Anteprima PUNTOZERO NR. 3

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PUNTOZERO GEOPOLITICA  ECONOMIA  SALUTE  SCIENZA & TECNOLOGIA

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N. 3, vol. 1 - 2012

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€ 8,00 - PUNTOZERO nr. 3 – Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, NE/PD

La guerra degli uomini blu

DEA MADRE

Quando Dio era una donna

SITI SINISTRI

Le enigmatiche “Georgia Guidestones”

RICCARDO SIGNORELLI

LA SUPERBATTERIA

ITALIANA

il ricercatore nostrano che vuole mandare in pensione la benzina


PUNTOZERO powered by NEXUS Nr. 3, Vol. 1 – anno 2012 marzo 2012 – giugno 2012 Quadrimestrale EDITORE NEXUS Edizioni S.r.l. DIRETTORE RESPONSABILE Tom Bosco direttore@nexusedizioni.it REDAZIONE E AMMINISTRAZIONE Via Terme 51 - 35041 Battaglia Terme (PD) Tel. 049 9115516 - Fax 049 9119035 www.nexusedizioni.it info@nexusedizioni.it

S O M M Debito e democrazia: si sono rotti i legami? 18 di Michael Hudson

Questa brillante e quanto mai attuale disamina sulle dinamiche del credito e del debito nel mondo antico suggerisce degli interessanti parallelismi con l’odierna situazione economica planetaria.

redazione@nexusedizioni.it segreteria@nexusedizioni.it ufficiostampa@nexusedizioni.it amministrazione@nexusedizioni.it HANNO COLLABORATO Antonio Boncristiano - Jacopo Castellini Massimo Mazzucco - Michael Hudson Stefano Panzarasa - Carlo Gislon Wingmakers - Vigilant Citizen - Varo Venturi TRADUZIONI Curzio Bettio Melissa Maggioni IMMAGINE DI COPERTINA FastCAP Systems Co. Lattebianco PROGETTO GRAFICO Carlo Gislon PUBBLICITÀ pubblicità@nexusedizioni.it SERVIZIO ABBONAMENTI abbonamenti@nexusedizioni.it PUNTOZERO POWERED BY NEXUS NEW TIMES Pubblicazione bimestrale registrata presso il Tribunale di Padova n.1466 del 27/07/95 Iscritta al R.O.C. n.5090 In questo numero la pubblicità non supera il 45% Tutti i diritti riservati La responsabilità dei contenuti degli articoli firmati è lasciata agli autori. Il materiale ricevuto e non richiesto, anche se non pubblicato, non sarà restituito. L’editore si dichiara disponibile a regolare eventuali spettanze per quelle immagini di cui non sia stato possibile reperire la fonte. STAMPA Cierre Grafica – Sommacampagna (VR)

DISTRIBUZIONE Distribuzione per l’Italia ITALIAN PRESS S.r.l. – Milano Tel. 02 9944991

La guerra degli Uomini Blu di Jacopo Castellini

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Minoranza sfruttata, perseguitata e divisa in cinque stati diversi, i Tuareg lottano per l’indipendenza della loro patria: l’Azawad. Ma, sullo sfondo, le trame del terrorismo, gli interessi coloniali stranieri e l’ombra lunga della caduta di Gheddafi.

Nuova cosmologia: verso l’infinito e oltre di Antonio Boncristiano

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In questa seconda parte vengono passate in rassegna le più recenti e avanzate teorie sulla natura e le origini dell’Universo, sul tempo, sullo spazio e sul nostro posto in una realtà di gran lunga più elusiva e sfuggente di quanto immaginiamo.


M A R I O Siti sinistri: le Georgia Guidestone di Vigilant Citizen

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Le Georgia Guidestones sono un monumento misterioso su cui sono incisi dieci “comandamenti” per una “Nuova Età della Ragione”. Il primo comandamento? Mantenere la popolazione mondiale al di sotto di 500 milioni di persone...

Un antico futuro

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di Stefano Panzarasa Questo saggio, basato sul concetto di bioregionalismo, ne individua le radici nella Civiltà neolitica dell’Antica Europa (7000-3500 a.C.) e ci conduce a riscoprire un modello di società poco conosciuto e di gran lunga più prospero e armonioso di quelli che si sono susseguiti sino ad oggi.

