A n n o L X I I I - M A g g I o 2 0 16 - € 2, 0 0
n o T I Z I A R I o de l la
M ARINA
dal numero di:
M AGGIO 1966
La Marina di cinquant’anni fa, riproposta attraverso le immagini dei Notiziari dell’epoca e i vostri scatti
CINQUANT’ANNI
FA . . .
Copertina: nel corso del 39° raduno degli Alpini che si è svolto a La Spezia dal 23 al 25 aprile 1966, l’alpino Giacomo Capponi incontra il figlio Carlo in servizio come marinaio telefonista.
In alto a destra: l’incrociatore Doria durante l’esercitazione “Cross Country” svoltasi nelle acque del Tirreno centro – meridionale.
A fianco: personale del battaglione san Marco in esercitazione su mezzi cingolati anfibi.
In basso: rientro della Squadra Navale a Taranto.
inviate i vostri scatti dell’epoca con una breve didascalia a: notiziario.marina@gmail.com
MARINA N O T I Z I A R I O
T E S TATA
M A R I N A M I L I TA R E 1954
GIORNALISTICA DELLA F O N DATA N E L
I SCRIZIONE :
R EGISTRAZIONE :
Tribunale di Roma
n. 396/1985 dell’8 agosto1985
PROPRIETÀ: Ministero della Difesa - EDITORE: Ministro della Difesa D IRETTORE R ESPONSABILE
Antonio COSENTINO
REDAZIONE, GRAFICA/IMPAGINAZIONE, SEGRETERIA:
Antonio DOVIZIO, Cristopher SCARSELLA, Pasquale PRINZIVALLI, Emanuele SCIGLIUZZO D IREZIONE
E
R EDAZIONE :
2 4 6
10 12 16 20
tel. 06.3680.5556 e-mail: notiziario.marina@gmail.com Segreteria e abbonamenti tel. 06.36806318 partita iva: 02135411003
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LA COLLABORAZIONE A QUESTO NUMERO SI RINGRAZIA :
Simone Fojanini, Marika Tinè, Paolo Bonora, Eleonora Ricci, Maria Guglielmina Rizzo, Umberto Castronovo, Alessandro Lentini, Giuseppe Lucafò, Roberto Carnevale, Salvatore Tumminello, Desirée Tommaselli, Rosario Naimo, Massimiliano Rossi, Giacomo Lo Presti, Silvio Scialpi, Corrado Carrubba, Salvatore Leotta, Paolo Giannetti, Rosario Caruso, Ufficio Storico della Marina Militare, la sezione Cinefoto dell’UPICOM. Stampa: Tipografia Facciotti - Roma
chiuso in redazione il 13 magigo 2016
A N N O L XIII - M AG G I O 2016
Editoriale
di Antonio Cosentino
Sitrep
Nave Euro in operazione Atalanta di Emanuele Scigliuzzo
Nave Carabiniere di Simone Fojanini
Benvenuta nave Margottini di Marika Tinè
“Passan così le belle navi” di Paolo Bonora
Luigi Rizzo, raccontato attraverso gli occhi di una figlia di Eleonora Ricci
Inserto centrale: 85 anni e non sentirli, nave Vespucci il veliero senza tempo
Ufficio Pubblica Informazione e Comunicazione della Marina
Notiziario della Marina - piazza della Marina, 4 00196 Roma
N ORME
Sommario
della
26 32 36 38 42 44 48
di Umberto Castronovo, Alessandro Lentini, Giuseppe Lucafò, Roberto Carnevale
I Fari si illuminano di luce propria di Salvatore Tumminello Gli uomini che hanno fatto la storia della Marina, Gino De Giorgi di Desirèe Tommaselli La sicurezza in mare, emergenze in mare: soccorrere o essere soccorsi di Alessandro Lentini I nostri atleti a Rio: Antonino Barillà di Pasquale Prinzivalli, intervista di Rosario Naimo
Un fisico “speciale” a cura del Gruppo Operativo Incursori Il mese in immagini di Emanuele Scigliuzzo Recensione di Desirèe Tommaselli
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In copertina: nave Amerigo Vespucci, in navigazione a vele spiegate.
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Editoriale
N
Mar Mediterraneo, 31 gennaio 2016. Nave Carlo Margottini (F 592) in navigazione. L’unità è la terza delle fregate classe FREMM (Fregate Europee Multi Missione) e la seconda della classe in configurazione ASW (Anti Submarine Warfare).
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della
egli ultimi anni parlare di Marina e di operazioni per la stabilità internazionale è stato quasi la stessa cosa. Non trascorre un mese senza che le navi della nostra Forza Armata solchino i mari di interesse nazionale per tutelare gli interessi e la sicurezza del Paese. Ne è testimone nave Carabiniere, di ritorno da sei mesi
di Antonio Cosentino
di antipirateria in Corno d’Africa con l’importante ruolo di flagship del task force multinazionale, così come anche nave Euro, partita nel frattempo per l’operazione europea Atalanta. Mentre queste navi italiane percorrono miglia e miglia nelle acque del Mediterraneo allargato, altre navi entrano in Squadra, come il Margottini, che ha ricevuto la bandiera di
combattimento e inizia la sua missione in Marina. In questo numero, poi, abbiamo dedicato ampio spazio alla campagna di nave Vespucci, che sta facendo tappa nei principali porti italiani per dare modo alla popolazione di incontrare la nave più bella. Quindi vi racconteremo la vita di un grande uomo del passato, l’ammiraglio
Gino De Giorgi, e vi parleremo di fari e sicurezza in mare. Non mancherà nemmeno la nostra rubrica sportiva dedicata agli atleti di Marina a Rio, iniziando da Antonio Barillà, che arricchiremo con la nuova rubrica “un fisico speciale”, curata nientemeno che dagli Incursori del Comsubin, veri specialisti in materia! Come sempre, sono mille le sfaccettature di questa nostra Forza Armata che ha dimostrato con i fatti di saper proteggere la
vita umana dalla furia del mare, come ci racconta il vero fautore di una campagna umanitaria senza pari, un uomo che ignorando sterili discussioni, proclami e strumentalizzazioni, ha saputo motivare ed impiegare tutta la Marina per il fine più nobile: salvare persone! All’ammiraglio De Giorgi, che ci racconta questa missione in “SOS uomo in mare”, vogliamo dedicare la giusta e meritata attenzione. Buona lettura!
