Immigrazione e paura tra comunicazione e percezione

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Immigrazione e paura tra comunicazione e percezione

Nicoletta Bruno A.A. 2015/2016

Politecnico di Milano, Scuola del Design Laurea Magistrale in Design della Comunicazione Tesi di Laurea, relatore Paolo Ciuccarelli




Politecnico di Milano Scuola del Design Laurea Magistrale in Design della Comunicazione Nicoletta Bruno, 814852 Relatore: Paolo Ciuccarelli A.A. 2015/2016


Immigrazione e paura tra comunicazione e percezione


Indice dei contenuti

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Indice dei contenuti

Abstract 08 Introduzione 10

Capitolo 01 - La parola scritta pp. 15-21

1.1 La scrittura e la stampa 1.2 Il quarto potere 1.3 Raccontare una storia

16 18 20

Capitolo 02 - Il web e le news pp. 23-31

2.1 2.2 2.3 2.4

Le potenzialità di internet Solo una chimera Mass media is passé Giornalismo 2.0

24 26 27 29

Capitolo 03 - Il contesto pp. 33-43

3.1 3.2 3.3 3.4

Italia e migrazione Percezione e realtà Retorica dei giornali Paura dei numeri

34 37 39 42

Capitolo 04 - La reazione pp. 45-53

4.1 Cambiare rotta 4.2 Giornalismo alternativo 4.3 Responsabilità

46 47 53

Capitolo 05 - La domanda pp. 55-61

5.1 Eurobarometer 5.2 Media e preoccupazione 5.3 Metodi digitali e società

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56 57 59


Indice dei contenuti

Capitolo 06 - Casi studio pp. 63-71

6.1 Stato dell'arte 64 6.1.1 Seeing data 65 6.1.2 Carta di Roma 66 6.1.3 Come i giornalisti europei 67 hanno trattato la crisi dei migranti 6.1.4 Il valore dell'immigrazione 68 6.1.5 The iconic image on social media 69 6.1.6 Everymoment Now 70 6.1.7 Truth and Quantity 71

Capitolo 07 - Il progetto pp. 73-143

7.1 Le fasi progettuali 74 7.2 Definizione perimetro 76 7.3 Gli strumenti 78 7.4 Estrazione dati 80 7.4.1 Asilo vs Articoli 82 7.4.2 La copertura mediatica 85 7.4.3 La scelta delle parole 89 7.4.4 Le altre paure 112 7.4.5 Gli attori in scena 122 7.4.6 I numeri del dibattito 126 7.5 Proposte per il futuro 130 7.6 Output finale 131 7.6.1 Modelli narrativi 133 7.6.2 Il sito web 136

Conclusione 145 Bibliografia 152 Indice delle immagini 158

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Abstract In presenza di fenomeni complessi gli organi d’informazione giocano un ruolo fondamentale. Negli ultimi anni abbiamo assistito ad una migrazione di massa che ha messo l’Europa ed i suoi Stati a dura prova. Nel corso del 2015 l’argomento è diventato il Tema principale affrontato da giornali e telegiornali. A causa dei tragici fatti di cronaca e delle politiche di chiusura di alcuni Paesi, si è scatenato in Europa uno stato di ansia e preoccupazione nei confronti della tematica migratoria. Ad affermarlo è l’Eurobarometer report che misura la percezione dei cittadini sul ruolo delle istituzioni comunitarie.

ITA

L’obiettivo di questo progetto di tesi è stato quello di capire, attraverso l’utilizzo di metodi statistici, se il linguaggio utilizzato dai media per parlare dei migranti ha contribuito ad alimentare la preoccupazione degli Stati europei. Per rispondere in maniera esaustiva alla domanda, è stato utilizzato un approccio di tipo cross-culturale; mettendo a confronto il linguaggio dei media di tre Stati membri con livello di preoccupazione differente, sono emersi schemi comportamentali diversi. L’analisi testuale degli articoli di giornale, pubblicati nel corso del 2015, ha permesso di delineare i fattori che - in questi articoli - hanno contribuito ad alimentare la paura. I dati ottenuti, attraverso l’uso di strumenti computazionali e statistici, sono stati raccolti su un sito web interattivo dove, l’alternarsi di elementi testuali e visuali accompagnano l’utente nella lettura dell’analisi, lasciandolo libero di trarre le sue conclusioni

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Abstract

In the presence of complex phenomena, media play a crucial role. In recent years we have witnessed a mass migration that has placed Europe and its member States to a hard test. During 2015, the issue has become the main theme addressed by newspapers and newscasts. The tragic events and the policies of closure of some countries have unleashed a state of anxiety about the migration issues in Europe. This was stated by the Eurobarometer report that measures the perception of citizens on the role of EU institutions.

ENG

The aim of this thesis project is to understand, through the use of statistical methods, if the language used by media to talk about migrants has contributed to feed the concern in the European States. To fully answer the question, a cross-cultural approach has been used; by comparing the language of media of three Member States with a different level of concern, three different behavioral patterns emerged. The textual analysis of the newspaper articles, published during 2015, has allowed to identify the factors in these articles that helped fuel fear. The data obtained through the use of computational and statistical tools were collected on an interactive website, in which the alternation of textual and graphics elements guides the users through the reading of the analysis, leaving them free to draw their own conclusions.

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Il coraggio di guardare la realtĂ Mario Calabresi, La Stampa, 14/06/2015

INTRODUZIONE

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Il coraggio di guardare la realtà

Viviamo in un'epoca di semplificazioni assolute, di esagerazioni dettate dalla pancia e di tragica mancanza di buon senso. Un’epoca in cui manca la memoria ma ancor più la razionalità, non si tiene più conto di numeri, proporzioni e contesti. Non si capisce che la complessità non si affronta e non si risolve con i proclami ma con un lavoro faticoso in cui l’egoismo dei singoli (siano essi Stati, Regioni o Comuni) rischia di essere letale. Lo scorso anno sono arrivati dal mare 170mila migranti (nei primi cinque mesi e mezzo del 2015 sono 56mila) e questo ha avuto il potere di destabilizzare un’Unione europea di ben 500 milioni di persone e di mettere in scena un vero e proprio psicodramma. Significa che gli arrivi sono pari a uno ogni 3000 abitanti, ma ogni nazione si è chiusa a riccio, interpretando a suo favore le regole e chiudendo a singhiozzo le frontiere.

Tutto questo non diminuisce di certo il disagio, i problemi e i rischi che gli italiani devono affrontare e non ci rassicura, ma forse può aiutarci ad avere una visione più oggettiva di quello che sta accadendo. […] E quei barconi che arrivano ogni giorno non possono essere l’alibi per un racconto della realtà completamente emotivo e slegato dalla verità. Quando si parla di tassi di criminalità, di pirati della strada o di stazioni insicure si fa bene a 13

INTRODUZIONE

Negli ultimi tre anni in Turchia, nazione con 75 milioni di cittadini, i rifugiati arrivati dalla Siria e dall’Iraq sono stati oltre due milioni: uno ogni 35 abitanti. Duecentomila sono arrivati in pochi mesi solo dall’area di Kobane per sfuggire all’offensiva dell’Isis. I turchi per gestire una migrazione di queste proporzioni stanno spendendo 6 miliardi di dollari l’anno a cui - ci racconta oggi l’ambasciatore di Ankara in Italia - la comunità internazionale collabora con soli 400 milioni. Ma non è il solo esempio della nostra miopia: in Libano si sono rifugiati 2 milioni di siriani, una cifra immensa e spaventosa se si tiene conto che i libanesi sono solo 4 milioni. È come se da noi italiani si scaricassero 30 milioni di rifugiati…


Il coraggio di guardare la realtà

pretendere più severità e un maggiore controllo del territorio, ma non raccontiamoci che prima vivevamo nel Paese delle fate. Lo dicono le statistiche ma anche la memoria. Le bande di stranieri che fanno le rapine nelle case sono un’emergenza? Vanno affrontate con più forze dell’ordine nelle nostre province, ma non fingiamo di non ricordare anni di malavita italiana o la drammatica stagione dei rapimenti. «Investono la gente ubriachi e drogati!». Guardate ai fatti di cronaca, ai pirati della strada, e nella maggioranza dei casi troverete rispettabili padri di famiglia italiani o i loro figli. Chi ha ucciso un quindicenne a Monza a marzo e poi è scappato non era un rom ma un quarantenne brianzolo con un’Audi. «Sono pericolosi ed efferati!». Olindo e Rosa non sono musulmani, Yara non pare sia stata uccisa da un albanese e la cronaca quotidiana è piena zeppa di delinquenti italiani. Le stazioni oggi ci fanno paura? Ce ne accorgiamo perché sono luoghi più belli e puliti di quanto non lo fossero 10 o 20 anni fa, con i negozi, i bar, i ristoranti e allora lo notiamo. A me la Stazione Centrale di Milano o Roma Termini facevano molta più paura vent’anni fa, piene di tossici e spacciatori.

INTRODUZIONE

Questi sono i problemi della nostra epoca, migrazioni dovute a guerre, estremismo, miseria, fame e cambiamenti climatici. Non possiamo pensare di arrenderci o soccombere ma nemmeno di nascondere il problema o scaricarlo sul vicino, bisogna avere il coraggio di essere adulti, chiamare tutti alle responsabilità e chiamare le cose con il loro nome. Costruire percorsi virtuosi (di accoglienza, studio, rispetto delle regole per chi ha i requisiti) e insieme meccanismi di rimpatrio e di aiuto ai Paesi da cui partono, ma evitare di voltare la testa dall’altra parte regalando migliaia di disperati al lavoro nero e alla criminalità organizzata.

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Capitolo 1 La parola scritta

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1.1 La scrittura e la stampa [Henri-Jean Martin, 2009]

Parlare e scrivere sono per noi atti così naturali che nessuno, a prima vista, può concepirli come le invenzioni più complesse che mai il cervello umano abbia elaborato e, in fine dei conti, le invenzioni più importanti, poiché conferirono all’uomo l’attrezzatura mentale da cui sarebbe derivato il resto.

Le prime forme di grafismo sembra siano nate in risposta al bisogno dell’uomo di visualizzare la realtà, concretizzandola, e per trasmettere il sapere ai propri simili. Parafrasando Pierre Chaunu nella prefazione di Storia e potere della scrittura, la scrittura tiene dietro al primo chicco di grano, in quanto le prime forme di scrittura si sviluppano, indipendentemente in diverse società, come naturale conseguenza della loro evoluzione.

1. LA PAROLA SCRITTA

La scrittura in sé, secondo H.J. Martin, se introdotta in società chiuse, non è nulla. Ecco che le sue prime forme si manifestano in seno a società sedentarie, insediate sulle rive dei fiumi ed organizzate secondo una precisa divisione di compiti, le città-stato. Lo sviluppo delle prime forme di scrittura corrispondono “allo slancio iniziale di civiltà brillanti, all’accumulo dei beni, all’accelerazione delle comunicazioni. Non c’è dubbio dunque che la scrittura, mezzo di dominare lo spazio, sia figlia della capitalizzazione. E che, molto naturalmente, sia diventata lo strumento che consente di accumulare le conoscenze del tempo passato”. [H.J. Martin, 2009]

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La scrittura e la stampa

Ripercorrendo brevemente le varie fasi evolutive della scrittura, è evidente che il supporto adottato per tracciare i segni influenzi direttamente quanto viene scritto ed il suo utilizzo. Dapprima la scrittura era affidata ai capi che amministravano la giustizia, essere uno scriba significava detenere il potere. Ben presto, poi, la scrittura venne utilizzata per tenere traccia dei debiti che i cittadini contraevano tra di loro, per registrare le attività dei conti pubblici e privati e per conservare regole giuridiche e saperi su cui si fondavano le società. “I giudici babilonesi talvolta chiamavano “bocca” della tavoletta la testimonianza che questa portava, o indicavano che avevano “ascoltato” la tavoletta”. [H.J. Martin, 2009:79] Poi vennero i libri, ben diversi da quelli a cui siamo abituati noi oggi. “Manoscritti multiformi” [H.J. Martin, 2009:198], opere che su ordinazione venivano ricopiate a mano, in ateliers specializzati, e distribuiti tra universitari, umanisti e laici. La cultura, insomma, si diffondeva molto lentamente e apparteneva ai pochi che potevano comprenderla e permettersela. La grande rivoluzione avvenne con la nascita della prima forma di mass media: la stampa a caratteri mobili di Gutenberg [C.A. Johnson, 2012], che permise di produrre infinite copie di libri, identiche e senza più il bisogno di ricorrere agli amanuensi. La stampa modificò sia i procedimenti dell’istruzione sia quelli del mercato. Il libro fu la prima macchina d’insegnamento e anche la prima merce prodotta in massa.