La storia: scienza o fiction? di Varo Venturi

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Diamo l’avvio a “Storie Incredibili”, una nuova rubrica curata dal regista Varo Venturi, attraverso la quale proporremo tesi, eventi e personaggi assai controversi e bizzarri, e che proprio per questo solitamente non trovano spazio nell’ambito dei mezzi di informazione tradizionali.

Il Messaggio Centrale della Sorgente Primaria

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Questo affascinante testo è tratto dal vasto materiale riconducibile alla saga dei Wingmakers, espresso sotto forma di Filosofia, Musica, Poesia, Dipinti e scritti vari.

La rivoluzione elettrica di Riccardo Signorelli

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di Tom Bosco Le brillanti intuizioni di questo giovane ingegnere italiano stanno portando alla realizzazione di un tipo di condensatore radicalmente innovativo, basato sulle più moderne nanotecnologie, che potrebbe colmare le lacune e i limiti degli attuali sistemi di immagazzinamento elettrico.

Base aliena scoperta presso una piramide cinese

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di Before It’s News Un gruppo di ricercatori cinesi è giunto all’inesorabile conclusione che 12.000 anni fa una razza interstellare utilizzò vaste aree della Cina settentrionale e centrale per ospitare le sue imponenti basi terrestri, una delle quali potrebbe coincidere con la straordinaria piramide di Xianyang.

La notte magica di Pistol Pete

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di Carlo Gislon La straordinaria storia di uno dei più grandi e amati campioni di basket, uno degli sport maggiormente diffusi al mondo, viene ripercorsa nei suoi momenti più significativi ed entusiasmanti.



L’editoriale di Tom Bosco

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ur con impreviste difficoltà e decisamente in ritardo rispetto alla scadenza programmata, eccoci alla terza uscita di PuntoZero. Mi spiace che abbiate dovuto pazientare più del solito per sfogliare la rivista che avete fra le mani, ma siamo stati costretti ad affrontare e, speriamo, risolvere uno dei problemi che ci penalizzavano maggiormente, ovvero la distribuzione sul territorio nazionale. Il tempo dirà se abbiamo visto giusto e se le scelte che abbiamo operato si dimostreranno funzionali tanto per noi editori quanto per voi lettori. Nel frattempo stiamo facendo del nostro meglio per migliorare l’impostazione grafica ed arricchire i contenuti di questo periodico, che sinora comunque ha riscosso un notevole gradimento sia fra i tradizionali lettori di NEXUS New Times che presso un pubblico tutto nuovo. Vi ringrazio per l’attenzione e per la pazienza con cui ci seguite in questo travagliato periodo della nostra storia nazionale e planetaria, che mi piace pensare e vedere come un’analogia del faticoso processo attraverso il quale il bruco si tramuta in farfalla e comincia a volare... Questa analogia peraltro è magnificamente illustrata in uno dei più straordinari e incoraggianti documentari che abbia avuto modo di vedere negli ultimi anni, e che vi consiglio caldamente di scaricare o acquistare da Internet e divulgare quanto più possibile: mi riferisco a Thrive (che significa “prosperare”), prodotto da Foster Gamble (sì, proprio un rampollo di una delle famiglie che hanno fondato la multinazionale Procter&Gamble) sul quale prima di vederlo ero piuttosto scettico, per non dire prevenuto, proprio in virtù del background familiare del produttore, e che invece si è rivelato un prodotto di assoluta eccellenza, tanto sotto il profilo formale quanto per i contenuti. D’altra parte, l’uscita di Thrive è emblematica del gran fermento che caratterizza questo turbolento 2012, e tutto lascia prevedere che il meglio debba ancora venire. Dovessimo basarci esclusivamente sulle notizie che filtrano dagli organi di informazione generalisti, verrebbe invece da aspettarsi “il peggio”, ma molti segnali indicano che sta succedendo qualcosa di importante e per certi versi del tutto inaspettato, come dimostrano le strane defezioni in massa ai vertici di banche centrali, banche private, istituti di previdenza, fondi pensione, società finanziarie e altre diramazioni dirette di istituti bancari di tutto il mondo. Al momento di andare in stampa si contano almeno 610 tra governatori centrali, amministratori delegati, direttori generali e manager dimissionati, ma l’elenco sembra destinato ad allungarsi. Non è chiaro quale sia il motivo di queste dimissioni su scala planetaria, certo è che, visto dall’esterno, questo fenomeno ricorda molto quello dei classici topi che abbandonano la nave prima del naufragio. Potrete approfondire questo argomento insieme ai molti altri che abbiamo trattato in questo numero, ma ritengo che nel giro di qualche settimana emergeranno dati sufficienti a chiarire meglio cosa possiamo aspettarci nel prossimo futuro. Nel frattempo, non mi rimane che augurarvi buona lettura!

