Luca Pancrazzi, Luca Scarabelli: Un periodo per un'opera d'arte (la c., vol. 5)

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Luca Pancrazzi, Luca Scarabelli (a c. di) Un periodo per un’opera d’arte

la c.


Questo libro è pubblicato da

la centrale edizioni un nome collettivo senza scopo di lucro, fondato in sud Europa nel 2018 no ISBN printed in Italy

cbnd f www.la-c.tk books@la-c.tk

La collana

la c. è realizzata con il supporto della Fondazione Lac o Le Mon vol. 5, gennaio 2019 seconda edizione stampato in 100 copie




un periodo per un’opera d’arte a cura di Luca Pancrazzi & Luca Scarabelli



In Lezioni Americane Italo Calvino cita, nel capitolo sulla rapidità, un’antologia di Racconti brevi e straordinari di Borges e Bioy Casares, esprimendo il desiderio di realizzare una collezione di racconti composti di una sola frase, o di una sola riga, se possibile; racconti strutturati e modulati dalla concisione e dalla concentrazione, dal tocco e dalla sinteticità, dallo scrivere breve. Partendo da questa suggestione letteraria, presentiamo in questo libro una raccolta-collezione di pensieri lunghi, o corti… un solo periodo grammaticale (dalla lettera maiuscola al punto fermo), ma capaci di essere comunque racconto e immaginazione che scorre sul tempo. Abbiamo chiesto agli artisti di scrivere un periodo riguardante un’opera d’arte a loro scelta – la loro preferita o una che sia stata importante per la loro formazione o semplicemente una con la quale desideravano confrontarsi – e di darne una lettura, guardandosi alle spalle alla ricerca di qualcosa di straordinario. A questo libro che racconta l’arte visiva e mette in pratica l’ècfrasis, manca volutamente il suo riferimento: l’opera o meglio l’immagine dell’opera. Il libro è composto solo di parole sull’opera d’arte. È un libro d’arte senza illustrazioni, ma con delle pagine bianche che, potenzialmente e a discrezione del lettore, possono accogliere le immagini assenti. L’operatività a cui invitiamo il lettore è quella di completare questa enciclopedia d’artista, a partire dalle suggestioni di questi racconti brevi e straordinari, seguendo le scelte, le visioni e le parole degli artisti, cercando fuori dal libro l’immagine dell’opera indicata e facendo del libro un proprio diario di scoperta, indagine e creatività. Al lettore lasciamo quindi l’invito e l’indicazione di mettere in gioco la sua inventiva e abilità di ricerca, per completare le pagine con l’opera d’arte indicata dagli artisti che può essere disegnata, fotocopiata, stampata e incollata nello spazio dedicato. L.P. & L.S. 5


adalberto abbate

Giunge la morte su di un cavallo di ossa, in un silenzio di corpi e note di musici, preghiere di poveri e latrati canini, sangue di nobili in un giardino di morte e ammazza ammazza che è un piacere.

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Autore sconosciuto Il trionfo della morte, metĂ XV sec. affresco staccato proveniente da Palazzo Sclafani, Palermo Galleria Regionale di Palazzo Abatellis, Palermo

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Aurelio Andrighetto

Si gira dietro per passare davanti, si fa per entrare e si è subito fuori.

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Duccio di Buoninsegna Natività, 1308–1311 tempera su tavola, 43,8 × 111 cm National Gallery of Art, Washington

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Antonella Aprile

Eroi bronzei provenienti da un altrove appartenente alla storia, travalicano il linguaggio dei tempi, e rientrano nel contemporaneo come esseri magici ed eterni.

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Haris Epaminonda Untitled #0012 c/g, 2007 collage, 16,5 Ă— 11,6 cm Collezione privata, Londra

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Stefano Arienti

Il Dio del Vento e il Dio del Tuono stanno a Kennin-ji, ma non sono sicuro che stavolta riuscirò a vederli, né riuscirò a vedere la versione di Korin o tanto meno quelle di Hoitsu o di Kiitsu che trovo sul catalogo della mostra che celebra i 350 anni di compleanno di Korin; persino io ho ricalcato sul tavolo luminoso la fisionomia del Dio del Vento con un telo che si gonfia ad arco sopra la testa e i capelli dritti come una scopa, mentre corre, tutto verde, incontro al Dio del Tuono, che gli risponde da spaccone con la faccia da diavolo, batte il piede e fa ruotare un cerchio di sonagli-petardo, tutto rigorosamente su fondo oro; il Tuono a sinistra nella metà del suo paravento e il Vento a destra nella sua esatta metà; che se si tengono solo le due metà centrali ne risulta uno strano insieme astratto… grazie Sotatsu.

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Tawaraya Sotatsu Fujin e Raijin (Il Dio del Vento e il Dio del Tuono), inizi del XVII sec. coppia di paraventi con fondo oro 154,5 Ă— 169,8 cm ciascuno

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Sergia Avveduti

Uno spazio vuoto, astratto, privato della figura più rappresentativa, il protagonista del quadro di Bronzino, eppure l’ambiente adesso appare arredato di piccoli elementi che prima erano in secondo piano e che ora costituiscono un sottoinsieme emotivo: una piccola statua di una donna che sta intingendo il piede nell’inchiostro, il legno sullo sfondo che reca la traccia dell’ombra del giovane poeta madrigalista appena uscito di scena e l’ampia parete verde che si apre verso un accesso oscuro.

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Agnolo di Cosimo di Mariano, detto il Bronzino Ritratto di giovane uomo con liuto, 1532–1534 tempera su tavola, 94 × 79 cm Galleria degli Uffizi, Firenze

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Susanna Baumgartner

Uno sguardo per la vita.

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Albrecht DĂźrer Quattro apostoli, 1526 olio su tavola di tiglio, 215 Ă— 152 cm Alte Pinakothek, Monaco di Baviera

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Dario Bellini

... ricordo anche un vaso di fiori posto di fronte a un televisore col rumore video della non sintonia e mi commuoveva questa domestica, immediata poesia, quanto le partiture di azioni da compiere, cosÏ da sentirsi attraversati da un’arte facile e prossima, che si potrebbe anche non stringere in un pugno, anche non mordere con gli occhi: abbassare la maniglia di una porta, senza aprirla.

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Giuseppe Chiari Partiture, 1971

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Thomas Berra

Sento i passi pesanti, il calore, il sudore che gli scivola sul viso e che entra negli occhi, poi il vuoto.

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Francis Bacon Triptych, maggio-giugno 1973 olio su tela, 198 Ă— 147 cm Esther Grether Collection, Svizzera

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Davide Bertocchi

L’opera in questione, di Gino De Dominicis, si intitola Lo Zodiaco ed era una performance, come un’immagine fissa, sospesa e infinita, svoltasi all’Attico in via Beccaria a Roma e durata 4 giorni nell’aprile del 1970; ciò che resta è un’immagine molto enigmatica ma che allo stesso tempo mantiene una forte dimensione umana, concepita dall’artista ma scattata da Claudio Abate e utilizzata poi come poster della mostra: l’opera prevedeva l’incarnazione di ogni singolo segno astrologico nel rispettivo equivalente terreno, ovvero persone, animali e oggetti cioè la concretizzazione umana e fisica del cosmo, del divino (pensando alla antica funzione astronomica e simbolica dei segni, dai Sumeri, agli Egizi, ai Greci) e formando quindi una possibile congiunzione tra il terreno, l’assoluto, l’infinito.

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Gino De Dominicis Lo Zodiaco, 1970 performance Galleria l’Attico, Roma

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Francesco Bertocco

Nel film è il particolare l’elemento più lontano dal nostro sguardo ordinario e semplice sulle cose, l’osservazione di un dettaglio, la sua unità più emblematica e misteriosa si apre sulle cose del mondo all’improvviso, costringendoci a scegliere a cosa rivolgere i nostri occhi, a rovesciare le nostre abitudini, come se a un tratto camminassimo al contrario, sulle superfici che ci circondano.

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Giuseppe Penone Rovesciare i propri occhi, 1970 stampa alla gelatina d’argento virata al selenio su carta baritata 40 × 30 cm

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Luca Bertolo

Da sei anni su una parete del mio studio sta appesa una cartolina che riproduce questo dipinto, e da sei anni ogni volta che la (lo) guardo mi riempio di meraviglia e mi chiedo se la meraviglia scaturisca da quel bicchiere d’acqua, da quel modo di rendere un bicchiere d’acqua, o se sia l’idea che dell’acqua in un bicchiere possa fare da soggetto a un quadro – poiché è chiaro che né i cipollotti né la scura brocca né la rosa sfiorita possono competere per il ruolo di protagonista – e spesso guardando quell’immagine ripenso all’originale, a quel quadretto guardato a lungo a Ferrara sei anni fa (sebbene un quadro sia ben più di un’immagine, nella memoria rimane come immagine – strano, strano), ma quel ricordo c’è e non c’è, (non lo so più: l’immagine-ricordo pian piano sostituita dall’immagine-cartolina), in ogni caso mi ricordo bene che i miei pensieri già a Ferrara davanti al quadretto di Chardin erano gli stessi, e più che di pensieri si tratta di una sensazione di frescura, chiare e fresche e dolci acque, per dire, e poiché per giunta io sono un pittore, si tratta di una meraviglia per un soggetto doppiamente refrattario alla visione e dunque ritroso a farsi avanti come soggetto: il vetro e l’acqua, coppia sdegnosa d’ogni opacità mondana, una trasparenza che fin dal primo momento mi ha fatto pensare a qualcosa di essenziale, e da sei anni continuo ad ammirare quell’immagine che rappresenta una semplice natura morta in cui tutto fa da sfondo al personaggio più umile e schivo – con una forza simile riecheggiano nel mio ricordo alcune frasi da un libro in cui l’io narrante dice di essere un bevitore d’acqua, in effetti sono sempre stato un gran bevitore d’acqua, pensa l’io narrante mentre si trova in un’oscura locanda in qualche valle della Stiria, tra nasi paonazzi schiamazzi boccali di birra puzza di cavolo e crauti, un bevitore d’acqua, ein Wassertrinker…

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Jean Siméon Chardin Verre d’eau et cafetière, 1760 olio su tela, 32 × 41,3 cm Carnegie Museum of Art, Pittsburgh

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Chiara Bettazzi

Invecchiati usati incastrati accatastati uniti immobili pesanti muti quotidiani ambigui chiusi sigillati fermati conservati seri desueti inabitati vissuti formati compressi intimi derelitti decaduti accozzati archiviati collezionati insoliti inutili affollati defunzionalizzati trasformati repressi diversi prossimi guasti scaduti scartati prelevati assemblati appaiati corporei riaffiorati demoliti riscattati ideali perfetti degradati deserti identici logorati precari associati convergenti morti deformi bilanciati istallati elencati corrispondenti ricordati robacce.

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Doris Salcedo Untitled, 2007 legno, cemento, metallo e strutture, 189 Ă— 233 Ă— 82,5 cm

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Mariella Bettineschi

L’arte prima la si ama poi, lentamente, la si comprende.

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Constantin Brâncuși Musa Addormentata, 1909–1910 marmo, 16 × 27,3 × 18 cm Atelier Brancusi, Parigi

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Bianco – Valente

L’inganno e l’abisso.

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Anish Kapoor Dark Brother, 2005 installazione permanente Museo Madre, Napoli

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Cesare Biratoni

La pelle dipinta, l’alchimia delle velature, il senso della barba incolta ma curata, i tre quarti della posa e lo sguardo serenamente diretto, il rettangolo scuro della cornice e la lucentezza del legno nero che mi facevano sentire, per la prima e unica volta, il bisogno compulsivo tipico del collezionista di possederlo; lo guardavo, progettavo il modo di trafugarlo e di portarlo a casa.

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Antonello da Messina Ritratto di uomo, 1476 olio su tavola, 27,5 × 21 cm Collezione Thyssen–Bornemisza, Madrid

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Bruno Baltzer – Leonora Bisagno

BB Le mostrai l’opera scelta e la vidi riverberare nei suoi occhi, chiudersi per incanto. LB Le mostrai un’opera e contenta di gioia mi svelò trattarsi di una foto del suo amico Whisky.

