Notiziario della Marina - gennaio 2019

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M ARINA

n o T I Z I A R I o d el l a

A n n o LXV I - G e n n A I o 20 1 9 - € 2,0 0 - C oPI A o MA G GI o


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di Antonio Cosentino

Come consuetudine il nuovo anno è iniziato nel segno della prontezza operativa per la Forza armata, nave Margottini ha mollato gli ormeggi lo scorso 17 gennaio ed è salpata da La Spezia per una nuova importantissima campagna che la vede impegnata in Medio Oriente e Mar Arabico. La FREMM svolge attività di presenza e sorveglianza nell’area del Mediterraneo allargato a tutela del traffico marittimo d’interesse nazionale, ma anche di diplomazia navale. L’Unità è impegnata nell’ambito delle attività svolte nel settore della cooperazione internazionale e del dialogo tra i Paesi dell’area con cui l’Italia intrattiene importanti rapporti politico-diplomatici, economici e industriali. La campagna rappresenta, quindi, un’importante occasione per promuovere in modo integrato il “Sistema Paese” e, grazie alla sinergia tra Marina militare, Difesa e industria nazionale del comparto della difesa, esprime il made in Italy in uno scenario internazionale; Fincantieri, Leonardo, MBDA ed Elettronica l’hanno resa possibile. Nel frattempo, a Taranto, a bordo della Fregata Europea Multi Missione Carabiniere, si è svolta la cerimonia di avvicendamento al Comando tattico dell’Operazione Mare Sicuro e contestualmente nave Alpino ha assunto il compito di unità di bandiera dell’Operazione. Con lo stesso spirito, la Marina è stata impegnata con la Brigata Marina San Marco nell’importante addestramento aeronavale con la marina spagnola e portoghese per consolidare la già stretta collaborazione nel campo anfibio. Riviviamo poi le emozioni che ogni volta genera il varo di una nave. Alla presenza del Capo di Stato Maggiore, Ammiraglio Valter Girardelli, a Riva Trigoso è stata varata la nona fregata, nave “Spartaco Schergat”, commissionata a Fincantieri e che rientra nell’ambito del programma italo-francese. Allo stesso modo viviamo le emozioni della consegna a dodici incursori dell’ambito brevetto, frutto di una durissima selezione. I nuovi incursori hanno potuto così togliersi il berretto da allievo e indossare l’agognato basco verde. “Indossare il basco verde è un segno distintivo unico che vi consente di entrare in un gruppo ristretto di uomini a cui viene riconosciuto un elevato pregio ma allo stesso tempo vi carica della responsabilità di continuare a mantenere elevato il vostro standard professionale” – queste le parole dell’Ammiraglio Girardelli a conclusione della cerimonia. Non manca un approfondimento a tema tecnico: parleremo della “Sala progetti” dello Stato Maggiore Marina, dove nascono le future unità della Forza armata, in un mix di tradizione con uno sguardo rivolto al futuro. Una nuova rubrica curata dall’Ufficio Progetti del Reparto Navi, ci accompagnerà per i prossimi mesi. Presenti come sempre, tematiche di cultura marittima, raccordo essenziale tra marinai di ieri e di domani. Ma il mese di gennaio è stato anche segnato dalla scomparsa del primo maresciallo Gioacchino Verde, nostromo di nave Bergamini, coinvolto in un tragico incidente. Come sempre, con queste pagine proviamo a trasmettervi lo spirito d’avventura e la poesia marinaresca che contraddistingue la Marina. Buona lettura

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SOMMARIO

Il Notiziario della Marina è una testata giornalistica mensile fondata nel 1954

Gennaio

Registrazione: Tribunale di Roma n.396/1985 dell’ 8 agosto 1985

2019

Proprietà Ministero della Difesa Editore Ministro della Difesa

Marina Militare - Ufficio Pubblica Informazione e Comunicazione

DIRETTORE RESPONSABILE

Nave San Giusto in navigazione durante l’esercitazione Gruflex 2019.

Antonio COSENTINO

REDAZIONE

Luciano REGINA, Pasquale PRINZIVALLI, Emanuele SCIGLIUZZO D IREZIONE E R EDAZIONE Marina Militare - Ufficio Pubblica Informazione e Comunicazione Notiziario della Marina - piazza della Marina, 4 - 00196 Roma - tel. 06.3680.5556 mail: notiziario.marina@gmail.com segreteria e abbonamenti tel. 06.36806318 partita iva: 02135411003 N ORME

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La collaborazione è aperta a tutti, gli elaborati, inediti ed esenti da vincoli editoriali, esprimono le opinioni personali dell’autore, che ne assume la responsabilità. La Direzione si riserva il diritto di dare agli articoli il taglio editoriale ritenuto più opportuno. Gli articoli, concordati con il Direttore, dovranno essere corredati di foto (formato .tif o .jpg, di dimensioni minime 18 x 13 cm, con risoluzione a 300 dpi) e didascalie esplicative; gli elaborati dovranno essere redatti evitando l’uso di acronimi, che eventualmente vanno esplicitati. L’accoglimento degli articoli o proposte di collaborazione non impegnano la Direzione alla pubblicazione nè alla retribuzione.

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Stampa: Fotolito Moggio srl, Villa Adriana - Tivoli

Concessionaria di pubblicità: N&C Media srl tel. 03311783010 amministrazione@necmedia.eu

chiuso in redazione il 31 gennaio

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La Fremm Carlo Margottini in campagna MoMa

di Antonio Cosentino

Operazione Mare Sicuro, avvicendamento al comando tattico di Federico Mariani Nome in codice Gruflex di Marco Mollica

Innovare e sperimentare di Giampaolo Trucco Benvenuto “Spartaco Schergat”

di Emanuele Scigliuzzo

Il basco verde a dodici nuovi incursori

di Pasquale Prinzivalli

Visite istituzionali di Emanuele Scigliuzzo

La formazione specialistica in idrografia

di Stefano Cossu

La sala progetti di Gabriele Catapano Riserva selezionata di Luigi Rizzo Ciao nostromo

Lega Navale Italiana una realtà d’epoca… calata nel presente e nel futuro di Paolo Bembo Il Sacrario delle Bandiere a Roma

di Marco Sciarretta

La Marina disegnata da Garibaldi Giuseppe Bruno

di Alessandro Paglia

Forte San Salvatore di Messina di Giuseppina Maria Greco Professionisti del mare e della comunicazione

di Alessandro Busonero

... dai caratteri mobili al web di Veronica Zandonà Il gergo marinaresco di Alessandro Lentini

La pittura di Marina: perché? di Paolo Bembo

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La campagna navale di nave Margottini in Medio Oriente e Mar Arabico (MoMa). Un’opportunità preziosa per presentare all’estero i prodotti dell’industria nazionale per la difesa

La FREMM Carlo Margottini in campagna MoMa

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di Antonio Cosentino

’ entrata nel vivo la campagna della Fregata Europea Multimissione Carlo Margottini, salpata il 17 gennaio dalla base navale di La Spezia che la vedrà impegnata in Medio Oriente e Mar Arabico (MoMa) per svolgere attività di presenza e sorveglianza a tutela delle linee di traffico marittimo di interesse nazionale. La campagna rientra nell’ambito delle attività svolte nel settore della cooperazione internazionale e del dialogo tra i paesi dell’area con cui l’Italia intrattiene importanti rapporti politico-diplomatici, economici e industriali. Rappresenta, dunque, un'importante occasione per promuovere in modo integrato il “Sistema Paese”, e proprio su questa decisa volontà di fare sistema, si fonda il principale elemento di novità della campagna che vede impegnata la Fremm, affiancata e supportata dalle attività di importanti rappresentanti dell’industria nazionale per la difesa come Fincantieri, Leonardo, MBDA ed Elettronica, la cui collaborazione con la Marina militare e la Difesa ha reso possibile la stessa campagna. Nave Margottini, al comando del capitano di fregata Marco Guerriero, che ha già svolto anche lo scorso anno una missione nella stessa area, quest’anno farà tappa a Karachi (Pakistan), dove prenderà parte all’esercitazione “Aman 2019”

con la marina pakistana insieme ad altri 19 paesi, poi a metà febbraio sarà ad Abu Dhabi, negli Emirati Arabi, dove parteciperà alla “Naval Defence Exhibition” (NAVDEX 2019) nell’ambito dell’ “International Maritime Defence Exhibition & Conference” (IDEX 2019), a Damman (Arabia Saudita), a Kuwait City (Kuwait) e in Oman a Muscat dal 6 al 7 marzo. La partecipazione di nave Margottini alla IDEX-NAVDEX 2019 dimostra l'attenzione della Marina militare verso gli sviluppi tecnologici e il ruolo che ricopre

nelle collaborazioni con l'industria nazionale nella progettazione e realizzazione di piattaforme e sistemi avanzati quali le unità della classe FREMM. Media partner della campagna navale sono Rivista Italiana Difesa (RID), Report Difesa e Agenzia Nova. La Spezia, 17 gennaio 2019, nave Margottini salpa per la campagna MoMa. (foto di Silvio Scialpi).

La fregata Carlo Margottini è la terza delle Fregate Europee Multi Missione (FREMM), e la seconda della classe in versione ASW (Anti Submarine Warfare). Varata il 29 giugno 2013 da Fincantieri di Riva Trigoso è stata consegnata alla Marina il 27 febbraio 2014. Con la consegna della bandiera di Combattimento il 22 aprile 2016 a Reggio Calabria, la fregata Margottini è entrata ufficialmente a far parte delle navi di prima linea della squadra. Ha preso parte, nel 2014, all'Operazione Mare Nostrum, nel febbraio del 2015 all'esercitazione antisommergibile Smart Hunt, collaborando con la marina tedesca e nel giugno del 2016 ha partecipato a un'attività della Squadra Navale con unità della marina degli Stati Uniti, nell’ambito delle iniziative volte a sviluppare un combustibile navale alternativo a quello fossile, per incrementare la capacità energetica e ridurre le emissioni inquinanti (Flotta verde). A maggio 2017 ha partecipato all'esercitazione Mare Aperto 2017, alla quale hanno preso parte non solo unità della Squadra Navale, ma anche di altre marine (tra cui Turchia, Canada, Germania), con lo scopo di promuovere l'integrazione e l'interoperabilità. La nave, infine, ha partecipato a quattro missioni nell'ambito dell'Operazione Mare Sicuro, svolgendo compiti di presenza, sorveglianza e sicurezza marittima.

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La Fregata Europea Multi Missione Alpino ha assunto il compito di unità di bandiera dell'Operazione Mare Sicuro

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Operazione Mare Sicuro

avvicendamento al comando tattico

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di Federico Mariani

lla presenza del Comandante in Capo della Squadra Navale, ammiraglio di squadra Donato Marzano, si è svolta a bordo della Fregata Europea Multi Missione Carabiniere, ormeggiata nella Stazione Navale Mar Grande di Taranto, la cerimonia di avvicendamento al comando tattico dell'Operazione Mare Sicuro (OMS). Il Contrammiraglio Flavio Biaggi, Comandante della Terza Divisione Navale, ha passato il testimone all'Ammiraglio di Divisione Aurelio De Carolis, Comandante della Seconda Divisione Navale e, contestualmente, la Fregata Europea Multi Missione Alpino ha assunto il compito di unità di bandiera dell'operazione. "L'operazione Mare Sicuro è un'operazione tipica della Marina Militare, che si occupa di Sicurezza Marittima", ha ribadito l'Ammiraglio Marzano nel suo intervento, "le navi dell'operazione garantiscono continuamente da quattro anni presenza, sorveglianza e deterrenza, 24 ore al giorno e 365 giorni all'anno a protezione degli interessi strategici nazionali". Per quasi due mesi, l'Ammiraglio Biaggi ha gestito le operazioni del dispositivo

In alto: il comandante in Capo della Squadra Navale Ammiraglio di Squadra Donato Marzano; accanto: l’Ammiraglio di Divisione Aurelio De Carolis, comandante della Seconda Divisione Navale.

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aeronavale che opera a tutela degli interessi nazionali per la protezione delle linee di comunicazione, dei natanti commerciali, delle piattaforme off-shore nazionali e per il contrasto ai traffici illeciti e deterrenza nei confronti di organizzazioni criminali. Durante questo periodo le 6 navi che si sono avvicendate nel dispositivo hanno percorso oltre 23.000 miglia nautiche per pattugliare un'area di circa 160.000 chilometri quadrati. Durante il suo impegno nel dispositivo, la fregata Carabiniere, sede del comando di OMS, ha condotto anche operazioni di law enforcement congiuntamente ad una unità della Guardia di Finanza, nei confronti di un motopesca sospettato di favorire l'immigrazione clandestina agendo come "nave madre". Lo scorso 22 novembre, infatti, la nave della Marina militare è intervenuta per impedire che il motopesca sospetto entrasse nelle acque territoriali libiche, conducendo poi, con un team di fucilieri della Brigata Marina San Marco, attività ispettiva congiuntamente al personale della Guardia di Finanza. Al termine della cerimonia l'Ammiraglio De Carolis si è diretto a bordo della Fregata Alpino, con cui ha lasciato Taranto per dirigere nel Mediterraneo Centrale. L’Operazione MareSicuro, avviata il 12 marzo 2015 a seguito dell’evolversi della crisi libica, prevede il dispiegamento di un dispositivo aeronavale allo scopo di garantire attività di presenza, sorveglianza e sicurezza marittima nel Mediterraneo centrale e nello Stretto di Sicilia, in applicazione della legislazione nazionale e degli accordi internazionali vigenti. Con la delibera del Consiglio dei Ministri del 28 dicembre 2017, dal 1 gennaio 2018, i compiti della missione sono stati ampliati a ricomprendere le attività di supporto e di sostegno alla Guardia Costiera e alla Marina Militare libiche per il contrasto dell’immigrazione illegale e del traffico di esseri umani.