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oceano atlantico
ROUTE
SITREP
SURVEY
Attività di controllo dei fondali per la sicurezza della navigazione lungo le rotte di accesso ai porti
maggio
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Cacciamine GAETA
NATO - OPERATION ACTIVE ENDEAVOUR NATO MARITIME COMMAND NORTHWOOD (MARCOM)
Operazione di sicurezza e sorveglianza per il contrasto al terrorismo internazionale Fregata ALISEO
BONIFICHE
mar
ORDIGNI IN MARE
Attività di disinnesco/neutralizzazione di ordigni esplosivi in mare Personale Gruppo Operativo Subacquei
OPERAZIONE MARE SICURO Operazione di presenza, sorveglianza e sicurezza marittima nel Mediterraneo centrale per la tutela degli interessi nazionali Fino a 5 unità navali: Cacciatorpediniere DURAND DE LA PENNE, CAIO DUILIO Fregate BERGAMINI (flagship), LIBECCIO, GRECALE, ZEFFIRO, AVIERE Pattugliatori BORSINI, BETTICA, VEGA
VI.PE./OPER.CONSTANT VIGILANCE
mar mediterraneo
Attività di presenza/sorveglianza Vigilanza Pesca/Controllo flussi migratori 1 Pattugliatore/Corvetta: SPICA
EUNAVFOR - MED EUROPEAN UNION NAVAL FORCE
Operazione di contrasto al traffico di esseri umani nel Mediterraneo Portaerei CAVOUR (flagship)
JOINT OPERATION TRITON Operazione congiunta di controllo delle frontiere esterne della UE sotto egida dell’agenzia FRONTEX Personale MM presso ICC Pratica di Mare
MCCID MALTA Missione italiana di collaborazione nel campo della Difesa Personale Marina Militare
RECUPERO RELITTO Operazione di recupero del peschereccio naufragato il 18 aprile 2015 Nave Anfibia SAN GIORGIO, Nave Salvataggio ANTEO, Cacciamine ALGHERO, Nave Moto Trasporto Costiero TREMITI, Personale Gruppo Operativo Subacquei
ATTIVITÀ DI DIFESA E SICUREZZA MARITTIMA NAZIONALE OPERAZIONI DI SICUREZZA MARITTIMA INTERNAZIONALI ATTIVITÀ DI COOPERAZIONE E OPERAZIONI INTERNAZIONALI CONCORSI/COLLABORAZIONI CON ALTRI DICASTERI NAZIONALI CAMPAGNE NAVALI/D’ISTRUZIONE, ATTIVITÀ ADDESTRATIVA COMPLESSA
mare terra
n
ar
UNIFIL UNITED NATIONS INTERIM FORCE IN LEBANON
Forza di Interposizione in Libano delle Nazioni Unite Personale Marina Militare
OPERATION INHERENT RESOLVE OPERAZIONE PRIMA PARTHICA Operazione di contrasto del terrorismo islamico Gruppo Operativo Incursori
COMBINED MARITIME FORCES Forza marittima multinazionale per la sicurezza marittima nella regione (Bahrain)
n ero
Personale Marina Militare
OPERAZIONE RESOLUTE SUPPORT Missione NATO di assistenza e supporto alle forze di sicurezza e istituzioni dell’Afghanistan Personale Brigata Marina SAN MARCO, Gruppo Operativo Incursori
M.F.O. golfo arabico
MULTINATIONAL FORCE AND OBSERVERS
Controllo e verifica della libertà di navigazione nello Stretto di Tiran GRUPNAVCOST 10: Pattugliatori ESPLORATORE, SENTINELLA, VEDETTA, Personale Brigata Marina SAN MARCO
oceano indiano
BMIS GIBUTI BASE MILITARE ITALIANA DI SUPPORTO IN GIBUTI
Missione di supporto tecnico-logistico alle forze nazionali in transito/sosta Personale Marina Militare
EUNAVFOR - OPERAZIONE ATALANTA EUROPEAN UNION NAVAL FORCE
Operazione di contrasto alla pirateria marittima dell’Unione Europea Fregata EURO
EUCAP NESTOR
Missione UE civile-militare di Regional Maritime Capacity Building in Corno d’Africa (Gibuti e Seychelles) Personale Marina Militare
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con la collaborazione della Sala Monitoraggio M.M. del 3° Reparto dello Stato Maggiore Marina
Nave Euro in operazione Atalanta di Emanuele Scigliuzzo
Nave Euro ha raccolto il testimone da nave Carabiniere nell’operazione Atalanta nell’ambito della Task Force 465, ed è chiamata ad una missione operativa ed umanitaria che riserverà non poche emozioni al suo equipaggio
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Attività operativa, addestrativa, di cooperazione con marine estere e azioni umanitarie, sono questi alcuni degli aspetti della stessa missione
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alpata da Taranto il 19 marzo scorso, nave Euro è attualmente impegnata nella Task Force 465 (TF 465), composta dalla fregata tedesca Bayern, attuale flagship e dal pattugliatore spagnolo Tornado, nell’ambito dell’operazione Atalanta. Il compito della TF 465 che opera nel contrasto alla pirateria, è quello di scortare i mercantili e le navi del World Food Programme (programma alimentare mondiale), in transito tra
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il Mar Rosso, il golfo di Aden e l’Oceano Indiano. Giunta in area d’operazione, nave Euro, al comando del capitano di fregata Massimiliano Aletta, è stata impegnata in una prima fase addestrativa e di integrazione (CET-FIT: combat enhancement training - force integration training), con le altre Unità della Forza Navale durante la quale ha svolto un rifornimento in mare con la nave ausiliaria statunitense Joshua Humphreys, attività di tiro, di abbordaggio con rilascio del boarding team dall’elicottero e di brillamento di ordigno alla deriva. L’addestramento, finalizzato ad incrementare le capacità operative ed affinare l’integrazione e l’interoperabilità con le altre marine partecipanti all’operazione per testare la è stata anche l’occasione per il contrammiraglio Jan Kaack, comandante della TF 465 (CTF-465), per
Nave Euro, durante l’0perazione Atalanta, in pattugliamento al largo delle coste della Somalia.
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L’equipaggio di nave Euro raccoglie l’affetto dei bambini della Tanzania. A destra: Friendly approach ad un dhow somalo da parte dei boarding team dinave Euro. Nella foto di sfondo: gli operatori EOD di nave Euro, procedono all’innesco della carica sull’ordigno alla deriva.
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incontrare l’equipaggio di nave Euro. L’Unità italiana, oltre a svolgere i canonici compiti operativi in mare, è stata impegnata in altre attività previste dalla missione Atalanta, quali l’aiuto alle popolazioni locali come a Gibuti, durante la visita alla scuola materna Notre-Dame de Boulaos, dove l’equipaggio ha potuto sostenere con aiuti materiali l’istituto. Durante la sosta in Tanzania, l’equipaggio di nave Euro oltre a ricevere la visita dell’ambasciatore d’Italia, Luigi Scotto, ha continuato l’importante cooperazione già avviata da nave Carabiniere con la marina Tanzaniana. Nell’ambito della Local Maritime Capacity Building, sono stati
svolti diversi moduli addestrativi sviluppati in tre giorni, durante i quali il personale del G.O.S. (Gruppo Operativo Subacquei), ha condotto un’esercitazione per la classificazione e la bonifica di ordigni esplosivi, mentre il personale del Brigata Marina San Marco ha lavorato sullo sviluppo delle capacità di boarding da parte degli operatori della marina tanzaniana, l’ultimo giorno di attività addestrativa è stato incentrato sulle procedure mirate alla lotta antincendio di bordo. Durante la sosta a Dar Es Salaam (Tanzania) inoltre, l’equipaggio della fregata italiana ha portato il proprio sostegno ai bambini dell’asilo di Kawe e della scuola di Vingunguti, dove hanno ricevuto la calorosa accoglienza dei
bambini presenti. Ma questi non sono gli unici aiuti portati alla popolazione della Tanzania. Nave Euro, in collaborazione con l’Organizzazione non Governativa, CO.PE (Cooperazione Paesi Emergenti), ha fatto pervenire il proprio supporto ai bambini orfani e malati di HIV dell’orfanotrofio di Nyololo. Attività operativa, addestrativa, di cooperazione con marine estere e azioni umanitarie, sono questi alcuni degli aspetti della stessa missione in cui nave Euro è sempre più protagonista. Buon vento! vai alla notizia web sul sito: www.marina.difesa.it
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Nave Carabiniere
rientra a La Spezia, dopo sei mesi di attività antipirateria in Oceano Indiano
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di Simone Fojanini
’ un pomeriggio di sole quello del 20 aprile 2016, nave Carabiniere costeggiando l’isola del Tino, entra nel golfo dei Poeti - a La Spezia -, accolta dalla folla di parenti in banchina. E’ tanta l’emozione, e l’attesa l’ha resa ancora più vivida. Dopo sei mesi di attività antipirateria in Oceano Indiano, a riceverla c’è anche il comandante della Prima Divisione Navale, contrammiraglio Francesco Sollitto, che porge il suo saluto. Nave Carabiniere, comandata dal capitano di fregata Francesco Saladino, è partita da Taranto lo scorso 9 ottobre. Sotto la guida del Force Commander, contrammiraglio Stefano E. Barbieri, imbarcato sulla fregata italiana con il
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suo staff internazionale, per 155 giorni, nave Carabiniere, ha ricoperto il ruolo di flagship di Eunavfor Somalia, coordinando le attività operative della missione antipirateria Operazione Atalanta; composta da assetti aeronavali spagnoli, tedeschi, olandesi, e da un team lituano imbarcato su una nave del World Food Program - che dal 2008 opera in Oceano Indiano per la sicurezza del traffico marittimo, a tutela di interessi nazionali e internazionali. Nel corso dell’operazione, la fregata ha segnato primati importanti sul fronte della cooperazione militare e delle attività esercitative multinazionali,
come - tra gli altri - i primi appontaggi su FREMM di un elicottero Harbin Z9C cinese e di un SH 60 spagnolo. In aggiunta alle attività di antipirateria, l’unità ha anche condotto importanti attività di supporto e assistenza sociale a favore di alcune fasce disagiate della popolazione in Madagascar e Tanzania.Tra
i compiti di Operazione Atalanta, nave Carabiniere ha contribuito a promuovere, lungo le coste somale, lo sviluppo di un nuovo indotto lavorativo per la popolazione e di una nuova economia legata alla pesca, mediante il supporto fornito alla posa di 25 FAD (Fish Aggregating Devices), dispositivi di aggregazione del pesce; un progetto della United Nations Food and Agriculture Organization (UN FAO) che, per questa attività, ha premiato nave Carabiniere, e con essa la Marina Militare, con un prestigioso riconoscimento ufficiale. Importante il supporto dell’elicottero AB-212, che ha esteso il raggio delle operazioni di pattugliamento delle La Spezia, 20 aprile 2016. Nave Carabiniere al rientro dalla missione Atalanta. (foto di Silvio Scialpi).
aree assegnate, effettuando missioni di ricognizione e raccolta informativa sui villaggi di pescatori lungo le coste somale. Nave Carabiniere, al termine dell’impegno nell’operazione di antipirateria europea Atalanta, ha fatto rotta verso il Qatar, dove ha partecipato, dal 28 al 31 marzo, ad una delle più importanti esposizioni internazionali del settore della difesa, la DIMDEX 2016 (Doha International Maritime Defence Exhibition) e dove è stata ambasciatrice dell’eccellenza cantieristica navale e dell’avanzata tecnologia industriale dei sistemi di difesa del nostro Paese. Dalla nostra partenza ogni evento vissuto, ogni capitolo concluso, è stato come scrivere un libro, comporre una sinfonia. I servizi di bordo sono tutti raggi di una grande ruota, il sistema
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nave, il supporto logistico, le operazioni, il servizio sanitario, la professionalità dei nocchieri di bordo, l’enorme lavoro svolto ogni giorno dalle segreterie. Ancor più di quanto possa dire uno scrittore o un musicista, la composizione che abbiamo lasciato alle spalle è stato frutto del lavoro di una grande squadra, di un equipaggio, e penso che ogni capitolo che abbiamo scritto è bastato a rendere vivida la passione di andar per mare di ognuno di noi. Grazie nave Carabiniere, buon vento a tutti e buon rientro a casa.