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J.M.W. Turner Light and Colour (Goethe’s Theory) – The Morning after the Deluge – Moses Writing the Book of Genesis, 1843 olio su tela, 78,7 × 78,7 cm Tate Britain, Londra

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Giovanni Blanco

È come una condanna la nostalgia del tempo, un rifiuto a dirsi nel presente, mentre fuori le luci e le ombre riflettono gli istanti che attraversano la carne, le cose, e spudorato è il sorriso ebete che svela l’umana condizione: “amor vincit omnia”.

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Michelangelo Merisi, detto il Caravaggio Amor Vincit Omnia, 1602–1603 olio su tela, 156 × 113 cm Staatliche Museen, Berlino

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Stefano Boccalini

Lo spazio diventa un campo di azione e un possibile luogo dell’esperienza attraverso un processo di democraticizzazione dell’arte.

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Gianni Colombo Spazio elastico – ambiente, 1968 filo elastico, luce di Wood, animazione elettromeccanica 400 × 400 × 400 cm 34a Esposizione Internazionale d’Arte, Biennale di Venezia

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Renata Boero

L’ombra disgiunta dalla sua forma, distolta dalla sua funzione prospettica di definizione del reale, spettrale vaga, l’ombra, a ricordarci l’inquietante assenza di reale, di qualsivoglia possibilità rappresentativa e l’ombra fissata sulla tela a mo’ di souvenir di una perduta centralità .

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Giorgio de Chirico Piazza d’Italia, 1912 olio su tela, 78 × 63 cm Estorick Collection, Londra

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Lorenza Boisi

Cammina, avanza, sfigurato il Volto Verde gronda Furia e cinema, non si fermerĂ arrivato alla mia gola.

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Edvard Munch L’assassino, 1910 olio su tela, 94,5 × 154 cm Munch Museet, Oslo

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Elisa Bollazzi

Chiudo gli occhi e ripenso a Linea di lunghezza infinita, un esile cilindro di legno sigillato munito di etichetta su cui nel 1960 Piero Manzoni riportò il titolo dell’opera e appose la sua firma certificandone così, sulla fiducia, il contenuto, una linea di lunghezza infinita appunto, racchiusa in uno spazio minuscolo per lo stupore del pubblico a cui spesso sfugge il vero significato dell’opera, ma non a me che sovente mi faccio minuscola e con un balzello m’infilo lì dentro per verificarne il contenuto, la pancia risucchiata contro il bacino, i glutei nascosti tra le vertebre, mi assottiglio come una ballerina della Scala, mi fermo di scatto, allungo un orecchio e ascolto la voce della creazione proseguendo di lato con prudenza, un guizzo qua e uno là lungo la linea di lunghezza infinita di cui cerco invano i due estremi, ebbene, la linea è proprio infinita, fidatevi tutti quanti.

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Piero Manzoni Linea di lunghezza infinita, 1960 cilindro di legno e etichetta di carta, 15 Ă— 4,8 cm Collezione privata

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Giuseppe Buffoli

La prima volta, ero talmente rapito dalle celle che quasi non la vidi, ma quando alzai lo sguardo, le lame delle sue ombre mi ferirono cosĂŹ profondamente che piansi.

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Giovanni da Fiesole, detto il Beato Angelico Madonna delle ombre, 1440–1450 affresco e tempera, 195 × 273 cm Museo di San Marco, Firenze

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Vincenzo Cabiati

La frenesia, l’inquietudine, intacca tutto un genere lasciato alla riflessione, all’intimità, viene centrifugato e lasciato lì e le mosche ronzano intorno.

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Achille Cabiati Natura morta, 1961 tecnica mista su carta, 9,8 Ă— 31,5 cm

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Stefano Cagol

Un’immagine mistica contemporanea, una perfetta metafora della società attuale che si rispecchia nell’uso della tecnologia, è abituata a guardarsi dentro attraverso i mass media, e vorrebbe perpetuarsi in eterno!

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Nam June Paik TV Buddha, 1974 scultura di Buddha in bronzo del XVIII sec., videocamera a circuito chiuso, 160 × 215 × 80 cm Stedelijk Museum, Amsterdam

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Chiara Camoni

Bellissima e terribile.

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Autore sconosciuto Venere dei serpenti, c. 1600 a.C. ceramica, h 29,5 cm Museo Archeologico, Candia

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Tiziano Campi

L’esemplare è sublime il sublime è esemplare.

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Luciano Fabro I piedi in mostra alla Galleria Christian Stein (2015–2016), Pero

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Mirko Canesi

Eventuali problemi inerenti a interferenze presenti nello spazio circostante vengono immediatamente risolti in maniera radicale, semplicemente ignorandone ogni fattore; Buren invade lo spazio con colori primari e forme base, imponendo la sua visione con uno stacco netto che pur vibra nei preziosi intervalli liberatori.

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Daniel Buren Peinture suspendue (Acte II), 1972 tessuto, 390 × 417 cm Collezione dell’artista

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Sauro Cardinali

Sei venuto a vedere?

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Matthias Grünewald Crocifissione – Altare di Issenheim, 1512–1516 olio su tavola, 269 × 307 cm Musée d’Unterlinden, Colmar

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Francesco Carone

‌ appena davanti notai immediatamente Re Carlo Alberto che da sinistra cercava di spiare nella mia testa con la scriminatura ribaltata, fluttuante in un paesaggio in cui, esagerandone i bagliori d’oro, il tramonto si era fatto alba.

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Constantin Brâncuși Uccello nello spazio, 1932–1940 ottone lucidato, h 151,7 cm base compresa Collezione Peggy Guggenheim, Venezia

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Daniele Carpi

Tutti ci abbiamo provato, ma alla fine non resteremo.

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Walter De Maria The Lightning Field, 1977 400 pali metallici appuntiti su un’area di circa 3 km2 Dia Art Foundation, New Mexico

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Jacopo Casadei

A mio parere tale opera rivela uno dei momenti di massima intimitĂ della pittura di Giorgio Morandi, in cui la luce segue le sagome e i corpi del luogo dal quale il suo pensiero prendeva forma; lo scorcio dal suo studio, una Bologna fermata nel tempo dalla vibrazione della sua tavolozza, come attraverso il vetro appannato di un tram.

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Giorgio Morandi Cortile di via Fondazza, 1954 olio su tela, 48 Ă— 50 cm Collezione privata

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John Cascone

Anche se mi state scoprendo, anche se ora incominciate a vedermi nuda, non mi vedete e continuate a scoprirmi, ricopritemi che il tempo vostro è freddo e avaro di visione, ricopritemi che io non sono la prima, non sono il vostro inizio, io non sono vostra, chi mi ha amato non è più, e cosa si cela nella vostra brama per l’origine se non il desiderio di possedere anche ciò che non conoscete, volete la giovinezza della civiltà ma non mi porrò mai nuda ai vostri occhi, perché siete vecchi, e cataratte i millenni che ci separano, dovrete dimenticare tutto e mostrarmi la vostra giovinezza, spogliatevi mentre mi scoprite, spogliatevi, e vi racconterò le storie incise sulla mia pelle, spogliatevi, e vi dirò il mio vero nome, voi che mi chiamate Göbekli Tepe, voi che non sapete nemmeno il nome mio vero, voi nati vecchi, scoprendomi avrete paura della vostra giovinezza, e sarete allora voi a scoprirvi estranei, dimentichi di ciò che avevate di più caro, disperso nel vento di millenni, perché qui non troverete ciò che cercate, qui non troverete nessuna culla, ma soltanto la stessa maledizione che vi insegue da sempre, che è passata anche da qui e che si cela in una sola parola: perché?

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Göbekli Tepe, X–VIII sec. a.C. sito archeologico, 500 m2 Örencik, Şanlıurfa, Turchia

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David Casini

Mi piace immaginarla come una scena teatrale contemporanea, che si esprime attraverso una mimica facciale, una gestualitĂ e una carica emotiva appassionata resa ancora piĂš calda dai toni rossi della terracotta.

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Niccolò dell’Arca Compianto sul Cristo morto, 1463–1490 terracotta Chiesa di Santa Maria della Vita, Bologna

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Alice Cattaneo

Il capo leggermente reclinato di Eleonora sembrava essere sostenuto da una piccola biglia di vetro.

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Francesco Laurana Ritratto di Eleonora D’Aragona, c. 1468 marmo, 50 cm Galleria Regionale di Palazzo Abatellis, Palermo

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Loris Cecchini

There is no such thing as good painting about nothing, a proposito di colore e monumenti atmosferici della velatura, dove il pittore stesso è quesito temporale; guardo, nella giusta posizione laterale dall’occhio vuoto: ed ecco ancora il riverbero, illuminante distanza dell’ordine dell’arte, nella libertà di un’ossessione – che passeggiata.

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Mark Rothko Seagram Murals, 1958–59 9 dipinti a olio su tela, dim. varie Tate Modern, Londra

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Chung T -Young

Giuseppe, con un suo piccolo gesto, ha abbracciato l’universo, sia orientale che occidentale, e davanti al suo lavoro – ha usato una semplice tecnica di scultura con martello e scalpello – io riesco a percepire un senso di incarnazione che dà un’energia silenziosa ma infinita e mi fa sentire di essere una piccola parte della madre terra.

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Giuseppe Penone Albero di 12 metri, 1970 legno, 1213 Ă— 25 cm Moderna Museet, Stoccolma

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Gianluca Codeghini

Rosso Seriale bel Tempo si Spera.

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Dennis Oppenheim Reading Position for Second Degree Burn, 1970 libro, pelle, energia solare; tempo di esposizione 5 ore Jones Beach, New York

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Mario Consiglio

Mia dipendenza visiva infantile di radici, stracci, caverne e pipistrelli ed io solitario cammino aspettando qualcuno che mi venga a prendere mentre tocco materia con mano timida perchÊ nessuno si accorga della mia paura del buio in scintille nel plastico mondo ovattato che spazza via i miei dolori e mi regala gioie e illusioni dell’arte con le sue vibrazioni distorte.

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Alberto Burri Nero plastica, 1961 plastica, stoffa, vinavil, combustione su tela, 101 Ă— 66 cm Collezione Burri, Fondazione Palazzo Albizzini, CittĂ di Castello

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Andrea Contin

Il ragazzo (polena vivente retta sulla prua a ricevere sul viso e sul petto gli spruzzi della schiuma del mare – del suo mare, che è vita e morte, fatica e piacere, inizio e fine, madre e padre – giovane, bello, con il sorriso che solo la spensieratezza dei vent’anni, alto e slanciato, con i suoi pantaloncini leggeri che sembrano il velo di un Cristo sportivo e nient’altro addosso, il colore della pelle che racconta la storia di un popolo rapito e offeso nei secoli che si ritrova nella bellezza di esistere di per sé, mentre il rumore del mare – ancora il suo mare – cadenza il movimento della barca sulle onde, su e giù, su e giù, facendolo prima sparire e poi riapparire da quel filmino che sa di super8, girato da chissà quale mano amica, di madre, di padre, di fratello, di compagno di avventure, di affascinato ospite, per diletto e per leggerezza, per conservare traccia del godimento di quell’attimo, di quel mare, di quel corpo eterno di Antinoo nero, di David creolo, eroe biblico e amante etereo, senza nessuna intenzione simbolica ma pieno di intenti amorosi, affettuosi, di carezze, contagiato dall’essere per l’essere, in una centratura nell’attimo che è tutta la meditazione di tutti i monasteri del Tibet in tutti i secoli passati, condensata nell’inutilità assoluta ed eterna che è nascita, genesi, cosmogonia: il rumore di quel mare cadenza quell’assenza di pensiero che è felicità pura e vera – il sentirsi qui e ora, con quel senso di pieno e di vuoto alla bocca dello stomaco – mentre, subdolo, attutisce i gesti sapienti e pietosi di chi sa che il cemento è peso che ferma la leggerezza del non essere, che la croce levigata col dito è rito magico, sapere antico ed eterno, che la staggia che tira, il piede che pesta, la cazzuola che leviga, lo scalpello che incide sono oggetti liturgici per la celebrazione ultima, che è di tutti e non solo del celebrato, che solo anticipa chi verrà poi, che tanto più è giovane quanto più sfacciatamente ci sbatte in faccia la coscienza di sapere di non essere, l’inevitabile, l’intollerabile, l’impensabile quando il sole ancora bacia e asciuga il corpo che ancora si bagna e ancora si asciuga, mischiando attorno a sé l’odio per quella rivelazione, guascona suo malgrado – ancora gesto di giovane incosciente di tutto se non della sua bellezza primitiva – al dolore e al rimpianto di chi lento gli cammina dietro) è morto. 82


Steve McQueen Ashes, 2014 installazione video a due canali, 12’56’’

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Fabio Cresci

Come dimenticare l’opera di quell’uomo in esilio in Babilonia, fra altri esiliati del suo popolo, che scolpisce su un mattone la città dalla quale è stato fatto uscire e vi giace davanti per 390 giorni sul fianco sinistro e per 40 giorni su quello destro, interponendo fra sé e il mattone una teglia di ferro, inscenando così l’assedio di Gerusalemme da parte dei caldei che di lì a poco si sarebbe compiuto e con frumento, orzo, fave, lenticchie, miglio, spelta, di questi si ciba utilizzandone poco più di due etti al giorno con circa mezzo litro d’acqua, mentre come combustibile per la cottura avrebbe dovuto utilizzare pezzi di sterco del genere umano, ma dopo una sentita supplica gli viene fornito letame di bovini.