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LA GUERRA DEGLI UOMINI BLU Minoranza sfruttata, perseguitata e divisa in cinque stati diversi, i Tuareg lottano per l’indipendenza della loro patria, l’Azawad. Ma, sullo sfondo, le trame del terrorismo, gli interessi coloniali stranieri e l’ombra lunga della caduta di Gheddafi.

(Immagine: Atlasweb)

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Geopolitica

L’autore: Nato a Padova nel 1989, Jacopo Castellini ha studiato Filosofia presso l’ateneo patavino. Rifacendosi al principio socratico del “conosci te stesso” come fondamento dell’evoluzione umana, cerca di comprendere maggiormente il mondo che lo circonda e di contribuire all’evoluzione della coscienza individuale e collettiva. Con questa finalità, collabora con il sito di informazione indipendente Stampalibera.com e con Nexus Edizioni.

Cinquant’anni di massacri, esazioni, umiliazioni, espoliazioni, genocidi. Questa l’accusa che i Tuareg muovono al governo del Mali, di cui sono diventati cittadini ‘forzatamente’ alla sua nascita nel 1960. Questi i motivi che li hanno spinti ad una lunga serie di rivolte, iniziate nel 1963 (ma già nel 1916 erano insorti contro i colonizzatori francesi) e protrattesi, attraverso fasi alterne di guerriglia e pacificazione, fino ad oggi. Il 6 aprile, gli ‘uomini blu’, dopo aver abbracciato le armi nel gennaio scorso contro il governo di Bamako, hanno conquistato il capoluogo del Mali del Nord, Gao, e issato la bandiera di un nuovo stato: l’Azawad. Una dichiarazione d’indipendenza, quella pronunciata da Billal Alag Acherif, segretario generale del Movimento Nazionale di Liberazione dell’Azawad, che non lascia spazio a dubbi circa i rapporti con il Mali. Il governo di Bamako viene accusato del crimine più grave nei confronti di un popolo: il genocidio. Nella dichiarazione di indipendenza viene ricordato, infatti, “il comportamento inumano del Mali, che ha utilizzato le diverse siccità (1967, 1973, 1984, 2010) per far scomparire il nostro popolo per annientamento”. A ciò si aggiungono “i massacri, le esazioni e le umiliazioni, le espoliazioni e i genocidi del 1963, 1990, 2006, 2010 e 2012, che hanno preso di mira esclusivamente il popolo dell’Azawad”. Minoranza in ogni paese ospitante, i Tuareg hanno spesso subito violenze a sfondo razziale, come quelle operate dal gruppo Ganda Koye, un Ku Klux Klan al

contrario in cui il ruolo degli aguzzini spetta ai ‘padroni della terra’ neri (questo il significato in lingua songhoi), spesso ex militari maliani. La nascita stessa del Mali è citata come fattore discriminante per i Tuareg, costretti a diventare cittadini di uno stato disegnato a tavolino nel 1960, al termine del processo di decolonizzazione. Il 30 maggio 1958, forti dei buoni rapporti instaurati con Parigi sin dagli anni ‘20, i notabili e leader spirituali del popolo Tuareg avevano inviato una lettera all’allora presidente francese, René Coty, affinché riconoscesse il diritto all’indipendenza dell’Azawad. Il suo successore all’Eliseo, Charles De Gaulle, ne fece carta straccia: la terra della leggendaria Timbuktu divenne semplicemente la regione settentrionale del Mali, a Nord del fiume Niger. Da allora, la convivenza con le autorità maliane assunse i contorni appena visti. Con l’imposizione dei nuovi confini post-coloniali, i Tuareg (che oggi sono circa sei milioni) rimasero privi di un proprio territorio e divennero minoranza trasversale a cinque stati: Mali, Algeria, Niger, Burkina Faso, Libia. La progressiva desertificazione, l’urbanizzazione, lo sviluppo del commercio marittimo, che ha soppiantato definitivamente quello carovaniero, hanno progressivamente minato non solo lo stile di vita e la cultura tradizionale Tuareg, ma anche la loro stessa esistenza. Fattori che li hanno spinti – come nel caso dell’Algeria – all’integrazione forzata. I Tuareg, entrati nell’immaginario collettivo occidentale come i

