About New Ideas

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About New Ideas

No Title Gallery

No Title Gallery




About New Ideas

Grafica Graphic designer Federica Corneli

un progetto di a project by No Title Gallery

03 - 10.05.2015 Area35 Art Factory via Vigevano 35 Milano

Con il patrocinio della Under the patronage of Regione del Veneto Con il contributo della With the contribution of Municipalità di Venezia, Murano, Burano In partnership con In partnership with Area35 Art Gallery, Indastriadesign, L’identità aumentata Ufficio stampa e PR Press office and PR Hoodooh snc Media partner Arsenale Creativo

Artisti Artists Valentina Biasetti, Antonio Campanella Alessandro Cardinale, Drunken Jewerly Riccardo Fano, Cristina Gori Kindergarten, Paula Sunday 12 - 19.06.2015 Palazzo Da Mula Fondamenta da Mula 143 30141 Murano, Venezia Artisti Artists

Partner tecnico Technical partner Ca’ Due Leoni

Luca Bortolato, Diego Corazza, Drunkenrabbit e Mariam Al Ferjani, Dario Lazzaretto, Alessandro Minoggi, Antonio Pipolo e Nicola Pisanti, Matteo Suffritti

Eventi espositivi Exhibitions

Progetti collaterali Collateral projects

a cura di curator Francesco Liggieri Segreteria organizzativa e comunicazione Organization and communication manager Ester Baruffaldi

Grand Tour Alla scoperta dell’altra cultura, in Italia Grand Tour, discovering the other culture in Italy Interviste di Interviews by Filippo Lorenzin

Allestimento Set-up arrangements Massimiliano Dellamaria

Regia e montaggio Director and editor Luca Trentini

Anonimartisti, Eventi Arte Venezia, Khorakhanet, My Home Gallery, Officina della Barbabietola, Portobeseno, Print About Me, Ramdom, Sponge ArteContemporanea Catalogo a cura di Edited by Ester Baruffaldi, Stefania Cavalletto Progetto grafico di Graphic design by Federica Corneli Photo courtesy: gli artisti artists Testi a cura di Texts by Silvia Andreatta, Francesco Liggieri, Filippo Lorenzin, Manuela Preto-Martini, Sofia Zanin, Stefania Zulian Traduzioni a cura di Translation by Ester Baruffaldi, Stefania Cavalletto

Municipalità Venezia Murano e Burano Servizio Cultura e Sport


Politiche giovanili e cultura: un binomio che la Municipalità di Venezia Murano Burano ha cercato nel tempo di coltivare in virtù della sua vocazione di organismo istituzionale territorialmente vicino ai cittadini e portatore delle loro istanze. Venezia è preda di uno spopolamento che sembra irreversibile, il suo tessuto sociale e civile si è impoverito, scommettere sui giovani è sembrata una scelta necessaria. L’attenzione si è focalizzata sugli spazi culturali quali elementi fondamentali per sostenere proposte e iniziative provenienti dal mondo giovanile: sorti e cresciuti sulla spinta di un progetto che ha inteso valorizzarli quali luoghi aggregativi polifunzionali, hanno sviluppato nel tempo proprie peculiarità legate al territorio che hanno condotto a dotarli di una programmazione annuale diversificata per ognuno di essi. Palazzo Da Mula a Murano è un significativo esempio di questa trasformazione: la rassegna Palazzo Aperto, nata quale occasione per gli abitanti dell’isola di utilizzare uno spazio pubblico per la promozione di attività culturali locali, ha assunto sempre più una dimensione cittadina ed extra cittadina conosciuta e apprezzata. La mostra About New Ideas, nell’ambito del progetto No Title Gallery, è stata accolta in questo contesto quale valore per così dire “aggiunto” rispetto alla pur interessante e variegata programmazione di eventi stabilita per il 2015, non solo perché promuove l’attività di giovani artisti italiani, ma anche perché propone un utilizzo non convenzionale dello spazio o, per meglio dire, degli spazi: non esiste una sede espositiva fissa, se non quella virtuale del sito web: l’evento fisico rimane comunque essenziale in quanto mezzo e testimone d’incroci creativi. Ci è sembrata dunque assolutamente degna di attenzione questa proposta artistica di Francesco Liggieri che coniuga il virtuale con il reale: un originale esempio di comunicazione contemporanea frutto di una felice sintesi tra la fluidità e la velocità dei messaggi nel web e la complessità conoscitiva ed emotiva che comporta la visione reale. Con grande convinzione quindi accogliamo About News Ideas a Palazzo Da Mula. Manuela Preto-Martini Responsabile Servizio Cultura e Sport Municipalità di Venezia Murano Burano


INDICE

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ABOUT NEW IDEAS PARTE 2- ISOLA DI MURANO, VENEZIA Artisti e opere in mostra 12-19 giugno 2015, Palazzo da Mula Testi di Silvia Andreatta Assistente curatore

INTRODUZIONE DELLE AUTORITÀ Manuela Preto-Martini Responsabile del Servizio Cultura e Sport Municipalità di Venezia Murano Burano

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ABOUT NEW IDEAS

Francesco Liggieri Curatore e direttore artistico

55 CONTRIBUTO AL PROGETTO 11 UN ESPOSITIVO ABOUT NEW IDEAS:

QUALCHE APPUNTO FILOSOFICO a cura di Sofia Zanin specializzanda in Filosofia della Società, dell’Arte e della Comunicazione

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ABOUT NEW IDEAS PARTE 1 – MILANO

Artisti e opera in mostra 3-10 maggio 2015, Area 35 Art Factory Testi di Silvia Andreatta Assistente curatore

Alla scoperta dell’altra cultura, in Italia di Filippo Lorenzin, critico e curatore indipendente e Luca Trentini, videomaker freelance

INDASTRIA DESIGN

di Stefania Zulian Editor-in-Chief di Arsenale Creativo

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GRAND TOUR

NO TITLE GALLERY

Chi siamo: progetto, finalità, attività

ENGLISH VERSION

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RINGRAZIAMENTI


ABOUT NEW IDEAS Di Francesco Liggieri Curatore e direttore artistico

“ Il valore di un’idea sta nel metterla in pratica “ Thomas Alva Edison

Nel 1969 il modulo della NASA Apollo 12 portava verso la Luna un piccolo tesoro. Si trattava di opere d’arte di famosi artisti del tempo, tra i quali Warhol. Il buon Andy disegnò per l’occasione un piccolo pene, non dissimile da quelli che spesso si trovano nelle pareti dei bagni pubblici. Nonostante lo scalpore destato il disegno di Warhol partì alla volta del satellite terrestre, in uno dei momenti che hanno segnato la storia dell’umanità. Questo episodio mi sembra un interessante aneddoto per potervi presentare About New Ideas, un progetto collettivo che combina arte, graphic e industrial design. Cosa accomuna un artista, un grafico e un designer? Il lavoro di tutti e tre si sviluppa da un’idea, la quale viene nutrita, trasformata e arricchita diventando così reale e tangibile, seguendo un processo creativo che varia a seconda della disciplina. L’approccio è differente ma la visione che sta dietro la realizzazione è la stessa: avviare un lavoro creativo partendo da un’idea. Nella nostra quotidianità talvolta non ci rendiamo conto di cosa, in effetti, questa sia: veniamo a contatto con un prodotto che è il risultato finale, senza aver confidenza col lavoro che vi sta dietro. Incontrare e conoscere le diverse attitudini che muovono l’artista, il designer e il grafico, aiuta a capire come le idee prendono forma. About New Ideas è una doppia collettiva multidisciplinare in due città completamente diverse, Milano e Venezia, nello specifico l’isola di Murano. Milano, con la sua tensione verso il futuro e l’innovazione tipica di una “città che sale” (per dirla con Boccioni), ospita l’Expo, l’Esposizione Universale che da quasi centocinquant’anni si fa espressione del progresso tecnologico, artistico e sociale, divenendo simbolo vero e proprio delle “nuove idee” che prendono una forma reale. In contrapposizione c’è Venezia, “passatista” come la chiamavano i Futuristi, a sottolineare già a quel tempo una tendenza a rivolgersi verso i gloriosi trascorsi della Serenissima Repubblica. Nonostante la presenza dell’esposizione d’arte contemporanea più importante

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della scena mondiale qual è La Biennale, Venezia fatica a guardare avanti. Tuttavia, sull’isola di Murano emerge una particolare combinazione di tradizione secolare nella lavorazione del vetro, progresso tecnologico e sperimentazione nel design. In questi contesti così diversi ma brulicanti di idee che cercano di generare interesse in un pubblico sempre più difficile da coinvolgere con eventi di grande richiamo, si inserisce il progetto di About New Ideas. Lo si può vedere Vi invito a guardarlo come una ricerca di pensieri e visioni di artisti, grafici e designer giovani ma non per questo inesperti, che si distinguono per contribuire ai rispettivi ambiti con “qualcosa di nuovo”. Le realtà proposte sono unite da un intento comune, ovvero mostrare che è ancora possibile ideare e creare in maniera innovativa, guardando al futuro, senza dimenticare da dove si viene. Con About New Ideas ci preme non solo esporre lavori che s’inseriscano nella cornice appena illustrata, ma, soprattutto, stabilire un dialogo con il pubblico. Gli eventi espositivi saranno un ponte tra il creatore, che attraverso la propria opera comunica un’idea, e il pubblico, che cerca di recepire, comprendere e interiorizzare. L’ampia varietà di tecniche e discipline coinvolte è stata organizzata secondo un principio più tradizionale per la mostra a Milano, dove le opere in esposizione renderanno il dialogo tra le parti più semplice e più “immediato”. Al contrario, a Murano si richiede al pubblico un’attenzione più sottile e sensibile: le opere lì in esposizione a Murano si caratterizzano infatti per uno spiccato uso delle tecniche e tecnologie più avanzate ed esplorano nuovi ambiti creativi ed espressivi. About New Ideas è pensata come per essere una ricerca che non termina col finissage delle due mostre, ma che prosegue e si ramifica nei vari ambiti creativi e innovativi. V; vuole fornire una griglia interpretativa attraverso cui la quale filtrare il mondo che ci circonda, per isolare, apprezzare e comunicare le “buone nuove idee”.

UN CONTRIBUTO AL PROGETTO ESPOSITIVO ABOUT NEW IDEAS : QUALCHE APPUNTO FILOSOFICO di Sofia Zanin specializzanda in Filosofia della Società, dell’Arte e della Comunicazione

La quaestio si articola, a mio avviso, attraverso un interrogativo al quale si potrebbe rispondere indagando su uno dei fenomeni della realtà artistica contemporanea che si presenta con il nome di No Title Gallery. Si tratta di una galleria d’arte contemporanea che propone un progetto artistico-curatoriale vòlto a promuovere giovani artisti attraverso una modalità espositiva non propriamente nuova - ormai abituati in una società che ad oggi continua a proporci ogni tipo di immagine e dove spesso tutto ci appare già noto - proprio perché figlia dei fenomeni del web, come i social network, che si creano e si muovono con sorprendente velocità in uno spazio virtuale1. La peculiarità di No Title Gallery sta infatti nel non usufruire principalmente di uno spazio fisico con una sua realtà tangibile e concreta, tipica di una qualsiasi sede fissa di una galleria d’arte, ma dello spazio virtuale – illimitato e incrementabile ma altrettanto valido e dotato di una sua concretezza2, secondo le ultime tendenze dell’approccio filosofico sulla fenomenologia della realtà virtuale (Phenomenology of Digital-being, digisein) - offerto dalla rete costituendosi come galleria d’arte online. No Title Gallery si distingue dalle tradizionali gallerie d’arte contemporanea nel riuscire a diffondere la propria visibilità grazie a due nature coesistenti: una principale che è virtuale e una fisica che coincide con una vera sede espositiva ma itinerante, in grado di spostarsi quindi a seconda degli artisti, delle rispettive istituzioni coinvolte e delle varie figure di collaboratori che contribuiscono alla realizzazione di allestimenti in spazi sempre diversi. La mostra About New Ideas deriva dalla selezione che lo staff di No Title Gallery effettua in base ai criteri di scelta di un sistema curatoriale che valuta non solo le singole proposte di progetti artistici ma anche i portfolio di ciascun artista candidato. Gli artisti selezionati intraprendono il loro percorso specifico di ricerca e di produ-

1 Sul contesto dell’arte digitale, le caratteristiche di un museo virtuale in rete, il concetto di Network Museum, sulle applicazioni dei sistemi informatici ai contesti museali, sul ruolo del curatore, del critico d’arte nell’ambiente web, cfr. Steve Dietz, www.yproductions.com. D. RADETIĆ, “Cenni sulla storia dell’arte nel web dagli anni ’90 a oggi”, in La multimedialità da accessorio a criterio. Il caso Nigra sum sed formosa, Atti del convegno, Venezia, Università Ca’ Foscari, 4-5 maggio 2009, pp. 83-87. 2 L. MARCATO, Digital Physis, Contemporary Challenges for a Definition of the Human, intervento al XI International Ontology Congress, San Sebastian, Spagna, 3 ottobre 2014.

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zione giungendo alla realizzazione delle loro opere che spaziano dall’installazione alla sound art, dal video alla fotografia, dalla pittura all’oggetto di design. Non esiste un progetto specifico o una tematica alla base della realizzazione dei lavori ma un concept che consiste semplicemente nell’idea di fare arte in un contesto collettivo e che rappresenta anche l’unico elemento comune per gli artisti presenti nella mostra About New Ideas. Ed è proprio questo il principio che consente il lavoro di riflessione e di elaborazione da parte di ciascuno in base al proprio pensiero e alla propria concezione dei linguaggi artistici. La produzione di opere nel suo determinarsi in un contesto comune giunge qui alla fase espositiva che propone allo sguardo dello spettatore immagini, forme e suoni in grado di comunicare un pensiero in modo originale e innovativo. About New Ideas non rappresenta semplicemente una sintesi di un lavoro compiuto o la tappa finale di un percorso così concluso ma intende proporsi come un’anteprima, come fase preliminare di un processo più ampio all’interno del quale si esprime il pensiero di No Title Gallery, già proiettato verso la progettazione e la gestione di nuove tappe espositive. Possiamo cogliere l’originalità di questa galleria come nuova realtà espositiva nell’era 2.0 in quanto capace di muoversi e orientarsi nella distesa virtuale del web, utilizzando le nuove tecnologie e facendo proprie tutte le possibilità offerte dalle contaminazioni dei linguaggi espressivi delle arti visive – e sonore - ma soprattutto nella capacità di guardare al futuro come risorsa per la trasformazione, fonte di un’ulteriore esperienza e innovazione. Allargando lo sguardo sul panorama in cui l’arte contemporanea si muove, ovvero il “paradigma contemporaneo” dell’arte, così definito dalla sociologa francese Nathalie Heinich, può essere curioso evidenziare un richiamo, una riflessione che accumuna arte e filosofia. Secondo il pensiero di Mario Perniola, nel suo saggio L’arte e la sua ombra3, la filosofia stessa si avvicina all’arte per il fatto di seguire una strada fatta di innovazione, trasgressione, superamento dei canoni e di uno standard a cui non è riducibile quella stessa unicità del valore di un’opera d’arte. Nel medesimo contesto la Heinich insiste nell’evidenziare la definizione inopportuna di “carriera filosofica” quanto quella di “carriera artistica” che invece non rientrano nell’adeguamento ad un fattore standard come accade invece nel contesto burocratico. Arte e filosofia procedono in parallelo verso orizzonti di esperienza alla ricerca di una verità come valore universale attraverso una dinamica di innovazione derivata dall’espressione personale. Eppure l’artista o il filosofo non rispecchia e non è portavoce di una società o collettività legate a una identità specifica (il dominio di una cultura); esso pertanto lavora secondo il concetto di valore che determina la singolarità e una certa capacità trasgressiva nella produzione di opere sempre innovative e mai riconducibili a canoni 3 M. PERNIOLA, L’arte e la sua ombra, Einaudi, Torino, 2006.