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Ezechiele L’assedio di Gerusalemme, dopo il 617 a.E.V. e prima del 607 a.E.V. performance, mattone scolpito, teglia di metallo, frumento, orzo, fave, lenticchie, miglio, spelta, acqua, letame di bovini; azione documentata nel capitolo 4 del libro di Ezechiele Babilonia (nei pressi del fiume Chebar)

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Ermanno Cristini

Quando scorreva aereo, lo sguardo tuttavia avvitava il buio.

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Marcel Duchamp Eau & gaz Ă tous les etages, 1958 lettere bianche su lastra smaltata blu, 15 Ă— 20 cm

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Gaetano Cunsolo

Da bambino come tanti, per uccidere la noia, cercavo di non calpestare le linee di malta che separavano le lunghe pietre dei marciapiedi, di lasciare tracce imbevendo la suola delle scarpe nell’acqua delle pozzanghere o di camminare in equilibrio sull’apice di un muretto o sul corrimano di qualche aiuola.

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Gabriel Orozco Extension of Reflection, 1992 stampa cromogenica digitale, 40,6 Ă— 50,8 cm

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Sabrina D’Alessandro URPS, Dipartimento Titolazioni

Terebrante?

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Lucas Cranach Lucrezia, 1532 olio su tavola, 37,5 × 24,5 cm Gemäldegalerie der Akademie der bildenden Künste, Vienna

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Valentina D’Amaro

In un ambiente buio, nove videoproiezioni in scala reale circondano lo spettatore con le immagini delle stanze di una elegante ma vissuta villa d’epoca in cui altrettante persone, che s’intuisce essere musicisti amici intimi fra loro, dapprima singolarmente e poi ricongiungendosi nel finale, intonano con vari strumenti la stessa melodia sovrapponendovi sommessamente uno struggente canto, come a volerci trasmettere per via sensoriale ed empatica la “realizzazione dello stato di grazia”, armonia, unione e affettività che si auspicherebbero in una Società Ideale.

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Ragnar Kjartansson The Visitors, 2012 videoproiezione a nove canali con suono, 64’, dim. variabili

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Oppy De Bernardo

Insieme di circostanze o fattori che inspiegabilmente portano a un risultato.

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Giuseppe Sanmartino o Sammartino Cristo velato, 1753 marmo, 180 Ă— 180 Ă— 50 cm Cappella di San Severo, Napoli

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Alessio De Girolamo

Generalmente piace ciò che testimonia il proprio passaggio nella storia, ma fa vibrare ciò che testimonia la genesi della propria traccia e aiuta a redimere il dialogo con la conoscenza, dal corpo all’invisibile.

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Anselm Kiefer Uomo sotto una piramide, 1996 emulsione, acrilico, gommalacca, cenere su tela di sacco, 354 Ă— 500 cm

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Giovanni De Lazzari

Definita la luce di ogni cosa, il culmine dell’azione è fermo in un presente immortalato: San Giorgio libera Silene dopo aver ferito il drago, meravigliosa creatura che sarà condotta dai sudditi atterriti affinché si sottomettano a un Cristo domatore d’anime (strappato al tempo delle chimere, il mostro non tornerà mai più nella sua grotta mentre il santo, in sella al cavallo impennato, sparirà trionfante nel ciclone da cui è venuto).

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Paolo Uccello San Giorgio e il drago, c. 1470 olio su tela, 55,6 Ă— 74,2 cm National Gallery, Londra

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Flavio De Marco

Il 14 settembre 2014 sono andato all’Aia per vedere un’opera di Vermeer, e mentre dalla stazione centrale mi recavo a piedi verso il Mauritshuis, per raggiungere quel dipinto che credevo di conoscere alla perfezione, affioravano alla memoria dettagli che avevo visto e rivisto più volte in riproduzioni più o meno fortunate, con cui però avrei potuto descrivere il dipinto nella sua integrità, con esattezza di particolari, partendo dal lembo di terra nella parte bassa dove si vedono nel centro due donne in piedi con un gruppo di quattro figure più spostate sulla sinistra, scorrendo poi sul corso d’acqua congiunto all’area portuale della città di Delft, con le mura, le due porte di Schiedam e Rotterdam, rispettivamente con l’orologio e le torri gemelle (entrambe distrutte nell’Ottocento), il campanile della Nieuwe Kerk più lontano nella Piazza del Mercato, salendo poi nella parte che occupa circa i due terzi del dipinto, e che schematizzando si risolve in tre grandi nuvole, due bianche in basso e al centro, e una grigia che esce dal quadro attraverso il bordo superiore, insieme ad altri dettagli che lampeggiavano a caso nella mia mente, barche, pontili, archi, tetti, riflessi, tutti elementi figurali che aspettavano di essere ritrovati dal mio sguardo, mentre con questi pensieri, dopo essere entrato nel museo, stavo già varcando la soglia della sala al piano superiore, e adesso mi appariva da lontano quella veduta di città che potevo ammirare per la prima volta con tutto il mio corpo, a fior di pelle, e che mi attirava a sé come una ninfa in un bosco, un bosco di segni e di gesti, in cui la rappresentazione si dà come misura ulteriore del reale, e mentre rallentavo l’andatura con la ritualità di chi si avvicina a qualcosa di sacro, mi sono fermato a circa un metro di distanza dal dipinto, iniziando a fissare la tela, e accorgendomi nell’immediato che qualcosa non tornava, qualcosa in stretta relazione proprio con la superficie della tela, o meglio con i molteplici spessori del processo pittorico, che si diversificava passando ad esempio da un segno più trasparente e diluito per i riflessi dell’acqua ad un’altro più materico e in rilievo per i profili dei tetti, anche se non era precisamente 100


questo (mi si passi il termine) il miracolo a cui stavo assistendo, ma qualcosa di assolutamente imprevedibile che emergeva per la prima volta nella visione dal vivo dell’opera, che mai sarebbe stato visibile in riproduzione, e che nel caso specifico consisteva in una serie di microscopici puntini bianchi distribuiti sull’intera superficie dell’immagine dipinta (ad esclusione della parte del cielo e delle nuvole), una tessitura luminosa che andava a sovrascrivere il modello rappresentato, ovvero la città di Delft vista dall’ingresso meridionale della città, determinando sulla veduta una sorta di effetto di retroilluminazione, come se il dipinto fosse un light-box, mentre si trattava esattamente dell’opposto, nel senso che si poteva chiaramente distinguere un primo livello dell’immagine in cui il pittore aveva rappresentato una veduta di città, e un secondo in cui aveva ridipinto la luce dell’immagine già rappresentata, creando quell’effetto vibrante di pulsazione in grado di mettere in movimento la staticità del motivo ritratto, come se la realtà fosse la fase più lenta di un battito visivo esclusivamente pittorico, ragione per cui, dopo pochi minuti, ho raggiunto una semplice conclusione, ovvero il fatto che io quell’opera, quel quadro che pensavo di conoscere alla perfezione, quel dipinto che potevo descrivere a memoria, io, quel dipinto, non l’avevo mai visto.

Jan Vermeer Veduta di Delft, 1660–1661 olio su tela, 96,5 × 115,7 cm Mauritshuis, L’Aia

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Barbara De Ponti

Ho il sole negli occhi quando conto la prima trequarti e le quindici e l’ultima mezza delle Mărgele di acciaio inossidabile impilate una sopra l’altra e le palpebre socchiuse aiutano il pilastro terrestre che sostiene il cielo a trasformarsi nel ritmo modulare di un mantra senza fine.

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Constantin Brâncuși Colonna infinita, 1937 acciaio inossidabile, 2933 × 90 × 90 cm Parco Brâncuși, Târgu Jiu

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Carlo Dell’Acqua

Giostrano furiosamente appese vecchie bambine adorne di stanze schiantate.

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Ben Shahn Liberation, 1945 gouache, 75,6 × 101,4 cm Museum of Modern Art, New York

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Marta Dell’Angelo

Restare appesi, disarmati ai confini del limite, estensione e durata massima, resistenza, misurazione, il sudore, l’aria, il tempo, il corpo, le gambe e poi cadere.

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Bas Jan Ader Broken fall (organic), 1971 performance, 16 mm, 1’44�

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Martina Della Valle

Il rumore del vuoto, la densitĂ del silenzio.

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Rei Naito Matrix, 2010 gocce d’acqua su cemento, 40 × 60 cm Teshima Art Museum, Teshima

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Mario Della Vedova

È nel regesto contingente del catalogo illimitato che si rivolge il mio sguardo assente, catturato, di volta in volta, da una visione tipo quella di Nicolás Gómez Dávila: «è sufficiente che la bellezza sfiori appena il nostro tedio perché il cuore ci si laceri come seta tra le mani della vita».

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Non una ma tante di qualsiasi misura e in qualsiasi luogo

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Rolando Deval

All’inizio, da ragazzo, mi pareva un masso erratico finito chissà come nello spazio ascetico di un museo; non tanto per la forma, ovviamente, ma per l’impatto volumetrico e l’aura di silenzio che da esso emanava, come capita di incontrarne in sperdute valli di montagna dove il silenzio assume la dimensione dell’enigma; ed enigma resta, dopo e nonostante anni di esaurienti e forse esaurite interpretazioni e spiegazioni di varia natura; resta, sempre più vivo, il paradosso visivo: il pianoforte nel feltro non silenzia il suono ma ne attutisce gli effetti, li rallenta, o li ferma per riprendere fiato – come passi nella neve fresca – ampliandone anzi il potenziale racchiuso, protetto, tenuto in caldo; e il fatto che lo strumento sia un Bechstein (notoriamente più morbido nel timbro rispetto alla brillantezza di uno Steinway o di un Bösendorfer) non fa che aumentare tale impressione, mentre del discorso dell’autore, tendente a dare una legittimità etico-politica alle proprie scelte formali, ho sempre trattenuto per me soltanto la triade “calore, suono, plasticità”, che in maniera del tutto sorgiva e spontanea mi colpiva senza mezzi termini, chiudendo incisivamente il cerchio tra il mio sguardo e la forma dell’opera; davanti a quello stato di tellurico incantamento, di veglia dormiente, potevo pensare anche all’ammonimento rilkiano contenuto nel Torso arcaico di Apollo di sessant’anni prima: la necessità di rendersi disponibili a cambiare la propria vita (c’è forse, d’altronde, una promessa di qualche rilevanza il cui esaudimento non dipenda da questa condizione?); infinite volte in quegli anni ho cercato di entrare idealmente, se non materialmente, dentro a quell’involucro, ed era come trovarsi su una soglia in cui si celebra l’enigma della relazione tra il dentro e il fuori, il chiuso e l’aperto: ogni volta era come tornare alla sorgente del desiderio di costruire a mia volta opere d’arte; col passare degli anni dentro all’involucro di feltro dev’essersi venuto formando un grumo di tempo senza misura, indiscernibile dallo spazio che lo contiene, il pianoforte stesso svanito nel buco nero della pura dormienza.

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Joseph Beuys Infiltration homogen für Konzertflügel, 1966 piano, feltro, tessuto, 100 × 152 × 240 cm Centre Georges Pompidou, Musée national d’art moderne, Parigi

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Lorenzo Di Lucido

Mi ero concesso il lusso di non avere piĂš tempo, decisi di fare con menefreghismo misto a ribellione un lillĂ biancastro, impastato nelle bestemmie degli ultimi giorni.