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nomadi del Sahara, conoscitori delle stelle, affascinanti commercianti d’oro e preziosi, valorosi difensori di improbabili fanciulle bianche dai predoni del deserto, divennero una minoranza vessata e sfruttata, da utilizzare come manovalanza a basso costo. Quelli che non abbandonarono la vita nomadica (in particolare in Azawad) divennero una mera attrattiva folckloristica per i turisti occidentali di passaggio. La prima rivolta contro le autorità di Bamako, scoppiata a Kidal nel 1962, sfociò in una vera e propria guerra, durata per due anni. Per schiacciare la guerriglia Tuareg, caratterizzata da attacchi a sorpresa e rapide ritirate nel deserto o in territorio algerino, l’allora presidente ‘marxista’ del Mali, Modibo Keita, decise di usare il pugno di ferro. Massacri di civili, avvelenamento dei pozzi, distruzione del bestiame, esecuzioni extragiudiziarie, fucilazioni ed impiccagioni pubbliche, civili bruciati vivi, stupri collettivi furono i mezzi utilizzati dall’esercito maliano. Da allora il divario tra

cambio di lealtà. Una lealtà che seppero mantenere fino agli ultimi giorni di vita della Jamahiriya e di Gheddafi stesso, che trovò rifugio presso di loro prima della sua orribile esecuzione. La fine della repubblica socialista islamica è stata vissuta dai Tuareg come la caduta di un mondo, preceduta e seguita da non poche sofferenze. Nel settembre scorso, l’Associazione dei Popoli Minacciati denunciava come fossero almeno 500 (ma probabilmente molti di più) i Tuareg in fuga dalla regione di Gadames, nel SudOvest, verso l’Algeria. Oltre ai bombardamenti della NATO, proseguiti anche dopo la definitiva destituzione di Gheddafi, il rischio per i Tuareg è non solo di discriminazione e marginalizzazione – come denunciato dal Coordinamento dei Tuareg in Libia – ma anche di un vero e proprio genocidio. Su di loro grava la colpa di aver sostenuto e nascosto il leader libico, cioé di aver rispettato il patto con cui Gheddafi li aveva accolti: una coerenza che gli aggressori occidentali (Italia in

Su di loro grava la colpa di aver sostenuto e nascosto il leader libico, cioé di aver rispettato il patto con cui Gheddafi li aveva accolti: una coerenza che gli aggressori occidentali hanno invece stracciato. i Tuareg e i loro colonizzatori (come sono considerati i maliani) si è trasformato in un sentimento di odio quasi insanabile. L’Azawad fu militarizzato e le condizioni di vita dei Tuareg peggiorarono con il colpo di stato del 1968, che portò al potere Moussa Traoré. Il potere fu ulteriormente centralizzato, le promesse di sviluppo economico tradite, le risorse minerarie dell’Azawad (ricco di petrolio e uranio) depredate e l’identità culturale Tamasheq (il principale clan dei Tuareg maliani) soffocata. Nel frattempo, le siccità del ‘72-’73 e dell’84-’85 decimarono il bestiame e ai Tuareg non restò che emigrare: dapprima nelle maggiori città del Nord, poi in Medio Oriente, Algeria, Libia. I Tuareg in Libia Fu proprio il leader libico uno dei principali sostenitori della causa Tuareg. A partire dagli anni ‘90, appoggiò pienamente i movimenti di liberazione in Mali e Niger e nel 2005 concesse un permesso di soggiorno illimitato ai Tuareg provenienti da Mali e Nigeria, in

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primis) hanno invece stracciato. A riprova di ciò, il video, trasmesso da Libia Tv nel novembre scorso, in cui un giovane leader dei partigiani Tuareg invitava i suoi consanguinei a proseguire la lotta contro l’invasione occidentale, nel nome del defunto colonnello. Dovere di ogni Tuareg, secondo la loro legge, è vendicare l’assassinio del proprio ‘Sultano’, titolo che era stato da loro attribuito a Gheddafi.