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ogni capitolo che abbiamo scritto è bastato a rendere vivida la passione di andar per mare di ognuno di noi
L’equipaggio - l’equipaggio della nave è composto da 145 militari e nel corso della missione, è stato integrato, oltre allo staff internazionale, da un nucleo di palombari specialisti del GOS – Gruppo Operativo Subacquei di Comsubin, dal team di Force Protection della Brigata Marina San Marco e dal nucleo dei piloti, operatori e tecnici specialisti del 2° e 4° Gruppo Elicotteri di Grottaglie e Catania. Nel suo lungo deployment, nave Carabiniere ha effettuato quasi 4.000 ore di moto e percorso oltre 34.000 miglia.
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Nuove collaborazioni con le Marine estere - L’attività condotta ha contribuito a creare e rafforzare nuove collaborazioni con alcune Marine estere come quella cinese, pakistana, giapponese e sud-coreana.
Le visite a bordo - L’unità ha ricevuto a bordo diverse alte autorità nazionali, internazionali e locali, tra cui il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, due ministri della Repubblica, il Segretario di Stato per la difesa tedesco, il comandante e il vicecomandante di Eunavfor.
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Benvenuta nave Margottini Varata il 29 giugno del 2013, la nuova FREMM entra a far parte della Squadra Navale, è inquadrata nella 1ª Divisione Navale presso la base navale di La Spezia da febbraio 2014.
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qualunque siano i mari da solcare o i porti in cui ormeggiare, l’Unità sarà guidata dalla sua Bandiera nella salvaguardia degli interessi nazionali...
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di Marika Tinè
ave Carlo Margottini, terza unità del Programma FREMM (Fregate europee multi-missione), ha ricevuto nel porto di Reggio Calabria la Bandiera di combattimento, consegnata dal sindaco di Reggio Calabria, avvocato Giuseppe Falcomatà, alla presenza delle massime autorità militari e civili. In questo giorno solenne l’equi-
paggio riceve l’importante vessillo, issando la bandiera “a riva”, col dovere di condurre e accompagnare la propria nave in ogni compito, in ogni missione che a essa verrà assegnata. Al termine della cerimonia la bandiera é stata riposta all'interno del cofano donato dall'Associazione Marinai d'Italia di Reggio Calabria. La fregata Margottini sarà pronta a salpare e rispondere ad ogni esigenza, in grado di operare in molte-
Reggio Calabria, 22 aprile 2016. Il momento della consegna della bandiera di combattimento di nave Margottini. (foto Corrado Carrubba)
plici contesti: dall’assolvimento di operazioni antiterrorismo, alla sorveglianza e interdizione dei traffici illeciti; dal controllo dell’immigrazione clandestina, all’assistenza umanitaria in caso di calamità naturali. Qualunque siano i mari da solcare o i porti in cui ormeggiare, l’Unità sarà guidata dalla sua Bandiera nella salvaguardia degli interessi nazionali e nella protezione degli 8.000 km di coste, divenendo portavoce e testimone del grande Eroe di cui porta il nome. La consegna della Bandiera di combattimento, che avviene nel solco di una tradizione risorgimentale, richiama il significato più profondo del compito che a ogni unità navale militare viene assegnato, ovvero la
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progettata secondo una filosofia duale è in grado di svolgere operazioni militari e civili, ha un equipaggio di 167 persone, é lunga 144 metri, larga 19 con un dislocamento di 6700 tonnellate strenua difesa della sovranità nazionale nell'interesse di ogni singolo cittadino, fino alla sua espressione più radicale. Ogni equipaggio ha il dovere di conformarsi a questa consapevolezza come strumento di lealtà e servizio, anche in onore e ricordo dell'estremo sacrificio di coloro che, in tale compito, ci hanno preceduto, come il valoroso capitano di vascello Carlo Margottini, di cui un’unità navale, per la seconda volta, si pregia di portare il nome. Il 26 maggio 1963, la prima nave a portare questo nome, riceveva dalla signora Margottini, sempre nel porto di Reggio Calabria, la Bandiera di combattimento. Il vessillo accompagnò nave Margottini - F595 Reggio Calabria, 22 aprile 2016. Picchetto schierato in banchina durante la cerimonia di consegna della bandiera di combattimento di nave Margottini.
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- per tutta la sua vita operativa. Durante i ventisei anni di servizio la bandiera, simbolo dell'onore della nave, delle sue tradizioni, della sua storia è stata difesa e onorata da ogni membro dell’equipaggio. Nel 1988, anno del disarmo dell’unità, la Bandiera di combattimento venne ammainata e consegnata al Sacrario delle Bandiere delle Forze Armate presso il Vittoriano a Roma. Molti comandanti e molti equipaggi si sono avvicendati a bordo del “vecchio Margottini” condividendo insieme lunghe navigazioni. Il loro ricordo e i loro trascorsi rimangono sicuri e indelebili, inscindibilmente congiunti al nome della nave e della bandiera che hanno portato per mare. Tutto l’equipaggio della nuova nave Carlo Margottini è pronto a raccoglierne la memoria e proseguirne con slancio la missione.
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L’apertura del ponte girevole, un momento suggestivo, emblema del forte legame che unisce la città di Taranto alla Marina Militare
“Passan così le belle navi pronte” di Paolo Bonora
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l ponte girevole, imponente struttura in metallo che unisce l’isola della città vecchia con il borgo nuovo, rappresenta da sempre la principale peculiarità di Taranto conosciuta anche come città dei due mari. Fino al 1400 il collegamento tra le due sponde era garantito da un istmo, rimosso successivamente per proteggere il Castello Aragonese dagli attacchi nemici. In un secondo momento, fu costruito un ponte in legno poi sostituito nelle prima metà del XX secolo dal ponte girevole in metallo attualmente in uso. Il fascino di questa preziosa e particolare opera d’ingegneria fu celebrata anche da Gabriele D’Annunzio in alcuni versi delle
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“Laudi del cielo, del mare, della terra e degli eroi” in cui narrava: “Passan così le belle navi pronte, per entrar nella darsena sicura, volta la poppa al ionico orizzonte”. L’apertura e il passaggio delle “belle navi pronte” attraverso il ponte girevole ha sempre costituito sia per i marinai che per i tarantini un momento suggestivo, emblema del forte legame che unisce la città alla Marina militare. Al passaggio di ogni nave che lo attraversa, oggi come più di cento anni fa, si affacciano infatti sulla passeggiata del Canale Navigabile centinaia di persone che salutano gli equipaggi in partenza o
Taranto 14 giugno 2014.Transito di nave Doria dal canale navigabile in ingresso in Mar Piccolo (foto di Salvatore Leotta).
Passan così le belle navi pronte, per entrar nella darsena sicura, volta la poppa al ionico orizzonte Gabriele D’Annunzio
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al rientro da lunghe navigazioni. Momenti di vibrante emozione durante i quali i familiari trepidano per i cari che partono o fremono per riabbracciare coloro che rientrano. Per gli equipaggi che si apprestano al transito, l’approntamento è intenso e interessa tutti: la notte prima dell’attraversamento, si percepisce un senso comune di particolare concentrazione per condurre una delle manovre che da sempre entusiasma i marinai che se ne rendono protagonisti: le mac-
Taranto 14 giugno 2014.Transito di nave Doria dal canale navigabile in ingresso in Mar Piccolo di Taranto (foto di Salvatore Leotta).
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Momenti di vibrante emozione durante i quali i familiari trepidano per i cari che partono o fremono per riabbracciare coloro che rientrano
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chine devono reagire prontamente ad ogni comando, il timone preciso al decimo di grado e la navigazione condotta seguendo allineamenti successivi ben noti in un susseguirsi di azioni sincronizzate con segnali luminosi e comunicazioni radio che informano dell’apertura, fino a quando la prora ingaggia l’ingresso del canale navigabile. Poi, alcuni interminabili secondi di silenzio e la nave e il suo equipaggio si trovano “nell’altro mare della città”. Se prima della costruzione della nuova Stazione Navale Mar Grande il veder le navi attraversare il ponte girevole rappresentava per il popolo tarantino e gli equipaggi della Marina una cara consuetudine, negli ultimi anni il passaggio del ponte ha
assunto sempre più un carattere di straordinarietà a cui si assiste sempre con un pizzico di nostalgia. Tra le ultime “belle navi pronte” ad aver replicato il tradizionale passaggio vi è il moderno cacciatorpediniere lanciamissili Andrea Doria, che al termine di una breve sosta per lavori nell’Arsenale vecchio ha permesso al suo equipaggio e alla cittadinanza tarantina, accorsa per l’occorrenza, di rievocare sensazioni e ricordi del più recente passato.
