Notiziario della Marina aprile 2021

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M ARINA N O T I Z I A R I O d el l a

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di Antonio Cosentino

La portaerei Cavour ha fatto rientro a Taranto nella Stazione navale Mar Grande terminando così, dopo poco più di tre mesi, la Campagna Ready for Operations (RFO) negli Stati Uniti nel corso della quale ha conseguito la certificazione per operare con l’F-35B, nuovo velivolo da combattimento di quinta generazione del programma Joint Strike Fighter. Un risultato notevole che rende la portaerei una delle poche unità al mondo a poter vantare la capacità di impiego degli F-35 nella versione BRAVO, ovvero con capacità STOVL, a decollo corto e appontaggio verticale. Gli importanti risultati ottenuti costituiscono un fondamentale passo in avanti per la Forza Armata che inizierà a sostituire gli AV-8B Harrier II Plus, arrivati alla fine del ciclo di vita operativa e che punta a conseguire entro il 2024 la Initial Operational Capability (IOC). La Campagna RFO ha rappresentato un successo di rilevanza strategica per la Marina Militare, la Difesa ed il Paese, che rafforza ulteriormente il legame con gli Stati Uniti, così come ha affermato il ministro della Difesa Lorenzo Guerini in occasione del saluto all’equipaggio alla partenza della portaerei. L’Unità, con 568 tra donne e uomini dell’equipaggio al comando del capitano di vascello Giancarlo Ciappina, è stata accolta dal sottosegretario di Stato alla Difesa, sen. Stefania Pucciarelli, in rappresentanza del ministro della Difesa e dagli ammiragli Giuseppe Cavo Dragone e Paolo Treu, rispettivamente capo di Stato Maggiore della Marina e comandante in Capo della Squadra Navale. “Ho voluto essere personalmente presente al rientro della portaerei Cavour per testimoniare la vicinanza e la riconoscenza del Governo e della Difesa a tutto il personale della nostra Marina Militare - queste le parole della senatrice Pucciarelli -. Lo scorso 29 gennaio avete lasciato il porto di Taranto per dare avvio alla campagna statunitense Ready For Operations, una missione che vi ha visto condurre con successo le attività fondamentali del percorso di qualificazione per poter operare con gli F-35B. Complimenti al comandante Ciappina e a tutto l’equipaggio della portaerei Cavour”. Soddisfatto il capo di Stato Maggiore della Marina, l’ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone che ha dichiarato: “La campagna Ready for Operations si è conclusa con la piena realizzazione degli obiettivi inizialmente proposti e ha portato al conseguimento da parte della Naval Air System Command – autorità certificatrice americana – dell’autorizzazione all’impiego del F35-B a bordo della portaerei Cavour”. L’iter sarà completo con l’acquisizione della Final Operational Capability (FOC) con la consegna dell’ultimo velivolo. Parole di orgoglio anche da parte dell’ammiraglio Paolo Treu che ha commentato: “Abbiamo mostrato al mondo l’eccellenza italiana. Nave Cavour ha saputo egregiamente e splendidamente svolgere il ruolo di prestigioso ambasciatore della parte migliore dell’Italia, tenendo alta l’immagine di un Paese che, anche nel corso della drammatica pandemia ancora in atto, continua ad avanzare capace di grande imprese. Da Comandante in Capo della Squadra Navale sono emozionato e soddisfatto per il successo ottenuto dalla portaerei e dal suo equipaggio con il conseguimento della certificazione all’impiego del suo nuovo e rivoluzionario sistema d’arma, costituito dal Joint Strike Fighter. In questo numero, presenti come sempre, tematiche con un approfondimento tecnico. Parliamo del Centro Addestramento Aeronavale della Marina, una delle eccellenze della Forza Armata, con la missione di assicurare la formazione specialistica in campo operativo e tecnico e l’addestramento del personale di tutti i ruoli, categorie e specialità, soprattutto imbarcato. Non poteva mancare un viaggio nella storia con la ricorrenza del 76° anniversario della Liberazione dal nazifascismo. Il capo dello Stato ha rimarcato il sacrificio dei connazionali che hanno lottato nella Resistenza e combattuto nel Corpo italiano di Liberazione. Altro argomento storico, i cento anni di Moto Guzzi, un’idea geniale nata da tre militari del servizio Aeronautico della Regia Marina, Carlo Guzzi, Giorgio Parodi e Giovanni Ravelli, appassionati di volo e di motori, progettarono il mito centenario della Moto Guzzi. Prosegue la consueta rubrica dedicata ai fari. L’Autore ci porterà sull’isolotto di Lampione distante circa 10 miglia da Lampedusa. Infine, l’altra rubrica dedicata allo sport, il cammino verso le Olimpiadi di Tokio. Per trasmettervi lo spirito d’avventura e la poesia marinaresca, che contraddistingue la Marina, allegato al Notiziario un supplemento: “i nodi del marinaio”, i segreti dell’antica arte marinaresca svelati dai nocchieri della Scuola Sottufficiali della Marina Militare di La Maddalena. Buona lettura.

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Il Notiziario della Marina è una testata giornalistica mensile fondata nel 1954

SOMMARIO

Registrazione: Tribunale di Roma n.396/1985 dell’ 8 agosto 1985

aprile 2021

Proprietà Ministero della Difesa Editore Ministro della Difesa Marina Militare - Ufficio Pubblica Informazione e Comunicazione

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REDAZIONE

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Luciano REGINA, Pasquale PRINZIVALLI, Emanuele SCIGLIUZZO

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L’editoriale di Antonio Cosentino

25 aprile festa della Liberazione di Antonio Cosentino

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La Marina: potenzialità, responsabilità e certezze di Antonio Cosentino

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Missione compiuta! di Michele Angelicchio e Federico Paolini

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Nave Rizzo in costante impegno nella lotta alla pirateria di Daniela Napoli Bonifica di ordigni esplosivi di Fabrizio Buonaccorsi

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Nave Galatea inizia la campagna oceanografica di Federica Maurantonio

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Workshop Nettuno 2021 di Gianluca Degani e Fabrizio Buonaccorsi

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Controllo del danno, preziosa risorsa per ogni equipaggio di Emanule Scigliuzzo Ad ali spiegate sui cieli della storia di Vincenzo Grienti

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Il castello della Scuola sottufficiali di La Maddalena di Giampiero Sanna

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Isolotto di Lampione di Fabio Dal Cin

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Venezia, la Marina e il Milite Ignoto di Alessandro Paglia

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Giornata del mare, una risorsa non solo economica di Emanuele Scigliuzzo

Stampa: Fotolito Moggio srl, Villa Adriana - Tivoli

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Giornata mondiale della Terra di Antonio Cosentino

Concessionaria di pubblicità: N&C Media srl tel 03311783010 amministrazione@necmedia.eu

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Aiutateci ad aiutarvi

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Un pass per l’Olimpo di Pasquale Prinzivalli

chiuso in redazione il 30 aprile 2021

Allegato: I nodi del Marinaio

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25 aprile festa della Liberazione di Antonio Cosentino

E’ il 76° anniversario della Liberazione dal nazifascismo. Il presidente Mattarella invita all’unità e coesione per rinascere. Le cerimonie all’Altare della Patria e al Quirinale N OT I Z I A R I O

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ono passati settantasei anni da quando - il 25 aprile del 1945 - la voce di Sandro Pertini lanciava, dai microfoni Radio Milano Liberata, a nome del Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia e del Corpo Volontari della Libertà il proclama di insurrezione nazionale contro le truppe nazifasciste.

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lanciato un invito alla coesione per superare la crisi determinata dalla pandemia, un richiamo all’Unità quello che rivolge il Presidente agli italiani, ai cittadini e ai politici, quell’Unità che mostrammo nel dopoguerra, necessaria ora più che mai. Coesione, rinascita, riconciliazione nella nuova Costituzione furono i sentimenti che guidarono la ricostruzione allora e che ci guidano oggi verso il superamento della crisi determinata dalla pandemia che oltre a colpirci con la perdita di tanti affetti mette a dura prova la vita economica e sociale del Paese. Il capo dello Stato ha rimarcato “il passato viene attualizzato, con un invito a rimanere uniti in uno sforzo congiunto che ci permetta di rendere sempre più forti i valori e gli ideali che sono alla base del nostro vivere civile. Quel filo conduttore che dal Risorgimento alla Resistenza ha portato alla rinascita dell’Italia”. Il Presidente ha ricordato il sacrificio dei connazionali che hanno lottato nella Resistenza e combattuto nel Corpo italiano di Liberazione, i tanti deportati sterminati nei campi di concentramento. Dopo l’omaggio all’Altare della Patria il capo dello Stato si è recato al Parco XVII aprile 1944 dove ha deposto una corona sul monumento che ricorda le vittime del rastrellamento del Quadraro. Successivamente si è svolta la cerimonia

Il valore morale della Resistenza è il cemento che tiene insieme l’Italia

Sergio Mattarella, presidente della Repubblica italiana Roma, 25 aprile 2021. Il presidente della Repubblica Mattarella accompagnato dal presidente del Consiglio, dai presidenti di Camera e Senato, dal Ministro della Difesa e dal capo di Stato Maggiore della Difesa, all’Altare della Patria.

Una data simbolica della guerra di Liberazione, scelta dalla Repubblica italiana per ricordare la conclusione del conflitto sanguinoso, la fine della brutale e spietata occupazione nazista, il crollo definitivo del fascismo. Questa giornata, per gli italiani, rappresenta la festa civile della riconquista della libertà. La vittoria dell’umanità sulla barbarie. Il giorno di un nuovo inizio, pieno di entusiasmo, portato a compimento con la Costituzione Re-

pubblicana. Nel rispetto delle norme anticovid sono state tante le iniziative in tutto il Paese per celebrare questo giorno. A Roma il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, come da tradizione, ha deposto una corona dall’alloro all’Altare della Patria, tra i marmi del Vittoriano ad accompagnarlo anche il premier Mario Draghi, i presidenti della Camera e Senato, il ministro della Difesa e il capo di Stato Maggiore della Difesa. In un messaggio il capo dello Stato ha

al Quirinale aperta dall'esecuzione dell'Inno d'Italia e dalla proiezione di un filmato realizzato da Rai Cultura-Rai Storia, nonché testimonianze, documentari, poesie e riflessioni storiche a cura del prof. Emilio Gentile, sul significato storico e politico del 25 aprile. Erano presenti i presidenti del Senato della Repubblica, Maria Elisabetta Casellati, della Camera dei Deputati, Roberto Fico, il presidente del Consiglio dei Ministri, Mario Draghi, il presidente della Corte Costituzionale, Giancarlo Coraggio, il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, e i rappresentanti dell’ANPI e delle Associazioni Combattentistiche e Partigiane e d’Arma.

