e isolandolo dalla zona circostante. Il torrente Arzino rende ancora più ostico il passaggio alimentando così l’atmosfera arcana e misteriosa del luogo.
Diversi, inquietanti, avvenimenti hanno connotato questo borgo creando un mix di leggenda, finzione e realtà. Alla fine dell'800 Pozzis era “luogo di agane e di salvans, dove le creature del mondo pagàno si fondevano con una religiosità primordiale”. È in un clima come questo che a Pozzis sono avvenute vicende per lo meno singolari.
Nel 1878, ad esempio, molte donne cominciarono a manifestare i segni di un male oscuro in cui il clero e la gente comune era solita individuare i sintomi della possessione demoniaca. Una storia del tutto simile a quella ben più nota delle streghe di Salem del XVII secolo negli Stati Uniti.
Dopo il moltiplicarsi di fenomeni sempre più inquietanti e raccapriccianti e il ricorso sistematico, quasi quotidiano, da parte di un parroco, confuso e terrorizzato, alla pratica degli esorcismi, il prefetto di Udine inviò sul luogo due medici che diagnosticarono una “inequivocabile istero-demonopatia” e ordinano il ricovero delle indemoniate nell’ospedale psichiatrico di Udine. Vi rimasero rinchiuse per il resto della loro vita. Sempre meglio che bruciarle al rogo. Tra le vittime della follia collettiva vi fu perfino un integerrimo carabiniere.
Pozzis fu inoltre protagonista nella prima guerra mondiale di scontri e massacri feroci quando la Quarta armata alpina che cercava, scendendo dalla Carnia, di congiungersi alla Terza dopo la disfatta di Caporetto, si ritrovò, a Pozzis, nel bel mezzo dell’esercito austriaco, e fu una carneficina da entrambe le parti.
Nell'agosto 1944 fu invece costituito a Pozzis, con circa 120 elementi, un battaglione denominato “Stalin”, con il compito di difendere l'alta Val d'Arzino dai cosacchi alleati dei tedeschi. A novembre 1944 i tedeschi attaccarono alla Sella Chianzutan sulla direzione di Pozzis con lo scopo di spezzare lo sbarramento delle forze partigiane. Il battaglione contrattaccò e il combattimento durò un’intera giornata. Il giorno dopo tedeschi e cosacchi abbandonarono e ripiegarono su Verzegnis con ingenti perdite. Si racconta che il terreno intorno a Pozzis fosse zuppo di sangue e che anche cercare di camminare senza calpestare “qualcosa” fosse impossibile.
Fu qui che Pozzis si meritò, suo malgrado, il soprannome di “Il borgo dell'orrore e della follia”
Ma non è mica finita qui.
Siamo ai tempi nostri, l'ultimo abitante di Pozzis è Alfeo “Cocco” Carnelutti, classe 1944, vivente, appassionato di moto e meccanico autodidatta. Negli anni ‘80 gareggiava con i sidecar cross, ma si ritirò dopo un grave incidente di gara, che lo costrinse in ospedale per un lungo periodo, sviluppando il morbo di Crohn. Dopo essere arrivato a Pozzis si arrangiò in una delle vecchie case abbandonate, senza luce ed acqua, e si mise ad allevare capre. La gente di città saliva a vedere l’eremita e ad acquistare i suoi formaggi. Nel 1999 venne accusato dell’efferato omicidio di una giovanissima prostituta albanese, una vera e propria esecuzione. La seppellì tra le case diroccate di Pozzis. Si dichiarò subito colpevole, ma la vicenda apparve controversa anche ai giudici, che lo condannarono a soli dieci anni con molte attenuanti. Per buona condotta di anni ne sconta solo otto. Rientrato a Pozzis, non si sa come, iniziò a scrivere libri di successo e a sognare di partire “verso est” in sella alla sua HarleyDavidson del 1939. Nel 2018 l’incontro con Stefano Giacomuzzi, giovane regista ventiduenne, rese il sogno realtà. Nacque così un viaggio donchisciottesco: 8.000 km, 37 giorni, 9 stati, da Pozzis a Samarcanda, nel cuore dell’Asia. Questa avventura è stata pure raccontata nel film-documentario "Pozzis, Samarcanda".
