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M ARINA
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A n n o LXVI - A p r I L e 20 1 9 - € 2,0 0
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di Antonio Cosentino In uno scenario estremamente complesso come quello attuale, la Difesa ha dedicato alla Marina militare il terzo evento del ciclo denominato “Difesa Collettiva”. Lontano dalle coste si discute di difesa e sicurezza marittima, dove solo le convenzioni internazionali e il “diritto del mare” permettono di imporsi sui traffici di essere umani e sulla pirateria. L’evento, moderato dal sottosegretario alla Difesa, Angelo Tofalo, si è svolto presso il quartier generale del Comando in Capo della Squadra Navale (CINCNAV). All’importante incontro hanno preso parte il ministro della Difesa, Elisabetta Trenta, il sottosegretario alla Difesa Raffaele Volpi, il generale Enzo Vecciarelli, capo di Stato Maggiore della Difesa, l’ammiraglio Valter Girardelli, capo di Stato Maggiore della Marina, l’ammiraglio Donato Marzano, comandante in Capo della Squadra Navale. Tra gli altri relatori l’ammiraglio Eduardo Serra, comandante del Comando Logistico della Marina, l’ammiraglio Alberto Bianchi, comandante delle Scuole della Marina, l’ammiraglio Giovanni Pettorino, comandante generale del corpo delle Capitanerie di Porto Guardia Costiera; tra gli ospiti giornalisti e autorità del mondo militare e civile. Lo scopo dell’evento è stato quello di far conoscere compiti, funzioni e prossime sfide nello specifico settore marittimo, ma anche di avvicinare e coinvolgere la collettività al mondo della Marina militare, favorendo al tempo stesso la cultura della difesa e della sicurezza. Durante il suo intervento l’ammiraglio Girardelli ha sottolineato come l’innovazione, la cantieristica militare, l’impiego dell’elettronica, le telecomunicazioni possano generare sviluppo economico garantendo stabilità per il futuro. La Marina è l’unica componente dello strumento militare che opera sul mare, sotto il mare, su terra e in cielo. Ventinovemila sono gli uomini e donne che con professionalità si impegnano quotidianamente per la tutela della marittimità del nostro Paese attraverso diverse attività: dall’operazione Mare Sicuro, per garantire la sicurezza e gli interessi nazionali nel Mediterraneo Centrale, dal contrasto dell’immigrazione con l’operazione Eunavformed Sophia sino al controllo dei traffici e delle merci in mare con l’operazione antipirateria Atalanta al largo del Corno d’Africa. Al di là dei numeri, la Forza armata deve contrastare, con attività di vigilanza in difesa degli interessi nazionali anche pirateria, terrorismo, traffici illeciti e inquinamento. Su tutte queste rotte la Marina c’è, tutto è frutto dell’indiscussa professionalità del grande equipaggio che la compone e la caratterizza. Nel frattempo, nello stabilimento di Muggiano a La Spezia, Fincantieri ha consegnato alla Marina militare l’ottava nave di una serie di dieci Fremm: la fregata multiruolo Antonio Marceglia, che rappresenta un’eccellenza tecnologica, in grado di garantire flessibilità con capacità di operare in un ampio spettro di scenari e in tutte le situazioni tattiche. Rilevante anche l’impegno profuso da 24 giovani marinai che hanno terminato il percorso formativo per aspiranti sommergibilisti con il superamento dell’esame finale, conseguendo il brevetto. Protagonista del numero è l’attività velica che, ancor oggi, rappresenta spesso un’occasione di scambio tra marinai con le “stellette”e chi ama il mare per passione. La Settimana Velica Internazionale Accademia Navale e Città di Livorno si è conclusa. L’evento ha visto la partecipazione di 12 diverse classi di regata ORC/IRC, Tridente 16, Optimist, Laser, Hansa 303, Vele Latine, 2.4 Mr, Martin 16, J24, Asso Bug, Windsurf e Vele d’Epoca. La manifestazione è diventata un appuntamento importante nel panorama delle regate nazionali e internazionali, grazie alla sinergia tra Accademia Navale, Comune e circoli velici del territorio. Ma la vela è ancora protagonista, con nave Italia per promuovere la cultura del mare e della navigazione come strumento di educazione, formazione, riabilitazione, inclusione sociale e terapia. Nell’articolo, il comandante del Brigantino ci svela qual è la mission di nave Italia, come si prepara un comandante di un’unità navale e ci anticipa la prossima campagna d’inclusione sociale. Anche questo mese vi regaliamo uno spaccato esclusivo della Marina per farvi sentire parte dell’equipaggio. Buona lettura.
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SOMMARIO
Il Notiziario della Marina è una testata giornalistica mensile fondata nel 1954
Aprile
Registrazione: Tribunale di Roma n.396/1985 dell’ 8 agosto 1985
2019
Proprietà Ministero della Difesa Editore Ministro della Difesa
Marina Militare - Ufficio Pubblica Informazione e Comunicazione
Livorno, 24 aprile 2019. Lo yacht da regata della Marina Militare “Stella Polare” in navigazione durante la SVIANCL 2019. (foto Fabio Taccola)
DIRETTORE RESPONSABILE Antonio COSENTINO
REDAZIONE
Luciano REGINA, Pasquale PRINZIVALLI, Emanuele SCIGLIUZZO D IREZIONE E R EDAZIONE Marina Militare - Ufficio Pubblica Informazione e Comunicazione Notiziario della Marina - piazza della Marina, 4 - 00196 Roma - tel. 06.3680.5556 mail: notiziario.marina@gmail.com segreteria e abbonamenti tel. 06.36806318 partita iva: 02135411003 N ORME
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Stampa: Fotolito Moggio srl, Villa Adriana - Tivoli
Concessionaria di pubblicità: N&C Media srl tel. 03311783010 amministrazione@necmedia.eu
chiuso in redazione il 6 maggio 2019
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Difesa collettiva: i compiti e le funzioni della Marina
di Lia Pasqualina Stani
Antonio Marceglia: la nave dedicata all’eroe dell’impresa di Alessandria d’Egitto
di Antonio Cosentino
La “tana dei delfini”: io sommergibilista
di Antonio Cosentino
Settimana velica, Accademia Navale - città di Livorno di Rosario Naimo
Riprende il largo nave Italia
di Emanuele Scigliuzzo
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Gli equipaggi di volo, cardine delle Forze Aeree della Marina
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Conferiti i premi nazionali per la pubblicistica storico-militare
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di Stefano Di Capua di Natalia Marra
Marconi, l’uomo che ha cambiato il mondo della comunicazione
di Filippo Pacelli
La Marina italiana al polo Nord
di Desirée Tommaselli
Il progetto LSS nave Vulcano
di Gabriele Catapano e Tommaso Russo
Un servizio per la collettività
di Fabio Dal Cin
Il mare in scena, storie di marine a teatro
di Desirèe Tommaselli
Dis...Corsi di navigazione
di Paolo Giannetti
Il gergo marinaresco
di Alessandro Lentini
I pittori di Marina: un pò di storia
di Paolo Bembo
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Difesa collettiva: i compiti e le funzioni della Marina
di Lia Pasqualina Stani
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resso il Comando in Capo della Squadra Navale (CINCNAV) nella Sala Birindelli, si è svolto il convegno del ciclo “Difesa Collettiva” sulla Marina militare italiana. È il terzo di una serie di eventi divulgativi, promossi e moderati dal sottosegretario alla Difesa, Angelo Tofalo, tesi a far conoscere i ruoli e le funzioni delle singole Forze Armate, favorendo la diffusione della cultura della Difesa e della Sicurezza. Ad avviare i lavori dell’incontro il ministro della Difesa Elisabetta Trenta. Tra i relatori il sottosegretario alla Difesa Raffaele Volpi, il capo di Stato Maggiore della Difesa, generale Enzo Vecciarelli, il capo di Stato Maggiore della Marina Militare ammiraglio di squadra Valter Girardelli, gli ammiragli N OT I Z I A R I O
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Donato Marzano comandante in Capo della Squadra Navale, Eduardo Serra comandante Logistico della Marina, Alberto Bianchi comandante delle Scuole della Marina e il comandante generale delle Capitanerie di Porto – Guardia Costiera, ammiraglio ispettore capo (CP) Giovanni Pettorino. “La Marina militare è una componente preziosa ed indispensabile – ha dichiarato il ministro Trenta – nell’ambito dello strumento militare nazionale, nell’assolvimento del suo primario compito istituzionale di Difesa Nazionale e Sicurezza Marittima, attraverso l’attività di presenza, sorveglianza, deterrenza, proiezione di capacità sul mare e dal mare”. “Nel futuro – ha invece evidenziato il generale Vecciarelli - due saranno le attività rilevanti tra quelle che la Marina sarà chiamata a svolgere: il controllo degli spazi marittimi e delle sea line of comunication, e la proiezione della capacità dal mare”. La Squadra Navale, braccio operativo della Marina militare, è costituita da quattro componenti fondamentali: le navi, i sommergibili, la componente aerea e la Brigata Marina San Marco. “La missione della Squadra Navale –
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ha sottolineato l’ammiraglio Donato Marzano – è la sicurezza marittima, mantenere libero e sicuro l’uso del mare come condizione necessaria per la sicurezza, l’economia e la prosperità del Paese”. Ad assicurare il supporto manutentivo logistico allo strumento aeronavale per garantire efficienza e prontezza operativa, sostenendo il personale nei settori delle infrastrutture e del benessere, è il Comando Logistico della Marina militare (COMLOG) con sede a Napoli. Dall’Accademia Navale di Livorno, alle Scuole Sottufficiali rispettivamente di Taranto e La Maddalena, dalla Scuola Navale Morosini all’Istituto di Studi Marittimi di Venezia e la Scuola di Telecomunicazioni Interforze di Chiavari, la formazione del personale è un’attività strategica per preparare equipaggi qualificati in grado di gestire situazioni di emergenza. “Fondamentale è l’aspetto etico dell’educazione - ha puntualizzato l’ammiraglio Bianchi - come valore aggiunto della formazione militare: amor di Patria, disciplina, senso dell’onore, onestà morale ed intellettuale, capacità di assumersi le proprie respon-
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Santa Rosa (Roma) 12 aprile 2019. Nelle immagini vari momenti del convegno. A sinistra: il ministro della Difesa Elisabetta Trenta con i sottosegretari alla Difesa Angelo Tofalo e Raffaele Volpi. Nella foto in basso: il ministro della Difesa firma il libro d’onore.
sabilità, spirito di squadra, solidarietà, valori che si riassumono nelle parole “Patria e onore” che campeggiano su tutti i piazzali delle scuole, ricorrono nel giuramento di fedeltà e consolideranno il loro animo strutturando la professione di militari e di marinai”. Nel suo intervento il sottosegretario Volpi ha rimarcato infatti, il senso dell’approccio umano che consente al personale della Marina di operare in territori difficili come la Libia. Ha concluso il seminario, l’ammiraglio ispettore capo (CP) Pettorino ripercorrendo la storia della Guardia Costiera sino all’ordinamento, le dipendenze funzionali attuali, i compiti militari del Corpo, l’organizzazione territoriale e le “mission”.