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Nome in codice Gruflex di Marco Mollica

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a Gruflex è un addestramento aeronavale spagnolo ad elevato realismo organizzato quest’anno con la partecipazione della Marina Militare portoghese e di quella italiana per consolidare la già stretta collaborazione italo-spagnola nel campo anfibio. La SIAF/SILF, nata da una comune iniziativa, rappresenta il concreto contributo delle due Marine alla sicurezza

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della Comunità internazionale in ambito marittimo. La Marina ha partecipato con la nave anfibia San Giusto, due elicotteri, EH-101 ed MH-90 A, e con un battaglione rinforzato della Brigata Marina San Marco imbarcato sul San Giusto. L’esercitazione è stata divisa in due fasi: durante la prima, l’Isola di Fuerteventura (Canarie) è stata prima oggetto di una


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L’ addestramento aeronavale spagnolo ad elevato realismo organizzato quest’anno con la partecipazione della Marina Militare portoghese e di quella italiana per consolidare la già stretta collaborazione italo-spagnola nel campo anfibio

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inserzione con truppe elitrasportate; successivamente si è proceduto allo sbarco. Gli uomini del San Marco, primo reparto italiano ad effettuare attività a fuoco nel poligono di Pàjara, si sono addestrati all’impiego delle varie armi in dotazione, mentre gli elicotteri hanno svolto attività di volo e di supporto alle operazioni anfibie, decollando dal San Giusto, dalle navi spagnole Galicia, Alvaro de Bazan, Santa Maria e dalla portaerei Juan Carlos I. Dopo una breve sosta nell’isola di Tenerife (Canarie), nave San Giusto è ripartita alla volta del poligono di Sierra del Retìn (golfo di Cadice) per svolgere la seconda parte dell’addestramento incentrato su attività inerenti principalmente la Counter Insurgency e il Counter IED. I fucilieri sono stati sbarcati da nave San Giusto ed immersi in uno scenario molto realistico. Le attività sono state svolte dal personale della Brigata Marina San Marco in stretta cooperazione con i fucilieri della Brigada de Infanteria de Marina spagnola e aliquote della fanteria della Marina portoghese. La Brigata San Marco ha simulato un

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assalto con carri anfibi AAV7 e con gli elicotteri imbarcati, per prendere il controllo di due obiettivi tattici sul terreno. L’intera attività è stata caratterizzata da condizioni meteorologiche impegnative, con costanti e forti piogge, fango e vento che hanno reso l’addestramento ancora più impegnativo. Questa attività dimostra la piena condivisione di dottrine e conoscenze tra Italia e Spagna, fondamentale per continuare la collaborazione tra i Reparti che da anni interagiscono sotto l’insegna della SIAF/SILF. L’esercitazione Gruflex 2018 si è svolta a valle della cerimonia del 20° anniversario della Spanish Italian Amphibious Force/Spanish Italian Landing Force (SIAF/SILF), svoltasi il 9 novembre presso la base navale Nato di Rota.

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Al Comando Subacquei ed Incursori continua, senza sosta, la sperimentazione di nuove procedure ed apparecchiature per l’immersione

Innovare e sperimentare di Giampolo Trucco

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’Ufficio Studi del Raggruppamento Subacquei ed Incursori della Marina militare è il cuore pulsante della innovazione e sperimentazione di nuove procedure ed apparecchiature in favore dei Gruppi Operativi di COMSUBIN. Questa particolare capacità di studio nasce nel 1941, quando il capitano di fregata MOVM Vittorio Moccagatta, comandante della 1^ Flottiglia MAS, istituisce il “Centro Subacqueo” che, affidato alla gestione del geniale comandante Angelo Belloni, aveva il compito di analizzare quanto avesse attinenza con i problemi tecnici della vita dell’uomo sott’acqua. Già dal primordiale Centro e dalle successive evoluzioni e riorganizzazioni quali lo “Studi e Esperimenti” della prestigiosa X^ Flottiglia MAS, vennero studiate, progettate e testate le primigenie attrezzature per l’immersione per gli uomini dei mezzi d’assalto, come le maschere, le pinne, le mute, gli orologi, le bussole e gli autorespiratori a circuito chiuso. Oggi come allora, l’Ufficio Studi del Varignano continua a sviluppare e perfezionare mezzi, armi ed equipaggiamenti, sia subacquei che di superficie, necessari a soddisfare le particolari esigenze operative degli

Incursori e dei Palombari, svolgendo un’instancabile opera tesa a verificare le innovazioni tecnologiche e testare i nuovi articoli di settore presenti sul mercato nonché redigere dettagliate condizioni tecniche per realizzare mezzi prototipali e parallelamente effettuare studi o ricerche nel campo della Fisiologia Subacquea ed Iperbarica, il tutto allo scopo di mantenere allo stato dell’arte le capacità dei Gruppi Operativi e migliorare le prestazioni e la sicurezza degli operatori in attività subacquea. Non potendo trattare, per motivi di riservatezza, le attività segretate relative alle Forze Speciali, limitandosi pertanto a quelle mirate allo sviluppo del Gruppo Operativo Subacquei (GOS), si sono

recentemente concluse alcune sperimentazioni avviate con lo scopo di validare gli autorespiratori a miscela di tipo militare, presenti sul mercato, e di convalidare alcune tabelle decompressive nitrox (azoto ed ossigeno). Le sperimentazioni e studi che vengono condotti a Comsubin prevedono lo svolgimento di più fasi distinte che, necessariamente, devono essere condotte attraverso l’applicazione di un rigido protocollo di studio che preveda: - una valutazione dell’attività da condurre sia dal punto di vista tecnico, sia della medicina subacquea ed iperbarica; - l’impiego iniziale della strumentazione, della procedura o della tabella da analizzare all’interno di un impianto iperbarico in condizioni protette; - lo svolgimento delle medesime prove, effettuate con una logica progressiva, in luoghi (vasca operativa, piscina, mare) e condizioni ambientali diverse; - l’acquisizione dei parametri fisiologici

Palombari dell'Ufficio Studi durante una immersione tesa a verificare nuovi autorespiratori a miscela per la bonifica degli ordigni esplosivi.

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La fase della risalita dal fondo del porto di Messina, durante la validazione di due tabelle decompressive. In basso: lo svolgimento di un ecodoppler per verificare la presenza di bolle di gas inerte all'interno delle cavità cardiache al termine di una immersione.

degli operatori sottoposti ai test d’impiego/valutazione attraverso varie apparecchiature diagnostiche; - un’analisi dettagliata dei risultati ottenuti che porti all’eventuale convalidazione delle ipotesi poste alla base della sperimentazione. Applicando tale metodologia, le sezioni di Fisiologia Subacquea e Materiali ed Impianti, organiche all’Ufficio Studi, hanno avviato un’approfondita valutazione delle caratteristiche tecniche degli autorespiratori a miscela sottoposti a validazione e delle peculiarità di due tabelle decompressive caratterizzate dai valori costanti della percentuale e dalla pressione parziale dell’ossigeno. Concluse le valutazione iniziali sono state effettuate numerose immersioni sia in camera di decompressione, sia nel mare racchiuso nel seno della base del Varignano nella fascia di profondità N OT I Z I A R I O

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0-12 metri. Contestualmente a tale attività, i medici e gli infermieri dell’Ufficio Studi hanno acquisito un numero copioso di dati della fisiologia dei palombari impiegati nella sperimentazione grazie ad un casco subacqueo per acquisire i tracciati elettroencefalografici a quota narcotica, ideato da personale dell’Ufficio Studi negli anni 80, un ecodoppler cardiaco utilizzato per verificare l’eventuale presenza di bolle nelle camere cardiache ed una maglietta corredata di sensori capaci di misurare la frequenza cardiaca, respiratoria e la cinetica dei movimenti

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degli operatori immersi. Tali rilevamenti sono continuati anche durante le successive fasi della sperimentazione che hanno visto impegnati gli operatori di Comsubin in un altro particolare ambiente protetto. Infatti è stato effettuato uno stage d’immersione di alcuni giorni nella piscina Y-40, sita a Montegrotto Terme (PD), dove sono state condotte numerose immersioni in diverse condizioni di stress psicofisico e fino alla profondità di 40 metri. Infine il team di medici, infermieri e palombari dell’Ufficio Studi si è trasferito a Messina dove è stata raggiunta la massima quota operativa in mare, attraverso il fondamentale supporto di nave Anteo e del suo impianto integrato per immersioni profonde. L’analisi approfondita dei dati acquisiti durante le 117 immersioni effettuate nella piscina Y-40 e a Messina nel corso della sperimentazione, ha permesso di acquisire le informazioni utili a proporre alla componente subacquea di COMSUBIN l’introduzione di nuove procedure d’immersione da affiancare a quelle già in linea operativa e di identificare le qualità e i limiti degli autorespiratori sottoposti a validazione. Questa consolidata modalità di lavoro è ovviamente adottata per ogni aspetto saliente della vita formativa e operativa degli uomini del Raggruppamento, garantendo così l’adeguatezza e aggiornamento delle apparecchiature ad alta

tecnologia necessarie ad assolvere i compiti d’istituto assegnati dal Paese al Gruppo Operativo Incursori ed al Gruppo Operativo Subacquei.


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Benvenuto “Spartaco Schergat” di Emanuele Scigliuzzo

Varata a Riva Trigoso la nona fregata commissionata a Fincantieri, nell’ambito del programma italo-francese

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l rito del varo, che segna il battesimo ufficiale di una nuova nave, ogni volta, genera una nuova emozione. Non ha fatto eccezione la cerimonia che si è svolta lo scorso 26 gennaio, nei cantieri Fincantieri di Riva Trigoso, dove Anna Rosa Aonzo Grillo, figlia della Medaglia d’oro al Valor Militare, Giuseppe Aonzo, è stata madrina del varo di nave Spartaco Schergat. A fare gli onori di casa il presidente Giampiero Massolo e l’Amministratore Delegato di Fincantieri Giuseppe Bono, che hanno accolto Giovanni Toti, presidente della Regione Liguria, e il capo di Stato Maggiore della Marina Militare, Ammiraglio Valter Girardelli, oltre a numerose autorità civili e religiose. Nona di dieci Fregate Europee Multi N OT I Z I A R I O

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Missione che rientrano nel piano di cooperazione internazionale italo-francese, coordinato dall’organizzazione congiunta per la cooperazione europea in materia di armamenti (OCCAR),

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l’Unità appena varata sarà consegnata nel 2020, dopo un anno di allestimento nello stabilimento di Muggiano a La Spezia. Nave Schergat, come le altre Fremm, ha dichiarato l’Ammiraglio Gi-

Momenti salienti della cerimonia del varo di nave Schergat. L’intervento del capo di Stato Maggiore della Marina; sopra il tradizionale taglio del “cordino” della madrina del varo, Anna Rosa Aonzo Grillo. (foto Silvio Scialpi)


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Giuseppe Aonzo

rardelli “sono progettate e realizzate per poter essere impiegate in vari contesti operativi; grazie alle loro caratteristiche e potenzialità, sono in grado di fornire un contributo di notevole importanza nelle diverse missioni assegnabili. Per le loro capacità di scoperta e per i sistemi di bordo sono in grado di svolgere sia ruoli prettamente militari sia a supporto della collettività in un’ottica di impiego complementare”. Nave Schergat è lunga 144 metri, larga 19,7 metri con un dislocamento a pieno carico di circa 6.700 tonnellate. Può raggiungere una velocità superiore ai 27 nodi con una capacità massima di personale trasportato pari a 200 persone.

Spartaco Schergat

Medaglia d’oro al Valor Militare Giuseppe Aonzo, è uno degli eroi della prima Guerra Mondiale. Partecipò infatti all’azione di Premuda insieme al comandante Luigi Rizzo per l’affondamento della corazzata Tegetthoff. Terminato il conflitto, Aonzo tornò a Savona per continuare la propria attività nella Marina Mercantile. Dell’ufficiale Aonzo, nato a Savona il 24 maggio 1887 e deceduto il 1 gennaio 1954, vengono ricordati il suo coraggio e le sue abilità di comandate di MAS.