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Eduard Manet LillĂ in un vaso di fiori, 1882 olio su tela, 54 Ă— 42 cm Nationalgalerie, Berlino

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Elisabetta Di Maggio

Si camminava in quel bel giardino e si continuava a ridere per scemenze, nonostante la stanchezza, o forse proprio per la stanchezza e la saturazione di aver visto tutte quelle immagini in pochi giorni… poi, sempre continuando a ridere, ci siamo accodati agli altri che facevano la fila per entrare in un cubo, senza sapere nulla di cosa avremmo visto; la fortuna ci ha fatti entrare insieme, noi tre che allora eravamo così uniti, la visione è stata indimenticabile: nel mezzo del cubo un enorme buco nero aperto nel pavimento senza fondo apparente, solo colore-forma-materia, un’estetica di shock e sorpresa, di vuoto e denso, di sublime e di tranquillità che ci ha trascinati dentro una forte vertigine… ne siamo usciti in silenzio e non si rideva più.

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Anish Kapoor Descent into Limbo, 1992 cemento, stucco, 600 × 600 × 600 cm Documenta IX, Kassel

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Raffaele di Vaia

Passando la soglia, io, di quel codice, dimenticai tutto.

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Giuseppe Penone Rovesciare i propri occhi, 1970 stampa alla gelatina d’argento virata al selenio su carta baritata 40 × 30 cm

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Matteo donati

Non capisco, ma so che non sono di fronte a un Trash-Work, né a un Mirror-Edge, né sto guardando un Passante Ferroviario di Torino; so che sono alla Galleria d’Arte Moderna di Milano in via Palestro mentre cammino tra la Polvere d’Arte delle cere di Medardo Rosso (Arte per non Vedenti) e, con passo felpato, come non volesse perdere tempo, mi viene incontro un custode travestito che, con piglio da venditore porta a porta, mi interroga su come spiegare a sua madre che ciò che fa(ccio) serve a vendere qualcosa…

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Tino Sehgal This is critic, 2008 azione Galleria d’Arte Moderna, Milano

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Maurizio Donzelli

Per analogia ogni opera d’arte appartiene alla precedente e alla futura in un crocevia dentro cui guardare e esser guardati; potrei oscillare così per sempre se non fossi trattenuto dal mistero della sua assoluta bellezza che (finalmente) mi lascia in un vuoto senza parole… il cartiglio dice: Io Albrecht Dürer di Norimberga, all’età di ventotto anni, con colori eterni ho creato me stesso a mia immagine.

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Albrecht DĂźrer Autoritratto con pelliccia, 1500 olio su tavola, 67 Ă— 49 cm Alte Pinakothek, Monaco di Baviera

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Diana Dorizzi

A chi accende una luce spegnendola.

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Autore sconosciuto Vergine Nera di Częstochowa, s.d. pittura a tempera su tavola, 122 × 82 × 3 cm Santuario di Częstochowa, Jasna Góra

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Elena El Asmar

La morte è leggera e, generosa, si posa sulle cose d’intorno mentre un pensiero al finito consola e riposa lo sguardo nel paesaggio che è presagio mattutino di una luce che inganna i sensi e ripensa le contraddizioni.

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Giovanni Segantini Trittico della Natura (La Morte), 1898–1899 olio su tela, 190 × 320 cm Segantini Museum, St. Moritz

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Bruna Esposito

Mi invitate a scrivere un unico periodo conciso e sintetico per descrivere un’opera d’arte che sia per me importante e vi assicuro non è facile rispondere a questa esortazione e raccontarvi in poche parole quale opera credo mi abbia segnato quanto quella che dal droghiere all’ora di pranzo comprando il pane ogni giorno osservavo dipinta in colori tenui sulla parete in alto dietro al grande bancone che a malapena riuscivo in punta di piedi a raggiungere per pagare cento lire e prendere la busta piena di ciriole e rosette, e così il ricordo di quelle dipinte lassù sul muro se intinte nel latte versato dalla giovane di Vermeer ancora sazia più delle vere i miei occhi.

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Jan Vermeer La lattaia, c. 1659 olio su tela, 45,4 × 40,6 cm Rijksmuseum, Amsterdam

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Paolo Fabiani

Le gesta di questo viaggiatore interstellare sono note in tutte le galassie, infatti al suo braccio porta l’onorificenza Ambarzumian di chi cioè è veterano ed esperto dello spazio e del tempo, atterra con la liscia fronte, lo sguardo fisso, gli occhi lanciano nello spazio fotoni raggianti, non si presenta, il suo nome è alfanumerico, semplicemente porge un souvenir del suo pianeta con un saluto codificato dal numero tre; rimarrà sulla terra giusto il tempo necessario per la sua breve missione, ripartirà poi verso destinazione sconosciuta velocità supertempo-extraluce, su traiettorie-rotte indeterminate, dimensione ultra, connessione particellare luminosa, quando qui sul nostro pianeta contemporaneamente stiamo ancora vivendo stupore, sorpresa per una manifestazione improvvisa mentre stavamo leggendo un brano di una antica scrittura, testo di rara poesia, cercando rinfranco dopo un sonno inquieto tra le fresche erbe del giardino arieggiato dalle brezze marine filtrate da araucarie e cedri profumati arrivano fino a noi anche radiosi raggi solari; il messaggero ci chiede la disponibilità a collaborare, verrà quindi impiantato un seme di un inviato di maggiore lignaggio, per ideali di pace e fratellanza; la nostra palese sorpresa per questa inaspettata visita e questo ambizioso progetto è evidente anche se ci sentiamo onorati per questa scelta che ci vede protagonisti, di una scena di elevatissimo carattere morale e che si prefigge la salvezza di tutti i popoli.

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Leonardo da Vinci Annunciazione, 1472–1475 olio e tempera su tavola, 98 × 217 cm Galleria degli Uffizi, Firenze

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Francesca Ferreri

Da una prospettiva assonometrica, due apicoltori sollevano un favo mentre il terzo, con in mano un soffietto, dirige lo sguardo sulla decorazione sfuggendo alle regole di simmetria.

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Autore sconosciuto Chapiteau des Apiculteurs, c. 1120–1140 pietra Basilica di Santa Maria Maddalena, VÊzelay

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Orietta Fineo

Due ma non due.

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Pino Pascali 32 mq di mare circa, 1967 30 vasche di alluminio zincato e acqua colorata all’anilina, 113 × 113 cm ognuna La Galleria Nazionale, Roma

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Luca Francesconi

Lo spazio è solo un pretesto necessario per immaginare la storia.

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Meuser Kaninchenzimmer, 2013 metallo, pittura, 134 Ă— 76 Ă— 55 cm

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Giovanni Frangi

Sembra quasi un ghigno, invece la tua mano corre veloce e sa perfettamente quando frenare accarezzando il corpo di un’amica di Rubens.

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Willem de Kooning Woman, Sag Harbor, 1964 olio e carboncino su legno, 203,1 Ă— 91,2 cm Hirshhorn Museum and Sculpture Garden, Washington

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Pierluigi Fresia

Come folli tra gli alberi, dove la più azzardata direzione, convulsa prospettiva è pari, forse, superiore alla più ragionevole, assordati dal latrare di neri cani veloci, vestiti dell’odore pungente di panni sudati, cerchiamo prede tra i vivi, ovunque esse siano e comunque esse vivano.

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Paolo Uccello Caccia nottturna, c.1470 tempera su tavola, 65 Ă— 165 cm Ashmolean Museum, Oxford

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Federico Fusi

Il valore linguistico ancorchÊ formale sta qui nella assunzione del segno, inteso come conseguenza di un atto tecnico-mediatico, a messaggio, divenendo icona pur restando in se stesso aniconico è pertanto anche icona della sua stessa aniconicitå.

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Michelangelo Buonarroti particolari de Il Crepuscolo e de Il Giorno, 1524–1531 marmo statuario di Carrara Sagrestia Nuova, Chiesa di San Lorenzo, Firenze

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Paola Gaggiotti

Declina ogni immagine e concetto con una misera grandezza, come in questi aerei: il gesto grafico della penna a sfera che riempie un cielo, lasciando bianchi gli aerei, è allo stesso tempo una pratica zen e la dimostrazione dell’efficacia della semplicità che cerco nell’arte.

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Alighiero Boetti Aerei, 1982 penna a sfera blu su carta foderata, 94 Ă— 210 cm

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Armida Gandini

C’era una volta una bambina e c’era la sua amica del cuore, bianca nella sua sagoma vuota, pareva non ci fosse eppure c’era, ritagliata nell’immaginazione della bambina che la sfiorava per non sentirsi sola, per continuare a giocare, perché c’è sempre qualcosa che ci manca.

146


Hans Peter Feldmann Zwei mädchen, 1999 stampa fotografica in bianco e nero ritagliata, 92 Ă— 60 cm

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Michele Guido

Ăˆ sempre stata una questione di confini.

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Giuseppe Antonio Castelli Le servitĂš prediali secondo il codice universale austriaco del giureconsulto, 1820 incisione Ed. Placido Maria Visaj, Milano

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Silvia Hell

Dalla proiezione monocroma che una fila di persone in attesa dietro all’angolo non vedeva, uscÏ una coppia.

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James Turrell Ganzfeld Apani, 2011 installazione luminosa, 120 m2 Arsenale, 54a Esposizione Internazionale d’Arte, Biennale di Venezia

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HH.Lim

Non esiste buongiorno migliore di quello caratterizzato da una passeggiata mattutina che da piazza Vittorio Emanuele II, passando per Santa Maria Maggiore e poi per via Cavour, porta alla suggestiva ma faticosa Salita dei Borgia che conduce alla piazza con la Chiesa di San Pietro in Vincoli, nella quale è conservato il Mosè di Michelangelo, una straordinaria rappresentazione marmorea alta oltre due metri con le tipiche corna scolpite come fossero la materializzazione di raggi luminosi sulla testa di Mosè, e con il volto che Michelangelo ha fatto magicamente girare a colpi di scalpello, spostando anche la gamba sinistra in secondo piano per accentuare la visione prospettica nonostante la scarsa disponibilità di marmo, dal quale comunque è nata quella meraviglia disumana e alla quale lo stesso Michelangelo chiese ancora di più, colpendola sul ginocchio per ascoltare la sua voce e raggiungere così una perfezione assoluta: sarà una leggenda metropolitana?

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Michelangelo Buonarroti Mosè, c. 1513–1515 marmo, 235 cm Basilica di San Pietro in Vincoli, Roma

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Yuki Ichihashi

In un giorno sereno, aspettando quell’attimo in cui il sole sorge, nel silenzio tra notte e giorno, il mio pensiero vola al punto lontano dove la luce nasce; o in un giorno di forte vento, mentre chiudo i miei occhi e ascolto il fruscio della sua voce che corre per il vasto campo; o ancora in un giorno nuvoloso, in piedi, insieme ai quattrocento pali ben ordinati che si stagliano verso il cielo, sotto un pesante cielo grigio aspetto che arrivi il prossimo e infine nel giorno in cui il fulmine cade e come squarciando l’aria collega il cielo con la terra, lasciandomi immersa in quell’aria, persa in quella vista.

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Walter De Maria The Lightning Field, 1977 400 pali metallici appuntiti su un’area di circa 3 km2 Dia Art Foundation, New Mexico

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Sebastiano Impellizzeri

Sottile dialettica di forma e colore.

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Richard Diebenkorn Ocean Park No. 66, 1973 olio su tela, 236,2 × 205,7 cm Albright-Knox Art Gallery, Buffalo

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Giovanni Kronenberg

La natura nella sua forma piÚ radicale rimane l’unica forma di trascendenza.

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Caspar David Friedrich Nebbia mattutina in montagna, 1808 olio su tela, 71 Ă— 104 cm ThĂźringer Landesmuseum Heidecksburg, Rudolstadt

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Giulio Lacchini

I concetti spaziali sono idee per trascendere la materia.

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Lucio Fontana Studi per teatrini biro nero su carta, 31 Ă— 31 cm Collezione Studio Permanente, Milano

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Francesco Lauretta

A Roma nel 1986 vidi una sua prima opera, si trovava accanto alla sala dei poveristi assai presenti in quel tempo e frequentati da poco da me, era il Rabbit, quel giocattolino famoso in acciaio lucido così lucido che sembrava morbidissimo, un palloncino era e che mi stupì semplicemente perché mi avvisava che quelle opere di là, quelle dei poveristi, avevano come la polvere addosso, opere vecchie come da allora mi sono sempre sembrate grazie a Koons, opere che per me rimangono ancorate ai loro anni sessanta seppur abbiano continuato ad invadere il nostro territorio e i nostri musei ma, a dir il vero, l’opera che mi ha sempre sorpreso e che trovo invidiabile nella sua semplicità e genialità di Koons sono le due palle di basket, Two Ball, che galleggiano a metà dentro una teca di vetro riempita a metà d’acqua distillata, un capolavoro.