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Antonio Marceglia:
la nave dedicata all’eroe dell’impresa di Alessandria d’Egitto
La Marina militare dedica ad Antonio Marceglia la fregata missilista FREMM F 597, unità navale varata a Riva Trigoso il 3 febbraio 2018 e consegnata il 16 aprile 2019
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di Antonio Cosentino
on la consegna presso lo stabilimento Fincantieri di Muggiano (La Spezia), inizia la vita operativa per la fregata multiruolo Antonio Marceglia, al comando Francesco Fagnani. L’Unità è l’ottava di una serie di 10 unità FREMM – Fregate Europee Multi Missione – commissionate a Fincantieri nell’ambito dell’accordo di cooperazione internazionale italo-francese, con il coordinamento di OCCAR, l’Organizzazione Congiunta per la Cooperazione Europea in materia di armamenti, che realizza Fincantieri completa del sistema
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di combattimento, la quarta in configurazione multiruolo dopo la Carlo Bergamini, la Luigi Rizzo e la Federico Martinengo, consegnate alla Marina Militare rispettivamente nel 2013, 2017 e 2018. Progettata per raggiungere una velocità massima di 27 nodi e accogliere fino a 200 persone tra equipaggio e personale, con 144 metri di lunghezza e un dislocamento a pieno carico di circa 6.700 tonnellate. La FREMM rappresenta un’eccellenza tecnologica, in grado di garantire sempre un alto grado di flessibilità con capacità di operare in un ampio spettro di scenari e in tutte le situazioni tattiche. Il programma FREMM, che rappresenta
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Curiosità storiche: chi era Antonio Marceglia
lo stato dell’arte della difesa italiana ed europea, nasce dall’esigenza di rinnovamento della linea delle unità della Marina militare della classe Lupo (già radiate) e Maestrale (alcune già in disarmo e le rimanenti prossime al raggiungimento del limite di vita operativo), costruite da Fincantieri a partire dagli anni Settanta. Tali unità contribuiscono in maniera determinante a svolgere i compiti assegnati alla Marina militare possedendo capacità operative in svariati settori, da quelli più propriamente militari a quelli a supporto della collettività, e costituiranno la “spina dorsale” della Squadra Navale dei prossimi decenni.
Incursore nella X Flottiglia MAS della Regia Marina durante la seconda guerra mondiale con il grado di Capitano del Genio Navale, venendo decorato con la Medaglia d'oro al valor militare. Entra in Accademia Navale a Livorno nel 1933 come allievo del Genio Navale, nel 1938 consegue sia la nomina a Sottotenente del Genio Navale che la laurea con il massimo dei voti all'Università di Genova. Nel 1939 viene nominato Tenente del Genio Navale. Il 10 giugno 1940, giorno della dichiarazione di guerra da parte dell'Italia, si trova imbarcato sul sommergibile Ruggiero Settimo, con il quale partecipa a tre missioni in Mediterraneo. Nell'ottobre 1940 chiede di entrare a far parte del Gruppo Mezzi d'Assalto, dopo il duro addestramento alla foce del fiume Serchio, partecipa a due missioni contro la base navale inglese di Gibilterra (26 maggio e 20 settembre 1941) e all'Operazione G.A 3, 19 dicembre 1941 contro il porto commerciale di Alessandria d'Egitto. Quest'ultima missione ottiene l'affondamento delle due navi da battaglia inglesi Valiant e Queen Elizabeth, della petroliera Sagona e il danneggiamento del cacciatorpediniere britannico Jervis. Dopo l'azione condotta con successo è fatto prigioniero e internato prima in Palestina, poi in India. Dopo l'armistizio è rimpatriato nel febbraio 1944, e partecipa alla guerra di liberazione con i Mezzi d'Assalto, compiendo una missione di guerra nell'Italia occupata dai tedeschi. Posto in congedo su sua richiesta, nel dicembre 1945 è iscritto come ufficiale di complemento con il grado di tenente colonnello del Genio Navale e poi assume a Venezia la direzione di un cantiere navale.
Muggiano, 16 aprile 2019. il comandante Francesco Fagnani ed il suo equipaggio; in alto un ritratto dell’eroe Antonio Marceglia.
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La “tana dei delfini”: io sommergibilista Al termine del percorso formativo per aspiranti sommergibilisti e del superamento dell’esame finale, ventiquattro giovani marinai hanno conseguito il brevetto
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di Antonio Cosentino
resso il Comando Flottiglia Sommergibili (Comflotsom), si è svolta a Taranto il 17 aprile, la cerimonia di consegna del brevetto da sommergibilista per ventiquattro giovani marinai che hanno terminato il “tirocinio basico sommergibili”. Alla cerimonia hanno preso parte il capo di Stato Maggiore della Marina, ammiraglio di squadra Valter Girardelli e il contrammiraglio Andrea Petroni, Comandante del Comando dei Sommergibili della Marina (Maricosomm)
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e numerose autorità militari e del mondo civile. La cerimonia ha costituito una importante occasione per evidenziare “il ruolo di una Marina militare di un Paese come l’Italia, marittimo per geografia e per vocazione che ha la necessità di disporre di uno strumento aeronavale moderno ma soprattutto ben bilanciato ossia in grado di avere gli assetti in grado di intervenire a 360 gradi - queste sono le parole pronunciate dal capo di Stato Maggiore
della Marina”. La Marina militare sta completando il rinnovamento delle linee delle fregate e dei pattugliatori, sta per ricevere una nuova unità anfibia in grado di supportare ancora meglio la Forza da Sbarco e, non da ultimo, sta completando la sostituzione dei battelli della classe Sauro. I nuovi battelli, sebbene contengano sistemi con automazione sempre più spinta, continueranno ad avere bisogno di uomini e donne che, proprio per la complessità dei nuovi
impianti dovranno essere sempre più preparati e costantemente aggiornati per garantire un elevatissimo livello di professionalità. “Una componente efficiente e efficace – ha sottolineato l’ammiraglio Girardelli - la si consegue grazie a tre elementi che devono coesistere: l’efficacia dei mezzi, la qualità del personale e il costante addestramento, requisito che impone una selezione attenta e rigorosa che giustifica le esclusioni che occorrono anche durante il corso. Le qualità fisiche, morali, attitudinali, professionali – ha proseguito l’ammiraglio - devono unirsi in un armonioso unicum che consenta di condurre sia l’impegnativo
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addestramento ma, soprattutto, le missioni che potranno essere svolte durante l’intera vita professionale”. Diventare sommergibilista significa vivere una professione appassionante e unica, con la possibilità di una carriera avvincente e una formazione continua, lavorando a bordo di mezzi tecnologicamente all’avanguardia, esplorando il mondo subacqueo. Vediamo nei box sottostanti come si diventa sommergibilisti e come si sviluppa il percorso formativo degli aspiranti sommergibilisti. Come si diventa sommergibilisti Si può diventare sommergibilista della Marina militare attraverso la frequenza dell’Accademia navale di Livorno e delle scuole sottufficiali, oppure partecipando al concorso perVolontari in ferma prefissata di un anno (VFP1), pubblicato sulla Gazzetta ufficiale, che permette di accedere direttamente alla Scuola sommergibili.
Il “Tirocinio Basico Sommergibili” Il percorso formativo degli aspiranti sommergibilisti è il medesimo indipendentemente dal corpo, grado e categoria di appartenenza e prevede che l’allievo, proveniente dagli Istituti di formazione della Marina, frequenti il Tirocinio
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Basico Sommergibili che è diviso in due parti della durata di 16 settimane complessive. Il Tirocinio consiste in una prima fase di 7 settimane di formazione teorica, tecnica e pratica presso la Scuola Sommergibili e di una di 9 settimane a bordo dei sommergibili della Marina militare, durante la quale, il tirocinante, approfondisce le nozioni tecniche acquisite, mettendole in pratica con l’addestramento sul campo e testando la propria attitudine alla particolare vita di bordo. Il superamento dell'esame finale, che considera il rendimento complessivo dei tirocini
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a terra e a bordo, è il presupposto necessario per il definitivo ingresso nella componente.
