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M ARINA
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Nell’assumere il “timone” della Marina ho voluto ispirarmi ai principi di continuità e cambiamento, all’ancoraggio alle tradizioni ed ai valori, alla capacità della Marina di adeguarsi ai tempi, se non addirittura di anticiparli. Per rispondere efficacemente alle nuove sfide, in una moderna ottica interforze, il personale deve essere adeguatamente valorizzato e supportato, perché costituisce la linfa vitale della Marina e dell’Italia. La risorsa primaria è, infatti, rappresentata da voi. Confido in voi, uomini e donne di Marina depositari di un grande patrimonio di civiltà e di valori. I risultati conseguiti nei vari settori di attività sono il frutto prezioso del vostro operato, la cui professionalità, il senso del dovere e lo spirito di sacrificio sono rimasti in linea con le migliori tradizioni della Forza armata. Ai tanti uomini e donne che operano in silenzio, al di là dell’orizzonte, facendo della passione per il mare una espressione di vita, un valore che si porta dentro, va il mio ringraziamento. In una organizzazione come la Marina assume grande importanza anche la valorizzazione del personale civile: dirigenti, funzionari, impiegati siete una importante realtà, una risorsa e un punto di forza. Per il futuro considero, con fiducia e realismo, il processo di rinnovamento che porterà la Marina su livelli qualitativamente superiori, in modo da migliorare le capacità operative perché siano sempre coerenti con il ruolo assegnato. Nel salutare gli allievi a bordo di nave Vespucci sono riaffiorati ricordi indelebili di 42 anni fa. Momenti belli, ma anche di fatica, di sudore, di vesciche sulle mani. Un’esperienza di vita unica che ha contribuito alla mia formazione personale, ma anche alla formazione di tanti altri che hanno avuto l’opportunità di viverla. Ritengo che tutti questi ingredienti, contribuiscano, in maniera sensibile a concludere il percorso che porta a diventare veri marinai. In questa occasione ho esortato gli allievi appena partiti da Livorno per la Campagna d’istruzione, ad apprendere l’arte marinaresca, a fare propri quei valori di una marineria antica che ci contraddistingue da sempre, ma anche di vivere a pieno quella che per me è stata una delle più belle esperienze di vita. Un momento di crescita per diventare domani, con sicurezza e fermezza, ambasciatori di quei valori di cui l’Italia va fiera e che accomunano tutto il personale della Marina. Sono orgoglioso del vostro operato, di tutti voi, uomini e donne, che oggi costituite il cuore pulsante della Forza armata. A voi rivolgo lo stesso augurio fatto a Livorno a bordo di nave Vespucci: buon vento. Ammiraglio di Squadra Giuseppe Cavo Dragone
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SOMMARIO
Il Notiziario della Marina è una testata giornalistica mensile fondata nel 1954
giugno
2019
Registrazione: Tribunale di Roma n.396/1985 dell’ 8 agosto 1985
Proprietà Ministero della Difesa Editore Ministro della Difesa
Marina Militare - Ufficio Pubblica Informazione e Comunicazione
Roma, Palazzo Marina 21 giugno 2019, l’ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, capo di Stato Maggiore della Marina, il momento del passaggio della Bandiera di Guerra.
DIRETTORE RESPONSABILE Antonio COSENTINO
REDAZIONE
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L’editoriale di Antonio Cosentino
D IREZIONE E R EDAZIONE Marina Militare - Ufficio Pubblica Informazione e Comunicazione Notiziario della Marina - piazza della Marina, 4 - 00196 Roma - tel. 06.3680.5556 mail: notiziario.marina@gmail.com segreteria e abbonamenti tel. 06.36806318 partita iva: 02135411003
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...per non dimenticare di Antonio Cosentino
Luciano REGINA, Pasquale PRINZIVALLI, Emanuele SCIGLIUZZO
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PER LA COLLABORAZIONE
La collaborazione è aperta a tutti, gli elaborati, inediti ed esenti da vincoli editoriali, esprimono le opinioni personali dell’autore, che ne assume la responsabilità. La Direzione si riserva il diritto di dare agli articoli il taglio editoriale ritenuto più opportuno. Gli articoli, concordati con il Direttore, dovranno essere corredati di foto (formato .tif o .jpg, di dimensioni minime 18 x 13 cm, con risoluzione a 300 dpi) e didascalie esplicative; gli elaborati dovranno essere redatti evitando l’uso di acronimi, che eventualmente vanno esplicitati. L’accoglimento degli articoli o proposte di collaborazione non impegnano la Direzione alla pubblicazione nè alla retribuzione.
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Stampa: Fotolito Moggio srl, Villa Adriana - Tivoli
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chiuso in redazione il 30 giugno 2019 N OT I Z I A R I O
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L’ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone al comando della Marina di Antonio Cosentino Celebrata a Taranto la Giornata della Marina
di Alessandro Iorio
Il senso della Bandiera di Combattimento Lia Pasqualina Stani
73 anni di Repubblica di Emanuele Bianchi Onore a Paolo Thaon di Revel
di Alessandro Lentini
L’ammiraglio Paolo Thaon di Revel: l’uomo della vittoria, tra memoria e futuro
di Desirée Tommaselli
Il varo di nave Trieste, il programma che avanza
di Gabriele Catapano e Mario De Biase
Il golfo dei Poeti riabbraccia il Margottini
di Lorenzo Remiddi
Joint Stars, la Difesa si esercita di Luciano Regina Buon vento Vespucci
La campagna d’Istruzione della nave Scuola Palinuro di Antonio Cosentino
Le intervistedi Emanuele Scigliuzzo
Curiosità e tradizioni di nave Vespucci
di Fabio Vespucci
Alla scoperta delle navi idro-oceanografiche
di Lia Pasqualina Stani
Il Salone Nautico di Venezia
di Pasquale Prinzivalli
Dis...Corsi di navigazione
di Paolo Giannetti
Avvenimenti e curiosità in breve
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di Antonio Cosentino
Quando il 13 marzo del 1939 venne data a ciascuna Forza armata la possibilità di scegliere una giornata commemorativa che ne potesse rappresentare l’animo e i valori, per la Regia Marina non vi furono dubbi: la ricorrenza dell’Impresa di Premuda era l’unica a poter assolvere a tale compito. La prima Giornata della Marina si svolse a Roma il 10 giugno 1939, le sue celebrazioni furono a dir poco imponenti con più di 22 mila marinai che vi presero parte, sfilando su via dei Fori Imperiali. L’ammiraglio Paolo Thaon di Revel ricevette una medaglia d’oro, coniata per il suo ottantesimo compleanno, come ringraziamento del servizio reso alla Regia Marina. Oggi è la città di Taranto che torna, dopo 12 anni, ad ospitare la giornata dedicata agli uomini e donne della Forza armata, si potrebbe dire che solo i marinai sanno cosa rappresenta la “città dei due mari” per la Marina militare. Un connubbio che ha legato Taranto stessa e la Marina, i suoi destini, la sua vita, la sua cultura e la sua economia. La Giornata della Marina si è arrichita di ulteriore contenuto simbolico, la consegna alla fregata Martinengo della Bandiera di Combattimento, simbolo del senso di appartenenza alla Patria; l’Unità entra così a far parte della Squadra Navale. Il ministro della Difesa, Elisabetta Trenta, ricordando la storica impresa di Premuda, ha detto: “Non c’è dubbio che la nostra Marina militare sia da sempre sulla scia della costante modernizzazione. Il processo che riguarda le linee operative è iniziato con la Legge Navale del 2014 e procede secondo i programmi, nell’ottica del consolidamento della Squadra Navale nel suo complesso. Il progressivo ingresso in piena operatività di ben sette unità della classe Fremm lo testimonia, così come il varo della prima unità della nuova classe dei Pattugliatori Polivalenti d’Altura, dedicata alla memoria dell’ammiraglio Thaon di Revel”. Il numero di giugno, segna, per la nostra Forza armata, un evento importante: l’avvicendamento al vertice della Marina tra gli ammiragli Valter Girardelli e Giuseppe Cavo Dragone che ha assunto l’incarico. Il capo di Stato Maggiore della Marina è pilota militare con brevetto di aviatore navale U.S. Navy, paracadutista militare, primo comandante del Gruppo Aerei imbarcati, commendatore dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana. Questi sono solo alcuni dei riconoscimenti e brevetti conseguiti, sia per il valore umano che professionale, dell’ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone. Traguardo raggiunto attraverso un percorso operativo brillante e intenso, toccando tappe importanti quali i comandi di Enti operativi e di vertice della Marina militare ed interforze. A 62 anni l’ammiraglio Cavo Dragone inizia un nuovo percorso che metterà la Marina nelle condizioni di reggere le sfide future alle quali sarà chiamata. Il ministro della Difesa rivolgendosi all’ammiraglio - ha evidenziato - “sono certa che ha già bene in mente la rotta da percorrere, come orientare le vele di questo splendido bastimento” [...]. Giugno è anche il mese delle Campagne d’istruzione. Il simbolo dell’Italia nel mondo, “la Signora dei Mari”, l’Amerigo Vespucci, ha iniziato il suo viaggio per la Campagna d’istruzione. Salpata dal porto di Livorno con a bordo gli allievi della prima classe dell’Accademia navale, farà tappa a Lisbona per poi proseguire verso il Nord Europa e il mar Baltico. Un programma di viaggio e studio che attenderà gli allievi per la formazione e l’addestramento, a bordo anche di nave Palinuro e delle unità minori a vela Orsa Maggiore, Stella Polare, Corsaro II e la rifornitrice di squadra Etna. Continua poi il nostro viaggio con la rubrica “Dis...Corsi di navigazione”, passando prima alla scoperta delle navi idro-oceanografiche. Buona lettura.
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L’ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone
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di Antonio Cosentino
oma, Palazzo Marina, 21 giugno 2019. Questa data è, e rimarrà una data storica per la Marina, perché segna l’avvicendamento del capo di Stato Maggiore della Marina militare, ufficializzato dal passaggio della Bandiera di Guerra e delle Forze Navali, emblema di onore e simbolo della Patria, tra gli ammiragli di squadra Valter Girardelli, cedente e Giuseppe Cavo Dragone, subentrante. La solenne cerimonia si è svolta alla presenza del ministro della Difesa, Elisabetta Trenta, del capo di Stato Maggiore della Difesa, generale Enzo Vecciarelli, dei sottosegretari alla Difesa on. Tofalo e Volpi e delle numerose autorità civili, militari e religiose. Una cerimonia che “non è e non deve essere un punto di arrivo - ha dichiarato l’ammiraglio Girardelli - ma un punto di partenza sia per i protagonisti sia per la Marina. I protagonisti tutti passano. La Marina, i suoi uomini, le sue donne e i suoi mezzi rimangono e rappresentano il futuro della Forza Armata, dell’Italia e di tutti noi cittadini”. Dopo aver ringraziato il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, comandante supremo delle Forze Armate per la fiducia riservata in occasione della sua nomina a capo della Marina, l’ammiraglio ha affermato con tono deciso: «sono loro la Marina, rivolgendosi a tutti i suoi uomini e donne in divisa, in servizio e non, alla “diversificata professionalità N OT I Z I A R I O
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della nicchia d’eccellenza” dei civili, agli equipaggi delle navi e degli elicotteri, ai fanti della Brigata Marina San Marco, a chi lavora nelle Basi, negli arsenali, negli Istituti di formazione e tanto altro, ai 1858 marinai, l’intera Squadra Navale presente attualmente in mare, sotto il mare, in cielo e su terra per svolgere con passione, determinazione, disponibilità e perseveranza il loro servizio all’Italia». “La Marina - come definita dall’ammiraglio Girardelli – è una Forza Armata interforze per definizione, vocazione e missione, è sempre stata pronta e disponibile a dare impulso all’approccio interforze, vero fattore sensibile di fiducia rispetto conoscenza e professionalità. Un approccio interforze non solo teso a
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al comando della Marina
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L'ammiraglio di squadra Valter Girardelli lascia il servizio attivo. Il presidente della Repubblica su proposta del ministro della Difesa sentito il capo di Stato Maggiore della Difesa decreta la nomina dell’ammiraglio di squadra Giuseppe Cavo Dragone capo di Stato Maggiore della Marina militare
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mettere tutti insieme sic et simpliciter ma valorizzare le culture delle Forze armate collegate ma distinte, coniugandole in positivo. Il tempo fa crescere nell’ambiente di ciascuna Forza armata un patrimonio straordinariamente ricco, è una identità ulteriore che deve essere conservata, sostenuta, condivisa e proiettata nel futuro”. Dopo la lettura del decreto di nomina e il passaggio della Bandiera di Combattimento della Marina militare, viene issata sul pennone di Palazzo Marina la Bandiera di comando dell’ammiraglio Cavo Dragone, nuovo capo di Stato Maggiore della Marina militare. L’ammiraglio Cavo Dragone tra i tanti incarichi ha ricoperto quello di comandante della portaeromobili Giuseppe Garibaldi; comandante delle Forze Aeree della Marina e di capo del 6° reparto Aeromobili dello Stato Maggiore Marina; comandante del Raggruppamento Subacquei ed Incursori della Marina; comandante dell’Accademia Navale; Comandante interforze per le operazioni delle Forze Speciali (C.O.F.S.), comandante del Comando Operativo di vertice Interforze (COI) e dal 21 giugno 2019 ricopre quello di capo di Stato Maggiore della marina. Ha al suo attivo oltre 2.500 ore di volo tra elicotteri ed aviogetti da combattimento. Nel discorso pronunciato, in occasione dell’insediamento, ha affermato: "credo che in queste occasioni il palco spetti al capo di Stato Maggiore cedente e sia l’occasione per noi
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Il capo di Stato Maggiore della Marina, l’ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone passa in rassegna lo schieramento della Brigata Marina San Marco. Nelle altre immagini, momenti della cerimonia di avvicendamento.
