NèuraMagazine#8

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Numero 8

Nèura Magazine

22-28 novembre 2012

Non È Una Rivista d’Arte

E... azione! Eunomia GENOVA _ Azioni di Guerrilla knitting con Intrecci Urbani

Un fotogramma tratto dal cortometraggio The boy and the moon di Rino Alaimo, 6’17’’, 2012

“Fiato d’artista” MILANO_Arte Programmata al Museo del Novecento | SAVONA_The boy and the moon di Rino Alaimo | TORINO_Back to the Future ad Artissima

Nèurastenie Appuntamenti dal 22 al 28 novembre: #capitali

Logo ©Cristiano Baricelli


©Nèura Magazine 2012. Nèura Magazine è uno spazio culturale di prospettiva. La redazione è composta da Anna Castellari, Silvia Colombo, Sonia Cosco e Roberto Rizzente. Nessuna parte o contenuto di questa pubblicazione può essere duplicata, riprodotta, trasmessa, alterata o archiviata in alcun modo senza preventiva autorizzazione degli autori. I contenuti di questa pubblicazione non hanno carattere periodico e non rappresentano prodotto editoriale ex L.62/2001. Logo ©Cristiano Baricelli, Ictus, 2005. Per contatti, scrivi: info@neuramagazine.com www.neuramagazine.com


Nèura Magazine - 22 novembre 2012

Editoriale E... azione!

Giovedì mattina. La settimana è quasi finita, eppure noi abbiamo deciso di dare una svolta dinamica a questa giornata, regalandovi tutti i suggerimenti necessari per decidere che cosa fare nel week end, a quali mostre andare e quale evento scegliere. Il titolo del numero 8 di Nèura prende spunto dal mondo del cinema e grida, incita all’azione. Il ciak, in primis, è un riferimento al cortometraggio diretto da Rino Alaimo. Si intitola The boy and the moon, ha vinto il Giffoni Film Festival 2012 e racchiude una storia ricca di poesia, vicina a un immaginario artistico naïf e visionario al punto giusto. Di diverso tipo è l’azione urlata da un’iniziativa come Intrecci Urbani, un piano d’attacco di guerrilla knitting nella città di Genova, un progetto che riscalda la città e combatte l’appiattimento urbano a suon di ferri da maglia, con i colori dei gomitoli di lana. Avvicinandoci al senso più letterale del termine, l’azione, reale e tangibile, è una delle caratteristiche delle opere di Arte Programmata. Il Museo del Novecento di Milano, in occasione del cinquantesimo anniversario di queste ricerche artistico-scientifiche, apre al pubblico una minuta raccolta a tema che vi segnaliamo. E, rimanendo ancora una manciata di minuti negli anni sessanta (e settanta), potrete leggere di Franco Vaccari e Guglielmo Achille Cavellini, esponenti di un’arte sociale, basata sull’(inter)azione con il pubblico. Infine, dedicata a tutti coloro che si trovassero in giro per il mondo, spinti da incessante curiosità e desiderio di scoperta, la nostra rubrica delle Nèurastenie, flash settimanali che rispondono a un tema. Questa settimana, viaggiatori instancabili, potrete trovare la mostra che fa per voi nelle #capitali, d’Europa e del mondo. E come sempre, buona lettura! La Nèuraredazione 3



Indice Numero 8

Editoriale E... azione!

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Eunomia Genova, di lana vestita, con l’evento Yarn Bombing

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“Fiato d’artista” Al Museo del Novecento l’arte è programmata

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Cavellini, Vaccari e Xenakis, back to the future

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Se la luna scopre i colori del sole

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Nèurastenie - #capitali

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Nèura Magazine - 22 novembre 2012