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Si è conclusa la Settimana Velica Internazionale Accademia Navale e Città di Livorno, evento che ha visto la partecipazione di 12 diverse classi di regata ORC/IRC,Tridente 16, Optimist, Laser, Hansa 303,Vele Latine, 2.4 Mr, Martin 16, J24, Asso Bug,Windsurf e Vele d’Epoca
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di Rosario Naimo
numeri ma soprattutto la qualità raggiunta in questa edizione confermano che la Settimana Velica Internazionale Accademia Navale e Città di Livorno è tra gli appuntamenti più significativi nel panorama degli eventi nazionali e internazionali”, così il comandante dell’Accademia, contrammiraglio Pierpaolo Ribuffo, nel corso della cerimonia di chiusura della SVIANCL 2019. Una manifestazione che, riproponendo quella che era la Regata del centenario del 1981 allorquando l’Accademia compì il suo primo secolo di vita e con la collaborazione di tre circoli cittadini (Circolo Nautico Livorno, Circolo Velico Antignano e Yacht Club Livorno) mise in piedi una manifestazione con sole tre Classi (IMS, J24, 2.4) e la partecipazione di 20 imbarcazioni. Trentotto anni dopo i numeri sono differenti: i circoli al fianco dell’Accademia sono diventati 10, oltre 1000 i regatanti, di questi 81 in rappresentanza delle 26 Accademie in rappresentanza di Paesi, Italia compresa, di quattro conLivorno, 24 aprile 2019. Lo yacht da regata della Marina Militare “Stella Polare” in navigazione di bolina mure a sinistra, durante la SVIANCL 2019.
tinenti, 600 imbarcazioni tra derive ed altura, 12 classi di imbarcazioni tra cui la Laser per la 3° tappa della Italia Cup (primi Niccolò Nordera della Reale Y.C.C.Savoia nella 4.7, Matteo Paulon del Y.C. Cagnigione nella Radial), le Hansa 303, con al via atleti paralimpici (classe vinta da Davide Di Maria dei Canottieri Garda Salò), 2.4 mR (vittoria a Nicola Redavid della GDV LNI Milano) e Martin 16 (Vaglini/Sgherri del GV Assonautica Livorno). Fascino e curiosità ha destato la Regata dell’Accademia Navale: una lunga di oltre 600 miglia con partenza e arrivo a Livorno dopo aver doppiato le boe di Porto Cervo e Napoli, che, coinvolgendo i principali Yacht Club del Mar Ligure e del Tirreno, rappresenta un evento straordinario sia per la lunghezza del percorso, sia per la peculiarità della competizione che gli equipaggi devono affrontare. “Una regata per veri marinai, desiderosi di condividere un’impresa entusiasmante” come è stata presentata. Partita il 24 aprile, la regata è stata subito appannaggio di Solete, Amarys e Chaplin, che alla fine sono state le prime tre a tagliare il traguardo, in tempo reale, dopo poco più di cinque giorni di navigazione con condizioni
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IL MARE, LE VELE
I vincitori del concorso «Il mare, le vele» a bordo di Nave Italia per qualche ora di navigazione con il Ministro della difesa Elisabetta Trenta e il capo di stato maggiore della Marina Militare ammiraglio di squadra Valter Girardelli, prima della consegna in Accademia Navale dei premi del concorso organizzato nell’ambito della Settimana Velica Internazionale. Riservato alle quinte elementari ed agli studenti delle scuole medie inferiori e superiori, il concorso è stato organizzato dal quotidiano Il Tirreno, in collaborazione con lo Stato Maggiore Marina, l’Accademia Navale, il Patrocinio dell’Ufficio Scolastico Regionale, della Regione Toscana, del Comune e della Provincia di Livorno e quest’anno ha avuto come tema "Rispettiamo e proteggiamo il mare". Concorso “Il mare, le vele” in Accademia Navale: i vincitori a bordo di nave Italia con il ministro della Difesa e il capo di Stato Maggiore della Marina
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meteo ballerine. Il Grand Soleil 46 Solete, oltre ad iscrivere il proprio nome nell’albo d’oro del Challenge RAN (succede a My song vincitrice nel 2018), ha finito prima tra le ORC e si è aggiudicata il “One Ocean”, il premio messo in palio dalla Fondazione e dallo Yacht Club Costa Smeralda all’imbarcazione prima in tempo reale al cancello di Porto Cervo. Il Pogo 36 francese Amarys, invece, prima tra le IRC. Mentre ha attirato pubblico sulla Terrazza Mascagni la Naval Academies Regatta, con in gara gli equipaggi delle Accademie di tutto il mondo a bordo dei Tridente 16. Tre giornate e 25 prove terminate
con la vittoria dell’equipaggio di ITA1 dopo un testa a testa fino all’ultima prova con la Polonia. Terza la Norvegia. Ed ancora J24 (vinta da Notyfime-Pilgrim),Vele d’epoca (prima Ojala II, ultima di una generazione di One Tonner), vele latine (vincono U Can Neigru fino a 5.5 mt; Don Giovanni fino a 6.5 mt; Barracuda prima tra gli oltre 6.5 mt), optimist (Giovanni Bedoni, 10 anni, della Livorno, 27 aprile 2019. La flotta della classe Laser Radial, in regata, durante il lato di bolina, in una delle prove disputate (foto: Fabio Taccola).
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Livorno, 30 aprile 2019. Le imbarcazioni della classe Trident durante una prova della regata (foto: Fabio Taccola). N OT I Z I A R I O
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Fraglia Vela Riva primo tra i preagonisti, Leonardo Vanelo CV La Spezia, vincitore negli agonisti) e windsurf. Tanta vela ma non solo: anche spazio al sociale e alla salvaguardia dell’ambiente con il concorso artistico “Il mare, le vele”, in collaborazione con “il Tirreno”, rivolto agli alunni degli Istituti primari e secondari della Regione; le iniziative benefiche sotto l’egida della Fondazione
Francesca Rava NPH Onlus e UNICEF e il tradizionale convegno sulla tutela dell’ecosistema marino che, quest’anno, ha affrontato il tema “Preservare il mare – in rotta verso l’acquisizione di una mentalità plastic free” che ha avuto tra gli interventi quelli del ministro della Difesa, Elisabetta Trenta, e il Capo di Stato Maggiore della Marina, Valter Girardelli, ed è culminato nella sotto-
scrizione, da parte di Marina Militare, Comune di Livorno e Comitato circoli velici livornesi della del codice etico “Charta Smeralda”, promulgata per la preservazione dell’ambiente marino in occasione dello One Ocean Forum organizzato dallo Yacht Club Costa Smeralda per il suo 50° anniversario. La manifestazione è stata occasione anche per avvicinare la Marina alla popolazione con i giorni di apertura alle visite dell’Accademia e a bordo di Nave Italia (1800 le persone che hanno visto da vicino il brigantino della Fondazione Tender to Nave Italia).
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La Marina Militare, ambasciatrice della cultura “Plastic free”. In Accademia Navale sottoscritta la Charta Smeralda
La “Charta Smeralda”
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reservare il mare: questo è stato il “core message” del convegno sulla tutela dell’ecosistema marino “Preservare il mare: in rotta verso l’acquisizione di una mentalità plastic free” che si è svolto in Accademia Navale, durante la Settimana Velica Internazionale, alla presenza del Ministro della Difesa, Elisabetta Trenta, e del Capo di Stato Maggiore della Marina, ammiraglio di squadra Valter Girardelli. Un incontro utile a porre l’accento
sul tema della tutela dell’ecosistema marino, che vede la Marina Militare in prima linea, impegnata nella promozione di comportamenti virtuosi e “buone pratiche”, quali il bando delle plastiche monouso, in anticipo sui dettami della direttiva europea. Ad aprire i lavori l’ammiraglio Girardelli che ha confermato come la Forza Armata sia attenta sulla tematica: “Da diversi anni, infatti, grazie all’intrinseca connotazione duale dello strumento marittimo – ha detto -, la Marina pone in essere azioni concrete, tese a ridurre l’impatto ambientale delle proprie attività sull’ecosistema marino, per la realizzazione di una ‘flotta verde’, rispettosa dell’ambiente e garante della N OT I Z I A R I O
tutela dei mari.” “Proteggere il mare nella sua accezione più ampia è tra le principali sfide che siamo chiamati ad affrontare”: con questa frase, il ministro della Difesa, Elisabetta Trenta, ha aggiunto nel corso del suo intervento: ”A testimonianza della rinnovata sensibilità verso i temi ambientali, la Difesa vuole anticipare gli obblighi legislativi previsti e diventare plastic-free nel minor tempo possibile per contribuire concretamente alla riduzione dei rifiuti contenenti la plastica non bio degradabile ed essere da esempio per tutti”. A tal proposito la ministro ha annunciato che “l’Accademia Navale di Livorno sarà la prima accademia militare plastic-free”, ed ha consegnato un riconoscimento ufficiale al contrammiraglio Pierpaolo Ribuffo, comandante dello storico Istituto di formazione degli ufficiali di marina”. Il convegno è poi proseguito con la sottoscrizione della “Charta Smeralda” da parte della Marina Militare, rappresentata dal capo ufficio Affari Generali dello Stato Maggiore, ammiraglio di Divisione Giuseppe Berutti Bergotto. In scia, hanno poi sottoscritto la Charta il Comune di Livorno e il Comitato
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dei circoli Nautici della costa livornese. La “Charta Smeralda è un codice etico promulgato per la preservazione dell’ambiente marino in occasione dello One Ocean Forum organizzato dallo Yacht Club Costa Smeralda per il suo 50° anniversario. In rappresentanza della One Ocean presente in Accademia l’operating manager Giulio Magni, mentre per lo Yacht Club Costa Smeralda, il direttore sportivo comandante Edoardo Recchi.
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Riprende il largo nave Italia
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I progetti a favore di Tender To Nave Italia, in collaborazione con lo Yacht Club Italiano
a Fondazione Tender To Nave Italia (TTNI), è una Onlus costituita dalla Marina militare e dallo Yacht Club Italiano, il 10 gennaio del 2007, per promuovere la cultura del mare e della navigazione come strumento di educazione, formazione, riabilitazione, inclusione sociale e terapia. La mission dalla onlus è rivolta ad associazioni no profit, associazioni, scuole, ospedali, servizi sociali per promuovere azioni inclusive verso i propri assistiti e le loro famiglie. Lo strumento, attraverso il quale TTNI
persegue i propri obiettivi è nave Italia, un veliero armato a brigantino-goletta che a oggi, è il veliero più grande al mondo nella categoria, attualmente in servizio. Nave Italia, ha recentemente terminato il periodo di lavori in bacino e inizierà il prossimo 30 aprile la nuova campagna di solidarietà.