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In occasione della ricorrenza dell’impresa di Premuda si commemora l’eroe Luigi Rizzo con una inedita intervista alla figlia Maria Guglielmina Rizzo.
Luigi Rizzo
raccontato attraverso gli occhi di una figlia
Condividere e raccontare i propri ricordi, di per sé, non è mai cosa semplice, poiché le emozioni derivanti dall’evocazione dei tempi passati potrebbero travolgere e sovrastare il narratore. La signora Maria Guglielmina Rizzo Bonaccorsi, figlia dell’eroe Luigi Rizzo, con grande cordialità e coraggio si è resa disponibile ad aprire il suo cuore per poter descrivere la personalità di suo padre e donarne un’immagine, che va al di là di quella
tradizionalistica dell’intrepido marinaio che si è soliti avere. Con un tono di voce gentile, accompagnato da qualche punta di nostalgia, la signora Maria Guglielmina narra gli attimi trascorsi assieme all’eroe. Attraverso le sue parole sarà possibile comprendere al meglio il vero carattere di un uomo che per moralità e condotta, per ardimento e audacia rappresenta, ancor oggi, l’anima della Marina Militare.
intervista a Maria Guglielmina Rizzo
Luigi Rizzo fu un marinaio, un militare, un imprenditore ed eccelleva in ognuna di queste professioni, sembra proprio che per lui tutto fosse possibile… qual era il motore della sua anima, il segreto di questo
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di Eleonora Ricci
suo costante riuscire? Il segreto di ogni suo successo penso proprio che siano stati la costanza, lo scrupolo, la volontà di agire per il meglio, concretamente, la responsabilità ed il dovere verso i compiti assunti. Diceva di non arrendersi a qualche falli-
mento dei nostri propositi: “Battaglia persa non è guerra persa! Impara, non ti scoraggiare, vai avanti e troverai la strada ma non ti fermare!” questa era una frase che diceva spesso... Mio padre aveva la capacità di trarre il meglio anche dalle situazioni più difficili!
“Sono sempre felice di parlare di mio padre e dire a tutti quanto egli fosse straordinariamente buono, coraggioso, onesto e altruista sino all’ultimo minuto della sua vita. Quando egli a Roma, dopo l’operazione subita per un tumore al polmone (ad operarlo fu la medaglia d’oro Paolucci) capì che la fine era prossima e sapendomi in grave debolezza fisica, temendo il peggio per me, finse un miglioramento e mi costrinse a ritornare a Milazzo, raccomandandomi di fare riparare le barche per andare a pescare con lui appena guarito completamente! Era la sera del 21 giugno 1951egli spirò qualche giorno dopo.” Maria Guglielmina Rizzo
La sua vita era il risultato dell’educazione del suo intimo, della prudenza e della cultura. Si preparava molto, perché un marinaio deve essere pronto a tutto. Quando sei in viaggio, in mare, lontano da casa le cose te le devi portare dietro, ti devi organizzare, per questo, lui, che proveniva da una famiglia di marinai dedita ai commerci marittimi, era abituato a studiare e a programmare accuratamente ogni cosa.
Come descriverebbe Rizzo attraverso gli occhi di una figlia, spogliato dell’eroismo leggendario che ancor oggi lo avvolge? Con noi figli era parimenti severo ed affettuosissimo senza smancerie di sorta. Naturalmente la sua severità non ci turbava perché sapevamo che tutto in lui era giusto e il suo fine era di farci crescere bravi e onesti, com’era stato educato lui stesso. Era molto at-
tento alla nostra formazione morale e fisica, ci incentivava ad aprire il nostro cervello, ad avere fiducia in noi stessi ad affrontare con sicurezza il futuro e ad essere ottimisti. In proporzione alle nostre possibilità non ci faceva mancare nulla, studio nelle migliori scuole italiane ed estere, sport, viaggi, libri, enciclopedie, riviste straniere (per la lingua) e spettacoli. Sono sopraffatta dai ricordi della mia giovinezza… Quando avevo otto anni ed ero in collegio a Torino nella Villa delle Regine, mi mandava le pesche gialle dell’Etna e i tarocchi maturi, frutta da me prediletta. Egli veniva a trovarmi tra un treno
e l’altro solamente per darmi un bacio temeva che mi sentissi isolata -. Ricordo con tenerezza quando la sera d’inverno ci riscaldava il guanciale sul termosifone per farci addormentare meglio; e quando nell’imminenza del Natale ci portava nei boschi di Villa Doria a Pegli per raccogliere i muschi e le zolle con le falci per poi aiutarci a preparare il presepio con le statuette comprate da lui stesso. Eravamo legatissimi, avevamo gusti simili: il mare, le pesche, le passeggiate, i silenzi - bastava uno sguardo per capirci - Che gioia stare con lui! L’immagine che si è soliti avere di Rizzo è quella di un uomo avente una grande padronanza di sé, autocontrollo e compostezza ma ci fu un momento in cui sembrò essere fragile? Come lei stessa mi suggerisce aveva una grande padronanza di sé ma quando il 16 settembre del ’43 seppe
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“Mio padre sentiva il dovere verso la Patria, il dovere di dare la vita per essa e di difenderla ma non tollerava l’aggressione. Era contrario a dichiarare guerra alla Francia, già invasa dai tedeschi e in un colloquio con Mussolini, alla presenza di testimoni, disse: “Non attaccherò alle spalle, non si colpisce uno che sta morendo!”. Per di più riteneva che se si vuole fare una guerra e si ha intenzione di vincerla bisogna essere ben preparati e ben armati. Per questo nutriva
della morte del figlio Giorgio, caduto all’Elba a seguito di un’ incursione aerea tedesca, il suo cuore sembrò fermarsi - fu terribile-. In quel momento in lui non vidi fragilità, ma tristezza e disperazione per la perdita di un figlio che aveva dello straordinario come lui. Giorgio era promettente, a ventuno anni era sottotenente di vascello e aveva ricevuto giovanissimo due medaglie. Da Trieste, dove mio padre era alla direzione dei Cantieri ci raggiunse a Grado dov’ero con mia madre. La mamma capì subito, data l’ora inusuale del suo ritorno a casa, della tragedia che ci aveva colpiti. Due sole parole: Giorgio - la nemesi che grande immenso dolore! Né io, né mio fratello maggiore Luigi Giacomo, appena rientrato dalla Croazia dove aveva combattuto sin dagli inizi della guerra e sfuggito ai tedeschi, riuscimmo a consolarli, anzi a consolarci.
Come Lei ha precedentemente accennato, suo padre riusciva a trarre il meglio anche dalle situazioni più
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stima per chi aveva la volontà di fare le cose e di farle bene. Quando l’Italia entrò nel secondo conflitto mondiale divenne nero in volto ed esclamò: “E’ la rovina!”, perché anche nella vittoria ogni guerra comporta una sconfitta: i lutti, la distruzione degli edifici e dei terreni; da questo punto di vista considerava la guerra una maledizione. Il pensiero che con la sua azione erano morte delle persone lo accompagnò sino alla fine”.
drammatiche potrebbe fare un esempio? Ricordo in un periodo in cui si stava cercando di ricostruire l’Italia, mentre stava guardando la televisione disse: “Chissà come avrebbe vissuto questa epoca tuo fratello Giorgio…”. Io in questa frase ho visto un conforto, quasi come se non volesse privare Giorgio dei valori appartenenti all’epoca in cui era cresciuto; quasi come a volerlo proteggere dalla perdita di quegli ideali nei quali egli aveva tanto creduto e che, oramai, nell’Italia del dopoguerra non esistevano più. Nel 1960 la Marina Militare varò la prima fregata in onore di Rizzo, nel 2015 ne è stata varata una seconda - e Lei ne è stata la madrina - cosa avrebbe pensato al riguardo suo padre e come considerava il fatto di
Maria Guglielmina Rizzo
essere il simbolo dell’eroica italianità, un modello di condotta morale e militare? Egli era di un’umiltà straordinaria non si vantava mai delle sue azioni ma era felice quando lo lodavano e lo festeggiavano. Era soddisfatto che tutto si fosse svolto bene, era contento e grato per l’amicizia che gli era data e di aver fatto bene il suo dovere. Sicuramente sarebbe stato fiero di vedere la nave Rizzo. Il momento del varo è stata una cosa fantastica, ho rivissuto una parte della mia giovinezza, perché ero presente anche al primo varo ma all’epoca la madrina fu mia madre. Nel corso della cerimonia provai gioia e soddisfazione in un contrasto di emozioni. Pensavo… che questa dovrà essere una nave a difesa della Patria e dell’umanità, per il salvataggio della vita e per il contrasto alla pirateria perché mio padre non amava la guerra. Il carattere e la personalità di suo padre sono mutati nel corso degli anni? C’è una diffe-
“
Battaglia persa non è guerra persa! Impara, non ti scoraggiare, vai avanti e troverai la strada ma non ti fermare!
renza tra il Rizzo della giovinezza e quello della maturità? No, mio padre è sempre stato una persona lineare… la sua vita era lineare. Anche con il passare degli anni il suo carattere rimase lo stesso, quello di un uomo preciso e volenteroso che mette davanti il dovere verso gli affetti e verso il lavoro. Era molto attento al rispetto del prossimo, specie nei rapporti con i subalterni - così doveva essere - ed era gentile con tutti che ascoltava attentamente e se richiesto dava buoni consigli! Era un uomo molto ironico, sempre
Nella pagina a sinistra: il MAS 15 di Luigi Rizzo durante l’attività di pattugliamento.
sorridente e amava scherzare … era meraviglioso!
