A n n o L X I I I - F e b b r A I o 2 01 6 - € 2, 00
n o T I Z I A r I o de l la
M ARINA
dal numero di:
F EBBRAIO 1966
La Marina di cinquant’anni fa, riproposta attraverso le immagini dei Notiziari dell’epoca e i vostri scatti
CINQUANT’ANNI
FA . . .
Copertina del Notiziario della Marina: elicottero della Marina MIlitare in volo.
A destra: l’incrociatore lanciamissili “G.Garibaldi” attraversa il canale navigabile di Taranto. In basso: incursori paracadutisti in addestramento.
In alto: abbraccio tra familiari al termine del giuramento reclute cl. 1945/6° a La Spezia, il marinaio Fr/S Luciano Oscar con la madre e la fidanzata. In basso: partecipazione di Aspiranti dell’Accademia Navale ad un concorso ippico a Ravenna. Da sinistra: l’istruttore Ten Col. Carlo Bellotti, Asp.G.M. Fabio Colonna di Stigliano, Asp. G.M. Quinto Gramellini, Asp. S. Ten. A.N. Aldo Giovagnoli e Asp. G.M. Adelchi Serafini.
inviate i vostri scatti dell’epoca con una breve didascalia a: notiziario.marina@gmail.com
MARINA N O T I Z I A R I O
T E S TATA
M A R I N A M I L I TA R E 1954
GIORNALISTICA DELLA F O N DATA N E L
I SCRIZIONE :
R EGISTRAZIONE :
Tribunale di Roma
n. 396/1985 dell’8 agosto1985
PROPRIETÀ: Ministero della Difesa - EDITORE: Ministro della Difesa D IRETTORE R ESPONSABILE
Antonio COSENTINO
REDAZIONE, GRAFICA/IMPAGINAZIONE, SEGRETERIA:
Antonio DOVIZIO, Cristopher SCARSELLA, Pasquale PRINZIVALLI, Emanuele SCIGLIUZZO D IREZIONE
E
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N ORME
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LA COLLABORAZIONE A QUESTO NUMERO SI RINGRAZIA :
per i testi: Manuel Moreno Minuto, Carlo Disma, Eleonora Ricci, Claudia Di Paolo, Giampaolo Trucco, Alessandro Lentini, Umberto Castronovo, Marco Maccaroni, Desirée Tommaselli. per i contributi fotografici: Maurizio Flamini, Gabriele Lenzi, Rosario Naimo, Massimo Stotani, Fabio Carella, Maurizio Lapera, Paolo Giannetti, Giancarlo Cadeddu, Flavio Malgeri, Ufficio Storico della Marina Militare, la sezione Cinefoto e la sezione editoria dell’UPICOM. Stampa: Tipografia Facciotti - Roma
chiuso in redazione il 26 febbraio 2016
Sommario
della
A N N O L XIII - F E B B R A I O 2016
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Editoriale
di Antonio Cosentino
Sitrep
Il Centro Operativo della Marina di Manuel Moreno Minuto
Nave Carabiniere di Ezio Torre
L’ammiraglio De Giorgi nominato Ambasciatore del WWF Italia di C.D. Il polo culturale della Marina di Claudia Di Paolo Il Varignano di Giampaolo Trucco
Mariremo Sabaudia - di Antonio Cosentino, Emanuele Scigliuzzo, Alessandro Lentini, Umberto Castronovo Rapporto Marina 2015 di Eleonora Ricci
La Marina al RBS 6 nazioni di rugby di Marco Maccaroni Il mese in immagini di Pasquale Prinzivalli
La sicurezza in mare: la patente nautica di Alessandro Lentini
Gli uomini che hanno fatto la storia della Marina: Eugenio Casagrande di Desirèe Tommaselli Al lavoro con mamma e papà di Desirèe Tommaselli
In copertina: in occasione del 50º Anniversario del WWF Italia, l’ammiraglio Giuseppe De Giorgi è insignito del titolo di ambasciatore del WWF Italia. (foto Massimo Stotani).
M ARINA M ILITARE www.marina.difesa.it App NewsMM MarinaMilitareOfficialPage @ItalianNavy marinamilitareofficial
In quarta di copertina: locandina pubblicitaria Marina Militare 100% al servizio del Paese.
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Editoriale
T
di Antonio Cosentino
ra i tanti aspetti della Forza Armata approfonditi sulle pagine del Notiziario, non poteva certo mancare il “comando e controllo” della Marina. Parleremo, per la prima volta, della stanza dei bottoni da cui viene gestita l'attività operativa di tutte le navi militari italiane, dalla sede romana del CINCNAV, il Comando in Capo della Squadra Navale. Tramite un’articolata struttura organizzativa ed un centro operativo ad altissima tecnologia, infatti, CINCNAV mantiene una “picture” della situazione nelle aree di interesse aggiornata in tempo reale ed impartisce i “task” alle varie unità, compito avvincente quanto delicato. A circa quattrocento chilometri di distanza in direzione nord-ovest si trova invece un’altra importante sede della Forza Armata: il Varignano. Della fortezza spezzina e quartier generale del COMSUBIN – il leggendario Comando Subacquei e Incursori – ci parlerà anche questo mese il comandante Giampaolo Trucco, ormai nostro corrispondente “promosso sul campo” per ciò che riguarda la storia, l’attualità e le attività dei palombari e delle forze
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speciali della Marina. In questo numero scopriremo insieme il prestigioso Centro Remiero della Marina di Sabaudia, cuore pulsante dell’arte marinaresca della Forza Armata. Sotto la sapiente guida del “vulcanico” comandante Antonello Alias, ufficiale di grande cultura e carisma tra i suoi uomini, sono state molte le innovazioni apportate al centro, oggi fiore all’occhiello della tradizionale specialità. Parlando di attualità, questo mese non potrebbe passare inosservato l’importante riconoscimento all’ammiraglio Giuseppe De Giorgi, nominato ambasciatore per l’Italia
del WWF per l’impegno profuso nel rispetto e nella tutela dell’ambiente marino, segno che la sua rotta, seguita da tutti gli equipaggi con dedizione, sia stata quella giusta. Allo stesso modo, in questi anni non è di certo mancato l’impegno di tutta la Forza Armata nei compiti connessi con la sicurezza in mare, garantita dalla Marina 24 ore su 24 per 365 giorni l’anno. Poi non può mancare la nostra “terza pagina”, quella dedicata alla cultura, piena di interessanti scorci sul polo culturale di Venezia, sulla grande esibizione della Banda centrale della Marina a Tor Vergata, sul personaggio sto-
rico Casagrande e, non ultima, sulla presenza della Marina a fianco della Nazionale italiana di rugby in occasione del “Trofeo RBS 6 nazioni 2016”, perché la Marina Militare è anche partecipazione attiva alla vita culturale del Paese. Buona lettura! Mar Tirreno: formazione navale in attività addrestrativa; in primo piano la Portaerei Cavour, Unità di Bandiera del Comandante in Capo della Squadra Navale (CINCNAV) (foto Maurizio Flamini)
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oceano atlantico
SITREP febbraio
2016
NATO - OPERATION ACTIVE ENDEAVOUR NATO MARITIME COMMAND NORTHWOOD (MARCOM)
Operazione di sicurezza e sorveglianza per il contrasto al terrorismo internazionale Fregata LIBECCIO
ESERCITAZIONE DYNAMIC MANTA ‘16 Attività addestrativa complessa NATO antisommergibile
mar
Fregata LIBECCIO, Sommergibile TODARO
BONIFICHE
ORDIGNI IN MARE
Attività di disinnesco/neutralizzazione di ordigni esplosivi in mare Personale Gruppo Operativo Subacquei Personale Nucleo SDAI
OPERAZIONE MARE SICURO Operazione di presenza, sorveglianza e sicurezza marittima nel Mediterraneo centrale per la tutela degli interessi nazionali Fino a 5 unità navali: Cacciatorpediniere MIMBELLI, DURAND DE LA PENNE Fregate MARGOTTINI e FASAN (flagship), GRECALE, SCIROCCO Pattugliatori BETTICA, CIGALA FULGOSI, BORSINI, VEGA
mar mediterraneo
VI.PE./OPER.CONSTANT VIGILANCE Attività di presenza/sorveglianza Vigilanza Pesca/Controllo flussi migratori 1 Pattugliatore/Corvetta: DRIADE, SFINGE, SIRIO, SPICA
EUNAVFOR - MED EUROPEAN UNION NAVAL FORCE
Operazione di contrasto al traffico di esseri umani nel Mediterraneo Portaerei CAVOUR (flagship)
JOINT OPERATION TRITON Operazione congiunta di controllo delle frontiere esterne della UE sotto egida dell’agenzia FRONTEX Personale MM presso ICC Pratica di Mare
MCCID MALTA Missione italiana di collaborazione nel campo della Difesa Personale Marina Militare
ATTIVITÀ DI DIFESA E SICUREZZA MARITTIMA NAZIONALE OPERAZIONI DI SICUREZZA MARITTIMA INTERNAZIONALI ATTIVITÀ DI COOPERAZIONE E OPERAZIONI INTERNAZIONALI CONCORSI/COLLABORAZIONI CON ALTRI DICASTERI NAZIONALI CAMPAGNE NAVALI/D’ISTRUZIONE, ATTIVITÀ ADDESTRATIVA COMPLESSA
mare terra
n
ar
UNIFIL UNITED NATIONS INTERIM FORCE IN LEBANON
Forza di Interposizione in Libano delle Nazioni Unite Personale Marina Militare
OPERATION INHERENT RESOLVE OPERAZIONE PRIMA PARTHICA Operazione di contrasto del terrorismo islamico Gruppo Operativo Incursori
COMBINED MARITIME FORCES Forza marittima multinazionale per la sicurezza marittima nella regione (Bahrain)
n ero
Personale Marina Militare
OPERAZIONE RESOLUTE SUPPORT Missione NATO di assistenza e supporto alle forze di sicurezza e istituzioni dell’Afghanistan Personale Brigata Marina SAN MARCO, Gruppo Operativo Incursori
M.F.O. golfo arabico
MULTINATIONAL FORCE AND OBSERVERS
Controllo e verifica della libertà di navigazione nello Stretto di Tiran GRUPNAVCOST 10: Pattugliatori ESPLORATORE, SENTINELLA, VEDETTA, Personale Brigata Marina SAN MARCO
oceano indiano
BMIS GIBUTI BASE MILITARE ITALIANA DI SUPPORTO IN GIBUTI
Missione di supporto tecnico-logistico alle forze nazionali in transito/sosta Personale Marina Militare
EUNAVFOR - OPERAZIONE ATALANTA EUROPEAN UNION NAVAL FORCE
Operazione di contrasto alla pirateria marittima dell’Unione Europea Fregata CARABINIERE (flagship)
EUCAP NESTOR
Missione UE civile-militare di Regional Maritime Capacity Building in Corno d’Africa (Gibuti e Seychelles) Personale Marina Militare
M ARINA
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con la collaborazione della Sala Monitoraggio M.M. del 3° Reparto dello Stato Maggiore Marina
Il Centro Operativo della Marina
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di Manuel Moreno Minuto
Roma, Santa Rosa 29 dicembre 2014. L’ammiraglio Giuseppe De Giorgi, capo di Stato Maggiore della Marina, insieme all’ammiraglio Filippo Maria Foffi, comandante in Capo della Squadra Navale e l’ammiraglio Salvatore Vitiello nel Centro Operativo della Marina in occasione del soccorso al traghetto Norman Atlantic in seguito al naufragio avvenuto al largo delle coste greche. (foto Maurizio Flamini).