Incontriamo il comandante di nave Italia, capitano di Fregata Desiderio Luciano, che ci anticipa la prossima campagna d’inclusione sociale.
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Al termine di ogni settimana gli utenti, i loro accompagnatori, i Project Manager della Fondazione e il comandante dell’Unità compilano un “form” per raccogliere informazioni sull’esperienza vissuta a bordo e determinare se gli obiettivi sono stati raggiunti
”
L’intervista al comandante Luciano Desiderio A quali lavori è stata sottoposta la nave durante il periodo invernale, in vista della prossima campagna? Quanto è importante la manutenzione per una nave di questo tipo? Su un’Unità così complessa è fondamentale una costante e periodica manutenzione per prevenire seri problemi di efficienza durante la navigazione. L’inverno è il momento migliore per mettere a punto la nave, riparare i guasti e predisporre tutto prima della partenza in primavera. A parte i lavori di carenaggio che vengono effettuati ogni anno e le manutenzioni imposte dalle scadenze del Registro Italiano Navale (RINA) per il mantenimento dell’idoneità alla navigazione, quest’anno, ci siamo concentrati sulla messa in opera delle predisposizioni necessarie a consentire lo svolgimento, in totale sicurezza, di tutte le attività a cui partecipano gli utenti che imbarcano. Possiamo dire che il brigantino N OT I Z I A R I O
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Italia è una nave militare? La nave è di proprietà della Fondazione Tender To Nave Italia, una ONLUS nata dalla collaborazione tra Marina Militare e Yacht Club Italiano. L’imbarcazione è stata concessa in comodato d’uso alla Marina militare.
Nave Italia ha una mission che si sviluppa nell’ambito della solidarietà e dell’inclusione sociale. Cosa si aspetta dalla prossima campagna che sta per affrontare? Il brigantino è la sede di un progetto che ha come scopo l’impiego della navigazione a vela quale strumento di terapia. Mi aspetto di contribuire, insieme all’equipaggio, a migliorare la qualità della vita dei bambini, adolescenti e adulti resi fragili da un disagio fisico, psicologico o sociale. Nave Italia rappresenta un ambiente perfetto per far acquisire, a queste persone, una maggiore autostima, la consapevolezza dei propri mezzi e sviluppare capacità inespresse. Le continue interazioni fra equipaggio e
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foto: Silvio Scialpi
utenti, la condivisione delle attività quotidiane e le emozioni vissute in un contesto naturale ed “avventuroso”, fanno tirar fuori risorse inaspettate e facilitano la socializzazione.
Come si prepara il comandante di un’unità navale, normalmente pronto a pianificare attività operative o addestrative, a un compito altrettanto importante ma sicuramente diverso rispetto a quelli cui si è abituati. Sinceramente quando ho saputo dell’incarico, trattandosi di una nave “speciale”, non sapevo cosa mi aspettava e come avrei dovuto comportarmi, tuttavia la nuova sfida mi affascinava, ero molto contento ed ero ansioso di cominciare questa nuova avventura. Non c’è dubbio che questo è un comando diverso dagli altri e, sotto alcuni aspetti, più problematico. Noi militari non riceviamo una preparazione specifica per gestire questo tipo di situazioni, tuttavia abbiamo una naturale propensione a svolgere un ruolo socio-educativo. Da un punto
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di vista umano sono necessarie una buona dose di pazienza, grande disponibilità, flessibilità e capacità di ascolto. Ogni settimana imbarca un gruppo con una patologia diversa, io ovviamente mi informo sulle sintomatologie degli utenti e chiedo se ci sono esigenze particolari per mettere in atto tutte le predisposizioni necessarie prima della partenza. A similitudine delle
operazioni militari, la buona riuscita di un progetto educativo, dipende dalla preparazione a terra. Proprio per questo, con il mio staff e i Project Manager della fondazione, definiamo nel dettaglio tutte le attività che saranno svolte a bordo.
La campagna di solidarietà, condotta per la fondazione Tender to
Nave Italia,inizia normalmente ad aprile per concludersi dopo l’estate: un periodo lungo e intenso, durante il quale l’equipaggio, ogni settimana, si confronta con tante realtà sociali diverse. Il personale è sottoposto quindi a un doppio impegno, quello della vita di bordo, che normalmente una nave richiede e quello emotivo: come fa l’equipaggio a trovare sempre le motivazioni giuste? La solidarietà è parte integrante della vita di un militare della Marina e della sua formazione. Non c’è nulla di più motivante per l’equipaggio di sapere quale sia lo scopo del progetto ed essere consapevoli della grande utilità sociale che ha il loro lavoro. I sorrisi che ci regalano quotidianamente gli utenti che imbarcano su nave Italia, ci mettono di buon umore e sono, per noi, una fonte di energia inesauribile.
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Gli equipaggi di volo,
cardine delle Forze Aeree della Marina Gli operatori di volo sono parte degli equipaggi di volo della Marina militare e svolgono il proprio servizio a bordo degli elicotteri AB212, NH-90 e EH-101. Esperti nell’utilizzo dei sofisticati sensori di bordo e degli armamenti in dotazione agli aeromobili, competenti nell’utilizzo delle tattiche più efficaci per il successo della missione, quando la situazione lo richiede – nel ruolo aggiuntivo di “operatori recupero naufrago” – non esitano a indossare una muta stagna per lanciarsi dall’elicottero in mare con il fine ultimo di salvare vite umane
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di Stefano Di Capua
ossiamo incontrarli sui mari del mondo a bordo delle navi della Marina militare coinvolti in complicate vicende internazionali oppure chiamati in soccorso di qualcuno in difficoltà, essi sono gli equipaggi di volo delle Forze Aeree della Marina, senza dubbio, il vero elemento trainante e fattore cardine della componente. I mezzi aeronautici, ancorché tecnologicamente all’avanguardia e performanti, nulla potrebbero da soli senza la professionalità, la passione e la determinazione di coloro che, operando in condizioni anche estreme, gettano quotidianamente il cuore oltre l’ostacolo per portare sempre a termine la missione assegnata. Gli uomini e le donne delle Forze Aeree sono innanzitutto marinai prima che piloti, operatori di volo o specialisti di aeromobile, sia per formazione che per ef-
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fettivo impiego. Entrare a far parte degli equipaggi delle Forze Aeree della Marina militare è un percorso arduo che richiede grandi sacrifici, oltre ad un perfetto connubio tra caratteristiche fisiche e preparazione tecnica a cui si accede tramite una selezione aperta al personale delle categorie sottufficiali e graduati già in forza alla Marina oppure tramite concorsi pubblici. Il complesso iter formativo prevede un articolato programma di studi e un corso pratico, a forte valenza acquatica, per l’abilitazione al recupero dei naufraghi e, in ultima fase, numerose missioni in volo a difficoltà crescente contrassegnate da voli di controllo e di verifica che completano ogni fase addestrativa. La Stazione Elicotteri di Catania, la prima e più longeva tra le tre Basi delle Forze
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Dall’elicottero SH-3D all’EH101, il luogotenente Vincenzo Iozzi è l’operatore di volo in servizio della Marina militare che ha effettuato più ore di volo
Raggiunto il traguardo di 6000 ore di volo
Aeree della Marina riveste un ruolo di primo piano nel settore della formazione, grazie alla presenza di un polo accademico, l’ufficio corsi, di altissimo livello, unico nell’ambito della Forza armata, ha prodotto, e ancor oggi produce, la quasi totalità degli equipaggi e dei tecnici degli elicotteri della componente. Dopo il conseguimento del brevetto, l’iter prosegue con i tirocini elicotteri ed aerei teorico-pratici, che si svolgono presso il Centro Addestramento Aeronavale di Taranto e presso i vari Gruppi di volo, che hanno lo scopo di fornire quelle conoscenze di natura tattica-operativa necessarie a svolgere le missioni assegnate, indispensabili per ottenere successivamente la capacità di impiego dei sistemi e degli equipaggiamenti di bordo. Solo dopo aver terminato il periodo di formazione i nuovi piloti e operatori, vengono introdotti alle operazioni a bordo delle Unità della Squadra Navale affiancando personale più esperto continuando così quel percorso che li porterà a raggiungere le prime qualifiche fino all’ambita “combat readiness”.
Il luogotenente Vincenzo Iozzi, operatore di volo di elicotteri EH-101 della Marina militare, ha raggiunto lo scorso mese di febbraio, nel corso dell’esercitazione Nato Dynamic Manta, l’importante traguardo delle 6000 ore di volo effettuate a bordo degli elicotteri della Forza Armata. Tale ragguardevole risultato è stato conseguito nel corso di 28 anni di onorata carriera trascorsa in cabina degli elicotteri SH-3D ed EH-101 della Marina militare, volando da terra e da bordo delle navi della Squadra Navale, in tutti i teatri operativi dove la Forza Armata è stata chiamata a operare. Il luogotenente Iozzi, impiegato presso il 3° Gruppo Elicotteri di Maristaeli Catania è il primo operatore di volo della Marina militare a iscrivere le 6000 ore di volo sul proprio libretto. A termine della missione è stato ricevuto dal comandante del 3° Gruppo Elicotteri, il capitano di fregata Paolo Lazzeretti, insieme a una nutrita rappresentanza di colleghi accorsi per celebrare l’evento. Nel brindare con il proprio equipaggio di volo, il luogotenente ha tenuto a precisare: “…mi rendo conto solo ora di aver raggiunto un importantissimo traguardo e, nonostante la sorpresa e l’emozione personale che provo, desidero cogliere l’occasione per ringraziare tutti coloro che negli anni, superiori e colleghi, mi hanno sostenuto e spinto a fare sempre meglio, in particolare la Marina militare, che mi ha permesso di lavorare su elicotteri dalle prestazioni straordinarie e dotati di equipaggiamenti d’avanguardia. Non voglio fermarmi qui, con il supporto della mia famiglia e di tutti i colleghi del 3° Gruppo, voglio aspirare con entusiasmo a nuovi ambiziosi traguardi!”. Attraverso il comandante delle Forze Aeree della Marina militare, il contrammiraglio Placido Torresi, sono pervenute a Iozzi, le congratulazioni dell’intera Aviazione Navale, unitamente all’auspicio di celebrare anche l’ambiziosissimo traguardo delle 7000!