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La Marina: potenzialità, responsabilità e certezze di Antonio Cosentino

Durante la visita al Comando in Capo della Squadra Navale, il ministro Guerini ha potuto verificare come opera il vero cuore pulsante della Forza Armata

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oma, Base Santa Rosa, 7 aprile 2021 - Il ministro della Difesa Lorenzo Guerini si è recato in visita al Comando in Capo della Squadra Navale, a riceverlo il capo di Stato Maggiore della Difesa generale Enzo Vecciarelli, il capo di Stato Maggiore della Marina ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone e il comandante in Capo della Squadra Navale ammiraglio Paolo Treu. Nel corso della visita il Ministro ha potuto non solo conoscere e verificare di persona come opera questa realtà di assoluto prestigio e di altissimo valore

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della Marina Militare, ma anche apprezzare direttamente le potenzialità del Comando in Capo della Squadra Navale (CINCNAV), vero cuore pulsante della Forza Armata. Cincnav è il vertice dell’organizzazione operativa e addestrativa della Marina ed ente preposto alle funzioni di controllo dell’efficienza, di approntamento e di controllo operativo dello strumento aeronavale. Alle sue dipendenze operano oggi 182 Comandi, 17.531 militari, 1.351 civili, 57 navi, 8 sommergibili, aerei ed elicotteri. Numeri che danno la cifra della com-

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[...] un particolare ringraziamento a tutti Voi per la generosità con cui vi siete posti al servizio del Paese garantendo, tramite la dipendente Brigata Marina San Marco, l’approntamento degli ospedali da campo di Jesi e Barletta Il ministro della Difesa on. Lorenzo Guerini

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plessità di questo Comando – ha sottolineato l’onorevole Guerini – che solo grazie alla competenza, alla passione, alla dedizione e alla motivazione del suo Comandante e dei suoi uomini riesce a garantire in maniera eccellente l'assolvimento di tutti i compiti assegnati. “Voglio esprimere il mio più sentito ringraziamento all'ammiraglio Treu e a tutto il personale dipendente per lo straordinario lavoro svolto in questo momento di particolare difficoltà dovuto alla crisi pandemica – ha proseguito il ministro della Difesa – un particolare ringraziamento a tutti Voi per la generosità con cui vi siete posti al servizio del Paese garantendo, tramite la


dipendente Brigata Marina San Marco, l’approntamento degli ospedali da campo di Jesi e Barletta. Un momento di particolare difficoltà per il mondo intero, in cui avete continuato a garantire tutti gli impegni nazionali e internazionali e in cui, peraltro, alla Marina Militare, insieme alle altre Forze Armate, sono stati chiesti impegni sempre più gravosi, sia a seguito delle esigenze operative della nuova strategia NATO sia a seguito della crescente valenza della Difesa Europea”. L’onorevole Guerini ha evidenziato anche gli accresciuti impegni multinazionali, che hanno visto il nostro Paese e la Marina Militare impegnata in mari

lontani dalle nostre coste, non solo per combattere il terrorismo ma anche per contrastare la nuova pirateria internazionale, come facciamo da anni con la missione europea Atalanta nel golfo di Aden, e come stiamo facendo con nave Rizzo nel golfo di Guinea, diventato il nuovo hotspot mondiale di questo fenomeno. Il Ministro ha sottolineato la grande responsabilità che ha oggi la Marina, ma anche della certezza di poter disporre di una forza navale di altissimo livello, in grado di assicurare le esigenze fondamentali di difesa e di sicurezza della Nazione, così come le essenziali necessità di presenza, di sorveglianza,

di protezione e proiezione sul mare e dal mare non solo per assolvere gli obblighi internazionali, ma anche per supportare la “robusta” agenda italiana di salvaguardia degli interessi nazionali. Infine, ha concluso l’incontro con il personale di CINCNAV, ringraziandolo per il lavoro svolto, per la professionalità, la dedizione e l’esemplarità.

Roma, Santa Rosa sede del Comando in Capo della Squadra Navale, 7 aprile 2021. Alcuni dei momenti della visita a Cincnav del ministro della Difesa on. Lorenzo Guerini.

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Conclusa la Campagna Ready for Operations, la portaerei Cavour rientra a Taranto dopo 3 mesi con la certificazione per operare con gli F-35B

Missione compiuta! di Michele Angelicchio e Federico Paolini

aranto – Novantatrè giorni, 15627 miglia marine percorse, tra Mediterraneo e Oceano Atlantico, 1406 ore di moto: questi alcuni dei numeri della Campagna “Ready for Operations” portata a termine dalla portaerei Cavour il 30 aprile scorso con il rientro nella Stazione Navale Mar Grande di Taranto. E’ durata poco più di tre mesi la missione negli Stati Uniti dell’ammiraglia della Squadra Navale della Marina Militare, utile ad ottenere la certificazione per l’impiego dei velivoli di 5ª generazione, gli F-35 nella versione Bravo, a decollo corto e appontaggio verticale. Al rientro, prima di ormeggiare, l’Unità con 568 tra uomini e donne dell’equipaggio al comando del capitano di vascello Giancarlo Ciappina, è stata accolta dal sottosegretario alla Difesa sen. Stefania

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Pucciarelli, dal capo di Stato Maggiore della Marina, ammiraglio di Squadra Giuseppe Cavo Dragone, dal Comandante in Capo della Squadra Navale, ammiraglio di Squadra Paolo Treu, e da alcuni assetti della flotta: il cacciatorpediniere Andrea Doria, la nave anfibia San Giusto, il sommergibile Prini, nonché una pattuglia di AV-8B Plus del GrupAer di Grottaglie che hanno reso gli onori all’ammiraglia con un defilamento nelle acque antistanti il golfo di Taranto. “Il raggiungimento della Ready for Operations per la portaerei Cavour ha non solo un significato di natura tecnico-operativa ma anche risvolti di carattere strategico per la Marina, nonché per la Difesa e per il Paese intero – ha sottolineato la senatrice Pucciarelli nel suo saluto all’equipaggio -. Questa Unità rappresenta la massima espressione del Potere Aeronavale e della

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naval diplomacy dell’Italia. Oggi disponiamo di una Marina Militare di altissimo livello, in grado di assicurare le esigenze fondamentali di difesa e di sicurezza interne e di rispondere con efficacia agli obblighi internazionali assunti dal Paese. Tutto questo grazie alle competenze assicurate dagli equipaggi, da uomini e donne, altamente professionali e spinti da eccezionale spirito di servizio. Una eccellente preparazione professionale che va di pari passo con l’innovazione tecnologica. Un made in Italy che nave Cavour rappresenta con l’investimento tecnologico più importante del sistema industria difesa nazionale. La sinergia tra la professionalità degli equipaggi della Marina e la tecnologia, Suggestiva immagine di due nuovi velivoli da combattimento di 5ª generazione del programma Joint Strike Fighter, F-35B Lightining II in volo che sorvolano la portaerei Cavour.

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Sono profondamente grato agli uomini e alle donne del mio equipaggio, per la loro professionalità e per il senso del dovere

il Comandante di nave Cavour, capitano di vascello Giancarlo Ciappina

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il messaggio d’augurio del ministro Guerini alla partenza, ha dato a tutta la Marina e all’equipaggio di nave Cavour lo slancio necessario per affrontare questa missione il capo di Stato Maggiore della Marina, ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone

L’equipaggio di nave Cavour sul ponte di volo dell’Unità.

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sempre più spinta, della quale si avvale, ci consente di disporre di uno strumento militare sempre più efficiente ed efficace”. L’ammiraglio Cavo Dragone ha aggiunto: “Il risultato conseguito con la campagna RFO ha notevole rilevanza se si considera che l’abbiamo voluto a tutti i costi. La situazione pandemica ci ha rallentati nell’approntamento, ma il messaggio d’augurio del ministro Guerini alla partenza, lo scorso 29 gennaio, ha dato a tutta la Marina e all’equipaggio di nave Cavour lo slancio necessario per affrontare questa missione. N OT I Z I A R I O

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Ed oggi la presenza del sottosegretario Pucciarelli al rientro è un attestato di stima e di riconoscenza di tutto il Paese. La qualificazione della portaerei all’impiego degli F35B è un passaggio fondamentale nel percorso di rinnovamento della nostra capacità aeronavale. Presto faremo appontare su questo ponte, appena certificato, il primo velivolo di 5ª generazione italiano condotto da pilota dell’Aviazione di Marina e così continueremo il percorso che ci porterà, entro il 2024, alla Initial Operational Capability e quindi alla Final Operational Capability”.

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Messi i cavi in banchina e abbassato il portellone, si è conclusa di fatto la Campagna “Ready for Operations” partita il 28 gennaio scorso (l’8 gennaio se si considera il periodo dei protocolli anti Covid) e terminata con la “pietra miliare” della certificazione ad impiegare il nuovo sistema d’arma, gli F-35B, ottenuta al termine delle Sea Trials (28 febbraio-26 marzo), serie di test in mare (oltre 50 missioni di volo, in diverse condizioni meteo e stato del mare, attività notturne, circa 120 appontaggi verticali e altrettanti decolli corti con l’ausilio dello ski jump, nonché prove di decollo verticale) svolti con l’apporto del team di ingegneri dell’Integrated Test Force di Patuxent River e dei due velivoli e dei piloti collaudatori del Corpo dei Marines degli Stati Uniti. “Abbiamo mostrato al mondo l’eccellenza


Da Comandante in Capo della Squadra Navale sono emozionato e soddisfatto per il successo ottenuto dalla portaerei e dal suo equipaggio con il conseguimento della certificazione all’impiego del suo nuovo e rivoluzionario sistema d’arma il Comandante in Capo della Squadra Navale, ammiraglio Paolo Treu

italiana – il commento dell’ammiraglio Treu -. Nave Cavour ha saputo egregiamente e splendidamente svolgere il ruolo di prestigioso ambasciatore della parte migliore dell’Italia, tenendo alta l’immagine di un Paese che, anche nel corso della drammatica pandemia ancora in atto, continua ad avanzare capace di grande imprese. Da Comandante in Capo della Squadra Navale sono emozionato e soddisfatto per il successo ottenuto dalla portaerei e dal suo equipaggio con il conseguimento della certificazione all’impiego del suo nuovo e rivoluzionario sistema d’arma, costituito dal Joint Strike Fighter. Ora è necessario che l’interesse del Paese prevalga e che al conseguimento della Final Operational Capability della componente F-35A di imminente acquisiszione da parte dell’Aeronautica, faccia seguito, senza ulteriori ritardi, quello della

componente F-35B destinata a costituire il principale sistema d’arma di questa portaerei, quale parte integrante e inalienabile di questa nave. E’ necessario che i primi 15 F35B siano assegnati alla Marina, perché se così non fosse verrebbe ritardata l’acquisizione della capacità più versatile del sistema JSF, ossia quella proiettata dalla portaerei. Per questo è necessario lavorare alacremente affinché la Final Operational Capability venga raggiunta nel più breve tempo possibile”. La Campagna è stata altresì caratterizzata dalla cooperazione bilaterale

con le forze armante statunitensi, in particolare con la US Navy e il Corpo dei Marines. Spiccano, infatti, le diverse sessioni addestrative condotte nel mese di febbraio con assetti US Navy come lo USS Stout e un Maritime Patrol Aircraft, così come le attività di manovre cinematiche compiute con la USS Gerald Ford, unità statunitense della nuova e omonima

Un F-35B Lightining II in operazione di volo dalla portaerei Cavour.