La società si trasformò completamente, grazie alla diffusione rapida dei testi letterari la cultura penetrò anche negli strati sociali che fino ad allora ne erano stati esclusi. Ben presto fu chiaro al potere quanto questo fosse pericoloso; l’affiorare del nazionalismo, dovuto all’unificazione politica delle popolazioni secondo raggruppamenti linguistici, portò alla censura e poi ai moti rivoluzionari.

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1. LA PAROLA SCRITTA

[Marshall McLuhan, 1999]


1.2 Il quarto potere [Marshall McLuhan, 1999]

La tipografia creò un medium grazie al quale era possibile parlare ad alta voce e con chiarezza al mondo intero.

Nel Seicento, parallelamente all’evoluzione dei libri, nacquero i primi periodici i quali iniziarono a esercitare una grande influenza sull’opinione pubblica sin da subito. Vani furono i tentativi dei poteri del tempo di reprimere la libertà di stampa dei giornali e “nel 1771, dovettero, alla fine di una lunga resistenza, accordare alla stampa il diritto di render conto delle loro discussioni. Poco dopo, Burke, rivolgendosi alla tribuna da cui i giornalisti parlamentari assistevano alle discussioni, lanciò contro di loro la celebre apostrofe: “Voi siete il quarto potere”.” [H.J. Martin, 2009, sottolineato mio]

A partire dalla seconda metà dell’800 iniziarono a nascere giornali di tutti i tipi: reportage, informazione istruttiva, cronaca sanguinosa, articoli che rendevano conto delle relazioni tra neri e bianchi. In poco tempo i giornali si organizzarono in modo da ricoprire tutti i fatti di cronaca, non solo territoriale ma persino mondiale, raggiungendo il complesso della popolazione. Con i giornali nacque l’opinione pubblica. [Eli Pariser, 2011]

1. LA PAROLA SCRITTA

While the spoken word is always directed to a specific audience, the written word — and especially the printing press — changed all that. In a real sense, it made the general audience possible.

Il diffondersi dei giornali nei territori colonizzati portò alla nascita di una lingua e di ideali comuni, favorendo la spinta al dissenso e alla libertà.

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Il quarto potere

La classe media iniziò a crescere e con essa anche il livello di educazione dei ceti più bassi. I giornali diventarono lo specchio della società, offrendo al lettore spaccati della realtà da interpretare e a cui dare senso.

News shape our sense of the world, of what’s important, of the scale and color and character of our problems. More important, it provides the foundation of shared experience and shared knowledge on which democracy is built.

[Eli Pariser, 2011]

1. LA PAROLA SCRITTA

Immagine 1.1 Prima pagina del The Sun, quotidiano pubblicato dal 1833 al 1990. Con lo slogan It shines for all e in vendita a un penny, fu il primo periodico economico

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1.3 Raccontare una storia Risulta evidente, quindi, quanto sia importante il ruolo che il giornale ha giocato sin da subito nella società. Le notizie, il modo in cui vengono presentate, i giudizi sulla politica di un Paese e le denunce di scandali veri o immaginari, dice H.J. Martin, possono orientare l’opinione pubblica in una direzione o in un’altra, influenzare il mondo finanziario. Il modo in cui viene raccontata una storia è importante tanto quanto la notizia in sé. Secondo la teoria del Framing, introdotta da Goffman¹ (1974) e studiata e affrontata da diversi sociologi nel corso del tempo, è possibile influenzare la percezione di un evento mettendo in luce alcuni punti di vista, evidenziando certi aspetti, attribuendo valore a determinate idee e tralasciandone altre. [Scott R. Maier, 2015]

wikipedia.org

Story framing — defined by Entman² (2010) as “selecting a few aspects of a perceived reality and connecting them together in a narrative that promotes a particular interpretation” — influences understanding of the information and the response, if any, that follows.

È fondamentale sottolineare questo aspetto ai fini della ricerca, in quanto, soprattutto per la cronaca delle crisi umanitarie - spesso lontane dagli occhi della gente - il modo in cui queste vengono raccontate influenza la percezione e la comprensione di esse da parte del pubblico.

1. LA PAROLA SCRITTA

Lo scritto fissa la parola su uno spazio a due dimensioni e permette di considerarla come un oggetto di riflessione al di fuori del contesto. [H.J. Martin, 2009] Il potere frammentante e analitico della parola stampata suscita, nel corso del ragionamento, delle nuove concatenazioni intervenendo così sui processi conoscitivi.

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¹ Erving Goffman, sociologo canadese tra i più influenti del ventesimo secolo

² Robert Entman, J.B. and M.C. Shapiro Professor of Media and Public Affairs and Professor of International Affairs at The George Washington University


Raccontare una storia

Immagine 1.2 Prima pagina del The Boston Daily Globe sul panico scatenato - nella gente - dallo sceneggiato radiofonico, War of the Worlds trasmesso il 30 ottobre 1938

1. LA PAROLA SCRITTA

Immagine 1.3 Tweet di Media Metters in data 8 agosto 2014, come cambia il modo di raccontare una storia in base al tipo di pubblico

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Capitolo 2 Il web e le news

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2.1 Le potenzialità di internet It seemed that the Internet was going to entirely re-democratize society. Bloggers and citizen journalists would single-handedly rebuild the public media. Politicians would be able to run only with a broad base of support from small, everyday donors. Local governments would become more transparent and accountable to their citizens. And yet the era of civic connection I dreamed about hasn’t come.

[Eli Pariser, 2011]

2. IL WEB E LE NEWS

Per lungo tempo la conversazione tra i media e il pubblico è stata unilaterale, per seguire un evento la gente doveva sedersi davanti alla tv a un determinato orario e guardare il telegiornale. Per avere informazioni sullo sport bisognava comprare il giornale sportivo, sfogliarlo e “accontentarsi” degli articoli pubblicati. L’organizzazione della stampa era determinata dalla tecnologia, il medium è il messaggio¹; la produzione di notizie era legata alla presenza del reporter sul luogo, agli interessi della testata giornalistica, alla potenza delle macchine da stampa. Erano gli editori a decidere cosa pubblicare e come. [Marshall McLuhan, 1999]

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¹ Il medium è il messaggio, teoria del sociologo M. McLuhan, secondo la quale il mezzo tecnologico determina i caratteri strutturali della comunicazione

Il “messaggio” di un medium, o di una tecnologia è nel mutamento di proporzioni, di ritmo o di schemi che introduce nei rapporti umani. [...] È il medium che controlla e plasma le proporzioni e la forma dell’associazione e dell’azione umana.


Le potenzialità di internet

L’evoluzione tecnologica e l’avvento di internet hanno portato a una radicale trasformazione e riconfigurazione dei ruoli e delle relazioni tra produttori di contenuti e pubblico. “Se il web degli anni Novanta era principalmente un mezzo per la pubblicazione, negli anni Duemila è diventato sempre più il mezzo per la comunicazione”. [L. Manovich, 2010]

Il web 2.0 ha portato con sé il concetto di Disintermediation o Disintermediazione, ovvero “il fenomeno di riduzione dei flussi intermediati”. Come spiega Eli Pariser in The Filter Bubble, la grande virtù di Internet è quella di “erodere il potere”; esso tira via il potere dal centro per portarlo alle periferie, dando agli individui la capacità di decidere per se stessi. [E. Pariser, 2011]

2. IL WEB E LE NEWS

A un tratto non era più necessario leggere l’interpretazione di una legge data da un giornale, si poteva direttamente reperire e leggere il testo originale. Chiunque poteva pubblicare una canzone, un articolo su un blog, un’immagine, senza dover passare attraverso grandi intermediari. Con una connessione e un computer era finalmente possibile accedere gratuitamente al sapere.

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2.2 Solo una chimera The rise of networking did not eliminate intermediaries, but rather changed who they are.

[Eli Pariser, 2011]

Secondo Eli Pariser, il fenomeno della disintermediazione è in realtà un mito: internet, ha sì rivoluzionato il modo di produrre contenuti, ma come effetto ha anche reso i nuovi produttori invisibili. Gli utenti, da consumatori di contenuti prodotti da professionisti, sono diventati consumatori di contenuti prodotti da non-professionisti: “user-generated content¹”. [L. Manovich, 2010] L’essere umano ha la tendenza a percepire quello che vede - il mondo che lo circonda - come vero, senza considerare che le informazioni che arrivano agli occhi di ognuno sono il frutto del lavoro di altri e quindi, soggette a modifiche, distorsioni e manipolazioni (vedi cap. 1.3). Questa attitudine dell’uomo a considerare vero ciò che vede, chiamata dagli psicologi Naïve realism², fa sì che in uno scenario come quello del web 2.0, di apparente parità e democrazia, non si percepisca molto la differenza di autorevolezza tra gli articoli pubblicati, per esempio, dal New York Times e quelli di un blog amatoriale.

2. IL WEB E LE NEWS 28

¹ User-generated content, qualsiasi tipo di contenuto — come ad esempio: post nei blog, contributi a wiki, podcast e altri tipi di file audio, immagini e video digitali — creato dagli utenti e pubblicato in Internet wikipedia.org

² Naïve realism o realismo ingenuo, indica una serie di concezioni filosofiche della percezione secondo le quali l’uomo vede e percepisce le cose per quello che sono realmente


2.3 Mass media is passé [Herbert A. Simon, 1971]

In an information-rich world, the wealth of information means a dearth of something else: a scarcity of whatever it is that information consumes. What information consumes is rather obvious: it consumes the attention of its recipients.

Parafrasando Jennifer Alejandro in Journalism in the age of Social Media, “Mass Media is passè. Today it is all about personal media”; viviamo in un’epoca in cui siamo costantemente connessi, vogliamo essere costantemente aggiornati, le informazioni sono costruite su misura per noi.

Per aiutarci a fronteggiare questa immensa mole d’informazioni Google¹ in primis e successivamente Facebook, Instagram ed altri, hanno introdotto sulle loro piattaforme degli algoritmi che tracciano i nostri interessi e ci propongono solo contenuti affini ai nostri gusti. Se da un lato questo passaggio è stato uno step naturale e inevitabile per rendere la navigazione più facile e veloce, dall’altro ha portato alla creazione del cosiddetto effetto Filter Bubble².

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¹ SafeSearch Look, primo filtro introdotto da Google nel novembre 2009, permette ad utenti con account Google di nascondere dalle loro ricerche i risultati segnalati come contenenti materiale per adulti Wikipedia.org ² Filter Bubble, termine coniato dall’attivista Eli Pariser nel libro The Filter Bubble: What the Internet is Hiding from You

2. IL WEB E LE NEWS

In un mondo ricco di informazioni, in cui per ogni minuto che passa vengono prodotti milioni di nuovi contenuti, la capacità dell’uomo di percepire e memorizzare tutti questi input sono limitate. Siamo ormai abituati a filtrare ed evitare tutte le pubblicità che ci circondano e che sono costruite appositamente per catturare la nostra attenzione.


Mass media is passé

Tracciando costantemente gusti e interessi dell’utente, gli vengono proposte solo informazioni che non contrastano il suo punto di vista, di fatto isolandolo nella sua bolla culturale. Un mondo costruito su ciò che ci è familiare è un mondo dove non c’è nulla da imparare... (in quanto c’è) un’invisibile auto-propaganda che ci indottrina con le nostre proprie idee.