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Conferiti i premi nazionali per la pubblicistica storico-militare
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di Natalia Marra
i è tenuta il 30 aprile, nella splendida cornice della Biblioteca Storica di Palazzo Marina, alla presenza dell’ammiraglio ispettore capo Mauro Barbierato e di numerosi ospiti militari e civili, la cerimonia di premiazione della 4^ Edizione dei Premi Nazionali della pubblicistica storico-militare, promossa dall’IUISM, l’Istituto Italiano di Uniformologia Iconografia e Pubblicistica Storico Militare “Quinto Cenni” di Roma. Presieduto dal dott. Paolo Pierantozzi, lo IUISM si occupa attivamente di studio e ricerca N OT I Z I A R I O
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Presso la Biblioteca Storica di Palazzo Marina si è svolta la quarta edizione del premio, organizzato dall’Istituto Italiano di Uniformologia Iconografia e Pubblicistica Storico Militare “Quinto Cenni” nell’ambito delle materie inerenti l’uniformologia e la pubblicistica militare. L’Istituto è membro di molte organizzazioni storiche e culturali sia in Italia che all’estero. Tra gli scopi e le finalità dello IUISM: la promozione e il coordinamento della ricerca storico-militare degli argomenti in essere in tutto il mondo. L’Istituto si propone di essere una piattaforma condivisa per lo scambio di idee e pareri tra studiosi ed esperti della materia, ed è rappresentato, tramite i suoi componenti, in numerose commissioni di studio nazionali L’edizione di quest’anno ha visto l’assegnazione di numerosi i riconosci-
menti per le diverse categorie a pubblicazioni e calendari storici realizzati dagli Stati Maggiori delle Forze Armate. Allo Stato Maggiore Marina, è stato attribuito il Premio Libri 2019 con il volume “Palazzo Marina, il Palazzo delle Ancore a Roma”. La monografia, curata dalla storica dell’arte Desirée Tommaselli, considera e descrive Palazzo Marina come un insieme omogeneo di architettura, arte figurativa e arti applicate, i cui elementi rimandano al mare, con lo scopo di valorizzare tutte le attività che su di esso si svolgono. Tra i numerosi premi assegnati per Difesa Servizi, i riconoscimenti sono stati
attribuiti al Corpo Sanitario Militare Marittimo, al generale Fulvio Poli, all’avv. prof. Roberto Saccarello, al caporal magg. scelto Monica Graziana Contraffatto, all’Associazione Nazionale Arma di Cavalleria – Sezione di Roma. Al termine della cerimonia l’artista e pittore Ercole Furia, autore di numeri dipinti per le Forze Armate, ha donato alla Marina Militare il dipinto raffigurante la portaerei Cavour. Roma, 30 aprile 2019. Nella Biblioteca Storica di Palazzo Marina si è svolta la premiazione dei premi alla pubblicistica storico-militare. Nelle foto vari momenti della cerimonia.
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Marconi, l’uomo che ha cambiato il mondo della comunicazione Ad un secolo di distanza, le intuizioni di Guglielmo Marconi si sono rivelate fondamentali per il mondo della comunicazione moderno
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di Filippo Pacelli
ono trascorsi 100 anni da quando Guglielmo Marconi, scienziato e ufficiale di Marina, acquistò il panfilo Rovenska, battezzato successivamente con il nome Elettra così come, lo stesso arco di tempo è passato da quando l’ingegnere tedesco Dr. Arthur Scherbius ideò e terminò la macchina Enigma, dopo aver intuito l’importanza delle comunicazioni confidenziali. Per ricordare questi due avvenimenti e il geniale contributo di Marconi alla scienza e alla storia, si sono svolti due convegni, uno nella città di Castelfidardo in provincia di Ancona e l’altro nel Castello di Santa Severa alle porte della capitale. Madrina della manifestazione è stata la principessa Elettra Marconi, figlia di Guglielmo. Esattamente 80 anni fa sul settimanale del 23/29 aprile 1939 “Giornale della Radio” di Milano riportava: “la radio rende alla Marina Commerciale e N OT I Z I A R I O
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all’Aereonautica notevoli servizi facilitando la navigazione sul mare e nel cielo. Raccoglie e diffonde le notizie metereologiche e le invocazioni di soccorso, avvisa di pericoli improvvisi, guida navi e aerei attraverso la nebbia, trasmette informazioni pubbliche e private”. Volendo trasferire questo impiego in una vision militare, è facilmente intuibile come la scoperta delle onde herziane ha rivoluzionato il campo della strategia nelle battaglie con la velocità nella diffusione degli ordini che ha portato a un cambiamento radicale anche in termini di efficacia delle operazioni militari stesse. La data, che segnò una netta differenza tra il prima, quando le comunicazioni potevano avvenire solo quando la nave entrava in porto e dopo, quando invece si potevano scambiare messaggi con navi in alto mare è nel luglio del 1897, quando
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dalla stazione San Bartolomeo nell’arsenale di La Spezia, venne trasmesso, con successo, a bordo della corazzata San Martino distante diversi chilometri dalla costa il seguente messaggio: quando capite alzate “intelligenza”. La richiesta di alzare a riva il pennello a bande rosse e bianche fu captato dal personale di bordo. Ovviamente, diversi i problemi riscontrati all’inizio di questa rivoluzionaria scoperta, come quella di proteggere le comunicazioni dalla semplicità con cui potevano essere intercettate. Durante la Grande Guerra, molte battaglie furono decise dall’impiego della radio che ormai era diventata parte integrante della tattica navale, con il problema ancora insoluto della facilità con cui i messaggi erano facilmente captabili. Se la questione fu inizialmente risolta con l’impiego della macchina Enigma, ideata dall’ingegnere tedesco Arthur Scherbius,
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la stessa venne neutralizzata dal lavoro dei matematici polacchi Henryk Zygalski e Marian Rejewski prima con un lavoro finalizzatto dall’ingegnere informatico inglese Alan Turing. Grazie a questo lavoro, i codici criptati con cui i comandi tedeschi trasmettevano i loro messaggi furono decifrati, contribuendo alla caduta del regime nazista e alla conclusione della Seconda Guerra Mondiale. L’applicazione in campo militare della radio si deve all’intuizione, sulle importanti potenzialità della scoperta di Marconi, dell’allora Ministro della Marina, Benedetto Brin, autore anche del progetto della corazzata tipo Duilio, che segnò uno spartiacque nella storia della costruzione navale non solo italiana. Brin, scenziato e tecnico, volle assicurare all’Italia la prima applicazione della radio sul mare. Inziarono quindi i primi esperimenti, seguiti poi da quelli del 1899 durante i quali Marconi riuscì a far comunicare due navi ad una distanza di 80km, e le installazioni delle prime stazioni costiere. La svolta nell’ambito della comunicazione radio avvenne nel 1915, con l’invenzione della valvola a griglia. Le onde corte facevano il giro del mondo, la radiotelefonia permetteva ormai comunicazioni tra navi e aeroplani con risultati che tutti vollero immediatamente sperimentare. Le stazioni trasmittenti si moltiplicarono e la radio diffusione prese gli sviluppi che tutti conoscono. Le navi da guerra portarono due, quattro e anche sei stazioni specializzate ognuna dedicata a un differente servizio. L’impiego divenne talmente diffuso che l’aria divenne imbottigliata e le comunicazioni difficili al punto che, alcune conferenze internazionali, tentarono di disci-
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Alla Regia Marina, che fu la prima fra tutte le Marine da Guerra ad adottare la telegrafia senza fili, esprimo la mia gratitudine e l’augurio che dalla radiotelegrafia possa trarre i maggiori vantaggi in pace e in guerra Guglielmo Marconi
plinare il caos che si stava creando. La comunicazione e la sicurezza nel trattare le informazioni sono elementi imprescindibili dell’era moderna per tutti gli Stati,
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una priorità diventata tale fin dagli esordi della radio un mezzo ancora in uso oggi, a bordo di tutte i mezzi della Marina italiana e non solo.
Il Radiotelegrafista oggi
La categoria del Radiotelegrafista nasce dall’esigenza di avere un equipaggio competente, a bordo delle unità della Regia Marina rivoluzionate dai primordi di una crescita tecnologica. I primi corsi per questa specializzazione si tennero nel 1916 presso gli istituti di formazione per il Corpo Reale Equipaggi (C.R.E.). Oggi la formazione del personale radiotelegrafista avviene presso le Scuole Sottufficiali di Taranto con un piano di studi ideato secondo il grado che il personale dovrà rivestire. Il radiotelegrafista fa parte della componente degli Specialisti del Sistema di Combattimento insieme a tutte quelle specializzazioni (telecomunicatori, segnalatori, ecogoniometristi, radaristi e ricercatori elettronici) che in qualche modo, hanno a che fare gli apparati di comunicazione di un’unità navale.
Nella foto principale, uno scatto storico di Guglielmo Marconi; in alto il convegno svolto a Castelfidardo; a sinistra la principessa Elettra Marconi, figlia di Guglielmo.
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LA MARINA ITALIANA AL POLO NORD Dal Duca degli Abruzzi alla spedizione High North
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di Desirée Tommaselli
uogo fisico e favoloso, l’Artico ha rappresentato per secoli il deserto bianco da esplorare e il confine della conoscenza da superare. Questa sfida, prefigurata e affrontata anche letterariamente dagli autori di romanzi di avventura, non poteva che avere tra i suoi principali protagonisti i legittimi discendenti di Ulisse, i “marinai”, esploratori per antonomasia.