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Oggi disponiamo di una Marina Militare di altissimo livello, in grado di assicurare le esigenze fondamentali di difesa e di sicurezza interne e di rispondere con efficacia agli obblighi internazionali assunti dal Paese il sottosegretario di Stato alla Difesa sen. Stefania Pucciarelli

classe di Unità a propulsione nucleare. Nonché le attività con il convertiplano MV-22 Osprey, un velivolo plurimotore, a doppio pilotaggio, auto-dispiegabile, con capacità di decollo e appontaggio verticale grazie ai rotori basculanti, progettato per missioni di supporto a operazioni speciali in tutto il mondo. “Sono profondamente grato agli uomini e alle donne del mio equipaggio, ha sottolineato il comandante Ciappina al rientro dell’Unità - per la loro professionalità e per il senso del dovere che hanno messo in luce nel portare a termine questa ambiziosa impresa, specialmente in un momento così

difficile per le nostre famiglie e per l’intero Paese, a causa dell’emergenza pandemica. Il loro esempio di spirito di sacrificio e la loro generosità mi riempiono il petto d’orgoglio: è grazie alla professionalità e ai sacrifici dei nostri uomini e donne, nonché delle loro famiglie, che la Marina - nonostante l’esiguo e sempre il più ridotto bacino di personale disponibile - riesce a preservare con efficacia l’essenziale funzione di difesa sul mare e dal mare e di confermare il ruolo della Forza armata quale vitale strumento per la sicurezza dei nostri mari e per la tutela dell’economia del Paese, a fortissima connotazione marittima”.

A destra: la senatrice Pucciarelli; sotto: il capo di Stato Maggiore della Marina ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone e il Comandante in Capo della Squadra Navale ammiraglio Paolo Treu. In basso: l’equipaggio schierato sulla portaerei Cavour.


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Golfo di Guinea: Operazione “Gabinia”.

Nave Rizzo in costante impegno nella lotta alla pirateria La FREMM della Marina Militare italiana tra addestramenti e attività operative di Daniela Napoli

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resenza: acque del Golfo di Guinea. Sorveglianza: vigilanza marittima nell’area dell’Oceano Atlantico a più alto rischio pirateria. Protezione: mercantili. Deterrenza: contrasto alla pirateria. Questi i quattro compiti principali che nave Rizzo, nell’ambito della sua partecipazione all’Operazione “Gabinia” nelle acque del Golfo di Guinea, sta assolvendo con il coraggio e la determinazione del suo equipaggio, anche a tutela dei forti e strategici interessi nazionali. A questi task vanno aggiunti quelli dell’addestramento e della condivisione di tecniche ed esperienza nei confronti delle Marine locali che saranno messe, quanto prima, in condizione di poter contrastare autonomamente il fenomeno della pirateria, presente in quella parte di Oceano Atlantico nella sua forma più violenta. Il mese di aprile – per la sesta unità FREMM (F 595) della Marina Militare salpata dalla base navale di La Spezia lo scorso 23 febbraio – è stato molto impegnativo, collaborando a manovre navali internazionali collettive e intervenendo in vere e proprie azioni

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reali. All’interno dell’European Maritime Security 21 (EUROMARSEC 21) – la prima esercitazione marittima svolta in pattugliamento congiunto insieme alle Marine di Francia, Spagna e Portogallo –, nave Rizzo ha partecipato a questo importante addestramento ponendo in atto lo spirito della fattiva collaborazione che la Forza Armata italiana mette a disposizione degli alleati multinazionali e

La Marina Militare continuerà con nave Rizzo il pattugliamento nel Golfo di Guinea e il suo impegno nell’Operazione “Gabinia” fino al prossimo mese di giugno.

l’alta capacità e professionalità che contraddistinguono l’eccellente operato del personale imbarcato. Donne e uomini che, lo scorso 21 aprile, agendo tempestivamente hanno impedito un attacco di pirateria al largo delle coste nigeriane, verificatosi in quello specchio d’acqua che rientra idealmente nel concetto di Mediterraneo Allargato (che si estende a oriente verso il Mar Nero, il Medio Oriente e il Mar Rosso, il Corno d’Africa, la regione del Golfo Persico, l’Oceano Indiano e ad occidente, appunto, verso il Golfo di Guinea). Un elicottero di nave Rizzo, infatti, è riuscito a mettere in fuga un’imbarcazione veloce con a bordo 9 sospetti pirati, che trasportavano attrezzature tipiche utilizzate generalmente per esercitare atti di abbordaggio. I mercantili in transito e le autorità locali sono state allertate del pericolo e hanno alzato il loro livello di guardia. La Marina Militare continuerà con nave Rizzo il pattugliamento nel Golfo di Guinea e il suo impegno nell’Operazione “Gabinia” fino al prossimo mese di giugno.

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Bonifica di ordigni esplosivi di Fabrizio Buonaccorsi

La Marina Militare è presente anche in Trentino Alto Adige

ra le molteplici attribuzioni dei palombari della Marina Militare vi è quella della rimozione e bonifica di ogni sorta di ordigno esplosivo, molti dei quali residuati bellici dei due conflitti mondiali, ancora oggi presenti in gran numero lungo le coste italiane, nelle aree portuali e nei fiumi e laghi italiani. Una di queste importanti attività si svolge da circa quattro anni nel lago alpino di Varna, situato in Trentino Alto Adige in provincia di Bolzano, ove, durante la Prima Guerra Mondiale, furono disperse centinaia di migliaia di bombe da fucile durante la ritirata degli eserciti Austroungarici. L’importanza di questa operazione, svolta nel rispetto delle norme anticovid, è anche suggellata da una proficua collaborazione e sinergia con gli Alpini artificieri del 2° reggimento genio guastatori della Brigata

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Julia. Questi provvedono alla distruzione finale degli ordigni presso un sito sicuro, una volta individuati e recuperati sui fondali del lago da parte dei palombari del Gruppo Operativo Subacquei (GOS) del Comando Subacquei ed Incursori della Marina Militare (Comsubin), attraverso anche le sue articolazioni presenti su tutto il territorio con i Nuclei Sminamento Anti Mezzi Insidiosi (Nuclei SDAI). L’importante attività ha permesso, fin dal suo inizio, di recuperare e distruggere oltre 60.000 ordigni e, solo nell’attuale sessione primaverile, sono state neutralizzate oltre 4.000 bombe da fucile denominate tecnicamente “zeitzundergrenade”. Lago di Varna (BZ). Alcuni momenti della rimozione e bonifica degli ordigni esplosivi.

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Nave Galatea inizia la campagna oceanografica di Federica Maurantonio

La nave idrografica della Marina Militare condurrà rilievi fino alla fine di luglio. I rilievi scientifici di un ecosistema delicato come l’Isola d’Elba, sono necessari per la sua salvaguardia e la sicurezza della navigazione

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aranno i mari Ligure e Tirreno gli scenari di esplorazione idro-oceanografica 2021 che vedranno come protagonista nave Galatea (A 5308). L’Unità esercita molteplici capacità a supporto della collettività, legate alla sicurezza della navigazione e all’incremento delle conoscenze scientifiche, in collaborazione con enti di ricerca nazionali ed internazionali. Nel quadro considerato, lo scorso 26 marzo, la nave della classe Ninfe ha

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dato il via alla Campagna idro-oceanografica 2021, con partenza dalla Base Navale della Spezia e destinazione Isola d’Elba. L’esperienza si è configurata in una prima attività denominata “Summer and Winter Intensive Monitoring in the LIGurian Sea” (SWIM-LIG21), inquadrata nel programma di ricerca congiunto avviato nel 2018 dall’Istituto Idrografico della Marina Militare (IIM). Il progetto, in collaborazione con l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo


sviluppo sostenibile (ENEA), l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) e il Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), è finalizzato al monitoraggio della capacità termica del mar Ligure. Per conseguire tale obiettivo, nei giorni 26 e 27 marzo 2021, la nave ha acquisito i parametri della colonna d’acqua relativi al bilancio termico, attraverso l’utilizzo di opportuni sensori di temperatura e pressione, oltre ai profili di corrente nella zona d’operazione. I dati raccolti consentono di monitorare l’evoluzione nel tempo delle masse d’acqua che convergono dai vari settori del Mediterraneo, allo scopo di generare modelli di previsione sulla circolazione termoalina. Il progetto si propone, altresì, di individuare le principali masse d’acqua provenienti da altre zone del Mediterraneo e dell’Atlantico in un contesto marino alquanto interessante per la sua ricchezza e disomogeneità. Successivamente nave Galatea, comandata dal tenente di vascello Stefano Aiello, ha fatto rotta verso l’Isola d’Elba per il secondo task consistente nel-

l’esecuzione di rilievi idro-oceanografici, mirati allo studio geomorfologico e morfodinamico del fondale ai fini della sicurezza della navigazione, della tutela dell’ambiente e della ricerca scientifica. La portata della ricerca si lega alla specificità dell’ambiente marino circostante l’isola. L’Elba, con i suoi 224 km2 di superficie che ne fanno la terza isola italiana per estensione, si erge da una piattaforma continentale caratterizzata da bassi fondali, sviluppata dal litorale toscano sino al canale di Corsica. La relativa regolarità del fondale marino, appartenente all’area di piattaforma continentale circostante l’Elba, è interrotta a nord e a sud dalle depressioni che s’immettono rispettivamente nel bacino marino ubicato tra Capraia e il continente (bacino di Capraia) e in quello situato tra Montecristo ed il Giglio, a ovest dalla dorsale sottomarina Elba-Pianosa. La fascia costiera si presenta molto articolata e caratterizzata da lunghi tratti di coste alte a falesia alternate a coste basse di minor lunghezza che si aprono a golfi, baie ed insenature.

Il profilo costiero è completato da faraglioni, scogli semisommersi ed emersi, isolotti. La specificità e la varietà dell’Elba necessitano di uno studio morfodinamico ai fini della valorizzazione dell’ambiente marino prossimo all’Isola che, in virtù della sua densità commerciale e turistica, richiede particolare considerazione a livello scientifico per la sua tutela. Nave Galatea, con il proprio team specialistico, proseguirà l’attività idro-oceanografica fino alla fine di luglio, così da completare l’acquisizione, la valorizzazione e la restituzione del rilievo della carta nautica 117 afferente all’isola d’Elba.

Nella foto di sfondo nave Galatea in navigazione. Sotto a sinistra, rilievo dell’isola d’Elba, acquisizione a mezzo ecoscandaglio multifascio MBES EM 2040. A seguire morfologia dell’Elba (foto fonte ISPRA). Sotto un altro rilievo effettuato sempre con ecoscandaglio multifascio MBES EM 2040.

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Workshop Nettuno 2021 L’addestramento dei soccorritori militari del comparto Forze Speciali della Difesa

di Gianluca Degani e Fabrizio Buonaccorsi e Forze Speciali operano principalmente in scenari caratterizzati da livelli elevati di rischio, nei quali non sempre è possibile assicurare assistenza sanitaria diretta da parte di personale medico o infermieristico. Per questa ragione, dal 2019, il servizio sanitario del Comando Subacquei e Incursori - COMSUBIN - svolge un’attività formativa finalizzata a incrementare il livello addestrativo del personale delle Forze Speciali abilitato come “Soccorritore Militare” e del personale sanitario di supporto al comparto Forze Speciali della Difesa. A tal proposito, presso il Raggruppamento Subacquei e Incursori Teseo Tesei, si è svolto il Workshop Nettuno dal 22 al 26

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marzo 2021 (in stretta aderenza ai protocolli anti-COVID), organizzato dal Comando Operativo Forze Speciali (COFS). Il workshop - assegnato come lead al Gruppo Operativo Incursori (GOI) - è esclusivo nel panorama della medicina di combattimento in supporto alle operazioni speciali della Difesa, il cui tema centrale è stato il Prolonged Field Care (PFC): la stabilizzazione del ferito grave in contesto operativo, in attesa dei soccorsi avanzati e dell’assistenza medica definitiva. Il COFS contribuisce direttamente da tempo alla specializzazione di operatori Forze Speciali di tutte le Forze Armate e dell’Arma dei Carabinieri, inviandoli alla frequenza di specifici corsi all’estero e organizzando attività di approfondimento di alcuni giorni nelle sedi stanziali, come nella più recente presso il GOI.