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Jeff Koons Two Ball 50/50 Tank (Spalding Dr. J Silver Series, Wilson Supershot), 1985 vetro, acciaio, acqua distillata, due palloni da basket, 159,4 Ă— 93,3 Ă— 33,7 cm

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Filippo Leonardi

Sottrarre il peso della materia morta con l’essenza della materia viva.

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Marc Quinn Selma Mustajbasic, 2000 marmo, 89 × 55 × 144,5 cm

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Corrado Levi

Il giovane amoroso si abbatte sul corpo della bella infilzato nella schiena da un pugnale assassino comprato a “la bottega del coltello in via Alberto Pitentino 2/B 24124 Bergamo�.

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Gaetano Previati Morte di Paolo e Francesca, c. 1887 olio su tela, 98 Ă— 227 cm Accademia Carrara, Bergamo

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Michele Lombardelli

L’Uomo dei topi era il soprannome dato da Sigmund Freud a un paziente che aveva sviluppato una serie di fantasie ossessive in cui i topi avevano acquisito una serie di significati simbolici ai quali continuamente ne venivano aggiunti di nuovi; nel dipinto di Lucian Freud l’uomo nudo è sdraiato sul divano con le gambe aperte e un topo nella mano destra.

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Lucian Freud Naked Man with Rat, 1977–1978 olio su tela, 91,5 × 91,5 cm Art Gallery of Western Australia, Perth

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Loredana Longo

Uno contro l’altro, la tensione che l’uomo cerca per vivere e per morire.

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Rebecca Horn High Moons, 1991 due fucili Winchester, due recipienti di vetro, motore, metallo, acqua e colorante, dim. variabili

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Andrea Magaraggia

Nessun ordine, nessuna simmetria, nessuna fonte di luce certa dove un’immagine ci appare trascendentale antioraria in una proposta di rivelazione.

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Jacopo Robusti, detto il Tintoretto Il ritrovamento del corpo di San Marco, 1562–1566 olio su tela, 396 × 400 cm Pinacoteca di Brera, Milano

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Francesco Maluta

Elegante ed imponente si staglia al centro una donna che indossa una veste piumata e una mostruosa maschera da barbagianni; alla sinistra un uccello antropomorfo spezza una lancia a favore del pube della sposa che, con gesto risoluto, allontana una seconda giovane vergine, mentre un piccolo mostriciattolo gravido e con quattro seni piange un’epoca di scarsa fertilità .

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Max Ernst La vestizione della sposa, 1939–1940 olio su tela, 130 × 96 cm Collezione Peggy Guggenheim, Venezia

175


Amedeo Martegani

La campagna romana di Poussin, con questi uomini piccoli e concentrati in un’azione che è solo nel titolo, tanto è lo spazio attorno, alti un decimo di una pianta, costretti dalla prospettiva a essere poco più che macchie in un sole di giornate indimenticabili.

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Nicolas Poussin Paesaggio con Ercole e Caco, 1659–1661 olio su tela, 156,5 × 202 cm Museo Puškin, Mosca

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Monica Mazzone

Fili rossi leggeri e presenti delimitano lo spazio in un contorno scultoreo effimero e pesante, muri di niente da attraversare, tridimensionali come la materia evanescenti come l’anima pesanti come il cuore; nessuna gravità , sembrano comparire dal niente, o dai muri, linee di terra e vertici del soffitto, orizzontale e verticale, come un diagramma scarno e raffinato, il silenzio si aggira fra gli occhi e lo sguardo che dal primo istante ha colmato l’idea di presenza.

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Fred Sandback Untitled (from Ten Vertical Constructions [rust red variation]), 1977–1979 filo acrilico rosso ruggine Dia Art Foundation, Beacon, New York

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Franco Menicagli

Installazione totale di uno spazio abitato, casalingo, dove ogni centimetro di superficie, compreso il soffitto, è ricoperto di volumi precari, fatti con materiali poveri e di recupero, che rendono l’opera assolutamente spontanea e ne determinano la inequivocabile scomparsa e celebritĂ e di conseguenza la nascita di un mito.

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Kurt Schwitters Merzbau, 1923–1936 (distrutto nel 1943) Waldhausenstrasse 5 bis, Hannover

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Sabrina Mezzaqui

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John Cage 4’33’’, 1952

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Yari Miele

La busta potrĂ essere aperta solo dopo la morte della persona che avrĂ assunto il veleno.

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Sergio Lombardo Progetto di morte per avvelenamento, 1970 busta da lettera sigillata, flacone di vetro di cianuro di sodio Collezione dell’autore, Roma

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Jacopo Miliani

Addossato su un plinto ci sono: un bicchiere enorme con un cappello giallo, delle foglie di palma, una racchetta da spiaggia, statuette, un mosaico di specchi e una foto grande raffigurante delle macchinine in un incidente stradale.

186


Isa Genzken Urlaub, 2004 vetro, lacca, plastica, metallo, legno, fotografia, 227 Ă— 165 Ă— 55 cm Saatchi Collection, Londra

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Ottonella Mocellin – Nicola Pellegrini

Non molto tempo fa, seduti su una panca nel museo vicino a casa di Rio, con la schiena appoggiata al muro e avvolti nel buio piÚ totale, abbiamo sentito domandare a un gatto, in un francese di cui non riuscimmo a decifrare l’accento, se quello era un bel quadro e se corrispondeva alle sue aspettative di trasformazione verso un nuovo tipo di figurazione e subito abbiamo sentito il gatto, anche lui con un accento che non riuscimmo a decifrare, rispondere semplicemente: Miaooo!

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Marcel Broodthaers Interview with a Cat (Ceci est une interview recueillie au Musée d’Art Moderne, Département des Aigles, 12 Burgplatz, Düsseldorf ), 1970 traccia sonora, 4’54”

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Concetta Modica

L’idea di non guardare un’opera, ma di immaginarla attraverso un testo, una narrazione o attraverso l’altro, prende forma in questo lavoro di Penone, in cui si mette in scena il rapporto a tu per tu con chi lo guarda; l’autore non vede il mondo con i suoi occhi, ma permette a chi lo guarda di specchiarvisi, di guardarsi e guardarlo, con l’idea che ciò che si vede venga dall’artista, da dentro, come una luce che tutti vedono tranne l’artista stesso: non si capisce più chi vede cosa e chi, qual è il riflesso e dove può arrivare il nostro sguardo su un’opera, così come sul mondo.

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Giuseppe Penone Rovesciare i propri occhi, 1970 stampa alla gelatina d’argento virata al selenio su carta baritata 40 × 30 cm

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Dario Molinari

Giro giro tondo casca il mondo casca la terra tutti giĂš per terra.

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Giuseppe Pellizza da Volpedo Idillio primaverile, 1896–1901 olio su tela, ∅ 99,5 cm Collezione privata

193


Maria Morganti

Incominciare, toccare, lasciar tracce, fare esperienza, tentare di capire, credere, sentire, registrare, tenere, dire, ritrarsi, lasciare andare, immaginare, proseguire.

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Pitture rupestri di Chauvet, c. 3000 a.C. materiali organici su parete Grotta Chauvet, Vallon-Pont-d’Arc

195


Margherita Moscardin

«Quando il dio nascose la terra per un vasto tratto sotto la nebbia, fermò la sua fuga e rapì il suo pudore»; così, nel primo libro delle Metamorfosi, Ovidio racconta Io, la ninfa che Correggio ritrae seduta di spalle a chi guarda, la testa reclinata che mostra il profilo baciato da Giove, trasformato in nuvola scura per sedurla: è l’ultimo dipinto dell’artista.

196


Antonio Allegri, detto il Correggio Giove e Io, 1532–1533 olio su tela, 168,5 × 74 cm Kunsthistorisches Museum, Vienna

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Andrea Nacciarriti

Le rovine della storia non appartengono all’immobilità fondante e protetta dei monumenti.

198


Cyprien Gaillard The recovery of discovery, 2011 72.000 bottiglie di birra in cartoni

199


Marco Neri

Aspirare all’uguaglianza in totale libertà è una forma di bellezza di una certa intensità

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Ellsworth Kelly Colors for a large wall, 1951 olio su tela, 64 pannelli, 240 Ă— 240 cm Museum of Modern Art, New York

201


Nero

Declino fuori controllo, una fragile giungla post-atomica fatta di neon e cemento, un’allucinante cloaca metallica che sfreccia a tutto gas verso i poteri dell’anima, un’educazione marginale; l’ennesima sporca deflagrazione dell’umanità.

202


Katsuhiro Otomo Akira, 1988 animazione, colore, suono, 124’

203


Giancarlo Norese

Kovanda fa un’azione che è il contrario di un’azione – una sorta di azione passiva, si potrebbe dire – ovvero aspettare una telefonata non concordata, da chiunque possa chiamare, a qualunque ora del 18 novembre 1976, seduto davanti a quel telefono bianco (anzi no, bicolore) con sguardo distratto verso la finestra, il gomito appoggiato sul tavolo, la mano alla bocca, attende con grande equilibrio d’animo quella telefonata che arriverà, oppure no, è lo stesso.

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Jiří Kovanda Waiting for someone to call me... Praga, 18 novembre 1976

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Giovanni Oberti

Farsi sputare in un occhio per mettere un dito nel miele.

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Cornelius Norbertus Gijsbrechts Trompe l’oeil. The reverse of a framed painting, 1668–1672 olio su tela, 66,4 × 87 cm Staten Museum for Kunst, Copenhagen

207


Valerio Rocco Orlando

“Somebody” è una app concepita come una piattaforma di messaggeria istantanea che ha consentito agli utenti di tutto il mondo di consegnare, di persona, il messaggio di un estraneo, con l’obiettivo di ridurre la disconnessione, la dissociazione e l’alienazione che caratterizza l’era digitale: una sorta di telegramma vivente inviato al destinatario attraverso il coinvolgimento fisico di una terza persona, individuata nelle vicinanze grazie all’utilizzo di un geo-localizzatore (“Quando tu non puoi essere lì, Somebody può”).

208


Miranda July Somebody, 2014–2015 app

209


Giovanni Ozzola

Siedi nel nulla, respiri freddo, luci, colore e silenzio, vuoto smog, vertigine, di tutto.

210


James Turrell Gathered Sky, 2012 installazione ambientale The Temple Hotel, Pechino

211


Pierpaolo Pagano

Un vortice di pensieri rimbalza tra me che specchio il vedere e gli occhi di chi guarda e chi no, immagine ferma e instabile nello stesso tempo, nell’esserci e nel fuggire.

212


Diane Arbus A Young Brooklyn Family going for a Sunday Outing, N.Y.C. 1966, 1966 stampa alla gelatina d’argento, 38,8 × 37,3 cm Tate Modern, Londra

213


Fabio Paleari

…

214


Bruce Nauman Get Out of My Mind, Get Out of This Room, 1968 installazione audio, 6’ in loop

215


Cristina Pancini

Non lo trattenne e scrisse, a occhi aperti, a luce bassa, a dirotto: ne fece un monumento.

216


Clelia Marchi Gnanca na busia, 1985 tecnica mista su lenzuolo, 230 Ă— 250 cm Archivio diaristico nazionale, Pieve Santo Stefano

217


Luca Pancrazzi

Nonostante non l’abbia mai vista dal vivo, quest’opera mi evoca, e mi ha evocato e ispirato pensieri, riflessioni e infine altre opere e pensieri, più di quanti ne avrebbe generati se l’avessi vista e fermata nella mia mente, proprio per le sue qualità riflettenti e mimetiche.

218


Alighiero Boetti Niente da vedere niente da nascondere, 1969 ferro e vetro, 300 Ă— 400 Ă— 4 cm

219


Pantani-Surace

Il respiro confuse i confini con gli orizzonti.