Fu proprio un ufficiale di Marina, Umberto Cagni, a raggiungere nel 1900 la più alta latitudine nordica toccata fino Spedizione del Duca degli Abruzzi: la bandiera italiana sul pack è una delle immagini storiche esposte nel percorso di visita della mostra.
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A sinistra un’immagine della Spedizione di Umberto Nobile del 1928. In basso, una delle vetrine con le strumentazioni relative al programma High North.
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Nella pagina a destra: alcuni momenti dell’inaugurazione e della conferenza stampa della mostra e l’intervento del Direttore dell’Istituto Idrografico della Marina, ammiraglio Luigi Sinapi.
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A Genova la mostra dedicata alle esplorazioni italiane in Artico
ad allora dall’uomo, facendo guadagnare un primato all’Italia. La sua impresa, cantata da Pascoli e d’Annunzio, si inquadrava nella Spedizione di Amedeo di Savoia, Duca degli Abruzzi, Ufficiale di Marina e alpinista. Questi, 120 anni fa, organizzò e condusse l’esplorazione dell’Artico con una baleniera, rinominata significativamente per la missione Stella Polare. Questa ricorrenza offre lo spunto per ripercorrere, oggi che il Polo Nord è sempre più oggetto di attenzione e di studio da parte della comunità internazionale per le questioni ambientali, energetiche e commerciali, la “tradizione” delle spedizioni italiane nella “terra dei ghiacci”. Una tradizione rinnovata con il programma High North 2017-2019, svolto dalla Marina Militare su nave Alliance attraverso l’Istituto Idrografico. A questo storico e prestigioso ente si deve la mostra La Marina Italiana al Polo Nord dal Duca degli Abruzzi alla Spedizione High North, aperta al pubblico N OT I Z I A R I O
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per tutto il mese di aprile a Palazzo San Giorgio a Genova. Patrocinata dalla Regione Liguria, dal Comune di Genova, dalla Soprintendenza Archeologica Belle Arti e Paesaggio della Liguria e dall’Autorità Portuale, che la ospita nella sua sede, essa racconta quale sia stato, e sia, il contributo della Marina Militare alla conoscenza dell’Artico e alla ricerca scientifica. L’esposizione si articola in tre sezioni dedicate rispettivamente all’impresa del Duca degli Abruzzi, alle Spedizioni di Umberto Nobile nel 1928 - cui la Forza Armata partecipò con l’invio della nave Città di Milano - e al programma High North. Importante in tutte e tre le occasioni l’apporto dell’Istituto Idrografico, che
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ha tarato e fornito gli strumenti, nonché le competenze scientifiche. In mostra si possono ammirare alcuni tra gli oggetti provenienti dalla ricca e preziosa raccolta storica dell’Istituto; a fianco ad essi altri materiali (stampe, pubblicazioni, vestiario, diari, memorie, etc.) provenienti dal Museo Tecnico Navale di La Spezia, dal Museo Storico dell’Aeronautica Militare a Vigna di Valle, dal Museo Nazionale della Scienza e Tecnologia Leonardo da Vinci di Milano, dal Museo Polare di Fermo, dal Museo Nazionale di Torino e dal Museo delle Guide Alpine di Courmayeur. L’allestimento ha come punto focale la ricostruzione di una porzione di pack su cui sono esposti il modello della Stella Polare e alcuni strumenti tecnico-scientifici e attrezzature di
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bordo delle spedizioni polari. A ricreare l’ambiente artico concorrono poi alcuni effetti di luce e sonori come il rumore del ghiaccio che si spezza. Dai cimeli del Duca degli Abruzzi alla radio ondina della “tenda rossa” dell’impresa di Umberto Nobile fino alle contemporanee e sofisticate apparecchiature della spedizione High North, quella di Genova “è una mostra d’importanza storica e allo stesso tempo di grande attualità”, come ha affermato l’Ammiraglio Luigi Sinapi, Direttore dell’Istituto Idrografico, il quale ha sottolineato anche l’importanza dell’odierna ricerca scientifica in queste aree lontane che, fungendo da regolatori del clima del nostro pianeta, sono da considerare in realtà molto vicine.
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Il progetto LSS nave Vulcano
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di Gabriele Catapano e Tommaso Russo
Continua la rubrica sulle nostre unità navali, in questo numero parliamo del progetto LSS (logistic support ship), nave Vulcano. Il prossimo articolo riguarderà il progetto PPA (pattugliatori polivalenti d’altura)
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ell’ambito del “Programma di Mantenimento delle Capacità Marittime della Difesa”, avviato nel 2015, lo strumento per il supporto logistico navale ha ricevuto un importante impulso con l’avvio del programma LSS (Logistic Support Ship) finalizzato allo sviluppo di una nuova Unità di supporto, poi ribattezzata “nave Vulcano”, sulla scia della consolidata tradizione delle rifornitrici della Marina militare italiana. In costruzione a cura di Fincantieri, presso il Cantiere di Muggiano (SP), LSS è stata la prima Unità del programma navale in corso ad essere varata, il 22 giugno 2018. Rispetto alle Unità rifornitrici già in linea (Etna e Vesuvio), Vulcano, con le sue 27.000 tonnellate di dislocamento, avrà una capacità di trasporto decisamente superiore, in termini di combu-
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stibili, munizioni, viveri e pezzi di rispetto, in grado di soddisfare al meglio le crescenti esigenze delle Unità navali in linea, sempre più spesso chiamate ad operare per lunghi periodi fuori area. Oltre alla sua capacità di trasporto, quello che maggiormente caratterizzerà nave Vulcano sarà l’elevata “qualità” del supporto che sarà in grado di fornire alle Unità navali della Squadra ottenuta attraverso l’integrazione di ulteriori capacità tecniche ed operative. In primis l’Unità è stata dotata di un area ospedaliera molto ampia, in grado di esprimere capacità sanitarie di livello ROLE 2B (secondo codifica Nato), idonea a garantire il triage dei feriti provenienti dalla task force supportata, assicurarne la rianimazione e la stabilizzazione delle funzioni vitali, il trattamento chirurgico d’emergenza e l’assistenza post-operatoria.
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Anche il supporto tecnico esprimibile da nave Vulcano è stato particolarmente potenziato con la realizzazione di ampie officine multifunzionali, allestite in modo specifico per fronteggiare le esigenze tecnologiche delle nuove unità. A completamento del supporto logistico ad ampio spettro offerto da nave Vulcano, vi è infine la capacità di ricezione dei rifiuti solidi da altre unità per il loro successivo trattamento, conservazione o smaltimento. Le operazioni di volo sono rese possibili grazie ad un ampio ponte e l’opportunità di ricoverare e manutenere contemporaneamente in hangar 2 elicotteri pesanti EH101. L’elevata capacità di supporto alle operazioni aeree è stata fortemente voluta al fine di ulteriormente
nel rispetto delle più restrittive norme antinquinamento, il che permetterà a nave Vulcano di navigare senza limitazioni anche in aree marine protette. L’apparato di propulsione è stato realizzato, in analogia alle moderne unità combattenti, per garantire massima flessibilità ed economicità di impiego, grazie ad una architettura “ibrida” diesel-elettrica. Oggi nave Vulcano appare completa, se ammirata dall’esterno, in realtà necessita ancora di qualche mese di lavori per poter navigare in totale autonomia e
Rendering dell’Unità LSS.
potenziare e velocizzare le operazioni di trasferimento di carichi solidi e personale che, sulla scorta dell’esperienza, vengono condotte molto agevolmente con il supporto degli elicotteri. Chiaramente, l’integrazione di tutte le funzioni descritte, per risultare efficace, ha richiesto la progettazione di ampi spazi interni, per garantire agevolmente i flussi dei materiali e del personale da e verso i nodi nevralgici dell’Unità: ponte di volo, magazzini, cambuse, area ospedaliera, officine polifunzionali ed aree trattamento rifiuti, i quali, a seconda del contesto, potrebbero rappresentare “collo di bottiglia” alle attività. Anche i mezzi di movimentazione (elevatori, gru, piattaforme abbattibili, carrelli elettrici, etc.) sono stati studiati e sviluppati al fine di facilitare e velocizzare le operazioni di trasferimento. L’intera piattaforma è stata realizzata
dare il via al delicato periodo di “prove in mare” alla conclusione del quale, oggi previsto per settembre 2020, farà il suo ingresso a pieno titolo in Forza armata.
In alto: nave Vulcano nel bacino galleggiante di Fincantieri Muggiano; sopra: la cerimonia del varo della sezione prodiera a Castellamare di Stabia; in basso: fasi di ormeggio dopo il varo nel cantiere di Muggiano.