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impostati. A questo proposito anche Gianni Vattimo accosta la figura del filosofo a quella dell’artista associandoli nel medesimo ruolo definito eroico-ironico4 per la loro capacità di portare avanti una pratica creativa legata sia alla trasgressione ma anche ad un fattore di conservazione, dovuto alla conoscenza e ad un certa continuità con la tradizione che evidenzia così il valore della creatività e dell’innovazione. A questo proposito, l’iniziativa del gruppo No Title Gallery con il progetto About New Ideas, si avvale di collaborazioni attraverso figure professionali eterogenee che uniscono le loro competenze nella creazione di opere oggettuali, fotografiche, graphic e industrial design, installative e videoinstallative, performances ed eventi sonori. Ogni artista segue l’idea come punto di partenza ma anche come centro del progetto, da cui il titolo della mostra presentata in questo catalogo: About New Ideas. Dall’idea che viene discussa e proposta in un contesto comune, si sviluppa un processo creativo che si concretizza in un percorso di lavoro individuale per ciascuno dei componenti del gruppo e che conduce alla definizione delle diverse opere. Qui ogni disciplina viene intesa come un ambito di elaborazione e di applicazione specifico ma soprattutto come un momento creativo riservato a ciascuno dei partecipanti a seconda del loro settore di competenza. L’idea da cui ha origine l’operazione artistica, attraverso il lavoro sinergico fra diversi linguaggi espressivi e le relative techné5, rimanda al concetto di creazione, forse il problema più profondo e indagato in tutta la storia della filosofia e che ancora oggi per la sua natura sfuggente al logos rimane un interrogativo. Gli antichi filosofi della tradizione greca si riferivano di una creazione in senso speculativo, intesa come intreccio di essere e non-essere (nihil)6; lo stesso Aristotele descrive la creazione come il processo continuo del divenire enfatizzando l’ex nihilo. Il nulla dell’antichità greca, il nihil, viene ripreso e indagato anche dai filosofi che si sono confrontati con la rivelazione del cristianesimo e che hanno dovuto elaborare un pensiero armonico tra fede e ragione, il logos del pensiero antico. Nel Timeo di Platone si racconta di un dio-demiurgo che dà forma alla materia caotica e indeterminata; qui la creazione avviene tramite questa figura del dio delle idee che dal nulla informe lo plasma dando ad esso la forma in quel divenire che è ciò che appare nel tempo e nello spazio. La difficoltà nella definizione del concetto di creazione mediante il logos, è legata al concetto ad essa collegato del niente, il nihil. Dopo la lezione dell’idealismo hegeliano, poi di Fichte e Schelling, anche il filosofo Vincenzo Gioberti ha affrontato tale complessa questione nel tentativo di risolvere il tema della creazione con un richiamo al pensiero eleatico che permane fino alle recenti teorie dei contemporanei 4 G. VATTIMO, Il soggetto e la maschera. Nietzsche e il problema della liberazione, Bompiani, Milano, 1974 5 Sulla tecnica come struttura dell’agire dell’uomo e come fede nel divenire cfr. E. Severino, Del bello, Mimesis, Milano-Udine, 2011, pp. 46-47. 6 La relazione ontologica tra l’essere e il nulla nel pensiero greco e il valore dell’ente rispetto al divenire secondo la concezione greca vengono approfonditi sempre in E.Severino, Del bello, op. cit. pp. 28-29.

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Severino e Givone, i quali ribadiscono che il vero rimosso dal pensiero nonché mai definito rimane proprio il nulla7. Da sempre la filosofia si trova oscillante tra due poli, come divisa tra due pilastri: da una parte l’evidenza del mondo, cioè delle cose attraverso il loro apparire e dall’altra il logos della logica aristotelica. Tuttavia, l’essere non si esaurisce nella cosa che semplicemente appare (dòxa), ossia nell’ente; al fondo di ogni ente c’è l’Essere in sé, il principio eterno e immutabile, come ci indica Heidegger. Il concetto stesso di essere è un altro grande interrogativo della filosofia e il nichilismo rivela come tutto il pensiero a esso precedente abbia fallito nella irrisolta considerazione dell’essere a partire da Parmenide che lo vede semplicemente come cosa. In un contesto filosofico a noi più vicino, Giovanni Gentile muove un’obiezione rispetto al passato, una nuova proposta che mette in crisi il valore inappellabile del principio aristotelico di non contraddizione, affermando la presenza di Dio, l’unica, secondo il filosofo, in grado di eludere tale principio confermandone al tempo stesso la validità. Il pensiero di Gentile, nello smentire il dualismo gnoseologico della filosofia moderna, indaga il rapporto che lega il pensiero – la filosofia - con l’atto e il fatto che possiamo ricondurre al fare artistico. Egli sostiene l’importanza dell’atto del pensiero che illumina le cose, che le suscita e traspare in esse8. Ma non basta semplicemente dire che il pensiero è atto per Gentile, perché la filosofia non è scienza della meta ma piuttosto del metodo – la via –, è atto del pensiero. La verità, secondo il filosofo, è sempre in dialogo con l’essere, come il bene è in rapporto con il male, l’essere con il non-essere e come l’atto con il fatto: tutto ci suggerisce la realtà del divenire. Quindi la verità stessa subisce un’ alterazione nel divenire dell’essere. Il fatto, secondo il pensiero empirista, è ciò che è compiuto, ormai oggettivato, verificabile attraverso lo sguardo in maniera obiettiva, lucida senza possibilità di interferire. Gentile ci indica che non è possibile prescindere dallo sguardo dell’osservatore, si tratta pur sempre del nostro sguardo che può vedere e assistere, il fatto si riferisce quindi a ciò che noi vediamo. Mentre l’atto è l’oggetto che oscilla tre essere e non-essere, nella sua disponibilità al divenire. Si può dire così che l’atto imbriglia il fatto, che essi sono legati, sono unità. Pensiero ed essere tornano nella loro unità parmenidea, la relazione originaria tra pensiero e contenuto. Così si spiega l’atto del pensiero che ci rende presenti nell’atto stesso. Tutto è sottoposto a uno sguardo più ampio dove la realtà è già presente con lo spettatore; si tratta di una soggettività del reale, secondo Gentile. L’atto del pensiero si ricollega a un’oscillazione, secondo il filosofo del realismo, a un’indecisione che sta nel divenire stesso così anche il pensiero diventa esperienza9. Si rivela anche nell’aporia dell’esperienza estetica che ha a che fare con una continua negazione del concreto. C’è un Dio che si manifesta nell’aporeticità di tutte le cose

7 V. Gioberti, Della protologia, vol. I, a cura di G. Massari, Eredi Botta e M. Chamerot, Torino-Paris, 1857 8 G. Gentile, Sistema di logica come teoria del conoscere, 2 voll., Sansoni, Firenze, 1940-1942 (III ed.) 9 G. Gentile, Teoria generale dello spirito come atto puro, Sansoni, Firenze, 1938 (V ed.)

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che definiamo quotidianamente, e nell’esperienza estetica che si attua a prescindere dall’essere che si manifesta nel suo negarsi – il nulla , il negarsi dell’essere10. E’ qui che l’essere appare, proprio dove una negazione deve essere esperita. Le opere qui esposte dimostrano che è possibile creare ancora. Se nella natura umana abita il pensiero, sappiamo anche che esso si esprime mediante il linguaggio – come lo è quello artistico – un linguaggio particolare, il linguaggio di chi crea e grazie al quale l’artista può trasporre fuori da sé un’ essenza facendola diventare sostanza. Attraverso questo fare creativo dell’artista, si ripete e si manifesta così un atto di creazione che porta con sé una valenza demiurgica necessaria perché in grado di assurgere ad un contatto con la dimensione trascendente in un gioco magico e al tempo stesso rituale com’è quello dell’arte.

10 M. Donà, Sulla negazione, Bompiani, Milano, 2004

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PARTE 1

MILANO 3

10 MAGGIO AREA 35 Art Factory Valentina Biasetti Antonio Campanella Alessandro Cardinale Drunken Jewelry Riccardo Fano Cristina Gori Kindergarten Paula Sunday

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PITTURA VALENTINA BIASETTI Valentina Biasetti ci racconta che il concept di questo lavoro è nato un pomeriggio d’estate, mentre stava distesa su un prato col naso all’insù a guardare il lento passaggio delle nuvole leggendo Mark Strand, “persa nell’oblio e consapevole che c’è qualcosa di magico nella poesia”. La Carne delle Nubi, la serie di lavori che l’artista presenta per About New Ideas, ha origine da un brano tratto da Dark Harbor.

Tanto tempo è passato eppure pare Ieri, nel momento più nel cuore dell’estate, quando percepimmo la scomparsa del dolore,

e vedemmo oltre i muri scabri di pietra la carne delle nubi, appesantita dal profumo del deserto del sud, sollevarsi in un generoso

traboccare di mitezza.1

Sempre a detta dell’artista, questi lavori intendono trasformarsi in un ponte immaginario per un Altrove, un luogo svuotato dalle apparenze inutili, magico, che possiamo ritrovare soltanto nel profondo di noi stessi. L’artista popola il suo personale Altrove, altrimenti vuoto e silenzioso, dipingendovi figure in bianco e nero estremamente dettagliate, che sbocciano in variopinte fuoriuscite di colore. Come respiri, spruzzi, movimenti, questi germogli variopinti segnano un continuo scambio tra le dimensioni: tra l’osservatore e il mondo interiore dell’artista, ma anche tra il passato e il presente, tra la realtà e la dimensione del sogno, e così via. Questa perfetta sospensione tra gli opposti ci restituisce come magica la normalità e, viceversa, ci trasmette la possibilità di realizzare la magia. Valentina Biasetti è laureata con lode in Pittura all’Accademia di Belle Arti di Bologna. Vive e lavora nella campagna di Casatico di Torrechiara, in provincia di Parma.

1 (a cura di ) Damiano Alberti, Mark Strand, L’inizio di una sedia, Donzelli editore, Pomezia (Roma), 1999, p.59

Valentina Biasetti La Carne delle Nubi. 19 2015 Matita, pastelli e olio su carta 70x100 cm

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FOTOGRAFIA ANTONIO CAMPANELLA La guerra e la normalità sono due situazioni che si definiscono a vicenda, per contrapposizione. Più ci avviciniamo al punto di contatto di questi due insiemi, più ci accorgiamo che il confine che li separa è continuamente violato. Oggi più che mai. Dalle immagini dei bombardamenti diffuse in diretta durante la Prima Guerra del Golfo a quelle riprese dai droni telecomandati a distanza durante le operazioni aeree “chirurgiche”, passando per quelle catturate dalle action cam montate sugli elmetti militari e quelle registrate da gruppi di guerriglieri con velleità sempre più social: viviamo in un presente in cui tutti i media riversano continuamente sull’osservatore - telespettatore, lettore, navigatore web che sia - immagini provenienti dai campi di battaglia di tutto il mondo. L’idea della guerra si insinua nella nostra quotidianità, la accettiamo e la decliniamo snaturandone la brutalità e prendendone a prestito le componenti, lasciandoci attirare dalla sua iconografia e dai suoi rituali. Proprio con il dilagare di questa sorta di bulimia della rappresentazione della violenza, l’attenzione di Antonio Campanella è stata catturata dalla fascinazione che il mondo militare - al contrario di quanto si possa pensare (o sperare) esercita su un numero sempre maggiore di persone, pur consapevoli delle atrocità di cui esso si nutre: dai bambini che giocano con i soldatini agli adulti che collezionano modellini militari, passando per i war games e la disciplina del softair - attività “sportiva” basata su tattiche militari estremamente realistiche. In un periodo in cui i confini tra guerra e missione di pace, violenza fondamentalista e diritto alla difesa sono sempre più oggetto di dibattito, si va a delineare una sorta di unicum dell’orrore che tra violenza reale e finzione ludica esercita il suo fascino su un numero sempre crescente di persone. I ritratti della serie Shall we play a game? - a cui questi tre lavori appartengono - documentano le varie forme di attrazione che il mondo militare esercita sulla nostra quotidianità, nonostante l’inquadratura si mantenga ben lontana dai campi di battaglia. Sono il risultato di una calibrata azione narrativa che trasforma ciascuna fotografia in un documento. Questo rende davvero difficile determinare il confine tra indagine della realtà empirica - talvolta storica e sociale - e sensibilità attenta ai dettagli e ai significati più sottili, personali: esse spingono l’una verso l’altra con uguale forza e la composizione risulta perfetta. Antonio Campanella è cresciuto con la street art, la passione per la musica, i concerti, i viaggi. Ha lavorato per anni come graphic designer e art director, seguendo un percorso che lo ha portato a dedicarsi completamente alla fotografia. Attualmente lavora come professionista per marchi di prestigio e committenze commerciali. La sua passione particolare per il ritratto fotografico lo ha spinto a dedicarsi sempre più a progetti personali, alcuni dei quali finalisti e vincitori di concorsi internazionali. Antonio Campanella Shall We Play A Game? 2014-in progress Fotografia analogica 50 x 70 cm

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SCULTURA/INSTALLAZIONE ALESSANDRO CARDINALE Alessandro Cardinale ha studiato scultura all’Accademia di Belle Arti di Venezia. Nei suoi lavori sviluppa il tema della luce e della percezione utilizzando diversi media e prediligendo tra tutti l’installazione. Le sue opere sono presenti all’interno di collezioni private e pubbliche. Nel 2012 ha vinto la sezione internazionale della V Biennale d’Arte di Pechino. L’artista parte dalla scultura, sottraendole a mano a mano i suoi valori tradizionali di pesantezza e monumentalità, conferendo invece importanza ad altri aspetti che normalmente vengono considerati di secondo piano. Abbandonando progressivamente la materia e concentrandosi sulla sua assenza, Cardinale lavora attraverso di essa definendo con il suo intervento un costante tentativo di invertire la scala di valori, dando consistenza a concetti che non hanno né peso né corpo, come la memoria e il tempo. Il Nu Shu è un linguaggio ideografico segreto creato in antichità dalle donne cinesi della regione dello Húnán, per comunicare, all’insaputa dell’uomo, le proprie memorie ed esperienze. Ricamando sui tessuti o dipingendo sui ventagli questi ideogrammi - veri e propri messaggi criptati, interpretati dagli uomini come semplici decorazioni - le donne tramandavano di generazione in generazione la propria testimonianza silenziosa della condizione femminile di quel tempo. Come una scultura ha diversi punti di osservazione, Nu Shu, l’opera presentata dall’artista per About New Ideas, cambia in base al punto di vista dell’osservatore, fino a mutare del tutto sia nell’aspetto sia nel significato. Una serie di listelli di legno scolpiti richiama i ventagli sui quali venivano scritti i messaggi in linguaggio Nu Shu. I listelli sono assemblati facendo in modo che si possa riconoscere un volto orientale femminile osservandolo solo da una determinata posizione; una volta persa quella posizione, il “messaggio” ritorna ad essere incomprensibile. Nu Shu è un lavoro sul linguaggio e sulla comunicazione che si presenta come occasione per riflettere sulle dinamiche di trasmissione e comprensione di un messaggio. Il meccanismo con cui il messaggio viene rivelato segue con coerenza la poetica dell’artista: il soggetto dell’opera è sempre presente, non sempre percepito, molto più forte nelle possibilità della sua assenza.

