Notiziario della Marina luglio agosto 2016

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A n n o L X I I I - L u g L I o / A g o s t o 20 1 6 - € 2,0 0

n o t I Z I A R I o de l la

M ARINA


CINQUANT’ANNI

FA . . .

La Marina di cinquant’anni fa, riproposta attraverso le immagini dei Notiziari dell’epoca e i vostri scatti dai numeri di: L UGLIO e AGOSTO 1966

Nelle copertine: in alto Caprera, 21 luglio 1966. Il presidente della Repubblica on. Giuseppe Saragat rende omaggio allla tomba di Garibaldi. In basso: faro della Vittoria a Trieste.

inviate i vostri scatti dell’epoca con una breve didascalia a: notiziario.marina@gmail.com

In alto: luglio 1966, gli allievi dell’Accademia Navale a bordo dele navi scuola Vespucci e San Giorgio per la campagna d’istruzione. Al centro, il presidente della Repubblica Saragat, accompagnato dal capitano di vascello Adrower, passa in rassegna gli allievi delle Scuole C.E.M.M. di La Maddalena. In basso nave Impavido, che con le navi Garibaldi e Intrepido hanno partecipato all’omaggio del Presidente della Repubblica alla tomba dell’eroe dei due mondi.


MARINA N O T I Z I A R I O

T E S TATA

M A R I N A M I L I TA R E 1954

GIORNALISTICA DELLA F O N DATA N E L

I SCRIZIONE :

R EGISTRAZIONE :

Tribunale di Roma

n. 396/1985 dell’8 agosto1985

PROPRIETÀ: Ministero della Difesa - EDITORE: Ministro della Difesa D IRETTORE R ESPONSABILE

Antonio COSENTINO

REDAZIONE, GRAFICA/IMPAGINAZIONE, SEGRETERIA:

Antonio DOVIZIO, Pasquale PRINZIVALLI, Emanuele SCIGLIUZZO D IREZIONE

E

R EDAZIONE :

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LA COLLABORAZIONE A QUESTO NUMERO SI RINGRAZIA :

per i testi ed i contributi fotografici: Giuseppe Guerrera, Raffaele Martino, Marco Steiner, Giampaolo Trucco,Tommaso Montevago, Adolfo Alfano, Edoardo Lucci, Alessandro Piras, Pietro Luciano Ricca, Claudio Maria De Polo, Ivan Pagliara, Alessandro Lentini, Paolo Giannetti,Desirée Tommaselli, Nicola Lombardo, Rosario Caruso, Andrea Brai, Andrea Berti, Marco D’Anna, Fabio Maggiore, ufficio Storico Marina Militare. Stampa: Tipografia Facciotti - Roma

chiuso in redazione il 22 luglio 2016

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Notiziario della Marina

Sommario

della

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A N N O L XIII -

Editoriale

L U G L I O / AG O S TO

2016

di Antonio Cosentino

Sitrep

Operazione Mare Sicuro di Giuseppe Guerrera

Esercitazione Caralis 2016 di Raffaele Martino

La “vita di mare” per i futuri ufficiali di Antonio Cosentino

Un viaggio oltre il tempo di Marco Steiner

Cogli l’attimo, diventa anche tu un operatore di Comsubin di Giampaolo Trucco

Vent’anni dopo, ricordi ed emozioni che riaffiorano di Antonio Cosentino

Wings of Gold di Ivan Pagliara

La sicurezza in mare, la segnaletica d’emergenza di Alessandro Lentini

Gli uomini che hanno fatto la storia della Marina Gennaro Pagano di Melito di Desirèe Tommaselli Un fisico “speciale”

a cura del Gruppo Operativo Incursori

I nostri atleti a Rio: Giovanni Abagnale

di Pasquale Prinzivalli

Marisicilia Cup due giorni di regate veliche di Nicola Lombardo

Il mese in immagini di Emanuele Scigliuzzo

M ARINA M ILITARE App NewsMM

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In copertina: due Incursori si addestrano ad intervenire su una Unità Navale alla fonda ed un Palombaro indossa uno scafandro rigido articolato ADS (Atmospheric Diving System) durante una sessione addestrativa in vasca. Fotomerge di Rosario Caruso.

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I

n questo numero mettiamo sotto la lente d’ingrandimento l’incessante impegno della nostra Marina nell’ambito dell’operazione “Mare Sicuro”. Il nostro mare infatti continua a macchiarsi di orrore e quotidianamente gli equipaggi delle nostre navi lottano sino allo stremo delle forze per strappare a quel mare che non perdona chi vi si avventura nella prospettiva di una nuova vita. A terra continuano a susseguirsi le attività istituzionali in cui il capo di Stato Maggiore della Marina, ammiraglio Valter Girardelli,

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è pienamente coinvolto. A Livorno ha incontrato i futuri ufficiali in occasione dell’inizio della Campagna addestrativa di nave Scuola Vespucci e, rivolgendosi agli Allievi, ha posto l’accento sull’obiettivo della nave Scuola, ossia formare giovani futuri Ufficiali forti nell’animo, nella mente e nel fisico, preparati ad un ruolo da protagonisti nella nostra Italia, con la cultura della Marina e l’amore per il mare. Inoltre, il capo di Stato Maggiore ha evidenziato agli Allievi: “la campagna addestrativa che affronterete si svilupperà in 13 settimane, vi vedrà navi-

gare nel Mediterraneo Occidentale, in Oceano Atlantico e nei mari del Nord Europa.Tutti mari estremamente formativi, ed a volte anche molto impegnativi sotto il profilo nautico-marinaresco. Raggiungerete 10 città di mare tutte interessanti, sia sotto il profilo storico che culturale”. E ancora: “Vi accorgerete sicuramente al termine di questa esperienza che sarete partiti per conoscere una parte del mondo e sarete tornati avendo conosciuto meglio voi stessi”. Rilevante per il Paese anche l’impegno pro-


Editoriale di Antonio Cosentino

fuso sul fronte dell’ambiente, con l’esercitazione Caralis che ha visto nelle acque del golfo di Cagliari le Unità della Prima Squadriglia Pattugliatori impegnati in addestramento al contrasto all’inquinamento marino. Continua poi il nostro viaggio sulla rotta della sicurezza in mare, passando per la storia della Marina, con l’approfondimento sulla figura di Gennaro Pagano di Melito e giungendo allo sport, con la rubrica sulle Olimpiadi di Rio. Ma la Marina non va mai in vacanza così, dopo aver scritto di aviatori navali e som-

mergibilisti, riprendiamo anche il nostro viaggio tra le componenti specialistiche: gli Incursori e i Palombari, che oggi rappresentano anche una nuova opportunità sin dal reclutamento. Infatti, a differenza di ciò che prevedrebbe il normale iter formativo, queste due specialità permettono di assaporare sin da subito l’avventura ed il particolare stile di vita che solo il Raggruppamento Subacquei ed Incursori della Marina può offrire. Proprio per scegliere questa vita “speciale” nelle élitè della Forza Armata, ad agosto uscirà sulla Gazzetta

Ufficiale - 4ª serie speciale un bando di reclutamento per diventare Volontario in Ferma Prefissata di un anno (VFP1) nella Marina Militare, nell’ambito del quale sarà possibile chiedere di essere arruolati direttamente come Palombari o Incursori… basta dimostrare di averne la stoffa! Sempre con la speranza di riscuotere il vostro gradimento, vi auguro Buona lettura. Nave Amerigo Vespucci 13 luglio 2016, cerimonia dell’ammaina Bandiera solenne in navigazione. Foto Andrea Brai.

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oceano atlantico

SITREP luglio/agosto

2016

mar

mar mediterraneo

CAMPAGNE

D’ISTRUZIONE

Allievi Accademia Navale e Scuola Sott.li M.M. Navi Scuola VESPUCCI e PALINURO Navi a vela ORSA MAGGIORE, STELLA POLARE, CAROLY, CAPRICIA, CORSARO II

BONIFICHE

RILIEVI

IDRO-OCEANOGRAFICI

Attività di monitoraggio Navi idro-oceanografiche ARETUSA, GALATEA

ORDIGNI IN MARE

Attività di disinnesco/neutralizzazione di ordigni esplosivi in mare

OPERAZIONE MARE SICURO Operazione di presenza, sorveglianza e sicurezza marittima nel Mediterraneo centrale per la tutela degli interessi nazionali

Nave supporto PEDRETTI, Personale Gruppo Operativo Subacquei

Cacciatorpediniere DURAND DE LA PENNE, ANDREA DORIA Fregate FASAN e MARGOTTINI (flagship), ALISEO, AVIERE, GRECALE, LIBECCIO Pattugliatori BETTICA, BORSINI, CIGALA FULGOSI, ORIONE

JOINT OPERATION TRITON Operazione congiunta di controllo delle frontiere esterne della UE sotto egida dell’agenzia FRONTEX Personale MM presso ICC Pratica di Mare

VI.PE./OPER.CONSTANT VIGILANCE Attività di presenza/sorveglianza Vigilanza Pesca/Controllo flussi migratori

MCCID MALTA Missione italiana di collaborazione nel campo della Difesa

1 Pattugliatore/Corvetta: DRIADE, VEGA, SFINGE, SIRIO

Personale Marina Militare

EUNAVFOR - MED EUROPEAN UNION NAVAL FORCE

ATTIVITÀ DI DIFESA E SICUREZZA MARITTIMA NAZIONALE OPERAZIONI DI SICUREZZA MARITTIMA INTERNAZIONALI ATTIVITÀ DI COOPERAZIONE E OPERAZIONI INTERNAZIONALI CONCORSI/COLLABORAZIONI CON ALTRI DICASTERI NAZIONALI CAMPAGNE NAVALI/D’ISTRUZIONE, ATTIVITÀ ADDESTRATIVA COMPLESSA

Operazione di contrasto al traffico di esseri umani nel Mediterraneo Portaeromobili GARIBALDI (flagship) mare terra

n


ar

UNIFIL UNITED NATIONS INTERIM FORCE IN LEBANON

Forza di Interposizione in Libano delle Nazioni Unite Personale Marina Militare

OPERATION INHERENT RESOLVE OPERAZIONE PRIMA PARTHICA Operazione di contrasto del terrorismo islamico Gruppo Operativo Incursori

COMBINED MARITIME FORCES Forza marittima multinazionale per la sicurezza marittima nella regione (Bahrain)

n ero

Personale Marina Militare

OPERAZIONE RESOLUTE SUPPORT Missione NATO di assistenza e supporto alle forze di sicurezza e istituzioni dell’Afghanistan Personale Brigata Marina SAN MARCO, Gruppo Operativo Incursori

M.F.O. golfo arabico

MULTINATIONAL FORCE AND OBSERVERS

Controllo e verifica della libertà di navigazione nello Stretto di Tiran GRUPNAVCOST 10: Pattugliatori ESPLORATORE, SENTINELLA, VEDETTA, Personale Brigata Marina SAN MARCO

oceano indiano

NATO - OPERATION ACTIVE ENDEAVOUR NATO MARITIME COMMAND NORTHWOOD (MARCOM)

Operazione di sicurezza e sorveglianza per il contrasto al terrorismo internazionale Fregata CARABINIERE

BMIS GIBUTI BASE MILITARE ITALIANA DI SUPPORTO IN GIBUTI

Missione di supporto tecnico-logistico alle forze nazionali in transito/sosta Personale Marina Militare

EUNAVFOR - OPERAZIONE ATALANTA EUROPEAN UNION NAVAL FORCE

Operazione di contrasto alla pirateria marittima dell’Unione Europea Fregata EURO

EUCAP NESTOR

Missione UE civile-militare di Regional Maritime Capacity Building in Corno d’Africa (Gibuti e Seychelles) Personale Marina Militare

M ARINA

N O T I Z I A R I O della

con la collaborazione della Sala Monitoraggio M.M. del 3° Reparto dello Stato Maggiore Marina


Operazione Mare Sicuro

S

di Giuseppe Guerrera

i è concluso un mese caratterizzato da ritmi serrati, colmo di eventi scolpiti indelebilmente nei ricordi degli equipaggi delle Unità della Marina Militare impegnate nell’Operazione “Mare Sicuro”. Le prime luci dell’alba di questi giorni passati hanno illuminato una realtà ormai da tempo nota: battelli di fortuna colmi di uomini, donne e bambini ma soprattutto di speranza, la speranza per un futuro migliore, lontano da quei luoghi ormai terra di nessuno, in balia di un’anarchia latente, celata da Governi di

