Gruppo Speleo del Pollino
19872007 20 anni della nostra storia
immagini, emozioni, ricordi
1987 2007 20 anni della nostra storia immagini, emozioni, ricordi a cura di Roberto Angelo Motta FOTO: Roberto Berardi, Domenico Ippolito, Carmine Mirabelli, Roberto Angelo Motta ARCHIVIO GRUPPO SPELEO del POLLINO Finito di stampare nel mese di luglio 2007 presso la Grafica Pollino di Castrovillari (Cs)
PRESENTAZIONE
C
arissimi lettori, come Presidente del Gruppo Speleo del Pollino, mi corre l’obbligo di fare qualche riflessione su quanto è accaduto negli anni della sua storia. Il sodalizio, che ho l’onore e il piacere di dirigere, ha già venti anni di vita.Venti anni di attività tanto intensa che quasi non ci si è accorti della velocità con cui il tempo è trascorso. È necessario e opportuno un momento di pausa per riflettere sul passato del Gruppo, non solo per fare un bilancio sul lavoro svolto, ma anche, e soprattutto, per prendere nuovo slancio per le azioni future. Si è trattato e si tratta di un sodalizio molto fattivo, che ha portato avanti tematiche importanti, come quelle legate alla conoscenza dell’ambiente circostante e alla valorizzazione delle risorse di un territorio ancora selvaggio. Il Gruppo ha cercato in tutti i modi di tutelare la conservazione dei beni ambientali e si è, in parte, dedicato alla ricognizione e alla rilevazione di dati e percorsi di alcune cavità sotterranee inesplorate. Nel 1995 l’associazione ha ritenuto opportuno intraprendere una ulteriore strada, molto impegnativa e piena di ostacoli. Mi riferisco alla macchina del soccorso, destinata alla ricerca delle persone disperse, in special modo in montagna. L’impegno più grande è stato però riversato ai giovani, la cui adesione è tuttora in continua crescita. Con loro stiamo vivendo momenti molto belli, vivaci e pieni di iniziative. Abbiamo cercato, e continuiamo a cercare, di trasmettere loro l’amore verso la natura, le cose e, soprattutto, di ridare valore alla vita umana, che purtroppo questa società moderna, giorno dopo giorno, considera sempre meno. Proprio per questi principi il Gruppo ha dedicato buona parte del proprio tempo alla Protezione Civile. Durante questo ventennio, in qualità di Presidente, ho potuto vedere crescere tanti e tantissimi giovani. Alcuni di loro non sono più soci, ma ogni volta che li incontro mi confermano che il ricordo dell’esperienza vissuta all’interno dell’associazione è ancora vivo e forte. Tutto questo fa capire che il tempo trascorso non è stato inutile. Proprio con i giovani, esattamente con cinque giovani, nel lontano 1987, nasceva a Morano il Gruppo Speleo del Pollino. Esso ha mosso i suoi primi passi grazie alla presenza sul territorio del sistema carsico delle Grotte di S. Paolo, patrimonio di interesse internazionale. In questo campo il Gruppo Speleo è però debitore nei confronti di alcuni appassionati che da tempo si sono interessati alle esplorazioni sotterranee
e le cui conoscenze sono state dei preziosi punti di riferimento. È perciò doveroso ricordare con riconoscenza Emidio Blando, Giuseppe Rimolo, Angelo Calice e Antonio Medaglia, che già nel lontano 1955 avevano fatto speleologia con le rudimentali tecniche di quei tempi, esplorando, per ben 245 metri, la cavità di S. Paolo e trasmettendo ad altri giovani moranesi, già nel lontano 1965, la curiosità che li aveva portati a dedicarsi alle escursioni nelle grotte di San Paolo. Lo testimoniano alcune foto con Francesco Aita e Giannino Faillace che aspettano, all’ingresso della grotta, Rocco Carello, Eugenio Barbastefano, Carlo Mauro, Francesco Laurito e Domenico Sestito, che erano scesi in esplorazione. Proprio Rocco Carello ha dato la possibilità a me ed a mio nipote Umberto di scendere nella cavità già esplorata precedentemente da Emidio Blando e da Giuseppe Rimolo e successivamente, nel 1961, visitata dal noto speleologo De Matteis. Nel 1980 la Commissione Eugenio Boegan di Trieste ne aveva rilevato ed elaborato i dati. Nella copia della relazione depositata presso il Comune di Morano Calabro, il Boegan affermava che, in prossimità di un sifone di acqua, la cavità non era più esplorabile. Pochi giorni dopo che il Carello ci aveva fatto conoscere quella piccola parte di cavità sotterranea, a me, e al solito gruppetto di amici amanti delle bellezze sotterranee, incominciava a frullare per la testa il sogno di ricercare, nella zona di S. Paolo, nuove cavità. Le ricerche durarono qualche mese, finché, una sera d’estate, mio nipote Umberto, Raffaele Pessolano, Alessandro Salerno e Roberto Maffei, vennero a cercarmi con tanta gioia nel cuore, per dirmi che avevano scoperto un nuovo stretto passaggio che introduceva in altre cavità, ma che, non sapendo dove sarebbero andati a finire, avevano ritenuto opportuno interrompere l’esplorazione, per non andare incontro a pericolosi imprevisti. Lasciai immediatamente quello che stavo facendo e, incurante della notte, andai a casa, mi cambiai, indossai vecchi abiti che avevo ormai destinato alla pratica della speleologia e, insieme a loro, iniziai l’esplorazione sistematica della grotta. Da quel momento cominciò per me la vita da speleologo. E in quello stesso momento nacque quello che da lì a poco sarebbe diventato il Gruppo Speleo del Pollino. Quella notte, che ricordo calda, fui invaso, entrando all’interno della cavità, da un senso di freddo e di gioia. Capii in quel momento cosa significava esplorare per la prima volta, insieme ad un gruppo di veri amici, quelle bellezze che Madre Natura aveva creato in milioni di anni. Facendo tante esplorazioni e visite speleologiche in molte cavità - tanto da ricevere numerosi consensi non solo a Morano ma anche nel circondario