[Eli Pariser, 2011]

Come risultato, in una realtà frammentaria in cui siamo costantemente attirati/interrotti da input diversi, e dovendo scegliere a quali prestare attenzione, la Filter Bubble incoraggia alla passività. Immagine 2.1 Artwork di John Fekner per Brandalism, movimento anti-pubblicitario fondato a Londra nel 2012. Il progetto vede artisti provenienti da tutto il mondo, collaborare contro l’uso smodato di pubblicità nella vita quotidiana Brandalism.org.uk

2. IL WEB E LE NEWS 30


2.4 Giornalismo 2.0 Il modo stesso di fare giornalismo è cambiato, l’indice di gradimento di un articolo è calcolato in base al numero di visualizzazioni, like e condivisioni che ha avuto; in base a queste informazioni un editore può capire cosa piace al pubblico e costruire notizie ad hoc. I social network, poi, hanno accelerato ancora di più il ritmo di pubblicazione dei contenuti, tanto che i giornalisti per non rischiare di “perdere lo scoop” pubblicano le notizie prima ancora di accertarsi che siano vere. Journalists are forced to accelerate the traditional journalistic process because people now want real time information. People want the information as soon as the journalist or the media outlet receives it. So to sit on a story until it is complete is to risk being out-scooped by competitors or even worse to be dubbed slow by the public.

Secondo uno studio condotto da ING¹ su un gruppo di giornalisti e PR professionisti, il nuovo modus operandi sembra essere quello di pubblicare prima e rettificare, dopo, se è necessario: “public first and correct later”. Solo il 20% degli intervistati controlla che la notizia sia vera prima di pubblicarla. Per esempio, dopo gli attacchi di Parigi del 13 Novembre 2015, molti siti di news hanno pubblicato immagini e notizie senza accertarsi che fossero vere. Il 14 Novembre (img 2.2) Mashable² pubblica un’immagine della Torre Eiffel al buio, affermando che la causa fosse l’attacco terroristico. In realtà le luci del monumento vengono spente ogni notte. Subito dopo Mashable rettifica la notizia, ma come si può vedere dal numero di condivisioni del tweet, la correzione non ha avuto la stessa risonanza dell’immagine iniziale.

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¹ #SMING14, studio sull’impatto dei Social Media sulle News

² Mashable, sito web d’attualità statunitense in forma di blog. Lanciato nel luglio 2005, secondo Technorati, è il terzo blog più popolare al mondo Wikipedia.org

2. IL WEB E LE NEWS

[Jennifer Alejandro, 2010]


Giornalismo 2.0

Il 30 Gennaio 2017 il quotidiano Libero, pubblica in prima pagina (img 2.3) l’immagine di una donna islamica con una “museruola”, intitolando il pezzo L’evoluzione dell’islam, dal burqa alla museruola. L’articolo afferma che la maschera indossata dalla donna sia la nuova trovata degli islamisti per degradare la figura femminile. In realtà non si tratta affatto di “museruole”, ma di un’antica tradizione di un villaggio del sud dell’Iran. Una volta online, le notizie vengono condivise, iniziano a circolare su scala globale e se ne perde il controllo. Come spiegato precedentemente, l’uomo crede a quello che gli viene proposto e nella maggior parte dei casi - anche a causa della Filter Bubble - non si preoccupa di cercare altre fonti per confutare l’informazione acquisita. Secondo il Digital News Report del 2016³, analisi condotta annualmente sul consumo delle news in alcuni Stati europei, il 46% della popolazione italiana legge le notizie sullo smartphone; il 41% della gente si informa attraverso social network come Facebook e YouTube.

³ Digital News Report, analisi condotte dal Reuters Institute for the Study of Journalism, University of Oxford Digitalnewsreport.org

Nel capitolo precedente è emerso quanto sia importante il ruolo del giornale nella società, esso contribuisce a formare l’opinione pubblica, è lo specchio del tempo in cui viviamo. In questo scenario la tecnologia, con le tecniche di storytelling o con il supporto di immagini e video, può influire sul modo in cui si racconta una storia, ma non dovrebbe cambiare il modo in cui viene costruita. [Jennifer Alejandro, 2010]

2. IL WEB E LE NEWS 32

The story should be well-written, fact verified and credibly sourced as journalism should be.


Giornalismo 2.0

Immagine 2.2 Tweet di Mashable del 14 Novembre 2015 Valigiablu.it

Immagine 2.3 Prima pagina di Libero del 30 Gennaio 2017

2. IL WEB E LE NEWS

Ilpost.it

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Capitolo 3 Il Contesto [Vocabolario Treccani]

Migrante agg. [part. pres. di migrare]. – 1. Che migra, che si sposta verso nuove sedi: popoli, gruppi etnici m.; animali, uccelli migranti. 2. Con sign. più tecnici, in biologia e medicina, di cellula o organo che ha capacità o possibilità di spostamento - attivo o passivo a seconda dei casi - dalla sede abituale, per cause varie. Rifugiato s. m. [part. pass. di rifugiarsi, per traduz. del fr. réfugié] (f. -a). - Chi si rifugia in un luogo sicuro per evitare persecuzioni, pericoli di guerra. Individuo che, già appartenente per cittadinanza a uno Stato, è accolto nel territorio di un altro Stato e diviene oggetto di norme internazionali intese ad assicurarne la protezione.

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3.1 Italia e migrazione Nella seconda parte del ventesimo secolo in Europa ci fu una grande intensificazione dei movimenti migratori. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, infatti, si avviò un processo di ricostruzione che portò il vecchio continente verso un’importante evoluzione industriale e quindi economica. Ne scaturì anche un cambiamento nell’assetto demografico degli Stati, la gente iniziò a emigrare dai Paesi più poveri e meno sviluppati come Portogallo, Grecia, ex-Jugoslavia e Italia, verso quelli più ricchi e sviluppati come Francia, Germania e Inghilterra. Agli inizi degli anni '60, poi, questi movimenti migratori si estesero anche a Stati extra europei: in Francia arrivarono i marocchini, in Germania i turchi, in Inghilterra gli indiani. Negli anni '80 i Paesi del terzo mondo furono vittime di una grossa crisi causata da un’incontrollata crescita demografica; visto l’alto livello di povertà, questo non fece altro che peggiorare le condizioni di vita delle gente. Guerre, lotte interne e persecuzioni contribuirono a rendere la situazione insostenibile. Così, si iniziò a emigrare per sopravvivere.

3. IL CONTESTO

L’Italia, dopo essere stata per lungo tempo un luogo dal quale si andava via, negli ultimi cinquant’anni ha visto il suo ruolo capovolgersi completamente. Possiamo fissare il primo moto migratorio verso l’Italia intorno alla fine degli anni '70. A causa della crisi petrolifera, per la sua “politica delle porte aperte” e per le politiche restrittive adottate dagli altri paesi, si sceglieva l’Italia come luogo in cui ricominciare. Iniziarono ad arrivare, alla ricerca di lavoro o per sopravvivenza, persone di diverse culture, provenienti da diverse parti del mondo, dando il via a quella che oggi chiamiamo una “società multietnica”.

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Italia e migrazione

[Zygmunt Bauman, 2015]

Migrazione e modernità sono intimamente collegate tra di loro, sono due fenomeni gemelli, quasi siamesi, inscindibili tra loro. Il diffondersi della modernizzazione sul pianeta è inconcepibile senza il movimento di una vasta quantità di individui. La modernità è caratterizzata da due potenti meccanismi senza battute d’arresto ma solo accelerazioni, con un tratto in comune: entrambi generano una “ridondanza” di persone. Nel senso che questa gente non riesce a sistemarsi nel luogo in cui si trova e deve cercare di farsi una vita altrove. Deve muoversi, che piaccia o no.

Nel 1991, con la caduta della Repubblica popolare socialista d’Albania, si verificò il primo fenomeno migratorio di massa in Italia. Il 7 marzo, nel giro di poche ore, ben 27.000 albanesi arrivarono a Brindisi; l’8 agosto dello stesso anno, attraccò nel porto di Bari un mercantile partito da Durazzo, il Vlora¹, con ventimila clandestini a bordo. (img 3.1 - 3.2) L’immigrazione non è un fenomeno nuovo, esiste da sempre. L’Italia ha visto arrivare gente proveniente da qualsiasi parte del globo e negli ultimi anni, a causa di guerre e regimi dittatoriali, il numero

37

¹ Il Vlora è ricordato come l’episodio più significativo dell’ondata di immigrazione in Italia dal 1990 al '92 e rimane a tutt’oggi (2016) il più grande sbarco di migranti mai giunto in Italia con un’unica nave

3. IL CONTESTO

Il primo dei due meccanismi è la “costruzione dell’ordine”, quale che sia il concetto che se ne ha. La modernità punta ossessivamente a ordinare una realtà caotica, a uniformarla a un assetto di stabilità. Per qualunque concezione di ordine esista in qualsiasi contesto, qualcuno risulterà inadatto. Dovranno quindi essere allontanati, in quanto non conformi all’idea di ordine in vigore. Il secondo dei meccanismi è il cosiddetto sviluppo economico, che consiste oggi nel produrre le stesse cose che si producevano ieri, ma spendendo di meno, utilizzando meno forza lavoro. Ovunque si compia un passo in avanti in termini di sviluppo economico, alcuni individui e stili di vita diventano di troppo. E questa gente non può continuare così. Viene meno il suo capitale personale, le competenze e le esperienze acquisite ed è costretta a iniziare una nuova vita, a cercare fortuna altrove.


Italia e migrazione

di arrivi è aumentato notevolmente. Fronteggiamo questo fenomeno da diversi anni ormai, eppure è solo dal 2015 che l’argomento è diventato uno dei principali “problemi” da risolvere per il nostro Paese. I giornali hanno iniziato a trattare il tema assiduamente, come mai prima d’ora, e quindi lentamente a formare e influenzare la percezione del cittadino.

3. IL CONTESTO

Immagine 3.1 - 3.2 Arrivo del Vlora nel porto di Bari, 8 agosto 1991

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3.2 Percezione e realtà We tend to believe we have full command of the facts and that the patterns we see in them are facts as well.

Quanto spiegato nel secondo capitolo riguardo il Naïve realism e l’incapacità dell’essere umano di capire che le informazioni raccolte sono il frutto di altre modifiche e mediazioni, può trovare ampio riscontro nei risultati della ricerca condotta dall’organizzazione Ipsos Mori¹.

Perils of Perception è lo studio condotto, a partire dal 2013, con l’intento di indagare quanto la nostra percezione riguardo a specifiche tematiche si avvicini alla realtà o se ne discosti. Ogni anno i risultati vengono aggiornati e nel tempo l’analisi si è estesa e coinvolge sempre più Stati (nel 2016 sono 40). [Bobby Duffy, 2016, sottolineato mio]

Across all 40 countries in the 2016 study, each population gets a lot wrong. We are often most incorrect on factors that are widely discussed in the media, such as the proportion of our population that are Muslims and wealth inequality. We know from previous studies that this is partly because we over-estimate what we worry about.

I risultati della ricerca² possono essere riassunti in un’unica frase: “Perceptions are not reality”. Considerando la domanda sulla percentuale di immigrati nella società, la supposizione media (23%) si è rivelata molto più alta rispetto al dato reale (10%). (img 3.3)

39

¹ Ipsos Mori è la seconda più grande organizzazione del Regno Unito che conduce ricerche di mercato e di cui si serve anche il governo inglese per indagare l’opinione dei cittadini sui servizi pubblici

² Risultati ricerca del Perils of Perception 2015 Perils.ipsos.com

3. IL CONTESTO

[Eli Pariser, 2011]


Percezione e realtĂ

Immagine 3.3 Perils of Perception 2015

3. IL CONTESTO 40


3.3 Retorica dei giornali Words likewise carry an enormous power of suggestion. The metaphor of a “wave” or “flood” of clandestine migrants arriving on European shores effectively summons an atmosphere of panic, and a consequent call to immediate action on the part of European nations.