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facciata ed incapaci di garantire un barlume di vita civile. La guerra ed il terrore dominano incontrastate quelle terre a sud delle coste siciliane, al di là del Mediterraneo, quel Mediterraneo che è stato ed è ancora scenario di esodi di proporzioni bibliche e che vede impegnati, giorno e notte senza sosta, i nostri marinai, uomini e donne che vengono visti, da coloro che fuggono dal vecchio continente, come “angeli della salvezza”. I nostri uomini hanno ancora una volta strappato al mare, ad un epilogo molto spesso triste ed adatto alle prime pagine

di cronaca, numerosi migranti, assicurando loro così la reale e tangibile prospettiva di una nuova vita, lungi dagli orrori che la guerra porta con sé. Ma la vita vera, a differenza delle favole, molto spesso macchia il finale di una storia felice con eventi che preferiremmo non accadessero mai, con i quali però molto spesso ci troviamo a dover fare i conti. Il nostro mare, con il suo colorito blu profondo che incanta chiunque si soffermi anche solo per un attimo ad ammirarlo, per l’ennesima volta è stato macchiato da accadimenti che colpi-


uomini hanno ancora una volta strappato al mare, “ i nostrinumerosi migranti, assicurando loro così la reale e

tangibile prospettiva di una nuova vita, lungi dagli orrori che la guerra porta con sé.

scono anche i cuori più duri: le cronache riportano 700 tra uomini, donne e bambini che hanno perso la vita o sono andati dispersi, mentre tentavano di raggiungere quel sogno, quella meta che per molti ormai è divenuta l’Italia. I marinai della Marina Militare si sono

adoperati sino allo stremo delle forze, senza risparmio alcuno, anche nel triste compito di assicurare a quei corpi ormai esanimi una degna sepoltura, strappandoli a quel mare che non perdona chi vi si avventura senza essere cosciente, oltre che della sua magnificenza, anche dei suoi

lati più oscuri. Il giusto compenso, il conforto per l’animo dei nostri eroi è stato come sempre poter vedere, sui volti di coloro che ce l’hanno fatta, quei sorrisi celati dietro a volti spossati, stremati da un viaggio che solo chi non ha più niente da perdere troverebbe il coraggio di affrontare. Gli equipaggi dei cacciatorpediniere Luigi Durand de La Penn e Andrea Doria, delle fregate Fasan, Bergamin, Margottini, Aliseo, Aviere, Grecale, Libeccio e dei patMediterraneo Centrale, 21 maggio 2016. Un momento drammatico del capovolgimento di un barcone carico di migranti.

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tugliatori classe Comandanti Bettica, Borsini e Cigala Fulgosi e classe Costellazioni Vega, Sirio e Orione e delle corvette Driade e Sfinge, nonché gli equipaggi degli elicotteri della Marina Militare imbarcati e l’equipaggio della Nave militare irlandese L.e. Roisin, che collabora nell’Operazione “Mare Sicuro”, guidata dal Comandante del 3° Gruppo

Navale, chiamati ad operare a tutela e salvaguardia degli interessi nazionali, alla lotta contro il terrorismo ed al contrasto delle organizzazioni criminali dedite ai traffici illeciti in alto mare, ce l’hanno messa tutta per mantenere fede a quello che per un marinaio è il primo comandamento: la salvaguardia della vita umana. Situazioni difficili, momenti concitati, de-

cisioni tempestive sono state la cornice dell’operato dei nostri uomini che come sempre si sono distinti per l’elevata competenza, la grande professionalità, ma soprattutto per il forte e profondamente sentito spirito di sacrificio ed abnega-

in un mese oltre 15.000 migranti “ tratti in salvo da 122 diversi barconi e gommoni in precarie condizioni di galleggiabilità, numerosi interventi sanitari finalizzati a stabilizzare i casi più urgenti, e 3 evacuazioni sanitarie

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zione che li contraddistingue. Il resoconto del mese è a dir poco scioccante: 15.751 migranti tratti in salvo da 122 diversi barconi e gommoni in difficoltà , numerosi interventi sanitari, finalizzati a stabilizzare i casi piÚ urgenti, e 3 evacuazioni sanitarie a mezzo elicottero, questi i numeri che hanno segnato il mese appena trascorso.

vai alla pagina web dell’Operazione Mare Sicuro sul sito: www.marina.difesa.it

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Esercitazione Caralis 2016 N

Nelle acque del Golfo di Cagliari le unità della Prima Squadriglia Pattugliatori si addestrano al contrasto all’inquinamento marino

el mese di luglio si è svolta nelle acque antistanti l’area marina protetta di Capo Carbonara l’esercitazione antinquinamento “Caralis 2016”. L’esercitazione prende il nome dall’antica denominazione della Città di Cagliari che quest’anno ha ospitato il IX seminario Antinquinamento e le Unità della Marina Militare Vega, Sirio e Orione che hanno preso parte alla fase live dell’esercitazione. Da ormai diversi decenni la Marina Militare ha posto in cima ai suoi obiettivi la lotta all’inquinamento marino e, per perseguire tale obiettivo, si è dotata fin dai primi anni ’90 di Unità con spiccate capacità di salvaguardia dell’ambiente. I pattugliatori della Classe Costellazioni della I e II serie, infatti, sono equipaggiati con molteplici sistemi in grado di fronteggiare lo sversamento in mare di sostanze inquinanti e, per questo motivo, sono stati raggruppati sotto il Comando unico della Prima Squa-

di Raffaele Martino

driglia Pattugliatori, che custodisce le capacità antinquinamento della Marina Militare. Per garantire sempre la necessaria prontezza operativa e livello addestrativo, il Comando delle Forze da Pattugliamento per la Sorveglianza e la Difesa Costiera organizza annualmente un’esercitazione che coinvolge i diversi enti ed agenzie a cui è devoluto l’intervento in caso di incidente ambientale, in modo da

simulare situazioni quanto più realistiche possibili. Lo scenario di quest’anno ha coinvolto la petroliera Santa Maria (simulata da Nave Procida) che, a seguito di collisione con altro mercantile, è rimasta alla deriva senza propulsione nelle acque antistanti l’area marina protetta di Capo Carbonara. La falla procurata dalla colGolfo di Cagliari, 7 luglio 2016. Le unità iimpegnate nell’esercitazione, in primo piano il pattugliatore d’altura Sirio.

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lisione ha provocato uno sversamento di idrocarburi in mare che ha richiesto l’immediata e pronta reazione della Centrale Operativa della Capitaneria di Porto di Cagliari. Dopo una prima ispezione sul luogo dell’incidente, è stata innescata la catena di allarme, coinvolgendo la prefettura e attivando il piano di intervento locale a seguito del quale è stato richiesto l’intervento delle Unità antinquinamento della Marina Militare e del consorzio Castalia che opera per conto del “Ministero dell’Ambiente e Tutela del Territorio e del Mare”. Le Unità coinvolte hanno subito iniziato le operazioni di “cinturamento” del mercantile sinistrato per evitare un’ulteriore dispersione della macchia oleosa. Successivamente è stato inviato un team di soccorso a bordo del mercantile per tamponare la falla e ripristinare le capacità di governo del mercantile. A termine delle operazioni di cinturamento, Nave Vega e Nave Sirio hanno garantito il confinamento delle macchie di idrocarburo disperse nelle prime fasi dell’incidente, provvedendo inizialmente a circoscriverle con le panne pneumatiche per procedere successiva-

mente alla rimozione a mezzo di skimmer DISCOIL, un apparato che permette di aspirare la sostanza inquinante in sospensione per poi stoccarla in apposite casse di accumulo, di cui sono dotate. A bordo delle Unità della Marina Militare, inoltre, si è proceduto al campionamento e all’analisi dell’inquinate sversato, ospitando nei laboratori chimici, di cui le nave sono dotate, un pool di esperti della società SARAS, operatore leader nel settore della raffinazione in Europa. L’esercitazione si è pertanto conclusa dopo aver evitato la contaminazione dell’area marina protetta dagli agenti inquinanti, provvedendo al ripristino delle capacità di governo dell’Unità e confinando la Nave sinistrata nel porto di Cagliari. Eccellente momento di confronto è

I pattugliatori della Classe Costellazioni della I e II serie, infatti, sono equipaggiati con molteplici sistemi in grado di fronteggiare lo sversamento in mare di idrocarburi

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stato il IX seminario Antinquinamento, svolto nelle aule dell’Università degli Studi di Cagliari. All’evento hanno preso parte figure e istituzioni di rilievo della comunità scientifica quali l’Istituto per l’Ambiente Marino Costiero (IAMC) di Oristano, l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA), l’Agenzia Regionale per la Prevenzione e la Protezione dell’Ambiente (ARPA) e docenti dell’Università di Cagliari. Durante il seminario, i vari interlocutori intervenuti al dibattito hanno esposto lo stato dell’arte della lotta all’inquinamento marino, mostrando nuovi progetti e studi per fronteggiare e prevenire disastri ambientali. La Marina Militare, coordinatrice dell’evento, ha avuto modo di

esporre il costante impegno della forza armata nella lotta all’inquinamento marino. Oltre alle capacità antinquinamento della Prima Squadriglia Pattugliatori, la Marina Militare gioca un ruolo di primo piano nella tutela dell’ambiente marino con il progetto “Flotta Verde” ed ha inanellato una collaborazione con WWF Italia e Marevivo per la sensibilizzazione del grande pubblico su diverse iniziative e progetti finalizzate alla tutela dell’ambiente marino del Mare Nostrum.

Golfo di Cagliari, 7 luglio 2016. Il pattugliatore d’altura Sirio durante una fase dell’esercitazione.

vai alla notizia web sul sito: www.marina.difesa.it

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La “vita di mare” per i futuri ufficiali I

di Antonio Cosentino

l cielo di Livorno rifletteva la gioia, l’emozione e l’allegria degli allievi della 1ª classe dell’Accademia Navale, pronti ad affrontare il battesimo del mare, un momento unico e indimenticabile. Storia, cultura, tradizioni legate alla vita di un allievo, troveranno la massima espressione sullo storico veliero della Marina Militare l’Amerigo Vespucci che, dopo aver navigato lungo l’intera costa italiana, toccando 11 tra i principali porti nazionali in oc-

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casione dell’85° anniversario, è pronto per la 2ª fase della Campagna Navale nei principali porti europei del Mediterraneo Occidentale e del Nord Europa: Francia, Spagna, Portogallo, Irlanda, Norvegia, Danimarca e Belgio, Un momento reso ancora più speciale dalla presenza del capo di Stato Maggiore della Marina, ammiraglio Valter Girardelli che ha incontrato i futuri ufficiali in occasione dell’inizio della Campagna Navale addestrativa.


L’ammiraglio Girardelli nel saluto ai presenti, ha posto l’accento sull’eccezionale traguardo raggiunto dal veliero più bello al mondo che vive il suo 85° anno di vita, rinnovato e ammodernato, tecnicamente e strutturalmente. Rivolgendosi agli allievi l’Ammiraglio ha poi sottolineato: “la campagna addestrativa che affronterete si svilupperà in 13 settimane, vi vedrà navigare nel Mediterraneo Occidentale, in Oceano Atlantico e nei mari del Nord Europa. Tutti mari estremamente formativi - ed a volte anche molto impegnativi – sotto il profilo nautico-marinaresco. Raggiungerete 10 città di mare tutte interessanti, sia per il profilo storico che culturale. Un itinerario studiato e scelto per voi, per la vostra formazione, il vostro futuro”. Proseguendo, il CSMM ha evidenziato:“Guardando i vostri volti e le vostre espressioni, posso dire di ben riconoscere le emozioni che vi pervadono, i vostri sogni ed i vostri sentimenti. So che non vi spaventa la durezza delle prove che dovrete superare, così come non vi impensieriscono le incertezze sul vostro

futuro professionale; so piuttosto che i vostri ideali, le forti spinte emotive e l’orgoglio di essere qui oggi, pronti a salpare per una bellissima esperienza ed ‘avventura’, colmano ogni dubbio, ogni timore, ogni paura. E’ giusto che sia così! Ma se la spinta emotiva è importante, per superare gli scogli della vita bisogna trovare anche il giusto complemento nella cultura, nella sopportazione, nel carattere, nella forza e nella disciplina. Nave Vespucci, inserita in un ambiente unico come il mare, vi aiuterà in questo chiudendo perfettamente il ciclo addestrativo e di formazione della 1^ Classe dell’Accademia Navale”. Nave Vespucci terminerà la Campagna, il prossimo ottobre e farà nuovamente ritorno nella città di Livorno. Livorno, 7 luglio 2016. Il capo di Stato Maggiore della Marina, ammiraglio Valter Girardelli passa in rassegna gli allievi della 1ª classe dell’Accademia Navale imbarcati su nave Vespucci in occasione della campagna addestrativa 2016. foto di Andrea Berti.

e questa anziana Signora “Ildeimare Mari vi forgeranno; scoprirete

il senso di appartenenza che unisce i fratelli marinai, imparerete a comprendere l’importanza del lavoro di squadra, ne assaporerete gli effetti moltiplicativi rispetto allo sforzo individuale del singolo ammiraglio Valter Girardelli capo di Stato Maggiore della Marina

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Un viaggio oltre il tempo M ARINA N O T I Z I A R I O

della


C

di Marco Steiner foto di © Marco D’Anna

Venezia, 27 ottobre 1965. Canale della Giudecca.