Un borgo piccolo e abbandonato, ma sul quale si potrebbero scrivere libri, ricamare storie e sceneggiare film. E’ proprio vero che in Friuli non ci facciamo mancare nulla.
Ammetto che avevo un po’ d’ansia quel giorno che decisi di mettermi in marcia per percorrere il Sentiero delle Cascate dell’Arzino. Avrei dovuto posteggiare l’auto nei piccoli spazi liberi lungo la carrareccia che percorre il paese, attraversarlo e trovare il sentiero seminascosto dalla boscaglia. Mi aspettavo di veder sbucare qualche Freddy Kruger, uno Slenderman o un Ghostface dalle mura diroccate delle abitazioni. Non mi sarei meravigliato di incappare nei resti di qualche sabba, i ritrovi di streghe e stregoni che celebravano feste magiche e orgiastiche in onore di Lucifero o di Asmodeo (il mio preferito).
Non me ne sono accorto subito, ma ho percorso i circa 500metri che separavano l’auto dall’imboccodel sentiero, quasi di corsa. Una volta trovato, l’ansia ha lasciato lentamente il posto alla meraviglia della scoperta mentre i rumori delle cascate, ancora attutiti dalla lontananza, si facevano via via più forti scalzando, passo dopo passo, le suggestioni iniziali.
L’Arzino è uno dei più bei torrenti alpini del Friuli Venezia Giulia. Nasce nei pressi di Sella Chiampon ed è alimentato da due sorgenti principali: la Roggia del Nanul e il Fontanone. A pochi metri dalla sua sorgente, in corrispondenza di un brusco cambio di pendenza della valle e ai fenomeni erosivi che la caratterizzano, il torrente Arzino dà origine a una serie di cascate. Si tratta di meravigliosi e rumorosi salti d'acqua, alternati ad ampie vasche di erosione e a profonde e verdi pozze color smeraldo.
Grazie alle imponenti faggete, onnipresenti nel parco, il periodo migliore per l'escursione è quello autunnale quando è possibile ammirare il suggestivo fenomeno del foliage, ma la peculiarità del posto e soprattutto il basso impatto antropico, rendono possibile ammirare questa meraviglia anche in inverno, quando le cascate tendono a gelare cristallizzandosi in forme sempre diverse amplificando quell’atmosfera magica che continua a esercitare un insolito fascino su tutta la zona.
Dati Tecnici
Meta: Cascate dell’Arzino da Pozzis, Verzegnis (UD).
Prealpi carniche
Lunghezza: 7,640 km
Dislivello: 160 m
Difficoltà: T (estate), E (inverno)
Altitudine massima: 766 m slm
Tipo di percorso: anello
Tempi netti: 3h 20m
Attrezzatura: normale da escursionismo, utili i ramponcini in inverno
Carta: Tabacco 013
Traccia gpx: disponibile a richiesta
La panoramica delle Cime di Subit di Vincenzo Marino
Il mondo lo hanno sempre cambiato i folli, i sognatori, i romantici, gli eretici e le streghe. Non le greggi. [#fabriziocaramagna]
«La vera bellezza di questi luoghi inizia dove finiscono le strade asfaltate» [cit.]. I dintorni di Subit, comune di Attimis (UD), offrono infatti una ricca scelta di sentieri: uno per ogni mito o segreto che da secoli vengono tramandati dai nonni ai nipoti.
Parlo del sentiero dei folletti o delle piante medicinali. Sono gli Skret, i folletti delle valli friulane a parlata slovena. Sono piccoli esserini vestiti di rosso che aspettano le ombre della notte per fare scherzi, aprire le stalle per far scappare il bestiame e rapire i bambini per portarli nel profondo del bosco. Grandi conoscitori di piante medicinali, malva, tarassaco, biancospino e tante altre erbe spontanee che crescono in questa zona.