Alessandro Cardinale Nu Shu 2015 Ferro, legno 110x170x30 cm

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GIOIELLERIA DRUNKEN JEWELRY Una chiave; un anello recante l’incisione di una serratura; un necklace alla cui estremità pende un occhio, aperto oppure chiuso. Se la chiave è la domanda e l’anello la sua risposta, la collana è il percorso che l’artista-eroe deve affrontare per arrivare alla verità. Linda Ferrari, artista, e Fabio Mezzetti, orafo, disegnano e producono i gioielli di Drunken Jewelry. I gioielli, che ricordano tanto le atmosfere di Alice nel Paese delle Meraviglie ma in versione metropolitana, sono unici e realizzati a mano in un laboratorio di Milano, nel quartiere di Porta Ticinese, con materiali di prima qualità come bronzo dorato e argento. Questa collezione in particolare è dedicata al viaggio dell’eroe, che superando le difficoltà lungo la sua strada trova il divino dentro di sé, svincolandosi finalmente dai dogmi della religione e prendendo consapevolezza della propria esistenza. Con lui viaggiamo tutti, siamo già salpati, verso l’inevitabile scoperta di noi stessi.

Drunken Jewelry Freud is dead, dreams are alive Chiave in argento 2014 5 cm

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ILLUSTRAZIONE RICCARDO FANO Riccardo Fano è digital designer di professione e artista per constatazione: gli è impossibile – come lui stesso dichiara – smettere di muoversi, di “fare” e di “creare”. Si ritrova costantemente stuzzicato da situazioni, parole, immagini. Da sempre si lascia guidare dalla curiosità, che lo spinge ad osservare i dettagli del mondo che lo circonda ed è lo strumento che gli consente di catturare le idee, associarle e svilupparle nel tempo, lasciando che prendano forma su materiali diversi con tecniche altrettanto eterogenee: per i suoi lavori utilizza carta, tela, supporti digitali, stoffe. Le sue idee si fanno in questo modo illustrazioni. Ogni illustrazione così costruita è un tassello del riassunto completo ed estremamente esauriente del suo modo di pensare. Il polittico preparato per About New Ideas si presenta come una sorta di mappa personale che Fano invita ad esplorare. Si tratta di una raccolta di ritratti – rielaborati – di alcune tra le figure che grazie ai loro lavori, ma anche semplicemente al loro carisma, sono state e sono tuttora dall’artista ritenute importanti per la sua formazione. Troviamo i volti di persone con cui l’artista ha a che fare nella quotidianità - come quelli imprescindibili dei genitori, che più di tutti hanno contribuito alla sua crescita - oppure le facce di personaggi noti come Rick Rubin o Mark Rothko, presenze in cui l’artista si è imbattuto nel corso della sua vita a livello visivo, mentale, emozionale o tecnico, senza alcun bisogno di diretto contatto fisico e che lo hanno influenzato quindi su piani diversi. Le illustrazioni di Riccardo Fano svelano un immaginario personale ricchissimo di spunti, mostrano come le idee si avvicinino e si tocchino ignorando lo spazio e il tempo. Circolano, si lasciano intaccare, si materializzano, possiedono la velocità dell’immediatezza e dell’energia: le idee si trasformano.

Riccardo Fano Rick - Produttore musicale 2015 Stampa digitale 50x70 cm

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INSTALLAZIONE CRISTINA GORI Cristina Gori è diplomata in Fenomenologia delle Arti Contemporanee all’Accademia di Belle Arti di Venezia. Opera nell’ambito dell’installazione fotografica e ambientale dal 1998 ed ha esposto in numerose rassegne d’arte contemporanea in Italia e all’estero. Le sue opere sono presenti all’interno di collezioni private e pubbliche. Per About New Ideas l’artista ha sviluppato Helix, un progetto fotografico che la vede protagonista di una serie di autoritratti. Il tema è quello che contraddistingue tutta la sua ricerca: il legame con la natura. La figura umana - pigmentata in nero, divenuta substrato per i cicli inesauribili attraverso cui la natura si perpetua - emerge dal fondo nero avvolta dall’edera rampicante (in realtà radici di edera, rami spogli, appendici). La pianta cresce attorno al corpo dell’artista e si fonde con parti di esso. Queste fotografie raccontano un’evoluzione suggestiva, un movimento di scambio che è contemporaneamente crescita e contaminazione. Questo rapporto dualistico di imitazione e ibridazione è ricerca di sé e tentativo di far parte di un insieme originario, in una condizione molto vicina a quella creata dall’edera e la pianta a cui questa si àncora per crescere. Helix è il sostantivo latino con cui in antichità veniva indicata la pianta di edera (hedera). Essa è anche il simbolo del dio Dioniso e assieme alla vite rappresenta il dualismo luce/ oscurità, vita/morte, essendo una pianta di ombra e di freddo. Cristina Gori segue da tempo un percorso di ricerca che nasce dalla Natura intesa come ambiente confortevole e ideale, retaggio dell’infanzia, interesse innato. Accanto a questa constatazione si sviluppa una visione artificiale della natura stessa, che spinge l’artista a lavorare sulla ricerca di materiali artificiali e industriali che la possano imitare o ibridare, ad affacciarsi a temi e problematiche contemporanee quali la modificazione genetica, o ad interrogarsi sulle possibilità di argomentazione.

Cristina Gori Helix 2015 C-Print 50x50 cm

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INSTALLAZIONE KINDERGARTEN Fino all’11 Settembre 2001 l’Occidente credeva di aver vinto la sua partita con l’Oriente, che invece ha segnato il gol del pareggio proprio allo scadere dei tempi regolamentari. Da quel momento le due squadre stanno giocando i Tempi Supplementari. Quest’opera è una metafora calcistica sulla situazione politico-religiosa mondiale dei giorni nostri.
La notizia dell’attacco al World Trade Center ha fatto il giro del globo in una manciata di secondi, catalizzando tutti i media praticamente in tempo reale. Dal giorno successivo, la televisione, i giornali e il web si sono dedicati quasi esclusivamente ad essa. Il fatto che questa informazione sia finita in prima pagina anche sulla Gazzetta dello Sport, il quotidiano rosa che riporta (quasi) esclusivamente notizie sportive, ci fa capire la portata epocale di questo evento, dopo il quale tutto è cambiato. Avete tra le mani uno dei numeri originali della Gazzetta dello Sport usciti mercoledì 12 settembre 2001. Matteo Lucidi e Simona Molino sono i componenti del duo artistico Kindergarten, attivo dal 2008. Assieme portano avanti un progetto che spazia dall’installazione, alla scultura alla performance, fino ad arrivare al video e a lavori cinematografici vincitori di numerosi festival internazionali. L’idea e la progettazione dell’opera sono gli aspetti dominanti del loro processo creativo, che si esprime tramite l’utilizzo di diversi linguaggi espressivi. La loro indagine li porta ad essere alla continua ricerca di nuovi materiali e nuove tecniche in grado di descrivere, manifestare ed esprimere il processo della creazione artistica. I Kindergarten vivono e lavorano a Berlino.

Kindergarten Tempi supplementari / Extra time 2015 Mixed Media 75x40x3 cm

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FOTOGRAFIA PAULA SUNDAY Il trapasso è quella condizione a metà tra un “non più” e un “non ancora”, il passaggio in un indefinito, un transito attraverso. È quel momento di sospensione temporale che l’occhio di Paula Sunday trattiene, frapponendosi tra i suoi soggetti e la loro disarmante quotidianità. Così, nell’attimo che immediatamente precede il loro “salto” nel vuoto, i tipi umani tra i più comuni vengono colti nell’inazione, bloccati nell’immobilismo di quadretti dell’ogni giorno. Ancora una volta, nella tecnica che è cifra stilistica di tutto il suo lavoro a metà tra la pittura, il cinema e la fotografia, Paula Sunday affronta le contraddizioni dell’attualità, l’afflizione dell’uomo, il bilico a cui è costretto. Allora il buco diventa il colpo d’occhio, che canalizza gli affanni e le inettitudini ed è forse simbolo di questi stessi: la frana che si apre agli occhi dell’uomo moderno, è il segno di una sterilità che gli paralizza il corpo e gli atterrisce lo sguardo. Interni rassicuranti si alternano a spazi aperti dai toni prevalentemente freddi che introducono alla desolazione di un uomo che è solo con se stesso davanti all’abisso di un buco, che squarcia il suo vivere quotidiano. Se è facile trovare una filiazione con le atmosfere create da Gregory Crewdson, è pur vero che l’ovvietà di questo rimando non può che fermarsi a un doveroso riferimento di stile, dal momento che la fotografia di Paula Sunday conferma con Trespass un’originale capacità, cioè quella di filtrare attraverso l’obiettivo le crepe che si aprono sotto i nostri occhi, rendendo - con pochissimi elementi di set e un lavoro certosino di post produzione - i disagi del contemporaneo1. Nonostante sia cresciuta tra le pellicole e le macchine analogiche del padre (fotografo di professione), Paula Sunday si è avvicinata seriamente alla fotografia soltanto a 24 anni. Non considera la macchina fotografica il suo lavoro, bensì uno strumento che sceglie di utilizzare quotidianamente per portare avanti la sua ricerca artistica e comunicarla. Paula Sunday ha frequentato l’Accademia di Belle Arti di Napoli e ora vive e lavora a Milano.

Paula Sunday Trespass #006 2014 Fotografia Digitale Stampa Fine Art su carta fotografica Hahnemuhle 80x130 cm

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PARTE 2

MURANO 12

19 GIUGNO Palazzo da Mula Luca Bortolato Diego Corazza Drunkenrabbit e Mariam Al Ferjani Dario Lazzaretto Alessandro Minoggi Antonio Pipolo e Nicola Pisanti Matteo Suffritti

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FOTOGRAFIA LUCA BORTOLATO Le fotografie di Luca Bortolato sussurrano storie di silenzio e mistero, attraversando figure senza volto o volutamente celate, indagando i volumi e gli interni dell’identità. Tutti questi protagonisti sfuggenti si fanno tramite tra l’artista e l’osservatore, ci porgono le loro storie a piccoli tocchi e poi si nascondono, incerti in un’ambivalenza che non si definisce mai. Si mantiene stabile così l’unica certezza: come loro, l’artista che muove queste figure e noi che le osserviamo siamo contemporaneamente forza e debolezza, solitudine e calore, una cosa e il suo opposto. Siamo composti di ambivalenze. I lavori presentati in occasione di About New Ideas segnano una piccola tappa che inaugura un altro passo in avanti nel percorso di ricerca dell’artista. L’obiettivo inquadra figure non più nitide e definite, ma al contrario impalpabili, in movimento, inquiete. Sono soggetti distaccati e assenti quelli che entrano in scena: lontani dai loro contorni originali, abbandonano le loro storie, si mescolano a forme nuove, diventando altri corpi. Diventando Ultracorpi. Luca Bortolato ha studiato grafica all’Istituto d’Arte di Venezia e poi Design Industriale a Padova. Questo tipo di formazione è riscontrabile in tutti i suoi lavori, in particolar modo nella composizione e nella studiata calibrazione degli elementi dell’immagine. Altrettanto importante per l’artista è stata la sua esperienza lavorativa che, vedendolo impegnato come grafico a stretto contatto con fotografi e pubblicitari da diversi anni, lo ha professionalizzato nel mondo della comunicazione visiva. L’interesse per la fotografia si è sviluppato fin da subito come una sorta di evasione dal lavoro, un cammino personale, un modo attraverso il quale l’artista può analizzare se stesso, ascoltarsi e cercare di conoscersi. Ecco che la figura umana risulta protagonista assoluta dei suoi scatti, come rappresentazione dell’artista stesso, come tramite nel dialogo tra lui e chi guarda. La fotografia è stata fin da subito un riflettere sull’individualità, un cercare di capire di quale identità il fotografo stia parlando e di quali e quante siano le sue sfaccettature.

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Luca Bortolato Ultracorpi#0 2015 Fotografia analogica 70x50 cm


INSTALLAZIONE OLOGRAMMA DIEGO CORAZZA Idea nasce da un’attenta analisi del mondo che circonda l’artista, una zona di periferia che a suo dire gli offre un ottimo punto di vista per analizzare dal di fuori la società contemporanea e il suo evolversi nel futuro. Questo lavoro in modo particolare vuole farci riflettere sulle tantissime realtà che non riescono a concepire il domani, semplicemente perché il loro scopo principale, che offusca tutte le altre necessità, è un modo perverso ed estremamente limitato di sfruttare il presente. Possiamo facilmente riconoscerci in situazioni simili. Quando concentriamo tutta l’attenzione su un solo dettaglio, spesso perdiamo la visione d’insieme e con essa spariscono anche molti elementi che ci possono essere d’aiuto nell’elaborazione del nostro giudizio. All’opposto, invece, la cooperazione tra singoli individui fa sì che si creino molteplici modi di concepire un progetto per il raggiungimento di un risultato comunemente condiviso ed incontestabile. L’ologramma ci spiega queste dinamiche mostrando un uomo e una donna mentre visualizzano uno stesso oggetto. Per loro natura, pur avendo il medesimo punto di partenza, arrivano a concepire due idee apparentemente diverse. Poi i due si guardano, quindi si voltano le spalle, puntano entrambi nella stessa direzione e riescono infine a “guardarsi dentro” l’un l’altro: grazie a questa “fusione mentale” concepiscono una reale opportunità per il futuro, rappresentata da una terza faccia affiorante, che in realtà non esiste. “Il pensiero è insensato fino a quando non è capito” (cit.) Diego Corazza vive a Chions, un piccolo paese nei pressi di Pordenone. Tecnico libero professionista, si occupa di grafica rendering e videorendering finalizzati alla progettazione e pubblicità a 360°. Non avendo conseguito studi accademici in materia artistica, la sua ricerca si sviluppa in un modo totalmente sensoriale, estraniato da regole e tecniche istituzionali.

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Diego Corazza Idea 2015 Mensola olografica 60x180x 38 cm


PERFORMANCE DRUNKENRABBIT E MARIAM AL FERJANI “In questo stesso momento, l’ultima incarnazione di Edipo, i moderni protagonisti de La bella e la bestia, attendono all’angolo della quarantaduesima strada con la quinta avenue che il semaforo cambi colore” Joseph Campbell, L’eroe dai Mille Volti.

La performance si svolge seguendo una serie di azioni, ognuna delle quali colma di significati allegorici. Drunkenrabbit sarà l’Artista, il Creatore, ma anche “l’Araldo” (cit. Campbell) che accompagna l’eroe nel suo viaggio e lo aiuta nelle sue prove, lo assiste, lo coordina. Mariam Al Ferjani sarà l’Eroe, la rappresentazione dell’essere umano che decide - dapprima inconsciamente, poi sempre più consapevolmente - di percorrere una via diversa da quella intrapresa, di dare una svolta alla sua vita. Di aprire, appunto, gli occhi. L’Eroe (tramite i tre passaggi fondamentali separazione-iniziazione-ritorno) compie l’unità nucleare del “monomito”, in cui tutte le religioni, i miti e le leggende si rispecchiano dalla notte dei tempi. Assistiamo ad una dimostrazione del meccanismo vitale in cui tutti siamo inseriti, dalla nascita alla morte, compiendo una parabola che, pur presentandosi a noi unica, in realtà è la medesima per tutti gli esseri umani: il bambino cresce nella sua dimensione di bisogni elementari, si fa uomo abbandonando questo cerchio e allargando il suo campo di azione, conoscendosi a fondo, fino a ritrovarsi inserito naturalmente nella società degli adulti. Come lui, l’Eroe si distacca da una dimensione iniziale e confortevole allargando le proprie conoscenze, per finire a concentrarsi sul proprio mondo interiore, e divenire un individuo completo. L’Eroe è colui che ha saputo superare le proprie limitazioni personali e raggiungere forme universalmente valide. Come uomo moderno l’Eroe è morto, ma come eterno è stato ricreato. Drunkenrabbit è Linda Ferrari, nata a Brescia e cresciuta nella casa della nonna materna, circondata dall’arte, dalla letteratura e da soffitte piene di vecchi giocattoli. Ha iniziato a disegnare da bambina e non ha più smesso. I suoi acrilici su tela rispecchiano la sua visione delle cose: secondo l’artista, la magia è soltanto una percezione alternativa del reale, uno strumento di lettura che permette l’accesso all’infinito presente in ciascuno di noi. All’inizio del 2010 Linda Ferrari ha fondato il collettivo r-EVOLution, ora associazione culturale Anonimartisti. Mariam Al Ferjani è nata a Beja, in Tunisia. Dopo quattro anni ha lasciato gli studi in medicina per dedicarsi al cinema. Attraversare il mare e stabilirsi a Milano ha sancito questo definitivo cambiamento di rotta. La sua passione è l’autoritratto: un misto di umorismo, fascino e seduzione che tratteggia con dolcezza una meno dolce verità.