Nato a Capodistria (Pola) il 12 luglio 1920, Spartaco Schergat, brevettato palombaro, fece parte della 1^ Squadriglia M.A.S. (da giugno 1941 denominata 10^ flottiglia M.A.S.). Schergat, insignito della Medaglia d’oro al Valor Militare, partecipò alle missioni di forzamento di Gibilterra di maggio e settembre 1941 e fu tra gli artefici dell’Impresa di Alessandria. Nella notte del 19 dicembre infatti, Schergat era il 2° operatore del “maiale” condotto dal Capitano G.N. Antonio Marceglia, che portò il carico di esplosivo che affondò la corazzata inglese Queen Elizabeth. Fatto prigioniero, fu condotto nel campo inglese n. 321 in Palestina. Rientrò in Patria nell’ottobre del 1944 per partecipare alla guerra di liberazione del Gruppo Mezzi d’Assalto. Congedato nel novembre 1945, fu iscritto nel Ruolo d’Onore nel grado di Secondo Capo.

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Nella storica base del Varignano a La Spezia, sede del raggruppamento subacquei ed incursori “Teseo Tesei”, sono stati consegnati 12 baschi verdi ai nuovi incursori di Marina

Il basco verde a dodici nuovi incursori di Pasquale Prinzivalli

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l capo di Stato Maggiore della Marina, Ammiraglio Valter Girardelli, nella storica base del Varignano sede del raggruppamento subacquei ed incursori “Teseo Tesei”, ha consegnato ai nuovi dodici incursori l’ambito brevetto, frutto di una durissima selezione. All’inizio della cerimonia, il comandante di Comsubin, Ammiraglio di Divisione Paolo Pezzutti ha detto: “Il basco verde è un ambito traguardo che rappresenta la tradizione e l’onore. Rappresenta un’impegnativa eredità che si tramanda nella Marina Militare grazie agli eroi che hanno combattuto e ci hanno preceduto, ma anche grazie a quegli incursori che sono deceduti nell’assolvimento del proprio dovere”.

I nuovi incursori hanno potuto così togliersi il cappello da allievo ed indossare l’agognato basco verde, ognuno di questi passaggi, come da tradizione, è stato scandito dallo scoppio di una piccola carica esplosiva. “L’indossare il basco verde è un segno distintivo unico che vi consente di entrare in un gruppo ristretto di uomini a cui viene riconosciuto un elevato pregio ma allo stesso tempo vi carica della responsabilità di continuare a mantenere elevato il vostro standard professionale, di migliorarlo costantemente e di trasferirlo alle giovani leve”, queste le parole del capo di Stato Maggiore della Marina a conclusione della cerimonia. Si aggiungono così alla componente delle Forze Speciali della Marina militare dodici nuovi incursori che dopo un durissimo percorso selettivo, garantiranno elevati standard operativi.

Chi sono e cosa fanno

Grazie all’apertura dell’arruolamento ai VFP1, volontari in ferma prefissata di un anno, che possono accedere al corso, si è arrivati ad un numero elevato di brevettati. Ma chi sono gli incursori e quali sono i compiti loro affidati? Volendo citare alcune delle capacità individuali, al termine del loro duro addestramento gli incursori saranno in grado di condurre mezzi navali, di assalire unità navali in porto, alla fonda e in movimento, saranno capaci di effettuare rilasci da elicotteri, di muoversi a terra in occulto sia di notte che di giorno, di superare pareti rocciose, di fuoriuscire in immersione da un sottomarino, aviolanciarsi con paracadute ad apertura automatica e comandata, impiegheranno armi ed esplosivi, saranno capaci di permanere in occulto su territorio avversario. A loro sono affidati compiti d’istiuto quali l’attacco ad unità navale e mercantile in porto o alla fonda con l'impiego di diversi sistemi d'arma a contatto e standoff, attacchi a installazioni portuali e ad infrastrutture civili e militari entro la fascia dei 40 km dalla costa, operazioni di controterrorismo navale per la liberazione di ostaggi su unità passeggeri o mercantili e su installazioni marittime, infiltrazione e permanenza in territorio ostile per missioni di tipo informativo e/o di supporto al fuoco navale.

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Varignano (Sp), 18 gennaio 2019. Alcuni dei momenti della cerimonia di consegna dei baschi ai neo incursori. Sopra: il capo di Stato Maggiore della Marina, durante il suo intervento.


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Il ministro della Difesa, Elisabetta Trenta e il sottosegretario Angelo Tofalo hanno fatto visita a due basi della Marina militare

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di Emanuele Scigliuzzo

Visite istituzionali

urante il mese di gennaio, alcune delle basi della Marina, in particolare la sede di Augusta, di Taranto e il Centro Operativo in Roma, hanno ricevuto rispettivamente le importanti visite del ministro della Difesa, Elisabetta Trenta, del sottosegretario alla Difesa onorevole Angelo Tofalo e del capo di Stato Maggiore della Difesa, generale Enzo Vecciarelli. Nell’ambito di un viaggio in Sicilia per la firma di un accordo sulla cessione di alcune aree nell’aeroporto di Comiso, il ministro ha fatto visita lo scorso 17 gennaio ad alcuni reparti della Forza Armata. Tra le strutture visitate anche le sedi di Augusta dove il ministro Trenta, accolta dal Comandante del Comando Marittimo Sicilia, Ammiraglio Andrea Cottini, ha incontrato il personale militare e civile presso la banchina N OT I Z I A R I O

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Tullio Marcon. Successivamente, sempre ad Augusta il ministro, accolta dal Comandante delle Forze da Pattugliamento per la Sorveglianza e la Difesa Costiera, comandante Pasquale Perrotta, ha incontrato il personale delle unità navali

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con sede nella base. Altra visita istituzionale è stata quella del sottosegretario alla Difesa, onorevole Angelo Tofalo che, il 14 e il 15 gennaio, accompagnato dal capo di Stato Maggiore della Marina, Ammiraglio Valter Girardelli, ha fatto visita presso le basi della sede di Taranto. Dopo aver visitato il Comando Marittimo Sud, il Comando Logistico e aver incontrato il personale del Comando Flottiglia Sommergibili, il sottosegretario Tofalo ha visitato nel primo dei due giorni a Taranto anche l’Arsenale Marittimo simbolo della città dei due mari, sede anche di officine storiche come la “sala a tracciare”, dove venivano disegnate le lamiere delle navi prima del taglio. Durante la seconda giornata, il sottosegretario ha fatto visita all’Ospedale Militare, struttura sanitaria di riferimento per tutti i citta-


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Il capo di Stato Maggiore della Difesa, Generale Enzo Vecciarelli in vista al Comando in Capo della Squadra Navale dini.Al Castello Aragonese e, prima di concludere con la Stazione elicotteri di Grottaglie, si è recato alla Stazione navale Mar Grande dove ha incontrato il personale imbarcato per essere poi ospitato a bordo di nave Alpino dove in videoconferenza è stato realizzato un collegamento con le Unità del dispositivo Mare Sicuro. Il 30 gennaio, il capo di Stato Maggiore della Difesa, Generale Vecciarelli, accolto dall’Ammiraglio Girardelli e dal comandante in Capo della Squadra Navale, Ammiraglio Donato Marzano, si è recato presso il Centro Operativo della Marina. Il Generale Vecciarelli ha potuto osservare il funzionamento della Centrale

Operativa Aeronavale, da dove vengono seguite tutte le operazioni in corso. Successivamente, ha visitato la Centrale Operativa di Sorveglianza Marittima, dove vengono convogliate le informazioni dei radar costieri, la sala del Virtual Regional Maritime Traffic Control (VRMTC), il sistema che permette di monitorare il traffico delle navi mercantili registrate

nella rete dei paesi aderenti al progetto VRMTC e infine, il Dispositivo Interministeriale Integrato di Sorveglianza Marittima. La visita è stata l’occasione per apprezzare il quadro completo delle informazioni necessarie ad avere una situazione chiara della Maritime Situational Awareness. Inoltre il capo di Stato Maggiore della Difesa ha potuto salutare il personale di nave Alpino, impegnato nelle Operazione Mare Sicuro, di nave Rizzo, sede del comando in mare di Eunavformed Sophia. di nave Lipari, in attività di supporto presso Tripoli e nave Margottini, protagonista della campagna navale in Medio Oriente e Mar Arabico (MoMa).

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Accordo di cooperazione tra la Difesa italiana e quella libanese - Sviluppo della capacità Idrografica del “Service Hidrographique de la Marine Libanese” - SHMAL (LAF – Navy)

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La formazione specialistica in idrografia

di Stefano Cossu

niziato nel 2014 ed inserito nel più ampio accordo di cooperazione siglato dalla Difesa italiana con quella libanese, il progetto della Marina militare per il supportare e la creazione del servizio idrografico libanese, indipendente e capace di condurre attività secondo gli standard internazionali, ha portato a grandi risultati in termini capacitivi e di consolidamento delle relazioni internazionali con Libano. Nel corso degli anni, l’impegno profuso dalla Marina militare, grazie alle sue articolazioni specialistiche e operative, ha portato il Libano a dotarsi di capacità autonome nella conduzione dei rilievi idrografici e nella valorizzazione dei relativi dati, iniziando inoltre la necessaria creazione dei riferimenti geografici terrestri a cui “ancorare” le misure a mare per la successiva produzione di cartografica nautica, digitale e tradizionale. Le attività di capacity building condotte dalla Marina militare hanno riguardato in primis la Formazione specialistica in idrografia con la partecipazione di due ufficiali libanesi al Master Universitario di II livello in Geomatica Marina - Categoria A, e altri otto frequentatori tra ufficiali e sottufficiali al corso di Abilitazione per operatori idrografici - Categoria B, entrambi svolti presso la sede dell'Istituto Idrografico della Marina (IIM). Oltre a ciò, si sono svolti una serie di stage formativi "on job training" a Genova e in Libano per l'impiego di strumentazione topografica e geodetica, oltre che i rilievi ad alta risoluzione in acque poco profonde, la verifica di alcuni rilievi idrografici portuali effettuati in Libano, in modo indipendente dal personale libanese, sia nel porto di Beirut che lungo il litorale nei pressi della Base Navale di Jounieh. La recente campagna idrografica in Libano condotta da nave Magnaghi, conclusasi lo scorso novembre, ha permesso di svolgere numerose attività tecniche e N OT I Z I A R I O

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pratiche direttamente in loco. Il personale libanese affiancato dagli esperti nazionali, ha proceduto all’aggiornamento della carta nautica degli “Approcci di Beirut” – prima esperienza in tal senso per gli idrografi locali – operando con la meticolosità e la disciplina che le attività idrografiche esigono. Il poter, a breve, co-produrre la carta con l’Istituto Idrografico della Marina, consentirà al Servizio Idrografico libanese di fare quel salto di qualità, necessario a favorire l’accesso del Libano nei consessi dell’idrografia internazionale. Per compiere questo passo, ulteriore conferma positiva della cooperazione in atto, si dovrà attendere la formale pubblicazione della carta nautica. Anche in quella occasione, il contributo nazionale sarà ricordato quale passaggio fondamentale nella storia dell’idrografia del Libano. La prima bozza della carta co-prodotta, è stata poi consegnata alle autorità militari libanesi nel corso della medesima sosta, grazie alle sinergie tra il ramo operativo

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della Marina (Comando in Capo della Squadra Navale - CINCNAV) e quello tecnico scientifico (Istituto Idrografico), che hanno rappresentato un moltiplicatore di forze, conducendo a risultati di portata strategica per la Forza amata e per il Paese ben maggiori del valore tecnicoscientifico della singola impresa. Quanto fino ad oggi concretizzato, è stato evidenziato anche dal Direttore dell’Istituto Idrografico della Marina (IIM), contrammiraglio Luigi Sinapi, nel corso di una recente visita a bordo di nave Magnaghi in sosta a Genova lo scorso dicembre. Nell’incontro avuto con il comandante della nave e con il suo equipaggio, l’Ammiraglio ha voluto ringraziare per il lavoro svolto ed i risultati in campo idrografico ottenuti, sottolineando come il “braccio operativo” dell’Istituto rappresentato delle Unità Idrografiche della Marina militare, risulti uno strumento indispensabile sia per la produzione e l’aggiornamento della documentazione nautica e sia quale elemento abilitante


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per le attività duali, complementari e di capacity building inerenti il campo idrooceanografico. L’andamento delle attività di cooperazione con il Libano dimostra che è stata maturata la necessaria consapevolezza in materia idrografica, per dar corso alla realizzazione della National Hydrographic Infrastructure e rendere il paese capace di operare in maniera autonoma, secondo le indicazioni dell'Organizzazione Idrografica Internazionale (IHO).