Eunomia Genova, di lana vestita, con l’evento Yarn Bombing Sonia Cosco

Con il progetto multicolor Intrecci Urbani – Yarn Bombing, Genova si prepara ad affrontare l’inverno coprendosi di lana dalla testa ai piedi, dal Porto Antico alle alture di Castelletto. Intrecci. Di lana, di creatività, di percorsi, d’intenti. Lo Yarn Bombing – forma d’arte nata negli Stati Uniti nel 2005 – approda a Genova con un’iniziativa che coinvolgerà enti, associazioni e cittadini e la città della Lanterna sarà letteralmente ‘bombardata’ da filati colorati che vestiranno monumenti, alberi e panchine. Prendersi cura della città, in modo creativo e originale, attraverso un’operazione che – richiamandosi in parte alle poetiche della Public Art – vuole essere artistica, ma soprattutto politica, nel senso di far sentire la comunità parte di una rete attiva e portavoce di messaggi quali l’intercultura, la sostenibilità ambientale, l’intergenerazionalità. Più di duemila anni fa, già Arianna e Penelope avevano scoperto un uso 7


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alternativo dei filati, capaci di orientare in un labirinto e procrastinare un destino infelice e fuor di metafora; seguendo queste suggestioni, arriviamo nel XXI secolo, dove la valenza sociale di Intrecci Urbani – Yarn Bombing a Genova – è solo una delle anime del progetto che trasformerà la Superba in una grande e dinamica scenografia urbana. Associazioni, enti, volontari, giovani, non più giovani, tanti sono i soggetti protagonisti di un progetto che vuole rivolgersi a un target trasversale ed è nato sotto il coordinamento dell’Ufficio Cultura e Città del Comune di Genova e la direzione artistica di Emanuela Pischedda, presidente dell’associazione colorInscena. L’iniziativa è resa possibile anche grazie al contributo di sponsor: Amplifon Spa, Filtes Filati S.a.s. Filati King, Cucirini Tre Stelle Spa, Mentelocale, Amiu. «L’idea Yarn Bombing è nata curiosando in rete, insieme alle responsabili di Genova Creativa e ufficio Cultura e Città» dichiara Emanuela Pischedda, studi di Arte e Architettura in Italia, scenografia e costume alla Motley di Londra, ha disegnato scenografie e costumi per Teatro di Prosa e d’Opera in Italia e all’estero e firmato costumi per cinema, tv e pubblicità. «Amo e pratico il free - crochet da anni e abbiamo voluto mettere insieme un evento artistico alla portata di tutti, alla base del quale sta il concetto di arte come 8


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forma comunicativa, in grado di svolgere un ruolo attivo nelle dinamiche culturali e sociali del luogo in cui si colloca». Connessioni trasversali e nuovi linguaggi espressivi. Chiunque potrà proporre il suo manufatto, dal semplice volontario all’artista 9


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dell’Accademia Linguistica di Belle Arti, dal giovane al pensionato appassionato di lavori a maglia. «Il cuore dell’iniziativa è l’occasione data a chiunque di identificarsi e confrontarsi, per una rivisitazione del territorio, rivestendolo di colori, ma soprattutto per una riqualificazione della vita relazionale della collettività che lo abita, incontrandosi per realizzare una grande scenografia collettiva». Nel 2013 ci sarà l’evento conclusivo con la realizzazione di una grande installazione collettiva che verrà esposta nell’area del Porto Antico di Genova dal 21 al 27 marzo 2013. «Direi che è fondamentale investire nella cultura e nell’arte» sottolinea Carla Sibilla, assessore alla Cultura e al Turismo del Comune di Genova, «il comparto dell’industria culturale e creativa ha dimensioni economiche e di occupazione notevoli. La promozione della creatività è dunque un motore fondamentale per lo sviluppo economico e urbano locale. A un patto, però, che tutte le realtà vengano messe a sistema e si creino quelle sinergie che, in un momento di crisi come quello attuale, possano generare un effetto moltiplicatore per gli investimenti nel settore. Insomma, l’amministrazione comunale sta lavorando affinché uno più uno possa dare un risultato maggiore di due». Genova e la cultura. Grandi cambiamenti in positivo sono stati fatti in questi anni per valorizzare il suo patrimonio artistico e 10