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L’obiettivo è di condividere esperienze e best practice, anche emerse in impieghi reali, sia per avvalersi delle eccellenze sanitarie nazionali. Le esperienze in campo internazionale, come le attività operative, stanno confermando la necessità di sempre più specifiche competenze degli operatori medic delle Forze Speciali. Intervenire in soccorso di colleghi anche nel vivo dei contesti operativi con tempestività, è indispensabile per accrescere le possibilità di sopravvivenza e di salvaguardia delle funzioni vitali. In tal senso la Difesa, dietro una forte spinta della Marina, ha svolto un intenso lavoro di analisi interna per giungere, di concerto con le autorità sanitarie nazionali, al superamento degli ostacoli normativi per l’espressione di queste capacità. A sottolineare il significato e l’importanza dell’evento, e con-


ligure, hanno affrontato la gestione di insufficienze respiratorie generate da eventi traumatici, quali pneumotorace, sovradistensione polmonare e trauma cranico. Gran parte della quarta giornata, è stata dedicata ad un aggiornamento delle procedure di emotrasfusione sul campo e alla gestione farmacologica del ferito, secondo le linee guida del Tactical Combat Casualty Care (TCCC), a cura del tenente di vascello Degani, medico del GOI e responsabile scientifico del workshop, del dott. Brambati, medico specialista in anestesia, rianimazione e terapia del dolore, e di un sottufficiale US Navy Seal abilitato SOCM (Special Operation Combat Medic). Il dott. Mariani, medico ortopedico-traumatologo, ha illustrato la gestione di traumi ortopedici e muscolo-scheletrici, con

A sinistra irruzione in edificio per liberazione ostaggi; sotto il soccorso e il trasporto del ferito; a seguire intervento di prolonged field care.

particolare focus sulla riduzione di fratture e lussazioni nonché utilizzo della fasciotomia nella gestione della sindrome compartimentale. La fase finale del workshop ha impegnato gli operatori in un atto tattico inerente la gestione di una mass casualty, organizzato dal dott. Andreotti, anestesista rianimatore del Centro di Formazione Avanzata e Simulazione Medica della Facoltà di Medicina e Chirurgia di Modena (FASiM), sfruttando anche l’ausilio di un simulatore di ultima generazione fornito dall’ azienda Accurate, in grado di riprodurre emergenze mediche estreme. Hanno inoltre presenziato molte personalità di spicco del mondo accademico sanitario come la prof.ssa Petrini, presidente della Società Italiana Anestesia, Analgesia, Rianimazione e Terapia Intensiva (SIAARTI), il prof. Mezzopera e la dott.ssa Simonetti, direttore e co-direttrice del Corso di Perfezionamento post-Universitario in Gestione del Rischio Clinico della LUISS Business School, il prof. Beghi, consigliere scientifico della Marina Militare.

dividere le prospettive, hanno presenziato il generale Nicola Lanza de Cristoforis, comandante del COFS, il vice ispettore generale della Sanità Militare brigadier generale (CC) Sebastiano Fallo, l’ammiraglio Riccardo Guarducci, capo del Corpo Sanitario della Marina Militare e ispettore di sanità e il colonnello Di Liberato dell’Istituto di Perfezionamento e Addestramento in Medicina Aeronautica e Spaziale, oltre a rilevanti presenze del mondo accademico e scientifico nei settori della anestesia e rianimazione, medicina d’urgenza e ortopedia. Nelle prime due giornate, la dott.ssa Cretella, dirigente del sistema Emergenza Urgenza della Regione Lazio, ha tenuto un corso sulla gestione avanzata delle vie aeree, anche in caso di ustioni termiche e chimiche. I dottori Battistella e Notari, operanti nell’emergenza sanitaria

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Controllo del danno, preziosa risorsa per ogni equipaggio di Emanuele Scigliuzzo

Contrasto agli incendi, allagamenti e difesa in caso di attacco chimico, biologico radiologico o nucleare. Come si preparano gli equipaggi ad affrontare ogni pericolo durante le navigazioni? Scopritelo nelle prossime pagine l Centro Addestramento Aeronavale della Marina è una delle eccellenze della Forza Armata, con la missione di assicurare la formazione specialistica, in campo operativo e tecnico, e l’addestramento del personale di tutti i ruoli, categorie e specialità, soprattutto imbarcato. La sua storia inizia nel 1972 quando si ritenne opportuno riunire, nella sede di Taranto, i quattro comandi dedicati all’attività addestrativa nell’ambito della

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Squadra Navale: il Centro Addestramento Informazioni e Operazioni di Combattimento (MARICENSIOC), il Centro Addestramento Telecomunicazioni (MARICENTELE), il Centro Addestramento per il Servizio Sicurezza (MARICENSICUR), tutti con sede a Taranto, e il Centro Addestramento Antisommergibile, con sede ad Augusta (MARICENTRADDAS). Dal 1972 a oggi sono cambiate le tecniche e i mezzi per preparare gli equi-

Suggestiva immagine di un operatore della squadra di sicurezza, in un locale di bordo invaso dai fumi.

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paggi ad affrontare le sfide e le difficoltà delle operazioni navali, e a condurre impianti e apparecchiature intrinsecamente complesse, ma non l’impegno e la passione degli istruttori nel trasmettere e nel verificare la conoscenza. La preparazione in questo ambito non avviene solo a terra, utilizzando le strutture e i supporti didattici presenti presso il Centro Addestramento, quali ad esempio i simulatori, la tuga antincendio o la sezione di nave; gli equipaggi affrontano periodicamente un intenso periodo di addestramento in mare con la loro stessa Unità: il Tirocinio Navale – “TIRNAV”. È una fase fondamentale per il consolidamento delle conoscenze e la corretta applicazione delle procedure. Tra le attività più importanti in

questo panorama vi sono poi quelle correlate al cosiddetto controllo del danno. Una volta conosciuto come Difesa Passiva, è lo specifico settore che comprende tutte le funzioni, strutture, impianti e dotazioni di cui dispone una Unità Navale per il contrasto di incendi, allagamenti e per la protezione in caso di evento CBRN (Chimico, Biologico, Radiologico e Nucleare).

Nelle foto in basso, la formazione del persnale della Marina Militare Italiana e delle marine estere, presso Maricentadd.

Il Tirocinio navale l Tirocinio Navale – TIRNAV – è uno dei moduli di addestramento più importanti offerti dal Centro Addestramento Aeronavale. Rivolto specificamente alle unità navali, è pensato per addestrare l’equipaggio in un’ottica di team e non solo come singolo operatore. Viene normalmente programmato al termine di periodi medio-lunghi di inattività delle navi, come le soste lavori, o in occasione dell’avvicendamento di un’importante aliquota di personale, come avviene ad esempio al cambio della sede di assegnazione. La finalità è quella di testare la preparazione del personale e di favorire l’affiatamento tra le diverse componenti di bordo in ogni ruolo di navigazione. Il tirocinio in genere è preceduto da una fase di controlli propedeutici, che valutano la situazione iniziale e identificano le aree che necessitano di specifico approfondimento sia come materiali e dotazioni, che come organizzazione e procedure.

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L’intervista Incontriamo l’ammiraglio Marco Montoneri, comandante di Maricentadd

’ammiraglio Marco Montoneri, romano classe 1970, da settembre 2020 Comandante del Centro Addestramento Aeronavale.Allievo dell’Accademia Navale dal 1988 al 1992 (Corso Naumakos), sommergibilista, dopo aver ricoperto tutti gli incarichi a bordo dei battelli e aver comandato il sommergibile Longobardo, ha maturato un’ampia esperienza a bordo delle unità navali ricoprendo l’incarico di Comandante di nave Gaeta, Zeffiro e del Cacciatorpediniere Caio Duilio. Si aggiungono all’esperienza personale gli incarichi svolti in ambito interforze presso il 1º e 3º Reparto dello Stato Maggiore Difesa, e quello di Capo del 2° Dipartimento Impiego Sottufficiali, Graduati e Truppa di MARIPERS.

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Ammiraglio, oggi è al comando di un Centro specializzato e con una storia importante. Un ruolo delicato quello della formazione del personale nell’ambito della sicurezza navale e non solo, possiamo dire che la Marina italiana è all’avanguardia in questi settori? Senza dubbio! Presso il Centro Addestramento vengono effettuati numerosi corsi specialistici che oltre alle nozioni teoriche offrono un’im-


portante parte pratica presso i nostri simulatori, che rappresentano il vero valore aggiunto di una formazione adeguata alle reali esigenze di bordo. E questo non solo nell’ambito della formazione specialistica del singolo, ma anche nell’addestramento di Team, grazie a soluzioni quali la tuga antincendio e la “fetta di nave”, nel caso dell’addestramento al controllo del danno, o alla sala regia per l’addestramento sintetico di flotta, che ci consente di addestrare contemporaneamente navi in mare e in porto all’applicazione delle procedure operative nella varie forme di lotta, e nei processi decisionali da attuare per far fronte alle diverse minacce di superficie, subacquee o aeree. Inoltre, la nostra attività non si limita al solo ambito della Marina Militare, ma i nostri corsi vengono frequentati da personale delle altre Forze Armate e Corpi Armati dello Stato, e al personale di Marine straniere, prime fra tutte quella del Qatar, della Libia e di Malta. Recentemente si è concluso il corso dedicato agli ufficiali del Genio Navale che presto assumeranno l’incarico di Direttore di Macchina, un ruolo fondamentale a bordo di ogni Unità Navale. Quali sono i principali corsi che costituiscono l’offerta formativa di MARICENTADD? Oltre al corso da Lei menzionato vengono ef-

fettuati, principalmente a favore degli ufficiali di Stato Maggiore al termine del loro iter accademico, dei corsi di abilitazione alla Tattica Navale per prepararli agli incarichi operativi a bordo, oppure dei moduli per gli ufficiali destinati a ricoprire l’incarico di ufficiale in Comando di Guardia in navigazione, per formarli all’impiego della dottrina per fronteggiare le minacce in mare, o ancora dei seminari nell’ambito dell’iter preliminare al Comando navale.Vi sono poi i corsi specialistici, iniziali e superiori, per la qualificazione dei sottufficiali sui diversi sistemi di bordo. Inoltre, non meno importanti sono i corsi che eroghiamo nell’ambito della sicurezza e prevenzione della salute sui luoghi di lavoro, aspetto ormai fondamentale in ogni contesto. Il Tirocinio Navale rappresenta ancora oggi il fiore all’occhiello per la sicurezza delle nostre unità navali? Assolutamente, poiché viene programmato ed effettuato al termine di soste lavori oppure all’atto dell’approntamento per una missione prolungata, rappresentando quindi un momento importante per l’intero Equipaggio per poter testare la capacità operativa, la correttezza delle procedure impiegate, la sinergia tra i vari Team funzionali e l’efficace gestione di eventi dannosi. Inoltre, il Tirocinio Navale esplica in maniera completa la missione del nostro Centro Addestramento, ovvero far conseguire la prontezza operativa dello strumento

aeronavale; per ottenere al meglio questi risultati, siamo in grado di offrire tirocini mirati per durata e obiettivi alle reali esigenze di ciascuna unità navale. Guardando al futuro, con le nuove Unità che stanno entrando in servizio nella Squadra Navale, quanto sono migliorati i sistemi per il controllo del danno a bordo? Il concetto di sicurezza a bordo è cambiato molto con l’evoluzione tecnologica e l’introduzione di nuove unità dotate di sistemi moderni e avanzati; ciò ha portato anche ad una considerevole riduzione degli equipaggi, e alla conseguente necessità di rivedere le procedure d’intervento delle squadre nell’organizzazione del controllo del danno. L’introduzione di impianti automatici di nuova concezione ha riguardato sia l’aspetto della scoperta e investigazione degli eventi, sia l’aspetto dell’intervento. Le unità hanno acquisito una maggiore facilità nella supervisione delle temperature e della presenza di fumi nella quasi totalità dei locali di bordo, che hanno ridotto in maniera importante i tempi di intervento grazie al pronto allertamento dei centri di comando e controllo di bordo, garantendo di conseguenza l’attuazione della necessaria catena di azioni. Infine, è importante ricordare anche il miglioramento dei sistemi di gestione degli eventi dannosi, che dai cartelloni compilati a mano di qualche anno fa consentono oggi l’impiego di strumenti tecnologici potenti, semplici e orientati a fornire tutte le informazioni e situazioni necessarie al gruppo di comando per prendere le opportune decisioni in tempi ridotti.