Si susseguono articoli di giornale ricchi di parole come “ondata”, “flusso”, “sommersi”, “nuovi arrivi”, “nuovi profughi”, “controllare i confini”. Questa descrizione retorica - combinata alle politiche di chiusura¹ di alcuni Stati europei - non fa che disumanizzare i migranti, associandoli a una sostanza non umana, "un'onda". [Zygmunt Bauman, 2015]

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¹ La Convenzione di Schengen è stata sospesa in diversi Stati nel 2015

Ma oramai il nostro mondo è multiculturale, forse irreversibilmente, a causa di un’abnorme migrazione di idee, valori e credenze. E comunque la separazione fisica non assicura quella spirituale, come ha scritto Ulrich Beck. Lo “straniero” è per definizione un soggetto poco “familiare”, colpevole fino a prova contraria e dunque per alcuni può rappresentare una minaccia. Nella nostra società liquida, flagellata dalla paura del fallimento e di perdere il proprio posto nella società, i migranti diventano “walking dystopias”, distopie che camminano. Ma in un’era di totale incertezza esistenziale, dove la vita è sempre più precaria, questa non è l’unica ragione delle paure che scatena la vista di ondate di sfollati fuori controllo. Vengono percepiti come “messaggeri di cattive notizie”, come scriveva Bertolt Brecht. Ma ci ricordano, allo stesso tempo, ciò che vorremmo cancellare.

3. IL CONTESTO

[Stephanie Maher, 2015]


Retorica dei giornali

Bauman spiega che i migranti sono la rappresentazione delle forze oscure e lontane che minacciano il mondo e le nostre vite. Sono “vittime collaterali” che ci ricordano quanto possa essere precario il nostro stato. L’essere umano per suo istinto tende ad “addossare la colpa alle vittime delle sventure del mondo” [Z. Bauman, 2015] e la retorica dei giornali e di alcuni politici non fanno altro che alimentare la paura.

Immagine 3.4 Repubblica.it 7/01/2015

Immagine 3.5 Corriere.it 7/05/2015

Immagine 3.6 Repubblica.it 14/05/2015

3. IL CONTESTO

Immagine 3.7 Corriere.it 14/05/2015

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Retorica dei giornali Immagine 3.8 Repubblica.it 18/07/2015

Immagine 3.9 Timesofmalta.com 7/09/2015

Immagine 3.10 Timesofmalta.com 8/09/2015

Immagine 3.12 Timesofmalta.com 17/09/2015

Immagine 3.13 Repubblica.it 17/09/2015

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3. IL CONTESTO

Immagine 3.11 Repubblica.it 8/09/2015


3.4 Paura dei numeri [Madre Teresa di Calcutta]

Se guardo alla massa, non agirò mai. Se guardo a uno solo, lo farò

L’istintiva paura verso “l’ignoto”, fomentata da linguaggi forti e da politici che sfruttano il senso d’impotenza della gente, diventa ancor più grande di fronte alla quantità di queste “vittime collaterali”. Secondo lo psicologo Paul Slovic, molte persone non capiscono i grandi numeri. Riusciamo a relazionarci con il dolore di una sola persona, ma al contempo percepiamo quello di migliaia come una mera statistica. [P. Slovic, 2010] Le ricerche dimostrano che le persone si sentono più vicine a vittime identificate; clamorosa, infatti, è stata la reazione del pubblico alla fotografia di Alan Kurdî¹ il bambino morto su una spiaggia turca. Secondo Slovic, nel momento in cui il “numero di perdite/morti” aumenta, entra in gioco una forma di paralisi psicofisica, Psychophysical numbing. Su una scala di valori d’importanza per salvare vite umane, il valore di importanza è maggiore se si tratta di salvare una sola vita, diminuisce all’aumentare delle vite a rischio. “We may not "feel" much difference, nor value the difference, between saving 87 lives and saving 88.” [P. Slovic, 2010]

3. IL CONTESTO

Un singolo individuo, diversamente da un gruppo, è visto come un’unità coerente e tangibile. L’uomo per sua natura è dotato di meccanismi cognitivo-percettivi che lo guidano e lo aiutano ad affrontare la vita di tutti i giorni. Quotidianamente abbiamo a che fare con problemi e rischi di vario tipo e li affrontiamo seguendo il nostro istinto e le nostre esperienze pregresse. Ecco perché l’attitudine a occuparci/preoccuparci degli altri, si affievolisce con l'aumentare del problema.

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¹Alan Kurdi era un bambino siriano di tre anni divenuto un simbolo della crisi europea dei migranti dopo la sua morte per annegamento. Iconica è diventata la foto scattata al ritrovamento del suo corpo senza vita su una spiaggia Wikipedia.org


Paura dei numeri

Questo fenomeno - anche detto Compassion Fatigue fa sì che, di fronte a grossi numeri, il senso di frustrazione e di incapacità a gestirli ci paralizzi. [Scott R. Maier, 2015]

While statistics can be used to convey the enormity of a crisis, they also may overwhelm and undermine response. As numbers get larger and larger, we become insensitive; numbers fail to trigger the emotion or feeling necessary to motivate action.

Superare questa paralisi, dice Slovic, non è impossibile, ma è necessario compiere uno sforzo e andare oltre. Moral intuition comes fìrst and usually dominates moral judgment unless we make an effort to critique and, if necessary, override our intuitive feeling.

[Paul Slovic, 2010]

3. IL CONTESTO

Per i motivi illustrati nei capitoli precedenti, non possiamo aspettarci che questo sforzo venga compiuto unicamente dal lettore. Tocca in primo luogo ai giornalisti raccontare i fatti cercando di evitare la compassion fatigue. (vedi cap. 1.3)

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Capitolo 4 La reazione

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4.1 Cambiare rotta [Enrico Pugliese, 2013]

Non esistono parole sbagliate. Esiste un uso sbagliato delle parole.

Come sottolinea Scott R. Maier¹, “non esiste un “proiettile magico” con cui i messaggi mediatici riescono a colpire i destinatari e generare una risposta uniforme e potente presso il pubblico”. [S.R. Maier, 2015]

Esistono, però, giornalisti che cercano di non soffermarsi sul disagio o sui numeri e tentano di smuovere i lettori riportando esempi di persone che ce l’hanno fatta. È il caso di Nicholas Kristof editorialista del New York Times - il quale, quando deve affrontare un tema delicato, “per prima cosa, racconta la storia di una persona in grado di catturare l’attenzione della gente. Secondo, dimostra che non è senza speranza, ma che sono possibili diversi miglioramenti”. [S.R. Maier, 2015]

4. LA REAZIONE

Analizzando i metodi che Kristof adotta per cercare di superare l’indifferenza del lettore, Maier afferma che non è possibile determinare se vi sia una relazione diretta tra la “personalizzazione” della notizia ed il riscontro che ha sul pubblico, la risposta del lettore dipende molto dall’argomento trattato. D’altra parte, però, è bene notare che diverse organizzazioni di beneficenza, grazie agli articoli di Kristof, sono riuscite a ricevere cospicue donazioni. I suoi articoli “sono costantemente entrati nelle liste dei pezzi di maggior successo del New York Times”. [S.R. Maier, 2015] Il docente conclude la sua analisi affermando che il lavoro di Kristof dovrebbe essere preso d’esempio; usare la psicologia sociale per affrontare determinate tematiche potrebbe “dar vita a un giornalismo più efficiente e incentivare un senso civico e più sensibilità verso la sofferenza umana”. [S.R. Maier, 2015]

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¹Scott R. Maier, docente di giornalismo presso la University of Oregon


4.2 Giornalismo alternativo Durante il 2015, come abbiamo visto, il tema dei migranti è stato largamente affrontato, sino a diventare "il Tema" principale di ogni giornale. Oltre alla discussione sui quotidiani nazionali spesso dominata da cifre da capogiro e battibecchi politici - si sono sviluppate altre iniziative per dare al lettore la possibilità di comprendere meglio il fenomeno. [Pedro Henrique L. do Nascimento, et al., 2014]

Alternative media or independent media can be defined as a set of tools, usually widely available, used to fill the gaps leaved by traditional media. [...] The sole existence of alternative media shows that freedom is ensured at a certain level, it is also a symptom that mainstream media are not playing its role properly.

Fare controinformazione, per definizione, significa distribuire informazioni che si ritengono taciute o riportate in modo parziale e non obiettivo dagli organi d’informazione ufficiali [wikipedia.org]. L’intento, quindi, è quello di dare una lettura più “corretta” della realtà, tenendo ben presente che anche i siti di informazione alternativa - possono essere condizionati e riportare solo un’interpretazione dei fatti. È importante notare come, nel corso del 2015, si siano sviluppate diverse forme di "comunicazione alternativa" sul tema dei migranti. Di seguito alcuni esempi.

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4. LA REAZIONE

Come evidenziato in Unchaining Nations, Freeing People: Development Challenges of the Contemporary World [P.H.L. do Nascimento, et al., 2014], se da un lato la presenza di media alternativi è sinonimo di libertà di parola, dall’altro è sintomo di un deficit nel campo dell’informazione pubblica.


Giornalismo alternativo

The 19 Million Project Conferenza/hackaton, tenutasi a Roma, che ha riunito 148 giornalisti, attivisti e hacker, provenienti da diverse parti del mondo, con lo scopo di individuare nuove soluzioni per la rappresentazione mediatica del fenomeno migratorio. Il nome del progetto si riferisce ai 19 milioni di rifugiati che dal 2014 hanno lasciato il proprio Paese di provenienza a causa di guerre o persecuzioni. (img 4.1) [Patrizio Gonnella, 2015]

The current crisis of refugees is showing us how decisions based on stereotypes are still the common choice for many policymakers. We need a revolution in the stories we tell about migration: that’s what 19 Millions Project is for.

4. LA REAZIONE

Immagine 4.1 The 19 million project

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Giornalismo alternativo

Where are you? Progetto di Massimo Sestini, noto al pubblico per aver scattato una delle immagini più rappresentative della crisi dei migranti. Sestini ha sviluppato il sito Where are you? per rintracciare le persone presenti sul barcone e raccontare le loro storie. (img 4.2) Una delle idee nello scattare quell’immagine era di creare la più grande foto di gruppo che avessi mai fatto nella mia vita, quel gruppo ha fatto paura, ha commosso, è stato usato e pubblicato centinaia di volte come rappresentazione delle migrazioni dei nostri anni. Vorrei che quel gruppo ora diventasse singoli. E che quei singoli si raccontassero.

Immagine 4.2 Where are you?

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4. LA REAZIONE

[Massimo Sestini, 2015]


Giornalismo alternativo

Open Migration Progetto nato all’interno di The 19Million Projects con l’intento di spiegare al pubblico, il fenomeno dell’immigrazione. In modo semplice e diretto, gli autori del progetto spiegano e cercano di sfatare i luoghi comuni relativi al tema dell'immigrazione. (img 4.3) [openmigration.org]

La migrazione è un progetto ed è anche un percorso. Vogliamo raccontare questo progetto di vita e questo percorso. Vogliamo raccontarlo in modo rispettoso della sua complessità e articolazione. Non è riassumibile in formule generiche e stereotipate. Esistono infinite ragioni e infiniti percorsi di migrazione. Ogni semplificazione è solo l’esito di pregiudizi ideologici di tipo identitario.

4. LA REAZIONE

Immagine 4.3 Openmigration

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Giornalismo alternativo

Rehumanize Progetto nato all’interno di Agency, agenzia di social business, con l’intento di ri-umanizzare il contenuto degli articoli di giornale. Rehumanize è un’estensione per Chrome - "the Chrome extension for humanity" - che sostituisce le parole migrant, refugee, boat people, asylum seeker, queue-jumper, illegal con il termine “human”. (img 4.4)

Immagine 4.4 Rehumanize

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4. LA REAZIONE

What if we could bring humanity back to each and every news report and press release?

[Agecy.sc, 2015]


Giornalismo alternativo

#Parliamone Progetto di tesi di Noemi Biasetton, Università di Bolzano, che mira a sfatare i cliché sulla migrazione attraverso l'interazione fra youtuber famosi sulla scena italiana, giornalisti e una designer. L’obiettivo, così come lo era per Open Migration, è quello di arrivare al grande pubblico utilizzando metodi alternativi, come quello dei video. (img 4.5) [Noemi Biasetton, 2015]

#Parliamone è un progetto che parla di immigrazione attraverso i dati. È un progetto che si pone contro i sensazionalismi dei titoli dei giornali online creati per attirare visualizzazioni, e punta invece alla qualità dei contenuti e dei testi redatti da giornalisti indipendenti.

