Il Corriere del Sud n°08/2013

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La legge di stabilità è gravemente insufficiente. Intanto le aziende sono in difficoltà

Storia di una finanziaria bocciata da tutti I sindacati incontreranno il Governo per valutare iniziative a sostegno

Giorgio Lambrinopulos

La legge di stabilità deve avere misure più consistenti per la ripresa’’. Lo affermano in una nota Abi, Alleanza delle Cooperative, Ania, Confindustria, Rete Imprese Italia rilevando che ‘’manca una rapida e decisa azione di tagli alla spesa pubblica’’; chiedono ‘’una riduzione più incisiva del cuneo fiscale e costo del lavoro’’. Non serve coraggio se “poco responsabile”, dice il Capo dello Stato Giorgio Napolitano sulla Legge di Stabilità. L’atteggiamento critico sia “sostenibilmente propositivo e consapevole di vincoli e condizionamenti oggettivi che non si possono aggirare”, altrimenti “non sarebbe una prova di coraggio ma una prova di incoscienza”, avverte. Sulla parola coraggio “bisogna intendersi”, dice il presidente della Repubblica, rispondendo in una video intervista, nel corso del convegno dei Giovani imprenditori di Confindustria, alla domanda se questo governo Letta-Alfano ha il coraggio necessario per affrontare una situazione così impegnativa o piuttosto, come sostenuto da qualcuno a proposito della legge di stabilità, soffre una mancanza di coraggio. Napolitano distingue “perché esiste anche la categoria del coraggio facile” che è quello “del dire bisogna fare di più, non bisogna temere di fare di più. Tutto questo però è molto retorico e bisogna stare attenti ad evitare che coraggio troppo facile non significhi poi coraggio poco responsabile. Ho usato un’espressione, ri-

Letta, Alfano e Saccomanni

volgendomi qualche giorno fa ai Cavalieri del lavoro, ho detto dinanzi alla legge di stabilità occorre un atteggiamento critico quanto si voglia ma che sia sostenibilmente propositivo e consapevole di vincoli e condizionamenti oggettivi che non si possono aggirare. Perché quella non sarebbe una prova di coraggio ma - afferma Napolitano - una prova di incoscienza”. “La questione non è tanto di vedere quanto si sia stanziato o se si dovesse o potesse stanziare di più” dice il Capo dello Stato delle misure per ridurre il prelievo fiscale su imprese e lavoro. “Il problema è di vedere nell’insieme su quali risorse possiamo contare seriamente senza inventarci delle coperture fasulle”. La manovra finanziaria ‘’penso sia gravemente insufficiente rispetto al bisogno di quei 10 milioni di italiani che hanno problemi

di lavoro gravi e delle centinaia di migliaia di aziende che hanno difficoltà e del Paese che fa fatica a rimettersi in moto’’. Così l’ex ministro, Corrado Passera, a margine del forum della Coldiretti. “Io continuo a ritenere che il partito e i gruppi parlamentari debbano essere messi a conoscenza e debbano poter discutere un provvedimento che contraddice tutti gli impegni e le promesse fatte ai nostri elettori”. Lo afferma Sandro Bondi, coordinatore nazionale del Pdl. I segretari generali di Cgil, Cisl e Uil, Susanna Camusso, Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti si incontreranno lunedì 21 ottobre per fare il punto sulla ddl di stabilità e per valutare iniziative a sostegno delle richieste di modifica del provvedimento in Parlamento. L’andamento dello spread è la dimostrazione, dice il premier da Washington dove ha incontrato Obama, che la Legge di Stabilità va nella direzione ‘’giusta’’. Rassicurazioni che arrivano a sera al termine di una giornata durante la quale è cresciuto il pressing dei partiti e degli stessi ministri per un taglio più significativo della pressione fiscale. Secondo un calcolo della Uil infatti solo un lavoratore su cinque arriverebbe a vedere il prossimo anno in busta paga il massimo dei vantaggi con un incremento di 168 euro. D’altro canto, spiega il tito-