A fianco personale del ruolo Ras (replenishment at sea) impegnato nel passaggio della sagola graduata con unità rifornitrice.; In basso il medico di bordo impegnata, sotto il controllo degli istruttori di Maricentadd, in una fase dell’esercitazione; A seguire un operatore riporta la situazione locali durante un’esercitazione; operatori di sicurezza si esercitano seguendo le indicazioni degli istruttori di Maricentadd.


L’intervista Incontriamo il 1º luogotenente Liace Cosimo, istruttore di Maricentadd er rivivere le sensazioni del personale che ha appena affrontato questo particolare periodo formativo, incontriamo uno degli istruttori di MARICENTADD il 1° luogotenente Cosimo Liace, coadiutore per gli aspetti di controllo del danno e piattaforma, che ci descrive, nel dettaglio alcuni momenti particolari del tirocinio.

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Le navi Libeccio e Comandante Foscari hanno recentemente concluso con successo, il TIRNAV. La fregata e il pattugliatore sono state realizzati in periodi differenti, la prima varata nel 1981 e la seconda nel 2000: considerato il periodo diverso di costruzione delle due unità, dotate di sistemi diversi del controllo del danno, ci sono state differenze nelle esercitazioni? Nonostante le differenti dimensioni ed il diverso periodo di costruzione delle due Unità, non vi è molta differenza nella filosofia di gestione degli eventi di controllo del danno. Le sistemazioni di sicurezza così come i locali sensibili e i relativi impianti fissi a protezione degli stessi sono praticamente simili. La vera differenza è nel numero di persone a disposizione. L’equipaggio di nave Foscari è numericamente inferiore e questo implica che molti incarichi del controllo del danno vengano accorpati alla stessa persona, con la conseguente difficoltà di gestione dell’evento soprattutto durante i ruoli complessi. Dal punto di vista tecnico, nelle unità classe Comandanti si è accentuata la tendenza a facilitare l’investigazione

passiva nei locali allargando il numero dei sensori rilevatori di fumo e temperatura, facendo un passo avanti nel controllo delle fonti di pericolo e nella riduzione dei tempi di intervento dall’innesco di un incendio. Quali sono le principali tematiche su cui si concentra il tirocinio navale? Le principali tematiche su cui si concentra il tirocinio navale sono l’addestramento del personale sia al lavoro di team sia all’utilizzo delle apparecchiature di propria competenza, nonché la conoscenza approfondita delle procedure e tecniche, che siano operative, antincendio, antifalla o relative ad altri aspetti della piattaforma. Ci può descrivere l’attività ritenuta più difficile di tutto il TIRNAV? Non vi è un’attività più difficile di altre, un tirocinio navale è una serie di attività con difficoltà crescente che pongono costantemente in difficoltà gli equipaggi partendo dalle esercitazioni più elementari fino ad arrivare alle minacce multiple, che si effettuano nelle ultime settimane con un grado di difficoltà più elevato comparato al livello addestrativo raggiunto. Mettendo in pratica tutte quelle azioni e procedure acquisite mediante i corsi presso il Centro di Addestramento, e seguendo i consigli degli istruttori, le attività diventano sempre meno difficili e talvolta anche piacevoli, certamente utili. Quale è l’esercitazione che gli equipaggi affrontano con più enfasi? A mio parere sono le esercitazioni antincendio,

che col passar del tempo diventano una sfida da parte dell’equipaggio verso gli istruttori, favorendo inevitabilmente l’addestramento. Altro dettaglio che crea stimoli durante le esercitazioni sono gli strumenti che utilizziamo per simulare i pericoli, come il fumo artificiale, o i trucchi (intesi come interventi cosmetici) usati per simulare le ferite sui corpi del personale durante un incidente o un attacco nemico. Quali sono le difficoltà maggiori che un equipaggio può riscontrare? Le difficoltà maggiori nell’addestramento si incontrano normalmente nella gestione degli eventi complessi, dove si richiedono più forze in campo per intervenire su più eventi contemporaneamente, e dove l’errore del singolo può compromettere l’intera esercitazione. Diversamente, durante gli eventi semplici gli operatori che partecipano sono pochi e questo semplifica molto lo svolgimento delle azioni. Il TIRNAV è un momento impegnativo per tutto il personale. Ci può dire come l’ha vissuto da operatore e non da istruttore? L’inizio di un tirocinio navale è sempre un momento particolare nella vita dell’unità e del suo equipaggio, che altera il normale equilibrio della vita di bordo. Già a partire dall’approntamento al Tirnav, tutto l’equipaggio si impegna nel cercare di arrivare a questo importante appuntamento nel migliore dei modi. Di sicuro è un momento molto impegnativo e faticoso, ma senza ombra di dubbio necessario e altamente formativo.



Ad ali spiegate sui cieli della storia di Vincenzo Grienti

re uomini di Marina, un’idea e uno stemma: l’Aquila ad ali spiegate che gli aviatori navali portavano cucita sulle maniche delle giacche durante la Grande Guerra. Carlo Guzzi, Giorgio Parodi e Giovanni Ravelli, appassionati di volo e di motori, progettano il mito centenario della Moto Guzzi. La promessa dei tre giovani marinai è quella di dedicarsi a conflitto finito alla produzione e alla messa a punto delle motociclette. Al centro di tutto c’è un’amicizia, quella che si consolida nelle esperienze forti, prima,

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durante e dopo le missioni con gli idrovolanti del Servizio Aereo della Regia Marina. Classe 1889, Carlo Guzzi, detto "Taj", si era trasferito da Milano a Mandello Del Lario. Inizia molto presto come apprendista presso l'officina meccanica di Giorgio Ripamonti. E’ qui che scopre la passione per i motori e, in particolare per le motociclette. Arriva a mettere piede anche al reparto prove-motori dell'Isotta Fraschini, ma la prima guerra mondiale sospende il suo impegno nel mondo della meccanica. Così si arruola

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nella Regia Marina come maresciallo motorista. Giorgio Parodi, nato a Venezia nel 1897, era figlio di Emanuele Vittorio Parodi, armatore genovese, che pur di assecondare il figlio ancora minorenne, ma con tanta voglia di salire a bordo delle unità della Regia Marina, che dà il proprio consenso scritto. Erano gli anni di pionieri del volo e ufficiali di Marina del calibro di Mario

Calderara e Federico Martinengo e le loro imprese erano già famose. Così, il 2° Capo Meccanico Parodi fece domanda ed ottenne l’opportunità di conseguire il brevetto di pilota e poi di pilota militare. Iniziò a volare sugli idrovolanti Macchi L.3 della 252ª Squadriglia che faceva base all'Isola di Sant'Andrea, a Venezia. L’aeronautica come forza armata autonoma non era

Le origini dell’aquila di Mandello L'epopea della Moto Guzzi e dell'aquila di Mandello è strettamente legata alle vicende del “Servizio Aereo della Regia Marina” nel corso della Prima Guerra Mondiale. Una storia accomunata dall'evocativa aquila con le ali spiegate e il capo rivolto a destra. L'aquila reale in oro, sormontata da una corona, era il particolare distintivo indossato dai piloti del “Servizio Aereo” della Regia Marina durante la Prima Guerra Mondiale. Gli stemmi venivano cuciti nelle due maniche dell'uniforme dei soli ufficiali e militari che prestavano servizio nelle basi di servizio.

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Venezia 1918, piloti della Regia Marina insieme ai colleghi americani Giovanni Ravelli è il secondo da sinistra.

Giovanni Ravelli. Foto Ufficio Storico della Marina Militare.


Cento anni di Moto Guzzi. Un’idea geniale nata da tre militari del Servizio Aeronautico della Regia Marina

ancora nata. La sua fondazione, infatti, risale al 28 marzo 1923. Dunque chi voleva diventare un pilota d’aerei si arruolava nel Regio Esercito oppure nella Regia Marina per poi entrare nel Servizio Aeronautico. Parodi ci mise poco tempo a mostrare il suo coraggio e la sua impavidità: il 19 agosto del 1917 fu decorato con una prima medaglia d'argento al valor militare per aver partecipato a numerose missioni come osservatore d'idrovolante sul territorio nemico. Negli anni seguenti ne avrebbe ricevute altre due in qualità di pilota di idrovolanti “rimediando” in azione una ferita ad un gamba. Ma essere un pilota della Regia Marina era qualcosa che andava oltre, così come lo spirito di servizio e l’impegno in un conflitto che da lì a poco si sarebbe concluso con la vittoria dell’Italia. Parodi effettuò dodici missioni di bombardamento e sedici di ricognizione in territorio austro-ungarico. Da pilota di caccia, poi, poté contare ben ventisei missioni, sei combattimenti aerei e l’ottenimento di due vittorie. Nel corso degli anni ottenne infine ulteriori decorazioni durante la guerra di Etiopia e nel secondo conflitto mondiale con la divisa della Regia Aeronautica. Una passione per il volo, la sua, strettamente legata agli anni dell’ingegneristica meccanica in cui l’Italia si fece apprezzare in patria e all’estero. Giovanni Ravelli, pilota motociclista affermato fin da prima della Grande Guerra, nella visione di Guzzi sarebbe stato un collaudatore d’esperienza. Ravelli si era arruolato come marinaio semplice. Nel 1917 era volontario motonauta e pilota di idrovolanti della 253ª Squadriglia sull'isola di Gorgo nella Laguna di Grado a bordo di un Macchi L.3. Durante la battaglia di Caporetto (24 ottobre-19 novembre 1917) e dal 30 ottobre in poi, la sua Squadriglia ripiegò sull'isola di Sant'Andrea poco distante dalla città lagunare. Gli attacchi degli austro-ungarici pun-

tavano sulla Serenissima e sulle città dell’Adriatico. Giovanni Ravelli, promosso 2° capo macchinista, diventò prima guardiamarina e successivamente sottotenente di vascello per meriti di guerra. Passò quindi alla 260ª Squadriglia dotata di Macchi M.5 e infine venne trasferito ai velivoli della caccia terrestre della 241ª Squadriglia del Lido di Venezia. Partecipò a centinaia di missioni per le quali gli vennero conferite tre Medaglie d'argento al valor militare.Tuttavia il destino gli aveva riservato ben altri cieli blu. La morte, infatti, lo strappò alla vita l’11 agosto 1919, due anni prima della fondazione della Moto Guzzi. Il 15 marzo 1921, a Genova, nello studio del notaio Paolo Cassanello in Corso Aurelio Saffi, veniva costituita la "Società Anonima Moto Guzzi", avente per oggetto "La fabbricazione e la vendita di motociclette e ogni altra attività attinente o collegata all'industria metalmeccanica". Quel giorno Guzzi e Parodi avevano negli occhi e nelle mente il volto e i ricordi dell’amico Giovanni Ravelli. Alla sua memoria e agli anni difficili passati nei reparti della Regia Marina venne dedicato il simbolo che cento anni dopo continua a “volare” sulle motociclette della casa di Mandello del Lario.