erte giornate iniziano come tante altre, poi ti rendi conto che sono diverse, segnano passaggi, c’era un “prima” e poi arriva un “dopo” quel preciso momento. Le cose della vita cambiano senza avvisare, arrivi in un luogo e ti accorgi che quel luogo ti stava aspettando. Si accendono lampioni invisibili e la strada lungo la quale hai camminato al buio improvvisamente diventa chiara. I passi fatti, le scelte, gli sbagli, erano momenti di un viaggio che si snodava nel tempo, e l’unica cosa necessaria era il trascorrere di quel tempo. A me è successo oggi, a Venezia, davanti al mare, o meglio alla laguna, mentre me ne stavo seduto al tavolino di un caffè affacciato sulla Giudecca. Il mio sguardo era perso nel nulla e l’acqua scorreva. Sembrava avesse un posto preciso dove andare. Io desideravo solo fermarmi a pensare. Davanti a San Giorgio c’era un veliero, vele serrate, legni logorati dal tempo, ma era carica di fascino, di avventure vissute. Dondolava mollemente, incurante di tutto. Mi sembrava di ondeggiare con lei, una sensazione che mi portavo addosso. Ero sceso a terra da pochi giorni, dopo un lungo imbarco con la mia nave, l’Amerigo Vespucci. Eravamo partiti da Livorno l’8 luglio ed eravamo ritornati dopo 7085 miglia e 69 giorni e mezzo di navigazione. Avevamo toccato Cadice, Portsmouth, Amburgo, Helsinki, Stoccolma, Oslo e la Bretagna di Brest, il Portogallo di Lisbona e le giornate piatte di bonaccia s’erano alternate con le sfuriate di vento e le nuvole nere di gelida settimana di piogge. Il mio corso era il Kon Tiki, “Come soli nella nebbia, come dei nella tempesta”, diceva così il nostro motto, e in quel viaggio avevo capito che non erano solo parole, ma sensazioni vissute in quei tre mesi indimenticabili. Sono un marinaio, ho diciannove anni e non importa che dica il mio nome. Non voglio parlare di me, ma di un incontro, una di quelle cose che capitano alla gente di mare. Noi sappiamo che nel silenzio di certi sguardi ci si riconosce, senza parole ci scambiamo malinconie, gioie e inquietudini perché conosciamo la sensazione di essere soli e lontani da tutto. E sappiamo che alla fine bisogna riderci sopra. Mi sono sempre piaciute le navi che

Un viaggio oltre il tempo

fanno sognare, le cime mollate e i porti che si allontanano nel vento e soprattutto quello che resta, l’inquieta solitudine di noi marinai. Sono nato in Friuli, in un piccolo paese infilato fra le montagne, ma la mia passione è sempre stata quella di muovermi, cercare luoghi nuovi, diversi, perfino difficili da immaginare. Sognavo viaggi che non avrei mai potuto fare e non mi restava che andarmene in giro, in cima alle montagne, in mezzo ai boschi, ma la cosa che preferivo era la mia bicicletta, ogni giorno scendevo a valle, veloce, senza una meta precisa, come fanno i fiumi che cercano il mare, poi la sera rientravo, e almeno ero stanco, riuscivo a dormire. Poi un giorno i miei vecchi se ne andarono per sempre, rimasi solo e decisi che non sarei più tornato nella mia casa di pietra troppo carica di ricordi e tristezza. Per la prima volta mollai le cime. Quando arrivai a Venezia, la città era avvolta dalla nebbia, sembrava galleggiasse in un sogno, poi arrivò il vento e l’ultimo sole colorò d’arancio le cime delle mie montagne. Mi sembrò di vedere il passato mentre si allontanava nel vento e nel mare leggevo un futuro possibile, ero quasi felice. Il resto accadde in fretta, entrai al “Morosini” e poi all’accademia di Livorno, oggi dopo il viaggio di addestramento sul Vespucci sono qui, davanti all’acqua da cui tutto è iniziato. E mentre il mare scivola via lo fanno anche i ricordi, i sogni, i porti che ho visto. Le immagini s’infilano in un imbuto che crea un vortice di visioni, una giostra che gira e mi porta lontano, fuori dal tempo. Non mi ero nemmeno reso conto della sua presenza, eppure era seduto al tavolo accanto al mio, beveva uno di quegli aperitivi francesi che sanno di anice, c’era la bottiglia di Ricard mezza vuota accanto alla brocca d’acqua fresca, la vaschetta di ghiaccio e il bicchiere che quell’uomo continuava a riempire mentre fumava sigarette senza filtro. - Da come continui a guardare quella barca, credo tu sia un marinaio. Aveva la faccia segnata dal tempo, i capelli candidi e uno sguardo azzurro come certi cieli sbiaditi appena spunta il mattino. - Sono appena sbarcato. - Veliero?

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Ero sceso a terra da pochi giorni, dopo un lungo imbarco con la mia nave, l’Amerigo Vespucci. Eravamo partiti da Livorno l’8 luglio ed eravamo ritornati dopo 7085 miglia e 69 giorni e mezzo di navigazione

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- Chiamarlo veliero è poco, signore, è la nave più bella del mondo. - Come si chiama? - Amerigo Vespucci, 100 metri fuori tutto per 4000 tonnellate di legni, 30 chilometri di cime, acciaio rivettato e poi nuvole di vele con le quali il nostro comandante l’ha fatta volare a 14 nodi e mezzo. - Anche la goletta ormeggiata là davanti non è male, più piccola e sicuramente più vecchia e logora ma ha una bella linea filante. - È la Giorgio Cini, credo sia arrivata alla fine della sua storia. - Come me, forse. - Anche lei è stato marinaio, signore? Aveva una parlata strana, un accento che sembrava francese. Era vecchio, ma aveva un fisico asciutto e giovanile. - Certo, ragazzo e se quella è la nave che penso, ci sono stato a bordo a lungo, anche se aveva un altro nome a quel tempo, si chiamava Belem e io avevo più o meno la tua stessa età. Mi guardò dritto negli occhi e mi sembrò di conoscerlo da sempre. - Quanti anni hai? - Diciannove, signore. - Nel 1902 io ne avevo diciassette, ma fu un anno molto lungo per me, andò oltre il tempo. Rimase in silenzio e quella frase mi colpì perché era quello che stavo provando, quei tre mesi m’erano sembrati lunghissimi, scanditi da giornate dilatate e il passato sembrava un miraggio lontano. Un gabbiano si posò sulla banchina e iniziò a fissarci con un occhio giallo sbilenco, cercava qualcosa da mettere nel becco, camminava sgraziato, con incedere autoritario, poi all’improvviso spiccò il volo e tornò elegante, leggero. - La Belem da nave da carico nel 1914 passò al Duca di Westminster che la trasformò in yacht personale e poi la vendette ad Arthur Guinness, il re della birra, che la modificò ancora e la ribattezzò Fantome II. Adesso evidentemente è passata al tuo paese come Giorgio Cini, ma sono certo che è sempre lei, lo sento, perché quando hai vissuto la giovinezza su una nave, quella diventa la tua casa, la tua donna, ti s’infila nell’anima, fa parte di te. - È vero, sono qui, ma non riesco a non pensare al Vespucci e al mare, signore. - Non chiamarmi, signore, la mia non è una bella storia, per questo voglio raccontartela. Mi versò da bere, iniziò a raccontare e me ne andai lontano, nel mondo che avevo sempre sognato. Cominciò del giorno in cui erano arrivati in Martinica,

Un viaggio oltre il tempo

a Saint Pierre, dopo la lunga traversata atlantica dalla Francia. - Tutti sognavamo quel porto, la chiamavano la “Piccola Parigi”, era il posto giusto per marinai che dopo tanti giorni di mare desideravano scendere a terra, riposare all’ombra delle palme, passeggiare nel fresco di giardini pieni di fiori colorati, fumare buoni sigari, bere rum delle Antille e conoscere le splendide ragazze dalle lunghe gambe color cannella. Era il 7 maggio del 1902. La vita però ama cambiare le carte in tavola, specialmente quando tutto fila troppo liscio. Il porto profumava di spezie e dell’odore dolciastro dei Caraibi, ma era pieno di navi e il nostro comandante Julien Chauvelon andò su tutte le furie perché la Tamaya, un’altra nave francese, aveva occupato il nostro posto. Non ci fu niente da fare, la capitaneria fu irremovibile, erano arrivati prima di noi. Così uscimmo dal porto per ancorare in una rada lontana, dall’altra parte dell’isola. Niente passeggiate fra i fiori, niente rum, niente sigari, niente palme e, soprattutto, niente ragazze. Dopo la grande delusione, il gioco del destino. Alle 8 del mattino seguente, dopo un lungo boato, il sole si oscurò, sembrava fosse calata di colpo la notte e il Mount Peleé decise di risvegliare la sua anima rossa e nera di vulcano. Esplose e in pochi minuti, la città e le 30.000 persone che l’abitavano vennero coperte di lava e tutte le navi in porto si sciolsero sotto una pioggia di cenere incandescente. La polvere grigia continuò a galleggiare nell’aria per tutto il giorno, coprì la Belem e le vele stavano per prendere fuoco per l’immensa vampata di calore, ma per fortuna eravamo abbastanza lontani e le bagnammo coi secchi. Quando manovrammo verso il porto la scena diventò agghiacciante, il mare era invaso da pezzi di legno bruciati, corpi carbonizzati che galleggiavano come tronchi secchi, mentre l’aria era invasa da un insopportabile odore di zolfo, di distruzione e morte che aleggiava come una densa nube sopra ogni cosa. La nostra nave era un fantasma grigio. Si fermò e mi fissò a lungo, c’era fermezza nel suo sguardo, ma anche qualcos’altro. Un velo di profonda tristezza. - Sei stato felice sulla tua nave? - Navigare era il mio sogno, adesso so che sarà la mia vita, non c’è niente di più bello per sentirsi vivi e liberi. - Già, la libertà, grande cosa. Quando ti lasciano essere libero. Aggiunse. E poi raccontò brevemente il resto della sua vita. Dopo l’imbarco sulla Belem fu trasferito in Indocina e andò a lavorare nei servizi segreti a Phnom

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Come si chiama? Amerigo Vespucci, 100 metri fuori tutto per 4000 tonnellate di legni, 30 chilometri di cime, acciaio rivettato e poi nuvole di vele con le quali il nostro comandante l’ha fatta volare a 14 nodi e mezzo

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Penh. - All’inizio ero felice, m’immaginavo la Cambogia come un paese dolcissimo, coperto di foreste e risaie verdi dove giovani donne sorridenti versavano il tè facendo inchini in case che profumavano di gelsomino, ma lentamente mi resi conto che la realtà era molto diversa. Noi francesi non eravamo più colonizzatori di quella terra, ci eravamo trasformati in conquistatori e sfruttatori. Si versò tre dita di liquore, riempì la destra di cubetti di ghiaccio, li schiaffò nel bicchiere, aggiunse poca acqua e il liquido diventò lattescente. Mi venne in mente la giornata in Martinica che aveva appena descritto, il sole e il cielo offuscati di grigio e la pioggia calda di cenere che continuava a vibrare nell’aria. - Com’è il tuo comandante, marinaio? - Il comandante Straulino è un uomo eccezionale, un grande velista, è stato anche un eroe di guerra. - Ma con voi è stato giusto? - Sempre, e ci ha trasmesso la sua passione e il rispetto per il mare. - Questo è importante, ragazzo, i miei capi laggiù erano corrotti e arroganti, consideravano la Cambogia una terra da sfruttare, per questo mi sono ribellato. - Ribellato? - Sì, mi ritrovai coinvolto con un paio di amici dei servizi che avevano aiutato un gruppo di avventurieri inglesi arrivati fin laggiù per liberare una ragazza rapita. - Sembra una storia di Stevenson. - Hai letto Stevenson, marinaio? - Certo, l’Isola del Tesoro è il libro che mi ha messo in testa l’idea di scappare dalle montagne per raggiungere il mare. - Hai fatto bene, bisogna sempre seguire le passioni, sono il vero tesoro. Ascoltare il cuore e poi avere testa e forza per insistere fino a realizzare i sogni. Poi mi raccontò la storia della figlia del capo dei ribelli cambogiani. Era stata imprigionata in un carcere di massima sicurezza infilato in un’isola inaccessibile nel Mar Cinese Meridionale. La torturavano per farle rivelare il nascondiglio di suo padre, la ragazza era dura, continuava a resistere, ma non avrebbe potuto farlo a lungo. L’isola era un posto tetro, un fazzoletto di terra circondata da scogli, in un mare infestato da squali. Non si scappava da laggiù e la vita nel penitenziario era un inferno, serviva una barca e qualcuno che avesse il fegato di tentare un’impresa quasi impossibile. - Il comandante Robart Kee era un lupo di mare e insieme a un pugno di uomini fidati, suo figlio e un altro ragazzo che si