4. LA REAZIONE

Immagine 4.5 #Parliamone

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4.3 Responsabilità Quelle mostrate nel capitolo precedente sono solo alcune delle tante forme di “comunicazione alternativa” che hanno preso piede in quest’ultimo periodo. La tecnologia a nostra disposizione ci permette di esplorare nuove strade comunicative; la filter bubble, il numero di condivisioni e visualizzazioni non dovrebbero condizionare il modo di fare giornalismo. Come sottolinea Pariser nel suo libro, internet non è altro che plastica. L’uso che ne facciamo, dipende da noi. [Sir Tim Berners-Lee]

We create the Web, we choose what properties we want it to have and not have. It is by no means finished (and it’s certainly not dead).

Attraverso l’impegno individuale e una presa di posizione da parte delle imprese di informazione, un cambiamento è possibile.

4. LA REAZIONE

Ma effettivamente, quanto i giornali possono influenzare l’opinione pubblica e la percezione di un problema?

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Capitolo 5 La domanda

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5.1 Eurobarometer L’Eurobarometer è una raccolta di sondaggi condotti regolarmente per conto della Commissione europea dal 1973. I risultati di queste analisi, dirette dalla TNS Opinion¹, vengono pubblicati due volte l’anno. L’obiettivo è quello di valutare la percezione dell'opinione pubblica su una vasta gamma di questioni di attualità, relative all'Unione europea in tutti gli Stati membri.

¹ TNS Opinion è un'organizzazione che gestisce sondaggi pubblici e commerciali

Le tematiche trattate all’interno di queste indagini riguardano l’immagine dell’Unione europea, le sue prospettive future, la situazione economica, le preoccupazioni e i problemi che gli Stati membri e l’Ue devono affrontare.

5. LA DOMANDA

Immagine 5.1 European Commission Public Opinion

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5.2 Media e preoccupazione Ai fini della ricerca, focalizzeremo l’attenzione solo su una particolare sezione dell’Eurobarometer: quella delle preoccupazioni. Nello specifico quella intitolata “Concerns at National level & European level”. Il quesito posto agli intervistati è volto a stilare una classifica dei problemi che ogni singolo Stato e l’Europa devono affrontare. What do you think are the two most important issues facing THE EU/OUR COUNTRY at the moment?

Immagine 5.2 Eurobarometer report 2013-2014-2015

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5. LA DOMANDA

[Eurobarometer report]


Media e preoccupazione

Confrontando i risultati delle risposte degli ultimi anni (2013-2015), si nota un netto cambiamento nella classifica delle preoccupazioni: nel 2015 l'immigrazione arriva al primo posto nell'ordine dei problemi da gestire. L’obiettivo di questa ricerca è quello di capire se ci sia una relazione tra il linguaggio utilizzato dai giornali e l’indice di preoccupazione (IP) relativo alla tematica migranti. Esiste una relazione tra il linguaggio dei media e l’indice di preoccupazione degli Stati europei sul tema della migrazione? Per cercare di rispondere in maniera completa alla domanda, ho condotto un’analisi di tipo cross-culturale¹: partendo dall'IP precedentemente illustrato, ho selezionato alcuni Stati europei e ho analizzato gli articoli di giornale pubblicati in questi Paesi. Gli studi cross-culturali - adottati in antropologia, sociologia, psicologia - utilizzano i dati raccolti in diverse società per verificare l’andamento del comportamento umano. Nel caso specifico, l'approccio cross-culturale è uno strumento molto utile per misurare l'influenza del linguaggio giornalistico sul pubblico. [Dominique Brossard, 2004]

5. LA DOMANDA 60

¹ Il metodo cross-culturale, o studio comparativo, è una particolare branca dell'antropologia che usa e analizza dati di diverse società, per studiare il comportamento umano e le culture Wikipedia.org

Cross-cultural comparisons are essential to understand how different news regimes might affect public opinion.


5.3 Metodi digitali e società La diffusione di internet, dei social media e delle diverse piattaforme digitali ci permette ogni giorno di produrre, catturare e analizzare una quantità inimmaginabile di dati. Questo esponenziale aumento di dati prodotti ha cambiato radicalmente la nostra cultura. Quando dobbiamo fare una ricerca, googliamo; Wikipedia è di fatto la prima fonte a cui facciamo riferimento quando vogliamo imparare qualcosa. Le nuove tecnologie, dando forma alla nostra cultura, ci permettono di sviluppare nuovi metodi per tracciarla e studiarla. La disciplina che si occupa di studiare i modelli culturali attraverso l’uso di metodi digitali è quella dei Software Studies. [Lev Manovich, 2009]

We believe that a systematic use of large-scale computational analysis and interactive visualization of cultural patterns will become a major trend in cultural criticism and culture industries in the coming decades.

Il primo, fondato da Richard Rogers, nasce presso l’Amsterdam University con l’obiettivo di progettare metodi e strumenti digitali volti alla sistematizzazione dello studio e dell’analisi di questioni socio-culturali sul web. Il team di ricerca Software Studies Initiatives è stato fondato da Lev Manovich nel 2007, con sede alla University of New York e alla University of

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5. LA DOMANDA

Oggi, grazie a strumenti di analisi e calcolo sempre più sofisticati, è possibile studiare e portare alla luce aspetti culturali che prima erano solo intuibili. Tra i diversi gruppi di ricerca che lavorano in questo ambito, i più importanti sono il Digital Methods Initiatives e il Software Studies Initiatives.


Metodi digitali e società

California-San Diego. L'obiettivo del gruppo è quello di produrre strumenti, principalmente interattivi, per lo studio dei modelli culturali attraverso l’analisi di big-data. L’applicazione di metodi digitali nello studio della cultura e della società apre le porte a vasti orizzonti; la tipologia di progetti in questo ambito è sempre più ampia e variegata. L’obiettivo comune è quello di comprendere meglio il mondo in cui viviamo e renderlo comprensibile anche al largo pubblico. [Richard Rogers, 2013]

5. LA DOMANDA 62

We look at Google results and see society, instead of Google




Capitolo 6 Casi studio

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6.1 Stato dell'arte Prima di iniziare a lavorare al progetto vero e proprio è stato necessario effettuare un’analisi dello stato dell’arte per verificare l'eventuale presenza di progetti simili e poter definire il perimetro d’azione. Sin da subito è emerso che gli studi cross-culturali (vedi cap. 5.2), relativi al linguaggio dei media, vengono utilizzati prettamente in ambito antropologico e sociologico. Sono davvero poche le analisi comparative applicate all’information design, la maggior parte delle quali si focalizza principalmente sull’uso delle immagini o sul linguaggio dei social media. Ben poco è stato fatto per quanto riguarda l’analisi del linguaggio dei sistemi d’informazione tradizionale. Di seguito sono riportati alcuni dei casi studio analizzati. Gli esempi mostrati, se pur diversi tra di loro, risultano molto interessanti ai fini del progetto. Tre sono le caratteristiche che ho ricercato negli studi presi in riferimento: ARGOMENTO / tema migratorio ANALISI / linguaggio dei giornali DATA VIZ. / visualizzazione di dati

6. CASI STUDIO

Non tutti gli esempi riportati presentano contemporaneamente le caratteristiche elencate; alcuni analizzano il tema migratorio privilegiando un approccio sociologico ed escludendo completamente la data visualization, altri - invece - pur non trattando di migranti, risultano essere molto interessanti dal punto di vista grafico.

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6.1.1 Seeing Data -> Seeingdata.cleverfranke.com Clever°Frank for the University of Sheffield and Migration Observatory Oxford, 2013 Argomento + Analisi + Data Viz.

Seeing Data affronta il tema migratorio con l'obiettivo di capire come il popolo inglese viva e percepisca il fenomeno. Il progetto si divide in due parti, l'analisi quantitativa, basata sui dati del censimento del 2011, e quella qualitativa, in cui sono stati analizzati sette anni di articoli di giornale sull’argomento. Questo progetto è l’unico che ricopre ampiamente tutte e tre le caratteristiche da me ricercate (argomento/analisi/data viz.). I risultati del lavoro di ricerca vengono riportati al pubblico, utilizzando la tecnica dello storytelling accompagnata dalla data visualization.

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6.1.2 Carta di Roma -> Cartadiroma.org Osservatorio di Pavia per l’Associazione Carta di Roma, 2015 Argomento + Analisi + Data Viz.

La Carta di Roma è un rapporto annuale pubblicato dall’omonima associazione con l’obiettivo di monitorare il tipo d’informazione fatta in Italia riguardo il tema dell’immigrazione. Secondo il rapporto del 2015, i titoli di giornale sull’argomento sono aumentati dal 70 al 180 per cento rispetto al 2014. Dal rapporto emerge quanto sia dannoso - in termini d’informazione pubblica - parlare ed approfondire certi temi, che in realtà fanno parte del nostro quotidiano ormai da diversi anni, solo in occasione di eventi apocalittici. Il target del report è ovviamente diverso da quello del caso precedente, la Carta di Roma infatti si rivolge in primis a giornalisti e operatori dell’informazione, tuttavia risultano molto interessanti l’approccio utilizzato e l’analisi contenutistica degli articoli di giornale.

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6.1.3 Come i giornali Europei hanno trattato la crisi dei migranti -> It.ejo.ch European Journalism Observatory, 2015 Argomento + Analisi

L’European Journalism Observatory ha condotto un’analisi dedicata al coverage della crisi dei migranti dei media europei, riscontrando la presenza di trend nazionali ben distinti. A seguito di particolari eventi, come ad esempio la pubblicazione della foto di Alan Kurdi (2 settembre 2015), i giornali dell’Europa occidentale sono diventati significativamente più simpatetici nei confronti dei migranti, cambio di rotta che è durato solo una settimana, per poi tornare al punto di partenza. Completamente diversa è stata la reazione nell’Europa dell’est, dove la fotografia non è stata pubblicata e la notizia è stata appena trattata. L’analisi condotta, pur rimanendo legata all’ambito semiotico ed antropologico, risulta molto interessante in quanto si tratta del primo studio ad ampio respiro, dedicato al “comportamento” dei giornali europei.

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6.1.4 Il valore dell'immigrazione -> Fondazioneleonemoressa.org Fondazione Leone Maressa, 2014 Argomento + Analisi

Ricerca condotta dalla Fondazione Leone Maressa con l’intento di indagare il rapporto tra immigrazione e comunicazione in Italia. L’obiettivo principale è quello di analizzare il tipo di informazione veicolata dalla carta stampata italiana; la rilevazione è stata effettuata su un periodo di 6 mesi (gennaio-giugno 2014), attraverso l’analisi degli articoli pubblicati dalle tre testate nazionali più diffuse: La Repubblica, Il Corriere della Sera ed Il Sole 24 Ore. Anche in questo caso l’approccio è umanistico piuttosto che visuale, ma la ricerca risulta essere molto interessante in quanto porta alla luce un pattern comportamentale abbastanza omogeneo. L’immigrazione, in Italia, è un discorso pubblico parlato da tutti, da esponenti politici e religiosi, quello che manca è il punto di vista dei migranti stessi.

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6.1.5 The iconic image on social media -> Visualsocialmedialab.org Visual Social Media Lab 2015 Argomento + Analisi + Viz.

Progetto a cura del Visual Social Media Lab, indaga la risonanza che ha avuto sul pubblico la fotografia di Alan Kurdi, bambino di tre anni morto annegato su una spiaggia turca. Anche in questo caso, dall’analisi emerge un cambiamento nel linguaggio usato dai giornali a seguito della pubblicazione dell’immagine. Benché la notizia fosse diventata di dominio pubblico e condivisa da milioni di persone prima ancora che i giornali ne parlassero, non bisogna dimenticare però, che il primo a diffondere l’immagine sia stato proprio un giornalista.

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6.1.6 Everymoment Now -> Everymomentnow.com Craig Mod, 2008 Analisi + Data Viz.

Everymoment Now nasce con l’obiettivo di indagare il coverage dei giornali riguardo le elezioni americane del 2008: Obama vs McCain. In questo caso l’argomento trattato è diverso, ma è interessante vedere come, attraverso l’utilizzo di un’interfaccia interattiva e di visualizzazioni semplici ed intuitive, è possibile scorgere modelli comportamentali che altrimenti non sarebbero visibili.

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6.1.7 Truth and Quantity -> Gregor Hochmuth, 2016 Analisi + Data Viz.