Parlo del sentiero delle Agane o delle piante alimentari. Le Agane sono mistiche figure femminili che siedono su grossi sassi vicino alle sorgenti. Sono vestite di bianco, filano la lana e propongono indovinelli ai viandanti. Questo sentiero è dedicato a loro, a questi spiriti protettori delle acque.
Parlo del sentiero della strega o delle piante tossiche, nella valle della Moraca, abitata da numerosi folletti e soprattutto dalla strega Juana, una misteriosa creatura dedita a cucinare il “bloj”, un orribile e nauseante brodaglia a base di erbe, bacche e radici per i bambini rapiti dagli Skret.
Parlo della Panoramica delle Cime, il sentiero più recente (2015 mi sembra) che insieme ai precedenti crea una rete di sentieri e camminamenti unici, da fare invidia ai 7 Ponti di Königsberg (l'odierna Kaliningrad nell’exclave russa tra Polonia e Lituania) e al suo problema matematico risolto da Eulero.
La Panoramica delle Cime inizia, dal piazzale della chiesa di Subit o, preferibilmente dallo stretto tornante a sinistra prima delle case di Borgo Cancellier (piccolo parcheggio con panchina) a quota 720 metri (Google Map: 682V+WC Cancellier, Ente di decentramento regionale di Udine), e raggiunge, dopo un facile percorso (E), la quota massima a 950 metri. Il percorso base è poco più breve di 6 km ed è percorribile in qualsiasi stagione dedicandoci solo una mezza giornata. Se si vogliono concatenare tutti i sentieri, i tempi, i dislivelli e l’impegno aumentano, ma soprattutto fatelo in primavera e solo dopo aver studiato qualcosa su Eulero e la teoria dei grafi. Vi potrà essere utile per ottimizzare i percorsi.
Il panorama è impagabile, lo sguardo spazia da nord dalle creste delle Prealpi Giulie, all'imponente massiccio del Canin, fino al monte Nero, mentre a sud gli occhi abbracciano la pianura friulana, fino al golfo di Trieste e l’Istria.
Nelle foto sono perfettamente visibili due skert e un’agana dai capelli neri (a sinistra della cascata). Se non riuscite a vederli fate un piccolo sforzo e cercate di ritornare un po’ fanciulli.
Dati Tecnici
Meta: Cime di Subit, Attimis (UD), Prealpi giulie
Lunghezza: 6,5 km
Dislivello: 450 m
Difficoltà: T
Altitudine massima: 950 m slm
Tipo di percorso: anello
Tempi netti: 3h 00m
Attrezzatura: normale da escursionismo
Carta: Tabacco 041
Traccia gpx: disponibile a richiesta
Anello di Folchiar da Alesso di Vincenzo Marino
Mai riporre la vostra speranza in un principe. Se avete bisogno di un miracolo, riponete speranza in una strega. [#catherynnevalente]
Un'escursione in tempi antichi, tra demoni e benandanti con molti riferimenti alle antiche radici del Friuli. Un percorso nei boschi alla ricerca dei luoghi da dove, a dicembre, si materializzano i Krampus. Di solito uscendo da grotte e inghiottitoi carsici, disseminati lungo tutto l'arco alpino e prealpino orientale per scendere poi al tramonto nei villaggi a seminare il panico. Esistono dei cosiddetti "passaggi" e uno di questi si trova nei boschi tra il lago di Cavazzo e il monte Faroppa (Mont dai Pagans), in prossimità del villaggio di Folcjar. In questi boschi, silenziosi e un po' inquietanti sembra quasi che da un momento all’altro possano apparire anche Sblifs o i Mazzarots, o forse Salvans e Pagans.