tutti, donne e uomini della Marina militare di dimostrare la nostra gratitudine, il nostro affetto per tutto quello che ha fatto e per come l’ha fatto”. L'ammiraglio si è poi soffermato su due cose strettamente correlate l’una con l’altra: la famiglia e la sciagura del monte Serra. Ha detto: “è una delle poche volte in cui ho tutta la mia famiglia con me, ci sono i cinque quinti di Cavo Dragone sotto lo stesso tetto, non è molto frequente che questo accada, con i figli grandi è un caso abbastanza raro, sono particolarmente felice di averli qui con me oggi, che siano testimoni di questa tappa importante della mia vita. Senza la loro pazienza, tenacia, determinazione e con la loro saggezza, io probabilmente oggi non sarei su questo palcoscenico. Quindi grazie. E proprio questa loro saggezza mi ha suggerito, e ho accolto con grande entusiasmo, l’idea che mi è stata data da loro, di dedicare questo capitolo importante della mia vita ai 38 miei compagni di corso, del Corso Invicti, che il 3 marzo del 1977 sono caduti sul monte Serra, insieme al loro ufficiale accompagnatore e a cinque membri dell’equipaggio del Vega 10, dell’aereo che li trasportava. Sono andati via troppo presto, però a loro vorrei dedicare questa giornata, alle loro famiglie che hanno saputo sopravvivere, superare un evento che era ben al di là di qualsiasi più nero e oscuro incubo; e quindi a tutti loro dedico oggi questo mio momento particolare. Ci hanno lasciato troppo N OT I Z I A R I O
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presto, ovviamente, però le loro motivazioni, i loro ideali abbiamo cercato di interpretarli al meglio, di portarli avanti, io li ho sentiti vicini in tutta la mia carriera e sono sicuro che anche in questa mia nuova, eccitante avventura, mi indicheranno la via”. Parole di cuore pronunciate dall'ammiraglio che lo onora e onora il suo corso. Nell’intervento del capo di Stato Maggiore della Difesa, il generale Enzo Vecciarelli, ha affermato: “in un momento in cui il Mediterraneo si conferma al centro della dimensione di geopolitica globale, la Marina militare ha assunto un ruolo di primo piano per la tutela degli interessi del Paese in una serie di importanti e gravose operazioni nazionali e internazionali, che si tratti di sorvegliare ampi spazi marittimi, pro-
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Palazzo Marina, salone dei marmi. Il ministro della Difesa Elisabetta Trenta firma il libro d’onore. Sulla sua destra il capo di Stato Maggiore della Difesa, generale Enzo Vecciarelli, l’ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, a sinistra l’ammiraglio Valter Girardelli. Sopra, l’aiutante di Bandiera riceve dalle mani dell’ammiraglio Girardelli l’insegna di comando.
teggere il traffico mercantile dei nostri pescatori o di addestrarsi in scenari complessi, la Marina ha sempre dato prove di eccellenza, di essere proiettata verso il futuro, in un processo di costante trasformazione in sinergia con le altre Forze armate”. Il generale Vecciarelli ha poi sottolineato le doti umani, morali, intellettuali e professionali dell’ammiraglio Cavo Dragone, evidenziando che la Marina militare rappresenta una ricchezza per l’Italia intera”. Ha preso quindi la parola il ministro della Difesa, Elisabetta Trenta, che ha espresso apprezzamento e gratitudine alla Marina, per come è stata guidata con lungimiranza, competenza e passione dall’ammiraglio Girardelli. “Oggi dobbiamo parlare di uomini di mare di chi è stato al timone della Marina e di chi ne prenderà il posto. La Marina assolve con professionalità
ed efficacia i suoi prioritari compiti istituzionali al servizio del Paese, circa duemila uomini e donne della Marina, sono dislocati su quattro continenti: dall’Europa all’Africa, dagli Stati Uniti all’Asia, nei mari e cieli del mondo, impegnati nelle attività che il governo e il parlamento le assegnano per contribuire alla stabilità e alla sicurezza nazionale”. Il ministro Trenta, riprendendo le parole del presidente della Repubblica, pronunciate in occasione della Giornata della Marina, ha posto l’accento: "i marinai sono un patrimonio prezioso di persone impegnate a tutelare libertà e sicurezza del nostro Paese, presenti nel momento del bisogno, anche a supporto della popolazione civile. Di questo, per questo, siamo orgogliosi di voi. Oggi l’ammiraglio Girardelli lascia la barra di questa Forza armata che tanto ha significato per la sua vita professionale, lei sa come me, che la lasciamo in buone, anzi ottime mani, quelle dell’ammiraglio Cavo Dragone”. Rivolgendosi all’ammiraglio Cavo Dragone - il ministro ha evidenziato - sono certa che ha già bene in mente la rotta da percorrere, come orientare le vele di questo splendido bastimento, le sue capacità morali, intellettuali e professionali possano raccogliere il valore, la generosità, il coraggio e la passione del suo equipaggio e farne energia positiva per condurre la Marina lungo quegli Oceani aperti e sconfinati che si presentano di là dell’orizzonte, a lei la manovra”.
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L’ammiraglio Cavo Dragone, capo di Stato Maggiore della Marina biografia
L'ammiraglio di squadra Giuseppe Cavo Dragone è nato ad Arquata Scrivia (AL) il 28 febbraio 1957. Dopo il conseguimento della maturità classica presso l'Istituto Andrea Doria di Novi Ligure, è entrato in Accademia Navale nell'ottobre del 1976 per seguire il Corso Normale per Ufficiali di Stato Maggiore. Nel giugno 1980 ha terminato il periodo accademico e, dopo un breve periodo a bordo della Fregata Orsa, è stato inviato presso le scuole di volo della U.S. Navy in Florida e nel Texas dove dopo circa un anno ha conseguito il brevetto di pilota di velivoli ad ala fissa (multimotori a elica) e, dopo ulteriori sei mesi, quello di pilota di elicotteri. Rientrato in Italia nel settembre 1981, è stato imbarcato come pilota di elicotteri AB-212 sul Cacciatorpediniere Ardito in occasione dell'impiego delle Unità della Marina militare nelle acque del Libano. Al termine di questa attività è rimasto a bordo di fregate della classe Maestrale come pilota di elicottero ricoprendo l'incarico di Capo del Servizio Volo fino all'agosto del 1987, quando ha assunto il comando, nel grado di tenente di vascello, del Cacciamine Milazzo con cui, dal settembre '87 al marzo '88, ha partecipato alla prima missione in Golfo Persico. Al termine del periodo di comando è stato trasferito alla Stazione Elicotteri di Luni (SP) per la transizione sull'elicottero SH-3D.Dopo breve tempo, all'approvazione della legge che permetteva alla Marina militare di acquisire propri velivoli da combattimento da imbarcare sulla Portaeromobili Giuseppe Garibaldi, è stato inviato nuovamente negli Stati Uniti per conseguire il brevetto su caccia convenzionali imbarcati, effettuare la transizione sul velivolo a decollo e atterraggio verticale AV8-B (Harrier), conseguire la qualifica di "pronto al combattimento" presso gli squadroni operativi del U.S. Marine Corps, comandare il primo nucleo di Piloti e Tecnici italiani in addestramento in U.S.A. per la neo-nata componente aviogetti della Marina militare. Nell'ambito di questo periodo, egli ha conseguito l'abilitazione all'appontaggio con velivoli jet da portaerei nel gennaio 1990 in Florida ed il brevetto di pilota di aviogetto in Mississippi nell'agosto 1990.Dopo N OT I Z I A R I O
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la consegna dei primi due velivoli Harrier alla Marina avvenuta nel maggio 1991 in Carolina del Nord (U.S.A.), con il proprio team, ha preparato il rientro in Italia della componente che è stata prelevata da nave Garibaldi nelle acque statunitensi nel settembre dello stesso anno. È stato il primo comandante del Gruppo Aerei Imbarcati (settembre 1991 - settembre 1993). Per un ulteriore anno è stato nuovamente inviato in Arizona per effettuare un addestramento specifico su un modello di Harrier per il combattimento notturno e sulla versione del velivolo con il radar da combattimento. Al rientro dagli Stati Uniti è stato destinato presso il Comando in Capo della Squadra Navale, dove ha ricoperto l'incarico di Addetto alle operazioni e all'addestramento della componente aerea imbarcata. Dopo circa un anno ha frequentato la Scuola di Guerra (Istituto di Guerra Marittima) a Livorno e l'Istituto di Stato Maggiore Interforze a Roma. Nel settembre 1996, con il grado di capitano di fregata, gli è
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stato assegnato il comando della Fregata Euro, con sede a Taranto e dopo un anno, è tornato a comandare il Gruppo Aerei Imbarcati a Grottaglie (TA). Dal 27 settembre 2002 al 16 ottobre 2004 è stato il comandante della Portaeromobili Giuseppe Garibaldi. Nel periodo compreso tra il 13 dicembre 2004 ed il 24 giugno 2005 ha frequentato la 56^ sessione dell'Istituto Alti Studi della Difesa. Ha conseguito la laurea in Scienze della Difesa e Sicurezza nel dicembre 2002 presso l'Università di Pisa e la laurea in Scienze Politiche nell'ottobre 2005 presso l'Università di Trieste. Dal 27 ottobre 2005 al 5 settembre 2008 ha ricoperto l'incarico di comandante delle Forze Aeree della Marina militare e di Capo del 6° Reparto Aeromobili dello Stato Maggiore Marina. Dall'11 settembre 2008 al 12 ottobre 2011 è stato il comandante del Raggruppamento Subacquei ed Incursori della Marina militare. Dal 13 ottobre 2011 al 17 ottobre 2014 ha ricoperto l'incarico di comandante dell'Accademia Navale.
Il 24 gennaio 2012 il Giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di Grosseto, dottoressa Valeria Montesarchio, emetteva ordinanza di ammissione di incidente probatorio nell'ambito del Procedimento Penale con oggetto “Naufragio occorso alla motonave Costa Concordia in data 13 gennaio 2012 presso l'isola del Giglio" nominando l'ammiraglio Cavo Dragone “perito consulente del GIP" nonché Capo dello stesso Collegio Peritale. Il conferimento di tale incarico veniva confermato il 10 dicembre 2013 nella fase successiva del procedimento penale dal Collegio presieduto dal dottor Giovanni Puliatti, fino al termine del dibattimento. Dal 3 novembre 2014 al 26 giugno 2016 ha ricoperto l'incarico di Comandante interforze per le operazioni delle Forze Speciali (C.O.F.S.). Dal 1° luglio 2016 ha assunto l'incarico di Comandante Operativo di vertice Interforze (C.O.I.). Dal settembre del 2002, con una sola breve interruzione di sei mesi per la frequentazione della 56^ sessione I.A.S.D., è al Comando di Enti operativi e di vertice della Marina Militare ed Interforze, vantando così un periodo continuativo di oltre tre lustri. Ha al suo attivo oltre 2.500 ore di volo tra elicotteri ed aviogetti da combattimento. Anche se con un pò di “ruggine", si pregia del titolo di cintura nera di 1° Dan di Karate stile Shotokan. Dal 21 giugno 2019 ricopre l'incarico di Capo di Stato Maggiore della Marina. È sposato con la signora Rosa, ha tre figli: Michele, Umberto e Ginevra Francesca.