lare del Tesoro alla stampa estera, si potrebbe fare di più solo grazie a un’operazione di spending review accettata e collaudata. Parole che se unite al monito di Bruxelles, che fa sapere di avere intenzione di valutare ‘’la ‘’credibilità del gettito’’ della manovra chiariscono come i margini di modifica in Parlamento non siano così ampi nei fatti. E questo nonostante sia stato lo stesso presidente del Consiglio a promettere alle Camere, e quindi ai partiti, di poter mettere mano alla stessa architettura del provvedimento. Una promessa che viene rinnovata anche dai mini-

stri, che a neanche 48 ore dall’approvazione in Consiglio dei ministri, si uniscono alla schiera dei critici. Il malumore più significativo è quello del viceministro all’Economia Stefano Fassina, che in queste ore starebbe continuando a valutare l’ipotesi di dimissioni. Una scelta che ha, spiega però il segretario Guglielmo Epifani, a che fare con il metodo: ‘’Credo lamenti - dice il leader Dem - un difetto di collegialità. E credo abbia regione’’. Sul fronte dei contenuti sono invece due i ministri che mettono in evidenza le mancanze della manovra Letta: ‘’La

bacchetta magica non esiste ma per dimezzare i poveri - fa i conti il titolare del Welfare Enrico Giovannini - ci vorrebbero 1,5 miliardi e queste risorse non sono state trovate nella Legge di stabilità. Io continuerò a spingere il Parlamento a riflettere su questo’’. Ancora più esplicito il ministro dello Sviluppo Economico Flavio Zanonato: ‘’Complessivamente - osserva - è una legge che coglie tutti gli aspetti ma non ha i numeri che piacerebbero anche a me’’. L’esponente Dem pensa in particolare al taglio del cuneo, che avrebbe voluto più consistente. Interventi più significativi sul fronte delle tasse è anche quello che chiedono tutti i partiti: i più critici restano i ‘lealisti’ del Pdl, anche per ragioni di equilibri interni (‘’Se questa legge non sarà modificata nella sostanza - afferma Sandro Bondi avrei difficoltà a votarla’’; ‘’Il giudizio sulla legge di stabilità si aggrava di ora in ora’’, aggiunge Daniele Capezzone, presidente della commissione Finanze della Camera e Coordinatore dei dipartimenti Pdl). Ma la legge di Stabilita’ diventa occasione di scontro pure dentro Scelta civica: Mario Monti, che ieri aveva criticato la manovra con toni duri, dopo aver incassato l’altolà da 11 senatori si dimette dal partito. ‘’Undici contro di me - scrive in una nota - sono sfiducia’’.

Cattolici, Concilio Vaticano II e ideologie

Q

ualche giorno fa, papa Francesco, durante la consueta omelia a Santa Marta ha richiamato noi cristiani a non cadere in un errore cruciale, che poi è quello che caratterizza maggiormente la modernità: il divenire schiavi di un’ideologia, qualunque essa sia, ossia di una lettura precostituita del reale, al quale applichiamo forzatamente i nostri schemi, piuttosto che lasciarci guidare docilmente dallo Spirito, attraverso la Chiesa di Roma. Ascoltiamolo: «Se un cristiano diventa disce-

polo dell’ideologia, ha perso la fede: non è più discepolo di Gesù, è discepolo di questo atteggiamento di pensiero». Parole che devono farci riflettere; molti, infatti, nell’ora presente, pensano, illuministicamente, di avere in mano, anzi in testa (!), la soluzione dei problemi del mondo e della Chiesa. Pertanto, “pretendono”che il Santo Padre li ascolti, altrimenti tanto peggio per lui! A nessun attento osservatore sfugge che si sta creando, ormai almeno dai tempi del Concilio, un clima da sta-

dio, un clima fazioso che ricorda molto da vicino quello vissuto e stigmatizzato da San Paolo e da lui descritto nella prima lettera ai Corinzi, (1 Cor, 1,11-12, 19,20): «Mi è stato segnalato, infatti, a vostro riguardo, fratelli, dalla gente di Cloe, che vi sono discordie tra voi. [12]Mi riferisco al fatto che ciascuno di voi dice: «Io sono di Paolo», «Io invece sono di Apollo», «E io di Cefa», «E io di Cristo!». (…) Poco più in là,addirittura, rincara la dose: «Sta scritto infatti:Distruggerò la sa-


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