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della
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N O T I Z I A R I O
Editoriale di Antonio Cosentino
“Ottantacinque e non sentirli!”
Questo mese siamo lieti di dedicare il numero al nuovo traguardo raggiunto dalla nave più anziana della nostra Marina, motivo di orgoglio per intere generazioni di marinai e testimone di quelle tradizioni imperiture che il mare stesso usa tramandare, così come si fa con un segreto custodito gelosamente, a chi decide di scoprirlo a bordo della “sua” Signora – la Signora dei Mari – la nave scuola Amerigo Vespucci. Correva l’anno 1931 quando le vele del Vespucci si gonfiarono per la prima volta ed il profilo elegante della nave attraversò il golfo di Castellammare di Stabia. Da allora, al motto “Non chi comincia ma quel che persevera”, si sono formati al mare quasi tutti gli Ufficiali della nostra Marina di ieri e di oggi, missione interrotta solo per cinque lunghe pause per lavori, l’ultima delle quali conclusasi proprio quest’anno, di volta in volta necessarie per allungarle la vita. Nella propria memoria, Nave Vespucci porta ricordi indelebili come la prima Campagna d’Istruzione nel 1931, al termine della quale le fu conferita la bandiera di Combattimento, il secondo conflitto mondiale, che ha trascorso da nave scuola ma che avrebbe potuto combattere come nave appoggio sommergibili , il rischio della cessione come bottino di guerra, l’onore di avere avuto a bordo il Fuoco di Olimpia nel 1960, per non parlare di quando nel 1962 l’USS Independence incrociandola le segnalò di essere la nave più bella del mondo o ancora, nel 1965, quando Straulino in comando la condusse fuori dal Mar Piccolo di Taranto a vele spiegate! Era l’ammiraglio padrone del vento, Agostino Straulino, che amava ricordare “un uomo di mare non si troverà mai a disagio nella vita, anche se decidesse di cambiare mestiere”. Ed è la perfetta parafrasi del motto della nave: il mare non uscirà mai dal cuore di chi se lo sia guadagnato imparando quella dote fondamentale, la perseveranza, che nave Vespucci insegna solo a chi ha l’umiltà di volerla apprendere. Questo simbolo insostituibile della nostra Forza Armata ora si accinge a toccare nuovamente i principali porti della penisola per salutare la sua Italia in tutta la maestosità dei suoi primi ottantacinque anni, prima di riprendere la propria missione formativa – che, non dimentichiamo, è stata voluta direttamente dal grande ammiraglio Thaon di Revel – e di cui non abbiamo mancato di parlare approfonditamente con il suo attuale comandante. Nave Vespucci è molto più di una semplice nave scuola: rappresenta il punto di raccordo tra l’arte marinaresca e l’innovazione, la continuità tra la Marina del passato e la Marina del futuro, portatrice di storia, Valori e tradizioni che solo chi ha avuto il privilegio di formarsi e crescere professionalmente su questo veliero può conoscere, comprendere e tramandare. Buon Vento, nave Vespucci, e buona lettura!
Editoriale di Antonio Cosentino
“Ottantacinque e non sentirli!”
Questo mese siamo lieti di dedicare il numero al nuovo traguardo raggiunto dalla nave più anziana della nostra Marina, motivo di orgoglio per intere generazioni di marinai e testimone di quelle tradizioni imperiture che il mare stesso usa tramandare, così come si fa con un segreto custodito gelosamente, a chi decide di scoprirlo a bordo della “sua” Signora – la Signora dei Mari – la nave scuola Amerigo Vespucci. Correva l’anno 1931 quando le vele del Vespucci si gonfiarono per la prima volta ed il profilo elegante della nave attraversò il golfo di Castellammare di Stabia. Da allora, al motto “Non chi comincia ma quel che persevera”, si sono formati al mare quasi tutti gli Ufficiali della nostra Marina di ieri e di oggi, missione interrotta solo per cinque lunghe pause per lavori, l’ultima delle quali conclusasi proprio quest’anno, di volta in volta necessarie per allungarle la vita. Nella propria memoria, Nave Vespucci porta ricordi indelebili come la prima Campagna d’Istruzione nel 1931, al termine della quale le fu conferita la bandiera di Combattimento, il secondo conflitto mondiale, che ha trascorso da nave scuola ma che avrebbe potuto combattere come nave appoggio sommergibili , il rischio della cessione come bottino di guerra, l’onore di avere avuto a bordo il Fuoco di Olimpia nel 1960, per non parlare di quando nel 1962 l’USS Independence incrociandola le segnalò di essere la nave più bella del mondo o ancora, nel 1965, quando Straulino in comando la condusse fuori dal Mar Piccolo di Taranto a vele spiegate! Era l’ammiraglio padrone del vento, Agostino Straulino, che amava ricordare “un uomo di mare non si troverà mai a disagio nella vita, anche se decidesse di cambiare mestiere”. Ed è la perfetta parafrasi del motto della nave: il mare non uscirà mai dal cuore di chi se lo sia guadagnato imparando quella dote fondamentale, la perseveranza, che nave Vespucci insegna solo a chi ha l’umiltà di volerla apprendere. Questo simbolo insostituibile della nostra Forza Armata ora si accinge a toccare nuovamente i principali porti della penisola per salutare la sua Italia in tutta la maestosità dei suoi primi ottantacinque anni, prima di riprendere la propria missione formativa – che, non dimentichiamo, è stata voluta direttamente dal grande ammiraglio Thaon di Revel – e di cui non abbiamo mancato di parlare approfonditamente con il suo attuale comandante. Nave Vespucci è molto più di una semplice nave scuola: rappresenta il punto di raccordo tra l’arte marinaresca e l’innovazione, la continuità tra la Marina del passato e la Marina del futuro, portatrice di storia,Valori e tradizioni che solo chi ha avuto il privilegio di formarsi e crescere professionalmente su questo veliero può conoscere, comprendere e tramandare.
Buon Vento, nave Vespucci, e buona lettura!
T E S TATA
della
M A R I N A M I L I TA R E 1954
F O N DATA N E L
R EGISTRAZIONE :
Tribunale di Roma
n. 396/1985 dell’8 agosto1985
PROPRIETÀ: Ministero della Difesa - EDITORE: Ministro della Difesa D IRETTORE R ESPONSABILE
Antonio COSENTINO
REDAZIONE, GRAFICA/IMPAGINAZIONE, SEGRETERIA:
Antonio DOVIZIO, Cristopher SCARSELLA, Pasquale PRINZIVALLI, Emanuele SCIGLIUZZO D IREZIONE
E
R EDAZIONE :
Ufficio Pubblica Informazione e Comunicazione della Marina
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per i testi: Giampaolo Trucco, Giampiero Di Giuseppe, Marco Mosconi.
per i contributi fotografici: Rosario Caruso, Ufficio Storico della Marina Militare, la sezione Cinefoto e la sezione editoria dell’UPICOM.
Stampa: Tipografia Facciotti - Roma
chiuso in redazione il 14 aprile 2016
A N N O L XIII - A P R I L E 2016
Editoriale
GIORNALISTICA DELLA
I SCRIZIONE :
P ER
Sommario
MARINA N O T I Z I A R I O
di Antonio Cosentino
Speciale Vespucci
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12 16 18
Amerigo Vespucci, l’anima combattente
La nave più bella del mondo, made in Italian Navy
Roma 1960: il fuoco di olimpia arde su nave Vespucci Agostino Straolino, l’ammiraglio padrone del vento
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Il veliero senza tempo
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La nave di tutti gli italiani
28 42 48 52
L’intervista al comandante Palombari in azione di Giampaolo Trucco
Gli uomini che hanno fatto la storia della Marina: Giuseppe Sirianni di Desirèe Tommaselli
I nostri atleti a Rio: nuoto sincronizzato di Pasquale Prinzivalli
I testi dedicati allo speciale su nave Vespucci, sono stati redatti da: Enrico Cernuschi, Desirèe Tommaselli, Rosario Naimo, Alessandro Lentini, Marika Tinè, Antonio Tudisco, Curzio Pacifici, Giulio Guazzini, Marco Saccone, Gianmarco Dal Cin, Greta Vecchiattini, Jessica De Gasperis, Fausto Calarco, Sofia Berto, Emanuele Scigliuzzo, Pasquale Prinzivalli, Antonio Dovizio, Antonio Cosentino. Il contributo fotografico è stato fornita da:Vincenzo Fiorillo, Corrado Carrubba, Silvio Scialpi, Ufficio Storico della Marina Militare, Sezione Cinefoto di UPICOM.
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In copertina: locandina realizzata in occasione dell’85°anniversario di nave Amerigo Vespucci.
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3
la storia
Amerigo Vespucci,
l’anima combattente
L
a letteratura sulla nave scuola Amerigo Vespucci è vastissima e, di solito, molto bella. Spesso e volentieri ci si dimentica, però, di ricordare al Lettore che si tratta di una nave da guerra; ausiliaria fin che si vuole, ma concepita, sin dal tavolo di disegno del progettista, l’allora maggiore del Genio Navale Francesco Rotundi, sulla base di specifiche
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dual use molto precise e ideate dall’allora ministro della Marina, il Grande Ammiraglio Thaon di Revel in persona, a cavallo tra il 1924 e l’anno successivo. Sia il Cristoforo Colombo, impostato nel 1926, sia il similare e lievemente più grosso Vespucci, messo sullo stesso scalo di Castellammare di Stabia quattro anni dopo, non erano
stati concepiti, infatti, per assolvere soltanto i compiti di nave scuola per gli allievi dell’Accademia di Livorno, ma anche per operare, in caso di guerra, come navi appoggio sommergibili. Gli alberi, pertanto potevano essere sfilati mentre l’apparato motore ideato dal capitano GN Arturo Castellani (padre, dopo la guerra, dell’elettronica domestica
Il Vespucci visto dagli allievi ufficiali a bordo di una lancia a remi, durante la Campagna d’istruzione del 1965 (foto U.S.M.M.)
italiana degli anni del miracolo economico) era, non a caso, diesel-elettrico. Questa soluzione, molto diffusa negli Stati Uniti, ma non certo da noi, era destinata a permettere di ricaricare le batterie dei sommergibili mentre gli ampi locali ricavabili a bordo avrebbero permesso di ospitare comodamente il personale di una squadriglia di battelli e le necessarie officine. Era però previsto anche di più. Sull’onda delle imprese condotte tra il 1916 e il 1917, negli angoli più remoti del pianeta, dal celebre motoveliero e incrociatore ausiliario tedesco Seeadler, si era pensato, infatti, di adibire il Colombo anche a questo genere di missioni, da eseguire nell’Oceano Indiano e nel Pacifico, prevedendo
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Le navi Colombo e Vespucci non erano state concepite per assolvere soltanto i compiti di nave scuola per gli allievi dell’Accademia Navale di Livorno, ma anche per operare in caso di guerra, come navi appoggio sommergibili. Enrico Cernuschi
non chi comincia ma quel che persevera
”
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Amerigo Vespucci, l’anima combattente
“
L’Amerigo Vespucci rappresenta un riferimento unico all’interno dell’iter formativo degli Ufficiali dei Ruoli Normali della Marina Militare Italiana.