220


Santiago Sierra Riga di 250 cm tatuata su sei persone retribuite, 1999 Spazio Aglutinador, L’Avana

221


Riccardo Paracchini

Mi sposto dal “Nudo sdraiato” (1917–1918, 60 × 92 cm) di Amedeo Modigliani, porto lo sguardo del cuore su una piccola tavola di Nicola De Maria, e mi domando se saranno la stessa cosa, questi due amori; però mi trovo di fronte a una pittura corposa, fatta di colore e gesto generoso e soave, dove Nicola De Maria mette a nudo il tentativo di un assalto all’Esistenza, giacché il suo dipingere è un fare antico e sapienziale, quella sapienza che è giungere davanti a Dio: sì, il suo colore è fluido, fatto di essenziale purismo, dell’ideale armonia del Beato Angelico, di toni luminosi e puri: è l’etereo spettro del cielo farsi luce e gioia per l’“avvenire perfetto”, composto in forme e strutture segnanti ieraticamente Fiori e Angeli e Stelle, come un cammino che m’assorbe il cuore, coinvolgendo e segnando l’Umanità intera, e non capisco ma cammino: sono sconvolto dall’incontro con quella pittura fatta di senso, che lascia da parte ogni astrazione analitica, senza alcuna elucubrazione, ma con l’esprimersi di un pensiero semplice, come quello dei bambini – ci ricorda Gesù – dove nella quasi casualità del crogiuolo dei colori e nel continuo penetrarsi e sovrapporsi delle pennellate, si rivela però la traccia di un ordine: lo spazio dell’opera è un luogo di relazioni, la dimora di un sistema, il “monastero” in cui realizzare un ideale prezioso, e sento che potrei impazzire di fronte a questo mistero, a questi dipinti di una incommensurabile allegoria attraverso la quale l’anima può penetrare nell’intimo del mondo e delle cose, che non rappresentano, ma sono, qui davanti a me, ora e sempre, distese di colori e segni: che come le parole di un angelo si dispongono a dirmi qualcosa, l’unica parola: «Amore»: ed io non so.

222


Nicola De Maria Regno dei fiori, 1984 tecnica mista su tela, 33 Ă— 24 cm

223


Fabrizio Parachini

Un quadrato bianco emerge, al limite del visibile, da uno sfondo altrettanto bianco in una posizione leggermente inclinata rispetto alla base del quadro: è un’entità sottratta a se stessa, perché annullata nella “materia” acromatica che la genera e possiede e, come un numero sottratto a se stesso, determina lo zero, ovvero il nulla, ma anche la cifra che può creare l’infinito numerico; non sono necessari altri segni, altre forme, altri colori perché solo il silenzio può circoscrivere l’infinito suono bianco di Malevič o viceversa, e perché la parola è superflua all’immagine che si pone suprema e assente, alta su tutto.

224


Kazimir MaleviÄ? Composizione suprematista: bianco su bianco, 1918 olio su tela, 79,5 Ă— 79,5 cm Museum of Modern Art, New York

225


Paolo Parisi

Cancellare, realizzare, pulire, raschiare, estinguere, eliminare, abolire, togliere, levare, invalidare, abrogare, distruggere, annientare, sopprimere, dichiarare nullo/a, radiare, rimuovere per poi ricordare, conservare, mantenere, perpetuare, confermare, rinsaldare, convalidare, attestare, confortare, suffragare, ratificare, ripetere, ribadire, riconfermare, mantenere, prorogare, rivelare per poi, di nuovo‌ (loop)

226


Robert Rauschenberg Erased de Kooning Drawing, 1953 tracce di disegno su carta con etichetta e cornice dorata, 64,1 Ă— 55,2 Ă— 1,3 cm San Francisco Museum of Modern Art, San Francisco

227


Stefano W. Pasquini

Già vedere una campana su un piedistallo da scultura è strano, e anche strano è che questa campana abbia occhi e orecchie; gli occhi semichiusi, le orecchie molto ampie; in mezzo una scritta ci avvisa: “io suonerò questa campana quando voglio silenzio” e così facciamo, a dare colpi di mazza come piccole scimmie divertite a quelle povere orecchie; ma tutto questo ha un che di magico, soprattutto il silenzio in cui l’aria cade quando l’orecchia è toccata e il suono della campana inonda lo spazio.

228


Eric Andersen Campana del silenzio, s.d. campana di bronzo e martelletto di legno, 40 Ă— 30 Ă— 30 cm Collezione Cattelani, Baggiovara

229


Chiara Pergola

L’opera che è stata più importante per la mia formazione è la traduzione di Nadia Fusini, in epigrafe all’Angelo Necessario di Massimo Cacciari, di Angel Surrounded by Paysans, una poesia scritta nel 1949 da Wallace Stevens, ispirata a una Natura Morta del 1943 di Pierre Tal-Coat di proprietà di Peter Hanchak, che ricorda molto da vicino i versi del Saluto dell’Angelo che Gershom Scholem nel 1921 dedica all’opera grafica che il suo amico Walter Benjamin aveva acquistata nel 1920 per poi darne una famosa interpretazione nelle sue Tesi di Filosofia della Storia attorno al 1940; e che ora ho qui descritta attraverso la mia personale teoria delle sue numerose spossessioni.

230


Paul Klee Angelus Novus, 1920 inchiostro, gesso e acquerello su carta, 31,8 Ă— 24,2 cm The Israel Museum, Gerusalemme

231


Stefano Peroli

È il mio più grande quadro d’amore, il cui afflato espropria l’autore stesso, prefigurando l’oblio in forme che non si fermeranno mai.

232


Robert Motherwell Reconciliation Elegy, 1978 acrilico su tela, 270 Ă— 750 cm National Gallery of Art, Washington

233


Cesare Pietroiusti

Un quadro in cui non succede praticamente nulla (almeno nulla che si riferisca a episodi storicamente o iconograficamente determinati, motivo per cui quest’opera è in genere considerata “misteriosa” o enigmatica), e di cui l’unica cosa che si nota è che, sullo sfondo, in lontananza, è in corso una tempesta, segnalata da nuvole scure e da un fulmine; una tempesta che potrebbe essere appena passata – rispetto al luogo dove sono le figure in primo piano – oppure che potrebbe stare per arrivare, e questo scarto temporale è il piccolo-grande segreto di questo quadro: Giorgione ha voluto dimostrare che è possibile produrre, grazie alla magia prospettica, non solo l’illusione della distanza spaziale, ma anche quella della distanza temporale, non solo il vicino-lontano, ma anche il prima-dopo.

234


Giorgione La tempesta, 1502–1503 olio su tela, 82 × 73 cm Gallerie dell’Accademia, Venezia

235


paola pietronave

manifesto femminile singolare che diventa universale plurale: comincia con il punto esclamativo e termina con il tempo futuro.

236


Mierle Laderman Ukeles Manifesto for Maintenance Art, 1969

237


Leonardo Pivi

È la crosta dura di un luogo tenebroso intriso di anime dannate dove gruppi di scheletri affamati e formose balie piene di latte consumano strani riti conditi di stregoneria pagana sulle angeliche note emesse da nudità arcane che marcano la pietra fredda di penetranti odori giallo rosa carnagione infusi dentro una sorta di medium magico a colori per ubriacare una fede sfumata a caldo sopra orribili strumenti che gemono dalla sete di sangue nelle mani del più affamato dei carnefici in odore di santità totalmente assorto nell’affilare pennelli intrisi di rosso cuore dentro spiriti immondi maestro abile quel tanto da sverniciare le mestiche resinificate per l’incanto immortale delle sensuali streghe tinte di trucco che crettano al cospetto di una piccola bambola di pezza che incarna la bellezza di un sogno da incubo sospeso in un vortice di vento che soffiando sul sonno della ragione genera mostruosi fantasmi mescolati ai fumi soffocanti di un demoniaco alito sfuggente di pazzia ben nascosto tra i capelli impiastrati di fango nel mezzotono di sottofondo impresso sulla trama degli stracci sotto il pube della giovane femmina impiccata per il collo immolata alle sorti di una premeditata esecuzione brutale sul culmine di un affranto parto con doglie pittoriche capaci di sedurre la cadaverica morte in persona commossa e straziata nel dolore mentre viene sorretta in basso sulla sinistra da due scribacchini che l’aiutano a siglare di pugno una sentenza che condanna la candida rosa a non dar peso alla giustizia nell’eterno riposo.

238


Salvator Rosa Streghe e incantesimi, c. 1646 olio su tela, 72,5 Ă— 132,5 cm

239


Vera Portatadino

Ho atteso anni per vederlo, sebbene l’immaginazione ne abbia forgiato sembianze, emozioni, colori e dettagli che non sono quelli, ma che pure si sono fatti largo e hanno preso vita dalle parole di Patti Smith, ad ogni ripetizione del brano, tra l’eccitamento e il trasporto, mentre pensavo a lei, immaginandola di fronte all’affresco di notte e sentivo la temperatura della pietra e del pavimento freddo della chiesa, ma anche il tepore della luce dorata che illumina la tenda e avvolge la scena di un senso candido di mistero mescolato a timore, finchÊ un giorno sono entrata nella Basilica di San Francesco.

240


Piero della Francesca Sogno di Costantino, dal ciclo Storie della Vera Croce, 1458–1466 affresco, 329 × 190 cm Basilica di San Francesco, Arezzo

241


Luca Pozzi

Ăˆ un labirinto ipertestuale che permette alla nostra immaginazione di comportarsi come la luce all’interno di un diamante da 1000 carati.

242


Tiziano Bacco e Arianna, 1520–1523 olio su tela, 176,5 × 191 cm National Gallery, Londra

243


Luigi Presicce

Un cappello a tesa larga rovesciato prende fuoco dal suo interno, un pensiero rimasto dentro svanisce tra le fiamme.Â

244


Piero Manai Senza titolo, 1987 olio su tela, 200 Ă— 200 cm Collezione privata

245


fabrizio Prevedello

Sorprendentemente c’erano i mulini a vento!, arrivammo camminando chÊ l’acqua era bassa e lui mi aspettava in piedi, meraviglioso!

246


Autore sconosciuto Giovane di Mozia, 450–440 a.C. marmo, 181 cm Museo Whitaker, Mozia

247


Francesco Pucci

Sul mio desktop di cartone scuro, battiti radi di indaco e ceruleo sporco sbiadiscono verso destra, dense curve bianche di zinco sbavano diagonali e si mescolano al grigio che incombe sulla terra; sul mio desktop il cielo porta tempesta.

248


John Constable Studio di nuvole temporalesche sopra Hampstead, 1822 olio su cartone, 40,6 Ă— 69,2 cm

249


Pierluigi Pusole

A lunedÏ, vado a passare il fine settimana sull’isola.

250


Arnold Böcklin L’isola dei morti, 1880 olio su tela, 111 × 155 cm Kunstmuseum, Basel

251


Pedro Riz à Porta

Mi pare fosse a Roma, nel 1976, che avvenne il primo incontro fra il Museo Riz à Porta e l’arte contemporanea italiana attraverso l’opera “D867” di Giulio Paolini.

252


Giulio Paolini D867, 1967 fotografia b/n su tela emulsionata, 80 Ă— 90 cm

253


Alessandro Rolandi

Una persona cammina disegnando un confine assurdo per svelare l’assurdità di tutti i confini.

254


Francis AlĂżs Sometimes doing something poetic can become political, sometimes doing something political can become poetic, 2005 performance Gerusalemme

255


Sara Rossi

Site Recite è il luogo della recita, o del recinto, cerchio, cranio; della (re)citazione e del video come materia, interna; la camera/occhio segue un movimento circolare mentre osserva degli oggetti su un tavolo, sono piccole morti: teschi, ossa, fogli accartocciati su cui sono scritte delle parole, mute; la messa a fuoco si muove fra le superfici, le sfiora, seguendo il ritmo di altre parole; una voce sussurra: «un linguaggio vago copre ogni cosa ma le pareti – quali pareti (?) le molte pareti che non variano mai – il mio recinto, così glorioso da lontano, si trova sull’orlo del niente come un tavolo a quattro gambe», «il cervello, occupandosi dei suoi affari, costruisce incessantemente una serie infinita di espedienti per perpetuare l’immagine – questo come tutti gli altri trattiene il fiato per più di mille parole, esalando di converso virgola zero zero uno immagine».

256


Gary Hill Site Recite (a prologue), 1989 video, 4’10’’

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Antonello Ruggieri

Marchiare con oggetti metallici e con lame d’acciaio tagliare e pungere, battere, imprimere, colpire con mazze e bastoni di legno la morbida terra.