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(Opera di repertorio) Drunkenrabbit e Mariam Al Ferjani Would you like to tell me a secret? Installazione e performance c/o Ramada Plaza, Milano Settembre 2013


SOUND ART DARIO LAZZARETTO Ogni lavoro artistico di Dario Lazzeretto è frutto di un’analisi approfondita della situazione politica, sociale e culturale del mondo contemporaneo in un determinato luogo e periodo. La sua produzione copre diversi campi, dalla performance, alla grafica, alle animazioni, ma è grazie all’installazione sonora che l’artista riesce a coinvolgere il pubblico mettendolo in comunicazione con uno spazio che è culturale ed ideologico, identificato, appositamente creato per essere allo stesso tempo ambiente di riflessione e soggetto produttore di input. Da lungo tempo interessato alle questioni relative a minoranze e conflitti sociali e ai temi legati all’industria culturale e alla politica, l’artista propone l’installazione Hullyrug - Athanbusters, seconda tappa di un progetto ancora in fase di sviluppo che affronta il tema delle grandi religioni monoteiste e le loro mutazioni nella società contemporanea. Lazzeretto lo definisce un work in slow progress. La prima tappa di questo percorso è stata Male Magnum Male Nostrum, lavoro proposto in più varianti installative tra il 2009 e il 2010 (in sintesi: un canto sacro in latino ecclesiastico, che recita sulle melodia di un introitum responsariale il regolamento del Grande Fratello). Il brano AthanBusters è stato concepito nel maggio 2011: dopo alcuni mesi di documentazione e ricerca, l’artista ha registrato la propria voce in Islanda, nella ex-fabbrica di pesce di Skagaströnd, ora annessa agli studi della N.E.S art Residency. Successivamente, durante la residenza presso lo Dortyart (Dordrecht, NL), il lavoro audio ha infine trovato la sua controparte visiva e tangibile nel tappeto ritagliato e nelle minuscole moschee realizzate con oggetti di recupero. A quel punto è divenuto HullyRug. La sagoma della lettera H che strappa e rovina i ricami del tappeto ricalca il logo tondo della Halliburton, multinazionale americana ad oggi duramente criticata per aver intrapreso attività illegali nel complesso militare-industriale durante la guerra in Iraq. Le piccole moschee sono assemblate con materiali recuperati in loco direttamente in fase di montaggio (tra i rifiuti, al mercatino dell’usato…). Il sonoro recita una lista di ditte appaltatrici (principalmente statunitensi) che in Afghanistan ed Iraq stanno ricostruendo quanto è stato distrutto dalla guerra recente, cantati sulla melodia di un atan/addan/athan (chiamata alla preghiera) del più celebre muezzin della Mecca. Dario Lazzaretto sta lavorando al momento ai prossimi due capitoli del suo progetto su Buddhismo ed Ebraismo.

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Dario Lazzaretto Hullyrug - Athanbusters 2015 Mixed media installation Dimensioni variabili


PITTURA ALESSANDRO MINOGGI Man muss noch Chaos in sich haben, um einen tanzenden Stern gebären zu können. Bisogna avere ancora un caos dentro di sé per partorire una stella danzante. – Friedrich Nietzsche

Alessandro Minoggi dipinge solitamente su supporti molto grandi attingendo in egual misura al mondo della pubblicità, del fumetto, della moda e della fotografia, alla ricerca di un’immagine di bellezza diretta, non colta ma fruibile e condivisa, soprattutto presente. Interagisce e si relaziona con la realtà e con la sua contemporaneità; sceglie di parlare un linguaggio comune, di facile e diretta interpretazione. Il risultato di questo suo percorso è una produzione artistica attentamente contestualizzata che ci comunica un messaggio chiaro. Per About New Ideas l’artista ha scelto, diversamente, di cimentarsi con un formato di dimensioni molto ridotte. Ne risulta un esercizio quasi concettuale, che scende (o sale) in profondità suggerendo movimenti armonici, sviluppi di ordine e - per giusta contrapposizione - di caos. Tre piccole tele circolari, posizionate a grande distanza dal punto di osservazione, risultano allo spettatore puntini lontani, minimi. Come le stelle, di cui possiamo percepire la forma ma non il contenuto, così di questi lavori intuiamo i contorni, ma non raggiungiamo il dettaglio, che pure c’è ed esiste. L’artista definisce questo lavoro “la mia piccola costellazione danzante dell’arte”. Sebbene in questa veste ridotta ed inedita, la pittura di Minoggi non perde di vista la sua consueta ricerca di bellezza e di femminilità. In lontananza, le tre Stelle Danzanti disegnano infatti un’armonia ideale, suggerendo l’orbita dei pianeti e degli atomi. La perfezione dei loro cerchi è però il risultato di un lavoro di disciplina: l’artista raccoglie il caos che ha dentro di sé, incastonandolo nell’opera d’arte, che ha in questo caso una forma geometrica precisa - il cerchio - con tutti i suoi vincoli estetici e spaziali. Lo stesso caos si rivela allo spettatore, nel momento in cui, una volta visualizzata e raggiunta in tutti i suoi dettagli, l’opera d’arte restituisce la propria bellezza, finalmente liberata dai limiti della tela. Diplomato a pieni voti all’Accademia delle Belle Arti di Brera, Alessandro Minoggi ha esposto i suoi lavori in diverse mostre personali e collettive. All’attività di artista, fotografo, fumettista, musicista e scenografo accompagna l’attività di Art Director per Absink. Dal 2010 fa parte del gruppo artistico Anonimartisti.

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Alessandro Minoggi Stelle Danzanti 2015 Acrilico su tela Diametro 10 cm


SOUND ART ANTONIO PIPOLO e NICOLA PISANTI Quando si deve affrontare un problema, normalmente lo si isola, ponendolo in una determinata inquadratura, cercando la soluzione all’interno di un’area definita. Questo meccanismo è tipico e convenzionale per ciascuno di noi ed è conosciuto come pensiero verticale. Molto spesso, però, i perimetri che tracciamo per risolvere i problemi non esistono nella realtà e la soluzione può trovarsi ben al di fuori di essi. Con il termine pensiero laterale, coniato dallo psicologo Edward de Bono, si intende “una modalità di risoluzione di problemi logici che prevede un approccio indiretto”. Concentrare la propria attenzione sulla soluzione diretta porta a seguire una logica sequenziale che opera partendo dalle considerazioni che sembrano più ovvie. Il pensiero laterale invece si discosta da questo procedimento, cerca punti di vista alternativi prima di dedicarsi alla soluzione, esce dai confini del problema, o meglio ancora, non crea affatto confini. Antonio Pipolo e Nicola Pisanti definiscono Divinazione Laterale una sorta di “oracolo informatico per il pensiero laterale”, basato su concetti appartenenti alle Oblique Strategies di Brian Eno e su metodi divinatori come l’I Ching o i tarocchi. Qualsiasi domanda ci si ponga, questo “quaderno” interattivo elabora un responso che esorta a risolvere ogni quesito in maniera non convenzionale. Vengono utilizzati collegamenti parzialmente casuali, in modo che al fruitore sia fornita una risposta improbabile, accidentale, assurda, che stimoli però i processi laterali di risoluzione di un problema. Antonio Pipolo e Nicola Pisanti fanno parte di diversi progetti collettivi e si muovono tra new media, strumentazioni audiosonore, installazioni, mapping, video e sperimentazione.

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Antonio Pipolo e Nicola Pisanti Divinazione laterale 2015 Installazione Dimensioni variabili


INSTALLAZIONE MATTEO SUFFRITTI Oggi gli smartphone e tutti gli altri dispositivi portatili e leggerissimi con cui chiunque può scattare una foto, portarla con sé e diffonderla praticamente ovunque, hanno sostituito la fotografia analogica tradizionale, fatta di chimica e passione, di pellicole sviluppate, incorniciate e appese al muro. La ricerca di Matteo Suffritti nasce dall’esigenza di dare nuova forma espositiva alla fotografia. Naked Box è un lavoro creato artigianalmente in laboratorio, assemblando diversi materiali. Come le altre foto-installazioni dell’artista, questo lavoro vede al suo centro l’uomo, ritratto nella sua nudità o avvolto da un senso di oppressione, schiacciato. Qui il soggetto si ritrova incastrato in contenitori su misura, sezionato, ordinato e inquieto nella sua immobilità. I suoi contorni indefiniti lo rendono fluttuante, immerso in un liquido luminoso, in procinto di uscire dallo schermo o destinato ad affondare. Come il suo protagonista, quest’opera si colloca a metà strada per chi la osserva: da una parte ci comunica l’incertezza dell’attesa, di qualcosa che accadrà o si sta già svolgendo impercettibilmente sotto i nostri occhi, appena dietro la superficie dello schermo, all’interno della scatola; dall’altra si mostra come polittico sempre immobile e nel suo insieme in perfetto equilibrio, visivamente fruibile. Matteo Suffritti vive e lavora come grafico a Milano, sua città natale. La prima macchina fotografica che ha avuto tra le mani è stata una Kodak Disc regalatagli dal padre a 8 anni. Durante l’adolescenza ha approfondito la sua conoscenza della fotografia utilizzando la reflex e lavorando in camera oscura. Dopo il diploma in grafica pubblicitaria ha studiato filosofia e si è avvicinato al mondo digitale, esplorando anche nuove tecniche video. Ha iniziato ad esporre i primi lavori nel 2008.

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Matteo Suffritti Naked Box 2013 Lightbox stampa lambda su duratrans 60x40x200 cm (singolo box 60x40x40 cm)


GRAND TOUR Alla scoperta dell’altra cultura, in Italia

di Filippo Lorenzin, critico e curatore indipendente e Luca Trentini, videomaker freelance

S­ iamo partiti con il giaccone e abbiamo finito in camicia: questa potrebbe essere l’estrema sintesi del viaggio intrapreso dal sottoscritto e dal videomaker Luca Trentini tra febbraio e marzo 2015. Un Tour (perché di Tour si è trattato) che ci ha portato a conoscere le persone che stanno dietro alcune delle realtà artistiche indipendenti più interessanti in Italia in questo periodo. Uno degli aspetti più ricorrenti tra le varie associazioni e realtà che abbiamo incontrato (dal vivo o con i potenti mezzi della tecnologia odierna, i.e. Skype) nel corso del Tour è il tentativo, la necessità di lavorare direttamente con comunità e luoghi geografici lontani dalle rotte tradizionali dell’arte e del sistema ufficiale della cultura. Ciò avviene in molte modalità diverse, non a caso tutte plasmate in base al contesto in cui vengono svolte le attività; un caso lampante in questo senso è quello rappresentato dalla ricerca che svolgono Davide Ondertoller e Sara Maino da alcuni anni al Castel Beseno, poco distante da Rovereto, sotto il nome di Portobeseno. Si tratta di un progetto dedicato alla ricerca etnografica, la riflessione sul territorio e la partecipazione delle comunità; il coinvolgimento degli abitanti dei paesi vicini ricopre un ruolo fondamentale nelle loro iniziative. Un’altra realtà che si occupa di creare eventi, situazioni e opportunità di dialogo culturale (ma non solo) è l’Officina della Barbabietola; il progetto, di base in un paesino tra Padova e Venezia, è guidato da tre ragazzi che si chiesero, come tante altre persone incontrate nel corso del Tour, se fosse possibile sviluppare un progetto culturale alternativo a quelli già presenti sulla zona; attraverso iniziative destinate a coinvolgere gli abitanti del luogo e la comunità creativa (ristretta ma vivace), questo team sta sviluppando un percorso improntato anche alla valorizzazione e riqualificazione dei tanti luoghi abbandonati o poco noti che costellano il territorio. Il coinvolgimento di una comunità ben precisa e lo studio di luoghi specifici (che poi sono spesso quelli da cui provengono e sono cresciuti i fondatori delle associazioni) è un elemento centrale anche nell’attività di Ramdom, una realtà nata nel 2011 “nell’estremo tacco d’Italia” [cit.] che lavora tanto con artisti e figure internazionali del settore artistico e culturale quanto con gli abitanti dei paesi e delle cittadine della zona. Spesso in questi luoghi giace un contesto culturale con potenzialità inespresse, energie che Paolo Mele e gli altri membri di Ramdom cercano di attivare portando avanti una ricerca e una serie di iniziative tanto coerenti quanto stimolanti, come la serie di masterclass organizzate a Lecce e Indagini sulle Terre Estreme, il programma svoltosi nel 2014 con la partecipazione di curatori, ricercatori, operatori culturali e cittadini incentrato sulla ricerca e lo studio delle peculiarità di zone lontane dai grossi poli di attrazione culturale ed economica. Un dato interessante di questo processo di decentralizzazione culturale è il fatto che si leghi anche e soprattutto allo sviluppo sempre più inarrestabile della comunicazione su Internet: così come nel mondo si sta osservando ormai da anni la nascita di poli culturali ed economici altrimenti (e tradizionalmente) periferici grazie all’uti-

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lizzo della Rete, anche nel contesto culturale indipendente italiano si possono notare dinamiche che portano all’origine di centri situati in zone lontane dalle grandi città, o di associazioni che compiono ricerche e organizzano iniziative dalle premesse e dalle modalità alternative a quelle più tradizionali e, sostanzialmente, ufficiali. Molte delle persone che abbiamo incontrato nel corso del Tour ci hanno raccontato che ad un certo punto l’idea di creare le loro associazioni è nata quasi come una risposta diretta alla scena culturale della loro zona: questa dinamica è evidente soprattutto con Eventi Arte Venezia, un gruppo di sperimentazione artistica indipendente nata nel 2008 che ha fatto della propria base (fisica quanto ideologica) il Padiglione Palmanova situato al Forte Marghera, l’ex-fortezza ottocentesca a pochi chilometri da Venezia. Qui Tommaso Zanini e Matteo Efrem Rossi, i due responsabili dell’associazione, svolgono un’attività che s’inserisce tra gli ingranaggi del sistema culturale-artistico ufficiale di Venezia offrendo agli artisti un sistema di residenze alternativo a quelle più storiche della zona, coinvolgendo attivamente, anche qui, gli abitanti delle zone limitrofe con eventi e iniziative strutturate per attirare la curiosità e la partecipazione di chiunque. Oltre alle residenze Eventi Arte Venezia organizza workshop, festival e collaborazioni sia con artisti della zona sia, come si suol dire da queste parti, “coi foresti”. L’attenzione verso l’attività dell’artista e le dinamiche di organizzazione e presentazione del lavoro artistico è un aspetto che accomuna questo gruppo di lavoro a Sponge ArteContemporanea, associazione nata nel 2008 nell’entroterra marchigiano. Si tratta, anche in questo caso, di un progetto che lavora programmaticamente nella/ con la provincia per promuovere l’arte contemporanea come attività di ricerca e confronto (non solo tra specialisti). Giovanni Gaggia e il resto del team organizzano e svolgono la maggior parte delle attività nella Sponge Living Space, la sede (o “casa”, come dicono loro) che funge, allo stesso tempo, da laboratorio e vetrina del lavoro svolto dalle tante persone che la frequentano. Un aspetto interessante delle iniziative sviluppate da questa associazione è quello del rapporto tra artisti e curatori: i confini che delimitano l’area di competenza dei due ruoli vengono spesso sfumati in un contesto informale e accogliente, uno spazio, quello della Sponge Living Space, che invita lo spettatore a interagire attivamente con i progetti e le iniziative ospitate. D’altra parte il contesto in cui l’opera d’arte viene realizzata e in cui l’artista vive (e lavora) è uno degli aspetti al centro delle attività di tante altre iniziative, come MyHomeGallery; nata nel 2010, si tratta di una piattaforma con sede a Verona che si sviluppa soprattutto sul web e con il passaparola: artisti e curatori possono offrire il proprio tempo e i propri spazi di lavoro (e, perché no? privati) a tutti coloro che vogliono scoprire una pratica artistica o una località dal punto di vista di chi la vive, che ne conosce i percorsi più genuini e alternativi. Si tratta, insomma, di un sistema per far conoscere ad un pubblico molto vario la vita di tutti i giorni degli artisti, dei curatori e di tutti coloro che vivono di/con l’arte.