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sul libro matricolare, in caso di conflitto, il rinforzo dell’armamento già esistente da 76/40 di quella nave, oltre all’imbarco di un cannone “da caccia” da 120/50 da piazzare a sinistra del bompresso. Per il 1929, dato il migliorato clima con Londra e Parigi e il continuo progresso in corso sui mari, quest’ultima idea fu infine scartata per il Vespucci. Trasferite in Alto Adriatico all’avvio della guerra italiana, nel 1940, assieme ad altre navi importanti o preziose come i super transatlantici Rex e Conte di Savoia, la nave reale Savoia o il piccolo, storico panfilo Elettra di Guglielmo Marconi, le due naviscuola furono utilizzate, fino all’armistizio dell’8 settembre 1943, per i propri compiti istituzionali, imbarcando classi e classi di allievi giovanissimi, diversi dei quali sarebbero poi passati, nel 1943, sulla unità da guerra o a terra, affrontando comunque il conflitto e pagando il relativo, alto prezzo di sangue. Le stesse crociere adriatiche del 19411943 svolte navigando tra Pola, Venezia, Zara e Sebenico non erano di tutto riposo data la ben nota minaccia posta dai sommergibili britannici anche in quelle acque e la mancanza di navi scorta. Ci fecero anche un bel documentario nel 1942, Come si
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diventa marinai, con protagonista il Marco Polo, ossia la ex nave scuola jugoslava Jadran, catturata intatta a Cattaro il 18 aprile 1941 assieme al resto di quella flotta mentre il Vespucci e il Colombo svolgevano il ruolo, rassicurante, dei fratelli maggiori. La crociera interrotta del set-
tembre 1943 del Vespucci e del Colombo è nota. Dovevano andare a Cattaro in base a un ordine emanato la sera dell’8 settembre 1943 dal capo di Stato Maggiore della Marina, l’ammiraglio Raffaele de Courten, in quanto la Forza Armata, messa nel tardo pomeriggio davanti
Allievi ufficiali in coperta a bordo di nave Amerigo Vespucci si addestrano con il sestante, durante la Campagna d’istruzione del 1965 (foto U.S.M.M.)
al fatto compiuto dell’armistizio, si era rifiutata di seguire le istruzioni degli anglosassoni. Dopo aver appreso, il pomeriggio del 9 settembre, che Cattaro era ormai sotto la minaccia tedesca, le due navi giunsero infine a Brindisi, la sera del 13. Dato il caos generale e alcune pre-
occupanti manifestazioni verificatesi a Brindisi il pomeriggio di quello stesso giorno, la difesa armata di Re Vittorio Emanuele III e della Regina fu assunta, già alle ore 22.00 del 13, su ordine dell’ammiraglio Luigi Rubartelli, comandante la piazza e, in quelle circostanze, unica autorità ef-
ficace sul posto, dagli allievi del futuro corso Vedette. La mattina dopo gli anglosassoni, appena arrivati a Brindisi, trovarono, senza nascondere nei telegrammi cifrati diretti a Londra un certo qual disappunto, l’ordine e la disciplina della Marina. Quegli stessi personaggi, su iniziativa statunitense, si decisero, infine, tre giorni dopo, a riconoscere il capo dello Stato italiano e a scartare, di conseguenza, la soluzione, patrocinata fino a quel momento da alcuni tra loro, di estendere il Governo militare alleato anche nelle provincie rimaste, nonostante tutto, sotto il controllo del Regno. Quei due velieri alla fonda nel porto non facevano certo paura alla strabordante flotta anglo-americana, ma erano la prova vivente che statunitensi e britannici avevano a che fare, anche in quel momento, con una realtà di grandi tradizioni secolari mentre, per contro, i giovanissimi allievi del primo anno (i quali avevano ripreso l’attività di studio, il 15, nei locali del Collegio Navale) in uniforme estiva per servizi armati, col fucile ’91 e al comando dei loro insegnanti, non si erano certo fatti intimidire dagli armatissimi commandos britannici di scorta alla commissione alleata al pari, per di
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Amerigo Vespucci, l’anima combattente
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Dal suo varo nel 1931 nave Vespucci ha addestrato i futuri Ufficiali di Marina per i mari di tutto il mondo. La tradizione e la cultura marinaresca che ogni cadetto assorbe ed interiorizza durante la campagna addestrativa diventano nel tempo un bagaglio di esperienza ed addestramento caratteristico di ogni Ufficiale di Marina.
più, del sommergibile Pisani il quale, davanti a quello stesso porto, aveva chiarito a cannonate, il giorno 11, una questione di saluti e di precedenze con il battello polacco Sokol. Erano bastati tre colpi, non andati a segno né da una parte né dall’altra, per diventare ottimi amici. Vespucci e Colombo, ambasciatori della Marina italiana alla corte disagiata di Re Vittorio Emanuele III e dei rappresentati anglosassoni appena arrivati e, alla fine, accreditati, non ebbero bisogno neppure di quelle. Le successive crociere d’istruzione
Sciorino di vele durante la Campagna Addestrativa del 1962. A destra nave Vespucci ormeggiata in banchina.
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del 1944-1945 nel Golfo di Taranto e nel Mar Jonio furono senz’altro meno drammatiche, nonostante i danni riportati dall’incrociatore Eugenio di Savoia in quelle stesse acque in seguito all’esplosione di una mina tedesca, tanto per ricordare a tutti che la guerra non era ancora finita. Il resto è storia anche se nel 1977, a Leningrado, ci fu chi sospettò che il Vespucci avesse qualche antenna di troppo confusa tra le alberature. D’altra parte si era in tempo di Guerra fredda e i russi avevano incominciato per primi, l’anno precedente, a New York, col loro veliero scuola Kruzenshtern facendosi pizzicare quasi subito. Per concludere, la Royal Navy britannica ha abbandonato le navi scuola a vela dopo i disastri della
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fregata Eurydice del 24 marzo 1874 (circa 300 morti) e della fregata Atalanta, scomparsa senza lasciare tracce, il 1 febbraio 1880, con 280 uomini a bordo. La Francia ha ripiegato sin dal 1931 su piccole golette da 270 t. La Germania, per contro, consapevole come è del grosso valore professionale, etico e morale di questo specialissimo tipo di unità, ha regolarmente ripreso la pratica delle grandi navi scuola a vela per la propria Marina dopo le pause dettate dalle due guerre mondiali perdute. Russi e statunitensi si sono adeguati in questo senso dopo il 1945. La Marina Militare non ha mai perso la mano né l’anima, come conferma il Vespucci, ultima unità della Regia Marina della Seconda guerra mondiale.
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Curiosità
Cenni storici: la nave fu progettata, al pari della "gemella" Cristoforo Colombo, da Francesco Rotundi, ingegnere e tenente colonnello del Genio Navale, nonché direttore dei cantieri navali di Castellammare di Stabia. Il varo: il 22 Febbraio 1931 (85 anni fa) a Castellammare di Stabia fu varata la nave Amerigo Vespucci, tutt`oggi in servizio per l`addestramento degli allievi ufficiali dell`Accademia di Livorno.
Il motto: il motto è "Non chi comincia ma quel che persevera" è l’aforisma leonardesco sulla costanza ed è stato assegnato alla nave nel 1978; il motto esprime la sua vocazione alla formazione ed addestramento dei futuri ufficiali della Marina Militare. I precedenti motti sono stati: «Per la Patria e per il Re» sostituito nel 1946 con «Saldi nella furia dei venti e degli eventi». Classificazione della nave: dal punto di vista tecnico-costruttivo l'Amerigo Vespucci è una nave a vela con motore; dal punto di vista dell'attrezzatura velica è "armata a nave", quindi con tre alberi verticali, trinchetto, maestra e mezzana, dotati di pennoni e vele quadre, più il bompresso a prora, a tutti gli effetti un quarto albero. L'Unità è inoltre fornita di vele di taglio: i fiocchi, a prora, fra il bompresso e il trinchetto, gli stralli, fra trinchetto e maestra e fra maestra e mezzana, e la randa, dotata di boma e picco, sulla mezzana. Qualche numero: dei tre alberi, quello di mezzana è alto 43,24 metri, quello di maestra 54,02 e quello di trinchetto 50,02 metri (dal livello del mare) e assieme portano in totale una superficie velica di 2800 mq circa. Il porto: il porto di assegnazione, da sempre, è La Spezia. Qui attraccò per la prima volta il 5 luglio 1931.
La dipendenza: la Dipendenza Organico/Operativa dell'Unità è CINCNAV (Comando in Capo della Squadra Navale) dal 14 ottobre 2013. L'equipaggio: circa 270 militari, uomini e donne. Nel periodo estivo, la nave imbarca gli allievi dell'Accademia Navale per la Campagna di Istruzione, con circa 100 allievi ed un team di supporto di una trentina di militari, arrivando così a pieno regime con oltre 400 persone a bordo.
I lavori: il Vespucci ha effettuato l’ammodernamento delle capacità operative di bordo e soprattutto l’adeguamento delle sistemazioni logistiche agli standard moderni e nella sostituzione dell’apparato propulsivo e di generazione elettrica, dotando l’Unità anche di una nuova elica e nuovi sistemi di piattaforma, più efficienti e rigorosamente orientati alla tutela dell’ambiente. L’importante attività di restyling del Vespucci, è stata eseguita sotto il coordinamento della Direzione Lavori e Servizi, ed in particolare della Sezione Studi dell’Arsenale della Marina di La Spezia in parte, la manodopera “in house”, è stata costituita dalle maestranze arsenalizie, con il contributo del personale di bordo. Pezzi da Museo: alcuni elementi del Vespucci (linea assi, timoneria, motori ecc.) per i quali si è dovuto procedere alla sostituzione nel corso dei lavori compiuti negli anni, sono stati ceduti al Museo Tecnico Navale della Spezia, che li conserva ed espone al pubblico quali beni di interesse storico e testimonianze della storia della tecnologia.Tra i pezzi musealizzati del Vespucci, il pennone di velaccio, che il visitatore incontra nella prima sala del piano terra del Museo.
L’attività: dalla sua entrata in servizio la Nave ha svolto ogni anno attività addestrativa (ad eccezione del 1940, a causa degli eventi bellici, e degli anni 1964, 1973 e 1997, per lavori straordinari), principalmente a favore degli allievi dell'Accademia Navale, ma anche degli allievi del Collegio Navale, ora Scuola Navale Militare "Francesco Morosini". Oltre alla principale funzione di nave scuola, quindi di addestramento degli allievi ufficiali, la nave svolge attività rappresentanza e promozione d`immagine dell`Italia nel mondo.
La Regina dei mari: la legge del mare impone che i transatlantici abbiano sempre la precedenza rispetto alle altre imbarcazioni…ad eccezione del Vespucci! Quando i transatlantici lo incrociano, spengono i motori, rinunciano alla precedenza e suonano tre colpi di sirena in segno di saluto.
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la storia
La nave più bella del mondo
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iete la più bella nave del mondo, segnalò a lampi di luce la portaerei americana USS Independence all’Amerigo Vespucci. Il notissimo episodio, realmente accaduto in Mediterraneo nel 1962, è solo uno dei
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made in Italian Navy
tanti aneddoti raccolti nel corso di 85 anni di navigazioni del celebre veliero italiano e che costituiscono parte della mitologia marinara moderna, scritta e orale. Molte le storie legate ai viaggi compiuti nei mari e nei porti del
mondo, a potenti fortunali, a competizioni ingaggiate con altri velieri, all’esecuzione di manovre memorabili… Del resto, che la nave fosse destinata ad avventure straordinarie lo lasciavano presagire sia il giorno del varo - il 22 febbraio 1931 in cui ricorreva la morte del grande
esploratore cui era intitolata l’unità, sia il suo aspetto da vascello del XVIIIXIX secolo, evocativo di tanta letteratura di viaggio. A volere questa nave e la “quasi gemella” Cristoforo Colombo, fu l’Ammiraglio Thaon di Revel, il Capo di Stato Maggiore della Marina che aveva condotto l’Italia alla vittoria della Grande Guerra sul mare – e non solo – grazie all’impiego di mezzi innovativi, talvolta pionieristici, nonché all’applicazione di una nuova strategia operativa. Ottimo manovriere, con alle spalle i giovanili comandi delle navi a vela Palinuro e Caracciolo, era un convinto assertore del
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Una nave italiana è un pezzo d’Italia, essa deve rappresentare gli aspetti superiori di maggior prestigio del gusto, della cultura, delle arti, dell’artigianato italiano. Giò Ponti
potere formativo dell’esperienza velica sul carattere al punto che, in qualità di Ministro della Marina dal 1923 al 1925, inserì nel programma di ricostruzione della flotta, i velieri Vespucci e Colombo, destinati a sostituire le navi scuola Flavio Gioia e Amerigo Vespucci, prossime alla radiazione. Nel momento in cui la marineria velica era al tramonto, l’Ammiraglio Thaon di Revel diede continuità alla tradizione della Marina postunitaria di formare gli allievi sulle unità a vela, assicurando così, tra l’altro, la conservazione di un antico linguaggio di bordo, tramandato tutt’oggi sulle navi scuola della Marina, che altrimenti sarebbe andato perduto. Fu quindi un’operazione culturale di lunga durata quella impostata dall’Ammiraglio Thaon di Revel, poi attuata dall’Ammiraglio Sirianni che, prima come sottosegretario di Stato e poi Ministro della Marina, proseguì sulla strada da lui avviata. La rotta tracciata dal lungimirante “Duca del mare” Revel, nel tempo ha trovato conferme poiché “solo chi non va per mare si chiede …a che serve un veliero ottocentesco per formare ufficiali di marina nell’epoca dei missili, delle portaerei e dei sottomarini nucleari”. Come disse Straulino, forse il più famoso comandante del Vespucci,“nello spirito del marinaio, credo [non sia cambiato] proprio nulla…si dispone di strumentazione di bordo che un tempo ci sognavamo, ma La portaerei USS Independence saluta nave Amerigo Vespucci durante la campagna d’istruzione del 1962.
