Upside Down Bench Domenico Gruttadauria

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Che cos’è l’industrial design?

Il termine «design», diffuso in Italia dalla metà del secolo scorso, è un’abbreviazione dell’espressione inglese industrial design («disegno industriale») che si riferisce alla progettazione di oggetti producibili industrialmente, in serie (oggetti d’uso, mobili e complementi d’arredo, come lampade, elettrodomestici, utensili, mezzi di trasporto e così via). Tale progettazione appare incentrata sulla ricerca di una perfetta simbiosi tra forma e funzione, ossia di un’integrazione il più possibile efficace e armonica tra aspetti tecnologico-funzionali e qualità esteticoformali. Per questo motivo non appartengono all’ambito del design prodotti industriali nella cui progettazione vengono studiati unicamente caratteri funzionali e tecnici (ingranaggi di macchine, componenti di un

motore o circuiti di un computer), ignorando quelli estetici. Allo stesso modo, non sono oggetti di design tutti quei prodotti in cui viene privilegiato soltanto l’aspetto estetico, di ricerca formale e volumetrica, senza tenere conto della funzionalità o di nuove soluzioni tecniche. Quando un oggetto già esistente viene solo “rivisitato” a livello estetico, senza apporti tecnici o funzionali significativi, si parla di redesign o styling, ossia di un’operazione di «cosmesi» (così definita dal critico d’arte Gillo Dorfles) tesa a rinnovare l’immagine dell’oggetto per incentivarne il consumo, non elaborando però un progetto nuovo. Ciò avveniva, ad esempio, negli anni Trenta nel mercato delle automobili americane, in cui i nuovi modelli presentavano solo abbellimenti estetici della carrozzeria.

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Fig. 01 01 Philippe Starck - Juicy Salif (Lo spremiagrumi - 1998)

Fig. 02 02 Ron Arad - Loop Loop Chair (Serie di 5 sedute - 1994)

Fig. 03 03 Sergio Pininfarina - Ferrari FF (2011)

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Le origini dell’ industrial design L’applicazione di ricerche estetico-formali proprie delle arti a oggetti funzionali, di utilizzo quotidiano, ha origini antiche: anche nel passato, infatti, molti artisti si sono occupati dell’ideazione di oggetti comuni che venivano prodotti artigianalmente. Nel XIX secolo, con l’avvento dell’industrializzazione, dopo una prima fase in cui i prodotti seriali abbinavano funzionalità e tecnologia a una scarsa qualità estetica, molti architetti e artisti cominciarono a dedicarsi alla progettazione industriale, in alcuni casi sollecitati dagli imprenditori. L’industrial design nacque quindi dall’esigenza di elevare, dal punto di vista estetico, gli oggetti fabbricati in serie dall’industria al livello di quelli, più pregevoli e costosi, prodotti dall’artigianato artistico. Dagli ultimi decenni dell’1800, e per tutto il corso del 1900, diversi movimenti e scuole di arti applicate e design hanno dimostrato che è possibile conferire all’oggetto industriale un alto valore formale. Particolarmente significative appaiono, sul piano storico-artistico e tecnologico, le esperienze delle Arts & Crafts in Gran Bretagna e del Bauhaus in Germania. Il movimento delle Arts & Crafts sorse in Inghilterra intorno al 1880 per iniziativa di un gruppo di artisti e intellettuali, tra i quali William Morris. Dopo un primo periodo in cui rifiutarono la produzione industriale in serie, vista come distruzione della tradizione artigianale, essi affermarono la necessità di porre rimedio alla mediocre qualità tecnica

ed estetica degli oggetti prodotti industrialmente, e si impegnarono a tale scopo. Molto importante fu poi l’esperienza della scuola del Bauhaus; fondata in Germania da Walter Gropius nel 1919 e venne chiusa dal regime nazista nel 1933 per reprimere gli ideali democratici che l’animavano. Questa scuola, si pose l’obiettivo di superare la distinzione tra arte, artigianato e produzione industriale attraverso l’elaborazione di linguaggi nuovi e l’interazione tra esperienza artistica, tecnologia industriale e studio della psicologia e della fisiologia umana. Uno degli scopi principali del Bauhaus fu quello di ideare oggetti di qualità prodotti in serie, in cui avessero grande rilevanza gli aspetti di carattere estetico-artistico, la funzionalità e gli aspetti tecnologici relativi alla scelta dei materiali e ai costi dei processi produttivi. Il design industriale assunse quindi un importante ruolo sociale, in quanto mirava alla diffusione di oggetti esteticamente e funzionalmente validi ma il più possibile economici, al fine di elevare per tutti la qualità della vita. Gli ideali etico-sociali e le ricerche formali, strutturali, materiche elaborate al Bauhaus ebbero profonde conseguenze sulla storia del design: si proponeva infatti una nuova concezione dell’oggetto, la cui bellezza non coincideva più con la ricchezza decorativa del costoso pezzo artigianale, ma con una purezza geometrico-lineare strettamente legata all’efficacia funzionale e all’economicità produttiva.