Geopolitica

Alcuni dei quattromila tuareg arruolatisi nel 2011 a difesa della Jamahiriya (‘mercenari’ per gli organi di informazione occidentale, volontari a detta di molti di loro) stanno combattendo ancora oggi nel Sud del paese, ai confini con Niger e Algeria. Le rappresaglie dei miliziani del CNT nei loro confronti non sono mancate ed hanno assunto le forme già subite nel Mali di Keita: stupri, torture, omicidi, repressioni di manifestazioni pacifiche, distruzione di interi paesi. Crimini commessi non solo contro i Tuareg, ma contro tutte le minoranze libiche ostili al nuovo ordine. Veri e propri campi di concentramento sono stati costruiti nel Sud del paese. Come a Janzour, dove nel febbraio scorso i partigiani della Resistenza Verde hanno dato inizio ad accesi combattimenti contro gli uomini del Cnt, che avevano soffocato l’ennesimo tentativo di rivolta dei prigionieri, in gran parte Tuareg. La sconfitta di Gheddafi, la persecuzione da parte del nuovo regime, il venir meno delle condizioni di reddito minimale e

Ribellione Tuareg del 2012 Azawad, territorio conteso Territorio attualmente controllato dai ribelli Attuali offensive ribelli Distribuzione approssimativa della popolazione Tuareg

Le rappresaglie dei miliziani del CNT nei loro confronti non sono mancate ed hanno assunto le forme già subite nel Mali di Keita: stupri, torture, omicidi, repressioni di manifestazioni pacifiche, distruzione di interi paesi. dei diritti politici che l’ex rais assicurava ai suoi cittadini e alle minoranze e, più in generale, la persistenza della guerra civile hanno spinto migliaia di Tuareg a fuggire dall’ex repubblica islamica. In un tale clima caotico, gli arsenali libici, ormai sguarniti, sarebbero stati interamente depredati da miliziani di ogni fazione e contrabbandieri. Secondo alcune fonti d’intelligence britannica, si tratterebbe di almeno 100 missili terra-aria Sam 7 e 70 tonnellate di esplosivo Semtex. Alcune di queste armi sarebbero uscite dalla Libia proprio a bordo dei 4x4 dei miliziani lealisti, tra cui anche alcuni Tuareg, come Rhissa Ag Boula. Boula è stato identificato il 5 settembre scorso in un convoglio formato da almeno 200 veicoli militari libici mentre entrava ad Agadez, in Niger, capitale dell’omonimo sultanato Tuareg. Il portavoce della Nato Roland Lavoie, rispondendo a chi si chiedeva perché fosse stato permesso loro di uscire con una tale dotazione di armi, ha risposto che “il compito della Nato è di proteggere la popolazione civile libica, non in-

seguire esponenti del vecchio regime, mercenari, generali militari e altri membri del vecchio establishment”. Oltre alla strana concezione di ‘protezione dei civili’ che emerge dalle parole del colonnello (se confrontate con i crimini a loro danno sopra esposti), non ci si può non chiedere perché la Nato non tenti di rintracciare i propri potenziali nemici, soprattutto se ben armati. Inoltre: se veramente gli arsenali libici contenevano tali armi, perché non sono state usate dall’esercito del raìs? Secondo alcune voci, infatti, la lunga carovana di veicoli militari che ha varcato i confini del Niger non conteneva affatto armi, bensì le riserve d’oro della Banca Centrale Libica... LEGGI TUTTO L’ARTICOLO. ACQUISTA LA TUA COPIA DI PUNTOZERO NR. 3

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PuntoZero si presenta con una veste grafica raffinata, scorrevole, a colori e contenuti all’altezza delle aspettative dei numerosi estimatori che da anni apprezzano le tematiche e gli articoli proposti da NEXUS.

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In questi tempi sempre più frenetici, durante i quali tenere il passo degli eventi dal punto di vista mediatico e inquadrarli in un contesto coerente diventa sempre più difficile, si è reso necessario espandere la qualità delle informazioni pubblicate dall’edizione italiana della rivista NEXUS New Times tramite un supplemento semestrale tutto nuovo.

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