Un viaggio oltre il tempo

chiamava Corto Maltese riuscirono ad arrivare sull’isola in una notte buia come la pece e dopo aver liberato la giovane la riportarono a suo padre risalendo il Mekong con una giunca dopo aver attraversato foreste impenetrabili. E alla fine, dopo aver rischiato più volte la vita, per una questione di principio rinunciarono al compenso che gli sarebbe spettato. Grazie alla loro impresa ho capito cose che mi hanno cambiato. - Posso chiederle cos’è successo dopo? - Quello che è successo laggiù non lo so con precisione perché me ne andai dopo poco tempo. Una delle due spie che avevano aiutato gli inglesi all’interno del carcere venne uccisa sull’isola, l’altro riuscì a fuggire. Io preferii lasciare il mio ufficio prima di essere accusato e iniziai a navigare per conto mio, ma un giorno in Cornovaglia incontrai il padre di quel ragazzo, Corto Maltese. Non si erano più visti, ma quell’uomo era felice perché aveva avuto notizie di suo figlio attraverso un diario di bordo. Ma questa è un’altra storia. Il gabbiano tornò a passeggiare lungo la banchina, non ero certo che fosse lo stesso, ma dal modo in cui mi guardava con quell’occhio sbilenco, sembrava proprio lui. Forse era curioso, poi fece esattamente come prima, volò via senza un motivo e mi ritrovai a seguire quel volo leggero nel cielo che cominciava a tingersi di rosa. E mi ritrovai ancora più lontano da tutto. - Tu che rapporto hai con tuo padre, ragazzo? - Non ho più una famiglia, signore. - Non è vero, marinaio, adesso hai il tuo comandante, la tua nave, i tuoi compagni e poi c’è il mare. Un marinaio non è mai solo, anche se ogni tanto ama esserlo. - Scusate se vi interrompo… Parlando eravamo volati entrambi in un altro mondo e non ci eravamo accorti dell’uomo dagli occhi azzurri seduto accanto a noi, aveva una cartella di disegni sotto il braccio. - Scusate se m’intrometto, ho sentito che stavate parlando di Corto Maltese. Il nuovo arrivato ordinò un’altra bottiglia di Ricard e un gran tagliere di pane, formaggio e salame. - Lei è molto gentile, signore. - Mi chiamo Hugo Pratt e da un po’ di tempo mi sto interessando alla vita di quel marinaio. Raccolgo notizie in giro per il mondo perché ho intenzione di disegnare un’avventura che lo riguarda. - Ho incontrato il padre di Corto Maltese a Tintagel, in Cornovaglia e ho letto qualcosa su quel diario, signor Pratt, ne po-

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tremo parlare se vuole. - Magnifico, sarà interessante per le mie note. - Non sapevo fosse diventato famoso, ma fin dall’inizio ho avuto l’impressione che fosse un tipo speciale. - Non credo sia famoso al di fuori della ristretta cerchia di quelli che navigano lontano dalle rotte principali, proprio per questo mi sta interessando.

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- Sono contento che anche lei ami i personaggi fuori dal comune, signor Pratt, e spero che anche questo giovane marinaio sappia scegliere rotte alternative. Ci guardammo, scambiandoci un leggero sorriso mentre alzavamo i calici. - Signori, non so come ringraziarvi e non vorrei aggiungere parole inutili, immagino che voi abbiate tante storie da raccontarvi. Per quanto mi riguarda una cosa la so di

sicuro: ho una gran voglia di riprendere il mare. Mi alzai e me ne andai come fanno i marinai, senza voltarmi indietro, ma prima di svoltare verso San Trovaso buttai uno sguardo, erano ancora seduti lĂ , guardavano il mare, anzi, oltre il mare.

Marco Steiner a bordo di nave Amerigo Vespucci. Mar Tirreno meridionale, 4 giugno 2016

Un viaggio oltre il tempo


COGLI L’ATTIMO diventa anche tu un operatore di Comsubin! testo di Giampaolo Trucco foto di Rosario Caruso

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lcune volte quello che ti riserva la vita è davvero incredibile: ci sono degli avvenimenti, molti dei quali sono la conseguenza delle nostre scelte, che senza preavviso ed in tempi rapidissimi te la possono sconvolgere. Potremo citare mille esempi, sia in bene che in male, che avvallerebbero que-

partecipa al concorso info su www.marina.difesa.it


Incursore che si appresta a salire la murata di una Unità Navale; a destra un palombaro del GOS pronto all'immersione con l'ASAS (Apparecchiatura Subacquea Alimentata dalla Superficie).

st’affermazione, ma oggi vorremo proporre al lettore una “scelta” che, qualora assunta, lo catapulterebbe in un mondo appassionante ed unico di cui ha solo sentito parlare o che ha vissuto virtualmente nei videogames. Si diciamo a te! A te che fino a ieri eri uno studente che non si aspettava nulla di particolare dalla vita; a te che eri preparato ad iscriverti all’università ed intraprendere quel cammino rituale a cui molti giovani si sottopongono senza esserne troppo convinti. Forse dai media o curiosando su internet hai già sentito parlare dei Palombari e degli Arditi Incursori, delle loro missioni e di quanto siano particolari le loro capacità operative. Ora c’è un opportunità nuova che, a differenza di quello che prevedrebbe il normale iter formativo di questi uomini, ti permetterebbe di assaporare da subito l’avventura ed il particolare stile di vita che solo il Raggruppamento Subacquei ed Incursori della Marina ti può offrire. Il prossimo agosto uscirà sulla Gazzetta Ufficiale (4a serie speciale) un bando di reclutamento per diventare Volontario in Ferma Prefissata di un anno (VFP1) nella Marina Militare. Nell’ambito di questo concorso sarà possibile chiedere di poter essere arruolato come Palombaro oppure come Incursore e, qualora risultato idoneo, venire immediatamente destinato a Comsubin per frequentare il relativo corso propedeutico. La procedura di reclutamento, molto semplice, sarà gestita attraverso le indicazioni disponibili nel portale dei concorsi on-line del Ministero della Difesa, raggiungibile attraverso il link concorsi on-line Difesa presente sul sito internet www.difesa.it. Durante questa fase sarà

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Sulla Gazzetta Ufficiale di agosto (4ª serie speciale), un bando di reclutamento per diventare Volontario in Ferma Prefissata di un anno (VFP1) nella Marina Militare

possibile indicare con un semplice click se vorrai fare il Palombaro oppure l’Incursore. A questo punto sarai chiamato a sottoporti ad una serie di accertamenti diagnostici che avranno lo scopo di verificare la tua idoneità all’ingresso in Marina e alla frequenza del corso specialistico da te prescelto. Se risulterai vincitore di concorso, dopo un brevissimo periodo conoscitivo della Marina Militare che si svolgerà a Mariscuola Taranto, sarai destinato nell’antica base del Varignano dove ha sede il COMSUBIN, Comando dei Subacquei e degli Incursori. Qui inizierà il tuo futuro! Benché i corsi propedeutici ai corsi per Palombari ed Incursori siano molto selettivi, con la volontà e l’impegno, questi possono essere affrontati con una certa serenità. Entrambe i corsi durano quasi tutto il periodo della ferma (circa anno), ma se venissero superati darebbero titolo a conseguire immediatamente l’estensione della stessa ad ulteriori quattro anni, tempo necessario a completare i rispettivi iter di formazione. A quel punto, coloro che avranno conseguito il brevetto saranno posti in Servizio Permanente Effettivo nei relativi Gruppi Operativi. Oggi attraverso quest’incredibile opportunità potrai iniziare il corso propedeutico Palombari o quello propedeutico da Incursori un mese dopo essere entrato in Marina, contro il sistema di reclutamento tradizionale che prevede, nel migliore dei casi, almeno tre anni e tre diverse selezioni da superare nell’ambito dei concorsi da VFP1, da VFP4 e per i corsi specialistici del Raggruppamento. Cogli l’attimo, diventa anche tu un operatore di Comsubin!

diventa un incursore o un palombaro

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DIVENTA UN INCURSORE

dal mare irrompiamo sul nemico e fluctibus irruit in hostem

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l corso propedeutico Incursori è suddiviso in quattro fasi anticipate da un test d’ingresso. Quest’ultimo non è uno sbarramento invalicabile, anche se la forma fisica è un requisito cui l’aspirante incursore deve dedicare alcune ore della sua giornata. Le prove selettive consistono in: − tuffo di piedi da un trampolino alto 5 metri − prova di nuoto a stile libero − una corsa di 300 metri da coprire in meno di 47 ‘’ − trazioni alla sbarra − piegamenti sulle braccia e addominali − salita su fune di 5 metri − salto in alto. Superate positivamente queste prove gli allievi Incursori iniziano un intenso percorso formativo così suddiviso: Accentramento: i candidati sono sottoposti alle prove selettive medico/funzionali dall’Infermeria di Comsubin ed alle prove fisiche e di acquaticità operativa in vasca. Prima fase - combattimento a terra: prevede il superamento di numerosi test fisici e la formazione all’impiego delle armi e degli equipaggiamenti, alla conoscenza della topografia e più in generale a tutto quello che concerne il movimento tattico individuale e di pattuglia sul terreno. In essa si iniziano a sviluppare le tecniche di difesa personale e si acquisiscono i primi rudimenti di movimenti su parete rocciosa che saranno perfezionati nel prosieguo del corso. La giornata tipo comincia con corsa e ginnastica e prosegue con lezioni teoriche e attività pratica diurna e notturna. Mano a mano che si acquisiscono nuove capacità operative, aumenta anche la preparazione fisica e, ovviamente, le difficoltà da superare. L’allenamento diventa sempre più intenso, con marce veloci in assetto pesante fino ad una prova finale di 40 chilometri di marcia notturna da svolgere in non più di 7 ore, con un carico di 18 chili di equipaggiamento.

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Seconda fase - combattimento in acqua: è la fase più dura e selettiva del corso. L’attività è dedicata prevalentemente al nuoto in superficie e in immersione, sia di giorno che di notte. In questa fase gli allievi dovranno dimostrare di essere a loro agio sott’acqua e di saper coprire lunghe distanze a nuoto con i propri equipaggiamenti. L’allievo acquisisce in questa fase anche capacità di condotta di gommoni veloci e viene sottoposto a un esame pratico e teorico durante il quale dovrà dimostrare di avere appreso, tra l’altro, anche nozioni di nautica e aerofotografia. Terza fase – anfibia: in questo momento formativo gli allievi dovranno apprendere le tattiche e tecniche per passare dal mare alla terra e viceversa e perfezioneranno le loro conoscenze con l’impiego di diversi tipi di armi speciali in dotazione, acquisendo esperienza sia nel tiro mirato che in quello istintivo/operativo. Impareranno anche a usare gli esplosivi e le cariche da demolizione nonché ad operare da/con elicotteri. Questa fase si conclude con tre esercitazioni notturne di ricognizione o di attacco di tipo anfibio, contro obiettivi sulla costa e/o unità navali. Quarta fase – condotta di operazioni: è l’ultima fase del corso durante la quale gli allievi dovranno dimostrare di saper integrare tutto quanto appreso e metterlo in pratica in ogni ambiente operativo, di saper pianificare un’operazione speciale e di saper gestire i mezzi necessari. Gli ultimi test consistono in una complessa esercitazione finale e in una verifica scritta e orale su quanto appreso durante tutto il corso. Al termine del corso gli allievi sostengono gli esami teorici di tutte le materie di studio, superati i quali, entreranno a pieno titolo nel Gruppo Operativo Incursori. Arditi Incursori in addestramento all'intervento su di una Unità Navale alla fonda.


diventa un incursore

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DIVENTA UN INCURSORE

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Operatori del Gruppo Operativo Incursori durante l'esercitazione "Gold Finger".