- sentimmo il bisogno di organizzarci meglio per dedicare le domeniche alla pratica speleologica. Per migliorare la nostra tecnica, viste le tante volte che incoscientemente avevamo affrontato il pericolo, abbiamo chiesto aiuto al “Gruppo Grotte” di Grottaglie ed in particolar modo a Mario Ciliberti, che con tanta pazienza e sacrificio è riuscito a prepararci per affrontare con perizia e professionalità i pericoli e gli imprevisti dell’esplorazione sotterranea. Abbiamo imparato, grazie a lui, la tecnica della salita e della discesa su corda, tanto che quell’addestramento è stato per noi un vero e proprio corso di speleologia. Gratuito!. Le successive ricerche speleologiche hanno fatto crescere sempre di più la nostra conoscenza delle belle montagne, divenute, dopo qualche tempo, Parco Nazionale del Pollino. Siamo riusciti a stimolare ed ad aggregare sempre più gente, tanto che poco dopo abbiamo dovuto organizzare un vero e proprio programma di escursioni e visite guidate. Le nostre montagne, non appena istituito il Parco, incominciarono ad essere prese d’assalto da moltissimi visitatori, tanto che in alcune circostanze venivamo chiamati dal Corpo Forestale dello Stato o dai Vigili del Fuoco per seguire con loro le ricerche che venivano condotte per localizzare e recuperare gli escursionisti che inevitabilmente si smarrivano. Ricordo che, in quel periodo, nel nostro territorio non esisteva alcun soccorso specializzato: per ogni esigenza bisognava far riferimento al gruppo pugliese del Soccorso Alpino e Speleologico Italiano, che allora era guidato da un carissimo amico, Raffaele Onorato. Con lui collaborava, forse il primo e l’unico in Calabria, il tanto stimato Primo Galiano di Scalea. Ritenemmo opportuno, pertanto, di creare anche nella nostra zona un gruppo di esperti conoscitori di un’area così vasta e con caratteristiche morfologiche e geologiche diverse da quelle di altre regioni. Solo così si sarebbero potute evitare eventuali perdite di tempo, qualora vi fosse stato bisogno di interventi di emergenza. Ottenuta l’iscrizione all’Albo Regionale della Protezione Civile, il Gruppo, insieme al carissimo amico Giorgio Braschi, cominciò a gettare le basi per far nascere anche in Calabria e in Basilicata il Soccorso Alpino e Speleologico Nazionale. Oggi, nel nostro territorio, il soccorso alpino e speleologico è una realtà ed è egregiamente condotto dal Capo Squadra Luca Franzese, che porta avanti la parte del soccorso in montagna e in forra, e da Pierpaolo Pasqua, che sta cercando di organizzare una squadra di persone esperte in speleologia per soccorrere le persone in grotta. Con gli anni il Gruppo ha mantenuto una sua autonomia, tanto da ottenere, a livello nazionale, il riconoscimento dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri,
come Associazione di Volontariato di Protezione Civile. Oggi la presenza di moltissimi soci e l’impegno vivace del Settore Giovanile fanno sì che il Gruppo continui il suo impegno nella salvaguardia dell’ambiente e della vita. Che dire a questo punto? Forse si poteva e si può fare di più, ma abbiamo tutti la consapevolezza di aver fatto tutto quello che le nostre forze e le nostre capacità ci hanno consentito e ci consentono di fare. Per me, che sono il Presidente del Gruppo, la gioia più grande è quella di aver avuto l’onore ed il piacere di aver visto l’associazione nascere, crescere, portare avanti numerose iniziative che hanno richiesto e tuttora richiedono impegno fisico e morale, a discapito di riposo, di sonno, di denaro proprio, di sacrifici e di affetto sottratto alla propria famiglia ed ai propri cari. Nonostante le tante tempeste affrontate, il Gruppo Speleo del Pollino continua a far crescere i giovani, educandoli al rispetto ed all’amore verso l’ambiente e verso le cose, che poi si traducono in rispetto verso se stessi e verso gli altri, con l’unica ricetta che ci ha fatto resistere nel tempo: trasmettere sempre il sorriso. Roberto BerardI Presidente “Gruppo Speleo del Pollino”
i ricordi… “…due giovani hanno scoperto e visitato alcune ampie grotte intercomunicanti che si aprono a notevole profondità […] L’universitario Emidio Blando da Torino, figlio di moranesi, e Giuseppe Rimoli da Morano, da tempo avevano in mente di conoscere ciò che si celava sotto quella bocca tentatrice spalancata […] appassionati di geofisica e attratti dal fascino delle scoperte, i due si equipaggiarono di lumi, piccozze e scale a corda e iniziarono la discesa nelle viscere della terra. Ecco cosa vi trovarono. […] Pareti lisce come lastre di marmo, candelabri di roccia tortile, ricami luccicanti di stalattiti e stalagmiti balzano vivide dal silenzio di secoli. […] La volta è immensa e segue per circa duecento metri il corso del fiume. Un’imponente mensola sporge da una parete: è una mezzaluna color verde bottiglia cristallizzata […] Più in là un enorme macigno giace sulla sponda. […] Oltre una pozza d’acqua stagnante si profila uno stanzone invaso da centinaia di pipistrelli, che penzolano dal soffitto come stracci neri agitati dal vento. […] Più in là c’è il “salotto riservato”, come argutamente lo ha definito il simpatico Emidio Blando. […] Oltre la stanzetta rotonda, il fiume si allarga in un vasto canale, che, in un certo punto, assume le caratteristiche di un piccolo lago. Il mormorio delle onde si allontana verso la luce non lontana, verso il sole della contrada “Foce”. Otto ore dopo la loro discesa i due giovani ed ardimentosi esploratori risalgono “a riveder le stelle”, che occhieggiano sul Pollino maestoso”. Rocco Cosenza tratto da “IL TEMPO” anno XII n° 327 del 25 novembre 1955
Grazie ad Emidio Blando (in una foto recente) e a Giuseppe Rimolo è nata la speleologia a Morano. La testimonianza della loro passione e della voglia di scoperta servirà, in seguito, ad altri giovani moranesi, per ritornare all’interno della Grotta di San Paolo.