Il progetto nasce con l’obiettivo di mettere in evidenza il ruolo dei numeri nelle news. La precisione dei numeri ci incanta, più una narrazione è “quantificata” tanto più è credibile, a prescindere dalla sua accuratezza.

Truth and Quantity è una raccolta di podcast contenenti gli estratti dei notiziari in cui viene pronunciato un numero. Se le news riflettono un mondo quantificabile e categorizzabile, ma cosa sono le news senza i numeri?

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Capitolo 7 Il progetto

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7.1 Le fasi progettuali [Domanda di ricerca]

Esiste una relazione tra il linguaggio dei media e l’indice di preoccupazione degli Stati europei sul tema della migrazione?

Dopo aver sottolineato l’importanza del ruolo dei giornali nella nostra società, dopo aver brevemente ripercorso la storia migratoria europea ed italiana e dopo aver analizzato lo stato dell’arte riguardo la tematica affrontata, vediamo ora come si è sviluppato il progetto. Cinque sono state le principali fasi progettuali. (img 7.1) La prima, mostrata nei capitoli precedenti, è stata quella di definizione del contesto, di analisi dei contenuti esistenti e formulazione della domanda di ricerca. Una volta deciso l’ambito d’indagine è stato necessario delimitare il perimetro d’azione e quindi decidere su quali Stati condurre l’analisi, per quale lasso temporale, quali testate giornalistiche prendere in considerazione e come reperire i dati necessari; quindi è arrivata la fase di creazione del database. Solo a questo punto, a corpus completo, è stato possibile procedere con l’elaborazione dei dati.

7. IL PROGETTO

Terminate le visualizzazioni e portati alla luce tutti gli aspetti interessanti, i risultati di ricerca sono stati raccolti, sintetizzati e raccontati su un sito web interattivo, output finale del progetto.

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Le fasi progettuali

DEFINIZIONE AMBITO

Immagine 7.1 Fasi progettuali

Indice di preoccupazione Analisi contesto Domanda di ricerca DEFINIZIONE PERIMETRO Stati Testate Periodo Keyword ESTRAZIONE DATI 7248 articoli scaricati 4652 articoli puliti

Paura VS Quantità Parole Altre paure Entità Numeri OUTPUT FINALE Sito web

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7. IL PROGETTO

ELABORAZIONE DATI


7.2 Definizione perimetro Come spiegato nel quinto capitolo, il punto di partenza della ricerca è stato l’Eurobarometer report, secondo il quale il tema migratorio è diventato, nel 2015, il principale problema da affrontare per l’Europa e gli Stati membri. (img 7.2)

INDICE PREOCCUPAZIONE % 80

60

40

20

Maggio 2013

Novembre 2013

Maggio 2014

Novembre 2014

Maggio 2015

Novembre 2015

A I EU

7. IL PROGETTO

Come si può notare, non tutti gli Stati percepiscono il problema allo stesso modo e proprio questa differenza di preoccupazione ha rappresentato il metro di giudizio secondo il quale sono stati scelti i Paesi da analizzare. Inizialmente gli Stati inclusi nella ricerca erano cinque: Germania, Francia, Italia, Malta e Portogallo. A causa dell’eccessiva quantità di dati, però, l’analisi è stata ridimensionata e si è focalizzata su tre paesi, poli opposti per quanto riguarda l’indice di preoccupazione (IP): Malta (IP più alto), Italia (IP medio) e Portogallo (IP più basso). (img 7.3)

78

Immagine 7.2 Andamento dell'indice di preoccupazione relativo al tema migratorio, Eurobarometer report


Definizione perimetro

INDICE PREOCCUPAZIONE % 80

60

40

20

Novembre 2013 A

Maggio 2014 A

I A IA

Novembre 2014

POR O A

O

Maggio 2015

A I EU

Sempre per l’eccessiva quantità di dati - come evidenziato nel caso studio Cara di Roma (vedi cap. 6.1.2), gli articoli pubblicati nel 2015 sui migranti sono aumentati dal 70 al 180 percento - il periodo scelto per l’analisi progettuale va dal 01/01/2015 al 31/12/2015. Per quanto riguarda la scelta dei giornali, utilizzando le classifiche stilate da Alexa.com¹ relative ai principali siti d’informazione dei vari paesi, ho deciso di focalizzare l’analisi sulle due maggiori testate giornalistiche degli Stati scelti: La Repubblica ed Il Corriere (Italia), MaltaToday e Times of Malta (Malta), JN e Publico (Portogallo). A questo punto, dopo aver consultato Google Trends per capire quali fossero stati i termini di ricerca più utilizzati nei tre Paesi per informarsi sulla questione migratoria, ho scelto le keyword da usare per la creazione del corpus. Tutti gli articoli pubblicati nel 2015 dalle sopracitate testate - contenenti le parole (in lingua per Stato) Migranti, Rifugiati e Migranti/Rifugiati insieme, hanno costituito il database di partenza.

79

Novembre 2015

Immagine 7.3 Indice di Preoccupazione (IP), Stati scelti

¹ Alexa.com è un'azienda statunitense sussidiaria di Amazon.com che si occupa di statistiche sul traffico di Internet. Alexa è anche un motore di ricerca con un servizio di web directory Wikipedia.org

7. IL PROGETTO

Maggio 2013


7.3 Gli strumenti Diversi sono stati gli strumenti utilizzati per lo sviluppo del progetto. Non avendo collaborato con un laboratorio specializzato in questo tipo di analisi, è stato necessario effettuare un’approfondita ricerca - in rete e tra i vari progetti di tesi di altri studenti - per mettere a punto un kit di lavoro che potesse essere utile alla realizzazione del progetto di tesi.

EMM NewsBrief Aggregatore di notizie, automaticamente scarica e classifica articoli - pubblicati su qualsiasi tipo di testata giornalistica ed in qualsiasi lingua secondo centinaia di criteri diversi. Il database si aggiorna ogni 10 minuti, 24 ore al giorno. Attraverso questo strumento è possibile vedere a colpo d’occhio quali sono le principali notizie nel mondo ed effettuare ricerche avanzate per risalire ad articoli pubblicati in passato. WordStat

7. IL PROGETTO

Software sviluppato per l’analisi di contenuti e text meaning, sviluppato da Norman Peladeau per Provalis Research. Questo strumento, usato nella versione free trial, è stato molto utile per l’analisi dei testi e l’estrazione delle keyword. Plus del software sono la possibilità di effettuare studi testuali multilingua, di applicare una lista personalizzata di stop-words e di scaricare il file grezzo di dati per un’elaborazione successiva. AlchemyAPI Software creato da IBM per l’analisi di testi,

80


Gli strumenti

basati su tecniche di elaborazione del linguaggio naturale. Anche in questo caso è stata di fondamentale importanza la possibilità di poter studiare testi in diverse lingue. Lo strumento è stato impiegato, in particolare, per l’estrazione delle entità (persone, città, zone geografiche e città) dai articoli esaminati. Open Refine È un software open source di casa Google che permette di gestire in modo pratico e veloce qualsiasi tipo di database. Estremamente utile nella gestione di grandi quantità di dati, come in questo caso, permette di ripulire e riorganizzare anche i file più complessi. Sublime Text2/Text Wrlanger Editor di testo estremamente utile per l’elaborazione di testo semplice. Fondamentali per lo sviluppo del progetto, sono stati impiegati per diversi scopi: dal semplice word-count, all’utilizzo delle regex per la formattazione dei testi e la realizzazione di alcune visualizzazioni. Raw Graphs

Gephi Software open source per l’analisi e la visualizzazione delle reti sociali, sviluppato dagli studenti della University of Technology of Compiègne. Lo strumento è stato usato per la realizzazione della rete delle entità, che in un secondo momento è stata implementata con D3.js.

81

7. IL PROGETTO

Open source data visualization tool, sviluppato dal DensityDesign Research Lab nel 2013, è lo strumento con il quale sono state prodotte alcune delle visualizzazioni del progetto di tesi.


7.4 Estrazione dati Una volta definito il perimetro d’azione (vedi cap. 7.2), attraverso la ricerca avanzata di EMM NewsBrief (vedi cap. 7.3) è stato possibile avviare il download degli articoli pubblicati nel corso del 2015, secondo i parametri precedentemente illustrati. (img 7.4)

PERIODO

STATI

TESTATE

KEYWORD

01/01/2015 31/12/2015

Itala

La Repubblica Il Corriere

Migrante, Rifugiato, M+R

Malta

MaltaToday Times of Malta

Migrant, Refugee, M+R

Portogallo

JN Publico

Migrante, Refugiado, M+R

7. IL PROGETTO

Al termine del download gli articoli raccolti in totale erano 7248. A questo punto, è stato necessario verificare la loro attendibilità ed eventualmente pulire i dati ottenuti. Quindi ha avuto inizio un lavoro molto lungo e certosino in cui ogni articolo è stato aperto, letto ed escluso laddove non era pertinente. Quelli che sono stati scartati o erano dei doppioni o erano articoli in cui il tema migratorio non era assolutamente trattato. Al termine del lungo lavoro di pulizia, durato diverse settimane, il database finale era costituito in totale da 4652 articoli. (img 7.5) A questo punto, finalmente, è stato possibile avviare la fase di elaborazione dei dati.

82

Immagine 7.4 Parametri download articoli EMM NewsBrief


Estrazione dati

ARTICOLI SCARICATI

Immagine 7.5 Articoli scaricati / Articoli puliti

3528

2271

1970 1750

1237

MALTA

ITALIA

PORTOGALLO

Articoli contenenti le parole Migranti (M) e Rifugiati (R) M

83

R

M+R

7. IL PROGETTO

1144


7.4.1 Asilo vs articoli

ARTICOLI 2015

200

100%

180 160 140 120 100

50%

80 60 40 20 0

0% Gennaio

Febbraio

Marzo

Aprile

MALTA

Maggio

ITALIA

Giugno

PORTOGALLO

Luglio

Agosto Settembre Ottobre Novembre

% PREOCCUPAZIONE

N° ARTICOLI

7. IL PROGETTO

Prima ancora di iniziare ad analizzare il contenuto degli articoli per cercare di capire se effettivamente i media abbiano avuto un’influenza negativa sulla percezione della tematica migratoria, e per cercare di avere una visione più chiara ed oggettiva della situazione, è stata presa in analisi anche la quantità di richieste d’asilo¹ effettuate negli Stati studiati. È stato preso in considerazione l’aspetto sopracitato piuttosto che il numero di arrivi via mare/ terra per diverse ragioni: in primis perché, per motivi geografici, è ovvio che i migranti approdino più facilmente in Paesi come l’Italia e Malta; in secondo luogo perché la maggior parte delle

84

Dicembre

Immagine 7.6 Preoccupazione VS Articoli

¹ Richieste d'asilo, dati Eurostat 2015 Ec.europa.eu/eurostat


Asilo vs articoli

persone che arrivano in questi Stati, in realtà, non è intenzionata a rimanervi. I luoghi di “primo arrivo” spesso sono solo una tappa intermedia per

TOTALI

RICHIESTE D’ASILO 2015

ABITANTI

600

100%

500

400

300

50%

200

100

0

0% Febbraio

Marzo

MALTA

Aprile

Maggio

Giugno

ITALIA

PORTOGALLO

Luglio

Agosto Settembre Ottobre Novembre

% PREOCCUPAZIONE

N° RICHIESTE ASILO

raggiungere il posto in cui effettivamente si vuole richiedere asilo. Mettendo a confronto l’indice di preoccupazione con il numero di richieste d’asilo pervenute nei singoli Stati (img 7.7), a primo impatto non emerge alcun legame tra le due variabili. Guardando il grafico si potrebbe addirittura affermare che rispetto alle richieste d'asilo ricevute, Malta e Portogallo sono eccessivamente preoccupate. Cambiando punto di vista e rapportando, invece, le richieste d'asilo al numero di abitanti per paese, le cose cambiano completamente. (img 7.8) In questo caso, infatti, un rapporto di causalità tra i due fattori sarebbe più plausibile.