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DIVENTA UN PALOMBARO

"Non si volta chi a stella è fiso"

(Leonardo Da Vinci)

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l corso, diviso in tre fasi, sottopone il candidato ad un addestramento progressivo che gli permetterà di impiegare le diverse tipologie di autorespiratori e sistemi per immersioni utilizzati in Marina, nonché di eseguire lavori subacquei professionali, sia di giorno che di notte, anche con l’impiego di esplosivi. Il primo gradino da superare è rappresentato dalla Fase Selettiva che permette di verificare l’attitudine alla specialità attraverso una serie di test fisici, funzionali e di acquaticità. Nel corso di queste ultime prove l’allievo dovrà dimostrare di saper eseguire delle semplici manovre subacquee che saranno accuratamente descritte dagli istruttori. Coloro che supereranno quest’ultimo sbarramento potranno iniziare il corso propedeutico Palombari che prevede un denso programma di attività, pratiche e teoriche, suddiviso nelle seguenti fasi: Prima fase: gli allievi partecipano ad un intenso programma di allenamento fisico mattinale a quale segue l’attività in acqua, sia in piscina che in mare, con l’utilizzo degli autorespiratori ad Aria, Miscela ed Ossigeno, passando attraverso i complessi e impegnativi sistemi d’immersione per lavori subacquei pesanti o per attività in ambienti inquinati, quali l’Apparato Normale e l’Apparecchiatura Subacquea Alimentata dalla Superficie. Questo intenso addestramento è finalizzato a testare la predisposizione del soggetto alle attività subacquee fino alla profondità di 10 metri, rappresentando un momento formativo fondamentale per la preparazione fisica e psichica necessaria al proseguo del corso. Seconda fase: l’allievo impiega in maniera più massiva la gamma di apparecchiature per l’immersione eseguendo Un palombaro pilota uno Scafandro Rigido Articolato A.D.S. (Atmospheric Diving System) in dotazione al Gruppo Operativo Subacquei.

lavori sul fondo e sullo scafo delle navi fino alla profondità di 20 metri. L’intensa attività subacquea, diurna e notturna, serve all’allievo per aumentare la confidenza con l’ambiente marino. In questa fase il frequentatore acquisisce le nozioni e le capacità per imbragare e recuperare oggetti o scafi affondati, impara le tecniche della saldatura e del taglio subacquei, assimila le competenze per eseguire la ricerca sul fondo del mare attraverso sonar portatili e metal detector. Gli istruttori modulano gradualmente l’attività fino a far raggiungere a tutti gli allievi la massima espressione operativa su ciascuna attrezzatura impiegata. Terza fase: le attività addestrative di questa fase permettono all’allievo d’impiegare gli autorespiratori utilizzati nelle precedenti attività fino al limite delle quote operative degli stessi (60 metri per le apparecchiature ad aria, 54 metri per i rebreather e 12 metri per l’ossigeno). Vengono conseguite sia l’abilitazione a manovrare gli impianti iperbarici, sia le capacità ad eseguire lavori subacquei complessi. La fase viene completata con l’istruzione all’impiego degli esplosivi, uno degli strumenti di lavoro del palombaro, necessari a svolgere il mestiere di “artificiere subacqueo” durante le operazioni di neutralizzazione degli ordigni inesplosi. Al termine del corso gli allievi sostengono gli esami teorici di tutte le materie di studio, superati i quali, entreranno a pieno titolo nel corpo dei Palombari della Marina Militare, acquisendo: - brevetto militare da Palombaro; - brevetto militare da Sommozzatore; - abilitazione Tecnico di Manovra di Impianti Iperbarici; - abilitazione EOD-Sub (artificiere subacqueo); - abilitazione alle immersioni sotto le Unità Navali ed all’interno di locali allagati; - brevetto militare per la condotta delle imbarcazioni entro le 12 miglia.

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DIVENTA UN PALOMBARO

Un palombaro di Comsubin durante una missione in Antartide a favore dell'ENEA.

Nella pagina seguente: un palombaro pronto per l'immersione con l'ASAS (Apparecchiatura Subacquea Alimentata dalla Superficie).

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partecipa al concorso info su www.marina.difesa.it


Vent’anni dopo, ricordi ed emozioni che riaffiorano 12 luglio 1996 – 4 aprile 1997 - un evento eccezionale per ogni marinaio, il periplo del mondo. Un viaggio durato nove mesi, protagonisti gli equipaggi delle navi Durand de La Penne e Bersagliere.

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di Antonio Cosentino n battito, vent’anni sono volati, ricordi ed emozioni che riaffiorano in loro; li osservo, si abbracciano in un valzer di ricordi, le immagini scorrono forti e intense nei loro cuori che regalano emozioni e sentimenti in un’atmosfera magica. Sono loro. Sono gli attori di questa festa, i protagonisti di un’impresa unica e prestigiosa come quella del periplo del mondo, l’equipaggio del cacciatorpediniere Luigi Durand de La Penne del 1996, che vent’anni dopo si ritrova a bordo di quell’Unità che li ha portati in giro per il mondo, accolti dal comandante capitano di vascello Francesco Gennaro Esposito e dal suo equipaggio. Ascolto le loro voci, il brusio, i loro ricordi del passato che stravolgono il presente, accompagnati da emozioni che si risvegliano all’improvviso. “Abbiamo vissuto come equipaggio emo-

zioni, stati d’animo e difficoltà, questo fa dei partecipanti del periplo un gruppo indissolubile che nemmeno il tempo può e potrà dividere - queste sono le parole pronunciate dall’ammiraglio di divisione Pietro Luciano Ricca, promotore di questa iniziativa - a chi volesse relegare la Marina Militare ad un ruolo esclusivamente mediterraneo, questa nostra avventura è stata l’esempio di come la Forza Armata, come tutte le Marine del mondo, abbia una vocazione internazionale e globale che va oltre le Colonne d’Ercole. Per noi è naturale andare in giro per il mondo, per la difesa degli interessi nazionali che sono ovviamente globalizzati e quindi planetari”. Sono stati momenti di grande emozione, lacrime di gioia nel rivedere tantissimi amici in congedo e chi sta ancora in servizio - sottolinea il no-

stromo, capo di 1ª cl. nocchiere Adolfo Alfano - abbracci affettuosi ma anche momenti di grande commozione quando sono stati ricordati, durante la celebrazione della Santa Messa, alcuni componenti del nostro equipaggio che ci hanno lasciato prematuramente. Oltre l’ammiraglio Ricca, allora comandante in seconda del Durand de La Penne, presente alla cerimonia il contrammiraglio Claudio Maria De Polo, che rivestiva l’incarico di comandante della missione affidata al 27° Gruppo Navale, composto dal cacciatorpediniere Luigi Durand de La Penne, al comando del capitano di vascello Luciano Callini e dalla fregata Bersagliere, al comando del capitano di fregata Massimo Iaccarino, sostituito in seguito dal capitano di fregata Paolo Giannetti. Le Unità salparono da Taranto il 12 luglio 1996 per farne ritorno nove mesi

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dopo; 560 uomini di equipaggio, 266 giorni vissuti come una sfida percorrendo 51 mila miglia solcando tre oceani, portando la nostra Bandiera lungo le coste di quattro continenti, toccando trentacinque porti di 25 paesi stranieri. E’ stata un’operazione di straordinaria importanza nella storia della Marina Militare Italiana, il periplo del mondo ha fatto segnare un confine tra un periodo storico ed un altro. “Non fu facile organizzare questa campagna, preparare la nave e l’equipaggio ma, dopotutto, c’era stata la completa fusione - evidenza in collegamento da oltre oceano l’ammiraglio Callini - ricordo i momenti difficili e impegnativi, ma la nave e l’equipaggio hanno sempre risposto in maniera perfetta, vorrei sensibilizzare la Marina per promuovere sempre più operazioni di questo genere, perché forma le persone, non solo i Marinai e inoltre dà al Paese una immagine internazionale”. Infine i ringraziamenti dell’ammiraglio De Polo, “ringrazio quanti hanno pensato e concepito questo giorno, grazie al comandante che mi ha accolto, il ricordo era già molto attenuato ma quando sono salito a bordo tutto è esploso, era come una bolla sopita, ringrazio l’ammiraglio Ricca perché sotto la sua regia tutto questo è accaduto”.

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Ogni giorno trascorso in questo periplo è stato qualcosa di eccezionale, sono grato di questa iniziativa, tutti voi avete onorato la mia vita, non dimenticate questa cosa, perché il fatto di essere stati partecipi di un evento che ha fatto storia, ci emoziona. Ammiraglio Claudio Maria De Polo


Storie, curiosità e aneddoti raccontate da…

E’ proprio vero che la vicinanza crea contatto o forse è più la lontananza ad avvicinare le persone? Domande che ognuno di noi, probabilmente, si è posto almeno una volta nella vita e che afferma il 1º maresciallo luogotenente Tommaso Montevago, capo posto radio, partito da Taranto il 12 luglio 1996 per il periplo di nave Durande de La Penne. “Ho trascorso la mia vita a creare vicinanze nelle distanze, con il mio team siamo stati un ponte di concerto abbiamo permesso la comunicazione da un paese all’altro, nonostante le tante miglia li separassero, oppure ricordo l’emozione di quando si dovevano effettuare esercitazioni con unità di altre Marine o la storica prima esercitazione con le unità della Marina Russa”. “Fu un’avventura fantastica - continua Montevago - con un'unica missione promuovere l’eccellenza cantieristica ed elettronica Italiana nel mondo, cosa che si è ripetuta a distanza di quasi 20 anni con il 30° Gruppo Navale con l’ammiraglia della nostra Marina, la portaerei Cavour. Anche in questa occasione ero e sono il capo posto radio, stesse emozioni ma con uno spirito diverso forgiato dall’esperienza accumulata negli anni, ma figlie di un’unica grande impresa il Periplo del Mondo”. 1° maresciallo luogotenente Tommaso Montevago Il vissuto trascorso in nove mesi sono realtà lontane e diverse dalla mia, un viaggio addestrativo fatto di esperienze, significati e grandi emozioni, lo porto ancora dentro di me, anche ora che ho terminato la carriera. Il nostromo del Cacciatorpediniere Durand de La Penne, capo di 1ª cl. nocchiere Adolfo Alfano, vorrebbe esprime in queste poche righe le emozioni. “Spesso mi capita di ricordare piccoli e grandi avvenimenti che mi riempiono ancora il cuore di immensa emozione, come il doppiaggio di Capo Horn. Un’esperienza unica che ha fatto venire i brividi a tutto l’equipaggio dal comandante all’ultimo marinaio, pochi nella nostra Marina possono dire di aver provato quelle emozioni. Capo Horn, lo stretto di Magellano, la rada di Usuahia, il mare blu e il bianco dei ghiacciai, sono ricordi e spettacoli meravigliosi, indelebili. Non è stata facile neppure la navigazione dell’avventuroso canale di Beagle, un percorso pieno di difficoltà, interminabile, di circa 1200 miglia fatto di acque ristrette, bassi fondali e rocce, ore passate a prora, pronti al pezzo per intervenire e dare fondo con le ancore in caso di evenienza; ma lo spettacolo emozionante che avevamo di fronte erano questi ghiacciai che scendevano fino al mare. Ancora vivo in me l’arrivo a Pearl Harbour, pensando a tutto ciò che è accaduto il 7 dicembre del 1941, il bombardamento dei Nipponici alla base Navale Americana. Ho avuto il privilegio insieme a tutto l’equipaggio di andare a vedere la corazzata americana Arizona Memorial affondata dai Giapponesi. Non si possono raccontare nove mesi di navigazione, ma voglio solo dire che questo periplo ha dato a tutti noi la consapevolezza di essere cresciuti sia come uomini, ma soprattutto come Marinai. Bisognerebbe scrivere un’altra storia come ha fatto il giornalista Pucciarelli con il libro Oceani Lontani, dopo la giornata che abbiamo vissuto il 16 luglio 2016 alla ricorrenza del ventennio del giro del mondo, che si è svolta a bordo di nave De La Penne, ormeggiata alla base navale Mar Grande a Taranto. Un ringraziamento al comandante, a tutto l’equipaggio del Durand de La Penne per l’ospitalità che ci ha riservato, facendoci sentire come a casa nostra. Infine, un simbolico abbraccio a tutti i presenti, l’ammiraglio Ricca ci ha salutato con un arrivederci tra dieci anni. Concludo questa mia piccola testimonianza ricordando a tutti che bisogna essere orgogliosi di far parte di una grande Forza Armata e che bisogna amarla sempre nel bene e nel male. Viva la Marina,Viva Nave Luigi Durand de La Penne. capo di 1ª cl. nocchiere Adolfo Alfano

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Usuhaia, Capo Horn, Canal Beagle, Golden Gate, Mar del Giappone, Mar di Malacca, nomi che per molti non dicono nulla, per noi hanno un significato particolare perchè rievocano momenti ed emozioni che abbiamo condiviso Ammiraglio Pietro Luciano Ricca

Storie, curiosità e aneddoti raccontate da…

Nella giornata del raduno del ventennale del periplo tutti hanno rivestito, seppur per poco, i panni di quel tempo. Quel tempo che ci teneva lontano da casa e contemporaneamente volevamo che non passasse mai, perchè ogni nuova tappa, ogni nuovo porto, ci consentiva di dar lustro alla nostra nave e alle nostre tradizioni. Ogni porto visitato, suscitava la curiosità della popolazione locale, si era felici di constatare l’apprezzamento di quelle persone. L’incontro di oggi è stato emozionante, ognuno rivedeva nell’altro quello di allora. La sensazione di continuar a girare per gli stessi corridoi, con le stesse persone, ha dato un senso di casa e di famiglia a tutti noi che abbiamo condiviso la nave per nove mesi. La sensazione è stata quella che il tempo e il distacco non ci fosse mai stato, rivedendo l’altro sembrava come non averlo mai perso di vista. Insieme, incondizionatamente, si ricordavano e si rivivevano in noi l’imbarco viveri, le notti in mare, gli odori della nave e quello spirito di convivenza e collaborazione che ci proiettava al prossimo porto. Volti cresciuti e formati da quella che è stata la più grande opportunità di ogni membro dell’equipaggio, dal marinaio di leva agli ammiragli. Oggi più che mai, nonostante gli innumerevoli tentativi di raccontare il mondo e come fu vissuto, tutti i familiari che hanno partecipato al raduno hanno appreso l’intensità del legame che ha tessuto quell’equipaggio a quella nave. Secondo capo Edoardo Lucci