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culturale, ma la città sembra essere sempre a un passo dallo spiccare il volo verso un respiro internazionale e ci chiediamo quale direzione prenderanno le politiche culturali della città. «Dopo il 2004, anno in cui Genova è stata Capitale europea della cultura» continua l’assessore «si è innescato un processo virtuoso che ogni anno si rafforza. Con il suo mare, i suoi palazzi nobiliari inseriti nel Patrimonio Mondiale dell’Unesco, il centro storico più esteso d’Europa, Genova è una città dai mille volti: ricca, viva, dinamica, innovativa, aperta ai giovani e luogo di incontro sempre più multiculturale. Si svolgono qui da noi grandi eventi nazionali e internazionali e ci stiamo affermando sempre di più come città d’arte. Voglio solo ricordare che domenica 18 novembre si è concluso, con un grande successo di pubblico, il Festival L’altra metà del libro che ha ospitato autori di livello internazionale e che sono in corso, a Palazzo Ducale, due mostre straordinarie: “Mirò! Poesia e luce” e “Steve McCurry. Viaggio intorno all’uomo”». Il senso di Yarn Bombing sarebbe solo a metà, se non venisse valutato anche l’impatto ambientale dell’evento. E, infatti, i materiali impiegati per le installazioni verranno poi distribuiti e riciclati per altri usi. Chiunque può partecipare e a partire dall’8 dicembre, ogni secondo sabato del mese – dalle 14.30 alle 17.30 – presso Mcafè-mentelocale di Palazzo Ducale si svolgeranno degli incontri aperti al pubblico denominati “Knit Cafè” per lavorare insieme a maglia e uncinetto, sorseggiando tè e caffè. Nelle foto pubblicate in queste pagine, Intrecci Urbani - Yarn Bombing a Genova 2012-2013 (foto dell’ufficio stampa).

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Informazioni Genova, Intrecci Urbani – Yarn Bombing Dal 21 al 27 marzo 2013 sito web. www.genovacreativa.it email. intrecciurbani@comune.genova.it


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“Fiato d’artista” Al Museo del Novecento l’arte è programmata Silvia Colombo

Bruno Munari e il Gruppo T nel Negozio Olivetti di Milano (1962)

L’Arte Programmata, a cinquant’anni dalla prima esposizione, nata dalla collaborazione con l’azienda Olivetti, arriva al Museo del Novecento di Milano con una rassegna monografica molto interessante. Movimento, azione, motore, magnetismo. Parole che segnano un momento della storia dell’arte contemporanea – tra gli anni cinquanta e sessanta – denso di ricerca, di operatività e di sinergia tra il fare creativo e il mondo imprenditoriale, tra l’arte e le scienze matematiche. Stiamo parlando dell’Arte Programmata, definita da Umberto Eco (nel 1962) in questo modo: “Ma è proprio vero che regola matematica e caso si escludono?… Nelle vicende del caso può essere individuato, a posteriori, una sorta di programma… Non sarà 13


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Manifesti, documenti e cataloghi di Arte Programmata

dunque impossibile programmare, con la lineare purezza di un programma matematico, ‘campi di accadimenti’ nei quali possano verificarsi dei processi casuali… Già sin d’ora si potrebbe lanciare un concorso per trovare un nuovo nome; ma per carità non lasciamoci impressionare da una questione di nomi”1. Certo, non si tratta di una mera ‘questione di nomi’, bensì di una scoperta continua, di un’attenzione inedita al rapporto che lega opera e pubblico, chiamato a intervenire in prima persona nel processo di attivazione del lavoro artistico. Maggio 1962. All’interno del Negozio Olivetti, sotto la Galleria Vittorio Emanuele di Milano (si noti bene: un negozio, non un museo) inaugura l’esposizione “Arte Programmata”, a cura di Bruno Munari, Giorgio Soavi e sotto l’egida critica di Eco. Novembre 2012. Qualche passo più in là, negli spazi dell’Arengario, sede del Museo del Novecento, apre “Programmare l’arte. Olivetti e le Neoavanguardie cinetiche”, a cura di Marco Meneguzzo,

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1 Umberto Eco, L’arte programmata, in Lea Vergine, Arte programmata e cinetica 1953/1963. L’ultima avanguardia, Mazzotta, Milano 1983, p. 205.