Un uomo dalla grande tempra come Rizzo non poteva non avere al suo fianco una donna carismatica come Giuseppina Marinaz, cosa di lei destò l’amore di suo padre? Mio padre arrivò a Grado da Venezia, sotto Dentice di Frasso e venne a conoscenza della vicenda di alcune ragazze che dopo aver cucito una bandiera tricolore l’avevano appesa sul campanile di Grado, quando la città era ancora sotto il controllo degli austriaci. Questi vedendo la bandiera sventolare volevano bombardare il campanile ma mia madre e le altre ragazze rimasero ugualmente al suo interno, in attesa dell’arrivo dei bersaglieri. Mio padre pensò: ma quelle incoscienti cosa face-
”
vano… con il rischio di fare ammazzare tanta gente e i poveri bersaglieri. Egli diceva che le azioni si devono fare concretamente ma non senza un sostegno, un supporto, non senza una forza alle spalle. Allora l’ha voluta conoscere. Mia madre era una donna astuta, intrepida e coraggiosa, la chiamavano “l’eroina di Grado” e mio padre era innamoratissimo di lei, perché vedeva quanto bene facesse, era anima e cuore con tutta la popolazione sempre pronta ad aiutare e a darsi da fare per gli altri. Mia madre aveva un’intelligenza e una vivacità vulcanica pari ad una fresca bellezza e riuscì a conquistare il suo bel marinaio. In ogni cosa che mio padre faceva lei gli era vicino. Era una moglie super! Si sono adorati tutta la vita donando a noi figli tanta serenità e coraggio.
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I Fari si illuminano di luce propria di Salvatore Tumminello
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ell’era dei navigatori satellitari e della cartografia elettronica, la spazzata di un faro continua a trasmettere sicurezza e riesce, con estrema semplicità, a farci orizzontare senza incertezze o fonte di errore. Si può trarre straordinario supporto dai moderni sistemi di navigazione, solo se si è del tutto consapevoli che potrebbero non funzionare o comunque fornire informazioni inesatte. Per proseguire in sicurezza, dovremo essere pronti a utilizzare con confidenza e capacità i nostri sensi quasi come se fossero degli strumenti e i fari, come affidabilissimi
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punti di riferimento. Navigando sotto costa di notte, la verifica ottica di un rilevamento di accostata dalla ventosa aletta di plancia su un fanale rosso carminio lampeggiante, potrebbe evitare tristi conseguenze per la nave piuttosto che la scelta di seguire, come un automa, una rotta su uno schermo pieno di colori e informazioni. Solo un incosciente e inesperto marinaio non comprende Fanale di Scoglio Africa. Formiche di Grosseto. Torre cilindrica in pietra naturale su basamento troncopiramidale, anno di attivazione 1867, altezza 16 metri. Fanale a luce ritmica con alimentazione fotovoltaica. Portata nominale 12 miglia nautiche.
“
il faro era allora una torre argentea, nebulosa, con un occhio giallo che si apriva all'improvviso e dolcemente la sera da “Gita al Faro” di Virginia Woolf (1882-1941)
”
Latitudine: 42° 21,4` N Longitudine: 010° 3,9` E
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“
il faro era diventato quasi invisibile, si era dissolto in un vapore azzurro
”
da “Gita al Faro” di Virginia Woolf (1882-1941)
Faro di Punta Lingua. Isola di Salina (ME). Torre su edificio Bianchi, altezza 11 metri. Fanale a luce ritmica con alimentazione elettrica. Portata nominale 11 miglia nautiche.
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le potenzialità gratuite del proprio senso di orientamento quando inizia a relazionarsi con l’ambiente che lo circonda. Di recente, si è tanto letto e sentito sulla valorizzazione degli alloggi dei fari e del loro riutilizzo, al fine di ovviare all’inarrestabile degrado e abbandono cui soggiacciono, da
Latitudine: 38° 32,2` N Longitudine: 014° 52,3` E
quando molti di essi non sono più abitati dai faristi e dalle loro famiglie. Nel tempo, l’automazione ha inevitabilmente generato un deterioramento degli appartamenti non utilizzati. Lo stesso declino non è avvenuto per le torri faro, le rispettive lanterne con le sorgenti luminose e gli alloggi rimasti in uso. Tali strutture, hanno mantenuto la loro
essenziale funzione e sono state puntualmente mantenute e curate. Ne sono prova gli sforzi per garantire la funzionalità dei segnalamenti che gestiamo. Malgrado i tagli alla spesa pubblica, nell’ultimo quinquennio si è ottenuto un trend di efficienza sempre positivo che nel 2015 ha superato il 97%. La Marina si fa carico di quest’onere dal 1911, da quando la responsabilità della ge-
stione del servizio fari e del segnalamento marittimo passò dall’allora ministero dei Lavori Pubblici. Da oltre un secolo, instancabilmente, facciamo il possibile affinché i fari, i fanali e le mede si accendano al tramonto di ogni giorno e affrontiamo con continuità e dedizione questo servizio pubblico essenziale. Vale la pena ricordare che il 28 settembre del 2003, quando per un blackout tutta l’Italia rimase spenta, le nostre
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coste e porti erano regolarmente illuminati dagli oltre 850 segnalamenti affidati al nostro lavoro. La cura dei fari e dei segnalamenti consente uno stretto legame con il territorio e il mare, permettendo di svolgere al meglio i compiti istituzionali di controllo e difesa delle coste. Ad oggi, l’interesse e l’impegno per i fari è rimasto immutato, anche se gli alloggi di pertinenza possono essere utilizzati per altri
“
scopi; da diversi anni, infatti, per i fari sono state concepite e fortemente auspicate diverse iniziative, con il duplice scopo di ottimizzare la gestione economica del bene patrimoniale “alloggio” e di contribuire al mantenimento della struttura principale di riferimento. Nel 2015, tale orientamento si è concretizzato nella realizzazione del Progetto Valore Paese Fari, promosso congiuntamente dal ministero della Di-
il faro torreggiava, nudo e diritto, scintillando, bianco e nero e si vedevano già le onde che si frangevano in bianche schegge come frammenti di vetro sugli scogli
”
da “Gita al Faro” di Virginia Woolf (1882-1941)
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fesa e dalla Agenzia del Demanio e con il coinvolgimento degli enti territoriali interessati. Il progetto riguarda un certo numero di ex alloggi per “faristi”, relativi a sette fari, restituiti all’Amministrazione finanziaria da diversi decenni (Brucoli, Murro di Porco, Capo Grosso, Punta Cavazzi, Capo d'Orso, Punta Imperatore e San Domino) e ad
Latitudine: 38° 41,6` N Longitudine: 013° 9,3` E
In alto a sinistra: il faro di Capo Spartivento (CA) si trova su un promontorio della Sardegna sud occidentale e costituisce il limite orientale del golfo di Teulada. Torre su edificio a due piani rosso, altezza 19 metri, anno di attivazione 1866. Fanale a luce rotante con alimentazione elettrica, portata nominale 22 miglia nautiche. In alto al centro: Faro Isola di Sant’Eufemia (FG).Torre su edificio a due piani, altezza 27 metri, anno di attivazione 1867. Faro a ottica rotante con alimentazione elettrica, portata nominale 25 miglia nautiche. In alto a destra: Fanale moletto di Levante porto Isola del Giglio (GR). Altezza 6 metri. Fanale a luce ritmica con alimentazione elettrica.
altri quattro fari in capo alla Difesa (Punta del Fenaio e Capel Rosso nell’isola del Giglio, le Formiche di Grosseto e Capo Rizzuto). A breve faranno parte del piano altre strutture di segnalamenti. Un gioco di squadra tra ministero della Difesa e l'Agenzia del Demanio - ha spiegato il ministro della Difesa Roberta Pinotti - nel più ampio progetto per la valorizzazione del patrimonio pubblico italiano. E’ certo che la Marina non permetterà che i fari siano abbandonati al loro destino, senza che possano continuare ad essere fonte di ispirazione, romantici rifugi su panorami mozzafiato, simboli irrinunciabili per territori e tanto altro ancora ma di sicuro, senza spegnere la luce, fosse anche per l’ultimo buon marinaio. vai alla pagina web dei fari e dei segnalamenti sul sito: www.marina.difesa.it
Faro di Punta Cavazzi. Isola di Ustica (PA). Torre cilindrica bianca, altezza 28 metri. Faro a ottica fissa con alimentazione elettrica Portata nominale 16 miglia nautiche.