L’Istituto Idrografico della Marina (IIM) rinnova l’accordo di cooperazione con l’United Kingdom Hydrographic Office (UKHO)

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o scorso 22 gennaio a Genova, nella storica sede dell’Istituto Idrografico delal Marina, è stato firmato il rinnovo dell’accordo di cooperazione con l’Ufficio Idrografico del Regno Unito (United Kingdom Hydrographic Office – UKHO). I due Istituti Idrografici fanno entrambi parte dell’Organizzazione Idrografica Internazionale (IHO) che tra gli obiettivi primari ha quello di giungere a una stretta e permanente collaborazione tra gli uffici idrografici nazionali incentivandone anche la cooperazione bilaterale. Difatti, con la firma apposta sull’accordo dai rispettivi Direttori, contrammiraglio Luigi Sinapi e rear admiral Tim Lowe, i due Istituti si impegnano a cooperare su tematiche generali afferenti lo scambio di prodotti cartografici, informazioni e dati idro-oceanografici, garantendo la condivisione del know-how nel campo idrografico e nelle discipline associate, incrementandone la cooperazione e la

Riapre l’Ufficio Vendite “Nautica” dell’Istituto Idrografico della Marina

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on il taglio del nastro inaugurale da parte del capo di Stato Maggiore della Marina e del Sindaco di Genova, lo scorso 26 gennaio è stato riaperto l’Ufficio Vendite “Nautica” dell’Istituto Idrografico della Marina, alla presenza di numerose autorità civili e militari cittadine e regionali. L’Ufficio Vendite Nautica, che risiede presso la Stazione Marittima di Ponte

dei Mille a Genova fin dal 1967, nella sua veste completamente rinnovata vuole essere un punto di riferimento dell’arte di andar per mare offrendo, inoltre, la possibilità di ammirare una mostra storica permanente dell’Istituto Idrografico. Al suo interno, sono appunto esposte carte e foto storiche, lastre di rame cesellate a mano con cui venivano prodotte anticamente le carte e strumenti nautici che hanno permesso a generazioni di naviganti di andar per mare in sicurezza. Questi rappresentano la storia di un’eccellenza della Marina militare fortemente radicata nel territorio genovese e più in generale in quello ligure. L’Istituto Idrografico nei quasi 150 anni di storia, annovera infatti nelle sue maestranze nomi di generazioni di liguri e genovesi che hanno dato vita alla tradizione cartografica nazionale facendola evolvere e giungere fino ai giorni nostri con grande passione e capacità, portandola all’avanguardia mondiale. Inserito nel percorso e polo culturale cittadino dedicato al mare, “Nautica” è pensato sia come ufficio vendite e distribuzione del materiale cartografico e sia come punto di riferimento per la nautica in diretto collegamento con l’Istituto Idrografico e come punto di incontro per conferenze, workshop di carattere tecnico scientifico, in modo da rendere sempre più vivo e vitale il rapporto con il pubblico.

mutua conoscenza. L’incontro tra i due Direttori è stato inoltre occasione per un utile confronto sulle attuali problematiche e future sfide del settore, e per riproporsi di mantenere un legame sempre più profondo tra i rispettivi Istituti al fine di impostare una collaborazione che vada oltre gli aspetti più specificatamente legati all’accordo sottoscritto, come ad esempio la formazione, l’innovazione dei processi e la gestione dei dati.

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La Sala Progetti Dove nascono le future Unità della Marina militare in un mix di tradizione e sguardo sul futuro

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di Gabriele Catapano

n seno allo Stato Maggiore Marina, uno dei punti di forza nello sviluppo di mezzi all’avanguardia in grado di dare efficace risposta alle minacce attuali e future, consiste nella presenza dell’Ufficio Progetti del Reparto Navi che costituisce riferimento e punto di raccordo tra i vari Elementi dell’ Organizzazione coinvolti nel complesso processo di progettazione delle Navi Militari. Il ruolo dell’Ufficio si concretizza, principalmente, nella elaborazione degli studi di fattibilità e nella progettazione di massima delle Unità navali in un’ottica di costante ricerca delle migliori soluzioni in grado di soddisfare i requisiti della Forza armata, entro i vincoli di tempo e costi imposti dal quadro di riferimento. La Sala Progetti è il luogo in cui la nave nasce (definizione concept design e re-

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quisiti tecnico-operativi) e da cui viene seguita la gestazione (progettazione funzionale, esecutiva e costruzione da parte dell’Industria) fino alla consegna alla Forza armata. Per assolvere alle sue funzioni la “Sala”, sede fisica dell’Ufficio Progetti, è composta da Ufficiali del Genio Navale specializzati secondo il previsto iter formativo, in Costruzioni Navali/Architettura Navale, ovvero in materie legate al design delle Navi militari. L’articolazione dell’Ufficio nei tre ambiti afferenti il general design, l’Architettura Navale ed il Progetto delle Unità Navali, consente di stimolare, anche grazie al continuo confronto con le più evolute Marine, le linee di indirizzo della cantieristica militare nazionale. L’Ufficio Progetti, inoltre, rappresenta la Nazione in vari gruppi di lavoro Nato specialistici nel general design e deputati

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alla redazione delle norme sull’interoperabilità dei mezzi della coalizione (STANAG, ANEP). Assicura, altresì, la presenza nei Comitati Tecnici dei Registri Navali nazionali (RINA) ed esteri allo scopo di tracciare e stimolare l’evoluzione della normativa militare. La disponibilità di diversi software consente di effettuare verifiche strutturali e di stabilità, previsioni di potenza, manovrabilità, tenuta al mare ed analisi di Radar Cross Section (RCS).


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Al centro del mantenimento nel tempo delle capacità della Sala Progetti vi è il travaso di expertise dagli Ufficiali più esperti a quelli che hanno appena intrapreso il suddetto iter di specializzazione la cui alimentazione continua è necessaria per assicurare il know-how in materia di progettazione navale militare. La figura dell’Ufficiale che si viene così a delineare rappresenta un unicum in quanto, alla lunga esperienza pratica maturata a bordo delle navi, che acco-

muna tutti gli Ufficiali GN, si unisce quella teorico-specialistica maturata con la specializzazione, che gli consente di affrontare tutte le problematiche progettuali con pragmatismo, di comprendere come alcune scelte possano realmente incrementare le capacità operative e di indirizzare verso gli obiettivi di Forza armata la progettazione dell’industria sin dalle sue prime fasi. Tra le attività principali che l’Ufficio Progetti sta sviluppando vi sono gli studi

di fattibilità dell’Unità Special and Diving Operation Submarine Rescue Ship (SDOSURS) in sostituzione di nave Anteo, della Nuova Unità Maggiore Idro-ocenografica Maggiore (NIOM) Pattugliatore Polivalente (PPX) in sostituzione della Classe Cigala Fulgosi e Costellazioni nonché l’elaborazione del nuovo concept design dei Cacciatorpedinieri (DDX), dei Cacciamine d’Altura CNG (Cacciamine di Nuova Generazione) e della nuova nave intelligence.

Nei prossimi numeri saranno delineate le peculiarità che contraddistinguono le Unità FREMM e le Unità del Programma per la tutela della Capacità Marittima della Difesa (PPA, LHD, LSS), i cui progetti rappresentano il risultato dell’expertise e delle capacità dell’Ufficio Progetti

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La riserva selezionata delle Forze armate: da illustre carneade a figura di spicco delle forze di completamento di Luigi Rizzo “Riserva selezionata! Chi è costei?” … Si potrebbe riassumere così, parafrasando l’incipit1 di un celebre monologo del don Abbondio manzoniano, il comune interrogativo dei più (non conoscitori del mondo militare), che si trovino ad entrare in contatto con questa particolare forza di completamento volontaria delle Forze armate. Sotto il profilo tecnico-giuridico, l’utilizzo della denominazione ‘Riserva selezionata’ andrebbe ricondotto ad una sorgente di diritto consuetudinario praeter legem, atteso che tale denominazione non risulta rinvenibile in alcun tipo di fonte normativa, ma appare comunque più volte citata, a far data dal 20032, all’interno di alcuni atti di indirizzo e controllo del Parlamento, registrandosene appena la menzione in un progetto di legge del 20113 (poi rimasto fermo nel cassetto N OT I Z I A R I O

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del Legislatore). Più in dettaglio, si tratta di un bacino di risorse umane, composto da ufficiali di complemento – personale militare già in congedo ovvero professionisti ‘civili’ (architetti, avvocati, giornalisti, ingegneri, interpreti, medici, psicologi, sociologi, nonché esperti in altre materie) nominati ad hoc, in quanto “cittadini italiani in possesso di spiccata professionalità che danno ampio affidamento di prestare opera proficua nelle Forze armate”4 – che, in possesso di particolari abilità e competenze di interesse per le Forze armate, ma non compiutamente disponibili nell’ambito delle stesse, mettono a disposizione di queste ultime – e, quindi, dello Stato e della collettività – le proprie competenze per essere impiegati sia sul territorio nazionale che all’estero5. Il primato di aver annoverato tra i propri ranghi questi benemeriti ufficiali di complemento (tra cui, il premio Nobel, Guglielmo Marconi), appartiene, storicamente, alla Marina militare, già Regia

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Marina, allorché l’art. 4, commi 1 e 2, del Regio Decreto 16 maggio 1932 n. 819 6 – rubricato ‘Approvazione del testo unico delle disposizioni legislative riguardanti gli ufficiali di complemento della Regia marina’ – stabilì che “1. Può essere conferito senza concorso il grado di capitano di fregata di complemento (o di tenente colonnello) ai cittadini muniti di titoli superiori a quelli prescritti per ottenere il grado inferiore per concorso per titoli, i quali, godano di fama indiscussa in materie attinenti ai servizi della R. marina. 2. Possono essere nominati in via eccezionale senza concorso ufficiali di complemento dai gradi di guardiamarina (o sottotenente) a capitano di corvetta (o maggiore) incluso, salva per gli ufficiali del C.R.E.M. l'eccezione di cui al precedente art. 3, quei cittadini muniti del titolo prescritto, i quali per particolare competenza diano ampio affidamento di prestare opera proficua alla R. marina”. Alla fine degli anni novanta, poi, le disposizioni appena ricordate furono estese anche alle altre Forze armate, in forza


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di un susseguirsi di norme7 confluite tutte, in ultimo, nel C.O.M.- Codice dell’Ordinamento Militare (D. Lgs. 15 marzo 2010, n. 66), il cui art. 674, commi 1 e 2, così recita: “1. La nomina a ufficiale di complemento, senza concorso e in via eccezionale, può essere conferita ai cittadini italiani in possesso di spiccata professionalità che danno ampio affidamento di prestare opera proficua nelle Forze armate. 2. Può essere conferito senza concorso il grado di tenente colonnello di complemento o corrispondente ai cittadini che godono di fama indiscussa in materie attinenti ai servizi delle Forze armate”. Inquadrato così l’alveo normativo entro cui si inserisce il contesto della c.d. ‘Riserva selezionata’, sia per il forte elemento di novità che essa rappresenta nell’ambito delle forze di completamento volontarie delle FF.AA., sia per la pressoché totale assenza di dibattito dottrinario e giurisprudenziale in materia, non sono mancate - e non mancano - difficoltà interpretative ed applicative della relativa disciplina nella realtà lavorativa di tutti i giorni. Appare dunque opportuno cercare di fare un pò di chiarezza sull’argomento, nel tentativo di aiutare il datore di lavoro di turno a comprendere meglio – per riallacciarsi all’iniziale parafrasi della citazione manzoniana – la cornice normativa del-

parte della Forza armata, del dipendente/ufficiale di complemento della c.d. ‘Riserva selezionata’, si può osservare quanto segue. È d’uopo, anzitutto, premettere che le esigenze delle FF.AA.