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Gruppo N, Visione dinamica (1962)

Enrico Morteo e Alberto Saibene2. Cinquant’anni dopo, eppure i lavori riescono a mantenere una forte aura di attualità. È vero, alcuni meccanismi e certi dettagli rimandano a un’estetica futuristica tipica di un’epoca che ha visto l’uomo alla conquista della Luna, ma nel complesso il sistema di intrattenimento rimane il medesimo (a guardar bene, sappiamo ancora divertirci con poco). E gioco-forza della mostra milanese è l’interazione diretta, ancora possibile, con i lavori esposti. Vi sembra scontato? Se pensate che dietro alla maggior parte di queste opere sono presenti piccoli motori, corpi illuminanti e componenti che risalgono a mezzo secolo fa, piuttosto difficili da riparare o sostituire3, vi darete una risposta diversa. Arte musealizzata, ma non mummificata – anzi, fa breccia nel 2 L’esposizione arriva a Milano dopo una prima tappa nel Negozio Olivetti di Venezia, realizzato da Carlo Scarpa e inaugura insieme a quella dedicata alla collezione Gian Ferrari. 3 Ad esempio, nel nuovo allestimento delle Gallerie d’Italia. Cantiere del Novecento la maggior parte di esse non funziona (se per scelta o per mancato funzionamento, non è dato a sapersi). 15


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Giovanni Anceschi, Percorsi fluidi (1961) Collezione privata. Courtesy: Galleria d’arte Niccoli, Parma

presente: possiamo guardare e, finalmente, toccare. Non ci resta che fare un giro nella sala espositiva e, premendo pulsanti e pompette come bambini mai sazi dell’ora di gioco, dar vita alle opere. Nel complesso si tratta di un nucleo di lavori che ben rappresenta il panorama artistico del periodo: gli autori sono i membri aderenti al padovano Gruppo N (Alberto Biasi, Ennio Chiggio, Toni Costa, Edoardo Landi, Manfredo Massironi) e al milanese Gruppo T (Giovanni Anceschi, Davide Boriani, Gabriele De Vecchi, Gianni Colombo e Grazia Varisco). Non mancano tuttavia, a completamento dello scenario, opere di Bruno Munari, a cui il museo ha recentemente dedicato una nuova sala, e di Enzo Mari, nonchÊ documenti, cataloghi, locandine e progetti collocati nelle bacheche. Possiamo scegliere: mettere in 16


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moto la polvere metallica della Superficie magnetica (1961) di Boriani, che si addensa compatta su un piano verticale, simulando il movimento di laboriose formiche, oppure lasciarci confondere dalla Visione dinamica (1962) del Gruppo N? Di sicuro, come i Percorsi fluidi (1961) di Giovanni Anceschi – con quel liquido rosso un po’ pulp e un po’ medico-sanitario che si aggira attraverso tubolari in materiale plastico –, scorriamo lungo i percorsi dell’esposizione, minuta ma esaustiva.

Davide Boriani, Superficie magnetica (1961) Collezione Valmore. Courtesy: Studio d’arte Vicenza

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Informazioni Programmare l’arte. Olivetti e le Neoavanguardie cinetiche Milano, Museo del Novecento 9 novembre 2012 - 3 marzo 2013 Orari. lunedì 14.30-19.30| martedì, mercoledì, venerdì, domenica 9.30-19.30 | giovedì e sabato 9.30-22.30 Ingresso. 5 euro intero | 3 euro ridotto | gratuito: ogni giorno, da due ore prima della chiusura e ogni venerdì dalle 15.30 Informazioni. 02.88444061