Goliardica tavolata del 19 luglio 1956 a Campotenese. Primo da destra il giovane Emidio Blando, mentre il piccolo con il pane in testa è il giovanissimo Rocco Carello, che seguirà le orme di Emidio nell’esplorazione della Grotta di San Paolo.
Un’immagine, datata settembre 1966, di un passaggio, in parte invaso dall’acqua, della Grotta di San Paolo. La foto fu scattata durante le successive esplorazioni del gruppo di giovani fra cui faceva parte Rocco Carello, “allievo” di Emidio Blando. Gruppo guidato questa volta dal giovane perito industriale Genio Mario Voto.
Una parte degli ardimentosi “speleologhi” di Morano Calabro durante l’esplorazione cui fa riferimento Rocco Cosenza nell’articolo giornalistico del 22 settembre 1966.
i ricordi… “L’ardimentosa comitiva di Morano Calabro,composta dagli studenti Franco Laurito, Rocco Carello, Domenico Sestito, Carlo Mauro, Giannino Faillace e Franco Aita, che circa due mesi fa si era avventurata nella Grotta di San Paolo, posta ai piedi della maestosa catena del Pollino, ha ritentato l’impegnativa prova, sotto l’oculata guida del giovane perito industriale Genio Mario Voto, riuscendo a toccare il fondo dell’inesplorata cavità. Gli “speleologhi”, con un’attrezzatura rudimentale, sono discesi nell’antro, dopo due ore di sforzi estenuanti. L’Aita e il Faillace si sono fermati su un pianerottolo, che si apre a trenta metri di profondità, mentre gli altri hanno proseguito la difficile esplorazione, arrivando a 130 metri dalla superficie…” Rocco Cosenza articolo del 22 settembre 1966 – non si conosce la testata giornalistica
Anno 1987. Rilievo topografico all’interno delle Grotte di San Paolo, da sinistra Roberto Berardi, Felice Larocca e l’amico Vitaliano.
i ricordi… “[…] L’impegno e la passione dei componenti il “Gruppo Speleo del Pollino” ha spinto la conoscenza sul complesso e dopo ripetute escursioni effettuate nella zona, penetrando da un’apertura, sconosciuta fino ad ora, posta a valle di colle S. Paolo hanno scoperto un secondo tratto che si congiunge con il precedente proprio in una cavità conformata “a sifone”. […] Ma queste ricerche sono ancora in atto […] Parallelamente a questo lavoro, si stanno effettuando i rilievi plano-altimetrici dell’intero complesso sì dà poterlo catalogare per intero come uno dei complessi più lunghi della Calabria…” Roberto Berardi articolo del 21 novembre 1987 – non si conosce la testata giornalistica
Anno 1988. Suggestive “colate” calcaree all’interno della Grotta di San Paolo.
Anno 1988. Campo in località San Paolo – Morano Calabro. Gli amici del Gruppo Grotte di Grottaglie (TA) che hanno collaborato con il Gruppo Speleo del Pollino nelle esplorazioni. Anno 1988. Grotta di Verzino (KR) da sinistra Franco Rose, Gaetano Lo Tufo (sdraiato), Giuseppe Varcasia e Roberto Berardi.
le emozioni… “[…] Le stalattiti e le stalagmiti mi stupirono: un vero prodigio della natura per le loro forme bizzarre ed al tempo stesso meravigliose. Ad un certo punto, in un’ampia sala, spegnemmo le lampade e rimanemmo nell’oscurità ad ascoltare il silenzio e lo stillicidio dell’acqua che gocciolava dalle stalattiti. Quel momento fu davvero magico! Avrei voluto restare più a lungo immerso in quell’atmosfera da sogno, ma il mio primo viaggio “al centro della terra” era finito. Non avrei mai creduto che a Morano la natura avesse potuto creare un tesoro di tale meraviglia. Ora invece provo ad immaginare quanti altri ancora possano essercene da scoprire e da esplorare con gli amici del Gruppo Speleo.” Leonardo Di Luca “Tracce…” – Periodico del Gruppo Speleo del Pollino – n° 1 Feb/Apr 2004
Anno 1988. San Paolo 2 – “La Sala”. La grossa stalattite appoggiata di fianco, dopo il suo distacco dalla volta, avvenuto chissà quante decine di anni fa, forse a causa di un forte sisma.
Anno 1989. Grotta di Verzino (KR), località Vigne. Spassosa comitiva appena uscita da un’esplorazione.
Anno 1989. Le coralloidi. Ramo del Fiume, Grotta di San Paolo. Esplorazione.
21 febbraio 1999. Da sinistra Giancarlo Gramiccio, Vincenzo Calabrese, Roberto Angelo Motta e Michele Tallarico. Chiude a destra il versante roccioso del Timpone di Viggianello.
i ricordi… “Era il 1985 quando decidemmo, dopo circa 10 mesi dalla prima uscita in grotta effettuata con scaletta ed attrezzatura rudimentale, di ricercare un’ulteriore possibilità per migliorare l’esplorazione sul sistema carsico “Grotta di San Paolo”. Così accompagnati dal già “esperto” Rocco Carello, insieme ad Umberto e Raffaele riuscimmo anche a coinvolgere il sempre pronto Alessandro. Incominciava la grande passione per il mondo sotterraneo. Una sera dello stesso anno, Umberto, Raffaele, Alessandro e Roberto Maffei mi dissero che il “buco”, fino a poco tempo fa pieno d’acqua, in quel periodo era asciutto; decidemmo di effettuare l’ennessima esplorazione, ignari delle meravigliose bellezze che di lì a poco avremmo scoperto…” Roberto Berardi “Tracce…” – Periodico del Gruppo Speleo del Pollino n° 1 Feb/Apr 2004
Anno 1989. Ramo del Fiume Grotta di San Paolo. Concrezioni coralloidi.
24 dicembre 2006. Pini loricati lungo la discesa dalla Manfriana Orientale.