Raccontare quando a Buenos Aires, sbirciando sulla guida telefonica della città, per vedere se ci fosse qualcuno con il mio cognome, trovai un solo utente con il cognome Cerfeda, per l'esattezza: Felipe Yacope Cerfeda. Be fú un momento emozionante, rimasi incredulo, quasi commosso, non potevo credere che dalla parte opposta del mondo viveva qualcuno che, non solo avesse il mio cognome ma, aveva anche entrambe i miei due nomi: Filippo e Giacomo (Felipe e Yacobe) (credo si scriva così in spagnolo) e nello stesso ordine. Mi precipitai al telefono; composi il numero, in fretta, come se stessi telefonando a casa e dopo qualche istante, una voce, maschile, mi rispose: "hola." Sinceramente emozionato, con un pizzico di sfacciataggine e parlando in italiano gli risposi: "buona sera, parlate italiano, siete il signor Cerfeda Felipe Yacope". Dopo qualche istante di esitazione, mi rispose con un voce sicura, composta, ma chiaramente emozionata e sorpresa; come qualcuno che, vive lontano e non riceve spesso notizie dei suoi cari e sente una voce, che parla la sua lingua, ma non è un suo parente: pensa subito che sia successo qualcosa a casa. Istanti interminabili; mille pensieri. Comprendendo subito cosa stesse pensando, mi sono presentato come un marinaio di una nave Militare Italiana giunta a Buenos Aires. Gli raccontai come avevo trovato il suo numero e l'omonimia che ci univa. Sorrise, sorpreso, mi chiese se era vero e lo rassicurai ripetendo il mio nome in italiano sottolineando il fatto che era l'unica differenza. Lui mi spiegò che, all'anagrafe del suo paese di origine, il suo vero nome era Filippo Giacomo Cerfeda. Ormai, non ero piú nella pelle, non avevo più dubbi, aveva le mie stesse origini e gli chiesi se fosse pugliese della provincia di Lecce. Mi rispose di si. A quel punto, gli chiesi se fosse di Diso e rispondendomi con la voce smorzata dall'emozione mi disse di si. Ci siamo dati appuntamento sotto bordo, per il giorno dopo. Lui con tutta la sua famiglia vennero a prendermi e scoprii che era uno dei fratelli del parroco, di cui ignoravo esistenza, tra l'altro parenti lontani di mia nonna. A distanza di anni, quando lo racconto mi commuovo ogni volta. Sono ancora in contatto con la figlia ed il genero. Giacomino, cosi lo chiamavano, é morto più di 12 anni fa.

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Da sinistra l’ammiraglio Claudio Maria De Polo, al centro l’ammiraglio Pietro Luciano Ricca e l’attuale comandante del Durand de La Penne CV Francesco Gennaro Esposito. Nelle altre immagini momenti della cerimonia e una foto storica, virata in seppia, dove è riconoscibile il primo a sinistra il nostromo di nave Durand de La Penne, Adolfo Alfano.

Da una idea del comandante Giannetti, l'equipaggio di nave Bersagliere del 1996 si è ritrovato dopo vent’anni. La Spezia, 9 luglio 2016. Ci sono emozioni, persone, ricordi che ti accompagnano tutta la vita. Nelle giornate che scorrono sono sempre vivi e anche dopo 20 anni, rincontrarsi, è come un omaggio al tempo passato insieme. La voglia di rivivere quelle emozioni e di ritrovarsi era tanto forte da radunare 90 persone che non si vedevano da 20 anni e creare uno spirito di collaborazione presente solo nei "grandi" equipaggi e nelle grandi famiglie. Le emozioni di rivedersi e di constatare che nulla era cambiato, che il tempo non aveva scalfito le nostre memorie, parlare come se ci fossimo visti qualche ora prima, ridere e piangere come se

quello spirito giovanile e quell'entusiasmo fosse ancora li, vivo e allegro come i nostri ricordi. Personalmente sono ancora frastornato da tanta emozione, nonostante qualche problema di salute potesse impedirmelo, io c'ero, insieme ai miei compagni di viaggio, alla mia compagna ai miei genitori, insieme ai miei amici di allora che si sono dimostrati tali anche ora, aiutandomi a superare ogni ostacolo e collaborando oltre alla riuscita dell'incontro, anche al mio desiderio personale. Non ci sono parole e non vi ringrazierò mai abbastanza. Questa grande esperienza ha dato tanto alla mia crescita personale, ma anche a tutti i presenti e pensavo al grande regalo che ci siamo fatti organizzando questo ritrovo. Rivedersi dopo 20 anni, cambiati nelle fisionomie ma non nell'anima, chiacchierare come vecchi

amici dei percorsi che abbiamo intrapreso, qualcuno è rimasto in Marina altri hanno fatto altre vite ma tutti profondamente legati alla nostra nave, ai nostri ricordi e a quello che l'esperienza di allora e quella di oggi ha reso possibile. Il termine colleghi non esisteva non è mai esistito siamo sempre stati fratelli che stavano condividendo un momento della vita particolare e scoprire che essere fratelli per scelta non cambia mai nemmeno dopo tanto tempo, che emozione! Tutti siamo rientrati a casa con un bagaglio in più, con persone care ritrovate...il periplo del mondo ci ha regalato nuove emozioni, ci ha segnato ancora una volta profondamente.

Alessandro Piras ex membro dell’equipaggio di nave Bersagliere, allora sottocapo in ferma di leva

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Per l’allievo ufficiale pilota di complemento Vittorio Cottini

Wings of Gold

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di Ivan Pagliara

’Allievo Ufficiale Pilota di Complemento (AUPC) Vittorio Cottini ha finalmente ricevuto le agognate “Wings of Gold”, il brevetto di pilota militare conferito dalle prestigiose Scuole di Volo US Navy. Il conseguimento del brevetto non è stato semplice. L’AUPC Vittorio Cottini ha infatti iniziato il suo percorso nell’aprile 2014, con il primo indottrinamento teorico, e ha proseguito con l’addestramento pratico a bordo del T6B Texan II (fase ba-

Vittorio Cottini è stato premiato con 3 ““Navy Excellence” per il grado di precisione raggiunto nell’addestramento all’impiego dell’armamento da esercizio, è stato iscritto nella graduatoria dei top performer nell’addestramento basico ed è stato riconosciuto come Top Bomber

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sica su aereo turboelica) e a bordo del T45C Goshawk (fase intermedia e avanzata su jet). Un’avventura durata circa due anni che gli ha permesso di cimentarsi nelle evoluzioni acrobatiche, nei voli in formazione a due e quattro aerei, nelle navigazioni ad alta velocità e bassa quota (con singolo jet o in formazione da due), nel lancio di munizioni da esercitazione nel deserto della California e nel combattimento aereo (il cosiddetto dogfighting).


Il culmine dell’addestramento è stato certamente la Carrier Qualification, durante la quale il neo-pilota militare ha compiuto dieci appontaggi con cavo seguiti da dieci decolli con catapulta sulla USS George Washington conseguendo l’abilitazione all’appontaggio che in tutto il mondo distingue il Naval Aviator dagli altri piloti da caccia. Questa cerimonia ha avuto, inoltre, un “sapore” ancor più speciale se si considera che l’Allievo Cottini è il terzo di una generazione di Ufficiali della Marina Militare. Suo nonno (il compianto Ammiraglio Anton Vittorio Cottini, recentemente scomparso) ha scritto una pagina storica per le Forze Aeree della Marina Militare, poiché fu a capo del primo sparuto gruppo di Ufficiali inviati negli USA nel lontano 1950 ad addestrarsi al pilotaggio, nel tentativo di riacquisire il know how necessario a dotare nuovamente la Forza Armata di uno strumento aereo autonomo, dopo lo scioglimento dei Reparti Aerei della Regia Marina, confluiti nella Regia Aeronautica in epoca fascista. Fu proprio quel gruppo di Ufficiali guidato da Anton Vittorio Cottini che nel 1952 portò in Italia i primi due aerei del dopoguerra con le insegne (provvisorie) della Marina Militare. L’Allievo, durante la cerimonia, ha ricevuto proprio le ali del nonno, appuntategli sul petto da suo padre, il contrammiraglio Andrea Cottini, anch’egli pilota militare brevettato negli Stati Uniti nel 1986 e lungamente impiegato a bordo dell’AB212 ASW, un mezzo che per molti anni ha costituito la spina dorsale delle Forze Aeree della MM. L’attitudine al volo è proprio uno dei caratteri distintivi di questa famiglia: il neo brevettato, infatti, è stato premiato con 3 “Navy Excellence” per il grado di precisione raggiunto nell’ad-

destramento all’impiego dell’armamento da esercizio, è stato iscritto nella TW5 Commodore’s List with Distinction (graduatoria dei top performer nell’addestramento basico) ed è stato riconosciuto, infine, come “Top Bomber” nella sua classe (composta da 17 frequentatori, tutti statunitensi ad eccezione del nostro rappresentante). Con l’AUPC Cottini si scriverà quindi una nuova pagina di storia della “Marina con le ali”: il giovane Ufficiale (il conseguimento del brevetto costituisce condizione necessaria per la promozione a Guardiamarina) comincerà a breve l’addestramento su AV8B+, caccia ognitempo in dotazione alla Forza Armata.

Un T45C Goshawk in volo, aereo sul quale il guardiamarina Cottini si è addestrato per il conseguimento del brevetto; in alto: un momento della cerimonia di consegna del brevetto.

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La segnaletica d’emergenza La sicurezza in mare

U

testo di Alessandro Lentini, vignette di Paolo Giannetti

na nave in navigazione, grande o piccola che sia, deve sempre “comunicare” qualcosa alle altre imbarcazioni che la incrociano e lo fa con fanali e segnali, questi ultimi di tipo visivo o sonoro. La segnaletica d’emergenza è una dotazione essenziale di qualsiasi imbarcazione in navigazione che proceda di notte o di giorno e differenziandosi in base alla natura della barca. Una nave militare avrà a disposizione molti più fanali e segnali rispetto ad una barca da regata proprio per le molteplici attività che una imbarcazione può compiere rispetto ad un’altra. I fanali luminosi sono utilizzati dal tramonto all’alba, evitando di mostrare altri tipi di luce che possano confondere gli osservatori, o di giorno se la visibilità è ridotta. Tra i fanali principali c’è il “fanale di testa d’albero” che deve mostrare la sua luce bianca su tutti i lati della nave fino a 22,5° a poppavia del traverso. I fanali laterali, verde a dritta e rosso a sinistra, e quello bianco di poppa completano la dotazione minima delle navi in navigazione notturna, con delle eccezioni per natanti più piccoli i quali possono mostrare un fanale bianco che copra tutto l’orizzonte, visibile da ogni lato della nave, al posto di quelli di testa d’albero e di poppa. Le navi che ne rimorchiano un’altra, oltre a quelli già specificati, devono mostrare due fanali di testa d’albero e il fanale di rimorchio; la nave rimorchiata non mostrerà quello di testa d’albero ma tutti gli altri si. Differenti colori per le navi impegnate in operazioni di pesca o con difficoltà di manovra: per il primo caso si utilizzano due fanali (supe-

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riore verde e inferiore bianco se pesca a strascico, superiore rosso e inferiore bianco per gli altri tipi di pesca) visibili da ogni lato della nave, mentre per il secondo caso i fanali saranno tre, in verticale, rossobianco-rosso. Durante il giorno i fanali luminosi sono sostituiti da segnali composti da palloni e bandiere regolamentati da un codice internazionale che descrivono le molteplici differenze ri-

scontrabili. I segnali sonori invece sono composti da fischi e sirene e sono utilizzati per avvisare delle

La segnaletica “d’emergenza è una

dotazione essenziale di qualsiasi imbarcazione in navigazione che proceda di notte o di giorno


proprie intenzioni di manovra soprattutto in caso di scarsa visibilità dovuta a nebbia e foschia. Spesso sono usati in contemporanea anche i segnali luminosi a lampi di luce. Ogni imbarcazione, in base alla pro-

pria dimensione e utilità, deve rispettare una tabella apposita che definisce le caratteristiche minime della dotazione di segnaletica d’emergenza che comprende anche la visibilità dei fanali e la potenza so-

nora dei fischi e delle sirene. Un corretto studio delle “Norme per prevenire gli abbordi in mare” consentirà a tutti di dotare la propria imbarcazione della segnaletica d’emergenza corretta.