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Una delle dinamiche di associazione più comuni che abbiamo notato nel corso del Tour è stata sicuramente quella che ha visto il coinvolgimento di persone con competenze molto diverse. In sostanza, varie realtà intervistate sono nate da progetti e gruppi di individui che già dall’inizio erano strutturati come un insieme polimorfo di esperienze dissimili tra loro, che facevano della propria diversità un punto di forza. Un caso esemplare di questo processo è Print About Me, un progetto nato a Torino nel 2011 dall’idea di artisti, curatori e stampatori che ha come scopo principale la promozione e la diffusione della pratica artistica legata alla stampa d’arte nel contesto dell’arte contemporanea. Questa iniziativa, nata localmente nella scena della città piemontese, era strutturata fin dall’inizio come una piattaforma dal respiro internazionale, capace quindi di raccogliere le migliori idee sul suolo italiano e di dialogare direttamente con situazioni e progetti simili (o meno) di stanza, ad

esempio, in Svizzera e Gran Bretagna. Una delle forze principali di questa piattaforma è proprio il coinvolgimento di figure provenienti da diversi ambiti e percorsi di studio, esattamente (seppur in misura e modalità differenti) come l’Associazione Khorakhanè, un progetto nato dieci anni fa ad Abano Terme, tra i Colli Euganei. A partire dal 2015 i tanti ragazzi che ne fanno parte hanno trovato una sede fissa in cui svolgere le loro attività, un grande spazio polifunzionale in cui convivono, tra l’altro, uffici, laboratori per workshop, un palco, uno spazio espositivo (continuamente rinnovato) e una zona per cucinare (e mangiare). Le competenze di chi sta dietro a questa piattaforma sono molto diverse le une dalle altre, ma in generale c’è l’intento di lavorare localmente, collaborando attivamente con le realtà culturali (e non solo) vicine.

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Un altro progetto che fa delle differenze dei propri membri un punto di forza è anonimartisti, un collettivo milanese composto da artisti provenienti dagli ambiti più diversi, come la fotografia, la scultura, la pittura e l’installazione. Nato in maniera spontanea per comunanza d’intenti e obiettivi, il gruppo realizza da anni mostre ed eventi che cercano di scardinare le modalità di esposizione più tradizionali e comuni, nella continua ricerca di intavolare un dialogo con un pubblico non proveniente dall’ambito ufficiale dell’arte - un dialogo, questo, tanto stimolante per ambedue le parti quanto difficile da mettere in pratica. Abbiamo notato che il Grand Tour è stato percorso da alcuni elementi ricorrenti, come il tentativo da parte delle associazioni di lavorare sulle particolarità locali, con pratiche lontane da quelle proprie delle realtà più ufficiali e tradizionali; Internet è fondamentale e viene molto utilizzato per aprirsi e contaminarsi (senza snaturarsi) con altre realtà, sia nazionali che internazionali. Un ulteriore aspetto interessante da rivedere è il fatto che queste associazioni sono nate nel Periodo-Della-Crisi, ergendosi quasi a risposta consapevole all’atmosfera pregna di negatività che ci siamo ben abituati a conoscere in questi anni, con progetti, modalità di lavoro e iniziative coerenti, dimostrando che oggi ci sono altri modi per lavorare (non solo economicamente) con la cultura, in Italia.

INDASTRIA DESIGN di Stefania Zulian Editor-in-Chief di Arsenale Creativo

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About New Ideas raccoglie le visioni creative di realtà diverse legate non solo al mondo dell’arte ma anche del design. Tra queste, Indastria Design è un nuovo marchio di arredamento, in cui l’unione tra nuove tecnologie e artigianato italiano passa per l’autoproduzione e la scelta di materiali sostenibili. Abbiamo incontrato i fondatori Claudio Girardi e Diego Gaspari, che ci hanno raccontato quali sono gli elementi chiave del marchio e come prende forma il loro processo creativo. Come nasce Indastria Design? Claudio. Indastria Design è un progetto nato nel 2003 come studio di design. Eravamo un gruppo di amici di formazione diversa, che si sono trovati a collaborare su progetti di vario tipo. Abbiamo continuato questa attività fino al 2012; dopodiché ci siamo separati e, mentre altri hanno preso strade diverse, io ho deciso di collaborare con Diego, che avevo conosciuto tempo addietro per motivi professionali. Io designer, lui artigiano: insieme abbiamo deciso di avviare un percorso di autoproduzione e, nel 2012, Indastria Design ha cessato definitivamente l’attività di studio di design per diventare un marchio di mobili e complementi d’arredo. Si tratta, quindi, di una realtà nuova, che cresce mano a mano che sviluppiamo nuovi prodotti. Come definireste il vostro stile e quali sono gli elementi centrali che lo caratterizzano? Claudio. I nostri progetti sono essenziali, d’ispirazione molto nordica. Ecosostenibilità e personalizzazione sono al centro del nostro lavoro, che vede il legno combinarsi con la stampa digitale. Diego è un artigiano specializzato nel legno, che rappresenta sempre il punto di partenza: si tratta di un materiale completamente sostenibile, naturale e facilmente lavorabile, che ancora oggi presenta grandi potenzialità, soprattutto se abbinato alle nuove tecnologie. Accanto al legno ci stiamo muovendo anche con altri materiali, tra cui il metallo e il cemento, ma non vogliamo sacrificare la sostenibilità ed è per questo che non utilizziamo la plastica. Tra i primi prodotti sviluppati, la linea MOD si concentra sul modulo e sulla stampa digitale. Il design modulare consente al consumatore di decidere che configurazione e dimensione finale dare al prodotto e la stampa digitale offre un ulteriore livello di personalizzazione, in quanto trame e colori possono essere scelti dal cliente. La seconda serie l’abbiamo chiamata Pregadio e riprende gli stessi concetti: i mobili prendono forma ad incastro. Si tratta di una soluzione che risponde anche ad esigenze di vendita e spedizione, poiché i nostri prodotti vengono acquistati online e in questo modo possono essere facilmente assemblati dal consumatore.

Claudio. Sì, ma solo in parte. Gli sgabelli della serie Pregadio sono parte dell’arredamento della mostra. Presentiamo anche il tavolino ABI, già presente nel nostro assortimento. Si tratta di un prodotto molto versatile, nell’utilizzo e nello stile: i tre coperchi che aprono il contenitore interno si trasformano - una volta girati - in vassoi decorati graficamente. Da volume bianco, si converte facilmente in un complemento colorato a seconda dei gusti del cliente. Inoltre, presentiamo due nuovi pezzi su cui abbiamo lavorato di recente, tra cui la Radio Lamp, che rappresenta il nostro primo prodotto d’illuminazione. About New Ideas si focalizza sul processo creativo di artisti e designer. Come si concretizza questo processo in Indastria Design? A partire dall’idea come arrivate al prodotto finale? Claudio. Il nostro è un prodotto artigianale, che presenta molte più sfumature rispetto ad un oggetto di design industriale. Siamo un duo composto dal sottoscritto, che disegna e si occupa di altre attività, tra cui la comunicazione, e Diego, che sviluppa e costruisce i pezzi. Generalmente, la scintilla creativa parte da me e prende forma su carta. A questo punto, inizia un dialogo con Diego per valutare la fattibilità dell’idea, capire come si può concretizzare, considerare cosa può essere migliorato e cosa va cambiato. È questo rapporto tra designer e artigiano a dare forma alla configurazione del prodotto, a cui segue la realizzazione del primo prototipo. Talvolta la fase di prototipizzazione è veloce, nel senso che il risultato ci soddisfa al primo tentativo, mentre altre volte richiede più passaggi, come nel caso della Radio Lamp, che abbiamo sviluppato in più tempo. Produrre in maniera indipendente è sicuramente difficile, ma è anche molto entusiasmante. Per noi, autoproduzione significa libertà: ci sentiamo liberi di seguire la nostra ispirazione, sfuggendo talvolta dalle scelte stilistiche dettate dal marketing, assecondando il nostro gusto estetico.

Tra questi ci sono anche i prodotti che presentate ad About New Ideas?

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NO TITLE GALLERY

Chi siamo: progetto, finalità, attività

ENGLISH VERSION

No Title Gallery è un progetto artistico-curatoriale che mira a promuovere l’attività di giovani artisti italiani di qualità attraverso una serie di proposte espositive e culturale affiancate da un sito web. No Title Gallery nasce nel 2011: il confronto diretto con artisti e operatori specializzati del settore culturale ha evidenziato il desiderio di giovani artisti di esporre le proprie opere sia al pubblico esperto dei galleristi e collezionisti, sia ad amanti e curiosi dell’arte contemporanea del territorio veneto e non solo. Attraverso la ricerca e la sperimentazione è emersa la volontà di creare una rete di collegamento in grado di coinvolgere soggetti di vario tipo per consentire a giovani artisti meritevoli di godere gratuitamente di una personale visibilità in contesti adeguati, aperti e strutturati. No Title Gallery lavora dunque in una sorta di “area grigia”, in piena sinergia con settori legati all’ambito artistico: lo scopo è di diventare un punto di convergenza tra figure che popolano, operano e fruiscono le differenti forme d’espressione dell’arte contemporanea, aumentando e supportando potenziali collaborazioni. La peculiarità nonché il punto di forza del progetto è la sua doppia natura, virtuale e reale. La fase virtuale è costituita da una galleria d’arte online che promuove giovani artisti italiani, i quali vengono selezionati secondo un principio qualitativo. Un approccio prevalentemente visivo caratterizza il sito web: uno spazio virtuale neutro ed essenziale consente di accogliere e valorizzare adeguatamente le opere dei singoli artisti, fornendo al tempo stesso informazioni basilari sia sulle opere sia sull’artista. La rosa degli artisti promossi da No Title Gallery varia di anno in anno. L’assenza di una sede fisica fissa si rivela essere un punto a favore per No Title Gallery, che può così attuare la fase reale del progetto collaborando con diverse realtà, sperimentando allestimenti in luoghi non solitamente devoluti all’arte, stabilendo legami fecondi con istituzioni, curatori, partners ed artisti. Sono proprio questi ultimi il perno attorno al quale ruota il lavoro di No Title Gallery: le attività organizzate e promosse nell’ambito di questo progetto sono orientate verso gli artisti e verso la concezione di un consono apparato espositivo, curatoriale e promozionale, in grado di mettere in risalto al massimo le loro opere. Questo si traduce nella gratuità della partecipazione dei singoli artisti al progetto No Title Gallery e nella natura no-profit delle iniziative. Dal 15 luglio 2013 No Title Gallery è associazione culturale. Come chiaramente evidenziato fin dai primi articoli del suo statuto: “No Title Gallery” nasce con lo scopo di lavorare insieme ai giovani artisti emergenti e non, di realizzare col loro ausilio esposizioni ed eventi di varia durata sul territorio nazionale e internazionale. L’Associazione “No Title Gallery” ha ulteriori caratteristiche specifiche, ovvero fare “rete” con artisti, istituzioni pubbliche e private, società pubbliche e private e la comunità.” (art.2)

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Authorities greetings by Manuela Preto-Martini, Head of the Culture and Sports Department of the Municipality of Venice Murano Burano About New Ideas by Francesco Liggieri, Curator and art director Some philosophical notes for About New Ideas by Sofia Zanin, graduate student in Philosophy of Society, Arts and Communication About New Ideas – part 1 - Milan exhibited artists and artworks by Silvia Andreatta, Assistant curator About New Ideas – part 2 – Murano Island, Venice exhibited artists and artworks by Silvia Andreatta, Assistant curator Grand Tour, discovering the other culture in Italy by Filippo Lorenzin, art critic and independent curator and Luca Trentini, freelance videomaker Indastria Design by Stefania Zulian, Editor-in-Chief of Arsenale Creativo No Title Gallery, the project

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ABOUT NEW IDEAS Francesco Liggieri Curator and art director

Youth policies and culture: the Municipality of Venice Murano Burano,has always tried to pursue this combination, following its calling as an institutional entity close to citizens and dedicated to their requests. Venice suffers an apparently irreversible depopulation, its social and civil fabric is becoming so meager that betting on young people was an essential choice. The attention focused on cultural spaces as fundamentals for proposals and initiative coming from young people: born and raised from a project aiming to value them as multipurpose space for encounters, they developed peculiar features that bind them to the territory and provided them with an annual expanded program for each one of them. Palazzo da Mula on the island of Murano is a meaningful example of this transformation: the festival Palazzo Aperto (Open Palace) was born as a possibility for di islander of using a public space for promoting local cultural activities and became a well-known and appreciated initiative both in Venice and in the surrounding areas. The exhibition About New Ideas, within the project No Title Gallery, enters this context as a surplus value in comparison to the very interesting and varied program for 2015, not only because it promotes the activity of young Italian artists, but also because it offers an unconventional use of the space. There’s no fixed seat but the virtual one of the web site: the actual event is anyway an essential component as mean and witness of creative meetings. The artistic proposal by Francesco Liggieri, which combines virtual and real, seemed worth of attention: an original example of contemporary communication of a positive synthesis between fluidity and speed of web messages on one side and the complexity of knowledge and emotion typical of the real life. With firm belief we welcome About New Ideas in Palazzo Da Mula. Manuela Preto-Martini Head of the Culture and Sports Service Municipality of Venice Murano Burano.

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“The value of an idea lies In the using of it” Thomas Alva Edison 1969: Nasa Apollo 12 was carrying a small treasure to the Moon, consisting in artworks by the most famous artists of that time. Andy Warhol was among them. For this occasion, our fellow Andy drew a small sketchy penis, similar to those we can find in public toilets. Despite the stir, Warhol’s drawing made his way to the whitish satellite, in one of those defining moments for humanity. This anecdote allows me to introduce About New Ideas, a collective project combining art, graphic and industrial design. What do an artist, a graphic and an industrial designer have in common? Their practice arises from an idea, which they nourish, transform, enrich, realize through a creative process. Even if the approach is different for each one of them, the vision ahead of the realization is the same: the creative work starts from an idea. What this is, it’ hard to explain and to grasp: we get in touch with the result of a huge work, which we are not very familiar with. Meeting and getting to know different approaches moving the artist, the graphic and the industrial designer help understanding how ideas are transformed into something real. The exhibition About New Ideas analyzes and selects thoughts and visions of artist, graphic and industrial designer from Italy but not only. Despite the variety of outcomes, these works are all linked by the same purpose: show and demonstrate that original and innovative creation is still possible. About New Ideas is divided into two collective multidisciplinary collective exhibition, which are taking place in two completely different cities: Milan and Venice, the island of Murano to be precise. Milan, on one side, looks into the future and innovation, like a “rising city” - as the painter Umberto Boccioni would have said. Moreover, it hosts this year edition of the Expo, the Universal Exposition, which expresses the technological, artistic and social progress since 1851, becoming the real symbol of new ideas getting real. In contrast, there is Venice, the passé city, as the Futurists used to define it to underline an already clear tendency towards the glorious golden past of the Serenissima. Even with the strong presence of the Biennale as the most important contemporary art exhibition in the world, Venice finds hard to look forward. Nevertheless, on the island of Murano a peculiar combination of centuries-old tradition of glass manufacture, technological progress and design experimentation. In these so different yet crawling with interesting ideas contexts, where it’s more and more difficult to stimulate the audiences also with blockbuster events, the About New Ideas project finds its growing terrain. It is an invitation to look at it as a research on thoughts and visions of young but experienced artists, graphic and industrial designer, who are giving a real contribution to their field of expertise with something new. A common goal binds the works exhibited in this project: showing that creating in an innovative way is still possible, looking towards the future without forgetting the past and traditions. What really matters in About New Ideas is not only showing artworks fitting the before mentioned

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frame, but most of all it is building a dialog with the audience. The two exhibitions connect the creator, who communicates an idea with his or her work, with the audience, who tries to recognize, understand and interiorize it. The wide variety of techniques and fields of expertise are organized in two different ways: in Milan the dialog between creators and audience will be smoothed by a more traditional selection of works. On the contrary, in Murano a more subtle and sensible attention is required: the works exhibited here feature an extensive use of new medias and advanced technologies, exploring new creative and expressive fields. About New Ideas is conceived to last beyond the finissage, to move on and spread in different creative and innovative fields. It aims to become an interpretative scheme, which should help filtering what’s around us to isolate, appreciate and share the good new ideas.

