Bruno Tosi, inizia la sua stagione artistica con i fatidici anni sessanta. E’ il periodo che gli permette di vivere il suo inizio subito ed intensamente. Bello, estroverso e con il fascino dell’artista, cavalca la sua stella che diviene meteora, quando la sua opera pittorica parla il linguaggio dei tempi che vive. Il gran rifiuto per il vecchio figurativo, la ricerca di una nuova espressione al passo della vita, conforme alla rivoluzione sociale desiderata, voluta e sostenuta. Gli inizi degli anni settanta lo vedono già protagonista in arte. Nascono la sue figure cariche di decisioni umorali; le ritroviamo e le leggiamo nei volti scavati, nell’intensità degli sguardi, nella precarietà della linea, nell’insieme della febbricitante figura umana. L’artista predilige il bianco ed il nero, ma esalta il colore in rossi violenti, in gialli squillanti, in bianchi glaciali. E’ la tematica degli adolescenti scossi dalla sensazione che molto non è più raggiungibile e che qualcosa è per sempre perduto. L’arte di Bruno Tosi vi aggiunge una nota di idealità; il motivo va oltre la figura che dal quadro già suggerisce un presente esaltato sino all’estremo della sua conseguenza nel bene o nel male. Nel 2003 nel corso di un’importante cerimonia li è stato assegnato il Premio Biennale di Venezia – San Marco., con la seguente motivazione: Caposcuola dell’Iperrealismo concettuale, aggiunge a questo nuovo modo di fare arte una sua interpretazione di carattere sociale ed umanitario.