Ma chi sono i Krampus? I Krampus (dal bavarese krampn, ovvero "morto", "putrefatto”, sono demoni dalle sembianze mostruose e animalesche, scatenati e molto inquietanti, che si aggirano per le strade alla ricerca dei bambini "cattivi". I loro volti sono coperti da terrificanti maschere diaboliche, i loro abiti sono laceri, sporchi e consunti. I Krampus, vagando per le vie dei paesi, provocano rumori ottenuti da campanacci o corni, che li accompagnano nel tragitto che compiono, mentre colpiscono con frustate la gente. L'origine di questa usanza, mantenuta con fiero orgoglio in molti comuni facenti parte dell'area ex-austro-ungarica, risale al periodo pre-cristiano ed è attestata almeno dal VI-VII secolo d.C. Una delle poche cose di cui si è a conoscenza è che questa manifestazione è legata al solstizio invernale.
La festa inizia con il vescovo San Nicola (6 dicembre), solitamente trainato su un carro, che interroga i bambini premiandoli o rimproverandoli e al contempo cerca di placare le ire dei Krampus nei confronti degli spettatori. I Krampus hanno in mano una frusta fatta di ramoscelli e un sacco sulla spalla: secondo la leggenda, egli prende i bambini che sono stati cattivi e se li porta via nel suo sacco. I Krampus sono selvaggi, violenti e inferociti e in questa particolare serata danno sfogo a quelle forze che per tutto il resto dell'anno rimangono represse. Rincorrono, fra urla, mugugni e grida, i bambini, i ragazzi, ma anche gli adulti e i più anziani, spingono la gente, dando pesanti frustate e colpi di verga alle gambe di chiunque capiti tra i loro piedi.
Appena il sole tramonta, San Nicola scompare dalla sfilata, lasciando incontrollati i demoni, che senza inibizioni rispondono colpo su colpo alle provocazioni dei ragazzi e degli adolescenti. Le rincorse e gli inseguimenti da parte dei demoni possono durare anche ore, fino a quando a notte fonda il freddo e il buio avvolgono tutto e, lungo le vie, non è più possibile vederne alcuno.
L’escursione
Lungo la strada che da Alesso di Trasaghis conduce a Somplago, dopo aver superato il sottopassaggio dell'autostrada, individuare sulla sinistra una stradina asfaltata che termina quasi subito trasformandosi in carrareccia. Posteggiata l'auto inoltrarsi lungo la stradina passando nuovamente al di sotto dell'autostrada. Dopo poco questa si trasforma in una comoda mulattiera che risale a tornanti il bosco. A quota 500 m ca, il sentiero attenua la pendenza traversando alto la forra del torrente Niviselis fino ad arrivare alla conca prativa di Folchiar. Ancora pochi passi e si raggiunge una piccola sella. Da qui una traccia sulla destra porta in breve alla quota 575 m. Ritornati alla selletta proseguire in discesa, traversando la conca del rio del Band. Un ultimo ripido tratto e si arriva in prossimità di una enorme vasca in cemento (!) oltre la quale ha inizio la strada asfaltata che scende a Somplago. Per il ritorno si può seguire la rotabile che costeggia la sponda ovest del lago fino alla galleria dell'autostrada. Qui è possibile continuare o deviare per una traccia sulla destra che attraversa una conca prativa prima di ricongiungersi con la strada per Alesso.
Utile la traccia GPS perché il percorso, pur evidente, è completamente privo di segnalazioni.
Dati Tecnici
Meta: Folchiar da Alesso (UD), Prealpi carniche
Lunghezza: 10,00 km
Dislivello: 450 m
Difficoltà: E
Altitudine massima: 575 m slm
Tipo di percorso: anello
Tempi netti: 4h 00m
Attrezzatura: normale da escursionismo
Carta: Tabacco 020
Traccia gpx: disponibile a richiesta
A tu per tu con le streghe del Malgustà di Vincenzo Marino
Ogni paese ha la casa delle streghe, che è una casa diversa dalle altre, dove la nebbia e la luna amano soffermarsi più a lungo e scambiarsi i loro segreti.