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Un servizio per la collettività
La Direzione fari e segnalamenti del Comando Logistico della Marina Militare
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di Fabio Dal Cin
fari hanno sempre suscitato un certo fascino, popolando l’immaginario collettivo con imponenti costruzioni che dominano i mari, da cui partono poderose sciabolate di luce in grado di confortare i naviganti, rischiarando le notti più buie. I primi fari italiani furono ereditati dalle marine pre-unitarie, con tracce documentabili risalenti al 1128 per la Lanterna di Genova ed al 1303 per il faro di Livorno. Il potenziamento della rete italiana dei segnalamenti marittimi costituì una delle prime opere pubbliche realizzate dopo l’unità d’Italia, a partire dal 1860. Con queste premesse, dal 1911 – ex lege – il Servizio Fari nazionale è affidato alla Marina Militare che ne assicura il funzionamento attraverso la Direzione Fari e Segnalamenti del Comando Logistico, con sede a Napoli, con funzioni direttive e responsabilità di studio, pianificazione, direzione e controllo. I compiti esecutivi vengono assolti da sei Comandi Zona Fari, opportunamente dislocati sul territorio nazionale ed articolati in reggenze, presidiate dai faristi, storiche figure originariamente evocative di vita solitaria, ma che oggi risultano in possesso di N OT I Z I A R I O
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vaste cognizioni tecniche più funzionali alla dinamica gestione delle attuali e più moderne dotazioni. I Comandi Zona Fari (CZF), con sede a La Maddalena, La Spezia, Napoli, Messina, Taranto e Venezia, come organi territoriali, operano alle dirette dipendenze dei rispettivi Comandi Marittimi (Nord, Sud, Sicilia) e, all’interno della propria area di giurisdizione, vengono impiegati al fine
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di assicurare l’efficienza operativa dei segnalamenti loro affidati. Per gli aspetti funzionali, i Comandi Zona Fari dipendono anche dal Comando Logistico. Il Comando Logistico, per il tramite della Direzione Fari e Segnalamenti, si avvale dell'Ufficio Tecnico dei Fari, con sede in La Spezia, per lo svolgimento delle funzioni tecniche e logistiche a beneficio dell'intera rete nazionale dei segnalamenti marittimi e degli ausili per la navigazione. Effettua studi, ricerche e sperimentazioni dei materiali e delle tecnologie da impiegare nel campo della segnaletica marittima. La rete nazionale dei segnalamenti marittimi si sviluppa nei porti principali e lungo le coste della penisola e delle isole per un totale, ad oggi, di 866 ausili per la navigazione costituiti da 154 fari e 712 tra fanali, boe e mede luminose ai
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Nella pagina a sinistra: faro dell’isola del Tino, in basso, il “fanale” di Messina; accanto il faro di Trieste, in basso la misurazione della distanza della sorgente luminosa.
quali vanno aggiunti segnalamenti complementari affidati ad Enti pubblici e soggetti privati. La responsabilità della rispondenza dei segnalamenti alle esigenze della navigazione risiede comunque nella Direzione Fari, quale unica autorità nazionale che si esprime sulla adeguatezza della segnaletica marittima all’esigenza della navigazione. I segnalamenti, gestiti o affidati ad altri Enti, sono censiti nell’ Elenco Fari costantemente aggiornato dall’Istituto Idrografico della Marina militare. L’attuale configurazione va letta come il risultato di una lunga e progressiva evoluzione caratterizzata dall’ammodernamento del Servizio dei Fari e del Segnalamento Marittimo attraverso l’adozione di apparecchiature ed impianti all'avanguardia nel settore, ad elevata automazione. L’adozione di squadre di pronto intervento, presso i Comandi Zona Fari, garantisce elevati standard di efficienza ed affidabilità. A partire dal 2012 è seguito inoltre l’ammodernamento dei segnalamenti, caratterizzato dalla progressiva elettrificazione delle sorgenti luminose di tutti i fari e dall’automatizzazione degli impianti asserviti. Anche l’alimentazione dei segnalamenti marittimi
ha subìto un’evoluzione, sfruttando l’energia fotovoltaica quale fonte di alimentazione primaria, mentre lampade a incandescenza sono state sostituite dalle nuove sorgenti luminose a LED, caratterizzate da una maggiore durata e un minor consumo energetico. In parallelo, sono anche mutate le figure professionali e le mansioni del personale: dall’“addetto ai fuochi” di un tempo, siamo giunti al-
l’odierno ”assistente tecnico-nautico”, in possesso di cognizioni tecniche più elaborate e funzionali alle nuove esigenze del Servizio Fari. È questa la stagione che stiamo ancora vivendo, dove la faticosa opera di trasporto delle bombole per alimentare le sorgenti luminose di un tempo, il complesso trasferimento dei faristi – con motobarca o tramite teleferica – verso i fari più isolati o difficilmente raggiungibili, ha ormai lasciato il posto a più qualificate capacità di gestione a distanza dei segnalamenti: il cosiddetto “telemonitoraggio”. Da un concetto stanziale, quasi romantico, basato su un rapporto diretto tra faro e fanalista, siamo passati, quindi, ad un rapporto più dinamico basato sulle competenze tecniche e sulle capacità di pronto intervento del personale addetto. Il personale farista, infatti, viene attualmente coadiuvato da apposite squadre di pronto intervento in grado di ripristinare tempestivamente il funzionamento dei segnalamenti, consentendo al Servizio Fari della Marina Militare di assicurarne l’efficienza e fornire – senza soluzione di continuità – un irrinunciabile servizio a favore di tutta la collettività dei naviganti militari, commerciali, diportisti, nazionali ed esteri, concorrendo alla sicurezza della navigazione.Le nuove e più specializzate figure del personale farista, l’ammodernamento tecnologico, la sperimentazione di nuove boe e sorgenti luminose, sono gli ingredienti prìncipi che hanno permesso negli ultimi tre anni di registrare un aumento di efficienza dei segnalamenti di oltre il 2%, (97% nel 2015 a fronte del 99,03% nel 2018), in un range particolarmente critico della dinamica di variazione, mentre il numero degli interventi correttivi si è progressivamente ridotto di oltre il 30% passando da 450 interventi necessari nel 2015 ai circa 300 effettuati nel 2018. Lux nautis securitas!
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IL MARE IN SCENA di Desirée Tommaselli
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Foto di scena dello spettacolo Mare Mater, la nave dei bambini. Lo scatto mostra Giulia Civita Franceschi, interpretata da Manuela Mandracchia, che rivede i suoi Marinaretti a bordo della nave scuola Caracciolo. (foto di Pino Miraglia).
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mico, nemico, infinito, crudele, ricco, inquieto, tranquillo, mutevole, terribile, profondo, tempestoso, aperto, “nostrum”…ma anche Mater. Sì, perché il mare sa essere anche madre. Lo dimostra la storia raccontata da Mare Mater la nave dei bambini, l’opera teatrale dedicata alla valenza educativa e salvifica del mare e della nave asilo Caracciolo, sulla quale Giulia Civita Franceschi attuò il suo progetto pedagogico a favore degli scugnizzi napoletani. Un progetto realizzato grazie al
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sostegno della Regia Marina e al particolare interesse dell’Ammiraglio Thaon di Revel, convinto assertore del potere formativo della scuola veliera; ottimo manovriere, già comandante del Caracciolo - quand’era nave scuola a vela - e ancor prima del Palinuro - anch’esso dotato di armamento velico in qualità di Ministro della Marina dal 1923 al 1925 inserirà nel programma di ricostruzione della flotta i velieri Colombo e Vespucci. La Nave Scuola Marinaretti Caracciolo venne inaugurata nell’aprile 1913; il 21 giugno 1914 nacque presso il Ministero della Marina l’Ente Morale Opera Nazionale di Patronato per le navi asilo. Il Caracciolo fece risuonare la sua eco in tutto il mondo per il particolare metodo educativo - definito dai giornali dell’epoca “sistema Civita”
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storie di Marina a teatro - teso innanzitutto ad accogliere i bambini e i ragazzi, a curarli, nutrirli, vestirli di abiti nuovi; solo successivamente venivano forniti di una divisa, ricevevano l’istruzione ed imparavano i mestieri del mare; tuttavia non era né scontato né obbligato il percorso lavorativo futuro, giacché non sarebbe stato necessariamente legato al mare. Lo spettacolo teatrale, per la regia di Fabio Cocifoglia, restituisce bene l’attenzione della Civita Franceschi (interpretata da un’appassionata Manuela Mandracchia) nell’assecondare i talenti naturali dei ragazzi, attraverso le figure dei due caracciolini - un sommergibilista della Marina ed un professore di latino e greco - emblematiche di quella comunità di 750 Marinaretti che la nave accolse nei 15 anni della sua attività, dando loro una seconda vita,
un’opportunità. Lo spettacolo, che ha debuttato nell’ambito del Napoli Teatro Festival del 2016 in una versione site-specific - al Molo San Vincenzo di Napoli, lì dove era ormeggiata una volta la nave - è stato presentato quest’anno in una versione “al chiuso” presso il Teatro Vascello di Roma e la Sala Assoli di Napoli. “La storia è rimasta più o meno la stessa come nucleo drammaturgico” spiega il regista, “ma venendo a mancare come elemento di suggestione lo sfondo vivo di Napoli, gli scenografi Carla Merone ed Enrico de Capoa hanno creato un gioco di vasche d’acqua e di teli che evocano visivamente - e sonoramente, quando questi grandi teli vengono tirati su dalle vasche - il mare e le vele, ossia quegli elementi che fanno parte della
Foto di scena dello spettacolo Mare Mater, la nave dei bambini.
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In alto a sinistra la Locandina dello spettacolo Mare Mater, la nave dei bambini di Fabio Cocifoglia, interpretato da Manuela Mandracchia (Giulia Civita Franceschi), Luca Iervolino (il professore di latino e greco) e Giampiero Schiano (il sommergibilista della Marina Militare). A seguire il Tenente Medico Raffaele Paolucci (foto Ufficio Storico della Marina).
storia”. Quando sono giù, i teli accolgono le immagini proiettate dei caracciolini, attinte dal ricco archivio conservato presso il Museo del Mare di Napoli; un archivio ricco anche delle lettere dei marinaretti del Caracciolo, dalle quali Cocifoglia ha attinto per la stesura della sceneggiatura insieme ad Antonio Marfella e Alfonso Postiglione. Parole vere per volti veri, recuperati attraverso una scenografia che dà grande risalto alla fotografia, in assonanza con il rilievo che questa tecnologia aveva nel metodo pedagogico della Civita Franceschi. N OT I Z I A R I O
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Le immagini sono centrali anche nella proiezione-spettacolo intitolata L’affondamento della Viribus Unitis: l’ultima azione della Prima Guerra Mondiale nel racconto dei protagonisti. Una storia per testi, musica e immagini. Il progetto, realizzato nell’ambito delle manifestazioni per le commemorazioni del Centesimo Anniversario della Prima Guerra Mondiale, porta la firma di Ippolita Paolucci, fotografa e figlia di Raffaele Paolucci, protagonista insieme a Raffaele Rossetti dell’ultima azione di guerra sul mare nel primo conflitto mondiale. Realizzato fotografando i luoghi in cui le due Medaglie d’oro, Raffaele Paolucci e Raffaele Rossetti, si sono allenati (le acque dell’Arsenale di La Spezia, di Venezia e di Malamocco) e in cui hanno portato a compimento la missione (il porto di Pola), il lavoro si fonda su una approfondita ricerca di immagini d’archivio e di memorie personali dei protagonisti, interpretati dai due attori che accompagnano lo scorrere delle immagini. Già presentato al Teatro di Orsogna e alla casa della Me-
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A sinistra la locandina dello spettacolo “Io, Nazario Sauro” scritto e interpretato da Francesco Cevaro.
moria e della Storia di Roma, è stato messo in scena al Museo della Scienza e Tecnologia di Milano in occasione del Convegno Gli assaltatori della Marina ieri e oggi tenuto dalla Marina Militare il 27 marzo scorso (v. Notiziario della Marina, marzo 2019, pp 24-25).