Anno 1995. Gruppo presso Fontana del Principe. Fagosa.
le emozioni… “Sono le 7:00, camminiamo già da due ore e finalmente vediamo sbucare il sole […] i miei occhi non fanno che fissare quella lama di neve bianca e affilatissima, cerco un segno una traccia lasciata da qualche altra cordata che ci porti dritti in cima. […] Finalmente la vetta! […] Sono stanco, sono molto stanco, anzi sono sfinito e poi quella barretta energetica che mi ha dato Francesca faceva veramente schifo…Vorrei uno dei miei vecchi compagni, Pasquale, il Presidente, Roberto o il giovane Biagio, loro avrebbero sicuramente qualcosa di buono nello zaino…” Domenico Ippolito “Tracce…” – Periodico del Gruppo Speleo del Pollino - n° 3 Gen/Giu 2005
Anno 2006. Verso Montea.
Gennaio 2005. Morano Calabro.
Luglio 1999. Gruppo in pellegrinaggio diretto al Santuario della Madonna del Pollino. Luglio 2003. Gruppo presso il Santuario della Madonna del Pollino. Canti popolari.
La statua della Madonna del Pollino.
le emozioni… “[…]L’occasione di fare la mia prima escursione si è presentata abbastanza presto ed è stata proprio quella che ormai da parecchi anni è diventata una tradizione per il Gruppo: raggiungere a piedi il Santuario della Madonna del Pollino e vivere i giorni della festa, trascorrendo sul posto anche la notte. Contavo i giorni, le ore, i minuti e perfino i secondi che mi separavano dal giorno della partenza. […] Dopo che il sole era tramontato da circa un’ora, all’interno del bosco abbiamo acceso le torce, così da creare una scia di luci lunghissima e spettacolare. […] Finita la cena ci siamo addormentati nel sacco a pelo e risvegliati prestissimo, alle prime luci dell’alba […] La giornata volgeva al termine e su una roccia ho osservato il tramonto, che ha suscitato in me un’emozione grandissima. Ho pensato che quella sarebbe stata l’ultima notte che passavo in montagna e ciò mi ha intristito molto. Calata la sera, i grandi hanno iniziato a suonare fisarmonica e chitarra, mentre tutti insieme cantavamo allegramente. […] In mattinata abbiamo intrapreso la via del ritorno…” Antonio Aita “Tracce…” – Periodico del Gruppo Speleo del Pollino - n° 2 Dic 2004
Ginestre in fiore ai piedi del versante meridionale del Pollinello.
i ricordi… “[…] La montagna, per me, resta è resterà per sempre un mondo per imparare ad innamorarsi ogni giorno dell’essere umano e della vita. E’ per non diventare ciechi e sordi e scoprire anzi, sempre di più, che nella nostra solitudine c’è qualcuno con noi, che nei nostri silenzi ci sono altre voci che sanno dire cose buone. Ho compreso tutto questo in una limpida giornata di ottobre, dal cielo cristallino ed assolutamente quieto, quando il mio sentiero si è incrociato con quello di Christian. Il richiamo di quella particolare mattina d’autunno è rimasto misteriosamente acceso nel mio cuore. Ho scoperto un’amicizia nuova, un riflesso dell’amore che viene da Dio. Spero di poter sentire dentro al cuore e rispondere con il fisico ancora per molto a questo richiamo, con la consapevolezza che l’esperienza della montagna è un’esperienza dura. Ma posso dire che le esperienze dure sono quelle che più arricchiscono l’uomo… ” Roberto Angelo Motta “Tracce…” – Periodico del Gruppo Speleo del Pollino - n° 4 Lug 2005/Feb 2006
18 dicembre 2004. Stalattite eccentrica presso la grotta di Serra Palazzo, Orsomarso (CS)
i ricordi… “Mi sono sempre chiesto se, appena compiuto i 50 anni di età, avrei ancora continuato l’attività di speleologo, che in tutti questi anni ha rubato un po’ di affetto ai miei figli ed alla famiglia in genere, ma che ha caratterizzato il mio tempo libero, sempre alla ricerca di nuove cavità solo in parte esplorate. Con molta umiltà […]ho vissuto, a fianco di tantissimi amici, momenti belli e momenti tristi. Giorno dopo giorno, senza accorgermi dell’inesorabile fluire del tempo, mi sono ritrovato tutto ad un tratto a compiere cinquant’anni di vita. […] Tornando alla mia esperienza di cinquantenne speleologo ringrazio Dio per la forza e l’entusiasmo che continua a darmi, anche se dentro di me rimangono ferite profonde ed indelebili…” Roberto Berardi “Tracce…” – Periodico del Gruppo Speleo del Pollino - n° 2 Dic. 2004
Anno 2007. Lungo il Crestone dei Loricati diretti su Serra Dolcedorme. Un’elegante pino loricato distende i suoi rami verso l’immensità del cielo.
i ricordi… “Quando il tempo passa molto in fretta, non ti accorgi di aver qualche anno in più, te ne rendi conto solo quando guardi indietro per vedere come eri, solo allora ti accorgi dello scorrere del tempo e della vita vissuta.
Anno 1993. Grotta di Sant’Angelo Cassano allo Ionio (CS)
24 dicembre 2006. Lungo la Cresta dell’Infinito, di ritorno dalla Manfriana Orientale.
Roberto Berardi “Tracce…” – Periodico del Gruppo Speleo del Pollino - n° 4 Lug 2005/ Feb 2006
le emozioni… “Adoro di notte ascoltare il rumore del silenzio, quell’infinito momento di assoluta calma, lontano dai caotici ritmi che la vita quotidiana ci induce a sopportare. In quell’attimo di silenzio, tutti i pensieri si affollano nella mia mente, le domande più profonde cercano disperatamente una risposta…Vorrei abbandonare la realtà per seguire la mia anima, ma qualcosa non mi permette di farlo, non sono in grado di ricercare risposte. La vita, questo grande mistero che ci avvolge, in realtà è solo schiava di un’unica forza inarrestabile: l’eternità……” Valentina Mainieri “Tracce…” – Periodico del Gruppo Speleo del Pollino - n° 0 Set/Ott. 2003
Anno 1999. Cristalline cascatelle lungo la discesa del Fiume Argentino.