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l’importanza è che non si smarrisca la capacità di cavarsela in mare con le proprie conoscenze e le proprie capacità, quando il motore va in avaria e magari non si dispone di strumentazioni pienamente efficienti….Le navi scuola come la Vespucci a questo soprattutto servono. La Marina cerca di non perdere questo legame profondo con la cultura del mare. Nel mare, nelle sue onde, nel suo vento bisogna saper leggere sempre un po’ di quello che accadrà nel futuro. Nel futuro immediato. Si possono fare delle previsioni o, diciamo così, degli scenari possibili… Mio padre diceva sempre che un uomo di mare non si troverà mai a disagio nella vita, anche se decidesse di cambiare mestiere.” Le moderne strumentazioni sono state via via introdotte sul Vespucci, che si conferma uno straordinario “luogo” d’incontro e convivenza tra tradizione e innovazione. Infatti, fin dalla progettazione, se nelle forme doveva essere dichiaratamente “rétro” in modo da palesare le sue funzioni, dal punto di vista costruttivo era assolutamente all’avanguardia. L’incarico del progetto venne assegnato ad un ingegnere di Marina, il tenente colonnello del Genio Navale Francesco Rotundi, che si ispirò al pirovascello della Marina borbonica Monarca, passato poi alla Regia Marina postunitaria che lo ribattezzò Re Galantuomo. La forma dello scafo e la colorazione a fasce bianche e nere deriva da questo modello; una discendenza resa ancor più concreta dalla scelta dell’Arsenale in cui impostare le nuove navi
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La nave più bella del mondo, made in Italian Navy scuola, quello di Castellammare di Stabia, il principale cantiere mediterraneo della prima metà dell’800, gloria della Marina borbonica, con all’attivo una serie di primati conseguiti anche sotto la Regia Marina e soprattutto, lo stabilimento di costruzione del Monarca. L’Arsenale all’epoca era in crisi, si parlava di vendita ai privati, e la nuova commessa fu una benedizione per gli operai, la cui professionalità fu confermata dai tempi record in cui costruirono il Vespucci: impostato sullo scafo il 12 maggio 1930, come disse il direttore del cantiere - colonnello del Genio Navale Odoardo Giannelli grazie a “l’opera assidua dei nostri infaticabili operai, questa nave che abbiamo vista nascere a primavera sta per scendere in mare, e non è ancora compiuto il giro delle stagioni”. Circa un migliaio di uomini partecipò all’allestimento del Vespucci; erano mastri d’ascia, mastri d’opera sottile, mastri ferrai, mastri aggiustatori, ma-
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stri di trombe e limastri, mastri tornieri, mastri fonditori, mastri staffatori, mastri bozzellari, mastri ramari, mastri calafati, segatori, pittori, marinai pittori, sommozzatori, ciurmisti, muratori, velai e i cordari dell’attigua Corderia della Regia Marina. Alla folla accorsa con tutti i mezzi allora disponibili per assistere al rito del varo, la nave sullo scalo, per forma, colori, numero di alberi dovette sembrare una delle ultime fregate a vela costruite nel cantiere borbonico. In realtà lo scafo non era più di legno, ma di lamiere d’acciaio inchiodate a caldo alle costole del fasciame, una tecnica allora modernissima e mantenuta in vita nei decenni fino ad oggi proprio per le
esigenze di manutenzione e restauro del Vespucci. In acciaio anche i tronchi maggiori dei tre alberi e del bompresso sui quali vengono issate le vele ancora nella tradizionale tela olona, “quelle vele che, sì,” come disse un Maresciallo a termine di dieci anni d’imbarco “sono dure da alzare ma che gonfiate dal vento riempiono il cuore di orgoglio”. Modernissimo anche il motore.Tradizionali rimanevano, e rimangono, tutte le manovre, eseguite rigorosamente a mano. Tenuta a battesimo da Elena Cerio, figlia poco più che ventenne del Capitano di Vascello Oscar Cerio, comandante del cantiere, il Vespucci fu destinato alla Spezia, che raggiunse il 5 luglio 1931 al comando del capitano di vascello Augusto Radicati di Marmorito, l’ultimo comandante del vecchio Vespucci. Prese l’ormeggio accanto al Colombo, l’unità che l’aveva preceduto sullo scalo stabiese e sull’esperienza del quale erano state apportate modifiche al progetto del Vespucci, che, oltre ad essere leggermente più lungo, fu sempre più veloce. Insieme formarono la Divisione Navi Scuola, di cui il Vespucci fu da subito l’ammiraglia, e già nell’estate del 1931, partirono per la campagna d’istruzione, la prima del Vespucci, agli ordini dell’Ammiraglio Domenico Cavagnari, Comandante dell’Accademia. Al ritorno dalla Campagna, il 15 dicembre 1931, la nave ricevette a Genova la bandiera di combattimento offerta dal gruppo Unione Nazionale Ufficiali in congedo.
In alto: nave Vespucci alla fonda a Torbay in Gran Bretagna, durante la campagna d’istruzione del 1977. A sinistra: la nave scuola ritratta in sosta nel porto di Brest (Francia) nella campagna d’istruzione del 1965. Sotto: allievo in aletta di plancia impegnato in servizio ottico di vedetta durante l’attraversamento dello stretto di Gibilterra nel corso della campagna d’istruzione del 1965.
Dopo la fine del conflitto, e la cessione del Colombo alla Russia in riparazione dei danni di guerra, il Vespucci ha continuato a svolgere il suo ruolo, cui si sono sommate altre attribuzioni. Nave scuola, unità militare, ambasciatrice culturale e palestra professionale, è espressione e custode dell’antica cultura marinara mediterranea; luogo di viva memoria di scienza ingegneristica, tecnica costruttiva e design italiano, nonché di gesti, linguaggi e tradizioni, è a tutti gli effetti un bene culturale fluttuante complesso che costituisce, raccoglie e salvaguarda un patrimonio tangibile ed intangibile, fatto di antichi saperi. In un’intervista, l’ammiraglio Straulino, ormai novan-
tenne, rispose alla domanda “Davvero la Vespucci è la nave più bella del mondo?” con queste parole, che bene sintetizzano l’essenza e la percezione di questo mito mondiale del mare: “E’ difficile dire perché. Per i suoi colori, per l’alberatura che ha, per il castello, per il tipo di barca. Per la grande suggestione che suscita. Per il richiamo così esplicito alle navi di un tempo. …Perché evoca, e porta con sé, una tradizione, una cultura straordinaria. La bellezza e la suggestione della Vespucci la vedevamo specialmente riflessi negli sguardi ammirati dei visitatori. Vedere specialmente tutti gli italiani all’estero che vengono a bordo e salutano la bandiera, come si salutava una volta. E’ una cosa che commuove…”.
Curiosità
1931 La prima crociera La prima crociera partì da Livorno, toccò Portoferraio e, sfiorando le Baleari, raggiunse lo stretto di Gibilterra. E poi i mari del Nord Europa con soste a Lisbona, Brest, Amsterdam, Kiel, Gdynia, Danzica e, sulla strada del ritorno, Londra, Ceuta e di nuovo Portoferraio e Livorno, per approdare a Genova per la cerimonia di consegna della bandiera di combattimento. 1956 Da Livorno parte l’Amerigo Vespucci Salutata da autorità militari, civili e religiose, il pomeriggio del 10 luglio salpò da Livorno la nave scuola Amerigo Vespucci. Così iniziò la campagna di istruzione 1956 per gli allievi dell’Accademia Navale. L’unità, al comando del capitano di vascello Arrigo Trallori ospita circa 160 allievi, di cui 26 stranieri. Nel corso della crociera sono stati toccati i porti di Ceuta, P. Delgada, Dublino, Liverpool, Le Havre, Leixoes, Gibilterra,Valencia, con rientro a Portoferraio il 22 ottobre. Sono state percorse 5.940 miglia in 70 giorni di navigazione parte a vela e parte a motore. La sosta nei vari porti è stata complessivamente di 34 giorni.
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la storia
Roma 1960:
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il fuoco di Olimpia arde su nave Vespucci
Dio guida dell’universo, gli uomini stanchi di guerra e di morte ti chiedono di essere clemente con chi desidera conquistare una grande vittoria”: recita così la millenaria preghiera che accompagna fino al suo spegnimento il Fuoco di Olimpia. Lo stesso fuoco, che nell’agosto del 1960, viaggiò a bordo di Nave Vespucci, allora comandata dal capitano di vascello Eugenio Manca di Villahermosa, dal Pireo fino a Siracusa, in Sicilia, prima di proseguire, via terra, il suo viaggio fino al Campidoglio, a Roma, per l’accensione del tripode dei Giochi. Il Vespucci venne scelto da un apposito Comitato che preferì un viaggio via mare al posto di un percorso terrestre che avrebbe dovuto attraversare i Balcani per giungere a Roma via Trieste. Era il 12 agosto 1960 quando, l’attrice greca Aleka Katseli, nelle vesti di antica sacerdotessa, frapponendo una lente tra la “sacra” torcia e i “raggi di Febo” accendendo così il fuoco che dal tempio di Era inizio il suo cammino verso l’Italia. La classica staffetta dei tedofori attraversò Pyrgos, Patrasso, Corinto, Megara, Eleusi, Atene quindi Nave Vespucci. La notte del 13 agosto la fiaccola raggiunse il porto di Zéas, dove venne prelevata da un cadetto dell’Accademia, su una baleniera ellenica, quindi sul Vespucci, individuato da un apposito Comitato per la Fiaccola, quale “primo tedoforo” italiano. La fiaccola fu ricevuta a bordo e con il suo fuoco venne acceso un tripode sul cassero: la fiamma arse giorno e notte vegliata a turno dal personale di bordo. Il Vespucci
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giunse a Siracusa, nell’antica Magna Grecia, il 18 agosto alle 20.30, e scortata da due corvette entrò in rada, vicino Fonte Aretusa. Arrivo raccontato così dall’inviato de La Stampa di Torino, Angelo Nizza: “Sul ponte il comandante, capitano Manca di Villahermosa, tutti gli ufficiali e l’equipaggio si tenevano schierati. Attorno al tripode stava sull’attenti il picchetto d’onore. Ha subito avuto inizio l’operazione di bordeggio e tutta la velatura del Vespucci ha preso il vento.
Nell’aria della sera, lo spettacolo del tre alberi a vele spiegate, recante a poppa l’alto tripode fiammeggiante, aveva qualcosa di magico”. Il fuoco olimpico iniziò così la sua suggestiva marcia verso Roma, dove giunse il 24 agosto. Napoli, 1960. La Fiamma olimpica sul castello dell’Ovo durante lo svolgimento delle Olimpiadi Veliche. In basso: Il Vespucci alla fonda nelle acque di Napol.i
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Nell’aria della sera, lo spettacolo del tre alberi a vele spiegate, recante a poppa l’alto tripode fiammeggiante, aveva qualcosa di magico
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la storia
Agostino Straulino
l’ammiraglio padrone del vento
Curiosità
1965 Tra le imprese leggendarie, quella dell'ammiraglio Agostino Straulino (nel 1965 assunse il comando della Vespucci) che risalì il Tamigi a vele spiegate fino a Londra, lasciando ammirati gli Inglesi. Nella storia della vela, il Vespucci trova la gloria nel 1965, condotto da un velista d’eccezione, Agostino Straulino, campione olimpionico a Helsinki. Con lui esce a vele spiegate dal porto di Taranto, attraverso l’angusto passaggio del ponte girevole. Una manovra spettacolare e audace. E durante la campagna estiva in Finlandia, Svezia, Norvegia, stabilisce il proprio record di velocità a vela: 14,8 nodi.