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… per non dimenticare L’ammiraglio Cavo Dragone, capo di Stato Maggiore della Marina, nel suo discorso di insediamento ha ricordato quei compagni di corso, il Corso Invicti, in cui persero la vita 38 allievi dell’Accademia navale, vittime della sciagura aerea del monte Serra. Il Notiziario ha ripercorso quel tragico evento N OT I Z I A R I O
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di Antonio Cosentino
ra il 3 marzo 1977 doveva essere per gli Allievi di Stato Maggiore della prima classe un normale volo di ambientamento. Erano entusiasti di quella esperienza che al termine della quarta classe avrebbe potuto portare alcuni di loro a una precisa scelta: frequentare i corsi di pilotaggio presso la Marina degli Stati Uniti. Gli allievi ricevevano il battesimo dell’aria sugli SM 82, velivoli molto vicini a quelli dell’era pionieristica dell’Aviazione che ai sofisticati Hercules C130. Mai il più piccolo inconveniente, voli come quello venivano effettuati da oltre trent’anni. Una tragica fatalità ha voluto
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Marzo 2019, commemorazione della tragedia del monte Serra. Sopra l’ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone. (foto Gabriele Lenzi).
che proprio quel C130 il ”Vega 10” con trentotto ragazzi pieni di sogni, si schiantasse sul monte Serra, nelle vicinanze di Pisa. Il vecchio Brigantino dell’Accademia Navale, silenzioso amico di molte generazioni di allievi, ha fatto da sfondo ad avvenimenti di ogni genere. Avvenimenti lieti, per lo più, qualcuno triste, mai aveva fatto da sfondo a tanto straziante dolore. All’ombra dei suoi pennoni, sotto la prua immobile, in un mare fatto di cemento, l’Altare e quarantaquattro bare, su ciascuna di esse la bandiera, il berretto, lo spadino o la sciabola, secondo la tradizione militare, allineate nel
cortile dove gli allievi sono soliti raggrupparsi per scambiarsi qualche battuta prima delle assemblee. Facevano da cornice al tragico quadro, i picchetti di tutte le armi, schierati intorno ai Caduti. Tutti chiusi in un raccolto dolore. Vogliamo ricordare una frase pronunciata dell’allora capo di Stato Maggiore della Marina, l’ammiraglio Gino De Giorgi, “Raccogliamo gli ideali di questi nostri giovani Caduti e portiamoli avanti nello stesso spirito con il quale essi erano venuti tra noi ed avevano dedicato la loro vita al servizio del Paese e della Marina”.
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Celebrata a Taranto la Giornata della Marina Taranto torna ad ospitare la giornata dedicata agli uomini e donne della Forza armata. Presenti il ministro della Difesa Elisabetta Trenta, il generale Enzo Vecciarelli e l’ammiraglio Valter Girardelli
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di Alessandro Iorio
i è svolta lo scorso 10 giugno nella Stazione Navale Mar Grande di Taranto la celebrazione della Giornata della Marina 2019 alla presenza del ministro della Difesa Elisabetta Trenta, del capo di Stato Maggiore della Difesa, generale Enzo Vecciarelli, e del capo di Stato Maggiore della Marina, ammiraglio Valter Girardelli. Dopo 12 anni, Taranto, N OT I Z I A R I O
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città-chiave per la Marina e polo navale più grande per numero di navi e personale impiegato, torna ad ospitare la giornata dedicata agli uomini e alle donne della Forza armata e alle loro famiglie. L’evento si è arricchito di un ulteriore contenuto: la consegna della Bandiera di combattimento alla Fregata Martinengo da parte del sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci. La Fremm
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è entrata così, ufficialmente, a fare parte della Squadra Navale ed è stata assegnata alla Base di Taranto. Il ricco programma, stilato per la celebrazione della Giornata della Marina, comprendeva numerosi eventi messi a disposizione dei cittadini. Gli appuntamenti, infatti, hanno avuto inizio venerdì 7 giugno con una mostra di “Modelli di navi, allestita all’interno
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del Castello Aragonese, di pittori di Marina e sul “Centenario del conferimento della denominazione ‘San Marco’ ai fucilieri di Marina”. Lo stesso giorno, a bordo di nave Garibaldi, è stata allestita la mostra dedicata ai “30 anni di capacità portaerei al servizio dell’Italia. Dal venerdì alla domenica è stato anche possibile visitare le navi della Marina ancorate per l’occasione nella
Stazione del Mar Grande. Il giorno successivo, l’8 giugno, all’interno del Castello Aragonese, anticipata da una conferenza stampa, si è svolta la proiezione, per il pubblico, del film “Il destino degli uomini”, incentrato sulle imprese del Comandante Luigi Rizzo. La popolazione tarantina, e non solo, si è simbolicamente unita ai marinai e ai loro familiari in una delle più rap-
presentative e tradizionali celebrazioni della Marina, intrisa dei valori di solidarietà reciproca, passione, umanità ed elevata professionalità. Nel corso dell’intensa giornata e nei giorni che l’hanno preceduta, si sono potute visitare le unità presenti nella Base Navale tra cui anche nave Corsi della Guardia Costiera. Accompagnata dal capo di Stato Mag-
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giore della Difesa, generale Enzo Vecciarelli, e dal capo di Stato Maggiore della Marina, ammiraglio Valter Girardelli, il ministro della Difesa ha passato in rassegna lo schieramento delle 20 unità navali presenti in mare per l’occasione, tra cui l’Amerigo Vespucci, “la In alto: il generale Enzo Vecciarelli e l’ammiraglio Valter Girardelli; nelle altre foto, immagini relative alla cerimonia di Taranto. N OT I Z I A R I O
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Signora dei Mari”, simbolo dell’Italia nel mondo. Il ministro, in merito alla consegna della Bandiera di Combattimento, nel corso del suo intervento ha dichiarato “La Bandiera che consegniamo oggi è stata donata da questa città. La custodirà lo scrigno regalato dall’Associazione Nazionale Marinai d’Italia di Taranto fino a quando non sarà necessario esporla sul pennone più alto
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della nave. Un grazie particolare al sindaco Melucci e a tutta la cittadinanza per questo atto di grande sensibilità e affetto nei confronti della Marina. Grazie al contrammiraglio Nicolò Marasciulo, presidente del Gruppo ANMI di Taranto e a tutti i membri dell’Associazione. Da oggi, al termine di un significativo periodo d’impiego nell’operazione Atalanta, nave Martinengo è ufficialmente
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L’ evento si è arricchito di un ulteriore contenuto: la consegna della Bandiera di combattimento alla Fregata Martinengo... La FREMM è entrata così, ufficialmente, a fare parte della Squadra Navale ed è stata assegnata alla Base di Taranto
a disposizione della Difesa e al servizio della Patria”. Istituita in ricordo della storica impresa di Premuda, una delle più significative ed ardite azioni compiute sul mare nel corso della Prima Guerra Mondiale dal Comandante Luigi Rizzo, la Giornata della Marina è nata per ricordare quell’insieme di valori, di tradizioni e di imprese che ancora oggi definiscono il tratto della Forza armata e dei suoi
uomini e donne. Il ministro, ricordando la storica impresa di Premuda, ha continuato “Non c’è dubbio che la nostra Marina militare sia da sempre sulla scia della costante modernizzazione. Il processo che riguarda le linee operative è iniziato con la Legge Navale del 2014 e procede secondo i programmi, nell’ottica del consolidamento della Squadra Navale nel suo complesso. Il progressivo ingresso in piena operatività di ben sette unità della classe Fremm lo testimonia, così come l’imminente varo della prima unità della nuova classe dei Pattugliatori Polivalenti d’Altura, che sarà dedicata alla memoria dell’Ammiraglio Thaon
di Revel. Oggi è il tempo del fare, del costruire, del rinnovare. Ma è anche il tempo delle emozioni come quelle che vissuto a Castellammare di Stabia, al varo di nave Trieste oppure, come quella provata oggi con la consegna della Bandiera di Combattimento al Martinengo. Ogni marinaio sa che la Bandiera non è soltanto il segno distintivo dell’appartenenza alla propria Unità e alla Nazione. È molto di più. È il punto di riferimento. È insieme speranza, purezza e devozione agli eroi che hanno fatto grande l’Italia. É l’approdo sicuro di ogni membro dell’equipaggio.” La manifestazione si è conclusa con un concerto, aperto al pubblico presso Piazza Garibaldi a Taranto, offerto dalla Banda Musicale della Marina.
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Il senso della Bandiera di Combattimento
Con una cerimonia simbolica, durante la Giornata della Marina la consegna della Bandiera di Combattimento, simbolo del senso di appartenenza alla Patria, sancisce l’ingresso della nave nella flotta “operativa” al servizio del Paese e della collettività per la difesa e la sicurezza marittima di Lia Pasqualina Stani “Ad ogni nave da guerra sarà consegnata, durante il primo armamento o nell’epoca da stabilirsi del Ministero all’infuori delle dotazioni normali di bandiere, una Bandiera Nazionale che prende il nome di Bandiera di Combattimento”. Nel 1904 su proposta dell’allora Ministro della Marina ammiraglio Carlo Mirabello di un decreto istitutivo della Bandiera di Combattimento sulle Navi da Guerra, il Re Vittorio Emanuele III, nell’ottobre dello stesso anno emanò il Regio Decreto in cui si stabilivano l’uso e le caratteristiche della Bandiera a bordo delle Navi. Con decreto ministeriale del 1909 furono prescritte le norme per le dimensioni, la foggia dei cofani delle bandiere e modifiche per la concessione della Bandiera di Combattimento. Sospeso l’uso dopo il referendum del 2 giugno 1946, nel 1973 con un provvedimento relativo agli stendardi navali, furono ridefiniti le caratteristiche adeguandole alla nuova struttura istituzionale dello Stato. Il vessillo, segno distintivo di ogni nave è di forma rettangolare, ricamato in bianco sulla N OT I Z I A R I O
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tela aderente l’inferitura la scritta “Bandiera di Combattimento”. La settima Fregata Europea Multi Missione (FREMM) Federico Martinengo della classe Bergamini, in configurazione general purpose per la flessibilità di impiego multiruolo, consegnata il 24 aprile 2018, a meno di otto mesi dall’inizio del suo servizio, dopo 30.000 miglia per 3000 ore di moto percorsi per l’operazione antipirateria dell’Unione Europea Eunavfor Somalia, in occasione della Giornata della Marina celebrata nella Stazione Navale Mar Grande di Taranto ha ricevuto la Bandiera di Combattimento. Legate in qualche modo al nome della nave le Istituzioni rappresentative di città, province, regioni, associazioni combattentistiche o comitati donano al Comandante della nave, la bandiera come simbolo della nostra Patria. Per nave Martinengo l’Associazione Nazionale
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Marinai d’Italia (ANMI) della città dei due Mari ha donato il cofano portabandiera al Comandante, Andrea Quondamatteo e il Sindaco (Rinaldo Melucci) ha consegnato nelle Sue mani, la bandiera. Nella cerimonia simbolica che sancisce l’ingresso ufficiale dell’Unità nella Squadra Navale, dopo la benedizione da parte dell’Ordinario Militare in Italia, S.E. Monsignor Santo Marcianò, l’alfiere (ufficiale più giovane dell’equipaggio) prende in consegna la Bandiera di Combattimento per portarla a bordo. Un rito seguito dalla formula di giuramento del
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comandante e del suo equipaggio. Issata a riva sull’albero di maestra per l’alzabandiera di combattimento, è il momento in cui dopo le fasi di progettazione, costruzione e consegna alla Forza armata, con 21 colpi di cannone si consacra la nave all’inizio delle sue attività operative al servizio del Paese per la difesa e la sicurezza marittima. Tutte le altre navi presenti in rada la saluteranno con le loro sirene. Al tramonto verrà ammainata e custodita in apposita teca installata in prossimità della cabina del comandante. Espressione dell’onore dell’equipaggio che
giura di combattere e difenderla sino al sacrifico estremo è anche simbolo distintivo del senso di appartenenza alla Patria, delle tradizioni, della storia, del ricordo dei Caduti e del senso del dovere al servizio della collettività da parte di ogni mezzo navale di cui ne rappresenta “l’anima”. Accompagna le navi militari durante la loro vita operativa sia in pace che in guerra. Sarà innalzata in un eventuale combattimento come quando le navi delle Repubbliche Marinare di Venezia e Genova, conservata per non rovinarla col sole, gli agenti atmosferici e il mare, issavano
a riva la bandiera con colori nazionali più vividi rispetto a quella usurata nelle lunghe navigazioni in un immediato scontro navale. Se le condizioni di tempo e navigazione lo consentono anche in alcune solennità. Durante la navigazione verrà utilizzata la Bandiera di navigazione e il jack (bandiera di bonpresso) se in porto o se sono all’ancora alla fonda in rada. Alla fine della vita operativa dell’Unità, dopo la cerimonia dell’ultimo ammaina bandiera, riposta nel suo cofano verrà consegnata al Sacrario delle Bandiere delle Forze armate presso il Vittoriano a Roma.