SOME PHILOSOPHICAL NOTES FOR ABOUT NEW IDEAS Sofia Zanin Graduate student in Philosophy of Society, Arts and Communication

The quaestio can be analyzed and discussed inquiring on one of the many examples of the contemporary art field, falling under the name of No Title Gallery. It is a contemporary art gallery, an artistic-curatorial project, aiming to promote young artists, who are exhibited in a not exactly new way. Now, we are used to receive any kind of already known image from our society; society that is, in fact, an offspring of the internet phenomena, like social networks, quickly moving and changing in a virtual world.1 No Title Gallery, interestingly, does not mainly take advantage of the tangible and real substance of any fixed seat of any traditional art gallery, but prefers to become and online art gallery, located in the internet-supplied virtual space. Even limitless and expandable, it is as valid and gifted with its own reality, according to the last trends of digital philosophy and phenomenology (Phenomenology of Digital-being, digisein).2 The distinguishing feature of No Title Gallery, in comparison to traditional art galleries, is the ability of spreading its visibility thanks to two coexisting natures: the main virtual nature and the second physical one, coinciding with a real but travelling exhibition site. It can follow the artist, the involved institutions and the other collaborators helping with the realization of set-ups in always-different spaces. The exhibition About New Ideas is the result of a selection made by No Title Gallery curatorial staff, who considers not only each artists’ singular submission, but also their whole portfolios, their past and present career. Each artist begins his or her own research and production journey to create artworks belonging to a wide range of techniques and medias: installations, sound art works, video art, photography, painting and, why not, industrial design. Instead of a specific project or theme, the different artworks are developed from a concept: the simple idea of making art in a shared context is also the only common feature among the artists of About New Ideas. It is the basics for an elaboration and consideration process by each artist, who will develop the idea in his or her own way, in his or her own specific artistic language. The realization of artworks in a shared context ends in the exhibition phase, offering the audience images, shapes and sounds that communicate an idea, a thought in an original and innovative way. About New Ideas is not only a recap of completed works or the final step of a long not yet finished process: on the contrary, it is a preliminary phase of a much broader project, which is expression of No Title Gallery’s goal in the exhibition making. The originality of this gallery as new exhibiting organization in the 2.0 era can be appreciated in the

1 Regarding the theme of digital art, the features of a virtual museum in the web, the concept of network museum, the use of IT systems in museum, the role of the curator and the art critic in the web field see Steve Dietz, www.yproductions. com. D. RADETIĆ, “Cenni sulla storia dell’arte nel web dagli anni ’90 a oggi”, in La multimedialità da accessorio a criterio. Il caso Nigra sum sed formosa, Atti del convegno, Venezia, Università Ca’ Foscari, 4-5 May 2009, pp. 83-87. 2 L. MARCATO, Digital Physis, Contemporary Challenges for a Definition of the Human, contribution to the XI 1International Ontology Congress, San Sebastian, Spain, October 3rd 2014.

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ability of consciously and confidently moving inside the virtual space. We can see it in the use of new technologies and of all the possibilities that the contamination of artistic languages - both visual and sound - but especially in the ability of looking to the future as a resource for transformation, experience and innovation. Extending the focus of this essay on the entire world where the contemporary art lives and operates, the so-called contemporary paradigm - as defined by French sociologist Nathalie Heinich – it is interesting to point out a consideration joining art and philosophy. According to the ideas of Mario Perniola, expressed in his essay L’arte e la sua ombra3 (Art and its shadow), philosophy itself gets closer to art, because the first follows a process of innovation, transgression, criteria overcoming as well as standard model, which anyway cannot express the same uniqueness of an artwork. In the same context, Heinich insists in pointing out the wrong definition of “philosophical carreer” as long as “artistic career”, which don’t fit in a standard model, like the bureaucratic field. Art and philosophy proceed analogously in the search for Truth as an universal value, through personal experience and innovation. Yet the artist or the philosopher don’t speak for a specifically identified society or group; therefore, he or she works follows the principle of subjectivity and a certain transgressive ability in creating innovative and hard to frame artworks. Gianni Vattimo contributes to this aspect, combining the philosopher and the artist in the same heroic-ironic4 role: they can both in fact pursue a creative activity, which is bound to both transgression and conservation. The latter arises from knowledge and a certain continuity with tradition, underlining the value of creativity and innovation. Regarding this topic, No Title Gallery’s project About New Ideas gathers collaborations of an heterogenic group of professionals, who merge their expertise in creating objects, photographs, graphic and industrial design projects, video and installation, performances and sound artworks. Each artist counts the idea as starting point, but also as core of the project, giving the title for the exhibitions presented in this catalogue: About New Ideas. From the discussions and proposals on ideas in a shared context, a creative process evolves and becomes real in an individual working process in each artists, leading to the finalization and creation of the different artworks. In this framework, each discipline is understood not only as a specific field of elaboration and application but, especially, as an individual creative moment for each artist, according to his or her expertise. The original creative idea sends back to the concept of creation through the synergic work of different languages and technè5. It is the deepest and most researched problem in the whole history of philosophy and it is a question still today. The philosophers of the ancient Greek tradition referred to creation in a speculative way: it was meant as merging of being and not being (nihil)6. Aristoteles himself describes creation as the continuous process of becoming, emphasizing the ex nihilo. The ancient Greek concept of nothing returns in researches of philosophers, who needed to elaborate an harmonious way of thinking between faith and reason, the ancient logos, after the encounter with the Christian revelation. In his Timeo, Plato talks about a demiurge-god, who gives shape to the chaotic and undefined matter;

3 M. PERNIOLA, L’arte e la sua ombra, Einaudi, Torino, 2006. 4 G. VATTIMO, Il soggetto e la maschera. Nietzsche e il problema della liberazione, Bompiani, Milano, 1974 5 On technique as structure of the action of man and faith in becoming see E. Severino, Del bello, Mimesis, Milano-Udine, 2011, pp. 46-47 6 The ontological relationship between being and nothing in Greek philosophy and the value of essence in comparison to becoming, according to the greek vision are analyzed in E.Severino, Del bello, op. cit. pp. 28-29.

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in this case, creation happens through the god of Ideas that molds the shapeless nothing into that evolving being, appearing in time and space. The reason for this difficult definition of creation through the logos lays in the connection with the concept of nothing, nihil. Following the lesson of Hegel’s, Fichte’s and Schelling’s idealism, philosopher Vincenzo Gioberti deals with this complex question, trying to solve the problem of creation, recalling the Eleatic thinking, which endures till the most recent theories of contemporary philosophers Severino and Givone. They state that nothing remains undefined and away from thinking7. Philosophy has always been swinging between two extremes, as if it was standing on two pillars: on one side, there’s the appearance of the world, of things in their appearance, while on the other side there’s the Aristoteles logos. Nevertheless, the being does not finish in its appearance (dòxa), the essence; at the root of each essence, there is the Being itself, the eternal and never changing principle, as Heidegger underlined. The same concept of Being is another huge question in philosophy. Nihilism reveals how the entire previous thinking failed in the unsolved consideration of being, starting from Parmenides, who sees it simply as a thing, an object. In a more recent and closer philosophical context, Giovanni Gentile criticizes the past, offering a new point of view and stating the presence of God, the only one able to elude the Aristoteles principle of non-contradiction while confirming its effectiveness. By denying the gnosiological dualism of modern philosophy, Gentile examines the relationship between thinking – philosophy – act and fact, which are related to the artistic practice. He supports the importance of the act of thinking, which enlightens, moves and shines through the objects8. But, according to Gentile, saying that thinking is act, is not enough, since philosophy is not goal-oriented – a path – it’s an act of thinking. Truth is always in dialog with Being, as well as good is connected with evil, being with non-being and act with fact: everything suggests the reality of becoming. So, the truth itself undergoes an alteration in the becoming of the Being. The fact, according to the empiricist thinking, is what is done: it is already objectified, it can be verified by looking in a straight, objective way, without the chance to interfere. Gentile points out that disregarding the observer’s view is not possible. The fact refers to what we see, while the act is the object swinging between being and non-being in its willingness to becoming. Therefore, it’s possible to say that act bridles fact, that they are tied up, they are merged together. Thinking and being return one whole, the original relationship between thinking and content, as Parmenides stated. Everything falls under a wider view, where reality is already present with the observer; it’s a subjectivity of Real, in Gentile’s opinion. The act of thinking reconnects to a swinging, according to the philosopher of realism, to some sort of indecision laying in the becoming, so that thinking, as well, becomes experience9. This is clear also in the lack of aesthetic experience, which has to do with a continuous denial of what is Real. There’s a God manifesting himself in the difficult definition of everything we deal with, and in the aesthetic experience unraveling regardless of the being manifesting in its own negation – nothing, non-being. In this moment the Being appears, right where a negation must be experienced10. The exhibited artworks show that creating is still possible. If thinking lives in human nature, we also know that it expresses itself through language – as the artistic one – a particular one: thanks to the creative langue, the artist can disclose his essence out of himself, molding it into substance. Through this creative attitude of the artists, an act of creation repeats and manifests itself, carrying a necessary demiurgical value. It is able to emerge as a contact with the transcendent dimension in a magical and

7 V. Gioberti, Della protologia, vol. I, curated by G. Massari, Eredi Botta and M. Chamerot, Torino-Paris, 1857 8 G. Gentile, Sistema di logica come teoria del conoscere, 2 voll., Sansoni, Firenze, 1940-1942 (III ed.) 9 G. Gentile, Teoria generale dello spirito come atto puro, Sansoni, Firenze, 1938 (V ed.) 10 M. Donà, Sulla negazione, Bompiani, Milano, 2004

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ABOUT NEW IDEAS – PART 1 - MILAN Silvia Andreatta, Assistant curator

VALENTINA BIASETTI Valentina Biasetti explains that the concept of this artwork came to her in a summer afternoon, while she was laying on a field, looking at the clouds passing by. In that moment she was reading Mark Strand “lost in oblivion and aware that there’s something magical in poetry”. La Carne delle Nubi (The Flesh of Clouds), the series of artworks exhibited for About New Ideas, finds its roots in a fragment from Dark Harbor A long time has passed and yet it seems Like yesterday, in the midmost moments of summer, When we felt the disappearance of sorrow, And saw beyond the rough stone walls, The flesh of clouds, heavy with the scent Of the southern desert, rise in a prodigal Overflowing of mildness.1 According to the artist, these works aim to turn into an imaginary bridge to an Elsewhere, a magical space deprived of useless appearances, which can be found only in the deepest core of ourselves. The artist fills her personal Elsewhere, otherwise empty and silent, with extremely detailed black and white figures, blooming in colorful explosions. These varicolored germs, as breaths, splashes, bustles, mark a continuous exchange between dimensions, between the audience and the artist’s inner world, past and present, reality and dream. This perfect suspension between opposites reinstates magic in everyday life and, vice versa, conveys the possibility of realizing magic. Valentina Biasetti graduated cum laude in Painting at the Academy of Fine Arts in Bologna. She lives

1 (curated by) Damiano Alberti, Mark Strand, L’inizio di una sedia, Donzelli editore, Pomezia (Roma), 1999, p.58

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and works in the countryside of Casatico di Torrechiara, near Parma.

ANTONIO CAMPANELLA War and everyday life are two situations defining reciprocally, one in contrast to the other. The closer we get to their contact area, the better we realize that the line between them is often crossed or broken, nowadays more than ever. From the pictures of bombing during the First Gulf War to those taken by remotely operated drones during military air operations, to those images taken by action cams on soldiers’ helms or recorded by guerrilla fighters in such a “social” way: all media– television, reading material, internet - pour on the audiences images coming from war fields all over the world. The idea of war creeps in our everyday life: we accept it and transform it, distorting its brutal nature and borrowing its different components, because its iconography and rituals fascinate us. Due to the rapid spread of this sort of representation of violence, Antonio Campanella’s attention is drawn to the fascination of the military world on a growing number of people who, unlike we may think or hope, are definitely aware of its atrocities. Children playing with small soldiers, adults collecting military models, war games, softair (“sport” activity, based on extremely realistic military tactics): there are just examples of this growing phenomenon. In a moment when the boundaries between war and peace mission, fundamentalist violence and right to defend ourselves are at the core of the public debate, a sort of unicum of horror between real violence and recreational fascination finds its good terrain, attracting more and more people. Shall We Play a Game? is a series of portraits, which shows proof of different forms of attraction suggested by the military world on our everyday life, even if the framing keeps its distances from the battle-

field. It’s the result of a calibrated narrative action, transforming each photograph in an evidence. The limit between the research on the empiric reality (sometimes historical and social) and the receptive attention to subtle and personal details becomes quite difficult to define: each sphere pushes towards the other with identical strength, resulting in a perfectly balanced composition. Antonio Campanella grew up with street art, music, concerts and travels. He worked as graphic designer and art director, following a path that led him to devote himself completely to photography. Now he works as a professional photographer for prestigious brands and commercial clients. His particular passion for portraits pushed him to develop more personal projects, which also became finalists and winners in international contests.

ALESSANDRO CARDINALE Alessandro Cardinale studied Sculpture at the Academy of Fine Arts in Venice. He develops the theme of light and perception using different media, which result mostly in installations. His artworks can be found in private and public collections. In 2012 he won the international section of the 5th Beijing Art Biennale. The artist starts from sculpture and he gradually deprives it of its traditional values of heaviness and monumentality, while lending importance to other usually secondary aspects. Progressively leaving the matter and focusing on its absence, Cardinale works through it, defining a constant attempt to subvert the range of values and giving substance to concepts that are body-less and weight-less, like memory and time. The Nu Shu is an ideographic secret language, created in ancient times by Chinese women from the Húnán region to communicate their memories and experiences, without men knowing. Embroidering on fabric or painting on fans these ideograms – real encrypted messages that men interpreted as simple decorations – women passed on their silent testimony of their life conditions at that time. Like a sculpture, which has different points of observation, Nu Shu, the artwork presented by Cardi-

nale for About New Ideas, changes depending on the point of view of the audience, until it changes completely not only its appearance but also its meaning. A series of wooden sculpted slats recalls the fans where the messages in Nu Shu language were written. The slats are assembled in a particular way, so that a face of an oriental woman can be seen exclusively from a precise point of observation. Once it is lost, the “message” returns to be incomprehensible. Nu Shu is an artwork on language and communication and suggests considerations about the dynamics of transmission and comprehension of a message. The message is revealed with a process which follows coherently the artist’s poetics: the subject of the artwork is always present, not always perceived, much stronger in the possibilities of its absence.