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e operazioni di soccorso che si susseguono quasi quotidianamente in Mediterraneo e da circa tre anni hanno portato all’attenzione dell’opinione pubblica italiana l’encomiabile impegno degli equipaggi delle navi della Marina Militare. Meno noto è invece il supporto fornito agli stessi equipaggi, donne e uomini impegnati in prima linea, da parte di un’organizzazione attiva 24 ore al giorno per 365 giorni l’anno: il Centro Operativo della Marina Militare. Inaugurato il 19 gennaio 2012 all’interno dell’area che già ospitava la “sede protetta” del Comando in
Capo della Squadra Navale, il centro è un concentrato di “information technology”, dove diverse “sale operative” lavorano in costante sinergia per la generazione della “Maritime Situational Awareness”, ovvero la completa conoscenza della realtà marittima che circonda il nostro Paese, e non solo. La Centrale Operativa della Marina Militare, erede moderna della centrale del Comando Supermarina attiva già durante la Seconda Guerra Mondiale, è oggi costituita da due famiglie di sistemi: quelli che servono a “rappresentare” le informazioni su
Dalla centrale del Comando Supermarina della Seconda Guerra Mondiale al sofisticato concentrato di “information technology” dei giorni nostri, la cabina di regia dei nostri mari.
mappe geografiche elettroniche e quelli che servono a “comunicare” in maniera rapida ed affidabile. Queste due funzioni, che sono alla base del comando di una forza militare, possono essere esercitate nei confronti delle unità navali nazionali, di quelle NATO e di quelle impegnate in missione a favore dell’Unione Europea o dell’ONU. In una qualsiasi giornata sui maxi-schermi della centrale, in funzione delle esigenze tattiche, è possibile tenere sotto controllo le attività delle nostre navi in Oceano Indiano, delle Corvette in addestramento nelle acque della Si-
cilia o dei mercantili italiani ovunque essi siano. Qualora la situazione lo richieda e grazie ai collegamenti ed agli scambi di informazioni con le navi in mare e con gli enti della Difesa Aerea, è possibile monitorare anche i cieli del Mediterraneo. Questa capacità – commenta il capitano di fregata Rosario Pappalardo, uno degli Ufficiali Superiori di Servizio - si è rivelata particolarmente utile ed efficace anche nel coordinamento dei soccorsi via aerea susseguitisi all’incendio che ha colpito il traghetto Norman Atlantic nel dicembre 2014. I sistemi di comunicazione tra la
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Il capitano di vascello Nicola Chiacchietta espone le capacità di scambio dati interagenzie relative alla Centrale Nazionale Interministeriale di Sorveglianza Marittima (CNISM); in basso: la Centrale Operativa di Combattimento di Nave Duilio, un operatore al radar durante attività di pattugliamento e sorveglianza; nella pagina a destra: Centrale Operativa di Combattimento di Nave Margottini, l’Ufficiale in Comando di Guardia impegnato in un’esercitazione. (foto Gabriele Lenzi).
“centrale” e i mezzi in teatro operativo (sia esso marittimo o terrestre) sfruttano diverse modalità, dai tradizionali messaggi telegrafici scambiati sulle frequenze radio, fino ai modernissimi gateway satellitari. Il risultato finale è una sviluppata capacità di fornire e ricevere informazioni in tempo reale, sfruttando comunicazioni telefoniche, e-mail e chat criptate.Tali capacità “net centriche” permettono quindi di intervenire su più fronti: “Non deve stupire che il personale addetto alla centrale debba gestire contemporaneamente, ed in pochi minuti, un presunto attacco di pirati nel golfo di Aden (Operazione Atalanta), un soccorso di migranti a sud di Lampedusa ed il coordinamento con la Protezione Civile per l’impiego di un elicottero in operazioni antincendio sull’Etna”. Con queste parole
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il capitano di vascello Silvio Vratogna – attuale Capo Ufficio Centrale Operativa della Marina – fornisce uno spaccato della professionalità richiesta ai suoi uomini. Nei pressi della Centrale sono inoltre collocate le sale operative da dove si dirigono e coordinano gli assetti specialistici, quali aeromobili e sommergibili. La Maritime Air Control Authority (MACA), per gli aeromobili, che gestisce e coordina, anche per il tramite delle Centrali Operative di Controllo dislocate su ognuna delle tre Basi Aeree della Marina (a Luni, Catania e Grottaglie), il volume di traffico aereo operativo generato dai dipendenti Gruppi di Volo, due per ogni Base, che supportano le attività della Squadra Navale, dentro e fuori i confini delle acque territoriali nazionali. Trasporto personale e materiale, trasporto di passeggeri civili bisognosi di assistenza, interventi a favore della popolazione civile ove si verifichino eventi di calamità naturali, trasporto di organi, ricerca dispersi in mare e su terra sono solo alcune tra le numerose attività, gestite dalla MACA, che i mezzi aerei della Marina possono essere chiamati a svolgere, anche con un brevissimo preavviso, oltre ai normali compiti istituzionali. La Centrale Operativa Sommergibili
(COS) è lo strumento attraverso il quale il Comandante dei Sommergibili esercita le sue funzioni di Subopauth (Submarine Operating Authority); tale compito prevede l’esercizio del controllo operativo dei sommergibili in mare: gestione, condotta e controllo di qualsiasi missione effettuata dai sommergibili nazionali, comprese quelle in supporto alle note recenti Operazioni Mare Nostrum, Mare Sicuro ed Eunavfor Med. La Subopauth assicura, inoltre, il coordinamento con i Comandi Marittimi terrestri e navali nazionali e con tutte le omologhe Subopauth dei paesi Nato in modo da evitare interferenze con i Sommergibili delle Marine Alleate e con qualsiasi attività subacquea civile potenzialmente pericolosa come, ad esempio, le campagne oceanografiche svolte da compagnie civili. Infine, ma non meno importante il Comando della componente sommergibili della Marina Militare (MARICOSOM), fa parte della comunità ISMERLO (International Submarine Escape & Rescue Liaison Office), creata a seguito della tragedia occorsa al sommergibile russo Kursk nel 2000, che si prefigge di standardizzare e coordinare tutte le procedure di ricerca e soccorso ai sommergibili sinistrati; la COS è quindi responsabile del monitoraggio continuo dei sistemi, in modo da allertare ed attivare l’eventuale catena di soccorso nazionale per l’assistenza a DISSUB (Distressed Submarine) sia nazionali che facenti parte della comunità. La Centrale operativa di Sorveglianza Marittima (COSM) è, tra le sale operative, quella che ha conosciuto la più repentina evoluzione tecnologica, e rappresenta probabilmente un “unicum” nel panorama militare italiano. I dati di posizione, rotta e velocità processati dai software presenti in COSM
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il compito della COSM è quello di raccogliere, analizzare, filtrare e rappresentare in maniera chiara e semplice tutta la massa di informazioni riguardanti le attività marittime nei bacini di interesse nazionale, generando la Maritime Situational Awareness italiana tenente di vascello Daniele Panarelli, responsabile del servizio di guardia
provengono sia dai sensori della Marina Militare (rete di ricevitori AIS e Rete Radar Costiera), che dallo scambio informativo con le altre istituzioni nazionali ed internazionali, come ad esempio le reti di sensori gestite dal Corpo delle Capitanerie di Porto e dalla Guardia di Finanza ed i dati provenienti dalla European Maritime Safety Agency di Lisbona che gestisce il monitoraggio del traffico mercantile attraverso la rete Safe Sea Net. Tutti questi dati sono costantemente confrontati da un software proprietario della Marina Militare (SMART ) in grado di associare - in maniera univoca – posizione, rotta e velocità dei “target”, ma anche di rivelarne eventuali comportamenti anomali o sospetti. Tra i dati ricevuti e processati dalla centrale, vi sono quelli del Virtual-Regional Maritime Traffic Centre (VRMTC), programma avviato dalla Marina Militare Italiana con lo scopo di creare una piattaforma dove poter
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l Centro Operativo della Marina Militare è una realtà viva ed in piena evoluzione tecnica ed operativa. Ogni giorno gli uomini e le donne che prestano servizio nelle sale operative, contestualmente alla conduzione e controllo operativo delle attività in mare, sperimentano nuovi strumenti di gestione delle informazioni e di esercizio del controllo delle Unità navali ed aeree in mare per fornire agli utenti istituzionali – civili e militari - la più completa ed aggiornata Maritime Situational Awareness: strumento indispensabile per operare efficacemente nelle tormentate acque del Mediterraneo e garantire al tempo stesso la sicurezza del nostro Paese, dei suoi alleati ed anche dell’Europa”. Con queste parole l’ammiraglio Filippo Maria Foffi, Comandante in Capo della Squadra Navale, riassume l’impegno e la dedizione degli uomini e donne che operano al COMM, ben rappresentato dal motto “Pro Maris Securitate” che si staglia lungo il lato Nord del compound sede del Comando Operativo della Marina Militare.
condividere con i Paesi amici del Mediterraneo e del Mar Nero, i dati sul traffico marittimo mercantile. Questa idea, presentata al Regional Seapower Symposium di Venezia nel 2004, nasce dalla consapevolezza dell’indispensa-
bile ruolo di sorveglianza che le marine militari devono esercitare sui mari per poter garantire la sicurezza delle vie di comunicazione che sui mari si sviluppano e la difesa dei traffici marittimi mondiali. Basato su un
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sistema di scambio dati semplice ed economico, il VRMTC si è rapidamente diffuso, e divenuto pienamente operativo a partire dal 2006, dapprima tra i Paesi del Mediterraneo, con una rete denominata appunto VRMTC-Wider Mediterranean Community, a cui, nel 2010, si sono aggiunti Paesi d’oltre oceano quali il Brasile, l’Argentina, il Perù, il Sudafrica, Singapore e la Nigeria. Un ampliamento, questo, denominato Trans Regional Maritime Network. Oggi sono 30 i Paesi nel mondo che fanno parte della rete VRMTC WMC & T-RMN e che quotidianamente dialogano per avere una situazione aggiornata sul traffico marittimo mondiale. Parallelamente, la Marina applica il modello V-RMTC nell’ambito dell’Iniziativa “5+5” che permette al nostro Paese di condividere informazioni con i cinque Paesi della sponda Nord del Mediterraneo (Francia, Italia, Spagna, Portogallo e Malta) e i cinque Paesi della sponda sud (Algeria, Marocco, Mauritania,Tunisia e Libia), rendendo l’iniziativa un potente strumento di dialogo, fiducia e cooperazione. I dati ricevuti e gestiti non provengono solo dalle marine amiche ma
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anche da altri enti ed agenzie italiane appartenenti ad altri dicasteri, attraverso il Dispositivo Interministeriale Integrato di Sorveglianza Marittima (DIISM). Il progetto, creato nel luglio del 2007 dal Nucleo Politica Militare della Presidenza del Consiglio dei Ministri, ha il fine di integrare tutte le informazioni prodotte dalle diverse amministrazioni dello Stato che a vario titolo si occupano di attività marittime. Nel giugno del 2009 la Marina Militare ha presentato la “proposta di at-
tuazione del progetto DIISM” che ha portato alla creazione di una sala operativa denominata Centrale Nazionale Interministeriale di Sorveglianza Marittima (CNISM) da porre alle dirette dipendenze della Presidenza del Consiglio dei Ministri e con il compito di effettuare l’aggregazione dei dati provenienti dalle diverse Amministrazioni: Ministero dell’Interno, Comando Generale delle Capitanerie, Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, Guardia di Finanza, Agenzia delle dogane, Carabinieri, Po-
lizia di Stato, Agenzia per la sicurezza esterna (AISE) e di quella per la sicurezza interna (AISI). Oggi, sono permanentemente presenti in DIISM/CNISM rappresentanti di Guardia di Finanza, Capitanerie di Porto e Marina Militare in attesa che il progetto diventi esecutivo con Decreto Ministeriale dedicato. La necessità di conoscere in maniera accurata la realtà marittima non è un’esigenza sentita solo a livello italiano ma coinvolge i Paesi alleati, NATO ed europei. In particolare la Comunità Europea nell’ambito delle sue politiche tese al controllo dei confini ed alla repressione dei traffici illeciti considera la sorveglianza marittima uno dei suoi più importanti obiettivi da perseguire. Per l’Italia, uno dei principali attori
delegati alla gestione dei progetti europei è il Centro Operativo della Marina Militare, in prima linea con varie attività di ricerca e sviluppo. Il C.I.S.E. (Common Information Sharing Environment for the EU Maritime Domain): progetto lanciato dalla Commissione europea nel 2009 per l’integrazione della sorveglianza marittima tra i venti paesi partecipanti. L’Italia ha proposto un modello esecutivo di scambio dati che sarà implementato nel corso del 2016 per vedere poi il culmine nel 2020. Il BLUEMASSMED (Blue Maritime Surveillance System Med): lanciato il 15 gennaio 2010 ed ultimato nel 2012, ha visto la partecipazione delle autoMar Mediterraneo, 5 marzo 2015. Esercitazione Mare Aperto 2015. (foto Giancarlo Cadeddu).