Agosto 2000. V Raduno Mountain Bike. Foto di gruppo a Colle Marcione.
Anno 2004. Premiazione I Torneo di pallavolo Gruppo Speleo del Pollino.
Anno 2007. Fioriture primaverili a Colle Gaudolino.
i ricordi… “[…] Ero impaurita al solo pensiero di scivolare, volevo tornare a casa, ma la paura più brutta me l’hanno causata i fulmini, perché eravamo allo scoperto. Intanto qualcuno mi diceva: “la montagna oggi vi ha voluto battezzare, vi ha accolto in tutto il suo splendore e vi ha fatto conoscere i suoi lati positivi, ma anche i suoi lati negativi”. Ci siamo affrettati a scendere, tenendoci per mano ed aiutandoci l’un l’altro. Eravamo bagnati fradici, sembrava fossimo appena usciti dalla doccia […] Mi sono divertita da morire e, nonostante la paura della pioggia e dei fulmini, voglio ritornare in questi meravigliosi posti che la natura ha creato per renderci felici.” Eleonora Voto “Tracce…” – Periodico del Gruppo Speleo del Pollino - n° 2 Gen/Giu 2005
Anno 1995. Foto di gruppo su Serra delle Ciavole.
Anno 2006. Tramonto autunnale sul versante Nord Ovest del Monte Pollino. 26
le emozioni… “[…]La passione per la montagna è qualcosa d’innato: più l’alimenti e più ti trascina. E’ come corteggiare una bella donna, non fai che pensarci e non puoi starle lontano neanche per un attimo! […] Un giorno, seduto sulla cima del Monte Palanuda a contemplare la veduta insieme a Mimmo, come in questo momento che scrivo, mi venne da piangere. Mimmo mi chiese cos’era successo. Io risposi: ”Guarda che mare di verde, disseminato da chiazze di vari colori! Provo delle sensazioni che non so descriverti. Questo potrebbe essere il mio angolo di paradiso”. Ci guardammo e con gli occhi ancora arrossati, continuammo ad andar per boschi…” Pasquale Schifino “Tracce…” – Periodico del Gruppo Speleo del Pollino - n° 2 Dic 2004
i ricordi… “[…]Durante la discesa passiamo vicini ad alcuni esemplari di pino loricato, alcuni ormai scheletrici, altri squarciati completamente dai fulmini. In quell’atmosfera arcana, accentuata dalla nebbia, che avvolge tutto, i pini loricati manifestano tutta la loro forza e maestosità. Viviamo attimi di mistero: mi sembra di essere un estraneo in quel luogo. Quei pini, come mute “sentinelle nella nebbia”, seguono le nostre figure, ascoltano le nostre voci, osservano i nostri movimenti. Scendendo e perdendo quota, la nebbia si dissolve e con essa l’inquietudine che aveva assalito il mio animo in quell’atmosfera surreale […] Mentre salgo sull’auto penso che anche quest’altra avventura “è archiviata”, non nel dimenticatoio, ma nel mio cuore. Sono felice di aver vissuto questa fantastica esperienza. Sono felice di aver saputo cogliere in quest’avventura i momenti gioiosi e anche malinconici, che conserverò per sempre nel mio cuore. Biagio Berardi “Tracce…” – Periodico del Gruppo Speleo del Pollino - n° 1 Feb/Apr 2004
Anno 1999. Pino loricato coperto di galaverna lungo il versante meridionale di Serra delle Ciavole.
CLUB ALPINO ITALIANO • SEZIONE DI SALERNO 12 agosto 1997 Francesco è con noi nella Valle dell’ Argentino
CANTI SIGNORE DELLE CIME Dio del cielo, Signore delle cime, un nostro amico hai chiesto alla montagna, ma ti preghiamo, ma ti preghiamo, su nel paradiso, su nel paradiso, lascialo andare per le tue montagne Santa Maria, Signora della neve copri col bianco, soffice mantello il nostro amico, il nostro fratello. Su nel paradiso, su nel paradiso, lascialo andare per le tue montagne
VIAGGIO.... * Avevo tanta voglia di scoprire... * tu mi dicesti vai ed io partii, * “son vivo”, allora dissi alla montagna * son vivo solo sotto il cielo blu! RIT. Prendimi per mano, Dio mio guidami nel mondo a modo tuo, la strada è tanto lunga e tanto dura, ma se mi guidi tu, non ho paura. * Ed ero ancora giovane, Signore, però talvolta vecchio dentro al cuore, le cose in cui credevo m’ han deluso, cercavo solo Amore e Libertà.
RIT. Prendimi per mano.... * Un giorno mi han proposto un altro viaggio il cuore mi diceva “non partire” quel giorno ero triste e me ne andai, la strada per tornar non trovo più... RIT. Prendimi per mano.... * Ma questa no, non è la grande sera guardiamo ancora verso l’orizzonte, sentiamo che il Tuo regno è a noi vicino: cantiamo il nostro viaggio incontro a Te!
Anno 1999. Cascata Fauzofili lungo la discesa del Fiume Argentino.
Anno 1996. Improbabili portatori di pietre lungo la discesa del Raganello.
Anno 1995. Foto di gruppo dopo un’esplorazione all’interno della Grotta di San Paolo.
i ricordi… “[…]La prima volta che entrai in grotta fu una cosa meravigliosa, mi sembrava tutto irreale: quel buio immenso, i pipistrelli che mi giravano intorno, lo strisciare per terra tra le rocce che sembrava mi schiacciassero da un momento all’altro e inoltre quella favolosa discesa e risalita su corda. Dopo quell’esperienza ne seguirono molte altre, finchè una notte ebbi l’opportunità di scoprire con l’amico Roberto Berardi una nuova grotta, che poi denominammo San Paolo 2…” Gaetano Lo Tufo “Tracce…” – Periodico del Gruppo Speleo del Pollino - n° 2 Dic 2004
Anno 2001. Esercitazione con il Soccorso Alpino. In primo piano l’amico Giorgio Braschi e Gaetano Lo Tufo (disteso a terra!)