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73 anni di Repubblica Inclusione quale affermazione del diritto di ogni singola persona di poter esercitare, nella società di cui è parte, le stesse opportunità
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di Emanuele Bianchi
l due giugno, festa della Repubblica, si è tenuta la consueta parata dei corpi militari e della società civile. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, dopo aver deposto la corona d’alloro all’Altare della Patria ai piedi del monumento dedicato al Milite Ignoto, ha raggiunto via dei Fori Imperiali per passare in rassegna i vari schieramenti. Al suo fianco il ministro della Difesa Elisabetta Trenta. La ricorrenza del due giugno si fonda sulla storica data che nel 1946 cambiò l’ordinamento istituzionale, ancorandolo ai valori della carta costituzionale e che quest’anno è stato legato ai valori dell’inclusione e della coesione. Il due giugno rappresenta infatti anche l’abbraccio ideale dei cittadini con gli uomini e le donne delle istituzioni. Donne presenti all’interno delle Forze armate ormai da vent’anni a questa parte. La parata militare, è bene ricordarlo, da più di 70 anni si celebra in regime di pace. Dopo la Liberazione infatti le nostre Forze armate sono state chiamate a operare al mantenimento della stabilità e della pace nello scacchiere internazionale. Alla celebrazione erano presenti tutte le più alte autorità, dal premier, ai presidenti di Camera e Senato dell’Europarlamento e della Corte Costituzionale, ministri e i vertici militari. Nella impareggiabile cornice dei Fori Imperiali a Roma la sfilata è stata baciata da una giornata mite e soleggiata. Sullo sfondo un’enorme bandiera italiana calata dalla sommità del Colosseo. Sfilata aperta dai sindaci, primo anello di congiunzione fra cittadini e enti locali, a evidenziare l’importanza della collaborazione fra autonomie e governo centrale. L’applauso più fragoroso è stato riservato ai sindaci dei comuni terremotati e a quello di Genova dopo la tragedia del Ponte Morandi in cui, ricordiamo, persero la vita 43 persone. Ed è proprio il personale delle Forze armate che viene chiamato ad affiancare i corpi ausiliari nelle emergenze e nella gestione delle fragilità del nostro territorio.
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Al passaggio dei vessilli delle Forze armate la dedica a tutte le famiglie dei caduti. Presenti anche le associazioni combattentistiche, il gruppo paralimpico della Difesa e i veterani di guerra. Per la Marina militare era presente il capo di Stato Maggiore, ammiraglio di squadra, Valter Girardelli. In rassegna il contrammiraglio Andrea Petroni comandante del gruppo sommergibili. Hanno sfilato poi la banda della Marina, il reggimento San Marco, gli incursori, i palombari, gli equipaggi, i piloti e gli specialisti di volo e il Corpo della Guardia costiera-Capitanerie di porto. Presente anche una delegazione di rappresentanti e allievi della scuola Morosini, della Scuola sottufficiali di Taranto e dell’Accademia navale di Livorno. Tutte le Forze armate hanno partecipato con rappresentanze delle scuole a voler sottolineare l’opportunità per i giovani di entrare a far parte dei corpi militari e quella di acquisire competenze tecniche e umanistiche in istituti di altissimo livello.
In questo giorno così importante desidero estendere a Voi tutti il mio personale apprezzamento e quello degli italiani perché rappresentate quella parte del Paese che tutto il mondo ci invidia, .... Vi invito a festeggiare tutti insieme, con orgoglio, questa giornata, a sventolare il nostro Tricolore, perché oggi è la festa di tutti gli italiani che, come Voi, contribuiscono, nella silenziosa quotidianità, a rendere grande il nostro Paese Il Ministro della Difesa Elisabetta Trenta
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Le forze armate: caposaldo degli italiani La vita dell’Italia Repubblicana inizia 73 anni fa quando gli italiani furono chiamati a votare per decidere la forma istituzionale dello Stato. L’articolo 3 della costituzione, approvata il 22 dicembre del 1947, recita: [...] “è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”. Un messaggio idealmente riflesso nei volti del manifesto istituzionale del 2 giugno: rappresentazione grafica, necessariamente riassuntiva, della nostra società, della quale le nostre Forze armate sono sempre state un caposaldo. Sotto il Tricolore, simbolo identitario del Paese e della Repubblica, l’Italia di domani raffigurata da due bambini.
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Onore a Paolo Thaon di Revel Questa moderna e altamente flessibile classe di navi rientra nel piano di rinnovamento della Squadra Navale deciso dal Governo e avviato nel 2014 con la cosiddetta “Legge navale”
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di Alessandro Lentini
a storia della Marina militare è lunga e costellata di eroi ma solo un ammiraglio ha ricevuto l’appellativo di Grande Ammiraglio: Paolo Thaon di Revel, Duca del Mare. Vissuto dal 1859 al 1948 è stato anche un politico e senatore, Ministro della Marina, Comandante in capo delle Forze Navali durante il primo conflitto mondiale e artefice della “Vittoria Navale” con il blocco navale in Adriatico e la strategia dei MAS. L’importanza della sua figura è tale che il primo pattugliatore polivalente d’altura (PPA), varato lo scorso 15 giugno nello stabilimento di Fincantieri del Muggiano a La Spezia, ha preso il suo nome denominando così anche la “classe” dei 6 pattugliatori che nei prossimi anni saranno varati e consegnati alla Marina. Questa nuova classe di navi sono “il perfetto esempio, il primo a livello europeo, del nuovo paradigma tutto italiano del multipurpose-by-design: la realizzazione di nuovi assetti militari, non solo navali, multi-funzione e multi-ruolo, concepiti come tali sin dalla fase embrionale della loro progettazione, rispettando i requisiti di versatilità strategica, flessibilità d’impiego, proiettabilità e integrazione di capacità” così il ministro della Difesa Elisabetta Trenta, presente al varo dell’unità. Madrina del varo è stata la signora Irene Imperiali, nipote dell’ammiraglio Paolo Thaon di Revel, accompagnata al momento del “taglio del cordino” dal comandante designato della nave, il capitano di fregata Emanuele Morea. Queste unità saranno in grado di assolvere molteplici compiti grazie alla modularità del sistema di combattimento e alla possibilità di imbarcare moduli operativi, logistici, abitativi e sanitari diventando, all’occorrenza, pattugliatori con capacità di soccorso in mare, unità im-
piegabili per compiti di Protezione Civile, navi combattenti di prima linea. Il capo di Stato maggiore della Marina, ammiraglio Valter Girardelli, nel suo discorso ha enfatizzato “il lavoro di squadra tra lo Stato Maggiore Marina, la Direzione tecnica di Navarm, la Difesa, il personale di Fincantieri e l’industria della Difesa. Se solchiamo con slancio, fiducia e sicurezza i mari e gli oceani, lo dobbiamo alla vostra competenza, applicazione, professionalità, alla passione che riponete nel vo-
stro lavoro”. La consegna alla Marina, con l’ingresso nei ranghi operativi della Squadra Navale, è prevista per il 2021 e successivamente a cadenza annuale, con due unità nel 2024, saranno consegnati gli altri pattugliatori completando la fornitura presumibilmente nel 2026.
Il comandante dell’unità Emanuele Morea con la madrina Irene Imperiali in occasione della cerimonia del varo di nave Thaon di Revel. (foto Silvio Scialpi).
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L’ammiraglio Paolo Thaon di Revel: l’uomo della vittoria, tra memoria e futuro
di Desirée Tommaselli
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edicare il primo PPA al Grande Ammiraglio non è solo un omaggio a un protagonista indiscusso della storia della Marina ma un dovuto riconoscimento e, al contempo, un manifesto programmatico.
Nella sua carriera, nelle sue decisioni, nella sua esperienza trovano riscontro e identificazione tutte le componenti della Marina. Ottimo manovriere, comandante prima del Palinuro e poi del Caracciolo - entrambe unità ad armamento velico, fu sempre un convinto assertore del potere formativo della scuola veliera, tanto che, in qualità di Ministro della Marina dal 1923 al 1925, inserì nel programma di ricostruzione della flotta i velieri Colombo e Vespucci, destinati a sostituire le navi scuola Flavio Gioia e Amerigo Vespucci, prossime alla radiazione. Già in precedenza, negli anni ‘10, aveva di fatto affermato il potere formativo dell’esperienza velica, sostenendo l’iniziativa di Giulia Civita Franceschi e facendole assegnare dalla Regia Marina proprio il Caracciolo - la nave che egli aveva già comandato - per trasformarla in nave asilo. Comandante e Direttore degli Studi della Regia Accademia Navale di Livorno (1905N OT I Z I A R I O
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1908), al comando della corazzata Vittorio Emanuele III partecipò alle operazioni di soccorso alle popolazioni colpite dal terremoto di Messina, venendo poi insignito di Medaglia d’oro di benemerenza. Comandante della Quarta Divisione Navale impegnata nella Guerra di Libia (19111912) e Ispettore delle siluranti (19121913), nel marzo 1913 fu nominato Capo di Stato Maggiore della Marina col grado di Contrammiraglio, venendo promosso Vice Ammiraglio nel mese di giugno dello stesso anno. Dinamico, tenace e concreto, appena assunto il mandato seppe riorganizzare la Marina, allora reduce dalla Guerra di Libia. All’entrata in guerra dell’Italia, pose grande attenzione alla salvaguardia e allo sviluppo del traffico mercantile, facendo della protezione dei commerci uno dei punti fondamentali della strategia da lui messa in atto durante il conflitto. Sostenitore fin da subito della
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strategia della “guerriglia navale”, metodo di lotta che si opponeva a quello tradizionale della guerra “cavalleresca” tra grandi navi in alto mare, orientò le costruzioni navali verso la produzione del naviglio sottile e la sperimentazione di nuovi mezzi, come i MAS e i barchini saltatori, di cui seguì i progetti, le prove, gli sviluppi. Convinto della potenza dei sommergibili, ne promosse la realizzazione e dispose un intenso addestramento per il personale ad esso destinato. Diede impulso alla nascita e al progresso del servizio aeronautico della Marina, di cui si avvalse in modo proficuo durante il conflitto e, sostenendo costantemente i suoi piloti – tra cui Miraglia, Garassini, Bologna – promosse il miglio-
L’ammiraglio Thaon di Revel.