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Cavellini, Vaccari e Xenakis, back to the future Roberto Rizzente

Franco Vaccari, Esposizione in tempo reale num. 4: Lascia su queste pareti una traccia fotografica del tuo passaggio (1972)

Era il 2010 quando, per la prima volta, l’allora direttore di Artissima Francesco Manacorda pensò di affiancare alla proposta maggiore una selezione di artisti del passato. Back to the Future, questo il nome della rassegna, era un contenitore di estetiche poco note al grande pubblico, ma di fondamentale impatto per gli sviluppi futuri dell’arte. 19


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Sono passati quasi tre anni, e quella sezione è cresciuta. Diciannove sono gli artisti presentati nel 2012, selezionati da un comitato di quattro curatori e direttori di museo internazionali, che hanno pescato a piene mani nel marasma di proposte delle gallerie: Jan Hoet, Vasif Kortun, Joanna Mytkowska e Vicente Todolì. Indagare quelle proposte, per noi che le abbiamo osservate da vicino, è un modo per leggere il Guglielmo Achille Cavellini, European presente. Perché è vero che gli Cavellini Festival 1984 Invitation (1984) anni sessanta e settanta hanno segnato uno spartiacque nel sistema, esibendo e anzi rilanciando i migliori ritrovati della cultura post dada, di particolare rilevanza considerando le attitudini anche politiche che l’arte allora seguiva. Artista-spettatore: volendo a tutti i costi tracciare una direttiva in seno a Back to the Future, e di converso all’interno dei due decenni, sono questi, con una forzatura hegeliana, i poli dialettici della questione. Perché è qui, meglio che altrove, che può misurarsi lo scarto, la distanza. In senso, prima di tutto, relazionale. A dispetto dell’opera. Sono gli anni, non dimentichiamolo, della Merda d’artista di Manzoni. Gli anni della definitiva consacrazione della firma come unica garante del valore intrinseco di un’opera (si pensi alle firme di Klein sui corpi nudi delle modelle). In senso polemico, certo. Ma definitivo. Gradualmente, l’attenzione della critica si sposta sull’artista. Guglielmo Achille Cavellini (Brescia, 1914-1990) è una figura chiave, in questo senso. Egli recupera le ascendenze dada (e futuriste) dei colleghi e va oltre. Storicizzando se stesso, principalmente. Mercante d’arte e collezionista, oltre che artista, egli mostra di comprendere i meccanismi di creazione del consenso, costruendoci una mitografia. Cassa che contiene opere distrutte (1966-68) è una prima, provvisoria, sistematizzazione del corpus cavelliniano. Contiene i residui delle 20


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Guglielmo Achille Cavellini, sticker, s.d.

opere precedenti, distrutte e poi collocate in casse di legno. Tra queste, i francobolli-omaggio a Picasso, Léger, Morandi, Braque, Mirò, De Chirico e Matisse, con tanto di nome del Paese emittente e valore. I commenti sulle pareti, le tele, i vestiti e la carne di modelli nudi, posteriori al 1971 e fotografati per i posteri sono, nel riferimento a eventi autobiografici, una tappa ulteriore nel processo di auto-storicizzazione. Come pure le pagine personali sull’enciclopedia, i poster distribuiti ai musei per celebrare il “centenario immaginario”, piuttosto che un’ipotetica retrospettiva al Guggenheim. Sul versante opposto, Franco Vaccari (Modena, 1936) fa appello allo spettatore come interlocutore essenziale e costitutivo dell’opera. L’artista perde la sua aura. Viene meno l’autonomia. Non prevede i processi, li innesta. Ma lo scioglimento segue le vie del caso, a seconda della ricezione e della molteplice percezione del pubblico. Le Esposizioni in tempo reale, prodotte dal 1969, segnano una svolta importante, nella ricerca di Vaccari e, in genere, dell’avanguardia. 21