Anno 2004. Patriarca del Pollinello, sullo sfondo a destra l’abitato di Morano.
Anno 2000. Foto di gruppo durante la salita al Cozzo del Pellegrino.
i ricordi… “[…]Non appena ho incominciato a lavorare nella zona, grazie a Dio, la prima cosa che ho fatto è stata l’iscrizione al Gruppo. Da allora ho vissuto tante belle esperienze, sia sopra che sotto terra. In passato ho subito un incidente sul lavoro: sono rimasto ricoperto, all’interno di uno scavo, da 3 metri di terra. Dopo non ero più capace di muovermi con la sicurezza che avevo precedentemente. Grazie al Gruppo ho ritrovato di nuovo il mio coraggio, specie scendendo, con adulti e ragazzi, nelle nostre meravigliose grotte di San Paolo […] Grazie Gruppo Speleo per le emozioni che ci fai provare e per le soddisfazioni che ci doni!” . Antonio Di Marco “Tracce…” – Periodico del Gruppo Speleo del Pollino - n° 1 Feb/Apr 2004
i ricordi… “[…]…sensazioni nuove, intense. E’ come chiudere una porta alle spalle, quando varchi quell’ingresso di roccia […] Così, la luce baluginante insegue ombre irreali fra concrezioni e anfratti […] quella fiammella amica ti invita a violare i segreti della terra, ma anche, e soprattutto, ti aiuta a percorrere l’anfratto più difficile da esplorare: il proprio animo…”
05 gennaio 2005. Giovani speleologi all’interno delle Grotte di San Paolo. Primo da destra: Biagio Berardi, Federico De Rosa, Roberto Angelo Motta e Thomas Merola.
Roberto Angelo Motta “Tracce…” – Periodico del Gruppo Speleo del Pollino - n° 1 Feb/Apr 2004
Anno 2006. Dalla Manfriana Orientale la cima di Serra Dolcedorme in veste invernale.
Anno 1996. Dimostrazione di salita e discesa su corda dal campanile della chiesa di SS Maria e Maddalena di Morano Calabro.
01 maggio 2000. Grotta di Sant’Angelo di Trecchina (PZ). Gruppo all’entrata della cavità.
Anno 2001. Foto ai Piani Alti di Vacquarro. Gruppo diretto al Patriarca del Pollinello.
Anno 1999. Pareti ripide e plasmate dalla forza dell’acqua, lungo la discesa del Raganello.
Anno 2001. Foto di gruppo, nell’abitazione dell’amico Vincenzo Mainieri, presso il Torrente Peschiera, nel territorio di Castelluccio (PZ)
Anno 2000. Foto di gruppo durante una gita sociale a Caserta.
Anno 2001. Escursione sulla Maiella (Abruzzo) al bivacco Fusco. Da sinistra: Pasquale Schifino, Piero De Santis, Domenico Ippolito, Riccardo Iannuzzi, l’indimenticato amico Luciano Porrazzini, Pietro Ardizzone. Davanti seduti da sinistra Alberto Nardini e Roberto Berardi.
le emozioni… “[…]La passione per la montagna calabrolucana è nata da qualche anno […] Dopo varie escursioni effettuate essenzialmente con le guide ufficiali del Parco Nazionale, nonché un soggiorno con un’associazione di Roma, mi rendevo conto che questi modi di avvicinarsi alla montagna non mi davano più soddisfazione, ed ero alla ricerca di un gruppo di appassionati del Pollino […] “Chi sentiero dopo sentiero, passo dopo passo, battito dopo battito, volesse condividere con noi tanti semplici momenti all’insegna della libertà e della gioia di vivere può contattarci, siamo pronti ad accogliere idee nuove e condividere con altri amici storie, avventure ed emozioni, perché per vivere tutte queste cose non occorrono soldi e tanto meno il biglietto, basta solo uno zaino e la capacità di sapersi guardare dentro” Ecco ciò che ho trovato nel Gruppo Speleo del Pollino …” Antonio Esposito “Tracce…” – Periodico del Gruppo Speleo del Pollino - n° 1 Feb/Apr 2004
Anno 2000. Gruppo diretto a Monte Ciagola.
Anno 1997. Gruppo presso Tavola dei Briganti.
Anno 1998. Bocca di Balena. Grotta di San Paolo – Morano Calabro.
i ricordi… “La prima, in ordine di cronologia ed importanza, attrattiva di Morano Calabro è stata il Polittico di Bartolomeo Vivarini, firmato e datato 1477; dopo aver superato indenne i circa cinque secoli di vita, due volte fu asportato da ladri fortunatamente maldestri, e due volte recuperato,e risplende ora a Cosenza, sotto la severa protezione delle Belle Arti. L’ultima, in ordine di tempo non però d’importanza e di suggestione attrattiva, in corso di sviluppo, è rappresentata dalle Grotte di San Paolo: un sistema carsico con bacini di raccolta e corsi d’acqua sotterranei, esplorabili nei rami secchi, o quasi secchi, che si trovano alle spalle delle sorgenti del Coscile, l’antico Sibari.” Fedele Mastroscusa tratto da “Prospettive Meridionali” – 08 ottobre 1991
Anno 2005. Dalla Serra del Prete il versante Ovest del Monte Pollino.
Anno 2003. Crestone dei Loricati, verso la cima di Serra Dolcedorme.
Anno 2003. Con gli amici di Terni e di Lecce al Santuario della Madonna del Pollino. Anno 2000. Canti popolari presso il Santuario della Madonna del Pollino. i ricordi… “[…]Verso l’ora di pranzo, al Santuario della Madonna del Pollino, tutti contenti iniziammo a mangiare. Io però, un po’ triste, pensavo ad una persona che mi manca e che ora è in Paradiso: mio nonno, che spesso mi raccontava le avventure vissute durante i suoi pellegrinaggi alla Madonna del Pollino” Ernesto Di Marco “Tracce…” – Periodico del Gruppo Speleo del Pollino - n° 2 Dic 2004
Anno 2002. Paesaggio invernale.
Anno 1997. Gita sociale a Castel del Monte, Andria (BA).