rità marittime di Francia, Grecia, Italia, Malta, Spagna e Portogallo per la realizzazione di un’architettura europea di Sorveglianza Marittima. L’Italia con la sua Agenzia Spaziale, ha realizzato un nodo interministeriale, in grado di ottimizzare le informazioni raccolte da Ministero dell’Interno, Agenzia Spaziale Italiana, Guardia di Finanza e Marina Militare presentandolo come interfaccia per il dialogo tra i partner europei. Le tecnologie sviluppate ambito Bluemassmed sono considerate fondamentali nel percorso di implementazione del C.I.S.E.. Il MARSUR (Maritime Surveillance): questo progetto è stato lanciato nel 2006 dall’European Defence Agency allo scopo di creare un network per lo scambio, tra utenti militari, d’informazioni quali identificazione, rotta e posizione delle unità mercantili, ovvero la cosiddetta “White Picture”. La fase dimostrativa è iniziata nel 2010 con la connessione in rete di Italia, Finlandia, Francia, Spagna, Svezia e Regno Unito. Le attività d’implementazione sono iniziate nel 2014 ed attualmente coinvolgono ben 18 paesi. È prevedibile una sua interconnessione con la rete C.I.S.E..
vai alla pagina web del Comando in Capo della Squadra Navale sul sito: www.marina.difesa.it
Nave Carabiniere C
Operazione Atalanta, friendly approach, i nocchieri all’opera a bordo di
di Ezio Torre, foto di Flavio Malgeri
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ontatto radar, “Comandante in plancia”. La ROC, rete ordini collettivi, gracchia. La voce risuona negli altoparlanti dei locali della nave, nei corridoi, nei camerini...attesa. E’ l’alba, siamo nel Bacino somalo orientale. “Riporto visivo confermato”. Qualche secondo, si sente il respiro. E’ un dhow, uno dei tipici pe-
scherecci che si incontrano in queste acque. “Assumere ruolo antipirateria, assumere ruolo antipirateria!” In plancia, concitamento e fermento. Ci siamo, è un attimo. Dopo una notte di guardia, la stanchezza passa. L’adrenalina è sospesa nell’aria, la si può quasi toccare, quasi fosse densa, spessa, diffusa. Vado a cambiarmi, tenuta operativa,
tutti i nocchieri giù dai letti, ognuno ai propri posti. Tutti sanno cosa fare. Briefing del Comandante, scende il silenzio, solo una voce. Via! Il RHIB, gommone a chiglia rigida, è approntato e i “Leoni” del San Marco pronti ad imbarcare. Controlli, prova motore e radio check con plancia, tutto funziona, “verde”, il RHIB può scostare! La gru è sbracciata e l’RHIB è già in mare. Concentrazione, metto in moto, sono in acqua, mi allontano. Il cec-
chino controlla da lontano. Autorizzati a chiudere le distanze dirigiamo verso il contatto. Il vento è teso, 30 nodi e l’onda lunga al traverso ci sferza il viso, gli occhi sono semichiusi, inzuppati, planiamo, pochi minuti e siamo lì. Ci guardiamo tra di noi, c’è sintonia. Loro sono fermi a prora, ci attendono. La risacca è troppa ma ci proviamo, abbordiamo il dhow sottovento, a martello. “Tutti su, rapidi!”. Ritorno a distanza. Controlli di sicurezza ed inizia l’ispezione. Pulito.
Gli diamo assistenza e cure mediche. “State bene? Avete bisogno?”, “Siete italiani?” chiedono loro. Inizia il passamano di viveri, sono uomini di mare, come noi. Vicinanza, umanità ci distinguiamo per questo, dicono. Siamo fuori da quattro ore, troppo caldo, si rientra. Siamo a bordo, il nostromo ci viene incontro. Batte un cinque, pacca
Oceano indiano, 13 febbraio 2016, Operazione ATALANTA. Uno dei momenti del “friendly approach nei confronti di una imbarcazione minore (whaler) che accompagnava il Dhow nella battuta di pesca”, sullo sfondo nave Carabiniere. (foto Flavio Malgeri)
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Gli diamo assistenza e cure mediche...inizia il passamano di viveri, sono uomini di mare, come noi.
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vai alla pagina web dell’operazione Atalanta sul sito: www.marina.difesa.it
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sulla spalla, tutto ok. Appagato. Siamo i Nocchieri di Bordo, “stravagante e straordinaria gente di
Oceano indiano, 13 febbraio 2016.Team ispettivo di nave Carabiniere a bordo dell’RHIB, gommone a chiglia rigida, in planata durante il raggiungimento del dhow. (foto Flavio Malgeri)
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mare, al servizio della collettività”. Questa è una tipica attività di verifica del naviglio presente in area. Grazie a quest’opera costante di sorveglianza e controllo, si prevengono gli atti di pirateria e si scoraggia chi è malintenzionato. Inoltre, grazie a visite come questa,
si acquisisce maggiore consapevolezza circa le dinamiche ed il cosiddetto pattern of life di questi mari e si aumenta la fiducia verso i marittimi locali, fattori indispensabili per diffondere il senso di legalità e contrastare efficavemente la pirateria. Le Navi dei dispositivi Europeo e Nato effettuano questo tipo di operazione continuamente, affinchè sia assicurato il libero uso del mare.
Ambasciatore del WWF Italia L’ammiraglio De Giorgi nominato
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i tratta del più prestigioso riconoscimento concesso dal WWF alle personalità dei settori pubblico e privato che si siano dedicati, nell’ambito del proprio ruolo, al vasto campo della tutela ambientale. Quindi non poteva mancare la nomina dell’ammiraglio Giuseppe De Giorgi, capo di Stato Maggiore della Marina, che alla propria azione di comando ha sempre accostato una scrupolosa attenzione per il tema dell’ambiente ma-
Roma, 12 febbraio 2016. In occasione del 50° anniversario della fondazione del WWF Italia, la presidente del WWF Italia Donatella Bianchi, ha insignito l’ammiraglio Giuseppe de Giorgi, capo di Stato Maggiore della Marina, del titolo di ambasciatore del WWF Italia.(foto Massimo Stotani)
rino. L’ammiraglio è stato così insignito del titolo di ambasciatore del WWF da Donatella Bianchi, brava presentatrice del programma televisivo “Lineablu” e presidentessa del WWF Italia, nella ricorrenza del 50° anniversario del ramo italiano dell’organizzazione. Dietro il riconoscimento ci sono le tante attività divulgative e di sensibilizzazione realizzate dalla Forza Armata, come “Il mare deve vivere”, dal 2013 portata in vari porti italiani a bordo dell’Amerigo Vespucci. Allo stesso tempo, sono state numerose le esercitazioni antinquinamento svolte dalle navi della Marina nei tratti di mare esposti ad un rischio maggiore e, non ultimo, è stato sicuramente meritorio lo sforzo nell’ambito dell’innovazione tecnologica che permetterà di alimentare il 50% delle navi militari italiane con car-
di C.D.
burante “biofuel” entro il 2020. Ogni singolo passo compiuto in questa direzione dalla Forza Armata è, innanzi tutto, uno sprone a fare sempre meglio per offrire il migliore servizio possibile al Paese. Inoltre, le attività di tutela ambientale diventano un lampante esempio di virtù per tutti gli attori del mare e si trasformano in una risorsa strategica per un Paese che, come l’Italia, vive lungo i suoi ottomila chilometri di coste.
vai alla notizia web sul sito: www.marina.difesa.it
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Il polo culturale della Marina
di Claudia Di Paolo
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on il discorso di benvenuto ai frequentatori, da parte del direttore dei corsi, Capitano di Vascello Gianluca Buccilli, ha preso il via il 70° Corso Normale di Stato Maggiore (CNSM), lo scorso 12 gennaio. Nel suo discorso, il Direttore ha voluto porre l’accento sulla missione principale dell’Istituto di Studi Militari Marittimi di Venezia (ISMM): la formazione degli Ufficiali
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Al centro della vita dell’Istituto e del Corso ci sono i suoi frequentatori capitano di vascello Gianluca Buccilli direttore dei corsi dell’Istituto di Studi Militari Marittimi
Con la presentazione del direttore ai Corsi, ha preso il via il 70º Corso Normale di Stato Maggiore per 38 frequentatori tra militari e civili. da impiegare nel servizio di Stato Maggiore. Si tratta di una missione che l’Istituto svolge attraverso un corso rivolto a tutti gli Ufficiali appartenenti al ruolo normale di tutti i corpi della Marina, nel grado di tenente di vascello o capitano di corvetta, a cui possono essere aggregati Ufficiali del ruolo speciale, funzionari civili dell’amministrazione difesa, Ufficiali di altre Forze armate e Ufficiali di marine estere. E dal 2014 anche personale civile
esterno all’amministrazione difesa. L’Istituto di Studi Militari Marittimi, attualmente comandato dal contrammiraglio Marcello Bernard, nasce in effetti nel 1999 dal trasferimento dell’Istituto di Guerra Marittima da Livorno a Venezia, con la costituzione di quello che oramai è definito il “polo culturale” della Forza Armata. Il CNSM, subendo negli anni innovazioni e miglioramenti, è oggi un percorso formativo in grado di fornire ai frequentatori le competenze
Le torri d’entrata dell’antico Arsenale Militare Marittimo di Venezia; in basso: ufficiali frequentatori dell’Istituto di Studi Militari Marittimi. (foto Rosario Naimo).
necessarie per poter operare, quali Staff Officer, nei processi di pianificazione, conduzione e nell’esercizio di funzioni direttive complesse, all’interno degli stati maggiori dei comandi centrali, operativi e territoriali, sia in ambito nazionale che internazionale. Permette quindi di far acquisire ai frequentatori una cultura professionale a più ampio orizzonte, approfondendo la loro conoscenza della strategia marittima e dei problemi di politica navale, promuovendo attività di scambio con Istituti nazionali e internazionali paritetici, oltre all’acquisizione di una capacità di metodo e pianificazione specializzata unita ad una piena coscienza del valore della comunicazione quale elemento comune a tutte le discipline. Dall’anno accademico 2014/2015 il corso normale di stato maggiore ha assunto valenza di Master Universitario di II livello in Studi Strategici e Sicurezza Internazionale: 1° caso in itaia per tipologia, grazie ad un accordo di collaborazione con l’Università Ca’ Foscari di Venezia, con cui dal 2000 è in vigore un protocollo di intesa per le attività didattiche comuni. Ai frequentatori non militari, il Corso fornisce le conoscenze necessarie per poter operare in contesti misti ovvero di trovare impiego nell'ambito dell'Amministrazione Difesa”, ma anche di organizzazioni complesse, nazionali ed internazionali. La sede dell’Arsenale, infine, con le sue strutture, le sue potenzialità ed il suo fascino, rappresenta davvero una location unica per la formazione e la crescita culturale dei dirigenti di domani.