(richiamanti) prevalgono su quelle del datore di lavoro – pubblico o privato – del dipendente/Ufficiale riservista (richiamato). Ciò, in quanto, è la Carta costituzionale a stabilire di fatto e di diritto, la preminenza della difesa della Patria (ovvero delle esigenze delle FF.AA.) rispetto alle necessità datoriali, posto che il relativo art. 52, ai commi 1 e 2, afferma testualmente: “1. La difesa della Patria è sacro dovere del cittadino. 2. Il servizio militare è obbligatorio nei limiti e modi stabiliti dalla Legge. Il suo adempimento non pregiudica la posizione di lavoro del cittadino […]”. Attualmente, come noto, il servizio militare può esser reso dal cittadino - tra i vari modi contemplati dalla legge - anche su base volontaria8, come previsto dall’art. 621, comma 2, lett. a) COM. Per tale motivo, l’ufficiale di complemento nominato ai sensi dell’art. 674 COM è considerato facente parte delle Forze di completamento volontarie delle FF.AA., nell’ambito di quello specifico progetto di impiego che, come si è detto, è consuetudinariamente denominato (e quindi ormai noto) come ‘Riserva selezionata’. Il servizio alle armi, da parte degli Ufficiali

Trattasi dell’incipit dell’VIII capitolo del romanzo storico I promessi sposi di Alessandro Manzoni, in cui don Abbondio, interrogando se stesso, esclama: “Carneade! Chi era costui?” 2 Per lo più, ordini del giorno e interrogazioni parlamentari (v. <https://storia.camera.it/faccette_documenti/indirizzo-e-controllo/all%7Cco ntents:riserva%20selezionata#nav>). 3 Progetto di legge A.C. 2861, rubricato Istituzione della riserva di completamento delle forze armate, all’interno del dossier-documentazione per l’esame di progetti di legge “Disposizioni in materia di riserva delle Forze armate A.C. 2861 e A.C. 4106” n. 454 del 22 marzo 2011” 4 ai sensi dell’art. 674 del Codice dell’Ordina-

mento Militare-C.O.M. (D. Lgs. 15 marzo 2010, n. 66). 5 Secondo il citato dossier del 22 marzo 2011, il personale appartenente al bacino della c.d. Riserva selezionata può essere impiegato in qualità di “specialista funzionale”, nell’ambito di settori tecnici attinenti alla professionalità posseduta (per un periodo variabile, in funzione delle esigenze della F.A., comunque non superiore, consuetudinariamente, a 180 giorni nell’anno, salvo proroghe), in teatro operativo sia sul territorio nazionale che all’estero, principalmente per attività di cooperazione civile-militare (CIMIC) ovvero nell'ambito delle operazioni di peacekeeping e di consulenza presso gli Alti comandi.Trattandosi di specialisti funzionali, anche

se non è previsto un impiego diretto di questo personale in contesti specificamente di combattimento, tale ultima ipotesi non sarebbe comunque esclusa in uno scenario di peacekeeping (v. http://documenti.camera.it/leg16/dossier/Testi/ DI0333.htm#dossierList). 6 Detto anche ‘Legge Marconi’, dal nome dell’illustre scienziato che, tra i primi, beneficiò di tale nomina. 7 All'Esercito e all'Aeronautica in forza del D.Lgs. 30 dicembre 1997, n. 490 (art. 31, co. 2), ai Carabinieri ai sensi del D.Lgs. 5 ottobre 2000, n. 298 (art. 22, co. 2). 8 Le chiamate per lo svolgimento del servizio obbligatorio di leva sono sospese a decorrere dal 1° gennaio 2005 ex art. 1929, comma 1, COM.

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l’istituto in discussione ed a far buon governo delle disposizioni vigenti in materia. In risposta dunque al legittimo quesito della parte datoriale su quali siano i propri obblighi, di fronte al richiamo, da

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di complemento della c.d. ‘Riserva selezionata’, viene reso, come già visto, su base volontaria; il richiamo alle armi, poi, giuridicamente e tecnicamente, avviene previa dichiarazione di disponibilità9 degli stessi ad essere richiamati secondo le esigenze della Forza armata di appartenenza. Più minutamente, la disciplina giuridica per il richiamo in servizio degli ufficiali cc.dd. ‘riservisti selezionati’ è dettata dal combinato disposto dell’articolo 987 COM e delle norme contenute nel Decreto del Ministro della Difesa del 15 novembre 2004. In particolare, l’art. 987, c. 1, COM, contempla che “In relazione alla necessità di disporre di adeguate forze di completamento, con specifico riferimento alle esigenze correlate con le missioni all’estero ovvero con le attività addestrative, operative e logistiche sia sul territorio nazionale sia all'estero, gli ufficiali di complemento o in ferma prefissata, su proposta dei rispettivi Stati maggiori o Comandi generali e previo consenso degli interessati, possono essere richiamati in servizio con il grado e l'anzianità posseduta”. Tra gli obblighi di servizio incombenti all’ufficiale di complemento, ai sensi dell’art. 997 COM, vi sono, in tempo di pace, quelli di: a) rispondere alle chiamate della rispettiva classe di nascita e alle chiamate per speciali

esigenze o per soddisfare a particolari condizioni, in altre circostanze; b) frequentare i corsi di addestramento e di allenamento prescritti per le singole Forze armate10. Orbene, l’adempimento dei suddetti obblighi (nello specifico) e del servizio militare (più in generale), a mente del

citato dettato costituzionale, “non pregiudica la posizione di lavoro del cittadino”11. Di conseguenza, estensivamente e logicamente, nessun pregiudizio deve subire il lavoratore – ufficiale di complemento

della c.d. Riserva selezionata – che manifesti la propria disponibilità al richiamo in armi, secondo le esigenze della Forza armata di appartenenza 12. Nondimeno, il Legislatore, per tutelare i diversi diritti e interessi, sia del datore che del prestatore di lavoro (pubblico e privato), si è fatto carico di disciplinare minuziosamente la fattispecie del richiamo alle armi, come si può ben evincere dalla lettura del Codice dell’Ordinamento Militare e della Legge n. 653/1940. L’esame del combinato disposto delle norme che regolano la materia (meglio illustrate, nel dettaglio, sulla paginaweb www.marina.difesa.it, sotto i profili della conservazione del posto, delle indennità e della ripresa del servizio), dà piena conferma dell’effettività di tale tutela. È di tutta evidenza, ad ogni modo, che la verifica della corretta osservazione delle leggi regolatrici della materia in parola – a seconda del rapporto di impiego, pubblico o privato, esistente in capo al lavoratore (ufficiale di complemento della c.d. Riserva selezionata) richiamando alle armi –, non compete alla Forza armata/Pubblica Amministrazione richiamante, ma ricade sotto la responsabilità dei singoli datori di lavoro.

9 Trattasi di una vera e propria conditio sine qua non. 10 È altresì previsto come ulteriore obbligo, alla lettera c) della norma, quello di rispondere alle chiamate di controllo. 11 Degna di nota, dunque, la volontà dei ‘Padri costituenti’ di tutelare – non solo il ‘posto di lavoro’, in senso stretto, limitando la garanzia costituzionale alla mera conservazione dell’occupazione, ma, in senso lato – “la posizione di lavoro” nella sua interezza, ovvero nella globalità dei relativi diritti, principali e accessori. 12 È altresì il caso di osservare che la volontarietà dell’assolvimento del servizio militare, insieme con la disponibilità ad essere richiamato da parte del lavoratore/riservista selezionato,

appare – oltre che pienamente legittima – del tutto insindacabile, analogamente a quanto avviene con l’adempimento di un altro munus publicum, quello dell’ufficio di giudice popolare, così come contemplato dall’art. 102, comma 3, Cost. e disciplinato nel dettaglio dalla Legge 10 aprile 1951 n. 28. Ed invero, dal confronto tra i due munera publica in parola, emergono tre analogie: 1) anzitutto, pure l’ufficio di giudice popolare, come il servizio militare, è per Legge obbligatorio;2) anche tale servizio, prestato in favore dello Stato e della collettività (in particolare, dell’amministrazione della giustizia), è reso su base volontaria, da parte del cittadino che decida di iscriversi nelle liste da cui si estraggono i componenti degli albi dei giudici popolari,

manifestando in tal modo la propria disponibilità ad essere chiamato ad assolvere tale munus; 3) parimenti, il lavoratore dipendente che eserciti le funzioni giudiziarie in questione ha diritto alla conservazione del posto di lavoro. Tale paragone si presta perfettamente – tornando al caso del lavoratore/Ufficiale di complemento della Riserva selezionata – a (vieppiù) confutare e respingere ogni eventuale eccezione o contestazione che un datore di lavoro possa sollevare, di fronte alla volontà del proprio dipendente di adempiere volontariamente il servizio militare (e di rendersi disponibile al richiamo), così attendendo al “sacro dovere del cittadino” di difendere – latu sensu – la Patria.

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Ciao Nostromo! Lo scorso 16 gennaio, a causa delle conseguenze di un incidente a bordo di nave Bergamini, è deceduto il primo maresciallo Gioacchino Verde

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ra un nocchiere esperto il primo maresciallo Gioacchino Verde, nostromo di nave Begamini, rimasto vittima lo scorso 12 gennaio di un incidente le cui conseguenze ne hanno causato il decesso. Purtroppo, per la rottura di un cavo, per il quale sono in corso gli accertamenti, durante la fase di ormeggio della fregata, sulla quale Gioacchino Verde rivestiva l’affascinante e delicato compito di nostromo, la Marina militare ha perso un valido ed esperto sottufficiale e un grande uomo. Non è bastato il pronto intervento dei sanitari di bordo, né sono riusciti i medici dell’Ospedale SS. Annunziata di Taranto a salvargli la vita. La Marina, il 16 gennaio ha perso un professionista del mare con 36 anni di servizio e un’encomiabile carriera alle spalle, ma soprattutto, tutti gli appartenenti alla famiglia della Marina sentiranno il vuoto lasciato da un esempio, un faro non solo per i colleghi della componente marinaresca. Innumerevoli i messaggi

“Nostromo non si diventa, ma si nasce” è la frase che rieccheggia tra le paratie di nave Bergamini. Il Lgt Verde ci era nato, avendo imparato le arti marinaresche ancor prima di entrare in Marina grazie allo zio anche lui nostromo del corso 54. Era anche papà di tanti ragazzi cui insegnava come affrontare le difficoltà della vita di bordo e lo faceva in maniera goliardica … Ci mancherà quella chiamata che risuonava squillante nelle serate di navigazione “OPERAZIONEEE HANGARRR!!!” con cui radunava i suoi “ragazzi” in Hangar a giocare a calciobalilla. “Guarda che 6 a 0 si passa sott u biliardin!” Un calciobalilla che è stato testimone di sonore sconfitte per Ammiragli e Marinai. Famoso anche il “vien’t a piglià o perdon”, la frase che bonariamente anticipava uno scappellotto per chi dei suoi aveva sbagliato… E poi ancora a tavola “Chi ha meno di 25 anni di imbarco non si può sedere!!!” e puntualmente “Nostro’ allora anche oggi mangi da solo.” Di aneddoti ce ne sono a centinaia ma il Bergamini vuole ricordarti con il tuo grido di battaglia: ”PLANCIAAAAA DA PRORAAA”. Ciao Gioacchino (i colleghi di nave Bergamini)

di vicinanza pervenuti in ogni modo, anche attraverso i social, rivolti direttamente al maresciallo Verde, e all’amico Gioacchino. A noi della redazione non resta che unirci al cordoglio del capo

di Stato Maggiore della Marina, ammiraglio Valter Girardelli e di tutta la Forza armata per far sentire alla moglie Anna e ai figli Giuseppe e Giada, la nostra sincera vicinanza.

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Lega Navale Italiana

una realtà d’epoca… calata nel presente e nel futuro di Paolo Bembo

Molti non conoscono la Lega Navale Italiana anche se essa costituisce un’attiva e concreta realtà nel contesto nazionale generale e, più in particolare, nel mondo degli appassionati del mare e delle acque interne ma anche, e vedremo perché, in tutto quel mondo che ruota attorno alla Marina Militare

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a Lega Navale Italiana, al suo nascere, nel 1897, aveva essenzialmente lo scopo di dare sostegno alla politica navale di una Nazione ancora giovane e non molto cosciente dell’importanza che il mare rivestiva per lei. Come ebbe a dire il noto scrittore di mare Jack La Bolina, si sarebbe dovuto cercare di “creare una corrente spirituale nel pubblico italiano, richiamando l’attenzione e suscitando l’amore per le cose navali e la grande, multiforme attività che sul mare si svolge”. La Lega Navale avviò quindi un’intensa attività pubblicistica che affrontava il problema navale nazionale da vari punti di vista, illustrando il ruolo molteplice che la Marina militare era

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chiamata a svolgere nel mondo contemporaneo, un ruolo che non si riduceva all’azione guerresca ma che era anche strumento di politica e di promozione dell’industria nazionale. Uno dei modi di operare dell’Associazione si sarebbe quindi esplicato tramite l’incentivazione della diffusione della cultura del mare in tutte le sue forme, rivolta particolarmente verso i giovani ma non solo. Questi principi ispiratori ed operativi non sono mai venuti meno. Basta una rapida occhiata alle cifre, ben note ai lettori, per rendersi conto di come l’Italia dipenda ancora, in maniera sostanziale, per la propria economia, dal mare. La Lega Navale prosegue quindi nell’esplicare un’azione volta a sensibilizzare tutti i cittadini e a richiamare l’attenzione dei decisori politici circa l’importanza strategica e la necessità, per l’Italia, di avere una politica marittima più attenta ed incisiva che, anche e soprattutto in questo particolare momento di crisi mondiale, potrebbe essere determinante per quello sviluppo economico e di sicurezza necessario a rinforzare il Paese, renderlo sempre più competitivo sui mercati internazionali e confermarne un ruolo di rilievo nel panorama dei Paesi più avanzati. Adesso, la presidenza nazionale dell’Associazione è un Ente dello Stato; da esso dipendono le 253 Strutture periferiche, che avendone accettato lo Statuto e il Regolamento, ne costituiscono le articolazioni operative, e sono sparse per tutt’Italia. La Lega Navale si è fatta avanti in molti settori; in questi, la cultura del mare è il raccordo ideale ma in realtà, l’impegno dell’Associazione va ben oltre tale raccordo. Essa è divenuta ambientalista e basta scorrere le pagine della Rivista Lega Navale (il suo organo ufficiale che viene inviato ai soci e a molti enti pubblici e che, è