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Moltiplicare ed adattare le attività alle più svariate congiunture
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Lo scopo che io mi prefiggo è quello di colpire con ogni mezzo la flotta nemica, e per raggiungerlo mi servo di coloro che se ne mostrano capaci ramento e l’aumento del numero e dei tipi di velivoli. A causa di divergenze in merito alla condotta delle operazioni in Adriatico con il Comandante in Capo della flotta, Luigi di Savoia Duca degli Abruzzi, Revel chiese di essere sostituito nel suo incarico nell’ottobre 1915 e assunse il Comando in Capo delle Forze Navali dell’Alto Adriatico e della Piazza di Venezia. Una destinazione di prima linea in cui Revel sperimentò e mise a punto la strategia della guerriglia navale, nella quale pochissimi credevano. Venezia fu la “palestra” di quella condotta strategica che, applicata al più largo teatro delle operazioni, quando fu chiamato nuovamente a ricoprire l’incarico di Capo di N OT I Z I A R I O
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Stato Maggiore della Marina (nel febbraio del 1917), portò al conseguimento della vittoria. “Lo scopo che io mi prefiggo è quello di colpire con ogni mezzo la flotta nemica, e per raggiungerlo mi servo di coloro che se ne mostrano capaci”, disse perentoriamente al giovane ufficiale medico Raffaele Paolucci, poi coprotagonista dell’ultimo atto della guerra sul mare, l’affondamento della Viribus Unitis nel porto di Pola il 1° novembre 1918. L’Ammiraglio, per tutto il conflitto, sostenne infatti lo sviluppo di nuove idee e invenzioni, investendo sui suoi uomini, a prescindere dal corpo di appartenenza e dalla provenienza (servizio permanente, complemento, in riserva).Thaon di Revel scelse, tra gli altri,
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Nazario Sauro, Luigi Rizzo e tutto quel nutrito gruppo di piloti di idrovolanti costituito da pionieri del volo, inventori di sperimentali velivoli e assi di tutta l’aviazione italiana di cui egli fu di fatto il padre spirituale. Ma anche quegli ingegneri di Marina, come Rossetti e Belloni, cui Revel diede fiducia: il primo, creatore della torpedine semovente detta Mignatta, il primo mezzo d’assalto subacqueo della storia, il secondo l’inventore dei fondamentali sistemi di salvataggio dei sommergibili italiani. E ancora d’Annunzio col quale intrattenne stretti rapporti e una lunga corrispondenza e del quale appoggiò l’idea dello sviluppo delle siluranti aerree. Di Venezia Revel organizzò non solo la difesa e l’attacco militare su tre dimensioni (acqua, terra, aria), ma anche quella del patrimonio artistico e monumentale della città, già intrapresa come Capo di Stato Maggiore, facendo realizzare dalle maestranze dell’Arsenale i così detti blindamenti. A Venezia tornò poi per coordinare in prima persona, in loco, la difesa della città dopo Caporetto. Promotore di tutta quella serie di azioni, rivelatesi decisive per l’esito del conflitto, per le quali si distinse la Marina - dalle incursioni contro la costa nemica e nel porto di Trieste compiute da Nazario Sauro, all’affondamento della corazzata austriaca Wien ad opera di Luigi Rizzo nel porto di Trieste fino a quello della corazzata Viribus Unitis nel porto di Pola per mano di Raffaele Paolucci e Raffaele Rossetticon competenza, sagacia e finezza diplomatica, difese sempre il prestigio della Marina e gli interessi dell’Italia, opponendosi con successo ai tentativi alleati di assumere il comando delle operazioni navali in Adriatico. Riconosciuto come uno degli artefici della vittoria italiana della Prima Guerra Mondiale, ricevette i più alti riconoscimenti fin dall’immediato dopoguerra. Socio onorario dell'Accademia dei Lincei, iniziò la sua attività politica in qualità di Senatore, intervenendo specialmente in merito al-
l’applicazione delle clausole del Patto di Londra e alle sorti di Fiume. Presidente del Comitato degli Ammiragli fino al 1922 e Presidente della Società Geografica Italiana dal 1921 al 1923, fu Ministro della Marina dal 1922 al 1925 quando, per divergenze riguardanti l'istituzione del Capo di Stato Maggiore Generale e le sorti dell’aviazione di Marina, rassegnò le dimissioni. Investito nel 1924 del titolo onorifico di Grande Ammiraglio, fu eletto dagli ufficiali più giovani quale esempio di uomo e di servitore dello Stato. Al suo consiglio, nelle ore più difficili del 1943, ricorsero l’Ammiraglio De Courten e l’Ammiraglio Bergamini. Uomo di grande cultura, affermò che “la storia è un’arma”; pertanto già durante il primo mandato di Capo di Stato Maggiore della Marina, sostenne l’istituzione dell’Ufficio Storico -posto alle sue dirette dipendenze – con la funzione di conservare la documentazione dei conflitti avvenuti e di promuovere studi di carattere storico relativi alla Marina.
A sinistra: Parigi, luglio 1917. L’ammiraglio Thaon di Revel esce dal Consiglio Navale Interraleato; in alto a centro pagina: 3 novembre 1894. La goletta Palinuro, nave scuola mozzi, comandata dal tenente di vascello Thaon di Revel. Convinto del valore formativo della navigazione a vela,Thaon di Revel sosterrà la costruzione delle navi scuola Cristoforo Colombo e Vespucci; accanto: nave Vittorio Emanuele, 15 febbraio 1908, quale comandante di questa unità, Thaon di Revel partecipò nel dicembre 1908 alle operazioni di soccorso alle popolazioni colpite dal terremoto di Messina; sopra: l’ammiraglio Thaon di Revel in alta uniforme, in occasione della cerimonia in cui la città di Venezia gli conferì la cittadinanza onoraria.
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Castellamare di Stabia, 25 maggio 2019: un luogo e una data che rimarranno per sempre legati a nave Trieste, nuova Unità Anfibia Multiruolo (LHD – Landing Helicopter Dock) della Marina militare
Il varo di nave Trieste, il programma che avanza
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di Gabriele Catapano e Mario De Biase
astellamare di Stabia, 25 maggio 2019: un luogo e una data che rimarranno per sempre legati a nave Trieste, nuova Unità Anfibia Multiruolo (LHD – Landing Helicopter Dock) della Marina militare. Alle ore 10 circa, presso lo Stabilimento di Fincantieri, è infatti avvenuto il varo dell’Unità; un evento di mirabile ingegneria navale, tecnicamente straordinario, condotto secondo quella che gli addetti ai lavori definiscono la procedura “tradizionale” (varo poppiero direttamente dallo scalo), una tecnica oramai in disuso a causa della sua intrinseca complessità ma che ha consentito alla piattaforma di circa 21.000 tonnellate di peso di raggiungere l’ambiente a lei più favorevole, il mare. Oggi la nave è ormeggiata presso la banchina lavori dello stabilimento di Castellammare per completare le fasi principali della costruzione; mancano infatti poco più di 5000 tonnellate di impianti, lamiere, circuiti e sistemi, prima che l’Unità raggiunga il dislocamento di nave scarica e asciutta previsto di 26.000 tonnellate, risultando così pronta ad affrontare i primi test in galleggiamento. A pieno carico l’Unità sarà di circa 37.000 tonnellate. Le attività di costruzione ed allestimento procedono regolarmente grazie soprattutto alla sinergia che nave Trieste ha N OT I Z I A R I O
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catalizzato attorno a se. La Direzione degli Armamenti Navali (NAVARM) è responsabile della gestione del contratto stipulato nel giugno del 2015 per la progettazione, sviluppo, costruzione e gestione del ciclo di vita, sia da un punto di vista tecnico che amministrativo. Grazie alle competenze disponibili, l’industria è “guidata” e “controllata” dalla Direzione. Nello specifico, l’Ufficio di Programma LHD è il front end verso tutto il comparto industriale, per le due aree “classiche” del Sistema di Piattaforma e del Sistema di Combattimento e le aree trasversali e di Whole Warship. Lo Stato Maggiore della Marina monitora il soddisfacimento degli innumerevoli requisiti espressi in fase pre-contrattuale e provvede alla evoluzione degli stessi come è naturale che sia per un programma così lungo e complesso. Nello specifico, l’Ufficio Progetti dello Stato Maggiore realizza continuamente studi
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e disegni esecutivi sulla base dei requisiti dei Reparti ed Uffici dello Stato Maggiore Marina nonché del loro aggiornamento, per una successiva analisi e “traduzione” in specifiche tecniche a cura di NAVARM. In aggiunta, è fondamentale lo sforzo profuso presso il cantiere ubicato a Castellammare di Stabia, dove opera una Sezione distaccata dell’Ufficio di Programma LHD di NAVARM che garantisce la sorveglianza delle attività di cantiere. Parimenti importante è l’attività svolta dalla sezione distaccata di Centro Allestimento Nuove Costruzioni Navali della Marina militare (MARINALLES) che cura l’allestimento e l’addestramento iniziale dell’equipaggio. Questo sforzo sinergico procede da oltre quattro anni e si concretizzerà con la consegna dell’Unità alla Marina militare che è ad oggi programmata nel mese di giugno 2022. La gestione di un
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Programma Navale, come quello di LHD, è assai complessa e impegnativa, articolata tra revisioni di centinaia di disegni tecnici, valutazione di studi e analisi e risoluzioni di inevitabili problematiche tecniche riscontrate in corso d’opera. La progettazione, lo sviluppo e la costruzione della nuova Unità Anfibia Multiruolo ha permesso di esaltare le capacità peculiari tanto dell’area tecnico-amministrativa della Direzione degli Armamenti Navali quanto dell’area tecnico-operativa dello Stato Maggiore della Marina. Lavorando in maniera sinergica, le due organizzazioni hanno traguardato i medesimi obiettivi ovvero il soddisfacimento dei requisiti tecnico-operativi che trovano piena concretezza nella costruzione navale. Solo grazie alla professionalità e all’impegno profuso quotidianamente da tutto il personale coinvolto che si è passati dal “Progetto LHD” al varo di nave Trieste, a solo poco più di quattro anni dalla stipula del contratto, un dato che, se rapportato al dislocamento complessivo della piattaforma, fornisce un’idea della straordinarietà dell’impresa. Il prossimo appuntamento saliente è rappresentato dalla prima uscita in mare, attualmente pianificata nel mese di febbraio 2020. A termine delle prove seguirà il trasferimento presso il Cantiere del Muggiano a La Spezia, dove sarà completato l’allestimento e sarà realizzata l’integrazione del Sistema di Combattimento.
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Il golfo dei Poeti riabbraccia il Margottini
di Lorenzo Remiddi
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In cinque mesi, la fregata è stata impiegata per assolvere compiti di diplomazia navale, contrasto al fenomeno della pirateria e sicurezza marittima
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l’alba del 10 giugno, la plancia di nave Margottini vede affiorare all’orizzonte la sagoma dell’Isola del Tino e con essa la certezza di essere tornati nel golfo dei Poeti, di essere pronti per il ritorno nella base navale di La Spezia pervade immediatamente tutti. Il 17 gennaio la FREMM era partita per la Campagna in Medio Oriente e Mar Arabico (M.O.M.A. 2019) a cui sarebbe seguito un periodo nell’Operazione antipirateria EU “Atalanta”: al rientro in Italia, le donne e gli uomini del Margottini hanno arricchito il proprio bagaglio personale e professionale dopo circa 23.000 miglia nautiche, 2.300 ore di moto e 150 ore di volo, avendo fatto tappa in nove differenti Paesi. Le prime tappe del Margottini sono state Souda (Grecia), Gibuti, Karachi (Pakistan), Abu Dhabi (Emirati Arabi Uniti), Dammam (Arabia Saudita), Kuwait City (Kuwait), Doha (Qatar) e Mascate (Oman), ovvero i porti dove la Campagna di naval diplomacy M.O.M.A. 2019 ha assicurato una qualificata presenza navale nell’area del Mare Arabico, promuovendo in modo integrato il Sistema Paese ed affiancando importanti partner industriali come Fincantieri, Leonardo, MBDA ed Elettronica. I solidi risultati raggiunti durante la missione del Margottini, indirizzata al rafforzamento e all’instaurazione di attività di cooperazione con Paesi di interesse strategico per l’Italia, sono stati arricchiti dall’efficace attività di presenza e sorveglianza delle linee di traffico marittimo di interesse nazionale che ha garantito il vasto flusso di commercio marittimo vitale per il nostro Paese. Conclusa questa prima fase dell’attività fuori area, l’Unità si è quindi inserita nel dispositivo aeronavale EUNAVFOR Somalia al fianco della fregata spagnola Navarra, insieme alla quale è stata condotta un’intesa attività mirata al raggiungimento degli obiettivi dell’Operazione Atalanta, la cui missione dal lontano 2008 è quella di contrastare il fenomeno della pirateria, assicurando la libera navigazione e la protezione del transito delle navi del World Food Programme che trasportano aiuti umanitari alle popolazioni meno agiate degli stati africani nell’area. L’impegno della Marina militare nella protezione delle vie di comunicazioni marittime maggiormente a rischio garantisce un servizio vitale per
la cosiddetta economia blu in quanto il 90% del commercio mondiale transita via mare, e buona parte di esso nel Mediterraneo, e rispecchia il volere dell’Italia di mantenere il proprio impegno nell’Operazione Atalanta, contribuendo attivamente alla stabilizzazione della regione ed alla maritime security. A latere delle operazioni in mare, diverse sono state le attività di nave Margottini centrate sull’addestramento congiunto e sulla cooperazione con le marine di stati rivieraschi, sulla condotta di attività CiMiC (Civilian and Military Cooperation) in favore delle popolazioni bisognose di Gibuti e di 20 equipaggi di altrettante piccole imbarcazioni approcciate nelle acque territoriali somale. Sono state inoltre svolte attività di Local Maritime Capacity Building (LMCB), con lo scopo di far sviluppare capacità autonome nel contrasto alle attività illecite tra le quali la pirateria, e un’esercitazione in mare con un’unità della Reale Marina Omanita. Una delle ultime soste in porto a Gibuti ha inoltre visto il Margottini ospitare un significativo incontro dell’Alto rappresentante dell’Unione per gli Affari Esteri e la Politica di Sicurezza, on. Federica Mogherini, e del Comandante dell’Operazione Atalanta, ammiraglio Martorell, con elementi di spicco della comunità locale ed internazionale. Le due autorità hanno evidenziato il costante lavoro dell’Europa nel contrasto alla pirateria, i risultati raggiunti in più di dieci anni di missione hanno confermato il futuro impegno dell’Unione nella missione in atto, rafforzando la linea di continuità con i successi già ottenuti e rafforzando i rapporti con le comunità locali. Il giorno in cui la Marina ha festeggiato la propria giornata in ricordo dell’eroica impresa di Premuda, il rientro di nave Margottini ha assunto un valore fortemente simbolico per tutto l’equipaggio, grazie anche all’abbraccio di familiari ed amici che hanno atteso sotto la pioggia l’unità in banchina a coronamento dei lunghi mesi di lontananza, nostalgia e sacrificio reciproco. Il ritorno in Italia, le lacrime di gioia, i piccoli gesti di uomini e donne che sanno di aver compiuto il proprio dovere, di aver portato a termine la missione assegnata loro, hanno creato un momento unico di aggregazione e condivisione che resterà nel tempo un vivido e comune ricordo.