I piloti della Marina italiana e di quella francese - Giovanni Ravelli è il sesto da sinistra.

Giorgio Parodi. Foto Ufficio Storico della Marina Militare.

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Il castello della Scuola sottufficiali di La Maddalena Il forte Carlo Felice fa parte del complesso di opere militari difensive costruite nell’arcipelago maddalenino a partire dal 1767 di Giampiero Sanna

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ulla sommità della collina che si trova all’interno del comprensorio della Scuola sottufficiali di La Maddalena, si erge imponente il forte Carlo Felice. Il forte fa parte del complesso di opere militari difensive costruite nell’arcipelago maddalenino a partire dal 1767. Il Regno di Sardegna avviò in quell'anno il processo di occupazione militare delle cosiddette “isole intermedie” contese con la Repubblica di Genova che solo un anno più tardi

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cedette Bonifacio e tutta la Corsica al Regno di Francia, in virtù del Trattato di Versailles1. Il forte Carlo Felice fu costruito, insieme a quello di San Giorgio nell’isola di Santo Stefano, sotto la supervisione dell’ammiraglio Giorgio Andrea Des Geneys, comandante della Marina Sar-

Veduta aerea del Forte Carlo Felice da nord-est.

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Sopra: Carlo Felice di Savoia in un ritratto ottocentesco, pittore sconosciuto, museo Masséna di Nizza.

do-Piemontese di stanza a La Maddalena. Edificato nel 1808, venne intitolato a Carlo Felice di Savoia, duca del Genevese (ducato di Ginevra)2 . Lo scopo principale di quest’opera, come risulta dai documenti storici, era di difendere la rada di Porto Camicia, il passaggio della monetta [Moneta], e battere tutta la pianura della parte di nordest ove sarebbe più facile lo sbarco… Proprio per questo motivo venne chiamato anche “Forte Camicia” o “Forte Camiciotto” 3. Per quanto di dimensioni modeste, la struttura del forte è imponente, a N OT I Z I A R I O

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pianta trapezoidale con alte mura inaccessibili e due torrioni posti a protezione dei lati est, sud e ovest, costruiti per fortificare gli spigoli delle mura e per consentire il fuoco di fiancheggiamento, oltre a due garitte per proteggere il lato nord. L’ingresso, posto sul fronte ovest, è protetto da un muro feritoiato e presenta un particolare decorativo di rilievo, il portale in stile neoclassico sormontato da un piombatoio. Superato l’ingresso ci si trova davanti a una ripida scala; dopo pochi gradini, sulla sinistra, si apre un locale dotato di aperture verso l’esterno, che fungeva da corpo di guardia, con annessa prigione. La scala conduce poi sull’ampio piazzale superiore, nel quale erano posizionati gli armamenti: due cannoni mobili da 16 libbre montati su pedane circolari collocate nei torrioni, tre can-

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noni da 24 libbre su affusti da costa girevoli su perno posizionati sul lato sud, due cannoni mobili da 12 libbre montati su piattaforme mobili posizionati sul lato est per poter battere la pianura e il passo della Moneta, infine, sul lato nord trovavano posto due cannoni da 8 libbre per proteggere il forte dagli attacchi alle spalle. Sempre sul lato nord della piazza d’armi, proprio perché maggiormente protetto, sono presenti due stanze coperte: la prima, adibita ad alloggio del comandante e la seconda dov’era situata la forgia per arroventare le palle di cannone. Queste ultime erano conservate al centro del piazzale, in una polveriera poligonale, recintata e coperta da una cupola. In seguito alla dismissione delle fortificazioni dell’arcipelago, avvenuta nel 1857, la proprietà passò alla principessa


Dall’alto: vista del lato ovest del Forte, dove è ubicato l’ingresso. A seguire: l’ingresso del forte con la scala che conduce al piazzale superiore e la garitta.

A destra: Carlo Felice di Sardegna ritratto da Francesco Marabotti nel 1851, Reggia di Venaria.

danese Carolath4. Pochi anni dopo, il forte fu espropriato e tornò di proprietà del neo-costituito Regno d’Italia. Gli ultimi avvenimenti storici legati al forte risalgono al settembre del 1943, durante la reazione italiana all’occupazione tedesca seguita all’armistizio; armato con mitragliere pesanti e presidiato da mitraglieri di fanteria, marinai e carabinieri, fu fatto oggetto di molteplici tiri di

mortaio, che causarono diversi morti tra gli italiani. Di tutte le strutture difensive dell’arcipelago, il forte Carlo Felice è uno dei meglio conservati, anche grazie al fatto di trovarsi all’interno di un comprensorio militare. Attualmente, seppur rimanendo sotto la tutela dell’Intendenza delle Belle Arti di Sassari, il forte fa parte del patrimonio infrastrutturale demaniale ed è affidato

alla Scuola sottufficiali di La Maddalena che ha avviato un progetto di valorizzazione del sito per riaprirlo alle visite del pubblico. Un progetto di valorizzazione per avvicinare cittadini e turisti alla Marina e al suo patrimonio di interesse storico più pregiato, in una cornice unica, con un panorama mozzafiato su uno degli scorci più belli del Mediterraneo.

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proprio per proteggere la rada di Porto Camicia (sede dell’ex arsenale MM) ed il passaggio di Moneta che vi conduce. 4 A seguito della sua dismissione il forte venne acquisito dalla principessa Carolath, la quale, pare, acquistò il forte per motivi di salute, in quanto intendeva trascorrervi dei periodi per sfruttare il clima della zona; tuttavia, non vi sono riscontri sul fatto che vi abbia soggiornato.

Le isole facenti parte dell’Arcipelago di La Maddalena venivano chiamate “intermedie” in quanto collocate tra la Sardegna, facente parte dell’omonimo Regno, e Bonifacio, colonia della Repubblica di Genova; tuttavia, solo un anno più tardi, nel 1768, quest’ultima dovette cederla in virtù del Trattato di Versailles, nel quale veniva stabilito che tutta la Corsica sarebbe diventata possedimento del Regno di Francia.

Provincia del Ducato di Savoia, comprendente la città di Ginevra (in francese Genève) e i suoi territori rurali. Il titolo di Conte di Ginevra appartiene alla casata Savoia a partire dal 1424, e fu appannaggio di diversi principi savoiardi. 3 Sebbene fosse stato ufficialmente battezzato Forte Carlo Felice, su numerosi documenti dell’epoca il forte viene riportato come “Forte Camicia” o “Forte Camiciotto” in quanto costruito

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Isolotto di Lampione fuoco di atterraggio e navigazione notturna di Fabio Dal Cin

iamo così giunti nel mese di aprile alla penultima tappa del nostro viaggio: lasciato il punto di fonda al largo di Civitanova Marche, dirigiamo verso il Capo di Santa Maria di Leuca, per procedere quindi con rotta sud – ovest. La nostra destinazione sono le isole Pelagie, “isole di alto mare”, composte da Lampedusa, Linosa e Lampione. Quest’ultimo in particolare, sarà l’oggetto del nostro approfondimento. Lampione è un isolotto distante circa 10 miglia da Lampedusa che si immerge nel mare con pareti quasi verticali per circa 60 metri di profondità; disabitato, si estende su una superficie di circa 1,2 kmq; il punto più alto dell’isola ha una quota di 36 metri. Il suo fondale è incontaminato e offre l’opportunità d’incontrare numerosi esemplari di cernie, aragoste, squali grigi, e varietà stupende di corallo giallo e rosa. Dopo circa 4 giorni di trasferimento, necessari per coprire le circa 700 miglia ed invogliati dalle condizioni metereologiche particolarmente favorevoli, decidiamo di entrare nel porto della vicina isola di Lampedusa per visitare il faro di Capo Grecale, e raggiungere il piccolo scoglio di Lampione con l’ausilio di una piccola imbarcazione. Il “fuoco di atterraggio e navigazione d’altura” oggetto delle no-

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stre ricerche, attivato dalla Marina Militare nel 1935, è ubicato sull’estrema punta di sud – ovest dell’isola. Possiamo considerarlo l’ultimo avamposto d’Italia nel mar Meditarraneo. Dopo di lui solo mare aperto e, a circa 80 miglia, la Tunisia. Il luogo è impervio, isolato, difficilmente raggiungibile e con un punto di approdo al limite della praticabilità. Racconta infatti il Notiziario “che il centro più vicino è Lampedusa, distante circa 10 miglia e raggiungibile a mezzo motobarca e cattivo sentiero in circa 3 ore”, mentre “al personale a cui è affidato il fuoco” (i fanalisti di Lampedusa)

Suggestiva immagine dell’isolotto di Lampione ripresa dall’alto.

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“sono richieste attitudini marinaresche di 1° ordine”! Questi motivi, unitamente alle condizioni meteomarine locali caratterizzate da rapidi peggioramenti del tempo ed improvvisi fortunali, hanno spesso condizionato la vita operativa del nostro segnalamento. Una lettera del settembre 1976 inviata dal Reggente dell’isola di Lampedusa al Comando Zona Fari di Messina riporta: “in data odierna e a mezzo del dragamine Sgombro 4532 al Comando del capitano di corvetta Miarelli è stato effettuato il sopralluogo al fanale in argomento. Tutto è stato trovato in ottime


Caratteristiche generali Lat.: 35° 33’ Nord Long.: 012° 19’ Est Comando Zona Fari: Messina Funzione del segnalamento: Fuoco di atterragio e navigazione notturna Altezza del piano focale sul livello medio mare: 40 metri Portata nominale sorgente principale: 10 mg Caratteristica: luce bianca Anno di costruzione : 1935 Tipologia costruttiva: casotto quadrangolare di pietra con tetto a terrazza e cornicione con mensole a sbalzo

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Alcune immagini, da diverse prospettive, del casotto quadrangolare di pietra con tetto a terrazza e cornicione con mensole a sbalzo.

condizioni e la pressione della rampa a Kg 12. Il consumo accertato dopo i 45 giorni di servizio è stato di Kg 5, infatti le bombole in rampa furono messe il 6/8/76 con pressione a Kg 17. Da calcoli

facilmente rilevabili, la carica dovrebbe durare 4 mesi circa e pertanto si prevede la sostituzione delle bombole verso i primi di dicembre.” Da questo documento emergono due aspetti che

L’isolotto di Lampione possiamo considerarlo l’ultimo avamposto d’Italia nel mar Meditarraneo. Dopo di lui solo mare aperto e, a circa 80 miglia, la Tunisia