Potenzialmente infinite, sono strutturate sull’accumulazione, rinsaldando i termini di una soggettività partecipata, aperta al confronto, il dialogo, la relazione, in uno spazio il più possibile condiviso. Lascia una traccia del Constantin Xenakis, Simia Kai Terata, tuo passaggio su queste Gymnes Alithies, 4 pagine del giornale pareti: l’installazione per “The Vima on Sunday”, 18 settembre 2011 la Biennale di Venezia del 1972 circoscrive la presenza dell’artista a una foto e un invito scritto. Quella che rimane, al termine della mostra, è una parete tappezzata dalle immagini dei visitatori. «Un organismo sensibile alle influenze dell’ambiente», ha commentato Vaccari. E l’opera? Se tutto ciò che rimane, con la morte della forma, è il rapporto, non necessariamente bidirezionale, tra artista e spettatore, sospeso tra il gioco mentale del primo e la sensibilità ricettiva del secondo, che ne è dell’oggetto, l’oggetto feticcio che, dai tempi remoti, è al centro delle politiche di valorizzazione economica? Una traccia, nulla di più. Scritto in una lingua incomprensibile, per lo più, come il giornale di Constantin Xenakis (Cairo, 1931), distribuito a Zagabria nel 1974 e poi riproposto, in svariate edizioni. E, a ben pensare, anche questa è una verità, al giorno d’oggi.

Informazioni Back to the Future si è tenuto nell’ambito di Artissima 2012, a Torino, dal 9 all’11 novembre. sito web. www.artissima.it


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The boy and the moon. Se la luna scopre i colori del sole Anna Castellari

Fotogramma da The boy and the moon, Rino Alaimo (2012), durata 6 ’17 ’’

Un cortometraggio di Rino Alaimo, The boy and the moon, con una colonna sonora delicata e piena di ritmo – quella di Stefano Barone –, un disegno bicromo, nero e dorato, una storia semplice semplice. Questi sono gli ingredienti del video, premio speciale del Giffoni Film Festival 2012. Poetico e onirico, con una storia semplice e ben costruita, The boy and the moon è il cortometraggio di Rino Alaimo, regista dallo sguardo dell’illustratore, e che ha vinto il premio speciale all’ultimo Giffoni Film Festival. Lo abbiamo scoperto e incontrato durante Inchiostro d’Autore a Savona, tra Diabolik, Dylan Dog e altri personaggi a fumetto o animati, nel suggestivo Castello di Priamar (Savona). Forse, il pregio della storia in nero e oro raccontata da Alaimo, è la capacità di saper guardare oltre e di raccontare al pubblico, ai piccoli così come ai grandi, più adulti e disincantati. Pur nella semplicità disarmante della storia, forte di effetti grafici stilizzati e incantevoli, 23


E... azione!

Fotogramma da The boy and the moon, Rino Alaimo (2012), durata 6 ’17 ’’

la voce attoriale profonda, che sa entrare nelle corde dello spettatore, e un’impostazione favolistica del racconto, il breve film riesce a rimanere impresso nella memoria dello spettatore. E anche grazie al contrasto messo in rilievo alla fine della pellicola, – i palloncini colorati e il mondo visto alla luce del sole – la bicromia è ancora più efficacie. Tutto, in questo filmato, scorre in maniera fluida, senza sbalzi – ricordando in questo un po’ Gianluigi Toccafondo, che, pur con una tecnica profondamente diversa, quella per cui si dà animazione ai suoi dipinti, ha fatto della fluidità un marchio di fabbrica. Alaimo invece utilizza la tecnica del decoupage animation, molto usata nell’animazione di ultima generazione ma inventata da Emanuele Luzzati, noto illustratore per bambini. In questo caso, non è necessario disegnare ogni singolo fotogramma come nel disegno animato tradizionale, ma si impone un movimento ai disegni che si hanno a disposizione: così, ad esempio, la sagoma del piccolo protagonista si muove da sinistra a destra dello schermo. Il tempo della narrazione è organizzato in modo lineare, senza flashback o flashforward: unica eccezione si trova alla fine del filmato. Il tema conduttore è semplicemente il viaggio verso la felicità. Non ci sentiamo tuttavia di rimproverare al regista questa scelta, perché 24