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Joint Stars, la Difesa si esercita
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di Luciano Regina
a Joint Stars (JS19) è un’esercitazione annuale interforze, organizzata e gestita dallo Stato Maggiore della Difesa, che quest’anno si è svolta dal 13 al 31 maggio coinvolgendo oltre 2000 uomini e mezzi aerei, terrestri, navali e anfibi, per una intensa attività addestrativa diurna e notturna. Lo scenario ricreato è stato quello di una minaccia multidimensionale a difficoltà crescente e ha visto sviluppare attività seriali a livello tattico condiviso (shared activity). Tra gli obiettivi dell’esercitazione, quello di accrescere le capacità di intervento in contesti, anche internazionali, sviluppando sinergie con le altre Forze armate ma non solo. Hanno
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preso parte alla Joint Stars19 Paesi della Nato e partner, ma anche mezzi dei Carabinieri, della Guardia di Finanza e il personale dell’agenzia Enav. Rispetto alle precedenti edizioni, quest’anno ha visto il Comando Operativo di Vertice Interforze (COI) impegnato nel pianificare e condurre attività operative del tipo Small Joint OperationsSJOs/Hight Intensity, in ambienti con minaccia cyber e chimico biologico radioattivo nucleare. Il piano della Joint Stars ha visto la sud-
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Si è svolta l’esercitazione organizzata dallo Stato Maggiore della Difesa che ha coinvolto oltre 2000 uomini divisione dell’esercitazione in due fasi: la prima parte di tipo Live Exercise, svolta nelle aree addestrative della Sardegna, incentrata all’integrazione sul mutuo supporto addestrativo tra Forze armate. Questa prima parte dell’esercitazione è servita anche per verificare le capacità di rischierare un contingente in teatro operativo; la seconda fase, che si svolgerà il prossimo novembre, sarà un’esercitazione del tipo computer-assistita per condurre operazioni anfibie. In questo ambito sarà organizzata dal COI la Full Operational Capability della divisione Aqui quale Italian JTFHQ - Italian Joint Task Force Headquarters.
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Buon vento Vespucci
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ave Vespucci ha lasciato il porto di Livorno ed è partita il 30 giugno per la campagna d’istruzione per affrontare l’Oceano Atlantico. Al comando del capitano di vascello Stefano Costantino, la nave farà tappa a Lisbona per poi proseguire verso il Nord Europa e il mar Baltico. E’ iniziata così per gli allievi della prima classe dell’Accademia navale un’esperienza formativa unica. Il capo di Stato Maggiore della Marina, ammiraglio Cavo Dragone, ha salutato gli allievi a bordo
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di nave Vespucci prima della partenza:“è un’avventura riservata a pochissimi, un’esperienza molto dura, coronerete una formazione a tutto tondo di marinai con la M maiuscola” - queste le sue parole. Livorno, 30 giugno 2019. Il capo di Stato Maggiore della Marina, ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, passa in rassegna gli allievi schierati a bordo di nave Vespucci. A destra:: la nave salpa dal porto di Livorno. (foto Silvio Scialpi).
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La Campagna d’Istruzione della nave scuola Palinuro La Campagna d’Istruzione di nave Palinuro si svolgerà dal 27 luglio al 21 settembre, finalizzata alla formazione professionale e all’accrescimento culturale degli allievi dei corsi normali marescialli di Mariscuola Taranto
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di Antonio Cosentino
a storia di nave Palinuro risale al 1934 quando fu varata nei Cantieri Navali Dubigeon di Nantes in Francia, con il nome di Commandant Louis Richard. La nave, di proprietà di una società privata francese, fino all’inizio del secondo conflitto mondiale, fu destinata al ricco commercio della pesca e del trasporto del merluzzo. Al termine del secondo conflitto mondiale la Marina militare italiana, a seguito della perdita della nave scuola Cristoforo Colombo (gemella dell'Amerigo Vespucci), consegnata alla ex Unione Sovietica quale risarcimento dei danni di guerra,
si interrogò sulla necessità di continuare ad addestrare i propri equipaggi sulle grandi navi a vela. Lo Stato Maggiore decise di mantenere l'esperienza professionale che da decenni si tramandava sui velieri, quale elemento fondante della formazione marinaresca dei propri equipaggi e, nel 1950, la nave fu acquistata dalla Marina militare italiana che la sottopose ad una serie di importanti lavori, trasformandola nella nave scuola Palinuro. Il 16 luglio 1955 la nave entrò in servizio e da allora è stata impiegata per l’addestramento e la formazione dei nocchieri e dei motoristi e, successivamente, degli Allievi Marescialli delle Scuole Sottufficiali della Marina. Dal 1955 a oggi, nave Palinuro ha toccato la maggior parte dei porti del Mediterraneo e del Nord Europa percorrendo, complessivamente, più di 300 mila miglia nautiche. Le sue caratteristiche le hanno permesso di prendere parte ai più prestigiosi raduni di imbarcazioni e navi d’epoca e alle regate delle Tall Ships. Nave Palinuro partirà da Taranto, dopo una precampagna nazionale, per la classica campagna addestrativa.Toccherà le
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Le Campagne d’Istruzione rappresentano un elemento cardine nella formazione degli Allievi
Anno del varo: Cantiere: Dislocamento: Lunghezza: Larghezza: Altezza: Velatura: Immersione massima: Apparato motore: Potenza: VelocitĂ : Autonomia: Equipaggio:
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1934 Cantieri Dubigeon (Francia) 1341 t s.l. 59 mt. (70 mt. fuori tutto) 10 m. 34.5 mt. (albero di trinchetto) 1000 mq 4,8 mt. 1 M.T.P. G.M.T. B230-6N (aspirato) 447,5 KW (600,11 HP) 7,5 nodi 5400 mg (motore diesel) 84
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CURIOSITA’ di Umberto Montoneri
Il mito legato a nave Palinuro
Secondo la tradizione mitologica descritta nell'Eneide dal poeta Virgilio, Palinuro era il timoniere della nave di Enea, amato e stimato per la sua dedizione, fedeltà e la grande perizia marinaresca. All’indomani della distruzione della città di Troia, un drappello di superstiti guidati dal prode Enea decise di far rotta attraverso il Mediterraneo verso un nuovo destino. La dea Venere, preoccupata per l’incolumità della flotta, si rivolse a Nettuno affidandogli la salvezza delle navi troiane che risalivano il Mar Tirreno verso le coste laziali. Il Dio del mare acconsentì a proteggere la flotta chiedendo in cambio la vita di un troiano. L’uomo prescelto per il sacrificio fu proprio Palinuro, fidato timoniere e amico di Enea. Al sopraggiungere della notte, il dio Sonno, mandato da Nettuno, cercò di convincere Palinuro a lasciare il timone e addormentarsi. Non riuscendo a convincerlo, il dio Sonno lo addormentò bagnandolo con un ramoscello di olivo bagnato nelle acque del Lete, il fiume dell’oblio, e lo gettò in mare. Rimasto tre giorni alla deriva, Palinuro riuscì ad approdare stremato sulla costa campana dove, appena giunto, fu ucciso dagli indigeni che lo scambiarono per un mostro marino. Il suo cadavere rimase insepolto. Sceso all'Averno, Enea incontrò l'ombra del suo timoniere che gli chiese rituale sepoltura affinché la sua anima potesse riposare in pace. Le stesse popolazioni indigene che lo avevano ucciso, costrette da prodigi divini, cercarono il cadavere, lo seppellirono ed eressero in suo onore un tempio sul promontorio poi chiamato Capo Palinuro.
città di Messina, Spalato (Croazia), Monfalcone, Otranto, Trapani, Porto Torres, Portoferraio e Livorno. Questa sarà l’occasione per gli Allievi marescialli che affronteranno la loro prima esperienza d’imbarco durante la quale saranno sottoposti a un intenso programma di formazione nel settore marinaresco, della sicurezza, condotta della navigazione e nell’ambito etico-militare. Ciò permetterà loro di forgiarsi nell’animo e nel fisico, temprare il proprio carattere e apprendere il valore assoluto dell’equipaggio, del lavoro di squadra e lo spirito di servizio individuale e collettivo. La Campagna mira anche a predisporre l’allievo al dialogo e all’apertura verso culture e costumi diversi sviluppando flessibilità e capacità di adattamento infatti un importante aspetto che caratterizza la formazione è la proiezione internazionale, che la Marina e gli istituti di formazione portano da sempre impressa nel loro Dna.
Il significato del termine goletta
Nave Palinuro è una nave goletta. Il termine indica che la nave è armata con tre alberi di cui quello prodiero, detto trinchetto, è armato con vele quadre, mentre gli alberi di maestra e di mezzana sono armati con vele di taglio (rande, frecce e vele di strallo). A questi alberi si aggiunge il bompresso, un quarto albero che sporge quasi orizzontalmente dall’estremità prodiera, anch’esso armato con vele di taglio (fiocchi). La superficie velica complessiva è di circa 1.000 mq., distribuiti su quindici vele. L'altezza degli alberi sul livello del mare è di 35 metri per il trinchetto, 34,5 metri per la maestra e di 30 metri per l’albero di mezzana.
Il motto di Nave Palinuro è “Faventibus Ventis”, “con il favore dei venti”.
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Le interviste
a cura di Emanuele Scigliuzzo
Il Notiziario incontra il comandante della nave scuola Palinuro, capitano di fregata Andrea De Natale Nave Palinuro ha il compito principale di formare le nuove generazioni del personale della Marina, comandantequali sono le altre attività affidate a questa Unità? Nave Palinuro svolge due compiti principali: offrire il supporto necessario alla formazione e all’addestramento degli allievi Sottufficiali e della Scuola Navale Morosini di Venezia, e, contestualmente, svolgere il ruolo di Piattaforma per le Relazioni Internazionali contribuendo alla proiezione d’immagine della Marina Militare. Il primo obiettivo si realizza durante le campagne d’istruzione estive, quando a bordo della Nave imbarcano, in periodi differenti, gli allievi Normali Marescialli della Scuola Sottufficiali di Taranto e i giovani frequentatori del Collegio Navale. In questa occasione gli allievi affrontano diverse settimane di navigazione e per molti di loro si tratta della prima esperienza d’imbarco durante la quale sono sottoposti ad un intenso programma di formazione nel settore marinaresco, della sicurezza, della condotta della navigazione. Il
Incontriamo una figura di riferimento per l’equipaggio di ogni nave, ancor di più sulle unità a vela, il nostromo di nave Palinuro, il 1° maresciallo Michele Scotto
Quanto pesa una responsabilità di questo tipo e quanto, al contempo, si sente gratificato dal ruolo che riveste? L’incarico del Nostromo è un impegno molto gravoso che chiede continuità e molto impegno sia durante l’attività addestrativa, sia al rientro durante la fase manutentiva della nave. Le gratificazioni si scoprono nel momento in cui una nave completamente spoglia a seguito delle lavorazioni inverali viene riallestita grazie
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ruolo di Piattaforma per le Relazioni Internazionali e di proiezione d’immagine della Marina militare è naturale conseguenza della presenza dell’Unità nei porti nazionali ed esteri, testimonianza tangibile delle più antiche tradizioni della marineria ed in generale esempio di italiana eccellenza presso la quale trovano spazio eventi, manifestazioni di carattere culturale/marinaresco e le tradizionali “visite a Bordo” a favore della popolazione.