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per decenni hanno influenzato la gestione dei segnalamenti isolati e non presidiati: la scarsa autonomia e la necessità di periodici sopralluoghi. Per quest’ultimo aspetto fu proprio il Comando Zona Fari di Messina a scrivere, nell’ottobre del 1977, all’allora Ispettorato dei Fari che “i provvedimenti tecnici posti in atto da questo Comando Zona hanno aumentato sensibilmente l’autonomia del fuoco, tuttavia, i provvedimenti su accennati, ove si voglia conseguire una funzionalità sicura dell’importante segnalamento, non possono escludere la necessità delle visite periodiche (almeno una volta al mese). Del resto il faro non è visibile da Lampedusa per cui ne consegue che un semplice occasionale difetto tecnico ne possa determiare lo spegnimento senza


che questo venga percepito dal personale della Reggenza di Lampedusa”. Questo fu uno dei motivi che condusse il Comando Zona Fari a richiedere al presidio locale delle Capitanerie di Porto (Locamare Lampedusa) l’indispensabile supporto della motovedetta in servizio nell’isola. Ma la burocrazia ci mise ancora una volta lo zampino, ritardando le necessarie autorizzazioni. Ed ecco allora che l’imprevisto stimolò rapidamente l’ingegno, la flessibilità e l’abnegazione tipica dei “guardiani dei fari “ della Marina Militare, persone abituate a doversela cavare in situazioni di emergenza contando solo sui propri mezzi. Un simpatico aneddoto infatti ci racconta che, per garantire la necessaria sorveglianza del segnalamento, e in attesa dell’impiego dei mezzi della Locamare Lampedusa, i fanalisti richiesero e furono autorizzati ad effettuare sopralluoghi in autonomia a bordo dei ….. pescherecci lampedusani! Infine, da una lettera dell’Ispettorato dei Fari e dei Se-

gnalamenti marittimi di Roma datata 8 aprile 1983 si apprende che finalmente, a seguito delle previste concesse autorizzazioni all’impiego dei mezzi delle Capitanerie di Porto per le ispezioni e i rifornimenti al segnalamento di Lampione, le “missioni” effettuate con i motopesca locali fossero definitivamente terminate! Oggi il segnalamento è controllato a distanza grazie alla preziosa tecnologia del telemonitoraggio che ci consente di essere informati di una avaria o malfunzionamento in tempo reale; le pesanti e mai sufficienti bombole di

acetilene sono state sostituite da nuovissimi impianti fotovoltaici in grado di garantire grande autonomia di funzionamento. Ma oltre a quelli citati, un altro elemento è scomparso definitivamente e forse se ne sente la mancanza. Quel sano spirito di adattamento e di avventura, caratteristica del mondo dei fari del passato e dei suoi uomini. Ma è nuovamente arrivato il momento di salpare; ad attenderci, una grande città incastonata in un golfo meraviglioso e una ricorrenza speciale…! Arrivederci al prossimo appuntamento.

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Nel centenario dell’Altare della Patria

Venezia, la Marina e il Milite Ignoto

di Alessandro Paglia novembre 1921. Il monumento a Vittorio Emanuele II diventa Altare della Patria con la tumulazione della salma di un soldato dal nome sconosciuto per onorare tutti i seicentomila caduti nel conflitto mondiale lungo la frontiera che dallo Stelvio al mare Adriatico era stata affidata all’Italia. D’Annunzio lo chiama Ignoto Milito; il popolo lo onora anche come simbolo dell’Unità della Patria e della Libertà. E’ noto che la salma fu scelta con cerimonia solenne nella basilica di Aquileia e che, tra le undici raccolte nei luoghi dove si era combattuto , la sesta di esse fu raccolta nel Basso Piave dove operava il Reggimento Marina, poi chiamato San Marco per la strenua e vittoriosa difesa di Venezia. Il 29 ottobre inizia il viaggio del treno da Aquileia a Roma con la bara in legno

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di quercia contenente le spoglie del Milite Ignoto posta sull’affusto di un cannone. Il vagone con la bara era ad ante aperte in modo che la gente la potesse vedere ed era composto da altri quindici vagoni di cui due per il personale di scorta e tredici per raccogliere le corone offerte dai vari paesi incontrati e da portare a Roma per la cerimonia finale. Il personale del treno e della scorta era composto da reduci di guerra decorati al valor miliare. Per la Marina era presente la medaglia d’oro Raffaele Paolucci, l’affondatore della Viribus Unitis .

Nella foto in alto il Canal Grande presso palazzo Labia. Due pescherecci con a bordo marinai. Accanto, Lido - Riviera San Nicolò. Paolucci lancia corona di alloro in acqua in onore dei marinai caduti.

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Inizia così la più grande manifestazione patriottica corale che l’Italia unitaria abbia mai visto: nelle stazioni di sosta e lungo i binari per ben 503 km la manifestazione popolare fu spontanea, traboccante, riverente e silenziosa con lo


A destra: il Pontile della stazione. Paolucci sale a bordo del motoscafo del Comando Marina per andare al Lido; a seguire,Venezia stazione. Paolucci con i colleghi ufficiali MOVM di scorta d'onore al treno; in basso, Laguna di Venezia.Tricolore al vento del motoscafo in velocità per riportare Paolucci alla stazione.

sventolio di vessilli, bandiere e fazzoletti e gettito di fiori. Milioni di presenze! Le riprese degli operatori della Federazione Cinematografica Italiana e dell’Unione Fototecnici Cinematografici lo hanno testimoniato nel film “Gloria”, titolo ispirato dal triplice grido degli scolari di Fontanafredda. Ed è proprio da questo documento che si apprende che in due momenti precisi i fiori non vengono gettati dalla folla al treno ma dal treno all’esterno nelle acque del Piave e della Laguna di Venezia. Al passaggio del treno sul ponte della Priula i decorati della scorta profondevano fiori nelle acque in onore di tutti i caduti al Canto del Piave. Il secondo momento fu a Venezia, dove il treno arrivò alle otto di sera. Dopo la benedizione della salma da parte del Patriarca vennero aperti gli ingressi per la visita dei veneziani che durò fino alle otto del mattino successivo. E prima della ripartenza del treno, due motoscafi del Comando Marina con a bordo autorità tra cui Paolucci (in borghese perché da pochi mesi eletto deputato), seguito da due pescherecci con a bordo soci delle associazioni combattentistiche, vanno al Lido, riviera san Nicolò, dove le gon-

dole delle società remiere, le lance dei marinaretti e le vele della Compagnia della Vela e della Lega Navale attendono. Le immagini del documentario mostrano Paolucci che fa scivolare in mare la corona di alloro con il peso a seguire per lasciarla immergere in memoria dei marinai caduti: nelle acque in cui Paolucci, nel 1918, ha nuotato di notte, per molte e molte ore, trascinando una botte di volume e peso della “mignatta” che andrà a deporre in pancia della Viribus Unitis. Sul Gazzettino del giorno dopo verrà pubblicata una lettera della contessa Marina Foscari (il cui nome Marina lo deve al conte padre, organizzatore della difesa aerea di Venezia, onorevole e cofondatore del polo industriale di porto Marghera, già capitano di vascello rimasto innamorato del mare) che ben riassume lo spirito patriottico di quei momenti: “Ogni creatura d’Italia, trèpida di sublime commozione , scopre il capo e si inchina caro umile Milite, non Milite ignoto; non Milite senza nome, ma Milite di tanti nomi, dai nomi senza alloro. Milite di tutti”.

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Giornata del mare, una risorsa non solo economica Il mare è fonte di vita, risorsa scientifica e culturale. Un patrimonio naturale da tutelare

di Emanuele Scigliuzzo i festeggia l’11 aprile la giornata nazionale dedicata al mare. Una risorsa importante non solo economica perché il mare, prima di tutto, è fonte di vita. “Il mare è una fonte fondamentale per la sostenibilità economica, sociale e ambientale del Paese. In un periodo in cui la pandemia mette in crisi lo sviluppo dell’economia, il mare continua a consentire scambi commerciali e approvvigionamenti. La sua importanza è tornata evidente quando a causa di un incidente il canale di Suez non è stato percorribile. Per un paese che conta 8mila chilometri di costa, il mare è fonte di sviluppo, di coesione sociale e inestimabile patrimonio ambientale. Va difeso e tutelato”. Cosi ha detto il ministro delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili, Enrico Giovannini in occasione della Giornata del mare e della cultura marinara. La Marina conosce bene il valore come risorsa economica dell’oro blu che abbraccia il nostro Paese. La blu economy è un volano per la nostra economia e rappresenta il 2% del PIL nazionale. Per questo gli uomini della Marina sono presenti in diversi mari del mondo, spesso lontani dalle coste amiche. Una presenza necessaria per garantire il libero uso del mare e la sicurezza di quanti vi operano per fini commerciali. Mare significa però anche patrimonio culturale.Valori di cui la Marina Militare è custode e che tramanda di generazione

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In un periodo in cui la pandemia mette in crisi lo sviluppo dell’economia, il mare continua a consentire scambi commerciali e approvvigionamenti

Ministro delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili, Enrico Giovannini in generazione. Senza soluzione di continuità. Ma il mare è una risorsa ambientale preziosa, forse la più importante presente sul pianeta e che per questo va tutelata da ogni possibile forma di inquinamento. Per questo la Marina ha stretto accordi internazionali con paesi che si affacciano nel bacino del Mediterraneo per difendere, ad esempio quel patrimonio inestimabile che è il Santuario dei Cetacei, un’area marina protetta istituita nel 1999 che comprende le acque antistanti la Liguria, il Principato di Monaco e la Costa Azzurra. O sempre nell’ambito della lotta all’inquinamento, ha condotto l’operazione “Cerboli pulita” per la bonifica di un tratto del mar Tirreno nell’arcipelago Toscano, in cui erano state riversate delle ecoballe di combustibile solido secondario dal peso di 1,2 tonnellate

ciascuna. Ma dal mare passa anche la ricerca scientifica. Ecco allora la presenza della nostra Forza Armata in ricerche che abbracciano il globo partendo dall’Antartide fino all’Artico con la campagna High North. Un impegno continuo che non tralascia anche l’aspetto sociale perché il mare può anche essere vissuto come una terapia per persone con difficoltà. In questo ambito ogni anno la Marina è attiva con la campagna di inclusione sociale condotta da nave Italia. Il mare è prima di tutto vita, ma è una risorsa indispensabile sotto diversi punti di vista. Per questo è importante vigilare affinché sia difeso da ogni minaccia e utilizzato come risorsa economica, sociale e scientifica senza che sia mai messo in pericolo.