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Il rapporto tra forma e funzione L’autentico industrial design dovrebbe tendere a una sempre maggiore efficacia del rapporto forma-funzione, non privilegiando uno solo dei due aspetti ma valutandoli e sviluppandoli parallelamente nell’iter progettuale, in modo che risultino totalmente integrati nel prodotto finale. Ogni progetto di design dovrebbe apportare un’innovazione o una modifica significativa, capace di elevare la qualità complessiva dell’oggetto a livello funzionale, estetico, materico, tecnologico rispetto a prodotti precedenti della stessa tipologia. Il rapporto tra forma e funzione può nondimeno essere concepito in molti modi diversi: alcuni designer cercano di nascondere la struttura o le soluzioni tecniche (meccanismi, ingranaggi o impianti elettrici) che determinano la funzionalità dell’oggetto, altri tendono invece a evidenziarle e a valorizzarle. Alcuni progetti si basano principalmente sulla ricerca di funzioni e processi produttivi avanzati, altri sullo studio di nuovi volumi e forme visivamente accattivanti o sull’utilizzo di materiali esaltati nelle loro peculiarità estetiche e strutturali (texture, colore, proprietà fisiche e così via). Nel corso degli anni, si è inoltre sviluppata una crescente attenzione all’ergonomia, scienza applicata tesa a ottenere la massima funzionalità di oggetti, strumenti e macchine in rapporto alle modalità di utilizzo, quindi alle proporzioni e alle caratteristiche anatomiche del corpo umano.

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Il requisito più importante per determinare il livello di ergonomia è la sicurezza, seguito dall’adattabilità, l’usabilità, il comfort, la gradevolezza, la comprensibilità, e così via. Un rapporto ideale tra forma e funzione, però, vista anche la ricchezza delle possibilità oggi offerte al progettista dal progresso tecnologico, si ha quando esiste un perfetto equilibrio tra i vari aspetti, ossia quando le scelte estetiche compiute sembrano conseguenti alla funzione e viceversa, senza prevaricazioni o forzature.

Fig. 04 04 Achille e Pier Giacomo Castiglioni - Taccia (Lampada da tavolo - 1962)


Fig. 05 05 Gustav Hassenpflug - Tavolo pieghevole (1928)

Fig. 06 06 Marcel Breuer - Seduta (1923)

Fig. 07 07 Christopher Dresser - Portatoast (1880)

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Il design contemporaneo Il design ha presentato varie concezioni nel corso della sua storia, in quanto è sempre stato legato al contesto storico, culturale, artistico e sociale di appartenenza, quindi al pensiero di progettisti e scuole differenti. Negli Stati Uniti a partire dagli anni Trenta del 900 si sviluppò una tendenza definita styling, che privilegiava lo studio dell’aspetto estetico degli oggetti. Nei paesi scandinavi invece si sviluppò, sull’esempio delle ricerche dell’architetto finlandese Alvar Aalto, un design che puntava sull’uso di materiali di origine naturale e sulla realizzazione di oggetti di facile utiliz-

Fig. 08 08 Tapio Wirkkala - Seduta (1955)

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zo. La funzionalità non era l’unico obiettivo perseguito da Aalto e dagli altri designer, poichè gli oggetti da loro realizzati con materiali tradizionali, come il legno o il vetro, dovevano essere in grado di soddisfare i bisogni psicologici dei loro utenti, risultando esteticamente piacevoli grazie alle loro forme curve e organiche. Essi si ponevano così in decisa polemica con l’approccio al design proposto dal Bauhaus, che per l’eccessivo rigore formale non era apprezzato dal grande pubblico. Nel secondo dopoguerra in Germania, grazie ai designer della Scuola superiore di Progettazione di Ulm, diretta da Max Bill, fu approfondito il rapporto tra l’attività progettuale del designer e i processi di produzione industriale. Le teorie elaborate a Ulm portarono alla definizione di un linguaggio detto della «buona forma», che assunse un carattere internazionale. Tale linguaggio, che si basava su una ricerca di praticità, semplicità ed economicità, costituì anche il principio stilistico di base del Funzionalismo. Gli oggetti progettati in ambito funzionalista furono caratterizzati, oltre che da una qualità formale, da una notevole attenzione all’utilità pratica, da un discreto grado di sicurezza e di resistenza, da forme ergonomiche e da una chiara visualizzazione d’uso, che consentisse di comprendere immediatamente come utilizzarli. Secondo la teoria funzionalista, quindi, tutto ciò che può essere considerato superfluo o inutile rispetto alla pura funzione va eliminato.