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ra gli alti ufficiali che hanno comandato la nave scuola Amerigo Vespucci nei suoi 85 anni di storia ce n’è uno in particolare il cui nome significa “vela”, “vento”, “leggenda”: Agostino Straulino, nato a Lussinpiccolo il 10 ottobre 1914. Conobbe la vela da bambino senza mai abbandonarla: fu Campione Olimpico di vela nell’edizione di Helsinki del 1952 nella classe STAR ed innumerevoli volte campione europeo e Mondiale; a 88 anni vinse per la quinta volta consecutiva la regata over 60 di Napoli. Guidò la nave scuola più bella del Mondo dal 21 novembre 1964 al 28 ottobre 1965 rendendosi artefice di un episodio che fa parte della storia del Vespucci rendendo ancor più leggendaria la sua vita. Nel 1965 uscì dal Mar Piccolo passando sotto il Ponte Girevole attraversando il canale navigabile di Taranto con le vele dell’albero di Trinchetto e i fiocchi al vento, spinto da una rara tramontana. La nave passò tra le due banchine, sospinta dal vento e dall’entusiasmo della città di Taranto che assistette ad uno spettacolo unico e mai ripetuto. Durante la campagna di quell’anno, sempre al comando dell’ammiraglio Straulino, nave Vespucci raggiunse l’incredibile velocità di 14,6 nodi: l’eccezionalità è dovuta al fatto che non si tratta di una nave nata per correre ma per essere la “scuola” dei futuri ufficiali della Marina Militare. L’ammiraglio Straulino è morto a Roma il 14 dicembre del 2004. Taranto, 14 maggio 1965. La nave scuola Amerigo Vespuccial comando dell’ammiraglio Starulino, transita a vela nel canale navigabile.
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Quando mi è stato affidato il comando sono stato l’ufficiale più contento del mondo
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I lavori di ammodernamento
Il veliero senza tempo
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iunta oramai a conclusione dei grandi lavori di ammodernamento iniziati nell’ottobre 2013, nave scuola Amerigo Vespucci, il veliero senza tempo della Marina Militare, è pronta a ri-
prendere le attività che la vedranno nuovamente protagonista di una nuova Campagna di istruzione, missione che le è propria da ben 85 anni. Fu infatti varata il 22 febbraio 1931 a Castellammare di Stabia, at-
Sosta lavori di ammodernamento Prolungamento vita
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el normale ciclo annuale della nave è cadenzato da una sosta invernale di manutenzioni ordinarie che preparano l’Unità alla consueta attività operativa, durante il periodo estivo, costituita da una una pre-campagna con allievi o giovani varie associazioni, e la Campagna di Istruzione vera e propria con gli Allievi dell’Accademia Navale di Livorno.
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Ogni venti anni circa, inoltre, la Nave affronta lavori di manutenzione straordinaria molto più impegnativi, addirittura non garantendo la Campagna estiva. Facendo un escursus delle principali soste manutenzioni della nave, dal 1931 ad oggi, abbiamo 4 soste di oltre 12 mesi, e quindi senza effettuazione della Campagna di Istruzione a favore degli Allievi della Accademia
tualmente è l’Unità più anziana della Marina Militare ancora in servizio. Sopravvissuta al rischio di essere ceduta come bottino di guerra alla fine del secondo conflitto mondiale, destino in cui cadde la gemella Cristoforo Colombo; l’Amerigo Vespucci rinasce dopo oltre due anni di lavori in Arsenale alla Spezia. Tante e innovative le migliorie ap-
Navale: - nel 1940 – principalmente per motivi bellici; - nel 1964 – con la installazione della nuova motorizzazione, che di fatto è quella che è stata sbarcata durante la attuale sosta, dopo ben 50 anni di eccellente servizio; - nel 1973 – con un generale ricondizionamento dei locali di vita ed arredi, principal-
mente quelli dell’equipaggio (e.g. M1, M2, M3, S8 e S12); - nel 1997 – intervento massivo in coperta, con sostituzione dell’intera coperta in teak – fatto arrivare direttamente dalla Birmania. Abbiamo inoltre, alcune soste comunque di grandi lavori, ma di durata inferiore ai 12 mesi: - nel 1984 – con l’ammodernamento di im-
pianti vari e la installazione del nuovo sistema di condizionamento dell’aria; - nel 2005 – con consistente intervento sullo scafo, sostituzione di oltre 30 corsi di fasciame della opera viva ed opera morta e sostituzione del tronco dell’albero di Trinchetto. Si evidenzia che le attività sopra citate, seppur ingenti, sono state sempre settoriali e
comunque circoscritte. L’attuale sosta è stata davvero eccezionale, unico intervento di tale portata, mai verificatosi in passato, che contemporaneamente ha operato entro apparato motore, nei locali di vita, scafo, coperta, alberata, ed addirittura ha visto la realizzazione di un nuovo layout generale ottimizzando la destinazione d’uso di svariati locali.
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L’attuale sosta è stata davvero eccezionale, unico intervento di tale portata, mai verificatosi in passato
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il veliero senza tempo portate a bordo: dall’ammodernamento delle capacità operative all'adeguamento delle sistemazioni logistiche agli standard moderni ed alla presenza di personale femminile come parte dell’equipaggio. Modifiche anche per quanto riguarda l’apparato integrato di generazione e
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propulsione; l’Unità è stata dotata di una nuova elica e di nuovi sistemi di piattaforma più efficienti e orientati verso la tutela dell’ambiente, condizione possibile sia grazie a motori sempre meno inquinanti sia navigando a vela. Saranno molteplici le missioni e gli
importanti traguardi ai quali la Regina dei mari intende mirare: l’addestramento del proprio personale, la formazione degli Allievi dell’Accademia Navale di Livorno e della Scuola Navale Morosini di Venezia, con corsi di navigazione, Arte Marinaresca e di sicurezza sempre al passo
con le nuove tecnologie, l’educazione al mare della collettività e non per ultima la Naval Diplomacy, in quanto nave Vespucci è sempre stata testimone all'estero delle eccellenze italiane. Sempre più vive saranno le collaborazione con le università del mare e delle tecnologie marine, mantenendo quel ruolo eticamente prezioso di ambasciatore UNICEF, in sostegno del WWF nella protezione e nella eco-sostenibilità del’ambiente. Da quest’anno nave Vespucci sarà
anche porta-bandiera della iniziativa per avere le olimpiadi a Roma nel 2024. La regina dei mari spiegherà le vele in primavera, circumnavigando l'Italia e toccando i maggiori porti nazionali con a bordo gli allievi della Scuola Navale Militare Francesco Morosini di Venezia. Seguirà poi la vera e propria Campagna di Istruzione all’estero, imbarcando gli Allievi dell’Accademia Navale di Livorno, per cominciare e perseverare, come recita il motto
della nave, nella più entusiasmante e indimenticabile esperienza della loro vita, navigare a bordo della Nave più bella del mondo, restituita al suo massimo splendore in termini di bellezza ed operatività: Nave Scuola Amerigo Vespucci, il veliero senza tempo della Marina Militare.
20 maggio 2015, Arsenale Militare Marittimo di La Spezia. Suggestiva immagine di nave Vespucci in uscita dal bacino di carenaggio.
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l’intervista al comandante
capitano di vascello
Curzio Pacifici
All’interno dell’Arsenale Militare della Spezia si è conclusa la sosta lavori per manutenzione straordinaria di nave scuola Amerigo Vespucci. Nella visita all’unità, ormeggiata in darsena e tornata oramai all’antico splendore, incontriamo il Comandante, capitano di vascello Curzio Pacifici, che ci descrive l’atmosfera a bordo dopo due anni di intensi lavori, le importanti innovazioni apportate e, più in generale, gli impegni che attendono la nostra nave scuola, simbolo della Marina Militare e fiore all’occhiello dell’Italia. Comandante, nave Vespucci quest’anno festeggia il suo 85° anno dal varo. Una lunga storia che rappresenta lo stile italiano nel mondo, unitamente alle tradizioni marinare del nostro Paese. La nave scuola della Marina Militare è da sempre apprezzata per il fascino che trasmette ai ragazzi ed ai meno giovani: ci dica, qual’è il segreto di questa eterna giovinezza?
Il Vespucci può veramente ritenersi un capolavoro nel suo genere e tale successo ritengo sia anche dovuto al suo progettista, il capitano di fregata Rotundi ed alle maestranze dell’allora Regio Arsenale di Castellamare di Stabia che con vera professionalità e passione l’hanno costruita. Atmosfera e sentimenti, direi quasi un DNA proprio della nave, che sono rimasti intatti nel corso degli anni, trasmessi all’equipaggio, agli allievi che grazie al Vespucci sono diventati veri marinai e condottieri, ed a chiunque ne ha avuto a che fare. Se posso quindi sintetizzare è una nave senza tempo, dotata di un fascino intramontabile. È unica anche per tipologia di attività, infatti, ogni anno nel periodo estivo il Vespucci svolge la sua attività primaria, di formazione ed addestramento, a favore degli allievi dell’Accademia Navale di Livorno e della Suola Militare Morosini di Venezia, mentre durante il periodo invernale si ferma regolarmente presso l’Arsenale Militare della Spezia per il normale ciclo manutentivo, che assicura l’efficienza di apparati, strumentazioni e vele. Inoltre, sono programmate con cadenza ventennale delle soste prolungate finalizzate a condurre lavori di maggiore entità, di ammodernamento o sostituzione di impianti principali. Dalla data del varo nel 1931
fino agli anni più recenti, il Vespucci si è infatti fermato più volte per cambiare la motorizzazione, adeguare gli ambienti destinati all’equipaggio, installare il sistema di condizionamento ed altre innovazioni rese necessarie nel corso della vita operativa dell’unità per far fronte sia al naturale invecchiamento delle apparecchiature sia alle nuove necessità operative e logistiche.
Dopo la campagna di istruzione del 2013, l’Unità si è fermata per una sosta di manutenzione straordinaria di ben due anni, all’interno dell’Arsenale Militare della Spezia. Un impegno prolungato che ha coinvolto diverse realtà, militari e civili, tutte accomunate dall’obiettivo di ridare a questo frammento di storia italiana un nuovo assetto capace di venire incontro alle esigenze della forza armata senza rinunciare alle tradizioni. Quali lavorazioni possono essere considerate di maggiore impatto migliorativo non solo dal punto di vista operativo ma anche per il benessere dell’equipaggio? In questi oltre due anni di sosta per manutenzioni straordinarie, direi una vera e propria “ricostruzione”, nave Vespucci è
stata sottoposta ad una serie di lavorazioni che hanno coinvolto l’intera unità, finalizzate a migliorarne gli aspetti operativi e logistici. La Marina Militare, l’Arsenale della Spezia, le industrie private, l’equipaggio della nave e più in generale i vari attori chiamati a dare il proprio con-
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tributo, tutti hanno operato in piena sinergia nello svolgimento delle innumerevoli lavorazioni con il chiaro e comune intento di dare insieme il miglior risultato possibile. In tale ambito, questa sosta lavori può essere considerata davvero importante per la vita futura della nostra nave scuola, poiché improntata al ripristino e rinnovamento di tutta o quasi l’impiantistica di bordo. Parliamo di lavori che hanno interessato non solo il nuovo sistema di propulsione, la nuova elica più performante ed il relativo asse, ma un nuovo assetto dei locali di vita, il restauro di tutti i mobili ed arredi in legno nonché l’ammodernamento delle cucine con minori consumi e migliori performance. Anche gli ambienti destinati all’equipaggio sono stati modificati per permettere una migliore flessibilità alloggiativa, con possibilità ora di imbarcare personale femminile militare, universitario o di altri Dicasteri, in alloggi dedicati. I servizi ausiliari di bordo, come la lavanderia, le mense, i locali igienici, fondamentali per il quotidiano svolgimento delle attività personali, sono stati rinnovati e migliorati senza intaccare le tradizioni dell’Unità stessa. Le opere svolte durante l’intera sosta lavori hanno sempre avuto quale focus principale la necessità di far convivere in armonia sia l’aspetto tradizionale di del Vespucci con le sue peculiarità stilistiche originali, sia le innovazioni e le nuove attrezzature tipiche di una Marina all’avanguardia, capace di operare in un ambiente marittimo moderno. Prova tangibile di questa armonica simbiosi che concilia tradizione ed innovazione sono gli argani a mano, ancora oggi impiegati a scopo formativo, che necessitano della forza fisica di una dozzina di persone, oppure la timoneria storica a caviglie che richiede una muta di otto timonieri, o infine le tradizionali amache utilizzate dagli allievi all’interno degli alloggi collettivi per poter riposare. Nave Vespucci, inoltre, grazie alle innovazioni apportate, è in grado di contribuire maggiormente alla salvaguardia dell’ambiente marino, alla ecosostenibilità ed al risparmio energetico.
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del rispetto per l’ambiente?