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giusto ricordare, è la più vecchia e la più diffusa rivista al mondo che tratti di cultura marinaresca), per capire quanto le Sezioni si adoperino per la conservazione dell’ambiente. Non dimentichiamoci, infatti che quando si parla di difesa della Nazione, in mare, si parla anche e innanzitutto di difesa “del” mare da qualsiasi minaccia, ivi inclusa quella all’ambiente. L’Associazione, forte dei suoi circa 60.000 Soci e radicata sia sulla costa che nell’entroterra, si è anche calata nel sociale, con strutture periferiche che sono divenute ormai esperte e punto di riferimento locale nell’assistenza alle fasce più disagiate della popolazione, segnatamente ai disabili, fisici e mentali e ai meno abbienti; diverse Sezioni, inoltre, curano anche corsi che utilizzando il mare e le barche, hanno lo scopo di fare riscoprire il senso della vita a ragazzi problematici che maggiormente soffrono uno stato di disagio sociale. L’azione della Lega Navale Italiana sottolinea la nostra convinzione che gli errori di questi ragazzi non siano irreversibili e che dando loro fiducia ed opportunità ne sia possibile il recupero ed il reinserimento nella così detta parte sana e produttiva del Paese. In moltissime Sezioni, sono poi disponibili imbarcazioni specificatamente studiate e realizzate per le attività con i diversamente abili, quali le Hansa 303, e, ad esempio, in quella di Firenze, sono stati addirittura messi a punto ausili didattici per l’inse-

gnamento della navigazione ai non vedenti e strumentazioni che queste persone, assistite opportunamente, possono impiegare a bordo delle imbarcazioni, per condurle in sicurezza finanche in competizione. Consolidato è il rapporto sinergico con il ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca. Ciascuna Sezione ha un rappresentante scolastico ed opera localmente nel settore sia culturale che ludico a favore di tutti gli studenti. Impegno che si esplica anche nel settore sportivo, di concerto con le Federazioni delle principali discipline nautiche. È anche molto apprezzato il contributo fornito dalle Sezioni nell’organizzazione di regate, di competi-

zioni ed eventi di vario genere, volti a rafforzare la percezione generale sui temi ambientali, sociali e della sicurezza in mare. Per questo, la LNI è stata riconosciuta anche nelle più recenti normative (quali il Testo Unico n.90 del 15-marzo-2010) come avente compiti di rilevanza pubblica e sociale, con particolare riguardo alla cultura del mare e alla formazione professionale, alla nautica da diporto, alla protezione ambientale ed alla promozione sociale. La Lega Navale che nacque, in Italia, un po’ come una costola della Marina militare ha conservato questo rapporto speciale con la Marina, come confermato alla penultima assemblea generale dei Soci, dal capo di Stato Maggiore della Marina ammiraglio Valter Girardelli, che ha ribadito con forza la nostra comunanza di intenti e d’ideali. Gli stessi concetti sono stati riaffermati all’ultima assemblea, tenutasi in ottobre a Trieste, dall’ammiraglio Giorgio Lazio. Come se ciò non bastasse, la Marina militare e la Lega Navale hanno di recente sottoscritto un protocollo d’intesa volto a creare una cornice normativa alle molte forme di collaborazione già in atto ed ipotizzabili nel futuro, documento fondamentale per sottolineare la comunanza d’intenti delle due realtà sorelle e che da alle strutture periferiche della Lega Navale e agli enti periferici della Marina un punto d’incontro normativo

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su cui basare le proprie sinergie. Queste stesse sinergie trovano anche un’applicazione pratica immediata nell’ambito comunicativo, in quanto tengono conto del mutato quadro normativo generale, in particolare nell’ambito della formazione nautica, e del variegato contesto mediatico. Non ci si è però dimenticati del passato, legato alle tradizioni ed agli ideali della Marina militare e più in generale della marineria nel suo complesso: presso la Sezione di Napoli è stato istituito il Centro Studi e Tradizioni Nautiche, frequentato da ricercatori e da studenti, dove è stata raccolta e catalogata una poderosa, unica ed interessante documentazione, accessibile a tutti i ricercatori. A questo centro ha fatto seguito l’istituzione, in ordine di tempo, di quello Culturale Legale Nautico, la Camera Arbitrale per la Nautica da Diporto, il Centro Culturale Ambientale e, ultimo nato, il Centro Culturale Scienza Cultura e Formazione. Navigando sul portale della Lega Navale, ogni cittadino può apprezzare anche come lo Stato, per supportare un settore di riconosciuta alta valenza pubblica, non stia più impegnando alcun capitale e questo anche se la Lega Navale svolge tutta una serie di azioni in cui supplisce a numerose carenze dello Stato in determinae aree. E la bontà dell’azione della Lega Navale Italiana si evince anche dal fatto che in un periodo problematico quale quello che stiamo attraversando a tutti i livelli,

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con un’accentuata crisi della Nautica, resa ancora più grave da malaccorte scelte governative del passato, proprio in questo settore, altrimenti sano, dell’economia nazionale, i numeri dell’Associazione, abbiano ricominciato a crescere. Leggendo lo Statuto ed il regolamento dell’Associazione, reperibile anche sul sito della LNI, ci si può agevolmente rendere conto del fatto che chi si associa alla Lega Navale accetta un codice di volontariato che si esplica

chi si associa alla Lega Navale accetta un codice di volontariato che si esplica in un ambito di appassionati del mare in un ambito di appassionati del mare; ognuno ha in funzione di quanto da; nelle Sezioni della Lega Navale Italiana risulta che esistano due tipi di “moneta”: quella corrente, che pure è indispensabile per accedere ad una serie di servizi che hanno comunque un costo vivo, e quella intangibile, dei servizi resi alla comunità, che permette di acquisire maggior titolo a determinati “benefici”: il guidone sociale che sventola sulle imbarcazioni dei Soci, attesta al contempo l’orgoglio del sodalizio e le age-

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volazioni cui i membri hanno titolo ma anche gli obblighi a cui spontaneamente si sottopongono. La Presidenza Nazionale svolge un ruolo di vigilanza affinché queste procedure vengano rispettate e sanziona eventuali inadempimenti. Il fatto che la Lega Navale Italiana sia un Ente dello Stato sottolinea la natura particolare del sodalizio ed è pertanto opportuno che la LNI mantenga questo status che contribuisce ad accreditare in un certo modo sia i suoi pareri che le posizioni super partes che essa assume nelle questioni che riguardano gli appassionati del mare e tutte le tematiche che attengono al mare, incluse quelle politico strategiche e di politica economico industriale. Questo appassionante volontariato viene svolto il più delle volte in maniera silenziosa ed umile, come è nell’indole dei “marinai” anche se probabilmente, oggi, tutti gli appartenenti alla LNI dovrebbero attivarsi maggiorente per farsi conoscere ed apprezzare dall’opinione pubblica onde renderla edotta di ciò che la Lega Navale Italiana è e fa.


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Virtualabs

inserzione pubblicitaria

Innovazione dei Sistemi Radar e di Difesa Elettronica La Virtualabs, nei suoi venti anni di esistenza, ha realizzato importanti sistemi innovativi sia nel campo Radar che nel campo della Difesa Elettronica. Sotto la guida di esperti ingegneri senior, un numeroso team di giovani ingegneri sviluppa, con dedizione e creatività, nuove soluzioni applicabili anche come modernizzazione di vecchi sistemi. Ben nota è l’attività di innovazione avvenuta per i radar di ricerca e per quelli di inseguimento installati sulle gloriose corvette della classe Esmeraldas, costruite in Italia nei lontani anni ’80. Grande soddisfazione è stata espressa dalla Marina dell’Ecuador dopo aver partecipato con successo alle esercitazioni navali internazionali UNITAS 2018. Le nuove tecnologie consentono di realizzare radars di elevate prestazioni in un volume ridottissimo, con trasmettitori allo stato solido basati su tecnologia Gallium Nitrate (GaN), ad un costo molto ridotto rispetto al passato. Grande è l’attività di Virtualabs nel campo radar con antenne a “phased array” di tipo AESA (Active Electronic Steering Array). Infatti alcuni sistemi AESA in banda X sono stati sviluppati e consegnati a clienti esteri che ne stanno valutando le prestazioni per poi procedere all’acquisto di altre unità. Nel campo dell’innovazione radar, lo sforzo di Virtualabs è oggi dedicato allo sviluppo di antenne AESA di tipo digitale. Questa sarà la nuova frontiera dei radar che utilizzando Antenne Phased Array di tipo digitale (Digital Array Radar, DAR). I radar DAR consentiranno l’ottenimento di prestazioni radar più elevate e con costi di produzione molto ridotti. Nel campo della Difesa Elettronica, l’innovazione introdotta da Virtualabs ha consentito lo sviluppo di sistemi innovativi sia di tipo passivo (Intercettazione) che di tipo attivo (Contromisure). Per i sistemi di tipo passivo

è stato possibile lo sviluppo e la fornitura di sistemi di intercettazione completamente digitali denominati DESM (Digital ESM). Tali sistemi sono in grado di trasformare direttamente segnali a radio frequenza in

forma digitale anche se ricevuti a frequenze di 18 GHz Per i sistemi attivi, le nuove tecnologie digitali e stato solido hanno consentito lo sviluppo e la fornitura di sistemi di Disturbo ed Inganno utilizzanti antenne AESA a banda larga (AESA-J) che dirigono con alta potenza (ERP) verso i radar vittima efficaci segnali di contromisure generati in modo digitale. Le attività di studio e ricerca aprono le porte all’attività di training per organizzazioni Nazionali o Estere basate sul libro “Introduction to Electronic Defense Systems” di Filippo Neri e su software tools standard sviluppati per il training (Virtual Test Range, 32 e 64). La ricerca in Virtualabs non si ferma ai sistemi tradizionali, ma investe campi finora ignorati, quali le Chaff elettroniche sia per navi che per aerei, nonché innovativi sistemi di sorveglianza passiva Satellitari.


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Il Sacrario delle Bandiere a Roma Un luogo suggestivo e veramente unico nel quale, tra tanti preziosi vessilli appartenuti alle Unità Navali svetta, perfettamente mantenuto, quasi fosse pronto a prendere nuovamente il mare, uno dei più temibili ed efficaci mezzi navali di tutti i tempi: il MAS 15

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di Marco Sciarretta

’8 ottobre 2018, a Milazzo, è stata consegnata la Bandiera di Combattimento a nave Luigi Rizzo, la nuovissima Unità Navale dedicata all’eroe della Marina protagonista della celebre impresa di Premuda del 10 giugno 1918. La Bandiera di Combattimento nella Marina italiana non è un’insegna o un simbolo, ma un’anima. Secondo la tra-

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dizione, le Repubbliche marinare di Venezia e Genova utilizzavano in combattimento una bandiera tenuta accuratamente da parte e, pertanto, nuova e dai colori brillanti. Per la bandiera servivano infatti colori vivaci e non appassiti, dal sole e dal tempo, per permettere a tutti, amici e nemici, di riconoscerli nel fumo e nella confusione dello scontro e della mischia. Queste abitudini, vecchie di mille e oltre anni, si rinnovano con il tradizionale dono della Bandiera di Combattimento, ad ogni nuova nave, da parte di città,


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comitati o associazioni legati al nome delle singole unità, ossia della “loro nave”. La cerimonia è sempre toccante, anche per chi ha già avuto la fortuna di assistervi in precedenza, e sorprendente, nella sua antichissima ritualità, che si conclude con il giuramento dell’equipaggio di difendere la Bandiera, se necessario, fino all’estremo sacrificio nell’interesse supremo della Patria. La storia di Luigi Rizzo e dei suoi equi-

paggi, nel primissimo mattino del 10 giugno 1918, è esemplare. Due piccole siluranti, i MAS 15 e 21, al rientro di una delle innumerevoli missioni di ricognizione avvistano, al traverso di dritta, una grande nuvola di fumo nero all’orizzonte. Avvicinandosi al nemico gli italiani si trovano inaspettatamente alla presenza di due grandi navi da battaglia nemiche, scortate da una decina di cacciatorpediniere. I “Precetti operativi” in vigore, al giorno d’oggi verrebbero definiti Regole di ingaggio, emanati dal capo di Stato Maggiore della Marina, Ammiraglio Paolo Thaon di Revel, prevedevano:“Abbiate qualunque ardimento, ma non vi esponete a rischio se questo … non vi ripromette un conveniente compenso. Non esitate invece a sacrificarvi quando grave danno possa venirne al nemico”. In ottemperanza alle direttive ricevute, i MAS attaccano, a distanza ravvicinata, in quello che potrebbe apparire come un vero e proprio attacco suicida. Con una manovra abile e audace, il MAS 15

riesce ad infiltrarsi tra le navi di scorta, lanciando due siluri che colpiscono la nave da battaglia Szent Istvan. L’altra corazzata, attaccata dal MAS 21, si salva solo a causa del malfunzionamento delle testate esplosive. Mentre la nave nemica affonda, le due piccole unità italiane sfuggono all’inseguimento da parte delle unità avversarie, riuscendo a raggiungere incolumi la base alzando una grande bandiera della Marina, simbolo convenuto di battaglia vittoriosa. Allora come oggi, questa bandiera è il nostro più prezioso simbolo di continuità, nel solco della tradizionale eccellenza dell’Italia sul mare, una prerogativa unica e millenaria rappresentata quel giorno, a Premuda, da Luigi Rizzo e dai suoi equipaggi. Una continuità ben testimoniata a Roma, nel Sacrario delle Bandiere, presso l’Altare della Patria.


