Il corpo come dimora dell’identità
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Il corpo come dimora dell’identitĂ
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Tesi di Laurea in Storia dell’arte contemporanea Biennio specialistico del corso di Grafica Progettazione Anno Accademico 2009/10 Sessione straordinaria Marzo 2011 Accademia di Belle Arti di Catania
Tesista: NorisBunny Relatrice: Prof.ssa Ambra Stazzone Progetto grafico: © 2011 norisbunny_graphicdesigner
In copertina: NorisBunny, Bunny Ball, 2010, fotografia di Gaetano Belverde dalla serie di performance, BlaBlaBla. Vittima di una Comunicazione Non Comunicante, di NorisBunny © 2010 NorisBunny_Belvesirako
http://norisbunny.altervista.org/ http://www.gaetanobelverde.it/
Alla mia Famiglia
Introduzione
Abstract
Capitolo I La Performance Art
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I.1. Considerazioni introduttive I.2. Origine e sviluppo
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Note
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Capitolo II L’esibizione del corpo attraverso la performance.
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II.1. Il corpo come dimora dell’identità. II.2. Le identità mutanti 2.1. L’identità ferita: Gina Pane 2.2. L’identità mimetica: Cindy Sherman 2.3. L’identità travestita: Mariko Mori
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Note
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Capitolo III Dall’elaborazione progettuale di una performance alla sua realizzazione concreta
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III.1. La progettazione di una “ConigliAzione”. 1.1.La parte teorica: l’idea 1.2.La parte operativa: l’azione III.2. La realizzazione 2.1. Organizzazione dello spazio III.3. La documentazione
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Note
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Conclusione
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Bibliografia
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Sitografia
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Performance Art: il corpo come dimora dell’identità di NorisBunny
Il percorso di studio iniziato con la tesi di laurea mi ha portato a studiare da vicino le tematiche contemporanee relative al corpo e all’identità, e alla loro rappresentazione attraverso la fotografia e i nuovi mezzi di comunicazione. Lo studio sul corpo e sulle teorie della corporeità contemporanea sono temi che rappresentano tuttora le questioni chiave che richiamano le questioni genders e le problematiche legate al concetto identitario sempre più instabile e mutevole. L’obiettivo della ricerca sarà dunque la stesura di una mappa che ripercorrerà gli intrecci contemporanei tra corpo e performance, in cui si tenterà di riflettere sul concetto di “identità nomade”, molteplice e migrante, e su quel fenomeno di ibridazione che apre nuove possibilità al reale e a cui stiamo assistendo negli ultimi tempi; sicché sembra legittimo poter affermare che il processo di meticciamento culturale e tecnologico nella società globale di oggi sia già in corso e in continuo avanzamento. Nella prima parte ho ripercorso le radici storiche della Performance Art che, partendo dalle avanguardie artistiche fino ad arrivare alle più recenti forme di manipolazioni corporee, ne organizzano il tessuto cronologico su cui si dispiega tutto il discorso legato al corpo e alle sperimentazioni artistiche fatte attraverso di esso.
L’interesse per la performance che ha come soggetto il corpo e le sue mutazioni è nato da una curiosità verso la fotografia, in modo particolare per la sua singolare caratteristica di essere sia una forma di duplicazione del reale, che un mezzo fortemente introspettivo. Ricordando la donna meccanica di Man Ray, le immagini doppie di Brassaï e le sperimentazioni di Duchamp e Dalì, la fotografia si è sempre più avvicinata al corpo, fino a identificarsi con esso. Da questa identificazione, il corpo inizia ad essere indagato dal mezzo fotografico, dando l’avvio ad una mutazione che lo graffia e lo lacera, nel tentativo di ridurlo ad un corpo senza organi. Nella seconda parte ho analizzato le possibilità espressive del corpo come dimora dell’identità e del corpo in mutazione nell’arte, a partire dalla sperimentazione fotografica fino all’utilizzo delle tecnologie più avanzate, occupandomi in particolare dell’esperienza artistica di tre artiste contemporanee che hanno incentrato il loro lavoro sulle mutazioni del corpo femminile, attraverso appunto la fotografia, la performance e la body art. Gina Pane, Cindy Sherman e Mariko Mori, sono artiste dalla differente formazione, si collocano all’interno del clima postmoderno e tentano attraverso il proprio linguaggio artistico di porsi in prima persona come soggetto e come corpo della loro arte. Il soggetto postmoderno incarnato dalle tre artiste, è un soggetto frammentato, moltiplicato e decentrato. A ciò va aggiunto l’utilizzo di tecnologie più avanzate che partendo dalla fotografia, riflettono il gioco
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tra reale e fittizio, verità e manipolazione, originale e copia, provocando un’ibridazione di generi e forme, svelamenti dello stereotipo e del ruolo, appropriazione e citazione. Il loro lavoro oltre a mostrare l’evoluzione del corpo mutato, offre nuove possibilità di creazione e di ideazione in cui le tecnologie sono veicolo e strumento. L’artista dispone di una gamma allargata di possibilità, e può così ampliare il suo campo di riflessione, usufruendo di numerose modalità di comunicazione della propria opera. Il risultato è una comunicazione più complessa, o più completa, e dunque una diversa fruizione, nuovi e diversificati stimoli, un nuovo punto di vista, una visione alternativa offerta al pubblico. Il pubblico è così invitato a godere di una serie di sollecitazioni multiple, provenienti da mezzi e linguaggi diversi, dalle lacerazioni fisiche di Gina Pane, ai fermi immagine della Sherman, ai video tridimensionali di Mariko Mori. L’opera d’arte è dunque anch’essa sottoposta a mutazione, si trasforma in un fenomeno ibrido costruito da una compenetrazione di linguaggi disomogenei. Le esperienze di queste tre importanti artiste contemporanee rivelano uno scenario e una serie di fenomeni, in cui è possibile parlare del corpo e di identità molteplice, e della loro inevitabile trasformazione. La mia ricerca prende, dunque, come punto di partenza questi esperimenti sul corpo e attraverso il corpo condotti da queste tre artiste e approda ad un concetto personale di “Identità Conigliata”. Giocando e sperimentando con esso ho mostrato, infatti, come il corpo sia allo stesso tempo