Il Vespucci è una nave armata a vela con tre alberi principali ed un bompresso, dotata di 26 vele per una superficie velica totale di 2.650 metri quadri. Con le sue numerose vele è in grado di raggiungere una velocità di oltre 10 nodi, con punte registrate fino a 14 nodi. Questa caratteristica comporta due grandi opportunità, ovvero la ecosostenibilità e l’addestramento. L’unità, di quasi 4.000 tonnellate con oltre 400 persone di equipaggio, è in
L’essere al comando di questa nave rappresenta un immenso onore e un privilegio, ma anche una grande responsabilità
Quindi tradizione ed innovazione si mescolano a bordo del Vespucci, che diventa un punto d’incontro tra l’antico navigare e l’attività professionale dei moderni marinai. Ma grazie a quali peculiarità la nostra nave Scuola opera attivamente nell’ambito della salvaguardia dell’ambiente marino e più in generale
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grado di navigare intorno al globo, sfruttando la sola forza del vento. Le vele sono realizzate interamente in fibra naturale, tela olona di canapa o cotone, come anche tutte le cime in canapa, manila e sisal. Nave Vespucci, per la sua caratteristica alberatura, è inoltre un laboratorio di formazione ed addestramento fondamentale per gli allievi dell’Accademia Navale e della Scuola Militare Morosini. Qui non solo imparano ad andare per mare, ma apprendono ed approfondiscono i fondamenti dell’arte marinaresca e della navigazione a vela, sfruttando allo stesso modo la tecnologia di una unità all’avanguardia e le tradizioni di chi va per mare. Inoltre, il nuovo sistema di propulsione e di generazione dell’alimentazione di bordo, con caratteristiche molto performanti, consente di abbattere i consumi di energia elettrica con il conseguente risparmio di carburante. Tutto ciò si traduce in un impatto minimale nei confronti dell’ambiente marino.
Nei suoi 85 anni di storia, nave Vespucci ha vissuto episodi felici e drammatici, legati alle vicissitudini storiche dell’Italia, senza scalfire il compito di forgiare gli uomini che saranno i comandanti di domani. Migliaia di giovani sono passati da questa palestra di vita che unisce l’amore per la Marina Militare a quello della Nazione, secondo i valori e le tradizioni che guidano l’attività formativa di ogni marinaio. Questa nave a vela unica nel suo genere, simbolo della forza armata e dell’italianità nel mondo è anche
ambasciatrice di valori, ed attraverso la cultura del mare sensibilizza la società civile su tematiche attuali e di interesse collettivo. Quali sono i compiti normalmente assegnati a nave Vespucci, sia attinenti la tradizione militare che quelli connessi ai settori di interesse sociale? L’Amerigo Vespucci svolge una serie diversificata di compiti istituzionali fin dal 1931. Una Nave dedicata alla preparazione ed alla formazione di allievi e personale civile, come la “Sail Training Association” che imbarca durante i periodi di pre-campagna addestrativa. Questi giovani, che si prefiggono di acquisire quella cultura del mare tipica delle nostre tradizioni, sono sottoposti ad un addestramento pratico che permette loro di acquisire quella capacità e consapevolezza di cosa vuol dire vivere a bordo. L’Unità svolge anche compiti di comunicazione istituzionale e promozione dell’immagine della forza armata e dell’Italia. Ricordo, infatti, che come nave militare è territorio italiano ovunque si trovi; ciò significa che il nostro tricolore ha sventolato e continua a farlo in ogni parte del mondo, rappresentando non solo la Marina Militare ma l’Italia tutta, suscitando profonda ammirazione ed emozione. Unitamente alla tradizionale funzione militare, nave Vespucci svolge anche molteplici attività cosiddette “dual use”, ovvero una serie diversificata di compiti che spaziano dal sociale all’umanitario, all’ambientale, allo scientifico, investendo tutti i settori di interesse della collettività. Tutto ciò sfruttando appieno le capacità, la flessibilità e la tempestività di una nave militare per scopi civili. In tale ambito, imbarchiamo spesso personale universitario con compiti di ricerca scientifica, rappresentanti delle Istituzioni o O.N.G. per studi peculiari. La nave è anche ambasciatrice UNICEF, quindi deputata a portare un messaggio di pace in ogni porto del mondo. Inoltre, sono in atto importanti collaborazioni con il WWF e con Marevivo, che confermano l’innato interesse della Marina verso temi sensibili ed attuali, legati al mare ed alla salvaguardia del suo ecosistema. Nel corso della pre-campagna addestrativa 2016, il Vespucci toccherà numerosi porti italiani tra aprile e luglio, sarà anche ambasciatrice di una grande iniziativa di livello nazionale che punta a portare a Roma le Olimpiadi del 2024.
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CuriositĂ
La superficie velica totale è pari a circa 2.635 mq. Le vele sono di tela olona (tessuto di canapa) di spessore compreso tra i 2 e i 4 mm. e sono realizzate unendo mediante cucitura piÚ strisce (fersi).
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PIANO VELICO di nave Vespucci 1 2 3 4 5 6 7 8
Randa Controbelvedere Belvedere Contramezzana volante Contromezzana Controvelaccio Velaccio Gabbia volante
9 10 11 12 13 14 15 16
Gabbia Trevo di maestra Controvelaccio Velaccio Parrocchetto volante Parrocchetto fisso Trevo di trinchetto Strallo di belvedere
17 18 19 20 21 22 23 24
Strallo di contromezzana Strallo di velaccio Strallo di gabbia Augelletto Trinchettina Granfiocco Fiocco Controfiocco
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Il Vespucci raccontato da...
La nave di tutti gli italiani
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non posso che continuare ad emozionarmi, a provare orgoglio quando penso al Vespucci, al profumo dei suoi legni, ai suoi ottoni lucidi, alle cime chilometriche... Giulio Guazzini
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ull'onda dei ricordi, a lasciare il segno, sono le esperienze di vita trascorsa in mare accanto ai grandi protagonisti. Storie di vela e di regate, cronache di sport e non solo, che raccontano meglio di ogni altra cosa la storia di un'epoca, intraprendente e frettolosa, attraverso i suoi personaggi capace sempre di stupire oltre ogni limite. Campioni, marinai, professionisti dell'avventura che oggi come un tempo ci fanno sognare catturando la fantasia ma incidono in maniera determinante anche sui cambiamenti sociali, sul costume, sui comportamenti della gente connessa attraverso il mondo allargato di internet, dei media, del villaggio globale, dove tutto pare più vicino, in definitiva raggiungibile. All'orizzonte pare profilarsi una nuova dimensione allargata all'uso delle tecnologie innovative, una sorta forse di possibile umanesimo tecnologico! Fra miti di ieri ed eroi di oggi, mentre mi accingo a concentrarmi sulla sfida olimpica imminente, quella di Rio 2016, a catturare la scena, è il ritorno in mare della nave scuola Amerigo Vespucci, qualcosa che per il sottoscritto non è solo un fatto di cronaca come altri, ma un evento singolare, importante, che merita il dovuto rispetto e attenzione per quel che rappresenta e significa nella storia della marineria nostrana
e soprattutto internazionale. Quando penso al Vespucci, al profumo dei suoi legni, ai suoi ottoni lucidati, alle cime chilometriche, ai rituali immutabili che il meglio della nostra Marina Militare sà ed ha saputo trasmettere in decenni con la sua attività formativa d'eccellenza a migliaia di giovani allievi, non posso che continuare ad emozionarmi, a provare orgoglio. Il Vespucci, la nave a vela più bella del mondo, è qualcosa che ho sempre sentito come "mia", familiare e non solo per averci a lungo navigato, per averla frequentata da oltre trent'anni nelle occasioni più disparate, ma soprattutto credo per il fatto di sentirla come "propria", la "nostra la nave", quella di tutti gli Italiani! Sarà per il privilegio, la fortunata e irripetibile esperienza di Auckland, in Nuova Zelanda come cronista al seguito delle memorabili vittorie di Luna Rossa all'Amereica's Cup, per aver seguito il giro del Mondo del Vespucci, il suo arrivo nella terra dei kiwi durante la Coppa America. Aver registrato la sua popolarità, il suo fascino indiscusso, un successo che sapeva riscuotere in ogni porto dove attraccava. Le lacrime sincere per l'emozione di tanti nostri connazionali difronte al grande tricolore che sventolava a poppa. Indimenticabile quel lungo trasferimento da Auckland alla capitale
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pur essendo una icona dell’antica marineria è nello stesso tempo una nave moderna, in rotta verso il futuro...
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la nave di tutti gli italiani Nave scuola Amerigo Vespucci ad Auckland, in Nuova Zelanda, in occasione dell’America’s Cup del 2003.
Wellinton con 50 nodi di vento sul muso a 2 nodi di velocità! Il pranzo della domenica nel quadrato del comandante a poppa della nave gustando cibi cucinati tanto bene da farti sentire a casa! Ora che il Vespucci ha ripreso il mare guardando a un futuro denso d'impegni e di attività, l'entusiasmo che si prova è lo stesso. Questo credo dimostri, grazie alla Marina militare Italiana, ai suoi uomini, che la nave è viva, è vitale! Pur essendo un'icona dell'antica marineria è nello stesso tempo una nave moderna, in rotta verso il futuro, un grande amplificatore di valori diretti innanzitutto ai giovani, ma anche a chiunque ne sappia semplicemente avvertire il fascino, ami davvero il mare e la sua cultura, la navigazione, le sfide, l'avventura e la libertà. Un scuola di vita appunto!
Curiosità
Durante la pre-crociera del 1963, a bordo del Vespucci erano presenti anche alcuni inviati dei principali quotidiani della stampa nazionale, oltre ad alcuni rappresentati di giornali esteri.Vogliamo ricordare le emozioni che lo storico veliero suscitò in questi giornalisti, e la passione verso il mare e la sua gente che traspare dalle loro parole.
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“Non sono fischi, sono parole, un linguaggio ben preciso di questa orgogliosa consorteria di marinai. Ora gli uomini scendono, sono di nuovo in coperta. Altri ordini, altri fischi che li traducono. Albero per albero, la nave comincia a fiorire. Fiorisce di immensi petali bianchi, le vele. Per ogni squadra, gli alberanti sorvegliano che si scelga il giusto cavo, la giu-
sta manovra. E gli alberi si inghirlandano. La nave non è più che un altissimo castello di vele, il vento le gonfia… e improvvisamente mi accorgo che il battito del motore è cessato, che la nave sembra scivolare silenziosa e leggera. Un grande senso di pace sembra avvolgerla. Non c’è più che il mare, il sole, quelle vele”. Il Tempo, Arnaldo Vacchieri 9 giugno 1963
“Lo spettacolo della tempesta, qui all’aperto, rassomiglia ancora, seppure vagamente, a quello che i vari Conrad, Melville e Salgari mi avevano raccontato con i loro libri quando ero un ragazzo. C’è ancora del fascino - qui all’aperto, con le vele tese a reggere il peso dell’acqua di cui sono impregnate e a gonfiarsi sulle scotte nello sforzo di spingere avanti lo scafo; e con le onde che avventano sul ponte i loro rostri
bianchi; e con il cielo nero senza che ancora sia notte – fascino e qualcos’altro che ricorda descrizioni pittoresche e vecchie di anni”. Il Mattino, Franco Cuomo 22 giugno 1963
Siete la nave più bella di tutti i mari del mondo. Con questo messaggio la Enterprise ha reso il saluto alla nave scuola Amerigo
Vespucci. Il Mattino – 17 giugno 1963 Un vascello dell’epoca di Nelson solca i mari dell’era atomica Usciti dal porto, si scatena una tempesta di sibili: i fischi dei motori – gli alberi fioriscono di vele, un improvviso silenzio si distende, e lo scafo scivola sul mare come un aliante nel cielo. Il Tempo 9 giugno 1963
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La Campagna Allievi di ieri e di oggi
Un’esperienza indimenticabile
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nave Vespucci ha rappresentato, il primo imbarco per gli allievi dell'Accademia Navale, la prima effettiva navigazione per generazioni di ufficiali (la quasi totalità) che su questo splendido veliero hanno ricevuto il battesimo del mare e sui suoi ponti hanno imparato ad essere marinai e condottieri. Intorno a questa esperienza si sono susseguiti, negli anni, aspettative, emozioni e ricordi.