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La Marina disegnata da Garibaldi Giuseppe Bruno

IL PERSONAGGIO

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di Alessandro Paglia

i firmava G.G. Bruno perché il doppio nome datogli dal padre Giuseppe di Belmonte Mezzano, già capo “picciotto” nell’impresa dei Mille e poi fedele all’Eroe dei due Mondi anche in Aspromonte, era troppo lungo per metterlo in calce alle sue opere figurative. Però, a suo modo, anch’egli era garibaldino convinto a giudicare dalla firma che imita quella di Garibaldi: calligrafia chiara, facile da leggere e con la sottolineatura del cognome. Un grafologo potrebbe dire subito che il Bruno è di carattere aperto, entusiasta e dotato di autostima. E non sbaglierebbe perché la sua vita si svolse in modo lineare obbedendo con successo a due vocazioni: il mare e l’arte. Egli intraprese la carriera di Ufficiale di Marina (Accademia Navale 1879-1884) e passò nel ruolo delle Capitanerie di Porto nel 1894 per ragioni di salute. Andò in pensione nel 1920 con il grado di colonnello a Palermo sua città natale, dopo varie destinazioni: La Spezia,Genova,Trapani,Reggio Calabria,….e soprattutto il Ministero Marina quale scrittore e illustratore dell’ufficio propaganda dal 1916 al 1919, periodo della Guerra Europea. Disegnatore nato, coltivò questa sua seconda vocazione facendo per hobby l’illustratore di cartoline, manifesti, riviste, giornali e libri tra cui 13 prime edizioni dei romanzi di Emilio Salgari. La storica dell’arte Paola Pallottino registra per lui oltre settanta libri disegnati e ne sottolinea lo stile per la vena caricaturale delle vignette. Delle illustrazioni marinare di copertina piace ricordarne due in cui eventi di bordo diventano cultura: Al Polo Australe in velocipede di Salgari dove due pionieri-ciclisti fanno il punto nave, uno al sestante e l’altro al cronometro (come sicuramente ha fatto lui tante volte a bordo); Memorie di un Luogotenente di Vascello di Jack la N OT I Z I A R I O

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Bolina, anch’essa autobiografica, mostra un cadetto che gioisce dritto in piedi sulla scrivania indicando la lavagna su cui è scritto che mancano 15 giorni all’uscita dall’Accademia con un “W”, cioè “Evviva”! Ne emerge così un valore non da poco della sua arte, al di là del

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versatile tratto grafico e della ammirazione estetica propri della cosiddetta “natura morta”: le vignette del Bruno evocano raccontando la vita. Questa sua particolare abilità si ritrova anche nei piccoli disegni per le testate di articoli (“les tetes de chapitre”) e di


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chiusura degli stessi (i “cul de sac”) come era uso editare ai suoi tempi. La testata per la rubrica “Marina Militare” della rivista Lega Navale (di cui lui aveva disegnato il logo e la copertina del primo numero) è stata mantenuta per 11 anni, mentre il disegno degli attrezzi del posto di lavaggio a bordo figura per un articolo dell’almanacco strenna 1895 della rivista Armi Lettere. Comunque, all’occorrenza, il Bruno non disdegnava la fantasia e il fiabesco come in “Adamo ed Eva marinai” e in “Pale a prora dei Vichinghi” . Credo che se si mettessero insieme le sue mini-vignette ne sortirebbero delle “strisce” di fumetto divertenti. Tra i lavori per il giornale di trincea del 1918 La Marina d’Italia ci sono i ritratti caricaturali dei marinai Nas’e Cane, Pepé Tunnina, Ostregheta e Baciccin che illustrano in modo eloquente i caratteri delle genti italiche. Circa la finezza ritrattistica propongo anche l’immagine del “Trombettiere 5” considerato stupido ma promosso caporale dal Ministro per aver suonato bene “la marcia al campo”: baffetti ben tirati, lindo e pulito con sottobraccio la tromba come trofeo di vittoria. Il Bruno eseguì anche copertine a colori per la Tribuna illustrata. Ne riportiamo due riguardanti feste a bordo: quella “nobile” della consegna della bandiera alla nave e quella “allegra” del ballo dei marinai. Per chiudere, piace ricordare col Bruno tanti altri ufficialiartisti che fecero squadra alle origini della comunicazione per immagine della nostra Marina: Romolo Piva, Giovanni

Roncagli, Filippo De Maria e, possiamo aggiungere, Antonio Piccinni assunto all’ Idrografico come “marinaio pittore”; mentre, Edoardo De Martino mandava i suoi quadri da Londra dove trionfava quale pittore della Regina Vittoria. Proprio una bella squadra!

Nelle foto alcune delle illustruzioni di Garibaldi Giuseppe Bruno, tra le più importanti la copertina a colori per la Tribuna illustrata.

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Forte San Salvatore di Messina

Nel 1934 fu eretta al centro del bastione, sui resti della Torre S. Anna, la stele della Madonna della Lettera, ora simbolo della città

di Giuseppina Maria Greco N OT I Z I A R I O

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l Forte San Salvatore, simbolo indiscusso della storia messinese dalla metà del 1500 in poi, sorge in uno dei luoghi più importanti della città, sulla stretta penisola di San Raineri che, con la sua particolare forma a falce, caratterizza il grande porto naturale di Messina. La struttura del Forte si compone di una serie di cinte murarie convergenti verso il vero e proprio baluardo centrale, di forma semi-cilindrica. I bastioni ospitavano batterie di artiglieria rivolte verso lo Stretto e verso l'imboccatura del porto. Attualmente si entra nella struttura attraverso una porta del '600 incassata fra due contrafforti che si addossano al vecchio fronte, provvisto di una merlatura per fucilieri di epoca più recente. Al baluardo semicircolare (la polveriera) si accede attraverso un portale bugnato che immette in un salone rettangolare voltato a botte, in fondo al quale è possibile vedere i resti dell'antica Torre S. Anna, inglobata nella struttura del Forte. Una scala conduce alle sale superiori e poi ancora alla terrazza, dove sono collocate le casematte per le bocche da fuoco, strombate e profilate con pietra calcarea. Sopra questa si trova un'ulteriore terrazza che ospitava

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una seconda batteria di cannoni e i camminamenti di ronda sui muri perimetrali. Le strutture sono realizzate in pietrame e blocchetti calcarei, frammenti di laterizio e ciottoli di mare legati insieme con malta e sabbia.Il forte deve il suo nome alla preesistenza del monastero del SS. Salvatore, convento basiliano la cui fondazione si attribuisce nel 1086 al Conte Ruggero che su quel luogo aveva trovato suoi partigiani uccisi. Per ordine di Carlo V il monastero fu poi demolito per poter fortificare l'accesso al porto. Nel 1674, durante la rivoluzione antispagnola, il forte fu espugnato dai Messinesi che lo tennero per quattro anni. Passato il pericolo di attacchi dal mare, la fortezza fu usata soprattutto contro la città; i suoi cannoni insieme a quelli della vicina Cittadella tuonarono spesso contro Messina fino al 1861, data in cui la penisola di San Raineri viene conquistata dalle truppe garibaldine. Sul culmine della fortezza si trova un bastione semicilindrico detto Forte "Campana" sul quale si trova una stele, alta 35 metri e rivestita in pietra di Trapani, sormontata dalla statua bronzea alta 7 metri raffigurante la Madonna della Lettera, che è diventata uno dei simboli della città. La Stele della Madonna


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Nella pagina accanto: veduta aera del Forte San Salvatore; a sinistra: la stanza del Museo dove sono conservati i resti dell'antica Torre S. Anna; in basso: le strutture interne realizzate in pietrame e blocchetti calcarei, frammenti di laterizio e ciottoli di mare legati insieme con malta e sabbia.

della Lettera venne inaugurata, nel 1934, dal pontefice Pio XI che da Roma azionò un congegno costruito da Guglielmo Marconi per comandare a distanza l'illuminazione elettrica. Di notevole interesse la Lanterna del Montorsoli. Nel 1537 nell'ambito della realizzazione di un imponente sistema difensivo esteso all'intera città, ordinata dall'Imperatore Carlo V, viene stabilito di riedificare una nuova torre con funzioni di "faro portuale" nel braccio di San Raineri, a servizio della città, dandone incarico per la progettazione e la costruzione allo Scultore fiorentino Giovanni Angelo Montorsoli. La Lanterna fu edificata nel periodo tra il 1555 e il 1557. Il Montorsoli utilizzò parte della struttura preesistente, costituita dai ruderi del Monastero dedicato a San Raineri, risalente al XIII secolo, progettando

un corpo di fabbrica a forma di piramide tronca dell'altezza originaria di 29 metri. Lo sviluppo è su tre piani, che accolgono altrettante camere sovrapposte a pianta quadrata con soffitti a volte e collegate tra loro da una scala a chiocciola in pietra, ricavata tra le mura, che conduce al terrazzo dove era posizionata la loggetta della lanterna. Nei prospetti esterni i tre livelli sono delimitati da altrettanti marcapiani e sono rivestiti con un apparato "bugnato", in cui la cura dei dettagli negli smussi e nella sagomatura delle pietre testimoniano l'esperienza del Montorsoli scultore, così come gli elementi decorativi scultorei delle finestre a lunetta con doppia strombatura, che nella serie di archi concentrici creano il connubio tra l'architettura militare e civile del periodo tardo rinascimentale. Alla fine del 1700 alla Lan-

terna fu aggiunto un bastione a scopo difensivo che ospitava batterie da fuoco interne ed esterne. Nella seconda metà del 1800, fu aggiunta la torretta ottagonale sede delle apparecchiature del Faro che fece raggiungere al manufatto una altezza complessiva di 42 metri s.l.m. All'interno del Forte San Salvatore, da visitare la Sala dei "Miti e delle correnti dello Stretto", che custodisce una collezione di 44 pezzi originali che vanno dal 1600 fino alla fine del 1800, comprendente carte nautiche, stampe antiche e litografie; la Sala Storica del Nucleo Supporto Logistico Marisuplog Messina che accoglie l'esposizione di alcuni oggetti, tra i quali una chiesuola, alcuni apparati di ricetrasmissione non più in uso, antichi barografi, un ripetitore di solcometro, un radiogoniometro ed alcune targhe in marmo ed in bronzo; la Sala Storica dei Fari e dei Segnalamenti della Sicilia allestita con l'obiettivo di far conoscere la storia dei Fari della Sicilia attraverso i secoli, la loro utilità e funzionalità nel contesto dell'ausilio alla navigazione, la struttura, le tecniche di costruzione, i progetti e l'evoluzione tecnologica dei metodi e dei modi di illuminazione. La mostra interna accoglie pannelli informativi, fotografie e reperti, nonchè documenti e stampe antiche riguardanti la storia della Lanterna del Montorsoli, dalla costruzione fino ai giorni nostri. Una sezione della mostra è stata dedicata alla figura del "Guardiano del Faro" con la tipica "stanza da lavoro", con testimonianze, oggetti e ricordi del passato. Un'altra sezione è dedicata all'evoluzione tecnologica della "Lanterna" dove sono esposte antiche apparecchiature appartenute ai sistemi di illuminazione dei fari, corredate da pannelli descrittivi e informativi.

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Professionisti del mare e della comunicazione

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Un anno di formazione professionale continua della Marina Militare. L’ Ufficio Pubblica Informazione e Comunicazione e i nuclei periferici insieme nella formazione degli addetti alla comunicazione

di Alessandro Busonero

lle nostre spalle abbiamo un anno importante di crescita per la comunicazione istituzionale della Marina, in cui la formazione e l’addestramento del personale hanno fatto un deciso balzo in avanti. “Professionisti del mare e della comunicazione”, tanto per parafrasare un nostro claim, ricordando che non esiste professionista senza un’accurata ed attenta formazione. L’Ufficio Pubblica Informazione e Comunicazione ha sviluppato la capacità interna di aggiornarsi grazie alla realizzazione di “moduli Picom”, tenuti da personale e da specialisti dello stesso ufficio, in possesso dei requisiti formativi dedicati allo specifico settore d’impiego. Così come, in ambito civile, per i giornalisti iscritti all’albo viene definita formazione professionale continua (fpc) l’obbligo di mantenersi aggiornati (legge 148/2011), la Marina a similitudine persegue lo stesso obiettivo verso il proprio personale che opera nel campo. I moduli sono stati svolti a favore di circa 1500 tra uomini e donne di ogni ruolo, sia militari sia appartenenti

all’Amministrazione della Difesa. Gli incontri sono stati improntati alla massima efficacia, grazie ad un aperto dibattito, a laboratori e training on the job svolti presso redazioni giornalistiche televisive, quotidiani e web. I frequentatori hanno vissuto in prima persona alcune esperienze nuove: la preparazione di un’intervista e come questa vada affrontata anche in condizioni al limite oltre la correttezza deontologica, la comunicazione digitale e l’uso improprio dei social network e, infine, le best e le bad practice a confronto come contributo e stimolo alla crescita personale o professionale. Per la prima volta Palazzo Marina è stata sede d’eccezione della collaborazione istaurata con l’Associazione Stampa Romana e la Federazione Nazionale Stampa Italiana (Fnsi), entrambi enti formatori accreditati con l’Ordine nazionale dei giornalisti (Ong). Il 2018 ha anche consolidato la collaborazione tra la

Marina militare e la Scuola nazionale dell’amministrazione (presidenza del Consiglio dei ministri), leader indiscusso per la formazione del personale della Pubblica amministrazione. Il personale di Upicom è stato invitato a tenere delle lezioni nel campo dell’organizzazione complessa di un evento di comunicazione (Giornata della Marina 2018 – centenario della Grande Guerra) e nella gestione della comunicazione durante le emergenze e delle possibili crisi mediatiche. Ultimo solo in ordine di elenco, sono stati gli incontri di comunicazione fatti per la prima volta anche con il personale dell’Associazione Nazionale Marinai d’Italia (ANMI) a La Spezia, Taranto, Augusta e Mestre. Chi ha vestito la divisa della Marina, infatti, porta con sé l’esperienza e la passione di una vita dedicata al mare, ingredienti questi che, divulgati con una comunicazione mirata, diventano un notevole contributo verso l’esterno.