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Gennaro Pagano di Melito

Gli uomini che hanno fatto la storia della Marina

l’ardito del mare

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di Desirée Tommaselli, foto ufficio storico Marina militare otte del 7 giugno 1916: nella “rada lunata” di Durazzo penetrano due Mas italiani. Lenti, silenziosi e circospetti perlustrano l’interno del porto albanese, caduto in mano austriaca, in cerca dell’obiettivo: il naviglio mercantile nemico. I comandanti delle due unità, i tenenti di Vascello Alfredo Berardinelli e Gennaro Pagano di Melito, intravedono “la sagoma di un grosso vapore, un trasporto da guerra, cullantesi all’ancora dinanzi al pontile” e si lan-

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ciano all’attacco, cacciandosi “sotto l’ombra del piroscafo nemico carico di materiale”. Il tenente Pagano si avvicina a poco più di cento metri. Berardinelli ordina ai suoi siluristi di star pronti e comunica al collega di puntare la preda al centro: “Lancio!” I due siluri, “scoccati” contemporaneamente, provocano una “esplosione formidabile” e fanno colare a picco il mercantile austro-ungarico Lokrum, da 924 tsl (M. Maffii, Guerra di Mare, Milano 1917). È il primo affondamento di una nave

da parte dei Mas, convertiti dall’ammiraglio napoletano Emanuele Cutinelli Rendina da unità antisom a siluranti: il loro primo successo in assoluto. Artefici di questo primato sono i comandanti Berardinelli e Pagano, che inaugurano con quest’azione la gloriosa sequenza dei forzamenti dei porti nemici con l’impiego dei Mas. “Tra i precursori e iniziatori della più ardita e più ardente tecnica dell’assalto…”(Da Zara, Pelle d’Ammiraglio,


Verona 1949), Berardinelli e Pagano ripetono l’impresa. La loro squadriglia è di base a Brindisi, “la grande vedetta”, “la vigile sentinella dell’Adriatico”, da cui, “sino a Valona italiana… la Marina ha tirato l’enorme saracinesca che impedisce al nemico qualsiasi traffico sul mare” (C. Manfroni, La guerra d’Italia per terra e per mare, Milano 1918). Traffico che viene disturbato e ostacolato dallo sbarramento del Canale d’Otranto e dal crescente, largo e costante impiego dei Mas di base nella città pu-

gliese. Lo scopo affidato a queste unità sottili è impedire i commerci in Albania e, quindi, colpire i piroscafi ormeggiati in quei porti. Obiettivo ampiamente raggiunto se, in quattro anni di conflitto, gli austriaci riescono a far giungere alla linea del fronte, attraverso l’Adriatico, meno di 100.000 tonnellate di viveri e materie prime, mentre gli italiani ben 30.000.000. Ciò perché non solo la Marina protegge le rotte logistiche italiane che arrivano principalmente nei porti del Tirreno, ma anche per-

Il tenente di vascello Pagano di Melito a bordo del Mas 7 con il quale viola 3 volte il porto di Durazzo, Brindisi 1916.

ché “utilizza” l’Adriatico mentre lo mantiene interdetto all’avversario. All’esercizio del Potere Marittimo italiano in Adriatico Pagano di Melito fornisce il proprio, validissimo contributo. Capitano di lungo corso, carico dell’esperienza di anni di navigazione in Mediterraneo e negli oceani, è dotato di un’abilità mari-

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naresca e di un coraggio non comuni. Queste sue doti, unitamente alla conoscenza delle lingue, sono all’origine della scelta, da parte della Marina, di affidargli, nei primi mesi di guerra, il comando del piroscafo armato Gianicolo, destinato nel Basso Adriatico con compiti di nave civetta, raccolta informazioni e disturbo del contrabbando di guerra greco, nonché individuazione dei punti di rifornimento occulti per i sommergibili austro-ungarici e tedeschi tra le isole greche dello Jonio. Protagonista durante questo mandato di avventurose e fruttuose missioni segrete, e decorato di due Medaglie d’Argento al Valore Militare, è con i Mas che assurge a protagonista di “una delle pagine più romanzesche della storia marinara italiana” nella prima guerra mondiale (Maffii, op.cit.). Pochi giorni dopo la prima incursione di Durazzo, nella notte tra il 15 e il 16 giugno 1916, insieme a Berardinelli attacca il porto albanese di San Giovanni di Medua. La rada è sgombra ma i due Mas e i loro equipaggi sono fatti segno dalle batterie terrestri, da cui riescono comunque a disimpegnarsi. Nella notte tra il 25 e il 26 luglio Pagano e Berardinelli violano nuovamente Durazzo, colpendo coi siluri dei loro Mas i piroscafi Galitia e Serajevo. Pagano prende parte a ulteriori missioni offensive che, sebbene non sempre coronate da successo o interrotte a causa di avarie e avverse condizioni meteomarine, contribuiscono a mettere sotto pressione l’avversario, sempre più impegnato ad innalzare le soglie di sicurezza delle sue basi. In questa “lotta sorda tra la crescente difesa avversaria e l’acuirsi dell’intraprendenza dei nostri uomini di mare” (Maffii, op.cit.), Pagano penetra altre due volte nel porto di Durazzo, le notti tra il 1° e il 2 agosto e tra il 3 e il 4 novembre. In sette mesi, da maggio a dicembre 1916, quale comandante di Mas, prima, e di squadriglia, poi, prende parte a 8 difficili e pericolosissime

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spedizioni contro i porti nemici dell’Albania, raggiungendo 4 volte l’obiettivo e colando a picco 5 piroscafi, imprese per le quali gli vengono concesse due Medaglie d’Argento e due di Bronzo al Valore

Militare. Torna a violare Durazzo la notte del 13 maggio 1918 quando, all’imboccatura del porto, conduce i Mas 100 e 99 contro un convoglio nemico scortato da due torpediniere; il pi-


Nella pagina accanto: il tenente di vascello Pagano di Melito con il suo equipaggio. In basso: il Mas 99 con il quale Pagano di Melito compie la quinta incursione nel porto di Durazzo, affondando il piroscafo Bregenz il 13 maggio 1918.

roscafo Bregenz da 3.905 tsl viene affondato e Pagano conquista un altro primato per la storia dei Mas: il siluramento di un obiettivo in movimento. In quella baia compie un’ulteriore incursione nel settembre 1918, azione per la quale viene insignito della terza Medaglia di Bronzo al Valore Militare. In quattro anni di guerra, Pagano consegue un numero straordinario di decorazioni e riconoscimenti quattro Medaglie d’Argento al Valore Militare, tre di bronzo nonché due promozioni per merito di guerra – dando la possibilità a Brindisi di rivendicare che anche sul versante meridionale, lontano “dai riflettori” del fronte terrestre, “il mare ha i suoi “arditi” (Maffii, op. cit.) anzi uno tra i migliori, e tra i primissimi, nella schiera dei celeberrimi “massisti”.

La vita in poche righe... di Desirée Tommaselli

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ato il 5 ottobre 1879 a Caserta, dopo aver conseguito la patente di capitano di lungo corso, nel 1912 entra per concorso nell’Accademia Navale di Livorno, ricevendo la nomina a sottotenente di vascello di complemento. Nel febbraio 1914 è chiamato in temporaneo servizio attivo e destinato alla Difesa Marittima di Brindisi come addetto alle artiglierie di quella Piazza. Alla fine di agosto è imbarcato come ufficiale di rotta sulla cisterna Bronte, dove rimane fino all’aprile 1915, quando viene promosso tenente di vascello. Trasferito sulla corazzata Dandolo, impiegata come batteria galleggiante semovente nella difesa di Brindisi, all’inizio delle ostilità è sull’incrociatore ausiliario Città di Palermo da dove, 6 mesi dopo, passa sul piroscafo armato Gianicolo in qualità di comandante. Con questa unità compie numerose e pericolose missioni di guerra e partecipa allo sgombero delle truppe italiane di Durazzo, tutte attività, queste, che gli valgono il conferimento di due Medaglie d’Argento al Valore Militare. Transitato in servizio attivo permanente per speciali meriti di guerra nel marzo 1916, è trasferito alla Squadriglia Mas di Brindisi nel maggio del 1916. Comandante della XV Squadriglia della Flottiglia Mas di Venezia dal 1° settembre 1917, compie numerose crociere offensive contro la costa istriana. Destinato nuovamente alla base di Brindisi, la notte del 13 maggio 1918 torna a violare, insieme al tenente di vascello Mario Azzi, il porto di Durazzo con due Mas, affondando il piroscafo Bregenz; l’azione gli vale la promozione a capitano di corvetta per meriti di guerra (giugno 1918). Autore di altre difficili missioni offensive in zone nemiche, si guadagna la terza Medaglia di Bronzo al Valore Militare forzando ancora una volta il porto di Durazzo nel settembre 1918. Finita la guerra, a fine novembre, è destinato al Comando Militare Marittimo della Dalmazia, dove rimane fino ai primi di gennaio 1919. Collocato a domanda in aspettativa per motivi speciali dal luglio 1919, è richiamato in servizio effettivo nel settembre 1921; posto in aspettativa ad ottobre, ma nuovamente mobilitato nel novembre 1922, è dispensato a domanda dal servizio permanente effettivo nel maggio 1923. Iscritto nel ruolo degli ufficiali di complemento, diventa amministratore della Società di Costruzioni Meccaniche di Saronno. Promosso capitano di fregata di complemento nel 1927, intraprende la carriera diplomatica, ricoprendo l’incarico di console generale a Hong-Kong (dal 1934 al 1941) e a Shanghai (fino al 1942) e collaborando, al contempo, con il Reparto Informazioni della Marina. Promosso capitano di vascello della Riserva Navale per meriti speciali nel giugno 1936, dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 riesce a sfuggire all’internamento da parte dei giapponesi, ma muore nell’ospedale italiano di Tientsin il 4 novembre 1944.

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Un fisico “speciale” testi e foto a cura del Gruppo Operativo Incursori

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’allenamento funzionale è molto vario e per questo affascinante, ci sono infinite possibilità, ed anche nelle situazioni più imprevedibili si trova sempre la soluzione logica e geniale per creare un allenamento “perfetto”! Ecco che tra spazi ristretti, su ponti di volo roventi e tra angusti camerini abbiamo il piacere di presentarvi sua maestà il Kettlebell: una sorta di palla di cannone con una maniglia, scomodo, duro ma estremamente versatile. Tra le sue particolarità racchiude quella di essere un attrezzo libero, e per libero intendiamo la facilità con cui può essere trasportato quasi ovunque e di potersi allenare…. Ovunque! Nell’ allenamento “non convenzionale” questo strumento ha un vantaggio preponderante sulle normali attrezzature: la varietà’. Offre infatti una grande varietà in termini di stimoli (consente di lavorare sulla tenuta aerobica, sulla forza e sulla forza resistente), di muscoli allenati (lavora tutto il corpo in maniera equilibrata) e di movimenti (a terra, in piedi, balistici e isometrici). Il KT bussa alla porta di chiunque voglia allenarsi e allenarsi può essere piacevole, bello, stimolante ma questi aggettivi con un KB in mano non sono esenti da fatica!!!. Il KB non fa distinzione di sesso, ognuno sceglie la pezzatura a seconda delle proprie capacità e utile ai propri scopi, che siano forza, aerobica o semplice desiderio di muoversi. Si pensa che i primi attrezzi simili al KB fossero utilizzati ai tempi degli antichi greci e dai gladiatori romani anche se il termine KB è stato trovato per la prima volta in un dizionario russo nel 1704 (Gyria). Gli eserciti dello ZAR si impegnavano in allenamenti con il KB quando non impegnati in combattimento per difendere la “Madre Russia”. Questa metodica si diffuse rapidamente in molte repubbliche filo-sovietiche dove il girevoy fu dichiarato uno sport etnico. Fu presto adottata dalle forze

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fase 1

Posizionare il KB tra le gambe, sull’asse mediana a una decina di centimetri dalla punta dei piedi. I piedi leggermente divaricati e leggermente più larghi delle anche. Peso sulla parte posteriore degli stessi. Ricordiamo la posizione iniziale dello squat. Afferrare la maniglia flettere le gambe arretrando il bacino e tenere glutei e addome contratti. La schiena deve mantenere la naturale curvatura.

fase 2

Staccando il KB da terra accompagnarlo, facendolo ondeggiare, tra le gambe mantenendo gli accorgimenti sopra descritti.

fase 3

Non appena il KB ondeggiando si posizionerà sotto il bacino, mantenendo il peso sui talloni, i muscoli dell’addome e i glutei contratti, si procede alla chiusura dell’anca avanzando il bacino. Le braccia non devono essere iperestese ma leggermente piegate o al massimo stese per proteggere le articolazioni.


armate e dai corpi speciali come sistema di allenamento per lo sviluppo della forza esplosiva, dell’agilità e della resistenza. Ad oggi il KB ha dimostrato al mondo intero di non essere un capriccio ma un provato e testato mezzo che permette di ottenere livelli più elevati di performance. Allenarsi con il KB è diversissimo rispetto al lavorare con i manubri o bilancieri, perché ha una forma particolare e per questo si comporta diversamente. Richiede tecniche uniche e specifiche per poter essere utilizzato in modo efficace e sicuro. Prima di vedere gli esercizi è importante evidenziare che il sollevamento del KB si basa sulla padronanza di alcune posizioni particolari:

fase 4

Posizione della mano

La particolare forma del KB non permette una presa tradizionale generalmente utilizzata con un manubrio poiché il peso vi costringerà a piegare la mano all’indietro (iperestensione del polso) stressando i flessori dell’avambraccio causando dolore ed infortuni. La maniglia deve quindi attraversare diagonalmente il palmo inferiore della mano passando per l’incavo indicepollice. Il peso dell’attrezzo graverà

Portare il KB fino all’altezza dello sguardo per poi passare, condizione fisica permettendo, ad una delle varianti dello SWING: l’American Swing. In questa fase la presa sulla maniglia deve essere forte per evitare tremolii. La schiena deve assumere una posizione eretta mantenendo la curvatura neutra della spina dorsale.