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essa viene trattata in maniera tutt’altro che banale. Gli ostacoli incontrati dal piccolo protagonista, alla continua ricerca di un amore inconquistabile, sono quelli che si crea da solo: nei tentativi di conquistare la sua luna, infatti, pecca di materialismo e di superficialità. E solo quando riesce a mostrarle il mondo come la luna non l’aveva mai visto conquista il suo amore: avviene uno scambio reale, e la luna apre gli occhi su nuovi immaginari che non aveva mai concepito prima. Racconta Rino, parlando della sua pellicola: «Con questo cortometraggio ho cercato di raccontare cos’è l’amore secondo me, e l’ho fatto cercando di racchiudere in questi sei minuti tutte le sensazioni che ho provato quando sono stato innamorato, dalla gioia dell’essere ricambiati all’imbruttimento e al dolore che si hanno quando si perde un amore» spiega, con il suo cappello e l’aria timida e sincera. «Il film nasce da ricordi personali e da sensazioni legate a questi: la luce dei lampioni, la pioggia di notte, una città con palazzi moderni e antichi messi assieme (Savona). Sono tutti elementi che hanno fatto da cornice ai miei ricordi più romantici, anche se il film non è legato a nessun episodio particolare». L’amore di cui parla Alaimo non è solo quello tra un uomo e una donna, ma una dichiarazione verso la settima arte: «Il mio sogno è sempre stato quello di fare il regista cinematografico. Con questo corto racconto anche il mio rapporto con il cinema: qualcosa

Fotogramma da The boy and the moon, Rino Alaimo (2012), durata 6 ’17 ’’ 25


Fotogramma da The boy and the moon, Rino Alaimo (2012), durata 6 ’17 ’’

che continuo a inseguire a ogni costo e contro ogni probabilità, fino all’errore, così come il protagonista del film insegue la sua luna». Una dichiarazione che noi di Nèura abbiamo trovato davvero spontanea e genuina. E auguriamo a questo talentuoso regista di riuscire nel suo sogno, così come il bambino del suo corto conquista la sua luna.

Informazioni The boy and the moon, di Rino Alaimo, 2012 sito web. rino-alaimo.blogspot.com


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Nèurastenie - #capitali

Sonia Cosco Un giro del mondo in cinque tappe, cinque capitali in cui l’arte contemporanea si respira a ogni angolo.

#New York Iniziamo il nostro tour dalla capitale della cultura per eccellenza, New York, dove fino al 31 dicembre è in mostra Andy Warhol al Metropolitan Museum, con Regarding Warhol: Sixty artists, fifty years. 45 le opere di Warhol esposte, insieme alle100 opere di 60 artisti che da lui sono stati influenzati. L’esposizione, strutturata in cinque sezioni tematiche, non vuole quindi raccontare solo Warhol, ma soprattutto la sua influenza nell’arte contemporanea, mettendo a confronto i suoi lavori con quelli di altri artisti che lo hanno reinterpretato.

Dove e quando

Info e contatti

The Metropolitan Museum of Art New York, Stati Uniti

Orari. domenica e giovedì 9 -17.30 | venerdì e sabato 9.30 - 21 | chiuso il lunedì Ingresso. $20 intero suggerito | $15 ridotto suggerito (per gli over 65) | $10 ridotto suggerito per studenti sito web. www.metmuseum.org

Fino al 31 dicembre 2012

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E... azione!