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Nel prossimo numero vi racconteremo come il Notiziario sarà proteso verso il futuro

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di Veronica Zandonà

’origine dell’informazione moderna ha radici profonde e, nello specifico, deve essere ricondotta all’avvento della stampa, momento cruciale della storia dell’uomo, senza il quale i grandi sviluppi tecnologici che la caratterizzano sarebbero stati molto più complessi da raggiungere e diffondere in tutto il globo. La stampa, infatti, è il motore della divulgazione scientifica. Ed anche se la carta sembra andare incontro al suo inesorabile epilogo, la pubblicazione di libri e riviste che circolano in tutto il mondo costituisce ancora una potente arma contro le barriere culturali e territoriali, permettendo così la piena condivisione N OT I Z I A R I O

D E L L A

della conoscenza come bene comune dell’umanità. La storia della stampa è caratterizzata da un susseguirsi di tappe: col passare del tempo le tecniche si sono affinate e gli strumenti evoluti. Il punto di svolta verso la modernità si ha con l’invenzione dei caratteri mobili, prima dei quali il testo era scritto esclusivamente a mano e supportato prima dalle tavolette d’argilla e dai papiri egiziani, poi dal volumen greco e dalla pergamena, e, infine, dal codex, antenato del libro moderno. Verso la metà del 1400 Johann Gutenberg utilizza per la prima volta i caratteri a stampa ed introduce in Europa questa tecnica, già conosciuta e praticata in Oriente a partire dal 1041 da Bi Sheng, attraverso l’utilizzo di tanto ingegnosi quanto fragili caratteri di argilla. Gutenberg fu il primo ad utilizzare una lega di piombo, stagno e antimonio es-

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senziale per produrre caratteri duraturi e finalizzati ad una stampa di alta qualità. Al 1455 si fa risalire, convenzionalmente, l’inizio dell’età classica della stampa: se prima ogni testo era frutto di un lungo ed elaborato lavoro di copiatura a mano, ora, con la meccanizzazione del processo, si possono produrre volumi in serie in tempi ridotti. Le prime tipografie dell’epoca di Gutenberg erano veri e propri centri culturali in pulsante fermento e circondati dai più attivi intellettuali del tempo. Grazie all’evoluzione della stampa e all’attività tipografica nascono i primi periodici: per il primo quotidiano della storia, invece, si dovrà attendere il 1660 con la pubblicazione a Lipsia di Einkommende Zeitungen. Tra il XVIII ed il XIX secolo numerosi cambiamenti nelle tecniche grafiche vedono la luce: vengono introdotte nuove tipologie di presse, più veloci e prestanti, compare il rullo inchiostratore e viene messa a punto la tecnica della litografia, attraverso la quale il segno grafico viene impresso nella carta, nel metallo o in altro supporto, tramite inchiostri grassi su pietra. Nel 1843 Richard March Hoe inventa la prima rotativa della storia, installata nel 1846 all’interno della redazione del Philadelphia Public Ledger. Si tratta di un’innovazione di strategica importanza, perfezionata nel 1863 da William Bullock che introduce l’alimentazione a bobina: le pagine vengono pressate attraverso grandi cilindri rotanti che quindi esulano dalla necessità di avere un piano di stampa


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... dai caratteri mobili al web

Quale sarà il futuro della carta stampata? Ripercorriamo l’evoluzione della stampa

orizzontale. In grado di stampare ottomila copie ogni ora, possiamo effettivamente definire questo ingegnoso strumento come la prima macchina tipografica per grandi tirature della storia. Successivamente, intorno al 1875, Robert Barclay sfrutta il metodo litografico per realizzare la prima stampa offset: processo tutt’altro che semplice, prevede l’impiego di una lastra suddivisa in una componente lipofila, per i grafismi, e in una idrofoba, per i contrografismi. La lastra viene prima ricoperta da una soluzione chimica che si lega ai contrografismi, poi inchiostrata. Di conseguenza l’inchiostro aderisce soltanto ai grafismi, i quali vengono impressi su di un cilindro e di seguito stampati su carta. Questa tecnica comporta numerosi vantaggi: prima fra tutti, l’alta definizione del segno grafico. Arriviamo così al 1885, quando il tecnico tedesco Ottmar Mergenthaler inventa la linotype. Il funzionamento è molto simile a quello della macchina da scrivere: il linotipista compone il testo, un carattere dopo l’altro, attraverso una tastiera. Ogni tasto premuto libera una matrice corrispondente ad un carattere e si allinea con altre matrici a formare una riga, la quale poi viene riempita con del piombo fuso, inchiostrata e poi impressa sulla carta. Questa ingegnosa macchina corrisponde ad una importante accelerazione verso la modernità, poiché velocizza enormemente il processo di stampa rivoluzionando il momento della composizione grafica: il tipografo non deve più comporre manualmente la pagina da im-

primere, tutto avviene meccanicamente. Nel 1886 la linotype appare nella redazione del New York Tribune; in Italia, invece, fa il suo primo ingresso solo nel 1897, nella sede del Tribuna di Roma. La prima stampante laser risale al 1964. In grado di stampare più di ventimila righe in un minuto, realizza il contenuto tramite un laser che lo trasmette ad un cilindro di selenio (il tamburo) e da qui, attraverso il toner, l’immagine viene impressa direttamente sul foglio di carta. La prima stampante laser da tavolo è firmata Canon e risale al 1982. L’avvento del digitale ha fatto sì che non solo la modalità di produzione, ma anche il supporto della scrittura cambiasse completamente. Dagli anni novanta, in seguito alla nascita del web, compaiono i primi blog e periodici online attraverso i quali poter consultare direttamente le notizie, per arrivare così ai primi ebook:

basta un semplice dispositivo elettronico, come un e-reader, un tablet o anche un semplice smartphone per poter leggere e condividere interi volumi, enciclopedie, romanzi, pubblicazioni scientifiche e periodici. Il web ha creato nuove forme di comunicazione e di informazione e ha stravolto la vita quotidiana dei suoi fruitori. Il mobile journalism è l'ovvia evoluzione del giornalismo tradizionale ai tempi del digitale, in cui il problema non è più solo la modalità di fruizione dei contenuti, ma la modalità della loro stessa creazione. Lo smartphone, quindi, ha sostituito non solo il libro per il lettore, ma anche il microfono nell'immaginario collettivo del giornalista. È l’inizio di una nuova era che, tuttavia, non ha drasticamente soppiantato quella precedente.Tutt’altro. Si può dire, piuttosto, che sia nato un dibattito tra i patiti della tecnologia e i “romantici” della carta. Il piacere di acquistare un quotidiano dal proprio edicolante, di sfogliare una pagina di carta, annusarla, sentirne la texture più o meno rugosa tra le dita, il conforto che genera la presenza di un libro sul comodino, la soddisfazione e la cura nel riporlo, dopo averlo letto, all’interno della propria libreria per conservarlo come un piccolo tesoro, sembrano essere sentimenti ancora insostituibili.

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Il gergo marinaresco di Alessandro Lentini

Scopriamo i segreti del linguaggio di bordo, la lettera “M” come: mano di terzaroli, marea e maestrale N OT I Z I A R I O

D E L L A

M A R I N A

Mano di terzaroli

Durante la navigazione, quando lo sbandamento della barca diviene eccessivo, è il momento di ridurre la superficie velica; diminuendo la superficie esposta al vento, la barca torna in assetto e si potrà tranquillamente tornare a veleggiare. Con una manovra di routine detta appunto dare “mano di terzaroli”, sarà possibile ammainare parte della vela principale della barca, la randa, sul boma riducendo così la velatura esposta al vento. L’operazione è compiuta con cime dette matafioni o, se presente, con l’avvolgiranda.


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Marea

La marea è un fenomeno fisico che coinvolge due forze relative alla Terra e ai corpi celesti nello spazio come: la forza centrifuga (data dalla rotazione dell’insieme Terra-Luna) e l’attrazione gravitazionale (esercitata sulla Terra dalla Luna) provocando l’innalzamento e abbassamento di grandi masse d’acqua d’ampiezza variabil. Questa differenza è legata non solo alle forze citate ma anche alla conformazione geologica del terreno che contiene la massa d’acqua. Il ciclo delle maree si ripete, approssimativamente, due volte al giorno: ogni giorno quindi si avranno due alte maree e due basse maree. Questo accade perché l’attrazione gravitazionale della Luna contrastata dalla forza gravitazionale si annulla esattamente al centro della Terra mentre prevale sulla faccia della Terra rivolta al nostro satellite provocando un innalzamento delle acque. Contemporaneamente sulla faccia opposta, nascosta alla Luna, la forza centrifuga prevale su quella d’attrazione alzando anche lì le masse d’acqua presenti (la cosiddetta seconda gobba).

MA

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Maestrale

Vento mediterraneo proveniente da Nord-Ovest caratterizzato da un’alta velocità: può giungere a 120 km=h. Il nome deriva, secondo alcuni, dal mistral, un vento predominante nel Sud della Francia; ai tempi della repubblica veneta indicava la «via maestra» per raggiungere Venezia dal Mediterraneo; secondo altri autori il nome deriverebbe dal fatto che a Nord-Ovest è posizionata Roma, la città maestra.

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2019 NUOVA M A S T R O.qxp_Layout 2 12/02/19 16:01 Pagina 1

La pittura di Marina: perché?

di Paolo Bembo

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o Stato Maggiore della Marina ha recentemente voluto dare nuovo impulso a questa attività che pur essendo molto “anziana” non è mai divenuta obsoleta. In questa logica si inserisce anche l’avvio di questa rubrica che ci porterà a meglio conoscere ciò che in questo campo si è fatto in passato, ma passando da un esame dei contemporanei che si dedicano a questa attività e che hanno ricevuto il gradimento della Forza armata che li ha insigniti del prestigioso titolo di “Pittore di Marina”. A tutti sarà capitato di notare che in occasione dei processi più importanti, nel mondo anglosassone, è quasi sempre presente in aula un disegnatore che N OT I Z I A R I O

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rende in maniera artistica gli attimi salienti ed i protagonisti del dibattito processuale. Ciò ha una precisa ragion d’essere non solo nel divieto d’accesso in aula ai fotografi ma anche nel fatto che la sola fotografia, per quanto sofisticata, non riesce a rendere la drammaticità del momento né a sottolineare il carattere e le emozioni dei protagonisti con altrettanta efficacia. Quanto affermato trova nell’arte una sua applicazione generalizzata ma in particolare, quando nel soggetto ritratto compaiono a vario titolo il mare, le barche e le unità navali, il pittore può raggiungere quelle che non esiterei a definire vette comunicative per l’immediatezza e la completezza del messaggio trasmissibile con una sola immagine. Rifacendomi al passato, a suo tempo, ho sostenuto, in maniera a dire il vero un po’ provocatoria, che il Carpaccio

M A R I N A

Carpaccio Dal Ciclo di Sant’Orsola - Gallerie dell’Accademia,Venezia.

presentasse, nella sua arte, aspetti che caratterizzano normalmente il pittore di marina. Pur non essendo la sua opera finalizzata alla riproduzione della nave o del mare o quantomeno a quella dell’ambiente di bordo o del porto, tuttavia, egli ci offre un’attenzione quasi maniacale al particolare tecnico-navale, all’andatura di un’imbarcazione, alla postura di un vogatore in primo piano; tale attenzione è tale da farci ravvisare le caratteristiche più peculiari del pittore di marina anche quando sappiamo benissimo che lo scopo precipuo della sua arte è un altro. Come sempre quando si parla di dipinti le immagini parlano meglio delle parole….Continueremo a parlarne nel prossimo numero.


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