Il caso italiano L’Italia assunse, a partire dal secondo dopoguerra, un ruolo di guida a livello internazionale nell’ambito del design automobilistico con Nuccio Bertone e gli allievi Sergio Pininfarina e Giorgetto Giugiaro, delle lampade e dei mobili con designer quali i fratelli Castiglioni, Joe Colombo, Vico Magistretti, Carlo Scarpa e Carlo Mollino, delle macchine per ufficio con Marcello Nizzoli e Rodolfo Bonetto, solo per citare alcuni esempi. Nel corso degli anni Settanta e Ottanta nacque il Radical Design, una tendenza in contrasto con il design di stampo funzionalista, che proponeva il recupero della decorazione, delle tradizioni popolari e del kitsch (termine comunemente usato come sinonimo di «cattivo gusto», che indica anche oggetti sovraccarichi di elementi deco-

rativi oppure che imitano materiali e stili). I gruppi Archizoom Associati, Memphis (guidato da Ettore Sottsass) e Alchimia (guidato da Alessandro Mendini) hanno in genere prodotto oggetti che rientrano in questa tendenza in cui, in linea con le ricerche postmoderne, l’ostentazione dell’originalità estetica e dell’aspetto ludico prevalgono sulla ricerca tecnica e sulla funzionalità. Tali gruppi, riconducibili al movimento dell’Anti-Design, hanno elaborato oggetti usando nuovi linguaggi più liberi e fantasiosi, irrazionali ed espressivi, assimilabili per alcuni aspetti a quelli delle arti figurative. Questi designer hanno quindi infranto i confini tra arte e artigianato, svincolandosi dalla progettazione industriale e dalla funzione sociale comunemente attribuita al design.

Fig. 09 09 Archizoom - Safari ( Spazio modulare - 1968)

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Fig. 10 10 Marcello Nizzoli - Lettera 22 (Macchina da scrivere - 1950)

Fig. 11 11 Alessandro Mendini - Scivolando (Seduta - 1983)

Fig. 12 12 Joe Colombo - Tube (Spazio modulare - 1970)

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Nuovi materiali e tecnologie innovative Una delle principali ragioni della continua innovazione che caratterizza il design degli ultimi anni è la sempre maggior disponibilità di materiali di nuova elaborazione forniti, in buona parte, dalla ricerca in ambito scientifico. Possono così essere usati materiali con caratteristiche talmente nuove da disorientare la nostra percezione come, per fare qualche esempio, le ceramiche flessibili, le plastiche in grado di emettere luce, le schiume di metallo o il cemento talmente leggero da poter “galleggiare” nell’acqua. La complessità del lavoro progettuale, nel lungo e spesso difficile iter che conduce dall’idea alla produzione effettiva, oggi si accompagna quindi a un’offerta sempre più ampia di tecnologie sofisticate e di materiali, che consentono la realizzazione, un tempo impensabile, di progetti dotati di caratteristiche estetiche e funzionali originali e innovative. Ad esempio, i gel di poliuretano, come il TechnoGel, il Levagel e l’Ergogel, utilizzati in campo medico per i teli dei tavoli operatori, per i cuscini antidecubito e per i dispositivi ortopedici (ginocchiere, cavigliere e così via), sono stati impiegati di recente anche nel design per realizzare sedili o braccioli morbidi ed ergonomici. Anche nel vasto ambito dell’illuminazione le sperimentazioni sono infinite, a livello sia formale che materiale. Recente è l’utilizzo dei LED (Light Emitting Diode, dispositivi elettronici in grado di visualizzare informazioni digitali sotto forma di caratteri luminosi) nella creazione di lampade innovative.

I materiali tradizionali come stoffe, rafia, giunco, metalli, cartone (per mobili da montaggio fai da te) e legno possono essere lavorati e impiegati in modo innovativo. Ad esempio, alcuni giovani designer hanno recentemente utilizzato in modo sperimentale il coverflex strutturale: pannelli di legno opportunamente fresati e quindi dolcemente curvati per ottenere diversi elementi d’arredo. Trasparenza, adattabilità, leggerezza unita a resistenza, uniformità e uso di materiali prima inutilizzabili sono qualità spesso consentite da nuovi processi di lavorazione e produzione.