Allenamento proposto: 5x10 KB swing 5 rounds KB swing 80-40-20-40-80 Push ups 40-20-10-20-40 fase 5

Una volta che il KB ha raggiunto l’altezza ricercata lasciarlo ricadere tra le gambe tenendolo in posizione più alta possibile rispetto all’inguine. Arretrare il bacino che garantirà la flessione delle gambe e il mantenimento del peso sulla parte posteriore dei piedi.

verso il basso garantendo quella che in ginnastica è chiamata “falsa presa”. Posizione di rack La posizione è diversa da quella che viene assunta con un bilanciere. Il KB deve essere impugnato correttamente e deve poggiare tra l’avambraccio e il bicipite. La mano deve essere sull’asse centrale del corpo e il gomito in aderenza al corpo. Gambe non flesse. Distensione sopra la testa È la posizione più delicata che si può assumere durante l’utilizzo dell’attrezzo. Per non stressare troppo i tessuti connettivi il braccio deve essere bloccato “anatomicamente” ovvero non è necessario esasperare l’estensione. Il gomito deve trovarsi quasi in aderenza con la testa, gomito e ginocchia bloccate. Il KB deve risultare allineato con il fianco del corpo e in asse con la caviglia. La spalla ruotata verso l’esterno abbassata e contratta mentre il palmo ruotato naturalmente e leggermente verso l’interno. Il KB deve risultare completamente fermo per non sollecitare eccessivamente l’articolazione della spalla. I tre fondamentali che abbiamo descritto saranno utili per l’esecuzione di tutti gli esercizi che vedremo nei prossimi articoli. Ricordiamo inoltre che per praticare esercizi con questo attrezzo che implichino la posizione di distensione sopra la testa è necessaria una piattaforma stabile per non incappare in spiacevoli infortuni!!. Il movimento alla base di quasi tutti gli esercizi con i KB è lo Swing. Un esercizio fondamentale per migliorare la condizione fisica generale e per il rafforzamento del “core” e della catena posteriore.

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I nostri atleti a Rio 2016 CANOTTAGGIO

Giovanni Abagnale

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Canottaggio, il sottocapo Giovanni Abagnale, ha staccato il pass olimpico e particeperà a Rio 2016 nella specialità del due senza.

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di Pasquale Prinzivalli bbene si, un altro atleta della Marina Militare, il sottocapo Giovanni Abagnale volerà in Brasile per realizzare il suo sogno, il campano ha staccato il pass per Rio 2016 nella specialità del due senza. Nato a Gragnano (NA), Giovanni, ha poco più di vent’anni e già nel 2014, anno in cui entra a far parte del Centro Sportivo Remiero della Marina Militare, annovera il suo curriculum sportivo con due titoli di campione mondiale juniores sull'ammiraglia dell'otto con timoniere, una medaglia d'argento sul quattro senza timoniere, nello stesso periodo otteneva per tre volte il titolo di campione europeo nelle stesse discipline. Talento allo stato puro, il canottiere nel 2015 ha vinto la medaglia di bronzo ai campionati europei di Belgrado (SRB) e con i colori della Marina Militare si laurea campione del mondo under 23 nella specialità del quattro senza timoniere. Non possiamo tralasciare ben tredici titoli italiani vinti nelle varie categorie, gli ultimi dei due ottenuti su armi composti interamente da atleti della Forza Armata, con record Italiano. Finisce qui la nostra rubrica che ha accompagnato i nostri atleti alla XXXI Olimpiade, ci hanno trasmesso le loro emozioni, la gioia nella ricerca della prestazione per la conquista del proprio obbiettivo, la sorpresa per un evento ricercato e inatteso allo stesso tempo, come una qualificazione olimpica. Ci hanno commosso, racontandoci delle loro paure di fallire un appuntamento così importante, del loro Accanto da sinistra, l’atleta della Marina MIlitare Giovanni Abagnale, al termine di una gara ufficiale.

Giovanni Abagnale

data di nascita: 11 dicembre 1995 luogo di nascita: Gragnano (NA) sport: canottaggio specialità: due senza

dolore causato dalla delusione per le sconfitte e della rabbia che ci hanno messo per superare gli ostacoli che si sono frapposti tra loro e l’obbiettivo prefissato. Ci hanno insegnato che lo sport è un lavoro bellissimo che può darti incredibili possibilità, può farti realizzare quello che sognavi da bambino e che la fame di successi e di risultati non finisce mai. Grandi ragazzi, non mollate mai.

I nostri atleti a Rio 2016

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Marisicilia Cup due giorni di regate veliche

di Nicola Lombardo, foto di Fabio Maggiore

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al 11 al 12 giugno 2016 si è svolta ad Augusta la due giorni di regate veliche in occasione della II edizione della MARISICILIA Cup e X edizione della Xifonio Cup con la splendida cornice della nave scuola. La presentazione dell’intenso programma di attività è avvenuta lo scorso 8 giugno alla presenza del Comandante Marittimo Sicilia contrammiraglio Nicola de Felice, del sindaco di Augusta Maria Concetta di Pietro e del presidente dell'associazione ICOB Alessandro D'Oscini. I due intensi giorni di regata hanno visto la partecipazione di circa 45 unità d’altura provenienti da tutta l’isola. Sabato gli equipaggi si sono sfidati per la decima edizione della Xifonio Cup, mentre domenica è andata in scena la seconda edizione del trofeo Marisicilia Cup che ha

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visto gareggiare le imbarcazioni, con un vento di 20 nodi, nelle acque antistanti il golfo Xifonio di Augusta. A primeggiare in entrambe le regate nella classe “Open” è stata l’imbarcazione “Clio” di MARISICILIA, nella classe “regata” l’imbarcazione ”Damacle” del Club Nautico Augusta mentre nella classe “gran crociera” l’imbarcazione “Enzo” della Lega Navale Italiana sezione di Siracusa. Durante l’Open Day circa 5.000 persone hanno potuto visitare gli stand delle istituzioni e delle associazioni ONLUS, osservare le svariate esibizioni sportive, le sfilate di auto d’epoca e sportive e parteci-

pare ai due convegni sulla tecnologia marina e sul libro “relitti della memoria” di R. Cingillo. Molteplici sono state le iniziative che hanno dato spettacolo di colori in mare come il raduno organizzato dall’Associazione Windsurf Augusta, l’esercitazione di recupero naufrago dei Reparti di Volo di Maristaeli Catania e della Capitaneria di Porto ed il sorvolo dei campi di regata da parte di un Atlantic del 41 Stormo di Sigonella.


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l premio Lifesaving Award 2016 vuole riconoscere alla Marina Militare italiana l'enorme sforzo messo in campo nell'opera di soccorso ai migranti nel Mar Mediterraneo le cui proporzioni non hanno precedenti nella storia recente. Lavorando quotidianamente con altre agenzie e paesi cooperanti, la Marina ha il merito di aver salvato migliaia di vite negli ultimi due anni, coordinando complesse operazioni di soccorso caratterizzate da una molteplicità di mezzi navali e da condizioni meteo non sempre favorevolo. Il riconoscimento è stato assegnato alla Marina Militare dal Silver Bell Awards Committee del Seamen's Church InstituteNorth America.

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d Augusta, a bordo di nave BerA gamini, alla presenza del Comandante in Capo della Squadra Navale, IUGNO

amm. sq. Filippo Maria Foffi, si è svolta la cerimonia di avvicendamento al comando dell’Operazione Mare Sicuro fra il contrammiraglio Salvatore Vitiello comandante della Terza Divisione Navale e il contrammiraglio Alberto Maffeis comandante delle Forze da Pattugliamento per la Sorveglianza e la Difesa Costiera. L’ammiraglio Vitiello lascia l’incarico dopo quattro mesi in cui si sono alternate in operazione Mare Sicuro 22 unità navali che sono state impiegate in 88 eventi durante i quali sono stati tratti in salvo 14.544 naufraghi.

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ave Zeffiro impegnata in attività operativa, ha raccolto la richiesta di intervento medico del peschereccio Orizzonte per un membro dell’equipaggio infortunato ad una mano. Fin qui nulla di strano, una normale operazione di routine, fino a quando il comandante del peschereccio confida al team sanitario intervenuto di essere il padre di un marinaio imbarcato proprio su quella Unità. A quel punto, considerata anche la necessità di trasportare il ferito a bordo dello Zeffiro, il comandante ha permesso al militare di riabbracciare il padre. Una storia di uomini di mare che per lavoro erano diversi mesi che non riuscivano a vedersi.

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’ammiraglio di squadra Giuseppe Cavo Dragone ha assunto l’incarico di comandante del Comando Operativo di vertice Interforze (C.O.I.), succedendo al generale di Corpo d’Armata Marco Bertolini. Il C.O.I., istituito nel 1997, alle dipendenze del capo di Stato Maggiore della Difesa, ha il compito di pianificare, coordinare e dirigere le operazioni e le esercitazioni interforze e multinazionali. Attualmente sono circa 13.000 gli uomini delle FF.AA. impegnati nelle missioni nazionali ed internazionali. L’ammiraglio Cavo Dragone, lascia l’incarico di Comandante del Comando interforze per le Operazioni delle Forze Speciali (COFS).

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della portaerei Cavour, Lranto,'ospedale ormeggiata nella base navale di Taha ospitato piccoli pazienti, duUGLIO

rante l'undicesimo weekend clinic. L'attività rientra nell’ambito del progetto “un mare di sorrisi”. I medici volontari della fondazione Operation Smile Italia onlus, con il supporto del personale del servizio sanitario della Marina Militare e delle Infermiere Volontarie della Croce Rossa Italiana, hanno operato cinque pazienti, tutti tra i 10 ed i 32 anni affetti da labiopalatoschisi (malformazione congenita di labbra-palato). Altri 10 pazienti sono stati sottoposti, inoltre, a visita di controllo nei laboratori della nave.

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palombari imbarcati su nave Anteo hanno ispezionato il relitto del sommergibile oceanico ammiraglio Millo, inabissatosi nelle acque antistanti Monasterace Marina durante la 2^ guerra mondiale. Era il 14 marzo del 1942 quando il battello in fase di rientro dopo una missione svolta nel Mediterraneo, pronto per essere dislocato in Giappone è stato affondato da due dei quattro siluri lanciati da un sommergibile inglese che non gli hanno lasciato scampo. Gli uomini del Gruppo Operativo Subacquei della Marina, attraverso un mezzo filoguidato in dotazione hanno permesso di ispezionare il relitto rendendo omaggio ai marinai italiani caduti. di Emanuele Scigliuzzo

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ontinua il costante impegno del C Gruppo Operativo Subacquei della Marina Militare nella bonifica UGLIO

delle acque del mar Mediterraneo degli ordigni inesplosi durante gli eventi bellici. Come avevamo già affrontato sul numero di marzo di quest’anno, nel 2015 sono stati neutralizzati 5.988 ordigni mentre dall’inizio dell’anno sono stati bonificati 2.558 congegni. Dopo un’intensa settimana tra Marinella di Selinunte, Mazara del Vallo e Favignana sono stati rinvenuti 25 proiettili di grosso calibro ed è stata ristabilita la sicurezza nel tratto di mare interessato.

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bordo di nave Italia si è conA cluso il progetto "Ognuno a suo modo, sulla giusta rotta". LUGLIO

Il brigantino della fondazione Tender to Nave Italia, è stato impegnato per una settimana in una navigazione alle isole Pontine, durante la quale i membri dell'equipaggio della Marina Militare sono stati affiancati da 17 adolescenti di “Talenti fra le nuvole Onlus”. I ragazzi che con Talenti fra le nuvole si sono "allenati" in città attraverso percorsi di potenziamento psicopedagogico, per imparare a comprendere la loro specifica caratteristica di apprendimento (la dislessia o la disgrafia, la disortografia, la discalculia o un disturbo di linguaggio), in questo imbarco si sono messi alla prova in un contesto di apprendimento affascinante, la scuola di mare del brigantino a vela più grande del mondo, con 13 vele, chilometri di cime, scotte, drizze. Le giornate dei giovani marinai sono state molto intense e ricche di emozioni, hanno partecipato alle assemblee con il comandante in seconda che ha assegnato loro i compiti e organizzato la giornata, i giovani marinai si sono dedicati al rassetto e alla manutenzione della nave partecipando a pieno titolo alla vita di bordo. Giorno dopo giorno i ragazzi hanno appreso dai marinai i rudimenti della marineria italiana come i nodi, la nomenclatura e le basi per condurre una barca a vela.

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