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Il Varignano
di Giampaolo Trucco
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ra i siti custoditi più gelosamente dalla Marina Militare c’è un’insenatura antica, racchiusa tra due promontori che già nel primo secolo avanti Cristo era stata scelta per costruirvi una maestosa residenza romana per il commercio marittimo di olio ed acqua. Questo luogo è il comprensorio del Varignano, oggi sede del Raggruppamento Subacquei ed Incursori “Teseo Tesei”. Le più antiche notizie di tale località
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si trovano in vecchi atti di donazioni di terre, risalenti all’anno 1051, custoditi nel monastero del Tino. In tali documenti le terre in questione sono identificate variamente: Vrigniano,Vreniano,Verniano,Verignano e da ultimo Varignano, che è la forma consolidatasi col tempo e arrivata fino ai nostri giorni. Circa il toponimo Varignano occorre disturbare l’antico dialetto ligure: Var significa acqua, e molti luoghi, perché vicino alle acque, van-
tano questa radice; Janus era ritenuto dagli antichi liguri come il loro eponimo e veniva da essi adorato sotto le sembianze di un uomo a due facce. Quindi, dall’unione del nome Var (mare, fiume, acqua) col
Foto aerea del comprensorio del Varignano, racchiuso tra il paese di Porto Venere (a sinistra) e quello delle Grazie (a destra).
nome Janus (Giano, da cui Genua = Genova) potrebbe ritenersi originato il nome Varignano; quasi a dire Mare di Giano, oppure luogo presso il mare di Giano. La storia moderna del promontorio
del Varignano nasce con la pestilenza di Tolone e Marsiglia del 1720 che, miracolosamente, non contagiò Genova ma spinse comunque la Repubblica a costruire un lazzaretto ad un giorno di navigazione dalla città. Così il 3 aprile 1724 iniziò la costruzione del lazzaretto del Varignano che, in breve tempo, modificò sostanzialmente il panorama della baia di Ria (oggi chiamata Le Grazie) all’epoca abitata quasi esclusivamente dai monaci olivetani e da
qualche pescatore. Le costruzioni previste dal progetto, che sono state poi mantenute nel tempo nei vari cambi di destinazione d’uso, prevedevano due grandi fabbricati centrali con relativa piazza e un grandioso palazzo (che tuttora si ammira) sullo spiano dell’estrema punta del promontorio, il quale doveva servire come abitazione del Commissario Direttore e dei suoi dipendenti. Con l’avvento di Napoleone il golfo
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il 15 febbraio 1960 venne creato il Raggruppamento Subacquei ed Incursori che fu intitolato al Maggiore del Genio Navale Teseo Tesei, M.O.V.M.
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della Spezia veniva dichiarato porto militare e con un decreto imperiale dell’ 11 maggio 1808 il lazzaretto del Varignano passò al servizio della Marina da guerra francese. Vi si installò la sede del Comando militare del Golfo ed iniziarono, nel contempo, gli studi per edificarvi un grandioso arsenale marittimo. A seguito delle determinazioni del Congresso di Vienna del 1815, il lazzaretto passò sotto il controllo del Regno di Sardegna per divenire,
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nel 1858, un ospedale della Regia Marina che vide tra i suoi degenti anche il generale Giuseppe Garibaldi a seguito del suo ferimento in Aspromonte, avvenuto nel 1862, durante uno scontro con l’esercito piemontese. In quel periodo venne ripresa l’idea napoleonica di realizzare un Arsenale Marittimo nel sedime del Varignano, così nel 1849 la Reale Marina Sarda ne affidò il progetto esecutivo all’ingegner Rendell.
In alto a sinistra, foto del corso Ordinario Torpedinieri classe 1899; accanto: ricostruzione tridimensionale dell’area produttiva (frantoio) della villa romana del Varignano.
Tuttavia i lavori appena avviati vennero immediatamente interrotti a seguito della decisione di costruire il Regio Arsenale nell’area della Spezia. Di questo progetto rimane solo una galleria, la cui costruzione è stata interrotta, il cui scopo era quello di unire la baia delle Grazie al seno del Varignano allo scopo di consentire il passaggio dei materiali e della piccole imbarcazioni all’interno dall’area bacini. Nel 1888 si concludeva definitivamente la funzione sanitaria delle strutture del Varignano dove venne istituito il Comando di Difesa Foranea. Il 10 novembre 1910 accadde qualcosa che cambiò radicalmente la storia del Varignano: le Scuole del C.R.E.M. (Corpi Reali Equipaggi Marittimi) della categoria Torpedinieri, con la relativa specializzazione Palombari, e quella dei Radio Telegra-
di Ermanno Fiamma che, sfruttando la giovane invenzione della radio di Guglielmo Marconi, realizzò il primo drone della storia. Con la “Prima formazione della categoria Palombari”, disposta dalla Legge del 15 giugno 1933, venne dato un nuovo impulso alle attività subacquee militari. Quest’emergente categoria ebbe bisogno di acquisire maggiori spazi, non disponibili al Varignano, così nel dicembre 1934 la Scuola Palombari si trasferì nell’antistante comprensorio di San Bartolomeo. Da quell’epoca e fino a tutta la seconda guerra mondiale il Varignano continuò ad essere la sede della Difesa Foranea e delle Scuole Torpedinieri e Radio Telegrafisti, mentre nel vicino comprensorio di Santa Maria si addestravano gli operatori
fisti vennero trasferiti in questo storico comprensorio. Nella Scuola Torpedinieri/Palombari si brevettarono personaggi epici come Alberto Gianni - noto per essere stato il responsabile dei famosi Palombari dell’Artiglio) che, durante la prima guerra mondiale, salvò l’intero equipaggio del sommergibile S3 affondato a 34 metri vicino all’isola Palmaria e inventò sia la camera disazotatrice (l’attuale camera di decompressione), sia la torretta batoscopica per effettuare immersioni investigative fino a 200 metri di profondità. La presenza della Scuola Palombari si fece sentire anche nei borghi vicini al Varignano che videro cambiare la propria economia grazie alla nascita di molte imprese per i recuperi subacquei a conduzione familiare. Il Varignano fu anche sede di importanti sperimentazioni di radio comunicazioni, esempio ne fu il test di guida a distanza del MAS 223 avvenuto nel 1924 grazie all’invenzione
A sinistra: il piazzale del secondo fabbricato quando al Varignano venne istituito il Comando di Difesa Foranea (1888); in basso: il Maggiore del Genio Navale Teseo Tesei al quale dal 1960 è intitolato il Raggruppamento Subacquei ed Incursori.
Maggiore del Genio Navale Teseo Tesei Medaglia d’Oro al Valor Militare
Ufficiale Superiore del Genio Navale, in lunghi anni di tenace, intelligente e appassionato lavoro riusciva, superando difficoltà di ogni genere, a realizzare e a perfezionare, in cooperazione con altri pochi valorosi tecnici, il mezzo d'assalto subacqueo della Regia Marina. Non pago del decisivo contributo portato dalla sua brillante intelligenza e dalla sua profonda cultura volle personalmente provare, collaudare ed impiegare in guerra l'arma insidiosissima. Nonostante fosse minorato nel fisico per questa attività, inflessibilmente volle partecipare al forzamento di una delle più potenti e meglio attrezzate basi navali dell'avversario, conducendo lo strumento da lui ideato. Verificatosi nel corso dell'azione un ritardo, dovuto a imprevisti incidenti tecnici, che avrebbe potuto compromettere l'esito, allo scopo di guadagnare tempo perduto e di portare a termine ad ogni costo il suo compito, decideva di rinunciare ad allontanarsi dall'arma prima che esplodesse contro l'obiettivo. Col sacrificio della vita assurgeva, unitamente al suo secondo uomo rimasto a lui fedele fino alla morte, alla gloria purissima del cosciente olocausto. Esempio di elette virtù militari e di sublime dedizione alla Patria, oltre il dovere.
Acque di Malta, alba del 26 luglio 1941
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il Varignano è la base dei Palombari e degli Incursori di Marina che il Paese impiega in tutti i contesti nazionali ed internazionali
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A sinistra: l’ingresso di Comsubin degli anni ’70; sopra: certificato da palombaro di Alberto Gianni conseguito alla scuola palombari del Varignano nel 1912; a destra: Alberto Gianni con la torretta butoscopica, da lui inventata, che fu alla base delle leggendarie imprese dei palombari dell’Artiglio.
dei Mezzi di Assalto di Superficie e dall’ 8 settembre 1943 quelli subacquei. Nell’ottobre 1945, un mese dopo il termine delle ostilità, la base del Varignano ospitò un nuovo Comando denominato Maricentrosub che aveva il compito di coordinare i Palombari ed i neonati Sommozzatori in tutte le operazioni subacquee connesse allo sminamento dei porti ed alla riattivazione delle vie di comunicazione marittima. Contestualmente alle attività tese alla ricostruzione, la Marina Militare non volle perdere l’esperienza nelle operazioni speciali subacquee e di superficie accumulata dagli uomini dei Mezzi d’Assalto durante la
guerra, così vennero mantenuti e sviluppati, nel segreto, sia i mezzi speciali che un’aliquota di personale dedicato al loro impiego. Tale unità fu riorganizzata ufficialmente solo nel 1952 quando il Varignano vide nascere al proprio interno un ulteriore nuovo Comando la cui denominazione iniziale, Gruppo di “Guastatori di Marina”, assunse quella di Maricentardin nel 1953. Nel 1954 grazie all’assunzione del Comando sia di Maricentrosub, che di Maricentardin da parte del capitano di vascello Gino Birindelli (Medaglia d’Oro al Valor Militare per aver violato la Base inglese di Gibilterra il 30 ottobre 1940 nell'operazione "B.G.2") la base del Varignano iniziò ad avviarsi verso l’organizzazione attuale. Infatti, nel settembre del 1955, i due Reparti vennero riuniti sotto un nuovo Comando denominato Marisubardin, poi Maricensubin nel giugno del 1956,
per assumere infine l’ultima modifica ordinativa il 15 febbraio 1960, quando venne creato il Raggruppamento Subacquei ed Incursori, che fu intitolato al maggiore del Genio Navale Teseo Tesei, Medaglia d’Oro al Valor Militare alla memoria ed inventore dei siluri a lenta corsa. Da quel giorno di 45 anni fa il promontorio del Varignano è la base dei Palombari e degli Incursori di Marina che il Paese impiega in tutti quei contesti nazionali ed internazionali richiedenti le loro altissime capacità operative. Il Varignano è uno scrigno prezioso che ha racchiuso un’infinità di storie che si perdono lontano nel tempo… ma che hanno segnato in maniera determinante lo sviluppo della nostra città e del nostro paese. vai alla pagina web del sito: www.marina.difesa.it
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Mariremo Sabaudia
Dove nascono alcune delle eccellenze dello sport in Marina Servizio a cura di: Antonio Cosentino, Emanuele Scigliuzzo, Alessandro Lentini, Umberto Castronovo Servizio fotografico: Maurizio Lapera
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Sabaudia, 11 febbraio 2016. Veduta aerea del Centro Remiero della Marina.