Fig. 13 13 Ron Arad - Lolita (Lampadario led - 2004)

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Fig. 14 14 Jasper Morrison - Air Chair (Seduta - 2000)

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Fig. 15 15 Frank O. Gehry - Little Beaver (Poltrona - 1980)

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16 Ron Arad - Poltroncina (2005)


Il lavoro del designer L’industrial designer, comunemente abbreviato in «designer», è un progettista di oggetti d’uso, mobili e suppellettili destinati alla produzione industriale. L’industrial designer è quindi l’ideatore del progetto di cui elabora la forma in rapporto alla funzione, studiando inoltre nuove soluzioni di carattere tecnico, sperimentando nuovi materiali e metodi produttivi, generalmente con l’ausilio di uno staff di collaboratori: assistenti progettisti, disegnatori esecutivisti, prototipisti, tecnici specializzati e ingegneri per consulenze specifiche, e addirittura esperti di marketing se progetta per grandi aziende. Tale lavoro di équipe è finalizzato a raggiungere il miglior esito funzionale, estetico e commerciale, contenendo il più possibile i costi e favorendo così la diffusione dell’oggetto a un’utenza più ampia possibile a meno che non si voglia ottenere un prodotto di élite destinato a pochi fruitori molto abbienti, come spesso accade per un certo design d’avanguardia. L’idea iniziale (il concept) nasce generalmente dall’osservazione attenta della realtà e dalla conoscenza dei molteplici fattori che contribuiscono alla realizzazione del progetto. Infatti, pur potendosi esprimere liberamente attraverso scelte formali, materiche e tecniche, il designer a differenza dell’artista deve tener conto di numerosi vincoli, ponendo in primo piano la funzionalità, la scelta dei materiali più idonei in rapporto alle tecnologie disponibili per la produzione e l’assemblaggio, i costi, l’aspetto ecologi-

co, il tutto in base alle esigenze del committente e dei futuri fruitori. Ogni oggetto nasce quindi solo dopo un’approfondita analisi dell’esistente e delle nuove possibili richieste del mercato, con un costante aggiornamento relativo alle ricerche già in atto nei diversi ambiti inerenti allo sviluppo del progetto. Nella progettazione l’idea viene progressivamente elaborata, dapprima con schizzi grafici, poi tramite disegni più definiti o con la creazione di un primo modello di studio tridimensionale. Si tratta di fasi importanti, che consentono di sperimentare, apportando continue correzioni e modifiche, la validità e l’effettiva realizzabilità del progetto. La progettazione trova ulteriore sviluppo nell’esecuzione di disegni tecnici definitivi in scala, svolti ancora a mano dai grandi designer del secolo scorso, ma ormai da tempo eseguiti a computer tramite CAD e programmi 3D. Tali software vengono costantemente rinnovati, per simulare sempre meglio la struttura del futuro oggetto e studiarne nei minimi dettagli l’aspetto volumetrico, materico e cromatico. Con il computer è possibile evidenziare e risolvere problemi in modo rapido ed economico prima di procedere alla realizzazione dei diversi prototipi che, valutati e progressivamente corretti, conducono al prototipo definitivo, ormai molto simile al prodotto finale. Se tutto funziona, una volta testate le reali caratteristiche del progetto, si passa alla produzione, quindi alla distribuzione e alla vendita.

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Design e arredo urbano Un settore del design in ampio sviluppo è quello che si occupa della progettazione di elementi per l’arredo urbano come panchine, fioriere, fontanelle, lampioni, cestini e pensiline per le fermate degli autobus. Questi elementi sono spesso realizzati tenendo conto del contesto in cui si inseriscono, caratterizzando visivamente lo spazio urbano o naturale (parchi, spiagge e così via). Particolarmente interessante è il tema della seduta: esso ha dato origine in questi anni a soluzioni che hanno permesso di caratterizzare fortemente e vivacizzare gli spazi urbani. Nella sua apparente semplicità, la seduta deve rispondere efficacemente a numerose esigenze funzionali: anzitutto il riposo del corpo, ma anche la possibilità di mangiare, leggere, scrivere, o aspettare comodamente. Deve garantire

una postura corretta e quindi essere ergonomica; deve avere un’altezza «standard», ossia adatta a una persona di statura media, permettendo di poggiare i piedi a terra e di scaricare il peso sulle ossa del bacino e delle gambe. Infine, ha grande rilievo la scelta del materiale: le sedute massicce e pesanti del passato non esistono più, lo sviluppo tecnologico ha consentito l’elaborazione e l’utilizzo di materiali nuovi sempre più leggeri, più adatti alla fabbricazione in serie, e quindi meno costosi. Quest’ultimo aspetto appare fondamentale per l’autentico industrial design, che ricerca nella progettazione dell’oggetto caratteristiche che consentano una produzione industriale sempre più elevata, con costi minori e la conseguente diffusione a un’utenza sempre più vasta.