#Parigi Al Quai Branly di Parigi, una mostra per gli appassionati di etnologia e antropologia, dal titolo Aux sources de la peinture aborigène, dedicata all’arte del sogno dei pittori aborigeni. Una retrospettiva dedicata agli artisti Papunya, che negli anni settanta hanno dato vita a un grande movimento artistico, nel cuore del deserto centrale australiano. I lavori degli artisti aborigeni di Papunya testimoniano la consapevolezza di un’arte che racconta il territorio e la storia australiana. Più di 160 i dipinti e oltre 100 gli oggetti e fotografie d’epoca, per una mostra che delinea l’evoluzione del movimento Papunya, dai pannelli fino alle tele degli anni ottanta. Dove e quando

Info e contatti

Quai Branly, Parigi

Orari. martedì, mercoledì e domenica 11 -19 | giovedì, venerdì e sabato 11 - 21 Ingresso. collezione permanente 8,50/ 6 euro | esposizioni temporanee 7/5 euro | biglietto cumulativo 10/7 euro sito web. www.quaibranly.fr

Fino al 20 gennaio 2013

#Madrid Presso il Museo Nazionale Centro d’Arte Reina Sofía è allestita Spettri d’Artaud. Linguaggio e arte negli anni ’50, la mostra che racconta gli intrecci e le influenze che il poeta, drammaturgo e attore francese ha esercitato sulle arti plastiche. Da Artaud alle neoavanguardie del dopoguerra in Stati Uniti, Francia e Brasile, il passo è breve.

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Attraverso un’esposizione dove pittura, musica, cinema e poesia si contaminano, il pubblico potrà osservare come l’urgenza di rompere gli schemi di Artaud si ritrova nel lavoro di una serie di artisti


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attenti ai rapporti tra corpo, performance e pubblico. La mostra espone anche opere di altri autori, tra cui Gil Wolman, Isidore Isou, Guy Debord, Robert Rauschenberg, John Cage e Lygia Clar. Dove e quando

Info e contatti

Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofía, Madrid

Orari. da lunedì a sabato 10-21 | festivi 10-14.30 | giorno di chiusura martedì Ingresso. intero 6 euro | solo mostre temporanee 3 euro sito web. www.museoreinasofia.es

Fino al 17 dicembre 2012

#Londra Non è esattamente una mostra e non si tratta in realtà di una galleria o un museo, ma siamo certi che voi lettori di Nèura apprezzerete questo appuntamento: On the Road: Jack Kerouac’s Manoscript Roll. Fino al 28 dicembre presso la British Library, a cinque minuti dalla stazione di King’s Cross St. Pancras, è possibile vedere il manoscritto di On The Road di Jack Kerouac, il guru che ha dato vita a quel caleidoscopico movimento che è la Beat Generation. Non è forse arte il manoscritto originale del 1957, un rotolo lungo 36 metri, scritto al ritmo di 100 parole al minuto? Dove e quando

Info e contatti

British Library, Londra

Orari. lunedì-venerdì 9.30-18 | martedì 9.30-20| sabato 9.30-17 | domenica 11-17 Ingresso. gratuito sito web. www.bl.uk

Fino al 28 dicembre 2012

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E... azione!

#fuoritema Andare in Giappone per vedere la mostra di un artista italiano. Perché no? A Iwaki City, sulla costa orientale, è in corso la personale sullo scultore Venanzo Crocetti, all’interno delle sale dell’Iwaki City Art Museum, dopo il successo riscosso ad Hakone, nelle sale dell’Open Air Museum. La mostra comprende ventiquattro bronzi e otto disegni, realizzati dal 1934 al 1987 e racconta l’ammirazione e la venerazione che l’artista provava per la cultura e il popolo nipponici. Le opere in esposizione propongono una panoramica dell’attività creativa di uno dei più noti scultori italiani del XX secolo e l’esposizione è il primo degli appuntamenti a lui dedicati in occasione della celebrazione nel 2013 del centenario della nascita. Dove e quando

Info e contatti

Iwaki City Art Museum, Iwaki City

Orari. 9:30-17 | da giugno a settembre aperto fino alle 20 | chiuso il lunedì Ingresso. adulti 210 yen | studenti 140 yen | bambini 70 yen sito web. www.museocrocetti.it

Fino al 16 dicembre

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