RICCARDO FANO Riccardo Fano is a professional digital designer and an authentic artist: it’s impossible – as he himself states - to stop moving, “doing” and “creating”. He feels always the influence of any kind of situations, words, images. Curiosity drives his creativity, pushes him to observe all the small details of the world around him; it works as an instrument to seize, combine and develop ideas in the long period, letting them find their own form on different supports with even more heterogenic techniques. For his works, the artist chooses paper, canvas, digital supports, fabrics. His ideas find their way into illustrations. Each one of them becomes a piece of the whole and comprehensive sketch of his way of thinking. The polyptych prepared for About New Ideas is some sort of personal map that Fano invites to explore. It’s a collection of (re-elaborated) portraits of some people who, thanks to their works or simply to their charisma, were and are still today important for the artist’s education. We can find portraits of people from the artist’s everyday life, like his parents, essential for his personal growth. Also famous people are present in this group of portraits, like Rick Rubin or Mark Rothko: the artist didn’t met them directly or physically, they influenced him on other levels (visual, emotional, technical).

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Riccardo Fano’s illustrations reveal an inspiring personal world of images, and show how ideas come closer together and find a common ground, which overcomes the limits of space and time. They move around, absorb all sorts of influences, become real, and express their quick spontaneity and energy: ideas are always changing and transforming.

DRUNKENJEWELRY Freud is dead, dreams are alive A key; a ring embossed with the engraving of a lock; an eye, open or closed, hanging down from a necklace. The key is the question and the ring is the answer. The necklace is the path the Artist-Hero has to walk through to reach the truth. Linda Ferrari, artist and Fabio Mezzetti, goldsmith. Design and manifacture the jewels of Drunken Jewlery in a studio near Porta Ticinese , in Milan. These products recall the atmospheres of Alice in Wonderland, just in a revised urban version. All jewels are unique and handmade. With first-rate materials such as golden bronze and silver. This collection in particular is dedicated to the hero’s journey. Overcoming the obstacles on his way, he finds the divine inside himself, finally free from the religious dogmas and aware of his own existence.. We travel with him, we’re already part of this journey towards the inevitable discover of ourselves.

tographic project in which she’s the protagonist of a series of self-portraits, where the fil rouge is the connection between nature and human being, a research that characterizes her whole production. The human figure – pigmented in black, turns into a substratum for the inexhaustible cycles and processes of nature – emerges from the darkness, wrapped by climbing ivy (actually ivy roots, bared branches and annexes). The plant twines around the artist and blends together with her body. Helix is the Latin noun for ivy (hedera). These photographs describe an evocative evolution, a movement of exchange, which is growth and fusion at the same time. This dualistic relationship between imitation and hybridization is the expression of a self-discovery, an attempt to be part of an original body, as the ivy clings to the host plant to grow and flourish. Furthermore, ivy is the symbol of Dionysus and, alongside the vine, represents the dualism light/darkness, life/death, because it is a plant of cold dark spots. For a while now, Cristina Gori has been dealing with Nature as a comforting and ideal environment, a childhood legacy, an inner interest. Alongside this concept, an artificial vision of Nature itself pushes the artist to work with artificial and industrial materials that can imitate it or hybridize it. Moreover, it stimulates the artist to confront with contemporary themes and problems, such as genetic modification, and to wonder about all the chances of argumentation.

KINDERGARTEN Until 09/11 the Western countries were sure that CRISTINA GORI they won the match with the Eastern ones, who scoCristina Gori graduated in Phenomenology of Con- red instead the equalizing point right at the end of temporary Arts at the Academy of Fine Arts in Ve- the prescribed time. Since then, the two team have nice. She has been working with photographic and been playing the Extra Time. environmental installation since 1998. She exhibited her artworks contemporary art festivals and This artwork is a football metaphor, which speaks exhibitions both in Italy and abroad. Her pieces are about something completely different, as the glopresent in private and public collections. bal contemporary political-religious situation. The news of the World Trade Center attack became a For About New Ideas the artist presents Helix, a pho- global top story in a few seconds, capturing the at-

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tention of all media. Since the day after, television, newspapers and web channels covered almost only this fact. This news was on the front page of all newspapers around the world, even on Gazzetta dello Sport, the most-known Italian sports newspaper. This allows understanding the breakthrough this event represented for the whole world. Everything changed after that day. This is an original issue of Gazzetta dello Sport out in newsstands on 12th September 2001. Kindergarten is a Berlin-based artistic duo: Matteo Lucidi and Simona Molino work together since 2008, expressing themselves through installations, sculptures, performances, video and movie projects, which were awarded in many international festivals. The idea and the project of the artwork are at the core of their creative process, which finds expression in many different ways. In their research, they always look for new materials and techniques to describe, show and convey their creative process in art.

level, since Paula Sundays photography underlines with Trespass an original ability: with her lens, she can filter the cracks opening in front of us, expressing the pains of the contemporary age, with few elements on the set and a detailed post production. Even though she grew up under the influence of her father, who is a professional photographer, Paula Sunday seriously committed to photography only at 24. She doesn’t consider her camera as a job, but an instrument that she daily uses to convey her artistic research and share it. Paula Sunday attended the Academy of Fine Arts in Naples and now lives and works in Milan.

PAULA SUNDAY Trespass is the condition between “no longer” and “not yet”, the passage into something undefined, a transit throughout. Paula Sunday’s eye captures this moment of temporal suspension, standing between her subjects and their disarming everyday life. Therefore, just before their “jump” into the unknown, these common human types are caught in their state of inaction, stuck in the stiffness of daily dioramas. Through her personal technique which combines painting, cinema and photography, Paula Sunday deals with the contradictions of modern days, the distress of humankind and its precarious equilibrium. Therefore, the hole becomes the vanishing point that canalizes all the anxieties and the inadequacies and maybe, it becomes their symbol: the modern man stares at a collapse that symbolizes a paralyzing and frightening sterility. Comforting interiors alternate to cold-shaded open spaces, introducing the grief of a man standing alone in front of a hole and its abyss that lacerates his everyday life. A strong reference with Gregory Crewdson’s atmospheres is quite clear, but it stops at an aesthetic

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ABOUT NEW IDEAS – PART 2 - MURANO ISLAND, VENICE Silvia Andreatta, Assistant curator

LUCA BORTOLATO Luca Bortolato’s photographs whisper stories of silence and mystery, through faceless or deliberately concealed figures, investigating volumes and the inner spaces of identity. All these elusive characters are a link between the artist and the audience, offering us their stories in small hints, then hiding, in an uncertain and undefined ambivalence. Only one fact endures: the artist, moving these figures, and we, observing them, are like them. We are, at the same time, strength and weakness, loneliness and warmth, something and its opposite. We are made of ambivalences. The artworks presented in occasion of About New Ideas mark a small step, opening another further phase in the artist’s personal research. The lens, now, frames unclear and undefined, rather impalpable, moving, restless figures. Detached and absent subjects make the scene: they are distant from their original border, give up their stories, they combine with new forms, becoming other bodies. Becoming Ultra-bodies (Ultracorpi). Luca Bortolato studied first graphic design at the Art Institute in Venice and then Industrial Design in Padova. This kind of education is evident in all his artworks, especially in the structure of the composition and in the studied calibration of the elements of the image. Equally important for the artist is his work experience that allowed him to work as graphic designer alongside photographers and advertiser, making him a professional in the field of visual communication. From the very beginning, the interest in photography grew as some sort of escape from worklife, a personal journey, a way for the artist to analyze, to listen and try to get to know himself and his inner self. That is the reason why the human figure is the absolute protagonist of his photographs as a representation of the artist himself, as a channel for a dialogue between him and the audience. To Bortolato, photography is not only thinking on individuality, but also an attempt to understand

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which identity is analyzed and how many facets build it.

DIEGO CORAZZA Idea is the result of a careful analysis of the world surrounding the artist, a suburban area, which offers him – as he says - a great point of view to examine the contemporary society and its development in the future from the outside. This artwork, in particular, invites us to meditate on countless situations, in which people are unable to conceive tomorrow, for their main purpose is a twisted and extremely restricted way of using the present, clouding all the rest of their needs. We can easily identify ourselves in these sort of situations. When we focus too much on one single detail, we often lose the bigger picture and, with it, many helpful elements for our judgement. On the contrary, the cooperation among individuals allows the development of many ways of conceiving a project, in order to reach a generally shared and unquestionable result. The hologram explains us these dynamics, showing a man and a woman watching the same object. For their own nature, even if they start from the same point, they arrive to two apparently different ideas. Then, they look at each other, they turn the back on each other, concentrate on the same direction and finally turn out “looking into each other”: thanks to this “mind fusion” they succeed in conceiveing a real opportunity for the future, represented by (a third) emerging face, which does not actually exists. “Thinking is without meaning until it’s understood”. Diego Corazza lives in Chions, a small town near Pordenone (Italy). As a freelance technician, he realizes graphic and video renderings for design and advertising. He didn’t follow any academic training, nevertheless his research develops in a completely sensory way, out of institutional rules and techniques.

DRUNKENRABBIT and MARIAM AL FERJANI

full of old toys. As a child, she started drawing and she never stopped since. The latest incarnation of Oedipus, Her acrylic paintings express her vision: according the continued romance of Beauty and the Beast, to the artist, magic is just an alternative perception stand this afternoon on the corner of 42nd Street of reality and an instrument to access the infinite and Fifth Avenue, present in each one of us. waiting for the traffic light to change. At the beginning of 2010 Linda Ferrari founded r-EVOLUTION, now cultural association Anoni Joseph Campbell, martisti. The Hero With A Thousand Faces Mariam Al Ferjani was born in Beja, Tunisia. After four years in medical school, she left and completely committed to cinema. Crossing the sea and The performance develops through a set of actions, moving to Milan marked this fundamental change. which are full of allegoric meanings. DrunkenSelf-portrait is her passion: a mix of humour, rabbit is the Artist, the Creator/Maker, but also the fascination and seduction, which outlines kindly Herald (quote: Campbell) who goes along with the something that is not so pleasant. hero in his journey and helps him during the tasks he must face. Mariam Al Ferjani is the Hero, the representation of the human being, who decides to follow a different path, chooses to change his life – at first without realizing it, then step by step more conDARIO LAZZARETTO sciously – and finally opens his eyes. Each artwork by Dario Lazzaretto is the result of a deep analysis of the political, social and cultural The Hero fulfils the core of the monomyth (divided situations of the contemporary world in a specific into steps: departure, initiation, return), which can place and time. be recognized in all religions, myths and legends His production includes different art fields, such as since ancient times. performance, graphic design, animations. Among We observe a representation of the mechanism of all, it’s through sound installation that the artist life that each one of us experience from birth to de- manages to build a dialog between the audience ath: it is a curve that, even if it looks unique to us, and the space around, which is a cultural, ideologiit is always the same to everyone. The baby grows cal and identified place, explicitly created to be an up in basic needs; he leaves this circle and becomes environment for thinking and an input-producing a man, opening himself to new actions, getting to subject. know his inner self, until he naturally enters the Since a long time, Lazzaretto is interested in adult society. minorities, social conflicts, cultural industry Likewise, the Hero departs from an initial and and politics. The artist exhibits the installation comfortable dimension, increasing his knowledge HallyRug – Athanbusters, the second phase of an and focusing on his inner part to become a comongoing project, dealing with the theme of the big plete and whole individual. monotheist religions and their changing in the We can define the Hero as the man that could contemporary society. Lazzaretto defines it a “work overcome his personal limits and reach universally in slow progress”. substantial forms. As man, the Hero is dead, but as The first part of this project was Male Magnum eternal being, he is reborn immortal. Male Nostrum, an installation exhibited in various set-ups between 2009 and 2010 (to sum up it’s a sacred singing in ecclesiastical Latin, declaiming Drunkenrabbit is Linda Ferrari. She was born in the rules of the Big Brother on the melody of an Brescia. She has grown up in her grandmother’s introitum responsariale). house, surrounded by art and literature and an attic The artist conceived the musical piece Athanbusters

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in May 2011: after some months of research and documentation, Lazzaretto recorded his voice in Iceland, in the former fish factory in Skagrstönd, now belonging to N.E.S. Art Residency studios. Later on, during his residency at Dortyart (Dordrecht, NL), the sound part found its visual and tangible counterpart in the cut out carpet and in the tiny mosques, realized with recycled objects. In that moment, it became Hallyrug. The shape of the letter H that tears apart and spoils the embroideries of the carpet recalls the rounded logo of Halliburton, American multinational corporation, which was strongly criticized for its illegal activities in the military-industrial complex during the war in Iraq. The small mosques are assembled with materials that the artist recovers on the premises directly during the set-up phase (in the garbage, at the flea market…). The sound part recites a list of contractors (mostly American) that are rebuilding what was destroyed during the last war in Afghanistan and Iraq, on the tune of an athan (call to worship) of the most famous muezzin in Mecca. Lazzaretto is now working on the following chapters of this project, dealing with Hebraism and Buddhism.

message.

ALESSANDRO MINOGGI

Alessandro Minoggi graduated with full marks at the Academy of Fine Arts of Brera and exhibited his artworks in various personal and collective exhibitions. Not only artist, photographer, comic book illustrator, musician, set designer, Minoggi is also art director for Absink. Since 2010 he is part of the artistic group Anonimartisti.

Man muss noch Chaos in sich haben, um einen tanzenden Stern gebären zu können. One must still have chaos within oneself, to give birth to a dancing star.–

For About New Ideas the artist chose, unusually, to deal with a very small size of canvas. We can admire an almost conceptual exercise, which descends (or goes up) in depth, suggesting harmonious movements, developments of order and – on a fair contrast – chaos. Three small round canvases are hanging very high and far away from the audience, which sees them as tiny, distant dots. As if they were stars, whose form we can sense without actually see their substance, we can barely grasp the outline of these paintings, but we cannot reach the existing details. According to the artist, this work is his “small dancing art constellation”. Even in this limited and original size, Minoggi’s painting does not lose its characteristic research of beauty and femininity. In the distance, the three Dancing Stars trace an ideal harmony, suggesting the orbit of planets and atoms. The perfection of their round shape results from a quite disciplined process: the artist gathers the chaos within himself and nestles it in the artwork, which has, in this case, a very precise geometric form, the circle, with all its esthetic and spatial boundaries. The chaos itself opens to the audience as the audience finally experiences the artwork in all its details, receiving all its finally released beauty.

Friedrich Nietzsche Alessandro Minoggi usually paints on quite big supports, drawing inspiration from the world of advertising, comics, fashion and photography, looking for an image of direct beauty, which is not cultured but usable and shared, and especially actual and present. He interacts and builds a relationship with his contemporary reality; he chooses to speak a common, easy language that can be directly understood. The result is a carefully contextualized artistic production, sharing a clear

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ANTONIO PIPOLO and NICOLA PISANTI When dealing with a problem, we usually isolate it, putting it in a precise frame, looking for a solution in that specific and defined area. This way of thinking, known as vertical thinking, is typical and conventional for each one of us. Quite often though, the mentioned frameworks do not exist in reality and the solution can be outside them. The concept of lateral thinking, coined by psycholo-

gist Edward de Bono, expresses a “way of resolving logic problems with an indirect approach”. Focusing our attention on the direct solution leads to a sequential logic that starts from the most obvious considerations. The lateral thinking, on the contrary, deviates from these procedures, looks for an alternative point of view before dealing with the solution, exits the limits of the problem, or better, does not make them up at all. Antonio Pipolo and Nicola Pisanti define Divinazione Laterale ( Lateral Divination) as a sort of “IT oracle for lateral thinking”, based on concepts like the Oblique Strategies of Brian Eno and divination systems like I-Ching or tarot cards. Any question one can have, this interactive “notebook” comes up with an answer, which encourages an unconventional resolution. Partially random connections and links generate an improbable, accidental, absurd solution that stimulates the lateral processes of problem solving.

in depth. Like the subject, the artwork itself is suspended: on one side, there’s the uncertainty of waiting, of something that is going to happen or that is already imperceptibly happening slightly under the surface, inside the box; on the other, it’s a motionless but perfectly balanced polyptych that the audience can visually experience. Matteo Suffritti lives and works as a graphic designer in his birth city, Milan. His first camera was a Kodak Disk that his father gave to him when he was eight years old. During adolescence, he examined in depth the whole world of photography, using a reflex camera and working in the darkroom. After his high school diploma in advertising graphic design, he studied philosophy and got closer to the digital world, exploring new video techniques. He started exhibiting his first artworks in 2008.