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l lago di Paola, a Sabaudia in provincia di Latina, con la sua speciale e caratteristica conformazione orografica e idrografica, sembra sia nato per ospitare gli sport remieri, come il canottaggio, la canoa e il Kayak. La nazionale di canottaggio ha scelto proprio il Centro Remiero della Marina Militare a Sabaudia per uno dei raduni che precedono l’Olimpiade di Rio de Janeiro che si svolgerà nel continente sudameri-
cano ad agosto 2016. A condurre la squadra a Sabaudia i ricordi e le scelte tecniche del Presidente della Federazione Italiana Canottaggio (FIC), Giuseppe Abbagnale che ha accompagnato la nazionale durante gli allenamenti: “Le prime gare della mia vita sportiva si sono svolte proprio a Sabaudia nel 1975 mentre con la nazionale abbiamo svolto molti raduni tra il ’78 e l’80 in questo centro della Marina Militare.” Le strutture sono state al centro di
una eccellente rivalutazione e ammodernamento tanto da essere descritte da Giuseppe Abbagnale come: “funzionali alle esigenze della nazionale di canottaggio i cui obiettivi sono la conquista di medaglie nelle competizioni internazionali. Venire qui per gli allenamenti è un riconoscimento da parte della F.I.C. allo sforzo della Marina che ha messo in campo il meglio delle strutture e delle attrezzature per l’arte remiera.” La presenza della squadra nazionale di canottaggio è stata salutata anche dal Comandante del reparto Sport e Vela della Marina Militare, il capitano di vascello Antonio Falcomer: “Il Centro Remiero è un brillante esempio dell’interesse della Marina per lo sport; le collaborazioni con il CONI e con le Federazioni sportive sono uno degli aspetti di punta della Forza Armata che dedica il proprio tempo e le strutture migliori per diffondere in Italia la cultura dello sport.” Il Centro remiero è nato nel 1958
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Sabaudia, lago di Paola, 11 febbraio 2016. Davanti il sottocapo 3^ cl Parlato Luca (Canottaggio) Campione del mondo 2013 specialitĂ due con Senior in coppia con il comune di 1^ cl Abbagnale Vincenzo; dietro il comune di1^ cl Abagnale Giovanni (Canottaggio) Campione del Mondo 2014 su imbarcazione quattro senza Under 23 con il comune di 1^cl Abbagnale Vincenzo. Attualmente tutti gli atleti fanno parte del Gruppo Olimpico Nazionale.
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per preparare la squadra per le Olimpiadi del 1960 di Roma ed è suddiviso in quattro poli collegati facilmente tra loro: la caserma Piave, a ridosso del lago, è l’area comando, sociale e conferenziera. È eccezionalmente dotata di una torre di arrivo al termine del campo di regata. L’area “operativa lago” è orientata al supporto tecnico e agli allenamenti, a poche decine di metri dall’area alloggi per atleti e federazioni ospitate. È presente anche un piccolo arenile. Il capitano di vascello Antonello Alias, comandante del Centro, è orgoglioso del lavoro che ha svolto
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Il centro è nato per le Olimpiadi del 1960 a Roma e ora ospita la nazionale e gli atleti che potrebbero partecipare alle prossime Olimpiadi di Rio con i suoi uomini a disposizione: “Con fervore culturale, apertura verso le strutture esterne, disponibilità ed efficientissima tecnica prestazionale è stato possibile ristrutturare e valorizzare le strutture già eccezionali a disposizione.
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Ci siamo avvicinati anche alle difficoltà di chi è più sfortunato abbattendo le barriere architettoniche per accogliere atleti con disabilità in accordo alle direttive dello Stato Maggiore della Difesa.” I lavori di rivalutazione permette-
La trasformazione del polo sportivo
Il polo sportivo di Sabaudia è diventato un’eccellente realtà grazie alla professionalità e all’entusiasmo del suo comandante che ha saputo motivare il personale
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l centro remiero della Marina Militare sta vivendo un importante momento di crescita diventando punto di riferimento per diverse federazioni nazionali, e ponendosi anche al centro di diversi progetti che lo renderanno il fulcro di attività che non hanno come obiettivo il risultato sportivo, ma quello di vincere nella vita e nella solidarietà permettendo ai più giovani, e ai meno fortunati, di avvicinarsi allo sport. Il polo sportivo, situato nel cuore del Parco Nazionale del Circeo, si sta rinnovando utilizzando materiali compatibili con il delicato ecosistema in cui è collocato, ed è per questo che si lavora anche a proposte per impiegare mezzi, sia in acqua che fuori, ad impatto ambientale zero, o di adottare qualsiasi sistema che possa salvaguardare la delicata natura che lo circonda. L’importante fase di ristrutturazione, avviata dall’attuale comandante del polo sportivo, capitano di vascello Antonello Alias, è stata realizzata quasi totalmente senza
gravare sul bilancio della Forza Armata, con la stipula di varie permute, e talvolta con il recupero di materiali dismessi; una parte del vecchio pontile ad esempio è stato trasformato in gazebo nei pressi della mensa o sparso nelle varie sale e utilizzato come mensole per gli innumerevoli trofei esposti, o ancora, come il restauro di alcune canoe in legno non più utilizzabili per le competizioni o per gli allenamenti degli atleti, e convertite in pregiati pezzi di arredamento. Notevoli miglioramenti sono anche stati apportati nella zona “operativa” del centro, dove gli atleti oggi, grazie alla professionalità del personale, motivato anche dal contagioso entusiasmo del Comandate, possono disporre di una palestra ampliata e multidisciplinare, grazie alla copertura della vasca voga di canottaggio, con dei macchinari collegati a dei monitor che permettono all’atleta di guardarsi durante l’allenamento e di correggere eventuali movimenti sbagliati, oltre a dare la possibilità
agli allenatori di osservare tutto l’equipaggio di un’imbarcazione contemporaneamente. I lavori che saranno destinati a perfezionare quella che è diventata un’eccellente realtà, sono ancora in fase di ultimazione, ed il gruppo manutentore edile, composto dallo stesso personale in forza che sta anche recuperando il piano superiore della Caserma Piave, è impegnato nel ripristino di una zona che sarà adibita a palestra cardio fitness per la preparazione atletica degli sportivi di tutte le discipline. Grazie ad un accordo stipulato con la federazione italiana canottaggio, gli atleti della Marina Militare, e delle nazionali che hanno scelto di prepararsi ad importanti appuntamenti sportivi presso il nostro Centro Remiero, possono disporre anche del supporto tecnico del Coni – Medicina e Scienza della Sport – e sottoporsi a massaggi e manipolazioni fatte dalle sapienti mani di personale specializzato, dopo la fatica di ogni allenamento.
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Sabaudia, lago di Paola, 11 febbraio 2016. Di spalle: il sottocapo di 3^cl Di Caterino Antonio Achille (Canoa Kayak); davanti: Giulivo Raffaele Atleta Sez. Giovanile della Marina (Canottaggio); dietro: il comune di 1^cl Maestrale Andrea (Canottaggio).
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Le interviste
Comandante, quale valenza ha lo sport per la Marina Militare? Lo sport nella Marina è uno degli aspetti più importanti nell’ambito della formazione psicofisica del personale imbarcato e di quello destinato agli Enti a terra. Prova ne sono le strutture da dedicare alla formazione ed il personale qualificato per potere preparare adeguatamente il nostro personale. Nello specifico, il Centro Remiero di Sabaudia è un esempio brillante dell’interesse e dell’attenzione che la Forza Armata dedica allo sport. Questo Centro è un punto d’eccellenza e fiore all’occhiello dal quale sono transitati tanti campioni del passato tra i quali Berra e Sancassani.
Incontriamo Giuseppe Abbagnale, presidente della Federazione Italiana Canottaggio Tuffandoci nel passato, quali ricordi mantiene del Centro Remiero della Marina di Sabaudia? Quì ho iniziato alcune delle mie prime gare di livello nazionale nell’oramai lontana stagione agonistica del ‘75.Ancora oggi ricordo con estremo piacere le stagioni che vanno dal 1978 al 1980, quando quì a Sabaudia si svolgevano la gran parte dei raduni della nazionale italiana di canottaggio. E poi, questa è la località che amo e dove ho anche scelto di andare a vivere.
Questo Centro Remiero rappresenta la tradizione per lo sport e per la cultura sportiva. Quale significato assume per la Federazione, il recupero di una struttura di tale importanza? Sabaudia negli anni ’70 rivestiva una grande importanza anche perché vi si svolgevano gare di livello internazionale, come il trofeo “Bertocco” che prevedeva la partecipazione di diverse nazionali estere. Nel tempo però, l’interesse per Sabaudia e per il suo Centro sono andate scemando fino a perdere l’originale prestigio anche in termini di conoscenze acquisite da parte della Federazione Italiana Canottaggio. Sabaudia è stata quasi del tutto abbandonata quando nel 1981 la Federazione ha creato il Centro Remiero Nazionale a Piediluco in Umbria. Con un’inversione di tendenza però, siamo tornati ad essere di nuovo presenti già nel 2013 in coincidenza con la mia elezione a Presidente della Federazione, perché ritengo che questo Centro Remiero abbia delle peculiarità e delle strutture che vanno a potenziare il nostro bacino d’utenza, molto funzionali a quello che è il nostro programma. Inoltre, il clima nel periodo invernale è più mite e molti degli atleti che oggi compongono la Nazionale sono già presenti a Sabaudia poiché appartenenti alle Forze Armate e Corpi Armati dello Stato. Presidente, ci parli dei prossimi obiettivi degli atleti di Marina che fanno parte della rosa della nazionale. Gli obiettivi che ci prefiggiamo sono di portata internazionale e gli atleti della Marina così come quelli appartenenti alle altre Forze Armate e Corpi Armati dello Stato,
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sono certamente i migliori del nostro movimento. Da questa rosa ci si aspetta di creare degli equipaggi che possano ben figurare nei grandi palcoscenici, portando lustro all’Italia e magari qualche medaglia importante. Federcanottaggio e Marina insieme sulla scia di uno storico binomio? Nell’ultimo periodo, tra la Federazione Italiana Canottaggio e la Marina si è creato un rapporto simbiotico molto stretto. Il Centro Remiero della Marina ha fatto molti sforzi finalizzati al miglioramento delle strutture e di tutta la logistica per ospitare non solo i suoi atleti ma anche quelli della Nazionale italiana. Riconosciamo questo grande sacrificio, senza dimenticare lo sforzo collaborativo che nell’ultimo quadriennio è stato concretizzato attraverso la sua vicinanza a qualsiasi esigenza paventata dalla Federazione, a dimostrazione di quanto si è ben fatto e di quello che è l’obiettivo: diventare sempre più sinergici e funzionali alle esigenze della Federazione Italiana Canottaggio.