85

Dicembre

Immagine 7.7 Preoccupazione VS Richieste d'asilo totali

7. IL PROGETTO

Gennaio


Asilo vs articoli

TOTALI

RICHIESTE D’ASILO 2015

ABITANTI

600

100%

500

400

300

50%

200

100

0

0% Gennaio

Febbraio

Marzo

MALTA

Aprile

Maggio

Giugno

ITALIA

PORTOGALLO

Luglio

Agosto Settembre Ottobre Novembre

% PREOCCUPAZIONE

Dicembre

N° RICHIESTE ASILO

Immagine 7.8 Preoccupazione VS Richieste d'asilo per abitanti

7. IL PROGETTO 86


7.4.2 La copertura mediatica

Articoli contenenti le parole Migranti (M) e Rifugiati (R) M

R

M+R

Immagine 7.9 Articoli scritti nel 2015 sul tema migratorio

87

7. IL PROGETTO

La quantità di articoli pubblicati nel corso del 2015 varia a seconda dello Stato; l’Italia risulta essere il paese in cui il tema è stato trattato maggiormente ed il posto in cui si predilige l’uso della parola “Migrante”. Il Portogallo, al contrario, pur essendo lo Stato in cui l’argomento viene meno toccato, preferisce la parola “Rifugiati” per definire il fenomeno.


La copertura mediatica

Andando a guardare l’evoluzione degli articoli nel tempo, si può notare come - in concomitanza di eventi particolarmente allarmanti - aumenti in maniera significativa il numero di articoli.

Immagine 7.10 Articoli nel tempo, Malta

7. IL PROGETTO 88


La copertura mediatica

7. IL PROGETTO

Immagine 7.11 Articoli nel tempo, Italia

89


La copertura mediatica

Immagine 7.12 Articoli nel tempo, Portogallo

7. IL PROGETTO 90


7.4.3 La scelta delle parole Cercando di andare a fondo per vedere nello specifico quali sono gli argomenti maggiormente affrontati negli articoli e quali le parole utilizzate, sono state realizzate due tipologie diverse di visualizzazioni. La prima consiste in un overview generale che mostra le top 5 keyword usate negli articoli pubblicati dai tre Stati (distinti sempre tra Migranti, Rifugiati e Migranti/Rifugiati). I dati estratti - con WordStat - sono stati calcolati secondo TFIDF (term frequency inverse document frequency), ovvero un indice che misura l’importanza di un termine rispetto ad un documento o una serie di documenti. Questo valore varia da un minimo di 0 ad un massimo di 1, più è alto il valore più la keyword sarà rilevante all’interno del testo. Le parole mostrate sono le prime 5 con TFIDF più alto e con frequenza minima di 10. (img 7.13 7.14)

Immagine 7.13 Schema grafico "Top 5 Keyword"

Keyword Word-count

Dimensione cerchio = n°articoli per Stato

Colore = Stato

91

7. IL PROGETTO

Pattern = M/R/M+R


La scelta delle parole

7. IL PROGETTO 92


La scelta delle parole

7. IL PROGETTO

Immagine 7.14 Top 5 Keyword

93


La scelta delle parole

La seconda tipologia di visualizzazione, invece, è un approfondimento della visualizzazione precedente. In questo caso vengono mostrate le prime 20 keyword, estratte dagli articoli del 2015, ed il loro variare nel tempo. Anche in questo caso le parole sono state scelte secondo il criterio precedentemente illustrato. Una volta ottenuto l’elenco di termini, si è proceduto al calcolo - settimana per settimana - della loro frequenza. Le visualizzazioni risultanti sono caratterizzate da “onde di parole” che si alternano raggiungendo alti picchi, per poi tornare bassi a seconda dei fatti di cronaca e degli interessi politici del Paese. (img 7.15/7.24)

7. IL PROGETTO 94


La scelta delle parole

7. IL PROGETTO

Immagine 7.15 20 Keyword, dettaglio mouse over

95


96


Immagine 7.16 20 Keyword, Malta/M

97


98


Immagine 7.17 20 Keyword, Malta/R

99


100


Immagine 7.18 20 Keyword, Malta/M+R

101


102


Immagine 7.19 20 Keyword, Italia/M

103


104


Immagine 7.20 20 Keyword, Italia/R

105


106


Immagine 7.21 20 Keyword, Italia/M+R

107


108


Immagine 7.22 20 Keyword, Portogallo/M

109


110


Immagine 7.23 20 Keyword, Portogallo/R

111


112


Immagine 7.24 20 Keyword, Portogallo/M+R

113


7.4.4 Le altre paure Tornando all’indice di preoccupazione, classifica stilata dall’Eurobarometer report (vedi cap. 5), assieme alla paura per la gestione dei flussi migratori, troviamo altri temi caldi tra cui terrorismo, situazione economica, disoccupazione. A questo punto è stato interessante vedere come, nel corso degli ultimi anni, siano cambiate tali paure. (img 7.25)

7. IL PROGETTO 114


Le altre paure

7. IL PROGETTO

Immagine 7.25 Classifica preoccupazioni EU 2013-2015

115


Le altre paure

Partendo dalle prime quattro preoccupazioni della classifica di novembre 2015 - immigrazione, situazione economica, terrorismo e disoccupazione - ho misurato l’associazione del tema migratorio ad altri temi caldi. Calcolando la term frequency delle singole voci negli articoli presi in analisi (in lingua per Stato), è possibile vedere come determinati argomenti vengano facilmente affiancati a quello dell’immigrazione. (img 7.26/7.33)

Immagine 7.26 Immigrazione/M+R Immagine 7.27 Terrorismo/M

7. IL PROGETTO 116


Le altre paure

Immagine 7.28 Situazione economica/R Immagine 7.29 Disoccupazione/M+R

7. IL PROGETTO

Immagine 7.30 Immigrazione/M

117


Le altre paure

7. IL PROGETTO 118


Le altre paure

7. IL PROGETTO

Immagine 7.31 Terrorismo/R

119


Le altre paure

7. IL PROGETTO 120


Le altre paure

7. IL PROGETTO

Immagine 7.32 Situazione economica/ M+R

121


Le altre paure

7. IL PROGETTO 122


Le altre paure

7. IL PROGETTO

Immagine 7.33 Disoccupazione/R

123


7.4.5 Gli attori in scena È evidente come il comportamento dei giornali sia molto legato agli interessi politici del singolo Paese e agli eventi di cronaca. Ma quali sono i principali protagonisti della scena? Esistono dei personaggi, delle organizzazioni o dei Paesi citati da tutti gli Stati presi in considerazione o ognuno parla di se stesso? La visualizzazione realizzata mostra le entità (istituzioni, organizzazioni, personaggi pubblici), estratte con AlchemyAPI, più nominate negli articoli del 2015. La rete ottenuta si compone di tre poli - Malta, Italia e Portogallo - connessi alle entità da loro citate. La disposizione delle singole entità nello spazio dipende dalla loro presenza nel dibattito: quelle citate da tutti i Paese (indegree 3) si posizionano nell’area centrale; le entità nominate solo da due Stati (indegree 2) si trovano nelle zone laterali; quelle menzionate da un solo Paese (indegree 1) si localizzano in prossimità dello stesso. Questo concetto è rafforzato anche dall’uso della sfumatura, che varia a seconda della connessione delle entità con i diversi Paesi. La rete, infine, è stata implementata e resa interattiva (img 7.34/7.38) utilizzando un template scritto e sviluppato all’interno del DensityDesign Lab per il progetto “POLIMI 150”.

7. IL PROGETTO 124


Immagine 7.34 Rete entitĂ

125

7. IL PROGETTO

Gli attori in scena


Gli attori in scena

7. IL PROGETTO 126


Gli attori in scena

Immagine 7.35, sinistra, in alto Rete entitĂ , dettaglio

Immagine 7.37, destra, in alto Rete - indegree 3 Immagine 7.38, destra, in basso Rete - indegree 1

127

7. IL PROGETTO

Immagine 7.36, sinistra, in basso Rete - indegree 2


7.4.6 I numeri del dibattito Durante la fase di pulizia dei dati (vedi cap. 7.4), leggendo gli articoli scaricati, ho avuto l’impressione che si facesse un eccessivo uso dei numeri. Se da un lato è vero che i dati quantitativi conferiscono ad un articolo un aspetto scientifico e quindi più veritiero, dall’altro l’impiego eccessivo di numeri non fa altro che creare allarmismo. Come spiegato nel terzo capitolo, l’essere umano non è in grado di gestire grandi numeri (Compassion Fatigue), di conseguenza in loro presenza percepisce un senso di “pericolo” e ne resta paralizzato. Il grafico realizzato mette in mostra proprio questo aspetto. Ogni colonna è costituita da testo; dagli articoli scritti nel corso 2015 nei tre Stati. All’interno del testo sono evidenziate le parti numeriche. (img 7.39 - 7.40) Cliccando sulle singole colonne è possibile visualizzare il testo completo o i numeri isolati. (img 7.41 - 7.42) Immagine 7.39 I numeri del dibattito, dettaglio testo completo

7. IL PROGETTO 128


I numeri del dibattito

7. IL PROGETTO

Immagine 7.40 I numeri del dibattito, testo completo

129


I numeri del dibattito

7. IL PROGETTO 130


I numeri del dibattito

Immagine 7.41, sinistra I numeri del dibattito, dettaglio solo numeri

7. IL PROGETTO

Immagine 7.42 , destra I numeri del dibattito, solo numeri

131


7.5 Proposte per il futuro L’analisi cross-culturale applicata alla visualizzazione di dati si è rivelata uno strumento molto utile per rilevare schemi comportamentali. Con l’ausilio di tecnologie più avanzate sarebbe interessante portare avanti il progetto analizzando archi temporali più ampi così da vedere, in maniera più chiara, come effettivamente cambi il dibattito dei media su grandi periodi. Sarebbe inoltre auspicabile applicare questo tipo di analisi ad altri Stati per poter confrontare diversi regimi informativi e rilevarne il loro funzionamento. Infine potrebbe risultare molto interessante applicare il metodo all’analisi di altre tematiche, per capire se effettivamente i sistemi d’informazione agiscono sempre nello stesso modo o variano a seconda dell’argomento trattato.

7. IL PROGETTO 132


7.6 Output finale [Tommaso Venturini, et al., 2015]

Interactivity is the key to the “design for design” approach. Useful maps provide their users the possibility of looking at the bigger picture and focusing on specific details.

Al termine dell’elaborazione dei dati è arrivato il momento di scegliere un output sul quale raccogliere le analisi svolte e raccontare i risultati ottenuti. Sin da subito è stato chiaro che la narrazione dovesse avvenire attraverso un elaborato interattivo. Come spiegato in Design Controversies and their Publics, l’interattività è la chiave; così come “every traveler knows that an atlas is only useful if one can put his/her finger on it, pull it closer or farther” [T. Venturini, et al., 2015], una visualizzazione interattiva permette all’utente di avere al tempo stesso una panoramica generale e libero accesso ai singoli dettagli.

Al fine di prendere decisioni sulla struttura del sito, è stato importante definire il target al quale questo si sarebbe rivolto. Il progetto è stato pensato per una persona interessata al tema migratorio, che vuole un punto di vista nuovo sulla questione. Può essere un utente che conosce bene l’argomento o un giornalista in-

133

7. IL PROGETTO

La scelta è ovviamente ricaduta su un sito web che potesse permettere all’utente di muoversi agilmente attraverso il percorso di analisi. Il progetto ha, inoltre, l’obiettivo di andarsi ad affiancare alle tante iniziative di “comunicazione alternativa”, sviluppatesi nell’ultimo periodo, illustrate nel quarto capitolo. (vedi cap. 4.2)


Output finale

teressato a capire come, media di diversi Stati, affrontano una stessa tematica. Il sito si rivolge, inoltre, agli addetti ai lavori che studiano l’impiego di un approccio cross-culturale, per portare alla luce modelli comportamentali. Pur non avendo la pretesa di essere un sito divulgativo, il progetto, si rivolge a tutto quel pubblico che - con un forte interesse verso la tematica - vuole cercare di capirne di piÚ.