”
Cosa significa imbarcare su questa storica nave, cosa si prova e come la campagna sul Vespucci accresce il bagaglio professionale di un futuro ufficiale. Aneddoti, impressioni, emozioni e storie vissute a bordo. Quando si prendono in mano i bagagli per tornare in Accademia è sempre un momento carico di emozioni: il tempo per stare con i propri cari è sempre ridottissimo e in quel momento sembra sia stato ancora meno. è come il risveglio da un sogno dove non ci si era resi bene conto di stare sognando, e quando si aprono gli occhi la realtà si staglia prepotente davanti ai nostri occhi: il 5 luglio 2013 aveva per me le forme maestose della nave più bella del mondo: l'Amerigo Vespucci. [...] La vita a bordo era frenetica, e il viaggio, che in quel momento sembrava infinito, oggi lo ricordo come una breve passeggiata: quando ormeggiavamo nei porti, la nave e noi stessi eravamo accolti dagli sguardi curiosi dei passanti, ricambiati dai nostri occhi desiderosi di scoprire quelle città, da noi spesso conosciute solo per nome. [...] GM (CM) Marco Saccone Corso TITANI (2012-2017)
“Qui USS Indipendence, chi siete?” “Nave scuola Amerigo Vespucci, Marina Militare Italiana.” “Siete la più bella nave del mondo.” Con queste parole la portaerei Indipendence rese omaggio alla nostra Nave nel 1962 incrociandone la rotta. Solo coloro che l’hanno potuta ammirare per mare possono confermare quelle parole, ma averne fatto parte è un privilegio per pochi.[...] Quando prendemmo il mare iniziò l’av-
ventura vera e propria. Durante la prima notte in navigazione, lontani ormai dalla costa, mi accorsi della miriade stelle e rimasi impressionato, si distingueva la via Lattea e mi sentii piccolo di fronte a quello che stavo vedendo; poi con il passare del tempo stare con il naso all’insù di notte diventò una ricorrenza, vista l’intensa attività con l’insegnante di navigazione astronomica che effettuammo durante tutta l’estate. Una delle attività che personalmente preferivo era salire a riva sui pennoni per aprire o serrare le vele. Essere a 50 metri dal ponte di coperta non era un problema anzi lo trovavo divertente seppur impressionante.[...] Chiunque ha fatto il Vespucci potrà dire che quando si scende si prova una grande gioia per aver terminato questa impresa, ma allo stesso tempo un po’ di dispiacere, come in tutti gli addii. GM Gianmarco Dal Cin Corso TITANI (2012-2017) […] Il giorno che imbarcammo fui subito colpita dal luccichio degli ottoni, dall’altezza dei suoi alberi e dalla grandezze delle vele accuratamente piegate; provavo una sensazione indefinita, ero irrequieta perché non conoscevo con precisione quello che mi aspettava, ma anche piena di aspettative perché ne avevo sentito parlare a sufficienza tanto da essere emozionata[…] Poi mentre lavori lucidando un ottone e
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Un’esperienza indimenticabile frattazzando il ponte proprio in quel momento in cui non sai se sei sveglio o dormi arriva la chiamata del posto di manovra alla vela e tutto in una frazione di secondo cambia, allievi che sfrecciano alle velocità della luce per indossare cinture di sicurezza e sistemarsi ognuno nella propria posizione attendendo il celebre ordine: “Per serrare tutte le vele quadre, capi-coffa e capi-barra pronti a salire a riva!!!” Ed ecco la scarica di adrenalina che scorre nel sangue perché sai che da li a poco guarderai il mare da decine di metri di altezza e chiudendo le immense vele ti sentirai potente ed orgoglioso di quello che sei e che fai ogni giorno. […] A bordo la vita scorreva, tutti noi eravamo là per dare il meglio, con la voglia di imparare l’antica arte di andar per mare, di migliorarsi e diventare veri marinai! […] GM (CM) Greta Vecchiattini Corso VIDHAR (2011-2016) […] Ne sentivamo parlare come di un mito: ciò che ne riempiva i suoi racconti era un pizzico di magia. […] Un ricordo che sembra, negli anni così lontano, ma che riaccende il cuore ancora e sempre, come ieri. Per i cadetti la campagna addestrativa a bordo del Vespucci rappresenta una meta da raggiungere e conquistare, cui mirare e aspirare, in quanto tappa conclusiva del primo anno accademico e inizio di una vita per mare. […] Non dimentico le stelle, costellazioni disegnate nel cielo, che da buon marinaio si impara a riconoscere, leggendole a occhio nudo, nel buio della notte. Non dimentico il rumore del mare e l’infrangersi delle onde, né il vento che soffia e gonfia le vele per spingere la Nave aumentandone la velocità […] GM (CM) Jessica De Gasperis Corso VIDHAR (2011-2016) […] Il tempo spesso sfuma i ricordi, porta a dimenticare il passato, ma la memoria non cancella dei momenti particolari, importanti, che hanno segnato la propria
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vita. I miei ricordi legati a Nave Vespucci sono estremamente lucidi, ricordo ancora date, volti, paesaggi, odori, tramonti e emozioni legati a quei giorni. Raccontare questa esperienza mi porta sempre a rivivere quei momenti così densi di emozioni da essere quasi difficili da descrivere […] Ho riflettuto a lungo su quale potesse essere il modo migliore per poter parlare della mia campagna estiva su Nave Vespucci e ho realizzato che condividere qualche pagina del “giornale di bordo”, che scrissi proprio in quei giorni, sia quello che meglio possa catturare l’attenzione
del lettore e trasmettere le emozioni e le sensazione realmente vissute. Estratto del Giornale di Bordo 23/07/2012 - In navigazione da Livorno a Cadice Abbiamo oltrepassato le “colonne d’Ercole”. Oggi abbiamo varcato quella soglia che un tempo si credeva invalicabile. Siamo ancora nello stretto di Gibilterra, da un lato vediamo la Spagna dall’altra il Marocco. E’uno spettacolo unico. […] 13/08/2012 - In navigazione da Portsmouth a St. Malò Stamattina siamo partiti da Portsmouth
alla volta si St. Malò. Fa sempre un effetto particolare partire. Ho come l’impressione di andare incontro all’ignoto, alla scoperta di qualcosa che si trova dietro l’orizzonte. E’ affascinante questa vita. Sono sempre più fiero e orgoglioso di essere in Marina e di aver fatto questa scelta […] GM (CP) Fausto CALARCO Corso VIDHAR (2011-2016) Ho visto per la prima volta la bella “Signora dei mari” il giorno prima di entrare in Accademia Navale […] Era ormeg-
giata in porto a Livorno, pronta a salpare con l’allora prima classe […] Ho sperato di poter mettere piede sul ponte del Vespucci da allievo ufficiale e così, nel 2012, dopo essere stata ammessa in prima classe, dopo aver superato un anno impegnativo e ricco di sfide, mi sono conquistata la campagna d’istruzione […] Nei due mesi trascorsi a bordo, Nave Vespucci è stata una scuola di vita, dove apprendere le leggi del mare, l’arte della tradizione marinaresca, la condivisione di spazi stretti, imparando i caratteri fonda-
mentali di un buon equipaggio, quali lo spirito di corpo e la capacità di mettersi in gioco e collaborare […] Mi rimangono impressi gli ottoni sempre splendenti e il tempo speso a lucidarli con la manteca; il teak della coperta sul quale ci si poteva specchiare e il sudore speso ad andare avanti e indietro con il frattazzo intriso di soda; la sala nautica sempre in ordine e il carteggio notturno; i locali di vita sempre puliti e i “posti di lavaggio” la mattina presto [...] GM (CP) Sofia Berto Corso VIDHAR (2011-2016)
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I Palombari di Comsubin intervengono su due relitti affondati nella rada di Savona
Palombari in azione A d un anno dal termine della seconda guerra mondiale, alcune motosiluranti alleate attaccarono per due volte il porto di Savona nel settembre del 1944. Durante i combattimenti affondarono due motozattere tedesche, in trasferimento da San Remo a Genova, e vennero colpiti due mercantili. Fu uno dei tanti scontri costieri della seconda guerra mondiale che non trovarono spazio nei libri di storia navale, riservati alle imprese ed alle grandi battaglie, ma che a distanza di 70 anni ogni tanto riaffiorano grazie ad un immersione sportiva, riportando al presente un passato che era ormai dimenticato. Così nell’area di ancoraggio delle petroliere in sosta davanti al porto di Savona giacciono da quell’epoca due motozattere militari di tipo MZ, denominati “muli del mare”. Queste imbarcazioni, della lunghezza di 46 metri e della
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di Giampaolo Trucco foto di Rosario Caruso
capacità di carico di oltre 100 tonnellate, erano utilizzate come mezzi da sbarco o da trasporto materiali sia dalla Regia Marina, che dalla Kriegsmarine. E fin qui sembrerebbe una mera scoperta di relitti militari, sconosciuti ai più, utile agli appassionati di storia per ricostruire gli eventi bellici che si svolsero localmente lungo le nostre coste. Ma questa volta il rinvenimento di questi scafi, contorti dalle esplosioni esito del combattimento del 1944, nascondeva un pericolo per le navi che
Rada di Savona, 19 marzo 2016. Un Palombaro che indossa l’Apparecchiatura Subacquea del Gruppo Operativo Subacquei, si sta tuffando per iniziare un immersione allo scopo di ricercare e rimuovere gli ordigni esplosivi presenti sui relitti delle motozattere tedesche, poste a - 48 metri di profondità.
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in 7 giorni di attività sono state effettuate 24 ore d’immersione mediante veicoli filoguidati e 76 ore d’immersione uomo con diversi apparati che hanno permesso di individuare, rimuovere e distruggere 52 proiettili nel primo scafo e 53 nel secondo, per un totale di circa 40 Kg di esplosivo
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si ponevano alla fonda sulla loro verticale. Le motozattere erano armate con due mitragliatrici antiaeree e con il cannone antinave 75/30 R.M., derivato per il settore navale dal Armstrong 76/40 Mod. 1897 che, fino alla seconda guerra mondiale, fu prodotto su licenza dalla Ansaldo. Durante la scoperta sono stati rinvenuti infatti molti oggetti cilindrici, ricchi di concrezioni marine, riconducibili proprio alle munizioni di questi cannoni. Per verificare l’effettiva esistenza di questi manufatti, che se confermata avrebbe significato la presenza di 370g di esplosivo ad alto potenziale per ciascun proiettile, un team del Gruppo Operativo Subacquei di Comsubin è intervenuto sul punto del ritrovamento nella seconda metà del febbraio 2016 su richiesta della Prefettura di Savona. L’esito positivo dell’ispezione, che ha determinato un primo rinvenimento di 4 proiettili da 75 mm perfettamente conservati, ha imposto a Comsubin l’avvio di un’accurata pianificazione operativa tesa ad effettuare una complessa operazione subacquea che avesse come missione quella di rimuovere e distruggere gli ordigni bellici contenuti nei relitti. L’impegnativa profondità di 50 metri, che prevede la presenza di un impianto iperbarico in loco, e la delicatezza delle operazioni in se, hanno determinato la scelta di utilizzare Nave Anteo a supporto delle operazioni d’immersione e dei Palombari del Gruppo Operativo Subacquei. Tale Unità, benché sia entrata in servizio nel 1980, rappresenta ancora una valida piattaforma polivalente per qualsiasi operazione subacquea. Dotata di un impianto integrato per immersioni profonde che consente a due team di operatori subacquei di intervenire fino alla profondità di 250 metri, imbarca inoltre due assetti per il salvataggio degli equipaggi dei sommergibili (il Rada di Savona, 23 marzo 2016. Rimozione dei proiettili da 75 mm condotta da un Palombaro a -48 metri di profondità che indossa l’autorespiratore ad aria (ARA). A destra il grafico che descrive come siano state condotte le immersioni da parte degli uomini del G.O.S.
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minisommergibile SRV 300 che può operare fino a 300 metri e la Campana McCann impiegabile fino a 120 metri), nonché gli scafandri rigidi articolati A.D.S. (Atmospheric Diving System) utilizzati per effettuare immersioni fino a 300 metri. Con tale dispositivo il 14 marzo 2016 sono state avviate le operazioni di bonifica dei relitti in condizioni meteomarine proibitive.Tuttavia in 7 giorni di attività sono state effettuate 24 ore d’immersione mediante veicoli filoguidati e 76 ore d’immersione uomo con diversi apparati che hanno permesso di individuare, rimuovere e distruggere 52 proiettili nel primo scafo e 53 nel secondo (per un totale di circa 40 Kg di esplosivo ad alto potenziale), che rappresentano la presumibile dotazione del munizionamento di bordo delle motozattere affondate. Ancora una volta la missione è stata completata con successo! E per gli appassionati di storia, di cui si accennava nell’incipit di questo articolo, l’esito di questa operazione può fornire ulteriori elementi di analisi? Sicuramente si. Aver trovato la quasi totalità dei munizionamento dell’armamento principale e constatati i gravi danni subiti dagli scafi, è facile immaginare che lo scontro con le motozattere della Kriegsmarine fu molto breve e doloroso…
vai alla notizia web sul sito: www.marina.difesa.it
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Rada di Savona, 19 marzo 2016. Il capitano di corvetta SUB Piero PRIVITERA, direttore delle Operazioni Subacquee a Savona e Capo Servizio Sub di Nave Anteo.