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Ricordi bellissimi i raduni con la nazionale nel Centro Remiero della Marina, tra il ’78 e l’80
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Lo sport nella Marina Militare vanta antiche tradizioni e risultati di prestigio ottenuti con l’impegno dei propri atleti. Ma quale
ranno al centro Sportivo Remiero della Marina di poter ospitare sia gare internazionali, grazie alla Torre di giuria regolamentare, che eventi sportivi importanti come l’annuale Festa dello Sport di Sabaudia che lo scorso anno ha portato numerose associazioni all’interno del centro. È già possibile offrire gli alloggi e le strutture sportive alle federazioni internazionali del massimo livello come successo con la squadra nazionale polacca di canottaggio che ha donato le sedie della sala conferenze. In queste strutture sono passati tanti atleti nazionali come Franco Berra, Franco Sancassani e Luigi Scala più volte olimpionici e Campioni del Mondo e si allenano atleti della Marina Militare come Luca Parlato e Vincenzo Abbagnale per il canottaggio e Maria Clara Giai Pron che nel K1 slalom (specialità del Kayak) ha già conquistato la carta olimpica per Rio 2016. Campioni affermati, ma anche campioni che crescono come quelli delle sezioni giovanili che nel 2015 hanno conquistato l’argento ai mondiali juniores di canottaggio a Rio de Janeiro con Andrea Benetti e l’argento di Gabriel Soares agli Europei in Repubblica Ceca.
due parole con Antonio Falcomer, comandante dell’Ufficio Vela e Sport dello Stato Maggiore della Marina è il contributo della Forza Armata nel più ampio palcoscenico dello sport italiano? La Marina Militare collabora con il C.O.N.I. e con le principali Federazioni sportive nazionali per potere portare avanti quei progetti che sono mirati a preparare tutti i nostri atleti di vertice per ogni ciclo olimpico.
Quali sono gli atleti di punta, anche nel settore giovanile? La Marina contribuisce a diffondere la cultura sportiva nel nostro Paese. All’interno della nostra organizzazione abbiamo istituito le sezioni giovanili di canoa, canottaggio e vela. Attualmente, di-
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versi ragazzi si sono distinti a livello giovanile come Benetti e Suarez nel canottaggio. Oggi, in vista delle Olimpiadi di Rio, la Marina Militare ha già conquistato 2 carte olimpiche con Antonino Barillà per la disciplina del Tiro a volo e nella canoa K1 slalom femminile con Maria Clara Giaipron.
Sabaudia e la Marina Militare. Quale significato assume questo Centro Remiero per la Forza Armata? Il Centro Remiero rappresenta un’insieme di storia e tradizione sportiva e la Marina vi dedica il massimo delle risorse materiali e del proprio personale. Sabau-
dia è da sempre la scuola remiera d’eccellenza per la Marina e per l’intero panorama nazionale. Quì si svolgono anche le attività di vertice non soltanto dei nostri atleti ma anche quelli della nazionale italiana che spesso si ritrovano nel nostro Centro Remiero per i raduni più importanti in vista delle Olimpiadi o dei Campionati del Mondo.
La cultura dello sport passa anche da qui, dagli sport come la canoa, il canottaggio e il Kayak Antonio Falcomer
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Il comune 1^ cl Maestrale Andrea (Canottaggio) Campione Italiano di Fondo anno 2016, a destra: il sottocapo di 3^cl Amarante Catello (Canottaggio) durante un allenamento nella rinnovata palestra multidisciplinare.
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Incontriamo Antonello Alias, comandante di Mariremo Sabaudia
Sabaudia per il canottaggio ha una vera e propria storia. Può raccontarcela? Sabaudia è un centro di eccellenza dello sport, da sempre una cattedrale, un'icona nazionale perché qui si sono svolti i primi allenamenti per la preparazione alle Olimpiadi di Roma nel 1968. Ma il Centro Remiero di Sabaudia nasce ancora prima, nel 1936, come Scuola della Polizia Portuaria, successivamente divenuta punto di raccolta per la solidarietà sociale come collegio. Solo successivamente si è transitati all’attuale funzione, ovvero di Centro Remiero prima delle Forze Armate e adesso della Marina Militare, dal 1958 in previsione delle olimpiadi di Roma del 1968. Com’è cambiato il volto di Mariremo dopo la ristrutturazione? É chiaro che bisognava dare una continuità nella tradizione e nella linearità del comportamento storico che ha portato ad investire in maniera sostanziale in uomini, mezzi e materiali ma soprattutto in concetti risistemando una parte delle strutture logistiche e tutto ciò che attiene alla parte remiera dell'area operativalago.
Ci potrebbe descrivere le strutture dislocate in questo Centro? É un Centro multipolare perché è un Centro instaurato in una città di fondazione nata quindi durante il ventennio. Le strutture di cui si compone l’intera area sono la caserma Piave adibita a Comando ed arricchita grazie ad un centro di grandissimo pregio naturalistico, accanto al porto. É un'area piuttosto ampia, di 45 ettari di verde, curatissimo ed il cui recupero è stato fatto con la massima attenzione perché si tratta di una zona protetta che ospita diverse specie autoctone e in trasferimento. Inol-
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tre, sul lago si trova anche una torretta di arrivo per le gare di canottaggio ed il cosiddetto “quarto polo” adibito a complesso residenziale ed alloggiativo.
Com’è riuscita la Forza Armata a rinnovare l’intera struttura armonizzando allo stesso modo i costi dell’intervento? Due parole: smart - sport. Il significato è ampissimo e va dal sociale, con le attività duali e prosegue seguendo l'approccio verso l'esterno. Il fervore culturale, tipico della nostra formazione professionale, con una disponibilità caratteristica di ogni marinaio che per natura è predisposto all’incontro e non alla chiusura, nonché un efficientismo polo tecnico derivato dai nostri ingegneri per le aree sportive. Quindi smart – sport, perché il complesso dei poli che abbiamo a nostra disposizione unitamente alle capacità di cui disponiamo come scuola centrale remiera consentono, dal punto di vista formativo, di approcciarci verso federazioni sportive con i giusti requisiti. Quindi ricerca della storia del canottaggio, preservazione degli strumenti per il canottaggio come imbarcazioni o tecniche, scuola del canottaggio e poi naturalmente l’attività nazionale esterna e divulgativa.
Centro di Sabaudia, non solo sport. Siamo marinai e quindi non solo militari, siamo comunicatori, siamo colleghi di corpo e di forze armate, siamo soprattutto parte del sistema produttivo nazionale che sfrutta positivamente la tecnologia nell’ambito di variegate collaborazioni. Prova ne sono le collaborazioni scolastiche, quelle con le altre Forze Armate, con Lega Ambiente, i Vigili del Fuoco, il Corpo Forestale dello Stato e molte altre organizzazioni.
Grazie allo strumento della permuta di beni e servizi, questo Centro Remiero è di nuovo uno dei più importanti in Italia, con un sensibile risparmio di denaro per la Pubblica Amministrazione Antonello Alias
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incontriamo Alessandro Donegana, allenatore della squadra di canottaggio Il livello psicofisico dei nostri atleti passa anche attraverso le strutture e gli impianti che devono assicurare condizioni ottimali di lavoro. Quali vantaggi offre, dal punto di vista tecnico, il Centro Remiero di Sabaudia? In prossimità del Centro Remiero di Sabaudia vi è una culla naturale rappresentata dal lago Paola, bacino predisposto per le gare di canottaggio. Il Centro stesso offre con la sua palestra, la predisposizione naturale alla crescita sportiva degli atleti, il giusto rapporto alla preparazione agoni-
stica di alto livello. Non da poco la presenza del parco nazionale e di strade lunghe che permettono condizioni ideali per gli allenamenti di corsa e bicicletta.
Come si sviluppa il programma di allenamento per i nostri atleti? Partendo già da una preparazione di alto livello, ai ragazzi viene chiesto uno schema di 13 allenamenti settimanali in 2 fasce orarie separate: durante l’arco mattinale in acqua e nell’arco pomeridiano un allenamento aerobico a secco e pesistica. Il lago Paola è naturalmente predisposto
come campo di gara regolamentare, quindi gli atleti trovano le condizioni che poi verranno riproposte durante le gare.
Sabaudia, lago di Paola, 11 febbraio 2016. Il sottocapo 3^cl Di Caterino Antonio Achille (Canoa Kayak).
vai alla pagina web del sito: www.marina.difesa.it
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Rapporto Marina 2015
L’evento è stato un momento di interazione, scambio e confronto tra l’alta dirigenza della Forza Armata di oggi e di ieri, con lo spirito di innovazione con cui la Marina si proietta verso il futuro.
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di Eleonora Ricci
resso la sala teatro della Caserma Lante di Roma, si è svolto lo scorso 24 febbraio, l’incontro annuale tra il capo di Stato Maggiore della Marina, gli ammiragli non più in servizio attivo e coloro che attualmente prestano servizio presso la sede di Roma. La serata, che nel corso degli anni è andata assumendo un’impronta sempre più tradizionalistica, superando quella della semplice ricorrenza, costituisce un vero e proprio momento di aggregazione, finalizzato a dimostrare come la Marina, sia ad oggi il frutto dell’attività passata e presente degli uomini che hanno scelto di porsi incondizionatamente al suo servizio. Il capo di Stato Maggiore, l’ammiraRoma, 24 febbraio 2016. Nelle foto l’ammiraglio De Giorgi fa il punto di situazione della Forza Armata, illustrando ai partecipanti le novità organizzative, i progetti ed i risultati conseguiti in tutti gli ambiti. (foto Gabriele Lenzi e Fabio Carella).
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glio Giuseppe De Giorgi ha pertanto tenuto un discorso volto a illustrare l’operato e le sfide che la Forza Armata è chiamata quotidianamente ad affrontare, permettendo, in tal modo, il coinvolgimento di tutti quegli ammiragli in congedo che dopo anni di lavoro e dedizione vivono oggi le vicende della Marina non più da protagonisti. D’altro canto essere ammiraglio non significa ricoprire un semplice incarico istituzionale, essere ammiraglio significa detenere un ruolo di massima responsabilità, ed è anche a questa responsabilità, che la serata vuole essere un tributo. L’incontro, il cui scopo è quello dell’aggiornamento e dell’integrazione ma altresì della condivisione di esperienze, è stato corredato dalla proiezione di immagini, video e presentazioni al fine di poter permettere un maggior coinvolgimento di un uditorio, già di per se altamente qualificato, sull’attività intrapresa dalla Forza Armata nel
corso dell’ultimo anno. Il capo di Stato Maggiore ha illustrato l’evoluzione degli aspetti tecnico-organizzativi della Marina avendo riguardo all’impiego dei mezzi e dei materiali, ai nuovi progetti euroepei, alla dislocazione del personale e al riutilizzo di basi ed infrastrutture. Attenzione è stata dedicata all’attuale impegno della Marina nell’attività di ricerca, alla costante collaborazione intrapresa con le università nonchè all’emergere di un nuovo know-how derivante dalla capacità dual-use da essa acquisita. L’ammiraglio De Giorgi ha evidenziato come la Marina, oggi, sia più consapevole dei flussi importanti di risorse che viaggiano attraverso il mondo non militare ma che sono ad esso collegati o collegabili, ribadendo da ultimo la sussitente necessità di mantenere una Marina protagonista ed indipendente anche grazie a un rinnovato avvicinamento dei giovani alla Forza Armata.