7. IL PROGETTO 134


7.6.1 Modelli narrativi Dal momento che il lavoro di ricerca è strettamente legato all’ambito giornalistico, l’idea di partenza per progettare l’elaborato è stata quella di creare un sito-reportage, una piattaforma in cui testo e dati, alternati tra loro, conducessero l’utente nell’esplorazione della tematica. Prima di decidere come impostare la narrazione, curare la parte grafica e tutti gli aspetti legati alle user experience, sono stati esaminati alcuni siti di tipo giornalistico per capire come meglio strutturare il progetto. Di grande rilevanza dal punto di vista grafico e dello storytelling, gli articoli del New York Times appartenenti alla collezione The Year in Visual Stories and Graphic (img 7.43), affrontano tematiche diverse: dal cambiamento climatico, al terrorismo, alla politica. Le storie raccontate sono sempre accompagnate da immagini o grafici; la parte visuale gioca un ruolo fondamentale all’interno della narrazione. Gli articoli che utilizzano dati e visualizzazioni interattive sono costruiti in modo tale che testo e grafico si completino a vicenda, accompagnando il lettore nell’esplorazione.

7. IL PROGETTO

Immagine 7.43 The Year in Visual Stories and Graphic

135


Modelli narrativi

Un altro esempio di riferimento è il progetto Europa deaming, realizzato da Matteo Moretti. In questo caso, attraverso un parallelismo tra l’Europa del 1995 e quella del 2015, si analizza la tematica migratoria e il “problema dei confini”. La narrazione evolve affiancata dall’utilizzo di dati che arricchiscono e completano la parte testuale. (img 7.44) Immagine 7.44 Europa dreaming

7. IL PROGETTO 136


Modelli narrativi

Inoltre è stato preso come esempio rilevante anche un progetto sviluppato per il Laboratorio di sintesi finale della Laurea Magistrale del Politecnico di Milano (anno accademico 2015/2016). The big picture affronta il tema dei migranti analizzando l’uso delle immagini sui giornali. Il progetto risulta molto interessante per il modo in cui è stata costruita la narrazione, l’alternarsi di testo e visualizzazioni coinvolgono l’utente rendendolo partecipe e chiamandolo all’azione. (img 7.75)

7. IL PROGETTO

Immagine 7.45 The Big Picture

137


7.6.2 Il sito web Il sito web è diviso principalmente in due sezioni: una prima parte che illustra la tematica affrontata, introduce il concetto di indice di preoccupazione e spiega l’obiettivo della ricerca; una seconda parte - divisa in cinque capitoli - in cui vengono analizzati i fattori della paura. (img 7.46) Immagine 7.46 Struttura sito

Sezione 1

Sezione 2

A

B

C

D

E

Il sito si apre con una frase ad effetto che immerge immediatamente il lettore nel tema. Segue una citazione di Z. Bauman sul motivo per il quale lo straniero ci fa così paura, sullo sfondo “aleggiano” alcuni titoli di giornale.

7. IL PROGETTO

Nella parte successiva viene introdotto l’Eurobarometer report, l’indice di preoccupazione e la domanda di ricerca. A questo punto, giunti al termine della prima sezione, compare il menu di navigazione e l’elenco dei vari fattori che alimentano paura. Le sezioni a seguire affrontano i cinque aspetti indagati nel corso dell’analisi dei dati. (img 7.47)

138


Il sito web

7. IL PROGETTO

Immagine 7.47 Sezione 1: introduzione

139


Il sito web

[Italo Calvino, 1988]

Ho costruito una struttura sfaccettata in cui ogni breve testo sta vicino ad altri in una successione che non implica una consequenzialità o una gerarchia ma una rete entro la quale si possono tracciare molteplici percorsi e ricavare conclusioni plurime e ramificate.

L’ordine di lettura non deve necessariamente seguire un senso prestabilito. Ogni capitolo è a se stante e al tempo stesso legato agli altri. Per questo motivo, nella parte superiore della pagina, nel menu, sono elencati i nomi delle varie sezioni visitabili liberamente. Nella parte bassa della pagina, invece, vi sono delle frecce di navigazione che suggeriscono un senso di lettura. I testi di tutto il sito accompagnano l’utente nell’esplorazione dei dati, cercando di raccontare l’essenziale e lasciando al lettore lo spazio necessario per raggiungere le sue conclusioni. Per questo motivo la parte testuale è stata costruita con l’aiuto di un esperto nell’uso delle parole, una giornalista. Giunti all’ultima sezione, I numeri del dibattito, la narrazione si conclude con poche righe di testo in cui si tirano le somme del percorso affrontato. (img 7.48/7.52)

7. IL PROGETTO 140


Il sito web

7. IL PROGETTO

Immagine 7.48 Sezione 2A: la copertura mediatica

141


Il sito web

Immagine 7.49 Sezione 2B: la scelta delle parole

7. IL PROGETTO 142


Il sito web

7. IL PROGETTO

Immagine 7.50 Sezione 2C: le altre paure

143


Il sito web

Immagine 7.51 Sezione 2D: gli attori in scena

7. IL PROGETTO 144


Il sito web

7. IL PROGETTO

Immagine 7.52 Sezione 2E: i numeri del dibattito

145



Conclusione Il percorso d’analisi affrontato non può essere considerato concluso, da qui possono avere inizio spunti e approfondimenti futuri. Come illustrato nel paragrafo Proposte per il futuro, diverse potrebbero essere le strade ancora da indagare. L’approccio usato potrebbe essere applicato ad altre tematiche e ad altri Stati; il progetto pone le basi per nuove riflessioni sui metodi d’analisi cross-culturali. Con l’evolvere della tecnologia questo tipo di ricerca, associato a metodi statistici, non può far altro che portare alla luce informazioni e caratteristiche fino ad ora poco conosciute. Tirando le somme dei risultati ottenuti nel corso dell’analisi, possiamo dire che indubbiamente vi sono degli aspetti dei sistemi d’informazione che alimentano allarmismo e paura. Pur consapevole che il Portogallo potrebbe essere lo Stato meno preoccupato in quanto lontano dal luogo degli sbarchi e meta poco “ambita” per la sua situazione economica, sono emerse delle grandi differenze nel modo di affrontare l’argomento tra i tre Paesi analizzati. Se in presenza di eventi “catastrofici” si verifica lo stesso modus operandi, ovvero tutti coprono la notizia arrivando a pubblicare 170 articoli a settimana, è interessante notare come, a seconda dello Stato, si faccia un uso diverso della parole “migranti” e “rifugiati”. L'immensa quantità di articoli scritti e l'utilizzo di forti metafore (sommersi, flussi, ondata, tsunami, sfondare) spesso accostate a cifre importanti, creano una sensazione d'impotenza e paralisi. Grandi numeri possono sopraffare e indurre il panico. Tutti questi aspetti, accompagnati da un caotico dibattito politico, ci gettano in uno stato di spaesamento disarmante.

147


Conclusione

Quello che manca ai sistemi d’informazione analizzati, è la “personalizzazione”: prendere la storia di un singolo, una persona come noi, con gli stessi nostri bisogni e raccontare il suo viaggio. Abbiamo visto come l’immagine di un bambino annegato abbia smosso l’animo di tutti e questo perché in quella fotografia abbiamo rivisto una persona a noi cara, non un elenco di numeri. Basterebbe riportare un po’ più spesso esempi nei quali possiamo immedesimarci, con i quali possiamo capire che non stiamo parlando di “ondate di elementi”, ma di singole persone. Bisognerebbe riportare esempi positivi, come ci insegna Nicholas Kristof, e non aspettare l’evento catastrofico che muove a compassione oggi, per essere dimenticato domani.

148



150


A mio padre.

Un ringraziamento speciale va alle persone che mi sono state accanto durante questo percorso. Alla mia famiglia, che crede in me anche quando io non ci riesco; ai miei genitori che mi hanno sempre lasciata libera di scegliere, a mio fratello <3. A Claudia, per avermi aiutata a comporre i testi del sito e per molto altro, per i consigli, per il supporto morale e per tutte le volte che mi ha fatto da sorella maggiore. A Silvia, per i nostri viaggi, le stupidate e per esserci. A Sara, per avermi sopportata tutti questi anni e per tutti quelli che verranno.

RINGRAZIAMENTI

Ringrazio Paolo Ciuccarelli, relatore di questa tesi, per l’opportunità e per aver creduto nel progetto. Ringrazio anche i ragazzi di DensityDesign per il supporto tecnico nell’estrazione dei dati e i problemi di codice. Vorrei infine ringraziare tutti coloro che mi hanno dato spunti e consigli utili per affrontare questa tesi. Grazie.

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Indice delle immagini 17 1.1 Prima pagina del The Sun 19 1.2 Prima pagina del The Boston Daily Globe 19 1.3 Tweet di Media Metters 26 2.1 Artwork di John Fekner per Brandalism 29 2.2 Tweet di Mashable 29 2.3 Prima pagina dei Libero 34 3.1 Arrivo del Vlora nel porto di Bari 34 3.2 Arrivo del Vlora nel porto di Bari 36 3.3 Perils od Perception 2015 38 3.4 Repubblica.it 7/01/2015 38 3.5 Corriere.it 7/05/2015 38 3.6 Repubblica.it 14/05/2015 38 3.7 Corriere.it 14/05/2015 39 3.8 Repubblica.it 18/07/2015 39 3.9 Timesofmalta.com 7/09/2015 39 3.10 Timesofmalta.com 8/09/2015 39 3.11 Repubblica.it 8/09/2015 39 3.12 Timesofmalta.com 17/09/2015 39 3.13 Repubblica.it 17/09/2015 46 4.1 The 19million project 47 4.2 Where are you? 48 4.3 Openmigration 49 4.4 Rehumanize 50 4.5 #Parliamone 54 5.1 European Commission Public Opinion 55 5.2 Eurobarometer report 2013-2014-2015 73 7.1 Fasi progettuali 74 7.2 Andamento dell’indice di preoccupazione relativo al tema migratorio 75 7.3 Indice di preoccupazione, Stati scelti 78 7.4 Paramenti download articoli EMM News Brief 79 7.5 Articoli scaricati/Articoli puliti 80 7.6 Preoccupazione VS Articoli 81 7.7 Preoccupazione VS Richieste d’asilo totali 82 7.8 Preoccupazione VS Richieste d’asilo per abitanti 83 7.9 Articoli scritti nel 2015 sul tema migratorio

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Indice delle immagini

84 7.10 Articoli nel tempo, Malta 85 7.11 Articoli nel tempo, Italia 86 7.12 Articoli nel tempo, Portogallo 87 7.13 Schema grafico “Top 5 Keyword” 88 7.14 Top 5 Keyword 90 7.15 20 keyword, dettaglio mouse over 92 7.16 20 keyword, Malta/M 94 7.17 20 keyword, Malta/R 96 7.18 20 keyword, Malta/M+R 98 7.19 20 keyword, Italia/M 100 7.20 20 keyword, Italia/R 102 7.21 20 keyword, Italia/M+R 104 7.22 20 keyword, Portogallo/M 106 7.23 20 keyword, Portogallo/R 108 7.24 20 keyword, Portogallo/M+R 110 7.25 Classifica preoccupazioni EU 2013-2015 112 7.26 Immigrazione/M+R 112 7.27 Terrorismo/M 113 7.28 Situazione economica/R 113 7.29 Disoccupazione/M+R 113 7.30 Immigrazione/M 114 7.31 Terrorismo/R 116 7.32 Situazione economica/M+R 118 7.33 Disoccupazione/R 121 7.34 Rete entità 122 7.35 Rete entità, dettaglio 122 7.36 Rete - indegree 2 123 7.37 Rete - indegree 3 123 7.38 Rete - indegree 1 124 7.39 I numeri del dibattito, dettaglio testo completo 125 7.40 I numeri del dibattito, testo completo 126 7.41 I numeri del dibattito, dettaglio solo numeri 127 7.42 I numeri del dibattito, solo numeri 131 7.43 The Year in Visual Stories and Graphic 132 7.44 Europa dreaming 133 7.45 The Big Picture 134 7.46 Struttura sito 135 7.47 Sezione 1: introduzione 137 7.48 Sezione 2A: la copertura mediatica 138 7.49 Sezione 2B: la scelta delle parole 139 7.50 Sezione 2C: le altre paure 140 7.51 Sezione 2D: gli attori in scena 141 7.52 Sezione 2E: i numeri del dibattito

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