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Gino De Giorgi
Gli uomini che hanno fatto la storia della Marina
L
dai MAS al Garibaldi
di Desirée Tommaselli foto Ufficio Storico Marina Militare
a corretta sintesi della vita e dell’operato dell’ammiraglio Gino De Giorgi pubblicata sul Notiziario nel settembre 1979, fu “devozione e totale dedizione alla Marina”; poche e significative parole che forniscono la chiave di lettura di 45 anni di attività condotti attraverso il secondo conflitto mondiale - vissuto in prima linea, ininterrottamente a bordo -, la guerra di liberazione e la cobelligeranza con gli angloamericani fino alla guerra fredda. Quarantacinque anni di incarichi di responsabilità, fin dalle prime esperienze nello strategico servizio telecomunicazioni unitamente a quello sulle unità sottili, ambiti d’impiego che continuarono a interessarlo negli anni a venire e a cui dedicò gran parte del suo impegno professionale. Comandante di MAS e di motosiluranti, tra il novembre 1942 e l’agosto 1943 si distinse prima in Mar Nero contro le unità sottili sovietiche, poi in Mediterraneo contro le navi britanniche; le capacità professionali, il coraggio e la tenacia dimostrate gli fecero guadagnare la stima e l’amicizia del comandante Francesco Mimbelli, col quale, tra le altre, condivise l’impresa di Capo Spartivento: la notte del 15 agosto 1943 i due, rispettivamente in qualità di Capo Flottiglia e Comandante in 2^, salirono a bordo della MS 31, comandata dal sottotenente di vascello Antonio Scialdone; la manovra d’attacco contro il cacciatorpediniere inglese Troubridge – che inflisse sei giorni di lavori all’unità nemica - fu di De Giorgi, che fu decorato di Medaglia d’Argento al Valore Militare. Nel 1974 i “Tre di Capo Spartivento” si ritrovarono a Brindisi, in occasione dell’ultimo ammainabandiera della MS 31, rinominata nel dopoguerra MS
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L’ammiraglio di squadra Gino De Giorgi, capo di Stato Maggiore della Marina dal 5 maggio 1973 al 17 luglio 1977.
473. Alla cerimonia De Giorgi presenziò quale capo di Stato Maggiore della Marina, ricordando nel suo discorso le gloriose imprese dell’unità e gli uomini che le compirono, omettendo il proprio nome e la propria
partecipazione ad una delle azioni di quella motosilurante. Annunciò, invece, che la MS 473 non sarebbe stata “demolita ma custodita quale prezioso cimelio storico” affinché il “patrimonio spirituale” che derivava dalla “intrepida motosilurante” non andasse disperso e ad esso le future generazioni potessero attingere “forza per sempre meglio operare al servizio dell’Italia”. La pro-
messa fu mantenuta: la MS 473 è tutt’oggi esposta al pubblico a Venezia, nel padiglione delle navi del Museo Storico Navale della Marina militare. Ma la cerimonia fu soprattutto l’occasione per parlare del futuro: la Marina perdeva un’altra un’unità e attendeva che il Parlamento e il Governo si pronunciassero sulla Legge Navale, il provvedimento atto a salvare dall’estinzione, nel giro di pochi anni, la flotta militare. Si trattava del progetto prioritario del capo di Stato Maggiore, nonché, forse, dell’impresa più impegnativa della sua carriera. Della necessità di una Legge Navale aveva iniziato a parlare e scrivere l’ammiraglio Spigai, seguito poi dall’ammiraglio Roselli Lorenzini, predecessore nell’incarico di De Giorgi. Ma fu quest’ultimo ad ottenere il varo della legge tanto auspicata, risultato raggiunto grazie ad una capillare “campagna di sensibilizzazione”, condotta a tutti i livelli, sul tema della marittimità dell’Italia e del conseguente ruolo della Marina. Tenace combattente in tempo di pace come in tempo di guerra, orientò tutte le energie dello Stato Maggiore Marina per il conseguimento di tale scopo, tanto che già nel settembre 1973, a pochi mesi dal suo insediamento, poté proporre all’attenzione del ministro della Difesa un pro-memoria contenente una bozza di quella Legge Navale, corredata da una relazione illustrativa. La prima edizione di quello che prenderà il nome di Libro Bianco, allora intitolato Direttive e
Orientamenti di massima della Marina Militare per il periodo 1974-1984, arrivò il mese successivo e De Giorgi lo presentò e lo condivise con i frequentatori del corso dell’Istituto di Guerra In alto: Mas in navigazione. De Giorgi, col grado di tenente di vascello, fu Comandante della 19^ Squadriglia, dislocata in Mar Nero da dicembre 1942 a luglio 1943. A seguire: l’unità MS 31, protagonista dell’im-
Marittima all’inaugurazione dell’anno accademico 1973-1974. L’instabilità e pericolosità del Mediterraneo con la conseguente tutela degli interessi nazionali e delle linee di co-
presa di Capo Spartivento del 15 agosto 1943. Sotto: l’unità MS 473 a sinistra (già MS 31), musealizzata, per volontà dell’ammiraglio De Giorgi, nel Padiglione delle Navi del Museo Storico Navale di Venezia.
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Ogni strada della comunicazione venne percorsa per creare una coscienza comune sulla marittimità dell’Italia, come già auspicato da Thaon di Revel. Un generale consenso venne raggiunto e nel 1975 la Legge Navale venne varata: 1.000 miliardi in 10 anni per la sopravvivenza della Marina, ma anche, a cascata, dell’industria italiana e dei suoi dipendenti; un investimento da iniettare nel settore cantieristico e da suddividere tra gli stabilimenti del Nord e meridionali. Come disse lo stesso ammiraglio dalla “tribuna” della Rivista Marittima, la Legge Navale rappresentava “il coronamento di quasi due anni di lavoro intenso e tenace” nonché “la concreta testimonianza dell’attenzione posta ai problemi della difesa sul mare” da parte del Parlamento e del Governo che avevano “così dato atto dell’impegno costante e della serietà di
municazione marittime, la centralità del mare per l’Italia ed il ruolo di quest’ultima nella difesa dell’occidente nel quadro dell’Alleanza Atlantica, nonché nell’equilibrio tra i Paesi mediterranei e l’Europa continentale, furono argomenti promossi non solo nell’ambiente politico e militare, ma anche in quello dei “non addetti ai lavori”, degli italiani tutti, raggiunti a mezzo stampa e attraverso i filmgiornali di attualità. In alto: Riva Trigoso (GE), 2 febbraio 1981. Varo di nave Maestrale, la prima nave ad entarre in servizio dopo la Legge Navale. A destra: Monfalcone (TS), 4 giugno 1983.Varo di nave Garibaldi; prevista nell’ambito della Legge Navale fu la prima unità a tutto ponte della Marina.
La vita in poche righe...
N
di Desirée Tommaselli
ato a Firenze il 17 luglio 1914, entrò nel 1932 in Accademia Navale, da cui uscì col grado di guardiamarina nel 1936. Imbarcato sull’incrociatore Zara (agosto 1935 - luglio 1937), fu destinato, da sottotenente di vascello, all’allestimento del cacciatorpediniere Giosuè Carducci (luglio 1937). In servizio nel periodo prebellico sull’incrociatore Giovanni delle Bande Nere (aprile – dicembre 1939) e sulla nave ausiliaria Asmara (dicembre 1939 – maggio 1940), fu promosso tenente di vascello nell’ottobre 1940. Quale addetto al Servizio Comunicazioni della 2^ Squadra Navale sulle navi ammiraglie Pola (luglio – dicembre 1940), Vittorio Veneto (dicembre 1940 – marzo 1941), Lit-
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torio (aprile – ottobre 1941) e Duilio (dicembre 1941 – novembre 1942), partecipò a numerosi scontri, per i quali fu insignito di due Croci di Guerra al Valore Militare. Posto al comando della 19^ Squadriglia MAS. dislocata in Mar Nero (dicembre 1942 - luglio 1943), per le azioni svolte contro unità sovietiche fu insignito di Medaglia d’Argento al Valore Militare. Comandante in 2^ del Gruppo Flottiglie MAS (luglio – settembre 1943), prese parte a molteplici missioni atte a contrastare le forze angloamericane in acque nazionali. Tra queste azioni, quella compiuta a Capo Spartivento (15 agosto 1943) gli valse il conseguimento della seconda Medaglia d’Argento al Valore Militare. Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 raggiuse Roma dove, prestato servizio presso l’Ufficio di Gabinetto del Ministero della Marina e l’Ufficio di Collegamento con la Regia
intenti della Marina”. La Legge Navale fu l’eredità lasciata da De Giorgi alla Forza Armata per i seguenti 30 anni e più, rappresentata dalla realizzazione delle unità navali dalla classe Maestrale al Garibaldi. E’ stata questa l’eredità di un uomo che ha così “profondamente amato…il mare e la Marina” tanto da voler assicurare a quest’ultima l’esistenza e l’efficienza, ben oltre i limiti della propria vita.