progetto, materiale ed esecutore di una pratica artistica, che trova il suo supporto logico nell’immagine, attraverso il mezzo fotografico e non solo. Così nella terza e ultima parte, affrontando la questione relativa alla realizzazione di una performance con i suoi momenti salienti, cioè quello della progettazione, dell’azione e della documentazione, ho messo in luce la nascita delle mie ConigliAzioni e del personaggio NorisBunny, partendo dall’idea di partenza e dalla realizzazione delle varie performance svolte tra il 2007 e il 2011, per arrivare all’ultima fase riguardante la documentazione video, fotografica, multimediale e grafica (gadget, cartoline, manifesti, etc).
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Performance Art: The body as the abode of identity by Stefania Lucia Cintoli alias NorisBunny
My course of study began with the graduation thesis led me to closely look at the contemporary issues relating to the body and identity, and their representation through photography and new media. The study about the body and their contemporary theories are the key issues, referred to “genders” and their related problems tied to the unstable and volatile concept to the identity. The goal of this research is to make a map about the contemporary interaction between both the body and the performance, pointing out some considerations about the concept of “nomadic identities”, as a multiple and migrant. The cultural hybridization phenomenon already in progress in today’s global society will be also discussed, by studying the cultural and technological crossbreeding. First part of this research is about the historical roots of performance art, by starting since the artistic avant-garde to the recent forms of body manipulation. The material related to the body and artistic experimentation by using it is organized chronologically. The interest about the performance tied to the body and its mutations came from a curiosity about photography, especially for its basic characteristic to be both a form of
duplication of reality, and strong introspective equipment. Thinking about the “mechanic woman” by Man Ray, the double images by Brassai and the experiments of both Duchamp and Dalì, clearly arise that photography has increasingly approached the body, till to identify with it. Thanks to this identification, the body can be investigated by the photographic equipment, by starting a mutation that scratches and lacerate it, attempting to reduce it to a body without organs. The second part I analyze the expressive possibilities of the body intended as the abode of the identity, and the body mutation in the artistic language. My work Started from the photographic experimentation and by using the latest technology. The work ha been focused also on the artistic experience of three contemporary artists, Gina Pane, Cindy Sherman and Mariko Mori. They come out from different backgrounds, but have based their work on the mutations of the female body, by using the photography, the performance and the body art. All of them are confined to the post-modern current and their artistic production depicts their own person as subject and as the body of their art. The subject embodied by the three artists is postmodern, is a fragmented entity, multiplied and decentralized. They use advanced technologies during the producing process starting from the photo, their works reflect the gap between real and fictional, truth and manipulation, original
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and copy, resulting in a hybridization of genres and forms, ownership and citation and a revelation of both stereotype and the role. Their works reveal the evolution of the body, the changes, and present new opportunities for creativity and design tied to the new technologies as vehicle and instrument. The artist has a wide range of possibilities, and so can expands the field of its considerations, taking advantage of many modes useful to communicate his work. The result is a more complete and complex communication, it is addressed to a wide usability of the works, a new point of view, and an alternative vision to the public. The public is invited to enjoy a wide range of stimulus, coming from new media and new languages, referring to the physical lacerations of Gina Pane, or the images of Sherman, and the three-dimensional video of Mariko Mori. The art work is therefore also subject to a mutation, it becomes an hybrid phenomenon, consisting of disparate languages. The experiences of these three important contemporary artists reveal a scenario and a series of phenomena, where you can talk about the body and multiple identities, and their inevitable transformation. My research starts from these experiments by these three artists and focusing on the body and through the body lead me to a personal concept of “rabbit identity”. Playing and deal with the body and the “rabbit identity” I
shown as the body can be at the same time the project, the material and the performer of an artistic practice. My works take a logical support to the photography new technology and more. The third and final part is addressed to the implementation of a performance by point out its salient moments, that is the choose of the name the planning, action and documentation. The birth of ConigliAzioni and the character NorisBunny, has been also highlighted, starting from the first idea and the implementation of the project through the various performance conducted between 2007 and 2011, to the final stage on the video documentation, photographic, multimedia project and graphics (gadget, postcards, posters, etc).
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