Anno 2001. Salita verso la cima del Monte La Spina.
Anno 2002. Gruppo alla Timpa della Falconara.
Anno 2004. Cima della Montea.
Anno 2006. Monte Cervati. Da sinistra Natale Leonessa, Domenico Ippolito, Roberto Berardi.
i ricordi… “[…]Durante le nostre numerose escursioni[…] un momento particolare è certamente il pranzo. […] Il cibo preparato è molto vario: frittate con asparagi di ogni dimensione, melanzane ripiene o stufate, patate fritte, funghi fatti in vari modi, ecc.. La mia specialità, tramandatami da mio padre è “fagioli con cotiche”. Da piccolo, infatti, mio padre mi portava con sé in montagna, a raccogliere funghi o legna, ed il nostro pranzo consisteva proprio in “fagioli e cotiche”… Gaetano Lo Tufo “Tracce…” – Periodico del Gruppo Speleo del Pollino - n° 1 Gen/Giu 2005
Anno 2005. Pranzo “frugale” alla Masseria Toscano. Da sinistra Francesca, Biagio Berardi, Gaetano Lo Tufo e Roberto Berardi.
Anno 2004. Gola della Garavina – Terranova del Pollino. In primo piano: Antonio Di Luca e Gaetano Lo Tufo.
Anno 1967. Giovani pellegrini presso il Santuario della Madonna del Pollino. Seduto: l’indimenticato Di Mare Natale. Da sinistra in piedi: Roberto Berardi, Aita Carmelo e Mainieri Annunziato.
Anno 1999. Pellegrinaggio alla Madonna del Pollino. Preparativi del pranzo presso Fosso Iannace. Anno 2005. Foto dei pellegrini al Rifugio Pollino, presso il Santuario della Madonna del Pollino.
le emozioni… “[…] inverno. Il freddo intenso è accentuato dal vento che soffia impetuoso, la mia traccia si perde come un filo sottile e sinuoso, le nubi incombono minacciose, il sole sparisce, mi sento fragile come un essere privato di una fonte vitale. Non mi perdo d’animo e continuo a salire. Ad ogni passo avverto l’immensa gioia di scoprire qualcosa di nuovo, qualcosa che aumenta sempre di più dentro me. Non sono solo, ci sono gli spiriti dell’aria, loro sanno cosa mi attenderà oltre…un soffio di vento, l’orlo, il cielo sopra di me, eccola la cima! Mi pervade una grande gioia, la natura è madre accogliente, mi avvolge, mi abbraccia. Linee, forme e colori si intersecano, si incrociano…lasciano tracce nel mio animo, nella mia vita…” Roberto Angelo Motta “Tracce…” – Periodico del Gruppo Speleo del Pollino – n°0 Sett/Ott 2003
Anno 2006. La cresta di Montea
Anno 2007. Serra Dolcedorme, Crestone dei Loricati.
i ricordi… “Camminavamo da un bel po’ sul sentiero, tutti uniti […] alcuni erano già stanchi e non se la sentivano di andare a riprendere la cresta. All’interno di una fitta faggeta Roberto Motta si staccò dal gruppo. Decisi di seguirlo, non immaginando la difficoltà della salita e soprattutto a cosa sarei andato incontro. […] Per andare a riprendere il Crestone, ci inoltrammo in due profondi ed intricatissimi valloni: quella serie interminabile di sali e scendi mi diede la giusta misura dell’immensità della montagna. […] Con molta fatica e forza riuscimmo a superare la parte più difficile e dura. Ad un tratto la roccia finì e una moltitudine di pini loricati, alcuni bruciati dai fulmini, mi si presentò davanti. Erano davvero fantastici e maestosi, liberi di esprimere tutta la loro straordinaria e misteriosa bellezza…” Giulio Conte “Tracce…” – Periodico del Gruppo Speleo del Pollino - n° 3 Gen/Giu 2005
i ricordi… “[…]Scheggia smagliante nel cielo lassù mano nella mano con gli Angeli dovè Verità un Rosario che stringo sciogliti dentro nell’impuro del mio pianto…” Roberto Angelo Motta “Tracce…” – Periodico del Gruppo Speleo del Pollino - n° 4 Lug 2005/Feb 2006
Anno 2006. I Trekking Urbano - Morano Calabro. Anno 2006. Iscrizioni al I Memorial “Ilaria De Mitis”
Anno 2004. Fine del Camino de Santiago de Compostela (Spagna). Il logo del Gruppo Speleo sulla Croce di Capo Finisterre, sullo sfondo l’Oceano Atlantico.
i ricordi… “A chi mi chiederà di “Camino Santiago”, gli parlerò di una voce che mi chiamava, che mi diceva di andare, una voce che mi parlava d’amore, di lacrime e di gioia, mi parlava di un dolce sorriso, di uno sguardo che ride, di un viso di madre… A chi mi chiederà di “Camino Santiago”, gli risponderò che certe cose non si possono spiegare, né descrivere se non si vivono di persona…se non si sente il corpo in movimento con il peso dello zaino, l’aria fresca, il sudore, il sole, la fatica, l’umidità della pioggia. Sono sensazioni che non può provare chi non vive la macerazione del corpo, come viene macerato il frutto della vite prima che fermenti per diventare bevanda che inebria…” […] In aereo, al ritorno, ho capito che “Camino Santiago” è “todo o nada” e mentre guardavo dall’alto mi è tornata in mente una frase di Yuri Gagarin, che ero solito da ragazzo trascrivere sul mio diario: “Ci sono soltanto due tipi di vita: quella che fa marcire e quella che consuma. I vigliacchi e gli avari sceglieranno la prima, i coraggiosi ed i generosi sceglieranno la seconda”. Io avevo scelto…” Roberto Angelo Motta “Tracce…” – Periodico del Gruppo Speleo del Pollino - n° 2 Dic 2004
Anno 2001. I trekking: “La tre giorni”. Campo a Fonte Cardillo. Anno 1999. Laghetto di Tavolara. Gruppo diretto a Cozzo dell’Orso.
Anno 2003. III trekking: “La tre giorni�. Gruppo a Tavolara. Anno 2001. Mare Piccolo. Gruppo diretto al Fiume Argentino.