L’ammiraglio De Giorgi, in plancia di nave Vittorio Veneto, accanto al Comandante della Squadra Navale, ammiraglio Bucalossi.
In alto: Taranto, 30 maggio 1973. L’ammiraglio De Giorgi passa in rassegna l’equipaggio del Veneto in occasione della cerimonia del passaggio di consegne del Comando della Squadra Navale all’ammiraglio Luciano Bucalossi.
Marina del Comando della Città Aperta, partecipò alla Resistenza della città nella Banda di Patrioti “Filippo”. Durante la cobelligeranza fu segretario di flottiglia a bordo del cacciatorpediniere Legionario (ottobre 1944 - maggio 1945). Dopo il comando della corvetta Driade (giugno 1945 - giugno 1946) passò a quello del Gruppo Dragamine di Venezia (ottobre 1946 – gennaio 1947), impegnato nei primi anni di pace nello sminamento delle acque dell’Adriatico. Promosso capitano di corvetta (febbraio 1948), ricoprì l’incarico di Capo Servizio Telecomunicazioni presso il Dipartimento di Venezia (febbraio 1948 – ottobre 1950). A conclusione del corso presso l’Istituto di Guerra Marittima (novembre 1950 – ottobre 1951), fu imbarcato su nave Alabarda (ottobre 1950 – gennaio 1952). Avanzato nel grado di
capitano di fregata (gennaio 1952), ebbe il comando della 1^ Flottiglia GIS (gennaio – settembre 1952). Capo Servizio Telecomunicazioni presso il Dipartimento di Napoli (ottobre 1952 – febbraio 1954) e presso la Squadra Navale e Comando alleato del Mediterraneo Centrale (marzo 1954 – luglio 1957), fu posto a capo della 4^ Squadriglia Corvette (agosto 1957 – maggio 1958). Promosso capitano di vascello (gennaio 1959), fu rappresentante italiano presso il Comando Alleato dell’Atlantico (SACLANT) di Norfolk e addetto allo Standing Group di Washington (settembre 1958 – agosto 1960).Al rientro dal corso presso il Naval War College (agosto 1960 – agosto 1961), diresse la Scuola Comando Navale (settembre 1961 – settembre 1962). Capo di Stato Maggiore della 1^ Divisione Navale (settembre 1962 – settembre
1963), fu promosso contrammiraglio (dicembre 1964). Concluso il corso presso il Centro Alti Studi Militari (ottobre 1964 – maggio 1965) ricoprì l’incarico di Capo Reparto Telecomunicazioni dello Stato Maggiore Marina (giugno 1965 – agosto 1968). Avanzato nel grado di ammiraglio di divisione (dicembre 1968), ebbe il comando della 2^ Divisione Navale (ottobre 1968 - ottobre 1969). Capo dell'Ufficio Pianificazione Generale e Finanziaria (novembre 1969 - gennaio 1970) e Sottocapo di Stato Maggiore della Marina (gennaio 1970 - marzo 1972), fu promosso ammiraglio di squadra (nel dicembre 1971). Comandante della Squadra Navale (marzo 1972 - maggio 1973), fu nominato Capo di Stato Maggiore della Marina il 5 maggio 1973, mandato che ricoprì fino al 17 luglio 1977. Morì a Roma il 13 settembre 1979.
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La sicurezza in mare
Emergenze in mare: soccorrere o essere soccorsi testo di Alessandro Lentini, vignette di Paolo Giannetti
L
a sicurezza in mare è la prima regola da tenere a mente prima di intraprendere il proprio hobby o il proprio lavoro nautico, di qualsiasi genere si tratti. La corretta conduzione del mezzo o la perfetta condizione dello stesso non sono la garanzia di aver eliminato tutti i possibili pericoli. In caso di emergenza si devono avere a bordo gli strumenti adatti a far fronte alle situazioni di pericolo che ci si può trovare ad affrontare sia che il nostro ruolo sia quello di soccorritore o quello di assistito. Il trasmettitore VHF sul canale 16 è
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utilizzato per le comunicazioni d’emergenza o richieste di soccorso, quindi deve essere lasciato libero dalle altre comunicazioni. Il funzionamento è semplice: prima
Ricorda! nei primi tre “minuti di ogni mezz’ora
sul canale 16 va rispettato il silenzio radio: sono esclusivi delle comunicazioni d’emergenza
”
di iniziare una trasmissione bisogna controllare che non ce ne siano altre in corso nello stesso istante, ascoltando il canale per almeno un minuto. Le richieste che possono essere fatte sul canale 16 sono tre: “Mayday!”, quando si è in una reale situazione di rischio per la vita umana; “Pan” quando si deve segnalare con urgenza un pericolo per l’imbarcazione o l’equipaggio; “Securitè” per segnalare un pericolo per la navigazione. La richiesta di soccorso va completata con i dati distintivi dell’imbar-
se pensi di poter “ Ricorda! ottenere un utile risultato
puoi prestare soccorso spontaneo senza che ti venga richiesto dall’autorità istituzionale
”
cazione, dalle coordinate geografiche e dalla natura del pericolo. Il sistema Search and Rescue, ricerca e soccorso a livello mondiale, per-
mette alle istituzioni che ricevono una richiesta di soccorso di utilizzare i propri mezzi istituzionali ma anche di disporre di qualunque altro
mezzo nelle vicinanze del richiedente il soccorso, assumendone il controllo finché lo richiede la situazione d’emergenza. Potremmo quindi ritrovarci a diventare soccorritori con le regole imposte dal codice della navigazione e dal piano SAR in vigore per cui il competente organo istituzionale designa l’unità navale più vicina al richiedente aiuto per prestare soccorso. Gli articoli del codice della navigazione che regolano gli obblighi di assistenza e salvataggio sono il 485, il 489 e il 490.
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I nostri atleti a Rio 2016 TIRO AL VOLO
Antonino Barillà
A
di Pasquale Prinzivalli
ntonino Barillà, atleta del Gruppo Sportivo della Marina Militare, parteciperà per la disciplina sportiva del “Tiro al Volo” alle prossime Olimpiadi di Rio de Janeiro in programma il pros-
“
simo agosto. Il ventinovenne campione calabrese, elemento di spicco della squadra nazionale, guidata dal commissario tecnico Mirco Cenci, ha centrato la storica qualificazione olimpica in virtù dell’oro a squadre e dell’argento individuale conquistato con 143 piattelli, suo record
annoverare tra i nostri atleti il Gruppo Sportivo della Marina Militare è motivo di grandissimo orgoglio, di una eccellenza che riguarda la Marina ma anche la Federazione Italiana Tiro a Volo
”
Luciano Rossi presidente della Federazione Italiana Tiro a Volo
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personale, dietro solo al cinese Hu Binyuan, risultati questi ottenuti ai campionati del mondo di Granada in Spagna. Il nostro atleta gareggierà nella specialità Double Trap, ma in che consiste? cerchiamo di spiegarlo in poche parole. E’ l'ultima specialità nata fra quelle
olimpiche: i tiratori sparano alternandosi su cinque pedane come per la fossa olimpica e devono colpire, con i due colpi in canna, due piattelli che escono simultaneamente, a traettoria fissa e divergenti fra loro, lanciati da due macchine poste in una fossa a quindici metri dal tiratore. Ogni campo è dotato di due macchine che lanciano i "doppietti"
secondo i tre schemi previsti dal regolamento. La gara si svolge in una sola giornata, nel seguente modo: nelle gare maschili ogni serie è composta di 50 bersagli; gli atleti sparano a 150 piattelli ed i primi sei classificati sono ammessi alla finale, un'altra serie di venticinque "doppietti" ne definisce la graduatoria.
Nelle gare femminili le serie sono di 40 piattelli e la competizione termina a 160 bersagli. Il Notiziario ha seguito per voi gli allenamenti del Gruppo Sportivo della Marina Militare, insieme al presidente della Federazione Italiana Tiro a Volo Luciano Rossi, il commissario tecnico della squadra nazionale Mirco Cenci, ed ha visto come si allenano altri due atleti di punta della Marina come Ferdinando Rossi e Alessandro Chianese che sarà riserva ai Giochi Olimpici di Rio ed ha intervistato, ovviamente, Antonino Barillà. L’atleta della Marina MIlitare Antonino Barillà durante una sessione di allenamento.
I nostri atleti a Rio 2016
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L’ intervista di Rosario Naimo
Antonino Barillà, possiamo dire che sei il punto di forza della squadra di Tiro a Volo della Marina Militare e della nazionale? Si, è un immenso piacere e soprattutto un onore rappresentare in giro per il mondo il nome della Marina Militare. Sono
sei anni che appartengo al gruppo sportivo della Marina, in questi sei anni molto intensi, grazie al supporto della Forza Armata sono riusciuto a migliorarmi e a scalare il ranking italiano e mondiale piazzandomi nelle prime posizioni a livello internazionale, riuscendo a conquistare medaglie importanti e soprattutto la carta olimpica per la partecipazione alle Olimpiadi di Rio di quest’anno.