Fig. 17 17 Joan Casas y Ortinez - Mr. H Bench (2008)

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Fig. 20 20 Gunilla Hedlund - Becee (2011)

Fig. 21 21 Bjรถrn Dahlstrรถm - Park Lane (2007)

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Fig. 22 22 Tom Stepp - Ribb (2001)

Fig. 23 23 Romano Marcato - Aria (2010)

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Fig. 24 24 Laurie Beckerman - Ionic Bench (2010)

Fig. 25 25 Justin W. Lee - Residential Bench (2008)

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Fig. 18 18 Ron Arad - Big Easy 2 For 2 (1989)

Fig. 19 19 Niels Hvass - Cutter Wooden Bench (2005)

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il progetto

Dopo aver osservato attentamente alcune soluzioni esistenti di elementi di arredo urbano con funzione di seduta (modulare, polifunzionale, senza spalliera, sedili monoposto, chaise-longue, sedie a sdraio) da collocare in uno spazio aperto al pubblico, e averne valutato le qualità formali e le possibilità d’uso, ho iniziato a elaborare alcune possibili soluzioni mediante rapidi schizzi. Attraverso disegni sempre più definiti, ho sviluppato l’idea che ritengo più interessante, considerandone sia le possibilità d’uso e la funzionalità sul piano ergonomico, sia l’aspetto estetico-formale, senza però trascurare la scelta dei materiali, dei colori e i principali aspetti tecnico-strutturali. Mediante l’impiego di diversi software di modellazione tridimensionale, ho realizzato disegni in scala dell’oggetto progettato

e una rappresentazione prospettica e assonometrica. Infine usando avanzate tecniche di rendering, ho generato diverse elaborazioni grafiche fotorealistiche. La seduta si compone attraverso il collegamento di sagome di legno mediante tubolari di acciaio. La sua posizione di lettura rimane invariata anche ruotando la seduta di centottanta gradi sul proprio asse longitudinale. Da questa particolarità, è stato ricavato il nome dell’oggetto tridimensionale Upside Down Bench « Panca Sotto-Sopra» E’ possibile fissarla al piano d’appoggio tramite quattro piccole strutture in acciao, simili a delle «U», che agganciano una delle sagome da ambo i lati. Il prototipo prodotto in scala 1:1 ha una misura complessiva di 116x80x45 cm.

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8 sagome di legno inclinate di 12 gradi da ambo i lati costituiscono i piedi della seduta.

8 sagome di legno di 115 cm costituiscono il piano della seduta.

Lo schienale della seduta si compone di 15 sagome uguali intervallate da 13 spazi di 3 cm ciscuno.

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X i piedi della seduta vengono impiegate le stesse sagome dello schienale.

Tutte le sagome che costituiscono la seduta hanno 1 spessore di 3 cm.

Le 8 sagome del piano della seduta hanno 1 altezza che diminuisce gradualmente in direzione dello schienale.

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Le sagome che costituiscono i piedi della seduta hanno 1 angolo che varia gradualemente di 1,5 gradi in direzione dello schienale.

Anche le sagome dello schienale hanno 1 angolo che varia gradualmente x consentire 1 maggiore confort.

Il piano della seduta ha 1 altezza di 45 cm dalla linea di terra; lo schienale ed i piedi hanno 1 altezza totale di 80 cm.

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Le sagome della seduta sono state alleggerite, conferendo alla seduta 1 aspetto + delicato.

Un sistema di 3 assi unisce le sagome dei piedi con le assi del piano della seduta.

Le sagome dello schienale, intervallate da blocchetti di 10x10cm, sono tenute insieme da 1 asse centrale. L’intero blocco si aggancia alla seduta tramite un sistema di 8 perni.

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Vista Prospettica Frontale

, Vista Prospettica dall Alto

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Vista Prospettica Laterale sx e dx

Vista Prospettica Retro

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Render Vista Prospettica

Render Vista Prospettica

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Render Vista Prospettica

Render Vista Prospettica

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