Come questa Unità riesce ad essere vicino all’ambiente? Su Nave Palinuro il motore viene usato solamente nei porti per effettuare le manovre di ormeggio e disormeggio. Ogni qualvolta ci siano le condizioni, la propulsione viene fornita dal vento che soffia sui 1000mq di vele quadre e di taglio, sulla scia delle più consolidate tradizioni marinaresche. Inoltre nella 55^ campagna addestrativa, come ogni anno, imbarcheranno giovani ricercatori delle Università italiane con il compito di monitorare lo stato di salute del mare, dei fondali e della fauna marina. La tecnologia oggi è presente in tutti i settori in maniera preponderante, in lavorazioni che una volta erano arti-
all’impegno di tutti i nocchieri di bordo che con abnegazione passo dopo passo rimontato e fanno rivivere la nave in tutta la sua bellezza sotto le direttive del Nostromo che come un direttore di orchestra dirige tutte le attività.
Il nocchiere è considerato, nell’immaginario collettivo, il marinaio per eccellenza: quali sono i principali compiti rivestiti e gli incarichi principali di un nostromo, in porto e in navigazione. Gli incarichi principali del Nostromo possono riassumersi in: addestramento al fischio, alle vele, alle attività marinaresche e alla gestione in collaborazione con il Comandante ed il Capo Servizio Marinaresco nelle principali decisioni di apertura e chiusura delle vele in funzione delle condizioni meteorologiche.
Ci può descrivere quali sono le principali manovre che si fanno per aprire o issare le vele e quanto è difficile e faticoso affrontare una navigazione a vela? La complessità dell’apertura delle vele è difficile da riassumere in poche righe. Come i
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gianali. Le navi scuola della Marina sono rimaste perle rare dove la manualità vince ancora la battaglia sulla tecnologia, qual è il suo pensiero? Come è vero che la Marina militare è sempre al passo con le innovazioni tecnologiche che, negli ultimi anni, hanno permesso la realizzazione di unità combattenti con livelli di automazione molto spinta, è altresì vero che la tradizione marinaresca è un patrimonio di storia ed amore per la professione che non si vuole in alcun modo perdere. In questa ottica, su Nave Palinuro, quasi tutte le attività vengono svolte come facevano i marinai di una volta, basti pensare, ad esempio, che il cabestano, cioè l’argano di poppa utilizzato per trafficare i cavi di ormeggio, è azionato ancora oggi con la sola forza delle braccia, per il tramite delle aspe, dall’equipaggio o dagli allievi. Oppure si pensi alle osservazioni astronomiche fatte con il sestante al crepuscolo, o dell’ancora più suggestivo “circolo amici Magnaghi”, in sostituzione del più moderni sistemi satellitari, come metodo per stabilire la posizione dell’Unità.Tutto questo con il preciso obiettivo di tramandare all’allievo la conoscenza, pratica e diretta, delle antiche tecniche associate all’esercizio della professione dell’ “andar per mare” preservando intatte le tradizioni di cui ogni marinaio va fiero.
marinai di una volta, al fischio del nostromo le squadre si organizzano a seconda della manovra chiamata per distribuire il personale che dovrà issare le vele, salire sui pennoni e mollare gli imbrogli. Dopodiché al fischio successivo, come in una orchestra sinfonica dove ognuno suona il suo strumento, i nocchieri issano e aprono le vele facendole gonfiare al vento sempre favorevole. La fatica per un nocchiere è considerata come parte costante della vita lavorativa, un mestiere che non si può certo considerare come sedentario.
I futuri sottufficiali della Marina, che salgono a bordo del Palinuro per la loro esperienza formativa estiva, spesso sono dei ragazzi al "battesimo con il mare", che arrivano da un anno trascorso in un istituto di formazione militare: quali le loro reazioni davanti ad una realtà particolare come quella di bordo? Passate le prime due settimane a combattere con mal di mare e stanchezza, iniziano ad apprezzare ogni singolo momento di riposo, entrano nei ritmi delle squadre di bordo e iniziano a dare una prima collaborazione all’equipaggio e a fare mille domande.
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curiosita’ e tradizioni
Nave Vespucci
Siamo al secondo appuntamento dedicato alle curiosità e alle tradizioni legate a nave Vespucci. In questo articolo parliamo della Bandiera di combattimento e della lampada di bordo, collocata nei pressi dell’alloggio del Comandante di Fabio Vespucci La bandiera di combattimento: sacra appartenenza alla Repubblica La bandiera di combattimento di nave Vespucci è stata consegnata ufficialmente il 15 ottobre del 1931 dall’Unione Nazionale Ufficiali in Congedo d’Italia (U.N.U.C.I) - sezione di Genova; il responsabile della bandiera è il comandante a bordo della nave è riposta in una teca situata vicina all’alloggio del comandate stesso. Dall’albero di maestra, l’albero più alto della nave, è ben visibile l’altro vessillo tricolore, simile ad un nastro, denominato “fiamma”. La fiamma, variabile per ogni tipo di unità, segnala che l’Unità è comandata da un ufficiale della Marina militare e muta in lunghezza a seconda del grado rivestito da quest’ultimo. A bordo di nave Vespucci sventola una fiamma definita di 5ª grandezza (2,30 metri). In particolari occasioni, come ad esempio il volgere di una campagna d’istruzione, viene issata goliardicamente a riva una fiamma di 1ª grandezza, della lunghezza di ben 10 metri. La lampada di bordo: un curioso barilotto Nel corridoio ufficiali di dritta, nei pressi dell’alloggio del comandante,
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vi è una particolare lampada in ottone, di forma cilindrica e simile ad un barile di piccole dimensioni: questa è una riproduzione di una lampada (in passato perennemente accesa) detta “miccera”, che serviva principalmente ad innescare la miccia dei cannoni delle vecchie navi da guerra a vela. La lampada è composta superiormente da una piccola cisterna, ricorda per fisionomia un barilotto, dove veniva depositato il combustibile (olio o petrolio); alla destra del barilotto vi è la miccia, di materiale vegetale. Al di sotto, invece, un piattino sospeso da quattro piccole catene con la funzione di raccogliere le ceneri prodotte a seguito della combustione della miccia stessa.
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La bandiera di combattimento di nave Vespucci è stata consegnata ufficialmente il 15 ottobre del 1931
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Alla scoperta delle navi idro-oceanografiche
Inizia il “viaggio” a bordo delle navi idro-oceanografiche, con successivi approfondimenti alla scoperta del loro impiego nelle campagne idrografiche per la produzione e l’aggiornamento delle carte nautiche prodotte dall’Istituto Idrografico, l’analisi, l’ispezione e la definizione dei fondali marini, dell’uso degli strumenti tecnologici in dotazione, e le attività future descritte dai Comandanti delle Unità
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di Lia Pasqualina Stani
l vento e le onde sono sempre a favore dei navigatori più abili - come affermava lo storico Edward Gibbon - che non devono trascurare per la sicurezza della navigazione, l’importanza della conoscenza della morfologia del fondo marino. Senza l’ausilio di una carta nautica, è impossibile pianificare o controllare una rotta sicura. Dopo la rivoluzione nautica del Settecento, vi fu la necessità di produrre carte nautiche aggiornate e precise, di studi specifici sul mare e le correnti, conoscere i fondali e i pericoli, d’approfondimenti sulla meteorologia marina e segnalare la presenza dei fari. Con lo scopo di eseguire
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il rilievo idrografico dei mari italiani, dal 26 dicembre 1872 sotto la guida del suo fondatore G.B. Magnaghi, responsabile del servizio idrografico nazionale per la mappatura dei mari e delle coste italiane, è l’Istituto Idrografico della Marina. L’idrografia è fondamentale per conoscere la morfologia e la profondità dei fondali (batimetria) per la sicurezza della navigazione, per l’ambiente e per tutte le attività inerenti al mare (turismo, pesca, acquacultura, centrali eoliche, piattaforme offshore, posa di cavi e di condotte etc.). Le misure di profondità superiore ai 100 metri interessano l’oceanografia. Studia la natura
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fisica del mare, la temperatura, il comportamento dell’acqua, la composizione del fondo marino e la vita marina, per capirne la densità dei vari strati e la formazione di correnti superficiali e di profondità, di onde di superficie e subacquee. L’Istituto Idrografico, Ente Cartografico dello Stato, contribuisce alla sicurezza della navigazione militare, mercantile e da diporto, svolgendo attività di campagne idro-oceanografiche per la produzione e l’aggiornamento di tutta la documentazione nautica ufficiale (carte nautiche tradizionali, elettroniche, portolani etc.) relativa ai mari italiani e in ambito oceanografico raccoglie e gestisce i parametri chimico-fisici della colonna d’acqua. Concepite per condurre ricerche oceanografiche, indagini idrografiche e cartografiche, l’Istuto Idrografico si avvale di tre navi idro-oceanografiche: nave Magnaghi, Galatea, Aretusa, dette navi “bianche” per il colore dello scafo tipico delle unità militari dedicate a scopi complementari, Per mappare la conformazione dei fondali marini e raccogliere i dati batimetrici sono dotate di ecoscandagli a fascio singolo e multifascio, GPS differenziali per il posizionamento e sonar (Side Scan Sonar) a scansione laterale per ricercare, localizzare e caratterizzare relitti o anomalie sul fondo. Navigando nelle zone assegnate, acquisiscono i dati
relativi alle batimetrie, con un idrobarca (imbarcazione minore per fondali da zero a ottanta metri, dotata degli stessi strumenti presenti sull'unità) o un vettore in mare. Dopo la campionatura dell'acqua, il controllo della compattezza e la vitalità del fondale si analizza il contenuto. I dati raccolti, studiati, filtrati e controllati dal personale di bordo, dopo ulteriori controlli dell'Istituto Idrografico vengono pubblicati sulla cartografia mobile. Tra tempo di acquisizione dati e validazione, il processo di aggiornamento dura un anno. L’Unità idrografica maggiore,Ammiraglio Magnaghi (AGS), opera specificatamente in altura per l’esplorazione sistematica dei fondali e di raccolta di dati oceanografici di vasta portata. È dotata di tre imbarcazioni attrezzate per il rilievo portuale e costiero in più aree. Appartenenti alla classe Ninfe, le navi idrooceanografiche, Galatea e Aretusa, con struttura a catamarano (per fondali dagli ottanta ai cento metri), sono state costruite nel cantiere di intermarine di Sarzana con materiale composito FRP (Fibre Reinforced Plastic). Oltre ad acquisire dati idrografici in acque portuali, costiere e d’altura, ad integrazione di nave Magnaghi svolgono studi oceanografici delle acque in cui lavorano, per l'analisi dei parametri della colonna d'acqua presente e degli elementi inquinanti nelle acque limitrofe. In collaborazione con l'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, effettuano il monitoraggio di aree vulcaniche sottomarine.Tutte le procedure si sviluppano nel pieno rispetto delle normative internazionali dettate dall’International Hydrographic Organization. Le navi idro-oceanografiche Magnaghi, Aretusa e Galatea impegnante nelle campagne idrografiche.