Negli anni dedicati alle commemorazioni della Grande Guerra non poteva mancare a teatro l’omaggio a Nazario Sauro. Autore e interprete di Io, Nazario Sauro è Francesco Cevaro, che dal 2014 porta in scena gli ultimi 60 minuti di vita del Tenente di Vascello della Regia Marina. Lo spettacolo, targato “Compagnia Testa”, nasce dalla necessità di ricercare e comprendere, le storie di quegli uomini cui sono intitolate strade, scuole, enti. Significativamente, l’opera è stata fortemente voluta a Roma da Daria Veronese, direttrice dell’Ar.Ma. Teatro che ha sede nella zona degli Eroi, in cui le strade sono dedicate a Nazario Sauro, Luigi Rizzo, Andrea Doria, Ruggero di Lauria e tanti altri ufficiali di Marina e Ammiragli delle diverse epoche. Il
A destra la locandina della proiezione - spettacolo L’affondamento della Viribus Unitis: l’ultima azione della Prima Guerra Mondiale nel racconto dei protagonisti curato da Ippolita Paolucci.
monologo offre un ritratto inedito di un eroe della Grande Guerra, animato da un grande amore per il mare, evocato attraverso i ricordi, fin da quelli di bambino. Il racconto intimo, puntellato dall’uso di alcune espressioni in dialetto istriano, fa riferimento alle 60 missioni compiute per la Regia Marina, alla vita professionale ma anche alla famiglia e ai figli, lasciati ancora piccoli. Ma nell’ambientazione spoglia della prigione, quello che emerge potentemente è il desiderio di libertà e di pace e il sogno dell’unificazione dell’Istria all’Italia, immaginata come l’affettuoso “abbraccio della Patria”.
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Dis...Corsi di navigazione
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di Paolo Giannetti
Leggere la carta nautica: cosa sono i DCP?
on questa puntata ha inizio una serie di “Discorsi” dedicati alla interpretazione dei simboli che compaiono sulle Carte Nautiche (siano esse cartacee che elettroniche). Si pensa spesso che per leggere una carta nautica sia sufficiente osservarla: non è così. Anche chi possiede una discreta esperienza di navigazione può infatti trovarsi impreparato di fronte ad un particolare simbolo rappresentato sulla carta. Supponiamo di trovarci in navigazione, magari di notte, in una zona di mare per la quale la relativa cartografia riporta un simbolo così come appare in figura 1. Ci domandiamo immediatamente: di cosa si tratta? E’ un pericolo per la navigazione? Quale precauzione dovremo eventualmente prendere? A che distanza di sicurezza è conveniente tenersi? Una rapida consultazione dei Documenti Nautici a disposizione, come la Pubblicazione/Carta dei Simboli e delle Abbreviazioni (I.I. 1111) ci dovrebbe fornire la risposta. Si tratta dei “DCP” (Dispositivi di Concentrazione dei Pesci). Sono quei dispositivi galleggianti sulla superficie del mare in grado di concentrare nello spazio sottostante novellame o individui adulti di specie altamente migratorie;
I Dispositivi di Concentrazione del Pesce, denominati in inglese FAD (Fish Aggregating Device) sono costituiti da una boa galleggiante, con a pochi metri un "tappeto" destinato a creare l'habitat. (figura 2) La vegetazione cresce rapidamente sotto questo "tappeto", attirando un gran numero di pesci - in sostanza creando nuove zone di pesca ad alta densità, dove non ne esistevano prima. I "magneti di pesce", così vengono chiamati in gergo, attirano molte varietà di pesci, tra cui il tonno, che normalmente i piccoli pescatori non riescono a pescare con facilità, rendendo la pesca più sicura ed efficiente, ma anche incoraggiando i pescatori a pescare lontano da habitat come le barriere coralline e le praterie sottomarine, sono spesso sottoposte a uno sfruttamento eccessivo. La FAO, in collaborazione con l'Unione Europea, per potenziare la piccola pesca a livello regionale dispiega i "magneti di figura 2
figura 3
pesce" in varie parti del Mondo ma soprattutto lungo le coste somale.(figura 3) Questo progetto è stato finanziato dal Giappone e dalla Svizzera, mentre le Forze Navali dell'Unione Europea (EUNAVFOR) - che hanno un ruolo importante nel combattere a livello regionale la pirateria e monitorare la pesca - forniscono protezione e sostegno logistico alla nave che posiziona i FAD..
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Scopriamo i segreti del linguaggio di bordo, la lettera “P” come: punto nave, plancia e polena
Il gergo marinaresco di Alessandro Lentini
Punto nave
Il punto nave è lo strumento della cartografia utilizzato nella nautica per capire in quale posizione della Terra si trovi in quel momento la nave. E’ indicato dall’intersezione del meridiano e del parallelo passanti per il punto calcolato e indicato tramite coordinate geografiche che riporteranno quindi la latitudine (meridiano) e la longitudine (parallelo). Ricavare il punto nave è un’operazione geometrica svolta a partire dalla rilevazione di almeno due luoghi di posizione; per una verifica ulteriore e un punto nave più preciso sarebbe meglio utilizzare, quando possibile, tre luoghi di posizione. Essi sono un insieme di punti
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aventi tutti le stesse proprietà rispetto ai punti cospicui sulla costa (ovvero luoghi conosciuti e indicati sulle carte nautiche come fari, torri, isolotti, cime di montagne..) e possono essere calcolati tramite rette di rilevamento, allineamento della nave ed altre procedure geometriche a seconda dei diversi casi che si presentano.
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Plancia
La plancia o ponte di comando è il luogo della nave nel quale l’imbarcazione viene governata grazie agli strumenti in dotazione come, per citarne solo alcuni, il timone, i comandi delle macchine, bussole e radar. Anticamente la plancia era formata da più locali diversi (timo-
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neria, sala nautica..) mentre oggi tutto è racchiuso in un unico ambiente posto in posizione rialzata che spesso si estende per tutta la larghezza della nave. La posizione, le ampie vetrate e i balconcini ai lati chiamati “ali di plancia” sono accorgimenti strutturali che consentono di avere una visuale il più possibile ampia dell'orizzonte circostante, così
da gestire in sicurezza e facilità tutte le attività relative alla navigazione e alle manovre in acque portuali.
Polena
Decorazione posta all’estrema prua di una nave, anticamente utilizzata anche per indicarne il nome a chi non sapesse
leggere. Spesso infatti raffigurava una figura femminile o un animale e mostrava la ricchezza o forza del proprietario. Il loro peso, posizione ed alto costo di produzione fece sì che col passare dei secoli perdessero via via grandezza fino a sparire del tutto. Nave Vespucci, varata nel 1931, ha una polena che raffigura proprio il navigatore e cartografo fiorentino di cui porta il nome vissuto tra il 1400 e il 1500.
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I pittori di Marina
di Paolo Bembo
Come sempre quando si parla di dipinti, le immagini parlano meglio delle parole...
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uando il secondo conflitto mondiale ha inizio, molti buoni pennelli si applicano per lasciare una memoria visiva dello stesso: ecco quindi di nuovo il Bucci, i Cascella ed altri. Fra i nuovi, validissimi elementi che vennero inquadrati nella sezione corrispondenti di guerra dello Stato Maggiore Marina quali: Mario Romoli, Sergio Vatteroni, Lino Bianchi Barriviera e - a me particolarmente caro - Rudolf N OT I Z I A R I O
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Claudus. Un uso particolare dell’Arte a cui assistiamo e che ha un’altissima valenza comunicativa poi, è quello degli illustratori; fra essi ricorderò Alfonso Artioli, Vittorio Pisani e il grande indimenticabile Achille Beltrame.Dall’osservazione delle varie opere di tutti questi artisti, emerge con prepotenza tutto il valore comunicativo dell’insieme; si tratta di materiale che ha in sé altissima valenza anche oggi, figuriamoci
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nella temperie culturale ed emotiva dell’epoca! Nessuna foto potrebbe aggiungere qualcosa ai pochi tratti nervosi di alcune delle incisioni che ci troviamo ora ad ammirare. Queste immagini hanno raccontato a chi era a casa e continuano a raccontare a noi, oggi, con immutata efficacia, le miserie e le grandezze di un’umanità coinvolta in eventi tanto più grandi di essa. Il valore di testimonianza e di cronaca che raggiungono è insostituibile e sottolinea al di là del semplice – si fa per dire – fatto artistico, tutta l’importanza della presenza degli artisti nei
momenti più significativi della vita dell’uomo… di ogni uomo. Se questa non è comunicazione…!! Al centro nave Vespucci in navigazione - olio su tela di Rudolf Clauds (1893-1964); in basso a sinistra: l’illustratore Achille Beltrame - il ritorno di un sommergibile italiano alla base, copertina “La Domenica del Corriere”; dall’alto: “Cacciatorpediniere della classe Freccia all'ancora nel golfo di Napoli - 1937 - olio su tela di Rudolf Clauds; a seguire “Cacciatorpediniere in Porto olio su tela di Giovan Battista Crema; accanto: nave da battaglia Andrea Doria - olio su tela di Sergio Vatteroni (1890-1993).
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