258


Fausto Melotti Le donne spaventate dagli uccelli, 1946 terracotta dipinta, 37 Ă— 89,5 Ă— 14 cm Fondazione Fausto Melotti, Milano

259


Andrea Salvino

“George Grosz pittore di storia ironico pornografico irriverente, comunista antiborghese dal 1920 fu più volte denunciato e processato per incitamento all’odio di classe oltraggio al pudore vilipendio alla religione e ingiurie contro le forze armate, l’opera descrive l’artista sua moglie e la sorella!”

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George Grosz Spaziergänger, c. 1930 acquerello e matita su carta, 60 Ă— 47,7 cm

261


Fabio Sandri

St. Martin an der Raab in Austria, vicino al confine con l’Ungheria, un mattino di aprile dell’89 giravamo già da più di un’ora per il villaggio sbirciando dentro le sculture-case di Walter Pichler, speravamo di incontrarlo, infatti verso le 11 arrivò e ci fece entrare, rimanemmo con lui per quattro ore e scrissi solo un appunto: costruire un’immagine come costruire un muro, mantenere questo rapporto specifico, questo modo di riabitarne l’interno, ogni volta.

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Walter Pichler Case per scultura St. Martin an der Raab

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Luca Scarabelli

Piccoli idoli alieni deposti come in una sepoltura, nessun gesto, nessun pensiero, solo la materia che soffre e una tensione necessaria come misura della stasi: la gravitĂ li vinse.

264


Joseph Beuys Coppia, 1952–1953 gesso, cera, vetrina di metallo e vetro, 77 × 60 × 20,5 cm Hamburger Banhof, Berlino

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Mario Scudeletti

Non come in altri casi il dettaglio mi porta a brucare ogni centimetro del foglio ma la praticabilitĂ di ogni punto di vista che finge di non vedere quello che non ci guarda – la punizione visiva è dolce rispetto a un megafono insistente.

266


Michael Borremans The swimming pool, 2001 matita e acquerello su cartoncino, 34 Ă— 28,2 cm

267


Stefano Serusi

Erano passati anni e luoghi prima che riuscisse a rendere noto quel suo nome, tra il violino suonato con la sinistra (e la chitarra con la destra), le marine stese col coltello e una falsa ferita, il ritorno al paese con il cane di razza, la caccia e la frequentazione di signori; ora, piegate le maniche, non smette il cammino.

268


Gustave Courbet L’uomo ferito, 1844–1854 olio su tela, 81,5 × 97,5 cm Musée d’Orsay, Parigi

269


Gianluca Sgherri

Rosso, giallo, blu; forse blu… (semplice, semplice, tanto semplice!) nero: nero verticale, nero orizzontale… bianco; luce… luce fredda, luce calda (semplice!)… tempo: polvere, olio, crepe, tela; (chiaro!) sei un quadro e sei tutto (ora capisco!): tu, noi, noi, tutto… stesso piano; stesso… olio, olio su tela, tela sul telaio (semplice, semplice, tanto semplice!); rosso, giallo, blu; forse blu…

270


Piet Mondrian Composizione in rosso, giallo e blu, 1927 olio su tela, 61 Ă— 40 cm Stedelijk Museum, Amsterdam

271


Andrew Smaldone

He hardly ever read.

272


Ottilie W. Roederstein Ritratto di un pittore in uno studio parigino, 1887 olio su tela, 35 Ă— 63 cm Städel Museum, Francoforte sul Meno

273


Diego Soldà

Un foglio di carta con tracce di matita, di inchiostri, tracce sfumate, consumate, svigorite da un insistente lavoro di cancellazione di una gomma che come una sgorbia scava e sottrae quello che è visibile, ripercorrendo a ritroso l’atto della creazione, senza cercare di interporsi aggiungendo qualcosa che nasconda l’opera di de Kooning ma coraggiosamente cercando di farla sparire del tutto, cancellandola, così che gli ultimi occhi a vederla siano stati quelli di Rauschenberg e che a noi rimanga solo un “silenzio” incorniciato.

274


Robert Rauschenberg Erased de Kooning Drawing, 1953 tracce di disegno su carta con etichetta e cornice dorata, 64,1 Ă— 55,2 Ă— 1,3 cm San Francisco Museum of Modern Art, San Francisco

275


Alessandra Spranzi

Non so se siano più importanti le mani che piegano il filo di ferro, o lo sguardo, che intravvede con un’intensità precisa una forma possibile e guida le mani a trovarla e a forgiarla; la forma possibile è un volto che appare e scompare nell’incertezza dura e nella resistenza del filo di ferro, l’incertezza di ogni volto, di ogni vita che si trasforma, si allontana, torna ad apparire, scompare, perduta.

276


Markus Raetz Chambre de lecture, 2013–2015 432 profili in filo di ferro, 400 × 815 × 630 cm (stanza)

277


Giuseppe Stampone

Cosa immagina un emigrante; quando lascia la sua terra per salire di notte su un gommone per andare tre giorni verso levante?

278


Kazimir Malevič Quadrato nero suprematista, 1914–1915 olio su tela, 79,5 × 79,5 cm Galleria Tret’jakov, Mosca

279


Maria Francesca Tassi

Ti immagino nel tuo studio un po’ disordinato, dato che anche tu sei dei pesci, forse ogni tanto ti viene l’ansia di mettere ordine nello spazio, nella testa e inizi a togliere, togliere, togliere; usi i numeri per intitolare una mostra, non servono più le figure, le parole; dipingi questo quadrato rosso e decidi di farlo un po’ obliquo in alto a destra, aggiungi una densità diversa, è rimasta la traccia ed è così intimo, come un piccolo regalo profondo a sconosciuti di cento anni dopo: l’hai chiamato quadrato, ma è un rombo e ne parlano come se fosse un trapezio.

280


Kazimir MaleviÄ? Quadrato Rosso (Realismo pittorico di una contadina in due dimensioni), 1915 olio su tela, 53 Ă— 53 cm Museo Hermitage, San Pietroburgo

281


Marcello Tedesco

Al rintocco delle cinque la neve cominciò a cadere su Tret’jakov, con naturalezza chiuse gli occhi poiché lì non servivano a niente, non importava se qualcuno lo avrebbe colpito, la serratura sarebbe stata più precisa, la fiducia maggiore, la madre e il figlio sorrisero di quel improvviso biancore.

282


Autore sconosciuto Theotokos di Vladimir, XII sec. tempera su tavola, 104 × 69 cm Galleria Tret’jakov, Mosca

283


Giovanni Termini

Non eretta ma dell’umano seduta nell’azione l’opera è!

284


Eliseo Mattiacci Scultura seduta, 1968 corde, sedia

285


Attilio Tono

Quando gli fui di fronte immediatamente sospesi ogni valutazione, venni coinvolto, non ebbi più bisogno di razionalizzare e sentii, sentii con tutto il corpo, sentii la materia, le particelle che componevano quei pigmenti mi toccarono, mi abbagliò la luce, mi sommerse la terra, mi disorientò l’assenza di gravità e ci fui dentro: stavo godendo, no forse pregando, forse semplicemente vivendo.

286


Mark Rothko Untitled (Blue, Yellow, Green on Red), 1954 olio su tela, 197,5 × 166,4 cm Whitney Museum of American Art, New York

287


Enzo Umbaca

Guernica rappresenta l’umanità sconvolta dalle guerre e dai regimi totalitari, mentre il mio disegno rappresenta una banale battaglia calcistica nella quale il degenerato è folle e lo stato confusionale dei partecipanti è tanto quanto quello dei guernicani, un tantino più giustificati: la serietà dei due argomenti è quasi la medesima e con il tratto di getto della biro, che rimarca l’inchiostro tatuato sui giocatori, intervengo d’istinto con dei lanci dentro alla guerriglia dei “Calciatori di teste”– come un cacciatore di teste ho cercato e selezionato per lungo tempo in rete i giocatori nella posizione delle figure nell’opera di Picasso.

288


Pablo Picasso Guernica, 1937 olio su tela, 351 × 777 cm Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofia, Madrid

289


Sophie Usunier

Uno, 6, cento milioni in una malata processione, a un passo di qualche fosso imprevisto, si seguono fiduciosi uno dietro l’altro 6 poveri ciechi erranti, 6 poveri ciechi ignoranti.

290


Pieter Bruegel il Vecchio La parabola dei ciechi, 1568 tempera su tela, 86 Ă— 154 cm Museo Capodimonte, Napoli

291


Eugenia Vanni

La prima volta che l’ho visto era in bianco e nero, in una vecchia edizione di mio padre e per anni l’ho sempre visualizzato nella mia mente così perché per me era come se quel quadro fosse nato in scala di grigio dentro quel libro, o che fosse nato con il libro stesso e penso a tutto quello spazio che il quadro ha trascorso nella mia mente in una forma trasformata dalla stampa, penso quindi a cos’è la metafisica veramente.

292


Carlo CarrĂ Il pino sul mare, 1921 olio su tela, 68 Ă— 52,5 cm Collezione privata

293


Serena Vestrucci

Andai a vedere quest’opera alcune settimane dopo la sua realizzazione e tutte le sculture di argilla cruda si stavano sciogliendo nel chiostro con le piogge cadute in quei giorni; quello che rimaneva erano solo le tracce di un immenso lavoro collettivo, destinato a scomparire e ad essere solo ricordato.

294


Urs Fischer aplaceforUrs, 2012 azione collettiva, 500 kg di argilla Chiostro dell’Accademia di Belle Arti, Venezia

295


Enrico Vezzi

500 uomini spostano una duna di 10 cm.

296


Francis AlĂżs (con CuauhtĂŠmoc Medina e Rafael Ortega) When Faith Moves Mountains, 11 aprile 2002 azione collettiva Lima

297


Olivia Vighi

Immagini slegate in possibili ordini, figure circoscritte in spazi disorientanti, grotteschi, paradossali; lo sguardo si allontana di là dei confini a cercare il resto dell’immagine.

298


Ronald B. Kitaj Autumn of Central Paris (After Walter Benjamin), 1972–1973 olio su tela, 152,4 × 152,4 cm Collezione privata

299


Elisa Vladilo

Leggendo le tue frasi si sono aperti mondi.

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Jenny Holzer The Venice installation, 1990 Padiglione degli Stati Uniti d’America, 44a Esposizione Internazionale d’Arte, Biennale di Venezia

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Regan Wheat

sky . sky

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James Turrell Third Breath, 2005 Zentrum fĂźr Internationale Lichtkunst, Unna

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Adriano Nasuti Wood

Un, uno, due, due, tre, tre, quattro, quattro, cinque, cinque, sei, sei, sette, sette, otto, otto, nove, nove, dieci, dieci, undici, undici, dodici, dodici led accesi nella geometria e ombra e Giovanni Oberti dice: luce, vuoto, universo.