La Marina al RBS 6 nazioni di rugby Un equipaggio, una squadra
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di Marco Maccaroni
a collaborazione tra la Marina e la Federazione Italiana Rugby (FIR) si è concretizzata in occasione dell’incontro Italia – Inghilterra del 14 febbraio 2016 con la partecipazione e l’esibizione del Plotone di Alta Rappresentanza, il passaggio a bassa quota di un elicottero
EH 101 e l’esecuzione degli inni nazionali da parte della Banda Musicale della Marina. Perché questo sodalizio tra la Marina e il rugby? E bene, la Marina Militare ha introdotto il rugby nelle attività sportive praticate in Accademia Navale a Livorno poiché ritiene che vi sia una perfetta sinergia tra i valori di questo sport e la componente etico - formativa degli allievi, tra la fisicità e l’efficienza richiesta ai futuri ufficiali di Marina e lo spirito di coesione e di squadra che si sviluppa a bordo delle unità
navali. Analogamente a quanto avviene in un equipaggio di una nave, nel rugby ci sono regole imprescindibili: il rispetto, anche per l’avversario, la solidarietà di gruppo, il ridimensionamento dell’individualismo a vantaggio di una visione collettiva del gioco. L’attuale collaborazione tra la Marina e la FIR è stata presentata uffiRoma, stadio Olimpico, 14 febbraio 2016. Il Plotone di Alta Rappresentanza del 3 Reggimento San Marco impegnato in una delle tante coreografie, la cosiddetta “stella”.
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Roma, 14 febbraio 2016. Il contrammiraglio Enrico Pacioni riceve dal capitano della nazionale Rugby, Sergio Parisse, un pallone ufficiale FIR autografato da tutti i ragazzi della nazionale; a destra: un elicottero della EH-101 sorvola lo stadio Olimpico; in basso: un momento della cerimonia. (foto G. Lenzi, M. Flamini)
cialmente in una conferenza stampa tenutasi allo stadio Olimpico, il giorno prima della partita Italia-Inghilterra, a margine del cosiddetto “Captain’s run” e presieduta dal capo ufficio pubblica informazione e comunicazione, contrammiraglio Enrico Pacioni, il quale nello spiegare il perché della vicinanza della Forza Armata al rugby, ha dichiarato: “La Marina Militare ha trovato nel rugby,
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sin da subito, un ruolo fondamentale nella formazione degli allievi ufficiali in quanto permette di sviluppare il fisico e la mente favorendo l’acquisizione di quelle caratteristiche morali e disciplinari essenziali alla formazione del futuro Comandante”. Nel pre-partita lo speaker ha ringraziato, a più riprese, la Marina per il servizio svolto quotidianamente, la quale con la sua continua presenza in mare, assicura la protezione e la sicurezza del Paese, impiegando per-
sonale e mezzi in molteplici attività operative e addestrative che spaziano dal sociale all’umanitario, dall’ambientale allo scientifico, investendo tutti i settori d’interesse della collettività. Questo impegno costituisce la cosiddetta capacità dual-use della Marina. L’esibizione del Plotone di Alta Rappresentanza del 3° Reggimento della Brigata Marina San Marco ha riscosso notevoli apprezzamenti tra il pubblico e si è articolata in due momenti:“la coreografia”, dove ogni fuciliere di Marina si muove in sincronia con il resto della formazione e “l’ispezione”, dove il Capo Ispettore, mediante movimenti e lanci del fucile in dotazione con alcuni militari del plotone, ne controlla il perfetto bilanciamento e la pulizia. Il “Plotone” rappresenta l’eccellenza della Marina nei movimenti tattici su terra, così come avviene per mare con le Unità Navali e in aria, con l’Aviazione Navale.
Se la pioggia ha risparmiato lo stadio Olimpico, consentendo al Plotone di Alta Rappresentanza di esibirsi, non sono stati così fortunati i 4 Incursori di Marina, che avrebbero dovuto effettuare il lancio, portando sul campo di gioco il Tricolore nazionale, le bandiere delle federazioni rugby inglese e italiana e far calare dal cielo la palla ovale della gara. Le condizioni di vento in quota non hanno permesso il lancio, sostituito da un sorvolo a bassa quota dell’elicottero EH 101, che ha salutato gli oltre settantamila spettatori presenti. La presenza della Banda della Marina ha reso, infine, l’evento ancor più memorabile con la trionfale esecuzione degli inni nazionali. Lo speaker ha ricordato che la Banda della Marina è uno dei più antichi complessi bandistici militari italiani, nata nel 1870 dall’unione di piccoli complessi strumentali della marineria.
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La Marina Militare a fianco della Nazionale Italiana di Rugby nell’ambito del Trofeo RBS 6 Nazioni 2016
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ella storica sede del RaggruppaN mento Subacquei ed Incursori “Teseo Tesei”, alla presenza del capo ENNAIO
di Stato Maggiore della Marina, si è svolta l’emozionante cerimonia per la consegna del basco verde a sei nuovi giovani incursori. Dopo un percorso difficile durato un intero anno questi giovani marinai hanno raggiunto il loro obbiettivo. La cerimonia ha visto anche la partecipazione dei familiari delle Medaglie d’Oro al Valor Militare Luigi Durand de La Penne ed Evelino Marcolini, che hanno consegnato alla Marina alcuni cimeli di uomini che hanno fatto la storia della Forza Armata.
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è svolta a Taranto una massiccia S250iesercitazione, che ha impegnato uomini delle Forze da Sbarco in-
sieme agli equipaggi delle Unità Anfibie San Giusto e San Marco. La “Phibex”, così è stata denominata la prima attività addestrativa del 2016, prevedeva moduli a difficoltà crescente ed ha visto la Brigata San Marco impegnata in uno scenario che potrebbe essere quanto mai attuale, ovvero l’eventualità di dover evacuare con interventi dal mare popolazione civile colpita da eventi naturali, o interventi militari in teatri operativi in cooperazione con le forze aeree.
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bordo della fregata Margottini, si A è svolto il passaggio di testimone del Comando del Terzo Gruppo Na-
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vale e dell’Operazione “Mare Sicuro” tra il contrammiraglio Pierpaolo Ribuffo, cedente, ed il contrammiraglio Salvatore Vitiello, accettante. A sottolineare l’importanza dei risultati raggiunti sono state le parole spese dal Comandante in Capo della Squadra Navale, ammiraglio di squadra Filippo Maria Foffi, durante la sua allocuzione.
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di Pasquale Prinzivalli
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formazione degli ufficiali di doLconamani passa anche dallo sport, che i suoi valori aiuta gli allievi a cre-
scere ed a mettersi alla prova con umiltà e determinazione. Nell’ambito delle attività sportive promosse dall’Accademia Navale, la rappresentativa di atletica dell’Istituto, guidata dal prof. Parigi, si è confrontata con gli atleti regionali durante i Campionati Toscani Indoor dello scorso 11 e il 15 febbraio. Tra i risultati più importanti quelli dell’aspirante guardiamarina Mario Olivieri (22° assoluto sui 55 metri) e dell’allievo 2^ cl. Tommaso Torre (9° nei 200 metri).
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emplice ma significativa la cerimoScacciatorpediniere nia con la quale il Comandante del statunitense Trux-
tun, CDR Joseph Baggett, lo scorso 23 febbraio ha insignito il sottotenente di vascello Giovanni Scozzi del distintivo Surface Warfare Officer (SWO). Un traguardo importante raggiunto dal giovane ufficiale nella sua formazione, che prevede importanti conoscenze nella “lotta di superficie”. A bordo della moderna lanciamissili della US Navy, il sottotenente di vascello Scozzi è già assistente ufficiale di guardia, ruolo chiave nel team di plancia.
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lla presenza del Comandante A delle Scuole della Marina, ammiraglio di squadra Salvatore Ruzittu, si
è svolta la cerimonia di passaggio di consegne al vertice dell’Accademia Navale. L’ammiraglio Ertreo, lasciando il comando, ha voluto sottolineare ai futuri ufficiali di Marina, l’importanza di vivere la loro carriera come un’avventura al servizio del Paese e non come una professione. L’ammiraglio Ribuffo ha assunto il nuovo incarico con l’ìmpegno a dare tutto se stesso in questa meravigliosa impresa.
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La patente nautica La sicurezza in mare
Dopo l’articolo pubblicato lo scorso numero sulla navigazione da diporto, parliamo ora dei requisiti psicofisici e morali per conseguire la patente nautica.
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di Alessandro Lentini
l mare è un elemento facile da vivere per chiunque; è facile anche viverlo da marinaio. Conseguire una patente nautica per le diverse tipologie di imbarcazione o distanza a cui si vuol navigare, è un successo alla portata di tutti, tenendo presente alcuni requisiti psicofisici e morali. Per iniziare a navigare, comunque, non sempre è necessaria una patente: bastano 14 anni per condurre un natante oltre il miglio dalla costa e fino 6 purché sia senza motore e con una superficie velica superiore ai 4 metri quadrati. Perfino un’imbarcazione più grande e con propulsione a motore può essere condotta senza patente purché si abbia compiuto il diciottesimo anno d’età. Le regole specifiche che determinano la navigazione senza patente sono contenute nel Codice della nautica da diporto, il Decreto Legi-
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slativo 18 luglio 2005, n. 171; codice che regolamenta anche il conseguimento della patente nautica. Allontanarsi di più dalla costa aumenta responsabilità e conoscenze per cui si rende necessario conseguire un determinato tipo di patente in base alla distanza dalla terraferma ma anche alla grandezza dell’imbarcazione. La patente per le navi da diporto, con lunghezza fuori tutto superiore a 24 metri, come prerequisito richiedono l’aver conseguito da almeno tre anni la patente senza limiti di distanza. Il terzo tipo di patente è quella che consente la navigazione tra le 6 e le 12 miglia dalla costa. Uno dei mezzi più divertenti per vivere il mare è la moto ad acqua che richiede obbligatoriamente un documento ufficiale, come tutti i mezzi che superano i 30 KW (40,8 Cv): devono infatti essere condotti con una patente nautica in corso di validità indipendentemente dalla distanza dalla costa. La sicurezza a bordo è l’elemento cardine che caratterizza i requisiti psicofisici richiesti per presentare la domanda per la patente nautica: non
il glossario
può farne richiesta chi non è in grado di svolgere in totale sicurezza le operazioni inerenti la patente da conseguire (ormeggio, disormeggio, conduzione..) mettendo a rischio se stesso ma anche chi è a bordo o nei pressi, che si tratti di bagnanti o di altre imbarcazioni. L’ultima normativa specifica anche dei limiti minimi in merito al visus, stabilito in 10/10 complessivi raggiungibili con lenti, con non meno di 3/10 di correzione per l’occhio migliore. È consentito anche l’utilizzo di apparecchi correttivi uditivi. Il codice di riferimento prende in considerazione anche un importante requisito morale per il candidato che non deve essere stato condannato ad una pena superiore a tre anni e altri casi che per la loro specificità sono meglio descritti nel codice della nautica. La domanda per conseguire la patente va presentata alla Capitaneria di Porto di residenza e una copia sarà restituita al candidato che potrà utilizzarla per 3 mesi per le prove in barca in vista dell’esame pratico. Il mare è alla portata di tutti!
natante: un generico mezzo galleggiante capace di muoversi autonomamente ma in aree limitate a causa della tecnica di costruzione o della scarsa potenza del mezzo di propulsione; imbarcazione: nome con cui si indica un piccolo galleggiante con al massimo 50t di stazza lorda (oltre le 50t si definisce nave). Le imbarcazioni prendono un nome specifico a seconda del tipo, della forma, dell’attrezzatura e del motore che le caratterizzano; navigazione da diporto: si tratta della navigazione non a scopo commerciale, ma ricreativo e sportivo nelle acque interne o marittime effettuata a bordo di navi, imbarcazioni o natanti; propulsione: è l’azione con cui si fornisce ad un corpo l’energia necessaria a provocarne e a mantenere il moto. La propulsione navale si distingue in propulsione remica, velica e meccanica.