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Giornata Mondiale della Terra di Antonio Cosentino

al 1970 la Giornata della Terra è l‘evento green che riesce a coinvolgere il maggior numero di persone in tutto il pianeta per sensibilizzare l'umanità sull'importanza della conservazione delle risorse naturali della Terra. L’Istituzione della Giornata mondiale della Terra si deve a John McConnell, un attivista per la pace che si era interessato anche all’ecologia. Nell’ottobre del 1969, durante la conferenza dell’UNESCO a San Francisco, McConnell propose una giornata per celebrare la vita e la bellezza della Terra e per promuovere la pace ma anche per mettere in guardia tutti gli uomini sulla necessità di preservare e rinnovare gli equilibri ecologici minacciati, dai quali dipende tutta la vita sul pianeta.La proposta ottenne un forte sostegno e fu seguita dal festeggiamento del “Giorno della Terra” della città di San Francisco: la prima celebrazione fu il 21 marzo 1970. Con un documento che venne firmato da 36 leader mondiali, tra cui il Segretario generale delle Nazioni Unite, si ufficializzavano principi e responsabilità precise con un impegno a prendersi cura del pianeta.Un mese dopo, il 22 aprile 1970, la definitiva “Giornata della Terra – Earth Day” veniva

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costituita dal senatore degli Stati Uniti Gaylord Nelson, come evento di carattere prettamente ecologista, pensata come una manifestazione statunitense. Fu Denis Hayes (il primo coordinatore dell’Earth Day) a rendere la manifestazione una realtà internazionale e fondò l’Earth Day Network arrivando a coinvolgere più di 180 nazioni. La proclamazione della Giornata della Terra si inseriva in un contesto storico dove si era appena presa coscienza dei rischi dello sviluppo industriale legato al petrolio: nel 1969 a Santa Barbara, California, una fuoriuscita di greggio aveva ucciso decine di migliaia di uccelli, delfini e leoni marini. L’opinione pubblica ne fu scossa e gli attivisti iniziarono a ritenere necessaria una regolamentazione ambientale per prevenire questi disastri. L'importanza della conservazione delle risorse naturali della Terra è anche tutela delle meraviglie biologiche marine, peculiarità per la Marina Militare italiana che restano un compito fondamentale e prioritario all'interno delle complesse attività che la vedono impegnata in ambito nazionale e internazionale. Già nel 2012 la Marina Militare ha ideato il progetto "Flotta Verde" per l’utilizzo di carburanti a basso impatto am-

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Il 22 aprile si è celebrata la "Giornata Mondiale della Terra (Earth Day)": la più grande manifestazione ambientale dedicata al pianeta Terra

bientale, il cosiddetto "Green Diesel", per un maggior rispetto e consapevolezza nella tutela dell' ambiente marino, con l'obiettivo di individuare un combustibile navale alternativo a quello di origine petrolifera. La nostra Forza Armata è la prima, tra le Marine internazionali, ad

aver avviato un programma di sperimentazione di "Green Diesel" nel settore navale, qualificando operativamente un combustibile con il 50% di componente di origine rinnovabile nel pieno rispetto dei delicati ecosistemi marini.Se ci prendiamo cura del mare, il mare si prenderà cura di noi. Questo vuol dire salvaguardia dello stato di salute dei mari attraverso la sorveglianza antinquinamento, controllo, prevenzione, monitoraggio della fauna marina e tutela della biodiversità marina. La Marina Militare da sempre si adopera anche per questo.

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Andrea Doria, un Istituto storico della Marina e un gesto concreto verso le famiglie meno fortunate. Dal 1917 a oggi, con lo sguardo rivolto al futuro, l’Istituto rappresenta un anello di congiunzione tra la Forza Armata e i dipendenti in difficoltà

Aiutateci ad aiutarvi servizio abbiamo in atto il “bonus bebè”: un contributo di 500 euro annui a favore del personale allietato nell’anno dalla nascita di un figlio o che ha a carico un figlio disabile, che rientra nei limiti ISEE stabiliti dal consiglio di amministrazione. Quest’anno sono stati erogati ben 90 contributi per un totale di quarantacinquemila euro.

ndrea Doria è un’istituzione storica della Marina Militare, fondata nel 1917 con l’obiettivo di dare un sostengo economico a tutte le famiglie che subirono un grave lutto. Un gesto concreto da parte della Forza Armata e di vicinanza verso il proprio familiare, che ancora oggi sostiene famiglie in difficoltà. Attenzione rivolta anche verso il personale in servizio, con iniziative specifiche. Incontriamo l’ammiraglio Claudio Gaudiosi, presidente dell’Istituto.

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Ammiraglio, cosa significa l’Istituto Andrea Doria per la grande famiglia della Marina Militare? L’Istituto rappresenta per le famiglie in difficoltà un anello di congiunzione con la Marina Militare, alle quali facciamo sentire la vicinanza della Forza Armata attraverso un sostegno economico. Per contrastare la pandemia il consiglio di amministrazione ha deciso di elargire, a favore di tutti gli orfani assistiti, un rateo supplementare del sussidio annuale. Quanti sono gli orfani iscritti ai ruoli e come si concretizza il vostro sostegno? Attualmente circa 150 orfani sono iscritti ai nostri ruoli e a loro sono stati destinati nel corso del 2020 quasi 650.000 euro in sostegni e sussidi. Tutto questo è possibile specialmente grazie alle contribuzioni volontarie del personale in servizio. L’Andrea Doria assiste gli orfani fino al compimento del 26°anno di età con contributi che sono commisurati all’ISEE. Vengono inoltre erogati premi di profitto per i successi scolastici e universitari degli orfani. Ci sono iniziative a favore del per-

sonale in servizio? L’Andrea Doria prevede contributi straordinari per il personale in servizio. Per questa esigenza, nel corso del 2020 sono stati erogati circa 40.000 euro. Tali contributi sono corrisposti a favore di marinai che si trovano in documentate e accertate condizioni di bisogno economico. Ci tengo a precisare che questi nostri interventi si concretizzano celermente senza particolari lungaggini burocratiche, addirittura nel giro di qualche giorno. I sussidi che elargiamo non sono risolutivi ma costituiscono un sostegno immediato. Per il personale in

Come si sostiene finanziariamente l’Istituto Andrea Doria? Principalmente attraverso le ritenute volontarie sul trattamento stipendiale del personale in servizio. La quota delle ritenute volontarie mensili varia in relazione al grado rivestito e va dai 0,52 euro per allievi e graduati a 3,10 euro per gli Ammiragli. Importi fermi dal passaggio dalla lira all’euro e che probabilmente prossimamente saranno aggiornati. Le altre forme di finanziamento sono: una quota parte del ricavato della vendita dei biglietti dei musei navali di La Spezia e di Venezia, il cosiddetto “soprassoldo medaglie e bandiere”, devoluto all’Istituto per Legge; il canone di affitto di alcuni immobili di nostra proprietà. Uno dei nostri obiettivi, condiviso tra l’altro con il capo di Stato Maggiore, che ringrazio per il suo continuo sostegno e impulso alle nostre attività, è quello di aumentare il numero dei contributori. Lo faremo negli istituti di formazione al personale appena arruolato, ma anche attraverso il personale transitato in posizione di ausiliaria, un obiettivo questo appena raggiunto. Auspico inoltre, una sempre maggiore partecipazione del personale già in servizio, nel pieno spirito di solidarietà che contraddistingue tutti i marinai.

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CANOA SLALOM

Un pass per l’Olimpo di Pasquale Prinzivalli

Continua il cammino verso le Olimpiadi di Tokyo in programma dal 23 luglio all'8 agosto 2021. In questo numero presentiamo Stefanie Horn, atleta della Marina Militare che ha ottenuto la qualificazione ai Giochi per il kayak femminile tefanie Horn è senza dubbio il punto di forza della canoa slalom femminile italiana. Classe 1991, nasce in Germania a Bottrop (Westfalia) da entrambi genitori tedeschi. Laureata in Scienze e tecnologie alimentari a Milano, amante delle lingue, Stefanie si dedica anche alla montagna, allo sci ed alla mountain bike. Inizia la sua carriera sportiva nella disciplina delle acque mosse e nella nazionale giovanile tedesca si fa subito notare ottenendo due prestigiosi risultati.

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Riesce a conquistare nel 2008 una medaglia d’oro ai campionati europei e una d’argento ai mondiali nella specialità K1 femminile juniores. Nel 2013 Stefanie Horn sposa un italiano e si trasferisce in Italia. Acquisita la cittadinanza italiana, continua la sua attività con la maglia della nazionale partecipando alle competizioni nelle categorie under 23 e seniores. Con la maglia azzurra Stefanie ottiene un argento nel K1 a squadre ai campionati europei under 23 e un oro nel

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K1 individuale ai campionati del mondo under 23. Ma la performance più eclatante tra i seniores arrivata nel 2013 è la conquista della medaglia d’argento agli europei di Cracovia. Da quel momento Stefanie Horn si fa conoscere dagli addetti ai lavori, impressiona per la sua determinazione fuori dal comune e per la sua notevole pagaiata. Nel 2015 entra a far parte del Gruppo Sportivo della Marina Militare. Nel 2016 Stefanie Horn riesce a qualificarsi ai Giochi della XXXI Olimpiade di Rio nella specialità canoa slalom K1, strappando il pass durante i campionati europei che si sono svolti nello stesso anno. A Rio si qualifica tra le dieci finaliste ma chiude all’ottavo posto, nella manche decisiva un errore alla penultima porta ha compromesso il risultato. Voltata pagina, il nuovo quadriennio olimpico si apre nel migliore dei modi ottenendo un altro prestigioso risultato, è argento nel 2017 ai campionati europei di Tacen in Slovenia. Nel 2018 arriva il primo podio in Coppa del Mondo con il terzo posto ottenuto a Cracovia.


Kayak femminile

Stefanie Horn

Ad Ivrea Stefanie Horn strappa il pass per le Olimpiadi nel K1 femminile della canoa slalom. L’azzurra vincendo la gara ad Ivrea si è qualificata anche per gli europei di maggio

Nel 2019 Stefanie Horn ottiene una maggiore continuità di risultati, acquisisce maggiore consapevolezza sulle proprie capacità, arriva infatti la prima vittoria in coppa del mondo a Tacen in Slovenia e un terzo posto a Markkleeberg in Germania. Nello stesso anno raggiunge la finale ai campionati europei e si piazza al settimo posto ai mondiali catalani di La Seu D’Urgell e qualifica per l’Italia l’imbarcazione ai giochi olimpici di Tokyo. E’ di questi giorni la conferma del pass olimpico di Stefanie Horn alle Olimpiadi

di Tokyo, con le due vittorie a Valstagna e quella più recente di Ivrea. La nostra atleta, oltre a qualificarsi al prossimo campionato europeo, entra a far parte della squadra olimpica dove difenderà i nostri colori nella specialità K1 femminile. Un successo già annunciato per Stefanie che si dimostra la migliore atleta italiana di specialità. Ad Ivrea, sulle acque della Dora Baltea, si è assistito ad un vero e proprio spettacolo, i nostri canoisti azzurri si sono misurati all’International Race. Un banco di prova importante che ha visto gli atleti confrontarsi sul percorso che dal 6-9 maggio ospiterà la rassegna continentale. Stefanie ha sbaragliato le avversarie con il tempo di 94,70 mettendosi alle spalle le rappresentanti della Slovacchia argento in 95,20 e dell’Austria bronzo in 97,21. “E' stata una gara davvero difficile sotto

molti punti di vista, una competizione davvero selettiva, il percorso disegnato da me e da Lukas Giertl aveva situazioni impegnative con passaggi molto tecnici, ed erano richieste alte abilità e capacità di lettura dell’acqua mossa [… ] la squadra dei campionati europei è definita. I due giorni di competizione sono stati diretti in modo magistrale e nonostante le restrizioni covid, l’ambiente ha permesso di vivere una competizione di slalom come sempre.”, queste le parole del Direttore Tecnico Daniele Molmenti, al termine della prova di Ivrea. Non resta che augurare a Stefanie Horn i migliori risultati alle Olimpiadi di Tokyo, ha dimostrato di possedere tutte le carte in regola per regalarci il sogno di una medaglia e chissà diventare la prima slalomista a salire su un podio olimpico.

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