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Giuseppe Sirianni
Gli uomini che hanno fatto la storia della Marina L’uomo d’azione
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di Desirée Tommaselli foto Ufficio Storico Marina Militare
enezia, 19 maggio 1918. In Piazza San Marco i monumenti mostrano i blindamenti di protezione realizzati in Arsenale. Una folla di 25.000 persone si accalca tra le arcate delle Procuratorie. La guerra è ancora in corso e il vento trasporta il boato dei cannoneggiamenti dalle barene del Piave e del Sile.“In mezzo alla piazza, un quadrato di elmetti d’acciaio, di baionette lucide, di petti bianchi, di bluse grigio-verdi”: sono gli uomini del Reggimento Marina, cui Venezia sta per consegnare la bandiera di combattimento. “Dentro il quadrato, sotto l’ombra mutevole d’una bandiera nuova” è il capitano di fregata Sirianni, il Comandante del Reggimento Marina, che “sovrasta con la spalla il gruppo degli ufficiali che la fiancheggia. Parla ai suoi uomini con voce avvezza a farsi udire sul monsone dell’oceano” e giura di difendere a oltranza Venezia, la “Regina dell’Adriatico”. Poi “la gran voce pronuncia la formula del patto sacro che lega al vessillo i combattenti” (M. Mafii, La riscossa navale dal Piave a Premuda, Milano 1918). Sirianni ha rilevato da pochi giorni il capitano di vascello Dentice di Frasso al comando del Reggimento Marina, schierato nel Basso Piave. A partire dal giugno seguente, condurrà i suoi uomini prima nella Battaglia del Solstizio e poi nel respingimento degli austroungarici fino a Vittorio Veneto. Ma il 19 maggio, la sua fama è ancora legata alle imprese compiute in Cina e nella guerra italo-turca e “la seta tricolore” della bandiera nuova del Reggi-
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mento“schiocca sulla gota arsiccia che provò le vampate dei Boxers, le vampe dei Dardanelli” (M. Maffii, op.cit.). Nel giugno 1900, per l’acuirsi delle manifestazioni nazionaliste e xenofobe del movimento dei Boxers, sbarcò dalla Regia Nave Calabria al comando di una compagnia di marinai per unirsi alla colonna internazionale comandata dall'ammiraglio britannico Seymour che mosse da Tien-Tsin nel tentativo di raggiungere Pechino e difendere le Legazioni assediate dagl'insorti. Il trasferimento della colonna a mezzo ferrovia fu lento, a causa di interruzioni sulla linea provocate dai Boxers con i quali ci furono anche diversi scontri. L’11 giugno due forti colonne di Boxers furono individuate e contrastate dal picchetto di 8 marinai italiani; 3 uomini di Sirianni caddero nella strenua ed efficace difesa del treno e del contingente internazionale. Fallita l’impresa dell’Ammiraglio Seymour, il 5 agosto Sirianni condusse i suoi uomini nella nuova avanzata verso Pechino del corpo di spedizione internazionale, comandato dal generale britannico Galesee, formato con i contingenti delle forze di terra giunti a Tien-Tsin alla fine di luglio. A differenza degli altri, il contingente della Triplice Alleanza era costituito esclusivamente da marinai di cui 100 tedeschi, 60 italiani e 40 austro-ungarici. Sirianni ed i suoi uomini entrarono a Pechino e parteciparono alle azioni per porre termine all’assedio delle Legazioni.Alto e magrissimo, Sirianni, dopo giorni di combattimento, aveva la barba e i capelli lunghi e indossava un cappello da cowboy, una tenuta kaki e stivaloni da ufficiale russo;
Venezia, 19 maggio 1918: il tenente di vascello Sirianni tiene il discorso in occasione della consegna della bandiera di combattimento al Reggimento San Marco.
l’aspetto non era rassicurante, come testimoniò l’Ambasciatore italiano a Pechino, il quale pensò di avere di fronte un avventuriero e non un Ufficiale di Marina. Ma Sirianni lo tranquillizzò, offrendogli una sigaretta e presentandosi con un sorriso: “Tenente di vascello Giuseppe Sirianni al
comando di trenta uomini, appena giunto con austriaci e tedeschi, pronto a eseguire i suoi ordini”. (F. Fattore, Gli italiani che invasero la Cina. Cronache di guerra 1900-1901, Milano, 2008). “La Marina aveva imparato a fare da sé e a contare sulle proprie forze nella proiezione di potenza dal mare su terra”, mentre il grosso della spedizione italiana - circa 2.000 uomini, tra bersaglieri e fanti - non sarebbe arrivata in Cina prima del 29 agosto (P. Rapalino, Dalle Alpi all’alto mare. Il
ruolo della marina militare italiana nella tutela degli interessi nazionali. 18612013,Vicenza 2014). Le doti militari dimostrate da Sirianni in Cina, gli valsero l’onorificenza di Cavaliere dell’Ordine Militare di Savoia, nonché la chiamata dell’allora capitano di vascello Millo che lo scelse tra i comandanti di torpediniere destinati a compiere l’impresa del forzamento dei Dardanelli nel corso della guerra italo-turca. Ma fu soprattutto durante gli ultimi
mesi della Grande Guerra che il suo apporto fu fondamentale per l’esito favorevole del conflitto. “Energico ed esigente” ma allo stesso tempo “adorato dai suoi inferiori dai quali ottiene, per il suo prestigio, quello che egli vuole”, Sirianni condusse ancora una volta, come in Cina, i marinai sbarcati dalle navi, ma ora organizzati nel Reggimento Marina. Nel giugno 1918 li comandò in ardite operazioni con cui respinse l’offensiva nemica; Marinai Arditi supera-
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rono le linee nemiche facendo numerosi prigionieri, distruggendo diversi presidi e gettando scompiglio nelle file nemiche. Il Reggimento riguadagnò per l’Italia il territorio tra Piave Vecchio e Piave Nuovo. Il 6 luglio la battaglia dei due Piave era vinta: Venezia era al sicuro, era liberata. Nell'ottobre 1918 il suo Reggimento fu all'avanguardia della 3ª Armata nel-
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l'inseguimento del nemico e, nelle giornate di Vittorio Veneto, un battaglione di marinai sbarcò di sorpresa dietro le truppe avversarie e catturò un’intera divisione austriaca. Insignito di due Medaglie d'Argento al Valore Militare e tre Croci al Merito di Guerra durante il primo conflitto mondiale, la sua intelligenza e la sua indole conciliante risultarono utili alla Marina nei difficili rapporti
In alto: il ministro Sirianni parla nell’arena di Pola ai volontari delle Scuole Corpo Reali Equipaggi della città in occasione del loro giuramento nel 1929. In basso: nave Calabria, su cui Sirianni fu imbarcato dal settembre 1899 al giugno 1901.
col Regime. Nominato Sottosegretario di Stato per la Marina dopo le dimissioni da Ministro di Thaon di Revel, perseguì la rotta tracciata da quest’ultimo sostenendo lo sviluppo del naviglio leggero e la questione dell’Aviazione Navale. Sirianni attuò, per quanto gli fu possibile, i programmi di Thaon di Revel, ricostruendo la flotta italiana dando priorità al naviglio leggero e ai sommergibili. Mirando allo sviluppo della Marina e alla tutela dei suoi interessi, cercò una collaborazione fattiva a tutti i livelli. Come Sottosegretario prima e Ministro poi, ricorse a una gestione di austerità ed economia che rese possibile la costruzione delle navi nonché il miglioramento delle basi, delle infrastrutture e del-
A destra: il ministro Sirianni a bordo dell’incrociatore Trieste, Gaeta 1931.
l’addestramento del personale. Il potenziamento della Marina, allora come sempre, determinò quello dell’industria cantieristica, con ricadute notevoli in campo economico, tanto che, all’inizio degli anni Trenta Sirianni poté dichiarare in Parlamento che l’industria italiana poteva competere con quelle delle maggiori potenze e che il Paese si stava imponendo a livello internazionale per le tante commesse avute dall’estero. Sostituito nell’incarico di Ministro della Marina, senza preavviso, dal Capo del Governo, fu destinato alla
La vita in poche righe...
Presidenza della Società Acciaierie di Cogne. Ma nel 1936, quando alla fine della guerra d’Etiopia avvertì che qualcosa nel suo spirito “maturava di Desirée Tommaselli
Nato a Genova il 18 aprile 1874, entrò nell’Accademia Navale di Livorno nel 1888; compiute le campagne d’istruzione sul Vittorio Emanuele, sul Caracciolo e sul Conte di Cavour, uscì dall’Accademia nel 1894 col grado di guardiamarina nel Corpo di Stato Maggiore. A novembre imbarcò sull’ Andrea Doria (novembre1894 - gennaio 1896) dove tornò, dopo brevi periodi sul Sicilia e sul Vesuvio. Promosso sottotenente di vascello nel dicembre 1896, prestò servizio sul Provana (dicembre 1896 - aprile 1898). Tenente di vascello nel luglio 1899, fu trasferito sul Calabria (settembre 1899 - giugno 1901), sul Castelfidardo (ottobre 1901-gennaio 1902) e sul piroscafo Prinz Oscar (ottobre 1903). Imbarcato sul Calabria destinato in Cina, comandò una compagnia da sbarco nell’ambito delle operazioni internazionali per la liberazione del quartiere delle Legazioni a Pechino, assediate dai Boxer. Rientrato in Italia, ebbe l’incarico di Aiutante di Bandiera del Comandante Militare Marittimo della Maddalena (gennaio 1902 - agosto 1903). Passato sul Flavio Gioia (gennaio - giugno 1904), sulla torpediniera 39 T e sul Morosini (luglio 1905 - giugno1906), fu nominato Ufficiale Istruttore supplente del Tribunale Militare del 1° Dipartimento Marittimo nel giugno 1906. Ufficiale in 2^ sullo Sterope (luglio - novembre 1907) e sul Goito (dicembre 1907 - luglio 1908), comandò lo Zeffiro (gennaio 1909 - luglio 1910), il Pegaso (gennaio - luglio 1912) e il Perseo (luglio - agosto 1912). Con quest’ultima torpediniera, partecipò al forzamento dei Dardanelli durante la guerra italo-turca. Per questa azione fu insignito di Medaglia d’Argento al Valore Militare e promosso capitano di corvetta per merito di guerra (agosto 1912). Imbarcato sul Dandolo (settembre 1912), prestò servizio sul Flavio Gioia, prima come Ufficiale in 2^ (novembre 1912 - novembre 1913) e poi come comandante (novembre 1913). Al comando del Fulmine (novembre 1913 - maggio 1914) e dell’Impetuoso (maggio 1914 - maggio 1916), con quest’ultimo compì numerose e audaci missioni nel basso Adriatico, che gli valsero la seconda Medaglia d’Argento al Valore Militare. Comandante in 2^ del Vittorio Emanuele (maggio - luglio 1916), fu promosso capitano di fregata dal giugno 1916; Sotto Capo di Stato Maggiore della Divisione “Regina Elena” (luglio 1916 - febbraio 1917), imbarcò sul Dandolo come Sotto Capo di Stato Maggiore della 2^ Divisione
ed evolveva”, scelse di ritirarsi a vita privat. a (E. Pellegrini, Giuseppe Sirianni Ministro della Marina, Roma 2004.
(giugno - luglio 1917). Comandante d e l l ' e s p l o r a t o re Nino Bixio (luglio 1917 - aprile 1918) e del Reggimento Marina (maggio 1918 - settembre 1919), fu promosso capitano di vascello per meriti di guerra nel settembre 1918. Presidente del Tribunale della Marina Militare della Spezia (aprile - giugno 1920), imbarcò sul Riboty come comandante del Gruppo Navi (novembre 1920 - febbraio 1921) e ricevette l’incarico di Capo di Stato Maggiore del Comando in Capo della Spezia (febbraio - novembre 1921). Comandante del Giulio Cesare (novembre 1921 - ottobre 1923) e della Scuola Meccanici di Venezia (dicembre 1923 - marzo 1925), fu promosso contrammiraglio nel maggio 1925. Membro e Segretario del Consiglio Superiore di Marina (marzo - maggio 1925), venne nominato Sottosegretario di Stato per la Marina nel maggio 1925. Eletto Senatore del Regno il 24 maggio 1926, fu promosso ammiraglio di divisione nel novembre 1926. Ministro della Marina da settembre 1929 a novembre 1933, raggiunse il grado ammiraglio di squadra nell’agosto 1932. Presidente della Società Acciaierie di Cogne dal dicembre 1933, mantenne questo incarico fino al 1935, quando si ritirò dalla vita politica. Collocato in ausiliaria, a domanda, a decorrere dal 1° giugno 1936, conseguì il rango di ammiraglio di armata nel gennaio 1940. Morì a Pieve Ligure il 13 agosto 1955.