304


Giovanni Oberti Lucia, 2016 luci led componibili, cassetto da lavastoviglie, polvere

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Virginia Zanetti

Ad ogni alba un raggio di luce nel torace spento accende l’immenso si aprono occhi e si chiudono nell’io vastità di pensiero si appoggia sul cosmo unità nel cambiamento immobile ora e dopo ascolto un cerchio infinito una misteriosa dodicesima si perde nel tramonto umano agire può solo osservare il bucare che si ripete con variazione come un sogno il sole trapassa il cielo come primavera inattesa giunge il buio una stella annuncia l’estate il giorno del sesto mese dell’anno il ventunesimo giorno di nuovo inverno croce del ritmo di terra e sole

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Nancy Holt Sun Tunnels, 1976 Great Basin Desert, Lucin

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Indice

Adalberto Abbate, Autore sconosciuto................................................................... 6 Aurelio Andrighetto, Duccio di Buoninsegna....................................................... 8 Antonella Aprile, Haris Epaminonda................................................................. 10 Stefano Arienti, Tawaraya Sotatsu.................................................................... 12 Sergia Avveduti, Bronzino................................................................................. 14 Susanna Baumgartner, Albrecht Dürer............................................................... 16 Dario Bellini, Giuseppe Chiari.......................................................................... 18 Thomas Berra, Francis Bacon............................................................................ 20 Davide Bertocchi, Gino De Dominicis............................................................... 22 Francesco Bertocco, Giuseppe Penone................................................................ 24 Luca Bertolo, Jean Siméon Chardin ................................................................. 26 Chiara Bettazzi, Doris Salcedo........................................................................... 28 Mariella Bettineschi, Constantin Brâncuși ........................................................ 30 Bianco – Valente, Anish Kapoor........................................................................ 32 Cesare Biratoni, Antonello da Messina............................................................... 34 Bruno Baltzer – Leonora Bisagno, J.M.W. Turner............................................. 36 Giovanni Blanco, Caravaggio............................................................................ 38 Stefano Boccalini, Gianni Colombo................................................................... 40 Renata Boero, Giorgio de Chirico...................................................................... 42 Lorenza Boisi, Edvard Munch........................................................................... 44 Elisa Bollazzi, Piero Manzoni............................................................................ 46 Giuseppe Buffoli, Beato Angelico....................................................................... 48 Vincenzo Cabiati, Achille Cabiati..................................................................... 50 Stefano Cagol, Nam June Paik.......................................................................... 52 Chiara Camoni, Autore sconosciuto.................................................................... 54 Tiziano Campi, Luciano Fabro ......................................................................... 56 Mirko Canesi, Daniel Buren............................................................................. 58 Sauro Cardinali, Matthias Grünewald............................................................... 60 Francesco Carone, Constantin Brâncuși............................................................ 62 Daniele Carpi, Walter De Maria....................................................................... 64 Jacopo Casadei, Giorgio Morandi...................................................................... 66 John Cascone, s.a............................................................................................. 68 David Casini, Niccolò dell’Arca......................................................................... 70 Alice Cattaneo, Francesco Laurana.................................................................... 72

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Loris Cecchini, Mark Rothko............................................................................ 74 Chung T–Young, Giuseppe Penone.................................................................... 76 Gianluca Codeghini, Dennis Oppenheim .......................................................... 78 Mario Consiglio, Alberto Burri......................................................................... 80 Andrea Contin, Steve McQueen........................................................................ 82 Fabio Cresci, Ezechiele...................................................................................... 84 Ermanno Cristini, Marcel Duchamp................................................................. 86 Gaetano Cunsolo, Gabriel Orozco..................................................................... 88 Sabrina D’Alessandro, Lucas Cranach............................................................... 90 Valentina D’Amaro, Ragnar Kjartansson........................................................... 92 Oppy De Bernardo, Giuseppe Sanmartino o Sammartino ................................ 94 Alessio De Girolamo, Anselm Kiefer.................................................................. 96 Giovanni De Lazzari, Paolo Uccello................................................................... 98 Flavio De Marco, Jan Vermeer ........................................................................ 100 Barbara De Ponti, Constantin Brâncuși .......................................................... 102 Carlo Dell’Acqua, Ben Shahn......................................................................... 104 Marta Dell’Angelo, Bas Jan Ader .................................................................... 106 Martina Della Valle, Rei Naito........................................................................ 108 Mario Della Vedova, s.a.................................................................................. 110 Rolando Deval, Joseph Beuys........................................................................... 112 Lorenzo Di Lucido, Eduard Manet................................................................. 114 Elisabetta Di Maggio, Anish Kapoor ............................................................... 116 Raffaele di Vaia, Giuseppe Penone.................................................................... 118 Matteo Donati, Tino Sehgal............................................................................ 120 Maurizio Donzelli, Albrecht Dürer.................................................................. 122 Diana Dorizzi, Autore sconosciuto.................................................................... 124 Elena El Asmar, Giovanni Segantini................................................................ 126 Bruna Esposito, Jan Vermeer........................................................................... 128 Paolo Fabiani, Leonardo da Vinci.................................................................... 130 Francesca Ferreri, Autore sconosciuto................................................................ 132 Orietta Fineo, Pino Pascali ............................................................................. 134 Luca Francesconi, Meuser............................................................................... 136 Giovanni Frangi, Willem de Kooning............................................................... 138 Pierluigi Fresia, Paolo Uccello.......................................................................... 140 Federico Fusi, Michelangelo Buonarroti........................................................... 142 Paola Gaggiotti, Alighiero Boetti ..................................................................... 144 Armida Gandini, Hans Peter Feldmann........................................................... 146 Michele Guido, Giuseppe Antonio Castelli....................................................... 148 Silvia Hell, James Turrell................................................................................. 150 HH.Lim, Michelangelo Buonarroti.................................................................. 152 Yuki Ichihashi, Walter De Maria .................................................................... 154 Sebastiano Impellizzeri, Richard Diebenkorn.................................................. 156

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Giovanni Kronenberg, Caspar David Friedrich ............................................. 158 Giulio Lacchini, Lucio Fontana ...................................................................... 160 Francesco Lauretta, Jeff Koons......................................................................... 162 Filippo Leonardi, Marc Quinn ....................................................................... 164 Corrado Levi, Gaetano Previati....................................................................... 166 Michele Lombardelli, Lucian Freud................................................................ 168 Loredana Longo, Rebecca Horn ...................................................................... 170 Andrea Magaraggia, Tintoretto........................................................................ 172 Francesco Maluta, Max Ernst ......................................................................... 174 Amedeo Martegani, Nicolas Poussin................................................................ 176 Monica Mazzone, Fred Sandback.................................................................... 178 Franco Menicagli, Kurt Schwitters .................................................................. 180 Sabrina Mezzaqui, John Cage.......................................................................... 182 Yari Miele, Sergio Lombardo............................................................................ 184 Jacopo Miliani, Isa Genzken ........................................................................... 186 Ottonella Mocellin – Nicola Pellegrini, Marcel Broodthaers ............................ 188 Concetta Modica, Giuseppe Penone ................................................................ 190 Dario Molinari, Pellizza da Volpedo ............................................................... 192 Maria Morganti, s.a. ...................................................................................... 194 Margherita Moscardin, Correggio ................................................................... 196 Andrea Nacciarriti, Cyprien Gaillard .............................................................. 198 Marco Neri, Ellsworth Kelly............................................................................ 200 Nero, Katsuhiro Otomo.................................................................................. 202 Giancarlo Norese, Jiří Kovanda ...................................................................... 204 Giovanni Oberti, Cornelius Norbertus Gijsbrechts .......................................... 206 Valerio Rocco Orlando, Miranda July ............................................................ 208 Giovanni Ozzola, James Turrell ...................................................................... 210 Pierpaolo Pagano, Diane Arbus ...................................................................... 212 Fabio Paleari, Bruce Nauman.......................................................................... 214 Cristina Pancini, Clelia Marchi ...................................................................... 216 Luca Pancrazzi, Alighiero Boetti....................................................................... 218 Pantani-Surace, Santiago Sierra....................................................................... 220 Riccardo Paracchini, Nicola De Maria............................................................ 222 Fabrizio Parachini, Kazimir Malevič............................................................... 224 Paolo Parisi, Robert Rauschenberg................................................................... 226 Stefano W. Pasquini, Eric Andersen................................................................. 228 Chiara Pergola, Paul Klee ............................................................................... 230 Stefano Peroli, Robert Motherwell ................................................................... 232 Cesare Pietroiusti, Giorgione........................................................................... 234 Paola Pietronave, Mierle Laderman Ukeles ...................................................... 236 Leonardo Pivi, Salvator Rosa .......................................................................... 238 Vera Portatadino, Piero della Francesca ........................................................... 240

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Luca Pozzi, Tiziano........................................................................................ 242 Luigi Presicce, Piero Manai ............................................................................ 244 Fabrizio Prevedello, Autore sconosciuto............................................................. 246 Francesco Pucci, John Constable...................................................................... 248 Pierluigi Pusole, Arnold Böcklin...................................................................... 250 Pedro Riz à Porta, Giulio Paolini .................................................................... 252 Alessandro Rolandi, Francis Alÿs..................................................................... 254 Sara Rossi, Gary Hill ..................................................................................... 256 Antonello Ruggieri, Fausto Melotti ................................................................. 258 Andrea Salvino, George Grosz ......................................................................... 260 Fabio Sandri, Walter Pichler ........................................................................... 262 Luca Scarabelli, Joseph Beuys........................................................................... 264 Mario Scudeletti, Michael Borremans ............................................................ 266 Stefano Serusi, Gustave Courbet ..................................................................... 268 Gianluca Sgherri, Piet Mondrian ................................................................... 270 Andrew Smaldone, Ottilie W. Roederstein...................................................... 272 Diego Soldà, Robert Rauschenberg .................................................................. 274 Alessandra Spranzi, Markus Raetz .................................................................. 276 Giuseppe Stampone, Kazimir Malevič............................................................ 278 Maria Francesca Tassi, Kazimir Malevič ......................................................... 280 Marcello Tedesco, Autore sconosciuto .............................................................. 282 Giovanni Termini, Eliseo Mattiacci ................................................................ 284 Attilio Tono, Mark Rothko ............................................................................. 286 Enzo Umbaca, Pablo Picasso .......................................................................... 288 Sophie Usunier, Pieter Bruegel il Vecchio ........................................................ 290 Eugenia Vanni, Carlo Carrà ........................................................................... 292 Serena Vestrucci, Urs Fischer .......................................................................... 294 Enrico Vezzi, Francis Alÿs ............................................................................... 296 Olivia Vighi, Ronald B. Kitaj ........................................................................ 298 Elisa Vladilo, Jenny Holzer ............................................................................. 300 Regan Wheat, James Turrell ........................................................................... 302 Adriano Nasuti Wood, Giovanni Oberti ......................................................... 304 Virginia Zanetti, Nancy Holt ......................................................................... 306

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Un periodo per un’opera d’arte a cura di Luca Pancrazzi e Luca Scarabelli con contributi di A. Abbate, A. Andrighetto, A. Aprile, S. Arienti, S. Avveduti, S. Baumgartner, D. Bellini, T. Berra, D. Bertocchi, F. Bertocco, L. Bertolo, C. Bettazzi, M. Bettineschi, Bianco – Valente, C. Biratoni, B. Baltzer – L. Bisagno, G. Blanco, S. Boccalini, R. Boero, L. Boisi, E. Bollazzi, G. Buffoli, V. Cabiati, S. Cagol, C. Camoni, T. Campi, M. Canesi, S. Cardinali, F. Carone, D. Carpi, J. Casadei, J. Cascone, D. Casini, A. Cattaneo, L. Cecchini, C. T–Young, G. Codeghini, M. Consiglio, A. Contin, F. Cresci, E. Cristini, G. Cunsolo, S. D’Alessandro, V. D’Amaro, O. De Bernardo, A. De Girolamo, G. De Lazzari, F. De Marco, B. De Ponti, C. Dell’Acqua, M. Dell’Angelo, M. Della Valle, M. Della Vedova, R. Deval, R. Di Lucido, E. Di Maggio, R. di Vaia, M. Donati, M. Donzelli, D. Dorizzi, E. El Asmar, B. Esposito, P. Fabiani, F. Ferreri, O. Fineo, L. Francesconi, G. Frangi, P. Fresia, F. Fusi, P. Gaggiotti, A. Gandini, M. Guido, S. Hell, HH.Lim, Y. Ichihashi, S. Impellizzeri, G. Kronenberg, G. Lacchini, F. Lauretta, F. Leonardi, C. Levi, M. Lombardelli, L. Longo, A. Magaraggia, F. Maluta, A. Martegani, M. Mazzone, F. Menicagli, S. Mezzaqui, Y. Miele, J. Miliani, O. Mocellin – N. Pellegrini, C. Modica, D. Molinari, M. Morganti, M. Moscardin, A. Nacciarriti, M. Neri, Nero, G. Norese, G. Oberti, V.R. Orlando, G. Ozzola, P. Pagano, F. Paleari, C. Pancini, L. Pancrazzi, Pantani-Surace, R. Paracchini, F. Parachini, P. Parisi, S.W. Pasquini, C. Pergola, S. Peroli, C. Pietroiusti, P. Pietronave, L. Pivi, V. Portatadino, L. Pozzi, L. Presicce, F. Prevedello, F. Pucci, P. Pusole, P. Riz à Porta, A. Rolandi, S. Rossi, A. Ruggieri, A. Salvino, F. Sandri, L. Scarabelli, M. Scudeletti, S. Serusi, G. Sgherri, A. Smaldone, D. Soldà, A. Spranzi, G. Stampone, M.F. Tassi, M. Tedesco, G. Termini, A. Tono, E. Umbaca, S. Usunier, E. Vanni, S. Vestrucci, E. Vezzi, O. Vighi, E. Vladilo, R. Wheat, A. Nasuti Wood, V. Zanetti


vol. 52, 2019


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