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Gli uomini che hanno fatto la storia della Marina
Eugenio Casagrande A
di Desirée Tommaselli foto Ufficio Storico Marina Militare
utore di alcune tra le più brillanti e pericolose imprese del primo conflitto mondiale, Casagrande fu riconosciuto tra gli “eroi dell’Adriatico” fin dall’immediato dopoguerra, quando il suo nome ed il suo operato furono resi pubblicamente noti. La specialità
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delle sue missioni aveva imposto fino ad allora il massimo riserbo che, comunque, non impedì agli austriaci di conoscerne il valore e di porre 20.000 corone di taglia su di lui, vivo o morto che fosse. Tale attenzione da parte degli asburgici era dovuta al fatto che Casagrande fosse il coraggioso e imbattuto pilota degli informatori italiani infiltrati nelle linee nemiche.
L’aviatore imperterrito
Dopo la controffensiva italiana che aveva respinto gli austriaci sulla sinistra del Piave alla fine di giugno 1918, l’Ufficio Informazioni della III Armata aveva deciso di portare con l’aeroplano, “uno degli elementi essenziali dello spionaggio moderno” (C. De Carlo, La spia volante,Vittorio Veneto 2008, p. 33), informatori nei territori occupati dal nemico in modo da ottenere notizie circa i
movimenti e gli umori delle truppe, informazioni, queste, necessarie per la pianificazione della grande offensiva che avrà poi il suo acme a Vittorio Veneto. Fallita la prima missione di recupero degli informatori con gli aeroplani, apparve chiaro che l’utilizzo delle vie d’acqua fosse l’unico a dare una certa garanzia per giungere dietro le linee nemiche di sorpresa. Pertanto la III Armata chiese prontamente supporto al Comando Marittimo di Venezia che stabilì l’impiego degli idrovolanti per l’infiltrazione e l’esfiltrazione delle spie.
Tra i volontari offertisi per lo svolgimento di questa nuova, ulteriore attività bellica assegnata alla Marina, fu scelto il Tenente di Vascello Casagrande, Comandante della 253a Squadriglia della Stazione Idrovolanti “Miraglia” di Venezia, entusiasta pilota di Marina, distintosi in molte azioni aeree in tutto l’Adriatico e già insignito di Medaglia di bronzo al Valore Militare. Casagrande approntò subito, ai primi di luglio, lo studio e l’organizzazione delle missioni compiendo voli di ricognizione per individuare i punti di ammaraggio, nonché voli di
allenamento per mettere a punto una serie di manovre da compiere per rendere l’idrovolante il più silenzioso possibile nella fase di discesa. Furono stabiliti i segnali convenzionali e i luoghi di rilascio e recupero, i canali fra il Piave e Livenza, che si prestavano a far prendere agevolmente terra agli informatori. Dal 30 luglio al 29 ottobre 1918 Casagrande compì 15 missioni di cui 8 per il trasporto di 16 militari delIl tenente di vascello Eugenio Casagnande ed il suo velivolo con il motto “Comme vene, vene”.
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A sinistra: il tenente di vascello Eugenio Casagnande prima di partire per una missione. In basso: L. Lambertini. Ritratto del tenente di vascello aviatore Eugenio Casagrande, 1921, disegno a matita su carta, Roma, Museo Centrale del Risorgimento. A destra: Casagrande tra il tenente degli arditi Maso e il sottotenente degli arditi Tubaro, gli informatori trasportati dal pilota di Marina nelle linee nemiche, la notte del 20 ottobre 1918.
l’Esercito, 3 per il recupero di 9 uomini, 2 per il lancio di piccioni e medicinali per poter continuare l’attività di spionaggio e soccorrere la popolazione italiana nella zona di Livenza. Affrontò condizioni metereologiche avverse, il fuoco delle due contraeree, austriaca e italiana, le scariche di fucileria nemiche nonché alcuni accidenti quali l’incaglio del velivolo sul fondo melmoso o la falla in un galleggiante.Volò di sera e di notte, arrivando a compiere anche due missioni speciali consecutivamente, senza riposare, e comunque affiancandovi sempre la normale attività di volo della Squadriglia. Giunse ben tre volte a sovraccaricare il velivolo per mettere in salvo il personale di altre spedizioni unitosi agli informatori e giunto sul luogo dell’appuntamento per il recupero. Avvenne così il 28 agosto 1918 quando Casagrande imbarcò sul suo apparecchio biposto ben tre persone: l’idrovolante stentava a stac-
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carsi, lo specchio d’acqua era limitato e, nella corsa, un battello con a bordo altri tre uomini ostacolò la manovra; il pilota, tuttavia, riuscì a far sollevare il velivolo proprio quando i galleggianti sfioravano ormai l’erba della riva. Rientrato a Venezia, ripartì immediatamente per recuperare gli altri tre uomini. Anche questa missione non fu priva di ulteriori sorprese e difficoltà. A complicare il decollo del velivolo, reso ardito dal peso a bordo, intervenne anche la falla in un galleggiante che, imbarcando acqua, aggravò la situazione. Casagrande, tolta parte dell’acqua, ritentò la partenza mettendo l’apparecchio nel letto del vento e sbandandolo un poco sulla dritta. Ma l’impresa più emozionante, rischiosa e ardita fu l’ultima missione speciale, quella compiuta il 29 ottobre, in pieno giorno, per il recupero di due ufficiali dell’Esercito braccati dagli austriaci nella palude di Villaviera, nonostante lo spauracchio
della taglia e dell’impiccagione. Alle 6.00 Casagrande partì da Venezia; mentre sorvolava la zona di operazione a quota 150 metri per individuare il luogo ove i due informatori si trovavano, fu investito da violente scariche di fucileria; allontanatosi, tornò indietro e a 1 km da dove aveva subito l’attacco scorse gli ufficiali italiani a cui si era unito un ufficiale di cavalleria caduto prigioniero un anno prima. Anche questa volta Casagrande non lasciò indietro nessuno e sovraccaricò l’idrovolante; schivando i colpi nemici, memore della lezione appresa nella straordinaria palestra velica dell’Accademia Navale, seppe sfruttare il vento per far staccare il velivolo dall’acqua, spingendo al massimo il motore. La Marina fu strategica e decisiva per la riuscita del sistema di intelligence italiano: le notizie fornite dagli informatori ricondotti da Casagrande consentirono al Comando Supremo di conoscere la dislocazione delle truppe nemiche, le loro difese, il loro morale. Poi fu Vittorio Veneto.
La vita in poche righe... di Desirée Tommaselli
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ato a Roma il 3 settembre 1892, dopo aver frequentato il Collegio Militare di Roma, fu ammesso all’Accademia Navale di Livorno nel 1911. Come Allievo Ufficiale prese parte alla guerra italo-turca imbarcando su nave Etna (luglio-ottobre 1912) sulla quale tornò l’anno seguente. Destinato sul Saint Bon nel maggio 1914, fu nominato guardiamarina nel settembre successivo. Passato sul San Marco nell’agosto 1915, fu promosso sottotenente di vascello nel maggio 1916. Avanzata domanda di ammissione al corso per pilota di idrovolante alla fine di quel mese, pur rimanendo imbarcato sul San Marco, dall’agosto 1916 prestò servizio presso la Squadriglia idrovolanti di Brindisi in qualità di ufficiale osservatore. “Per aver compiuto con grande calma abilissime esplorazioni sotto il fuoco nemico” nella zona di Durazzo - San Giovanni di Medua alla fine di dicembre 1916, fu insignito di Medaglia di Bronzo al Valore Militare. Conseguita la qualifica di “osservatore aereo” nel gennaio 1917, continuò a prestare servizio presso la Stazione idrovolanti di Brindisi fino al giugno di quell’anno, quando fu destinato a frequentare la Regia Scuola di Aviazione di Marina di Taranto, dove, nell’autunno successivo conseguì il brevetto militare di pilota aviatore per apparecchi “L” ed “FBA”. Posto a capo della 264a Squadriglia idrovolanti di base ad Ancona nel novembre 1917, passò al comando della 253a Squadriglia di Venezia alla fine del gennaio 1918. Promosso tenente di vascello a maggio, dal 30 luglio al 29 ottobre 1918 compì 15 missioni speciali di trasporto e recupero di informatori dentro le linee nemiche; azioni arditissime che gli valsero il conferimento di una Medaglia d’Oro e di una Medaglia d’Argento al Valore Militare nonché della Croce al Merito di guerra. Pilota anche di apparecchi terrestri SVA, lasciò la Stazione idrovolanti di Venezia nel settembre 1919 per prendere parte all’impresa legionaria di Fiume. Rientrato nei ranghi nel febbraio 1920, fu chiamato a far parte del Commissariato d’Aviazione nel febbraio1923. Privata la Marina dell’Aviazione navale,
Casagrande transitò nello Stato Maggiore dell’Aeronautica, dove raggiunse il grado di Generale di Brigata Aerea. Deputato nella XXVII Legislatura del Regno d'Italia (dal maggio 1924 al gennaio 1929), morì a Venezia il 1° dicembre 1977.
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La Banda Musicale della Marina Militare incontra la “famiglia” dell’Università di Tor Vergata
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a Banda Musicale della Marina ha suonato presso la sede della Seconda Università di Roma nell’ambito dell’iniziativa “A lavoro con mamma e papà” organizzata dal Comitato Unico di Garanzia dell’Ateneo romano al fine di conciliare la vita professionale e la cura della famiglia. L’Università ha infatti aperto le porte ai figli di tutto il suo personale offrendo loro percorsi ludici e didattici all’interno delle diverse Facoltà. Culmine delle attività, il concerto della Banda Musicale della Marina Militare che ha richiamato tutti nell’Auditorium “Ennio Morricone” dell’Ateneo con un repertorio musicale leggero e ben presente nell’immaginario del pubblico; da Astor Piazzolla ad Ennio Morricone – cui tra l’altro è intitolato l’Auditorium –
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Al lavoro con mamma e papà di Desirèe Tommaselli
da Santana ai Queen, la Banda ha coinvolto ed entusiasmato il pubblico in sala. Ai protagonisti della giornata, i bambini, è stato dedicato in particolare l’intermezzo su “Gli elementi del discorso musicale”, condotto da Donatella Caramia – professore di Neurologia presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia e di Psicologia della Musica presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università – e dal maestro Antonio Barbagallo, Direttore della banda: attraverso le improvvisazioni dei musicisti della Banda, la professoressa Caramia ed il maestro Barbagallo hanno presentato ai ragazzi l’uso degli strumenti, la gamma dei suoni e la capacità di quest’ultimi di esprimere emozioni. Ai bambini si sono rivolti nei loro in-
terventi la prof.ssa Elisabetta Strickland, presidente del Comitato Unico di Garanzia. nonché la prof.ssa Marina Formica, Coordinatore della Macroarea di lettere e filosofia dell’Università che, ringraziando la Banda Musicale per aver ancora una volta accolto l’invito dell’Ateneo ad esibirsi in Auditorium ed auspicando la sua presenza in occasioni future, ha augurato ai ragazzi di potersi realizzare da grandi mettendo nel loro lavoro la passione che ha caratterizzato questa giornata. Infine è intervenuto il Magnifico Rettore, prof. Giuseppe Novelli, ringraziando gli organizzatori e la Banda Musicale, rappresentante della Marina Militare con cui l’Università ha siglato un accordo di collaborazione e con cui sta portando avanti diversi progetti culturali.