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Dal 18 al 23 giugno 2019, presso l’Antico Arsenale, si è svolto il primo Salone Nautico internazionale di Venezia, evento fieristico il cui motto è stato “L’arte navale torna a casa”
Il salone nautico di Venezia
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di Pasquale Prinzivalli
i è chiuso con successo, registrando un totale di 27 mila presenze, il Salone Nautico internazionale di Venezia. Il claim dell’evento, “L''Arte navale torna a Casa”, sembra aver colto nel segno e Venezia e il suo antico Arsenale sono diventati teatro di una kermesse nautica che ha ospitato barche fino a 50 metri. "Venezia - ha detto il sindaco Luigi Brugnano - è tornata regina dei mari nel senso culturale più aperto possibile. Abbiamo mostrato le nostre capacità nel design e nell’architettura della costruzione, recuperando anche le attività tradizionali”. L’evento, inserito in un inN OT I Z I A R I O
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comparabile contesto storico e architettonico nel centro storico di Venezia, ha compreso un bacino acqueo di 50.000 metri quadri con annessi ampi spazi espositivi sia coperti che scoperti, metà dei quali ricadono nel sedime occupato dalla Marina militare dove risiede l’Istituto di Studi Militari Marittimi, principale Comando della Forza armata nella città lagunare. Barche di ogni dimensione, tradizioni, cultura, scienza, sicurezza, sostenibilità: il Salone nautico di Venezia è stato tutto questo. Si sono svolti più di 40 incontri durante i quali operatori, designer e amministra-
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tori hanno discusso diversi aspetti della navigazione, ambiente, sostenibilità e yacht design, accompagnati da 8 mostre sui temi della nautica, del mare e del trasporto. Presenti al Salone nautico oltre cento espositori tra accessoristica, servizi per la nautica e altre imbarcazioni da diporto, diposti nelle aree esterne e l’area interna delle Tese delle Nappe. Il posto di ammiraglia del Salone lo ha concquistato il Riva 50 metri che ha superato il precedente modello, il 110 Dolce Vita, di ben 17 metri. In una città come Venezia, che sprigiona arte, storia e cultura non sono mancate le attrattive collaterali all’aspetto nautico, con la presenza di alcune esposizioni allestite in occasione della 58ª Biennale d’Arte e di alcune installazioni, prima fra tutte quella dell’artista italoamericano Lorenzo Quinn, intitolata Building Bridges. 12 gigantesche mani intrecciate che sovrastano il bacino di carenaggio piccolo, come simbolo di uno stile di vita che tiene insieme artigianato, arte e tecnologia nautica. Per l’occasione erano presenti, nella città lagunare, oltre a un plotone dei Fanti di Marina della Brigata Marina San Marco, il cacciatorpediniere Andrea Doria, l’unità idro-oceanografica Aretusa e l’unità per il supporto dei fari e dei segnalamenti marittimi Ponza, aperte per le visite a bordo a favore della popolazione, durante tutta la durata della manifestazione. Il Salone ha offerto anche la possibilità di approfondire gli aspetti culturali legati al mare, al diporto, all’ambiente e alla ricerca scientifica. In tale ambito la Marina militare ha contribuito, con la partecipazione di ufficiali relatori esperti di settore, alle attività congressuali previste nell’ambito della manifestazione. Inoltre la Marina militare, in collaborazione con la Camera di Commercio di Venezia e Rovigo, ha presentato il progetto Adrion-Nerion che si prefigge lo scopo di creare un cluster, per le co-
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struzioni navali sostenibili, fra le regioni che si affacciano sulla zona Adriatico e Ionica. Per ultimo, ma non per importanza, al Salone Nautico è stato possibile scoprire i segreti e la vita a bordo del sottomarino Enrico Dandolo, preso letteralmente d’assalto dagli ospiti. Grazie alla Fondazione Musei Civici di Venezia che ne ha portato a termine un complesso programma di recupero, è stato possibile visitare il sottomarino, collocato in Arsenale. A destra vista dall’alto del Salone nautico di Venezia. In basso il sommergibile Dandolo aperto alle visite, a seguire l’nstallazione “building bridges” di Lorenzo Quinn che rappresenta sei coppie di mani giunte, alte 15 metri, che simboleggiano amore, amicizia, fede, saggezza, aiuto e speranza. In basso a destra la presidente del Senato, senatrice Maria Elisabetta Alberti Casellati durante l’inaugurazione del Salone.
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Dis...Corsi di navigazione I simboli delle aree e dei servizi
I
specifica “regola” o “divieto” in vigore oppure delle note/avvertenze da leggere
di Paolo Giannetti
n questa puntata iniziamo con il dare alcuni cenni sui simboli impiegati nella cartografia nautica per indicare delle aree e dei servizi essenziali per la condotta in sicurezza della navigazione. Genericamente una zona di mare interdetta o regolamentata viene “contornata” nella carta nautica con un tratteggio in color magenta (fig 1). All’interno di questa viene indicata la
figura 1: area di divieto/regolamentata. N OT I Z I A R I O
D E L L A
M A R I N A
in un’altra parte della carta o sui portolani. (esempio di carta in fig 2).
figura 2: estratto di carta nautica.
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Punto di fonda In prossimità del simbolo di ancoraggio per le navi, la carta riporta anche quello relativo al fondale (esempio fangoso “f”) mentre vicino al simbolo si ancoraggio per unità minori imbarcazioni potrebbe trovarsi, oltre al simbolo “f” anche quello di fondale sabbioso“s”. Vicino ai grandi porti ove sono previste più zone riservate all’ancoraggio e all’attesa, i vari simboli sono differenziati da numeri o lettere (verranno comunicati dall’Autorità marittima alle navi che fanno richiesta di ancoraggio o che, devono attendere, in coda, in rada).
Punto di fonda in prossimità di grandi porti.
Ancoraggio per piccole navi Cavi elettrici o telefonici e condutture sottomarine
La zona dove possono ancorarsi piccole unità da diporto è rappresentata con una ancora ad una marra.
Sui cavi elettrici/telefonici e sugli oleodotti (gasdotti, acquedotti) sono vietati sia l’ancoraggio che la pesca anche se non viene esplicitamente indicato sulla carta. Nel caso dell’oleodotto il simbolo indica anche il flusso di percorrenza: nel caso in figura il flusso è verso W.
Cavo elettrico/telefonico
Cavo elettrico/telefonico in disuso
Oleodotto - gasdotto - acquedotto
Ancoraggio per piccole navi.
Punto di ammaraggio e di ancoraggio idrovolanti
Per le zone di mare adibite al traffico di idrovolanti troviamo sulla carta l’indicazione dei limiti in cui avvengono le operazioni, in particolare per l’ammaraggio ed i punti di fonda.
Punti di ammaraggio idrovolanti.
Zona di divieto di ancoraggio
Le zone dove è proibito l’ancoraggio possono essere indicate con un ancora sbarrata o con la esplicita nota scritta “Ancoraggio vietato” o “pesca vietata”. Lo stesso simbolo può trovarsi disegnato anche sul contorno dell’ area in questione.
Ancoraggio vietato.
Punto imbarco pilota
Il punto dove le unità in ingresso devono attendere e prelevare il pilota è indicato con il seguente simbolo. Attenzione! non è un punto di fonda.
Punto imbarco pilota. Per ogni ulteriore approfondimento si rimanda alla carta della serie internazionale (1111 INT 1) edita dall’Istituto Idrografico della Marina.
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avvenimenti e curiosità in breve
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Un legame trenntennale di Domenico Sollazzo
Sanità Militare e sanità civile a confronto
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di Lia Pasqualina Stani
resso il circolo ufficiali della Marina militare di Roma si è svolto il convegno “Stomie: Sanità Militare e Sanità Civile a confronto. Dati epidemiologici ed expertise chirurgico”, promosso da Schult’z Risk Centre, gruppo che in Italia e all’estero si occupa dell’attività di valutazione e analisi dei rischi in ambito sanitario e medicale. La sanità militare e quella civile si sono confrontati sul problema della stomia intestinale con la finalità di illustrare agli operatori sanitari, ai vertici della Sanità militare e ai decisori politici il dato epidemiologico-statistico dell’incidenza dei tumori al colon e al retto con successiva collocazione di stoN OT I Z I A R I O
D E L L A
mia tra gli appartenenti delle Forze armate e nella popolazione civile. “Questo evento scientifico – come ha evidenziato il professor Luigi Pastorelli, fondatore dello Schult’z Risk Centre - è il primo tentativo di esaminare le potenzialità del travaso di esperienza dalla sanità militare a quella civile. E di inserire nelle piccole e medie imprese ex militari stomizzati, che possono dare un grosso contributo con le loro competenze”. Il comandante della sanità interforze, generale Nicola Sebastiani ha affermato l’importanza dell’osmosi tra organizzazione civile e militare per garantire il funzionamento e il miglioramento della sanità. Tra M A R I N A
’invito ricevuto da mesi riportava: “ci vediamo, per il nostro trentennale, sabato 23 aprile 2016 alle ore 10,30 presso la Scuola Sottufficiali di Taranto, non mancare!! Al cuor non si comanda e in tanti abbiamo accettato di macinare chilometri da tutta Italia e addirittura dall’estero, per rivedere quanti, nella lontana terza decade dell’aprile dell’86, misero piede nell’istituto di formazione, per frequentare il corso sottufficiali con la categoria di “Furiere Segretario”. Tra noi, non pochi i congedati che da anni lavorano presso altre amministrazioni dello Stato o in proprio, che hanno comunque mantenuto intatto, il senso di appartenenza sia alla Marina che al nostro corso svolto dall’aprile del 1986 all’aprile del 1987, con non pochi sacrifici. Affrontammo questa avventura tutti insieme creando un profondo legame ancora oggi vivo. L’emozione è stata tanta quando ci siamo rivisti. Un pò di imbarazzo per qualche capello bianco e qualche forma tondeggiante, ma non sono mancati gli occhi lucidi nel riabbracciarci. Indescrivibile è stato anche il piacere di rivedere in mezzo a noi, il capo di 1^ classe scelto in congedo, Alfredo Barnaba, con i suoi 77 anni magnificamente portati. A lui ci lega un profondo affetto e la sua innata arte per l’insegnamento grazie alla quale, ci inculcò la materia principale: Servizio di Segreteria Pratica. Le emozioni si sono susseguite anche nel rivedere i luoghi che hanno caratterizzato quel periodo come il piazzale principale dove si svolgevano le assemblee e l’impegnativo addestramento alla marcia, così come la visita alla palazzina “Patria Onore” che ospitava gli allievi delle categorie del gruppo SAL (Specialità Amministrativo-Logistiche). Prima della consueta foto ricordo, che andrà ad aggiungersi a quelle gelosamente custodite del passato, abbiamo potuto rivedere i luoghi che hanno portato alla mente innumerevoli ricordi e aneddoti. La memorabile giornata terminava con nuovi abbracci e la promessa di organizzare un nuovo raduno, tra un lustro, a Roma e con la consegna di un berrettino ricordo che abbiamo prontamente indossato col petto gonfio d’orgoglio di appartenere tutti, anche quelli in congedo, alla Marina militare e al corso “Furieri 86/A”.
gli altri relatori militari anche i comandanti dei corpi sanitari delle Forze armate ed in particolare per la Marina militare l’ammiraglio Mauro Barbierato, che nel corso de suo intervento ha evidenziato come la Marina militare in varie occasioni è sempre stata proattiva e attenta verso ogni forma di collaborazione tra la Forza armata e la società civile. Durante la tavola rotonda del convegno è stata presentata una proposta di disegno di legge preparata dal professor Pastorelli e dal professor Angelo Paletta di Finance e Risk a favore dell’inserimento lavorativo di circa 75 mila italiani stomizzati. Il dato proviene da rilevazioni statistiche effettuate in autonomia da aziende o associazioni del settore, in quanto il Sistema sanitario non si è ancora dotato di un Registro nazionale per
consentire un’affidabile raccolta e consultazione dei dati. La proposta è tesa anche a valorizzare il qualificato know how dei militari che vanno in congedo a seguito dell’intervento di stomia o di altre neoplasie, tramite il loro reimpiego temporaneo da parte di piccole e medie imprese e in particolare da parte di start up operanti nel settore sanitario e medicale, che usufruirebbero di specifiche agevolazioni fiscali e previdenziali. Per la specificità dell’argomento trattato, il convegno realizzato con la Rete di Imprese Finance e Risk, ha ottenuto il Patrocinio del ministero della Salute, l’AIFA Istituto Superiore di Sanità, la Commissione Europea, l’Istituto Superiore di Sanità, la struttura sanitaria militare interforze IGESAN e principali Società Chirurgiche e Mediche.
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