(#fabriziocaramagna)
La temibile Santa Inquisizione arrivò sin quassù.
Un incredibile caso di cronaca avvenuto a metà del Seicento, quando la Santa Inquisizione di Venezia inviò i propri funzionari a indagare su un presunto caso di stregoneria. Sul Plan di Malgustà, posto a metà del monte Raut, si narrava si svolgessero ogni giovedì notte dei sabba demoniaci. Gli incontri tra demoni erano animati dalla presenza di streghe provenienti, si diceva, da Frisanco e Poffabro, dove di giorno assumevano sembianze umane e rassicuranti: in montagna, invece, a detta degli inquisitori, rendevano conto al diavolo delle loro malefatte. Scarmigliate, si raccoglievano in cerchio e ballavano calpestando una croce, esibivano i corpi dei neonati che dicevano di aver fatto esse stesse morire per consunzione, si davano a riti cannibaleschi.
Testimone dell’evento è un piccolo valligiano Mattia di Bernardone, trasportato nottetempo su un caprone volante al Plan di Malgustà dalla nonna: il bambino verrà sottoposto a un lungo processo dal tribunale della Santa Inquisizione (dal 1648 al 1650) e a molti altri abitanti della valle vennero richieste deposizioni ufficiali, in una vera caccia alle streghe. Dopo due anni di processi, illazioni, accuse e appelli, il clamore scemò e tutto si dissolse in una bolla di sapone: nella città di Pordenone era scoppiato un caso analogo ma di proporzioni molto maggiori e la curia veneziana trovò più interessante volgere la sua attenzione, abbandonando ogni interesse per il piccolo Mattia e la condotta sospetta della nonna.
Poffabro è un museo a cielo aperto nel cuore della Val Colvera. La sua “forza magica” sta nell’effetto incantatore delle pietre tagliate al vivo e dei balconi di legno, elementi austeri che danno un senso di intimità e raccoglimento nelle corti racchiuse su se stesse, o nelle lunghe schiere di abitazioni di pianta cinque-seicentesca. Il bello del borgo sta proprio nell’umile realtà di pilastri, scale, ballatoi e archi in sasso, in armonia perfetta con la natura circostante.
Punto centrale del percorso è la Val Colvera. Per la sua felice posizione – a metà tra il verde riparo delle Dolomiti Friulane e la non troppo lontana pianura – la Val Colvera è stata abitata fin dalla preistoria, come provano tracce di insediamenti umani rinvenuti in alcune delle grotte che costeggiano i suoi torrenti.
Proprio lungo il torrente, lambendo i "landri" che lo costeggiano e diversi inquietanti, nascosti antri scavati dalle acque del torrente e adibiti nell'antichità ai più svariati usi, si snoda il tratto centrale dell'escursione, il più interessante dal punto di vista naturalistico e il più divertente.
È un'escursione facile, per tutti, ma bellissima a dispetto della semplicità. Purtroppo gli arbusti, cresciuti selvaggiamente nella conca del Landri Scur, non permettono di apprezzare tutte le grotte che si intravedono sparse qua e là. Invece il Landri Viert è un'esplosione di rivoli, cascatelle, grotte, canyons, una gioia per gli occhi. Meritevole anche la piccola deviazione verso la località Buffui, il sentiero per arrivare e tornare è intersecato da torrenti più o meno grandi e non ci si annoia mai.
Come per tutti i percorsi che necessitano di guadi, è consigliabile non intraprendere questa escursione dopo periodi piovosi.
Dati Tecnici
Meta: Frisanco, Val Colvera (UD), Prealpi carniche
Lunghezza: 14,60 km
Dislivello: 420 m
Difficoltà: E
Altitudine massima: 642 m slm
Tipo di percorso: anello
Tempi netti: 6h 00m
Attrezzatura: normale da escursionismo
Carta: Tabacco 028
Traccia gpx: disponibile a richiesta