Anno 2004. Manifestazione “Cuore amico� - Mormanno.
Anno 2006. Raduno scout
Anno 2006. Ramo del Fiume. Grotta di San Paolo.
le emozioni… “[…] Dopo circa due faticosissime ma emozionanti ore di cammino, raggiunsi la cima del monte […] finalmente in cima! Poggiavo i piedi su un suolo alto 1.825 metri! Respiravo aria pura, piacevole. Al mio sguardo si offriva un panorama immenso e meraviglioso. Da quel luogo ho potuto ammirare il paesaggio che cinge la nostra Morano: vista da lì sembra un piccolo presepe. La cosa che più di tutte mi ha colpito è stata la neve, che ancora ricopriva in gran parte la zona in cui sostavamo. […] Mentre discendevamo, dai pendii di Timpone della Capanna ho potuto ammirare i pini loricati. E’ stata la prima volta che osservavo questo tipo di pianta da vicino; ne sono rimasto affascinato a tal punto che ho scattato anche delle foto per “immortalarli” . Che bell’emozione!” Francesco Schifino “Tracce…” – Periodico del Gruppo Speleo del Pollino n° 2 Dic 2004
Anno 2001. Tramonto invernale dalla Dolina del Pollinello.
Tessere Gruppo Speleo del Pollino 1987
anno 1988-1998
anno 1998 ad oggi
Nella valle del sempre
S
ono le 23:20 del 17 luglio del 2007, ho da poco finito di completare la bozza finale di questa antologia fotografica del Gruppo Speleo del Pollino. Domani andremo in stampa. Le lacrime scorrono, un fiume in piena irrora le mie guance, mi accorgo che in mano ho venti anni ed anche più di storia. Sfoglio più di 20 anni, piano, voracemente, poi lentamente, mi soffermo a fissare foto che contengono volti, sguardi perplessi, visi sorridenti, persone che non ci sono più, luoghi, scenari fantastici. Lo stillicidio di una stalattite, fermato in una foto, si unisce a quello del mio viso. Non ho nessun mezzo per riportare il tempo indietro, posso solo fermare questi attimi, e quelli che verranno, nel mio cuore e così portarmeli per sempre con me. Il caldo mi opprime, ho bisogno di avvicinarmi al balcone, la birra fresca, lo sguardo si incanta allo scenario del centro storico di una Morano vestita a sera, una Morano che forse è abituata a dimenticare troppo in fretta, quando invece dovrebbe riappropriarsi dei ricordi e trattenere il passato con più lentezza. Sovrastato dalla notte, calma, serena, il sangue si agita, preme nelle vene. Porto la mano al volto, il mio viso cambiato negli anni, segnato dai sentimenti che mi hanno accompagnato oltre le trenta primavere. Il mio volto scavato da dolori, levigato da passioni intense e sentimenti genuini e sinceri. Il mio volto bruciato dal sole, screpolato dal freddo. Mentre sfoglio mi accorgo che in questi anni ho seguito l’unico richiamo possibile: quello del mio cuore. Solo lui non è cambiato. E’ rimasto fedele a se stesso. Venti anni. Venti anni sono tanti. Venti anni possono essere pochi. Il tempo non conta, conta l’intensità con cui lo si è vissuto. Contano i momenti, i discorsi snocciolati tra il crepitìo di fiamme che riscaldano, quando il freddo della vita gela quello che hai dentro. Contano gli sguardi, i sorrisi, le mani intrecciate, il mangiare diviso, il bere – dissetato – dalla stessa borraccia. Contano le cose semplici – più difficili da intuire – quelle che riempiono l’attimo del presente e colmano di immagini ciò che sarà il nostro domani. Sono momenti intessuti con il nostro cuore, legati ad ogni fibra del nostro corpo. E allora vivere, quando il vivere diventa difficile o complicato, assume un altro sapore, un altro significato. Il vivere può essere affrontato in maniera diversa, grazie a quelle immagini che ci portiamo dentro, sono loro che mantengono viva la fiamma del cuore, riscaldano e rendono densi gli attimi di solitudine che
ognuno si porta con se. Facciamo tutti parte di una storia, quella che scriviamo ogni giorno, attraverso le scelte della vita. Una storia speciale quella della nostra esistenza, che non va sprecata o gettata via, ma va centellinata come un buon calice di vino, assaporata come un cibo gustoso. Sono le immagini che conserviamo dentro di noi a rappresentare qualcosa di prezioso, da tramandare a coloro che verranno dopo di noi. Non c’è storia più vera delle immagini che ci portiamo dentro, degli odori, dei suoni, dei sapori percepiti in quegli istanti che rivivono dentro, quasi fino a sentirli vivi, presenti; quasi fino a toccarli, ad un passo dallo sguardo fisso che si perde nei meandri della nostra mente. Sono le immagini, le emozioni, i ricordi, sedimentati e poi conservati dal nostro cuore, prima ancora dalla nostra mente. Possiamo solo scriverla – la storia – né cancellarla, né rimuoverla; è allora che un’immagine, un’emozione, un ricordo, una montagna, una grotta, un’amicizia, un’amore, può rendere la nostra storia qualcosa di speciale. Non è necessario essere per forza “qualcuno”, basta sapersi perdere nei meandri del proprio cuore, scendere fino in fondo, in quel luogo remoto dove si riesce a toccare la propria radice. Solo così, ogni percezione, ogni immagine condivisa diventano segni, tracce da lasciare agli altri, che serviranno a ristabilire, a far ritrovare la giusta rotta a coloro che si saranno persi lungo il sentiero della vita. Tutte le cose belle sono destinate a finire, ma esse non muoiono se nel nostro quotidiano coltivare la vita, lasciamo dei semi nei cuori di chi ci ha conosciuto ed ha vissuto insieme a noi il grande giardino dell’esistenza. Quei semi, affidati al vento dei ricordi, un giorno verranno sparsi oltre l’orizzonte, nell’abisso dell’eternità, nel luogo della luce che non muore. Nella valle del sempre.
Roberto Angelo Motta