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I nostri atleti a Rio 2016 di Pasquale Prinzivalli
Rio de Janeiro, 6 marzo 2016. Al Maria Lenk Acquatic Centre, le nostre sincronette in gara, durante la qualificazione olimpica di squadra libera.
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NUOTO SINCRONIZZATO
Elisa Bozzo Beatrice Callegari Linda Cerruti Costanza Ferro
C
ontinua il nostro cammino verso i Giochi Olimpici di Rio in Brasile che avranno luogo questa estate dal 5 al 21 di agosto. Dopo aver intervistato Michele Benedetti, incontriamo le nostre “sincronette�, quattro atlete del gruppo sportivo della Marina Militare. Marco Mosconi, il responsabile di settore, ci parla di quattro ragazze determinate, capaci di porre qualsiasi esigenza di vita in secondo piano rispetto al raggiun-
I nostri atleti a Rio 2016
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gimento di un obbiettivo, continua sottolineando l’ottimo rapporto con la Federnuoto guidata dal Commissario Tecnico Patrizia Giallombardo.cDa tempo in cima alle classifiche degli eventi internazionali più importanti, Elisa, Linda, Beatrice e Costanza sono quattro ragazze che hanno inseguito il sogno olimpico e lo stanno per realizzare, quattro atlete professioniste dal sorriso contagioso per le quali faremo il tifo. Conosciamole.
Le interviste
Elisa Bozzo
data di nascita: 8 maggio 1987 luogo di nascita: Camogli (GE) sport: nuoto sincronizzato
il palmares
2012 Medaglia di Bronzo Campionati Europeri
2014 Medaglia di Bronzo Campionati Europeri
Il nuoto sincronizzato è una disciplina complessa che unisce il nuoto alla ginnastica e alla danza, a che età hai iniziato a praticarlo e quali sono state le maggiori difficoltà che hai incontrato? Si, il nuoto sincronizzato è uno sport molto complesso, è l'unione di danza, ginnastica artistica e nuoto, di eleganza e potenza, proprio per questo motivo richiede molte ore di allenamento tra la preparazione atletica in palestra e quella in acqua. Ho iniziato all'età di 8 anni, dopo aver fatto qualche anno di ginnastica artistica e nuoto. Quando ero piccola prendevo questo sport come un gioco, quindi, passare tante ore in piscina con le mie compagne non mi pesava assolutamente. Negli anni del liceo, per impegni con la nazionale, ho incontrato diverse difficoltà; perdevo diversi giorni di scuola, rimanendo indietro con il programma scolastico e al mio rientro il dover recuperare nello studio mi toglieva tempo per lo svago. Tutti i sacrifici sono stati ripagati con le grandi soddisfazioni che mi ha dato questo splendido sport!
Quali emozioni hai provato la prima volta che hai vinto una competizione e quanto ti è servito per proseguire fino ad arrivare alla selezione olimpica? La prima volta che ho vinto una competizione ero molto piccola ed è stata un'emozione grandissima perché la vittoria è stata inaspettata, poi sono arrivati i grandi risultati con la nazionale giovanile juniores e poi assoluta . Tutti questi successi sono stati necessari e fondamentali per continuare a inseguire il sogno olimpico, per non mollare anche quando ero psicologicamente stanca e pensavo di non farcela! È stato fondamentale anche l'appoggio dello staff della Marina Militare, della mia famiglia e delle mie compagne senza il quale non sarei mai arrivata fino a qui .
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Linda Cerruti
data di nascita: 7 ottobre 1993 luogo di nascita: Savona sport: nuoto sincronizzato
il palmares
2014 Campionessa italiana specialità “solo” e “duo” Medaglia di Bronzo Europeri 2015 2016 Campionessa italiana Campionessa italiana specialità “solo” e “duo” specialità “solo” e “duo”
Per la prima volta in ambito internazionale a “Karzan 2015” anche gli uomini si sono affacciati a questo sport, che ne pensi? Inizialmente pensare ad un uomo che potesse esibirsi in que-
sto sport così femminile era abbastanza strano, ma posso dire in fin dei conti, che non c’è nulla di diverso rispetto alla danza o alla ginnastica artistica, dove gli uomini si sono sempre esibiti. Penso che nel nuoto sincronizzato la coppia mista (uomodonna) possa rappresentare un’ottima soluzione dal punto di vista artistico. Che consigli ti senti di dare ai piccoli atleti interessati a praticare il nuoto sincronizzato? Ai piccoli atleti interessati a praticare il nuoto sincronizzato darei gli stessi consigli che darei a qualsiasi bambina che si avvicina a questo sport e quindi inizialmente prendere tutto come un gioco e un divertimento, cercare di legare con le proprie compagne di squadra per creare un gruppo compatto che lavori in armonia quotidianamente, rafforzare la propria determinazione e lo spirito di sacrificio per ottenere gli obbiettivi prefissati. Forse ad un maschio consiglierei una dose maggiore di fermezza e caparbietà per non lasciarsi coinvolgere da possibili pregiudizi.
Beatrice Callegari
data di nascita: 20 dic. 1991 luogo di nascita: Castelfranco Veneto (TV) sport: nuoto sincronizzato
il palmares
2013 3^ Campionato italiana specialità “duo” 2^ Campionato italiano specialità “solo” 2015 2014 Medaglia di Bronzo Europei Campionessa italiana 3^ Camp. italiano 3^ Campionato italiano specialità “solo” specialità “solo”
Acquaticità, resistenza, forza, abilità artistica, coordinazione, hai altri elementi da aggiungere per descrivere il nuoto sin-
ispirazione nella tua vita da atleta? Non ho uno sportivo in particolare a cui mi ispiro, ma ammiro molto tutti gli atleti che sono riusciti a raggiungere il loro obbiettivi, che hanno creduto in loro stessi e grazie alla loro determinazione ed hanno realizzato i loro sogni. Alcuni nomi che mi vengono in mente sono Michael Jordan e Jesse Owens diventati leggende dello Sport. Per quanto riguarda direttamente il mio sport, l'atleta che ammiro per la sua completezza a livello mondiale è la russa Natalia Ischenko che a parer mio è l’atleta più forte che abbia mai visto, quando nuota lascia davvero a bocca aperta, è perfetta in ogni movimento.
Costanza Ferro
data di nascita: 5 luglio 1993 luogo di nascita: Genova sport: nuoto sincronizzato
il palmares
2014 Campionessa italiana spec. “duo” Medaglia di Bronzo Europeri
2015 Campionessa italiana specialità “duo”
cronizzato? Qual è il più determinante? Questa è una disciplina che richiede diverse abilità, concilia danza, nuoto, ginnastica artistica e acrobatica. I nostri allenamenti comprendono palestra, acrobatica, danza, lezioni di apnea e nuoto per poi arrivare a perfezionare ogni movimento in acqua finalizzato al nostro sport. La forza, l’eleganza, la coordinazione vengono allenate tutti i giorni, ma in particolare credo siano fondamentali nella nostra disciplina sportiva come in altre: la determinazione e l'armonia di squadra. Grazie a queste qualità abbiamo raggiunto e realizzato il nostro sogno più grande. In molti anni di allenamento insieme si è creata tra noi una sintonia e un equilibrio che ci ha permesso di lavorare in modo ottimale, anche se l’impresa sembrava particolarmente ardua noi non ci siamo mai abbattute, abbiamo lavorato davvero tanto con determinazione e costanza. Quale grande uomo o donna dello sport ammiri o trai
2016 Campionessa italiana specialità “duo”
A cosa rinuncia della propria vita un’atleta olimpica? Cosa ti aspetti da questi Giochi olimpici di Rio? La vita di un'atleta che ha degli obbiettivi da raggiungere è sicuramente costellata da tante rinunce. Ricordo che spesso non potevo andare alle feste perché il giorno dopo dovevo allenarmi, non ho partecipato alle gite scolastiche che mi avrebbero tenuta lontana dall’acqua. Essere sempre ligia nell'alimentazione e alle ore di riposo. Sicuramente la mia quotidianità era diversa da quella di tante altre ragazze della mia età. Oggi affermo che queste "rinunce" non mi sono pesate più di tanto perché mi avvicinavano sempre di più al traguardo che mi ero prefissata. Quello che sto per realizzare è il sogno, il progetto di una vita. Con l’esercizio del doppio mi aspetto risultati migliori di quelli già ottenuti agli ultimi Mondiali del 2015 a Kazan restringendo sempre più il gap con la Spagna. Come vi ha supportato la Marina Militare e com’è il vostro rapporto con l’ allenatore/trice e lo staff che vi segue? Il gruppo sportivo della Marina Militare è stato fondamentale nel nostro percorso di questi ultimi anni. Nel responsabile Marco Mosconi abbiamo trovato supporto non solo tecnico ma anche morale. La Forza Armata ci ha permesso di crescere fino al raggiungimento di questo importante obbiettivo. Lo staff tecnico della nazionale che ci supporta quotidianamente e condivide con noi stress e fatiche. Ottimo il rapporto con allenatrici e coreografi senza i quali non saremo arrivate fino a qui.
I nostri atleti a Rio 2016
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M ARINA
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N O T I Z I A R I O
Editoriale di Antonio Cosentino
“Ottantacinque e non sentirli!”
Questo mese siamo lieti di dedicare il numero al nuovo traguardo raggiunto dalla nave più anziana della nostra Marina, motivo di orgoglio per intere generazioni di marinai e testimone di quelle tradizioni imperiture che il mare stesso usa tramandare, così come si fa con un segreto custodito gelosamente, a chi decide di scoprirlo a bordo della “sua” Signora – la Signora dei Mari – la nave scuola Amerigo Vespucci. Correva l’anno 1931 quando le vele del Vespucci si gonfiarono per la prima volta ed il profilo elegante della nave attraversò il golfo di Castellammare di Stabia. Da allora, al motto “Non chi comincia ma quel che persevera”, si sono formati al mare quasi tutti gli Ufficiali della nostra Marina di ieri e di oggi, missione interrotta solo per cinque lunghe pause per lavori, l’ultima delle quali conclusasi proprio quest’anno, di volta in volta necessarie per allungarle la vita. Nella propria memoria, Nave Vespucci porta ricordi indelebili come la prima Campagna d’Istruzione nel 1931, al termine della quale le fu conferita la bandiera di Combattimento, il secondo conflitto mondiale, che ha trascorso da nave scuola ma che avrebbe potuto combattere come nave appoggio sommergibili , il rischio della cessione come bottino di guerra, l’onore di avere avuto a bordo il Fuoco di Olimpia nel 1960, per non parlare di quando nel 1962 l’USS Independence incrociandola le segnalò di essere la nave più bella del mondo o ancora, nel 1965, quando Straulino in comando la condusse fuori dal Mar Piccolo di Taranto a vele spiegate! Era l’ammiraglio padrone del vento, Agostino Straulino, che amava ricordare “un uomo di mare non si troverà mai a disagio nella vita, anche se decidesse di cambiare mestiere”. Ed è la perfetta parafrasi del motto della nave: il mare non uscirà mai dal cuore di chi se lo sia guadagnato imparando quella dote fondamentale, la perseveranza, che nave Vespucci insegna solo a chi ha l’umiltà di volerla apprendere. Questo simbolo insostituibile della nostra Forza Armata ora si accinge a toccare nuovamente i principali porti della penisola per salutare la sua Italia in tutta la maestosità dei suoi primi ottantacinque anni, prima di riprendere la propria missione formativa – che, non dimentichiamo, è stata voluta direttamente dal grande ammiraglio Thaon di Revel – e di cui non abbiamo mancato di parlare approfonditamente con il suo attuale comandante. Nave Vespucci è molto più di una semplice nave scuola: rappresenta il punto di raccordo tra l’arte marinaresca e l’innovazione, la continuità tra la Marina del passato e la Marina del futuro, portatrice di storia, Valori e tradizioni che solo chi ha avuto il privilegio di formarsi e crescere professionalmente su questo veliero può conoscere, comprendere e tramandare. Buon Vento, nave Vespucci, e buona lettura!