Antonio Pipolo and Nicola Pisanti are members of different collective projects, dealing with new medias, sound instruments, installation, mapping, video and experimentation.

MATTEO SUFFRITTI Today smartphones and all the other super-light portable devices on one hand allow everyone to take a picture, save it and share it everywhere, while on the other they took the place of traditional analogic photography, made of chemistry, passion, developed, framed films hanging on a wall. Matteo Suffritti’s research arises from the need of giving photography a new exhibitive form to photography. Naked Box is a hand-built artwork, composed by different materials that Suffritti assembled in laboratory. At the core of this photo-installation – as in other artworks by the artist - there is the man, the human being in its nakedness or wrapped in an oppressing and pressing feeling. Here, the subject is imprisoned in customized boxes, dissected, laid out but restless in his stillness. His blurry outlines make him float in a glowing liquid as if he is about to get out of the box or sink

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GRAND TOUR

Discovering the other culture in Italy Filippo Lorenzin, art critic and independent curator and Luca Trentini, freelance videomaker We started our journey wearing heavy jackets and we ended it in shirts: this can briefly sum up the two-month trip that videomaker Luca Trentini and I made in February and March 2015. Thanks to this Tour (yes, indeed it was) we had the opportunity to meet the people behind some of the most interesting independent artistic organizations now working in Italy. We met several groups and associations (live or thanks to technological means of communications, i.e. Skype). A recurring element within this Tour is the attempt and need to work directly with communities and places far from the traditional channels and routes of art and culture. It is realized in different ways, each one modeled depending on the context; this can be noticed at Castel Beseno, near Rovereto, where Davide Ondertoller and Sara Maino have been working for a couple of years on a project called Portobeseno. It deals with an ethnographic research, an observation over the territory and the communities’ involvement. The participations of the people living in the surrounding areas is a key point in the initiatives organized by Davide and Sara. Officina della Barbabietola is another group we met: it conceives and organizes events, cultural activities and moments of dialogue. Based in a small town between Padua and Venice, this project is composed of three youngsters, who asked themselves if it was possible to develop an alternative and unconventional cultural project, different from those already present in the area. They stepped forward and started to involve both the people living in the area and the cultural community, building up a network, based on showing and increasing the value of some poorly known places on the territory. The involvement of a precise community and the study of specific sites (usually those where the founders of these associations were born and grew up) is a central element also for Ramdom, working since 2011 “in the extreme heel of Italy” with both international artists and local inhabitants. In these environments, you can frequently find an unexpressed potentiality laying in the cultural field. Paolo Mele and the Random staff try to activate them, working on coherent and exciting initiatives, like the masterclass series held in Lecce and Indagini sulle Terre Estreme (Surveys on Extreme Lands). This last project, carried out in 2014, saw the participation of curators, researchers, cultural operators and citizen all together: it was built around surveys and study on the distinctive features of those areas, which are far from cultural and economic main centers. An interesting fact concerning the cultural decentralization process is the connection with the unstoppable development of communication through the Internet: like cultural and economic, otherwise traditionally marginal, hubs grew up in the last years, as so these dynamics can be noted in the Italian independent cultural context. The result is the presence of centers far from the big cities and the existence of associations, which act differently compared to the traditional and official ones. Many of the people met during our Tour told us that at a certain point the idea of founding their associations happened in response to the cultural activity of their specific area: this is quite clear for Eventi Arte Venezia, an independent art experimentation group born in 2008. Its headquarters is the Palmanova Pavillion in Forte Marghera, the former nineteenth-century fort a few kilometers far from Venice. Here Tommaso Zanini and Matteo Efrem Rossi, the associations’ managers, conduct an activity, which penetrates the inner mechanisms of the official Venetian cultural and artistic system, offering the artists a residence program as an alternative to the historic ones in the area. Moreover, they actively involve people living and working there with events and meetings, in order to draw everybody’s attention and curiosity. In addition to the artist-in-residence project, Eventi Arte Vene-

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zia organizes workshops and festivals and collaborates with both local and “foresti” - as the Venetians usually call foreign people - artists. Also Sponge Arte Contemporanea, a cultural association founded in 2008 in the Marche region, focuses on the artists’ work and on the possibilities of organizing and exhibiting it. As well as for the previous group, this project works in their territory to promote contemporary art as a way to support debates and researches among non-experts. Giovanni Gaggia and the team coordinate most of their activities in Sponge Living Space, the house – as they describe it – which is both a laboratory and a showcase for the works of people operating there. An interesting fact about this association is the relationship between artists and curators: the boundaries between the different roles is frequently overtaken, in order to work in an informal and homely context. The Sponge Living Space invites the audience to interact and take part in the initiatives happening there. Meanwhile, the environment where the artist lives works and creates his or her artworks is one of the main feature found in other ventures among those met during our Tour, for instance MyHomeGallery. Established in 2010 in Verona it’s a platform developing mainly in the Internet by word of mouth: artists and curators can give their time and working spaces to those who are willing to discover an art experience or a place from the point of view of the people who work and live there. Therefore, it’s a system aiming to allow a heterogeneous audience to get in touch with the everyday life of artists, curators and people involved in art. One of the most common features in the associations that we interviewed during our Tour is the involvement and participation of people with very different skills. Basically, many of the interviewed groups were created by gathering projects and people with different backgrounds. Each one gives something to the group, turning this diversity into a strong point. Print About Me is a classic example. Founded in 2011 in Turin by artists, curators and printers, it aims to promote and spread the artistic practice joined in contemporary art printing. This initiative was born as a local experience organized as an international stage, able to gather the best ideas spreading on a national level and connect with similar projects (like those in Switzerland or Great Britain). Among the strong points of this platform, there’s the involvement of profiles from different education background. The same can be said for Khorakhanè, an association created ten years ago in Abano Terme, in the Eugenean Hills area. In 2015 the numerous group set its headquarters in a multipurpose space, where there are offices, laboratory for workshops, a stage, an exhibition center (always in evolution) and a cooking (and dining) room. Many different fields of expertise are involved here. They act locally and collaborate with cultural organizations nearby – but not only. Anonimartisti is another project, that makes high value of the differences among its members. Based in Milan, it’s a group of artists from the sphere of photography, sculpture, painting and installation. They gathered spontaneously, sharing the same goals and purposes. Anonimartisti has been producing exhibitions and events for years, trying to break up with the traditional way of making an exhibition. They address their work to an audience outside the official art environment. This kind of dialogue is both stimulating and difficult to realize. We noticed a set of recurring elements in the associations or groups met during this Grand Tour. For instance, the attempt to work on distinctive local traits, engaging practices far from those used by official and traditional entities; then, Internet is fundamental and it’s used to really open to others and get contaminated (and don’t degenerate). Another interesting fact is the moment when these groups were founded: the economic crisis period. They’ve lifted up a kind of reaction to the negativity we’re used to in these years. Their projects, course of action of operation and coherent initiatives show that today other ways to work with culture are possible – not only from the economic point of view - in Italy.

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INDASTRIA DESIGN

Stefania Zulian, Editor-in-Chief of Arsenale Creativo About New Ideas combines the creative vision of different individuals and organizations, not only connected with the world of art, but also of design. Among these, Indastria Design is a new furniture brand, in which the union between new technologies and Italian craftsmanship is made possible by self production and the choice of sustainable materials. We met its founders Claudio Girardi and Diego Gaspari, to talk about the key elements of their brand and how their creative process takes place.

Claudio. Our product is artisanal; it presents much more shades if compared to an industrial design object. We are a duo, made by myself, designing and dealing with other activities such as communication, and Diego, who develops and builds the pieces. Usually, the creative idea starts from me and takes shape on paper. At this point, I start a dialogue with Diego, to evaluat e the idea’s feasibility, to understand how it can become real, to consider what can be improved and what needs to be changed. This relationship between designer and artisan creates the final configuration of the product, which is followed by the creation of the first prototype. Sometimes prototyping is quick, as we are satisfied by the result at the very first attempt, while in other cases it requires several steps, like for the Radio Lamp, whose development was longer. Producing independently is definitely hard, but also exciting. For us, self-production means freedom: we feel free to follow our inspiration, sometimes slipping away from the stylistic choice dictated by marketing, going along with our aesthetic taste.

How is Indastria Design born? Claudio. Indastria Design is a project born in 2003 as design studio. At the beginning, we were a group of friends, with different backgrounds, who started collaborating on several projects. We continued this activity until 2012, when we decided to stop and while others took other paths, I decided to collaborate with Diego, who I previously met while working. I am a designer, he is an artisan: together we decided to start a new path of self-production, so in 2012 Indastria Design closed its studio activity to become a brand of furniture and home accessories. It’s a new project, which grows as we develop and launch new products. How would you define your style and what are the central elements of your work? Claudio. Our projects are essential, heavily inspired by Nordic design. Sustainability and customization are two key aspects of our work, in which wood is combined with digital printing. Diego is an artisan specialized in wood, which always represents our starting point. It’s completely sustainable, natural and easy to work with, a material with huge potential still nowadays, especially if combined with new technologies. Together with wood, we are using other materials, like metal and concrete, but we don’t want to sacrifice sustainability, that’s why we never use plastics. Among the first products we developed, the MOD line focused on modules and digital printing. Modular design allows the consumer decide the final configuration and dimension of the product, and digital printing offers an additional level of customization, ad colors and patterns can be chosen by the customer. The second series we made - we named it Pregadio - recalls the same concepts: the furniture has a slot interface. A solution that also meets selling and shipping requirements, as our products are sold online and can be easily assembled by the consumer. Are these the products that you’ll present at About New Ideas? Yes, in part. The stools of the Pregadio line will be part of the exhibition’s fitting, and we’ll also present the ABI table, which is already part of our assortment. It’s a very versatile product, both in use and style: the three covering panels that open to the inner container turning into serving trays, which are graphically decorated. From a white volume, it easily turns into a colorful object, according to the customer’s taste. Moreover, we’ll present two new pieces we’ve recently developed, among which the Radio Lamp, our very first lighting product. About New Ideas focuses on the creative process of artists and designers. What does it mean in Indastria Design? Starting from the idea, how do you get to the final product?

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NO TITLE GALLERY the project No Title Gallery is an artistic and curatorial project aiming to promote young Italian quality artists through exhibitions and a website. It was born in 2011: a direct confrontation with artists and cultural operators underlined the willingness of young artists to exhibit their artworks to both a specialized audience (art critics, gallerists, collectors) and a more amateur one, composed by art lovers and estimators in the Venetian territory but not only. Deep researches and long experiments led No Title Gallery to establish a network that connects different kinds of subjects, to allow young worthy artists to have individual exposure in appropriated, open and structured contexts. No Title Gallery works in a sort of “grey area”, in synergy with other art-related fields: it aims to be a convergence point among people living, working and experiencing the various expression of contemporary art, boosting and supporting potential collaborations. Its peculiarity as well as strong point is its double nature, virtual and real. The virtual side is an online gallery (www.notitlegallery.com), which promotes young Italian artists, selected on a quality level. A predominantly visual approach characterizes the website: a neutral and essential space welcomes and valorizes properly the artworks of each artist, sharing at the same time basic information about both artwork and artists. Every year No Title Gallery curatorial team selects a group of Italian artists, whose artworks are well known and appreciated at a national as well as international level. The lack of an actual fixed location is a “pro” for No Title Gallery, which can activate the second part of the project, collaborating with different realities, exhibiting and experimenting in not art-related places, establishing strong and fruitful connections with institutions, curators, partners, artists and, of course, with the public. The artists are in fact the core of No Title Gallery’s work: everything is artist-centered and artist-oriented, in order to devise a balanced and appropriate exhibition, from both the curatorial and the promotional point of view, underlining and emphasize the artworks in the real as well as in the virtual part of the project. This results in the complete free-of-charge participation of the artists to No Title Gallery’s projects and in its no-profit nature. Since July 15th 2013 No Title Gallery is a cultural association. As clearly stated in the first articles of its statute: “No Title Gallery aims to work with young emerging (but not only) artist, to realize with them exhibition and other events of different duration on the national and international level. No Title Gallery association has other specific characteristics, in other words create a “network” with artists, public and private institutions, public and private companies and the community” (art. 2)

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RINGRAZIAMENTI

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“Ci siamo quasi.” È quello che ci siamo detti all’inizio di aprile 2015, riflettendo sul fatto che nel giro di un mese avrebbe inaugurato la prima mostra di About New Ideas e che in poco meno di venti giorni avremmo stretto tra le mani questo catalogo. L’emozione e le palpitazioni non possono essere nascoste. About New Ideas ha avuto una gestazione di circa un anno, in cui si è profondamente evoluto e trasformato fino a raggiungere la forma attuale, che ci rende orgogliosi di quello che abbiamo creato. About New Ideas è finito sul tavolo di molte persone: si è sempre presentato al meglio, cercando di mostrare i suoi lati migliori, i suoi pro, le sue conseguenze positive, cercando così spiriti sensibili e lungimiranti che lo aiutassero a svilupparsi e prendere vita. E noi siamo qui a ringraziare proprio loro, quelli che hanno creduto nelle “nuove idee” e le hanno supportate. In primo luogo ringraziamo la Municipalità di Venezia Murano e Burano, in particolar modo Rossana Papini, che ha accolto e dato una casa al secondo evento espositivo di About New Ideas. Un ringraziamento va anche alla Regione del Veneto, per aver riconosciuto il valore del nostro progetto e averlo istituzionalmente avvalorato con il suo patrocinio. Ringraziamo Giacomo Marco Valerio per averci dato la possibilità di esporre nella sua Area 35 Art Factory. Ringraziamo tutti coloro che con immediato entusiasmo hanno appoggiato e contribuito fin da subito alla realizzazione del progetto: Claudio e Diego di Indastriadesign, Massimiliano Dellamaria di AEPlus, Sofia Zanin, Francesca Arrigo di Hoodooh, Stefania Zulian di Arsenale Creativo, Nicolò Bosi di Ca’ Due Leoni. Un grazie speciale a Filippo Lorenzin e Luca Trentini, curatore e regista, che con professionalità e dedizione hanno accresciuto il valore e l’importanza dell’intero progetto con il loro Grand Tour. Un ringraziamento va anche alle realtà dell’ambito artistico contemporaneo che hanno aderito a questo viaggio: Valentina Biasetti, Luca Bortolato, Antonio Campanella, Alessandro Cardinale, Diego Corazza, Drunken Jewerly, Drunkenrabbit e Mariam Al Ferjani, Riccardo Fano, Cristina Gori, Kindergarten, Dario Lazzaretto, Alessandro Minoggi, Antonio Pipolo e Nicola Pisanti, Matteo Suffritti, e Paula Sunday. A Federica Corneli, per aver dotato About New Ideas di una veste grafica sorprendente, rendendo il progetto ancora più reale e tangibile. Non possiamo dimenticare loro, gli artisti. About New Ideas: siete voi, sono le vostre idee luminose che dimostrano come la creatività, l’arte, il design siano profondamente e imprescindibilmente legati alla nostra vita quotidiana. Ultimo ma non per questo meno importante, grazie al team editoriale di About New Ideas, Silvia Andreatta e Stefania Cavalletto, per la grandissima pazienza, professionalità e dedizione con cui hanno contribuito alla progettazione e stesura del catalogo che avete tra le mani. Francesco Liggieri About New Ideas ha preso vita. Grazie a tutti voi. Curatore e direttore artistico Ester Baruffaldi Segreteria organizzativa

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