Com’è nata la tua passione per il tiro a volo? Il tiro a volo è una passione di famiglia in quanto mio nonno fondò un campo di tiro al volo a livello amatoriale più di quarant’anni fa a Reggio Calabria. Io per scherzo, gioco e per curiosità cominciai a tirare le prime fucilate in questo campo, poi poco alla volta iniziai a gareggiare girando l’Italia ed il mondo ottenendo risultati su risultati e a migliorarmi.
Come ti sei arruolato in Marina? Grazie ai miei risultati sportivi, quando ancora sparavo per la mia società di tiro a volo che era l’a.s.d. “Nino Barillà” di Reggio Calabria, nel 2009 ho partecipato ad un concorso pubblico per titoli e sono entrato in Marina Militare, da gennaio 2016 sono un tiratore della Marina a tutti gli effetti. Quali sono i tuoi punti di forza? I miei punti di forza e penso quelli di qualsiasi altro atleta, sono la determinazione e il coraggio. Potrei elencarne altri ma a mio avviso quello che li racchiude un po tutti è l’ equilibrio personale. Un altro aspetto importante è quello di stare bene con te stesso, fare il tuo lavoro con professionalità, con amore e con passione, da questo punto di vista mi ritengo fortunato perchè ho fatto della mia passione il mio lavoro.
Parlavi di equilibrio, l’equilibrio è anche la caratteristica principale di un tiratore? Esatto, l’equilibrio deve essere fondamentale, l’ equilibrio fa si che una persona raggiunga la giusta condizione fisica, mentale e psicologica per affrontare gli allenamenti e soprattutto le competizioni. Noi tiratori ci giochiamo un europeo, un mondiale una olimpiade su un piattello sparandone 200, la differenza sul quel piattello la fa l’equilibrio che un atleta possiede. Dei campioni del passato c’è qualcuno che ti ha indotto a seguire questo sogno e magari ti ha insegnato qualcosa? Quando iniziai a fare questo sport a livello
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nazionale vedevo questi mostri sacri che erano tiratori di altissimo livello come Di Spigno, Innocenti, D’Aniello che adesso sono compagni di squadra, ora mi confronto con loro tutti i giorni e sono anche miei amici, questo per me è stato un cambiamento importante perchè guardando loro mi sono ispirato. Sicuramente quando penso, alle Olimpiadi del 2008, a D’Aniello che conconquista una medaglia d’argento e poi pensare che adesso mi alleno con lui e che oltre ad un collega è anche un amico mi da ancora più carica e mi fa pensare che posso provarci, ci posso riuscire. Giorno dopo giorno, il fatto di allenarmi con altri campioni mi da sicuramente un appiglio uno sprone in più per fare sempre meglio.
il supporto della forza armata come lo è la Marina Militare nel mio caso mi ha dato l’opportunità di fare lo sport a livello professionistico, cosa che non avrei mai potuto fare rimanendo nella mia società di appartenenza. Partecipare alle varie competizioni in giro per il mondo ed avere alle spalle una forza armata che ti segue è un valore aggiunto. La Marina mi da la possibilità di allenarmi su questo campo con i piattelli, con le munizioni e mi supporta giorno dopo giorno, senza questo sarebbe stato impossibile arrivare a questi livelli.
Antonino Barillà
Qual è il tuo risultato indimenticabile fino ad ora? Penso che il risultato più bello è stato la conquista della carta olimpica. Sono arrivato al mio primo mondiale, il secondo mondiale da senior non essendo tra i favoriti però sono partito da qui con la consapevolezza di potermela giocare di fare un’ottima gara, un’ottima qualificazione e arrivare in semifinale con campioni mondiali e medaglie olimpiche. Forse ero quello più giovane il più inaspetatto, questo mi ha dato una carica talmente grande che sono riuscito a batterli e a conquistare la qualificazione alle Olimpiadi. Questo è il risultato che rimarrà per sempre nei miei ricordi, è stato un successo si inaspettato ma molto, molto voluto e cercato.
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data di nascita: 21 novembre 1987 luogo di nascita: Reggio Calabria altezza: 186 cm peso: 90 kg sport: Tiro a Volo specialità: Double Trap
Antonino ha iniziato la sua attività proprio con me a 16 anni, ha avuto una forza di volontà straordinaria, veramente encomiabile, spero che prossimamente raccolga i frutti di questo suo grande sforzo
”
Mirco Cenci, Direttore Tecnico della nazionale italiana Double Trap Come ti immagini la tua avventura olimpica, qual è il tuo obbiettivo? Immaginarla è difficile perché, chiunque mi parla di una Olimpiade mi parla di una gara a sè, una gara diversa da tutte le altre per importanza per il contorno, io sto lavorando per arrivare a questa gara senza pensare che sarà una Olimpiade. Una pressione così alta può fare male e non bene, mi sto preparando con le persone che mi stanno accanto proprio per arrivare a questo appuntamento ed essere cosciente che è una gara importante ma non è una gara diversa dalle altre. L’affronterò in modo tranquillo, ci proverò, ovviamente non andrò lì per perpartecipare, ma con l’obbiettivo di centrare la semifinale e giocarmela con chiunque. Nella tua crescita professionale e agonistica cosa ti ha dato in più la Marina? La Marina mi ha dato tutto. Dal punto di vista professionale
2011
Medaglia di Bronzo Universiadi 2012
Medaglia d’Oro Universiadi 2013
Medaglia di Bronzo Campionati mondiali
Medaglia d’Argento Giochi del Mediterraneo
Medaglia d’Oro Universiadi
il palmares 2014
Medaglia d’Argento Campionati mondiali
Medaglia d’Oro a squadre Campionati mondiali 2015
Medaglia d’Oro Coppa del Mondo
Medaglia di Bronzo Giochi europei
I nostri atleti a Rio 2016
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Un fisico “speciale”
Da questo numero, in collaborazione con il Gruppo Operativo Incursori, il Notiziario propone ai suoi lettori una nuova rubrica per una sana attività fisica. Buon allenamento!
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fase 1
Testi e foto a cura del Gruppo Operativo Incursori
a nostra rubrica vuole porre in evidenza le metodiche riguardanti il condizionamento atletico e gli esercizi utilizzati dagli Incursori della Marina Militare per raggiungere i parametri prestativi di cui hanno bisogno. I sistemi allenanti e le metodologie che verranno proposte, con le dovute adattabilità, vogliono essere d’aiuto sia a chi non ha velleità agonistiche, sia per quell’utente che si pone obiettivi prestativi e che quindi cerca nel condizionamento atletico il supporto indispensabile a migliorare le performance del suo sport. Il nostro concetto di condizionamento atletico prevede di creare un atleta che sappia muoversi nei vari domini del fitness e che consapevolmente sfrutti i diversi meccanismi energetici (fosfageno, glicolitico ed ossidativo). Verrà presentato un programma atletico su due tipi di esercizi: multiplanari (non dobbiamo muoverci solo in una direzione, come ci costringe ad esempio la corsa tradizionale su strada, ma applicare anche una corsa che implichi movimenti che si sviluppano sui tre assi) e multiarticolari (siamo un corpo solo e come tale dobbiamo riappropriarci di movimenti naturali e completi). Per riuscire in un tale obiettivo è necessario applicarsi su esercizi a corpo libero e su quelli multi-articolari della pesistica di base che non isolano i movimenti ma sviluppano ed enfatizzano l’uso di più muscoli-articolazioni contemporaneamente. L’intenzione è quella di proporre il mondo della preparazione fisica così come noi lo concepiamo. Mentre tutti parlano di macchine noi parliamo di corpo libero, bilancieri liberi, esercizi ed attrezzi funzionali. Tutti parlano di
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Divaricare leggermente le gambe per posizionare i talloni al suolo con una larghezza che non ecceda (è tollerata anche una larghezza di poco superiore) la larghezza delle spalle. La punta del piede deve essere leggermente orientata verso l’esterno. Il peso del corpo rigorosamente mantenuto sul tallone per tutta la durata dell’esercizio.
Workout proposto: 5x10 - 15 air squat (curando la tecnica di esecuzione) Tabata - Air Squat fase 2
Spingere indietro il bacino mantenendo le spalle addotte (arretrate). Mantenere il petto e lo sguardo alto. Le ginocchia non devono convergere all’interno ma seguire la linea immaginaria formata dal tallone e dalla punta del piede. Continuare a portare il bacino verso il basso.
Lo squat
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no dei primi movimenti multiarticolari che sono insiti nel nostro patrimonio genetico/ biomeccanico è la possibilità di andare in accosciata (to squat). Fate questa piccola prova. Chiedete a un bambino di compiere il movimento di “accosciata”, senza l’ausilio di una sedia e senza toccare i glutei a terra.Vedrete che il soggetto divaricherà le gambe, porterà il sedere all’indietro mentre la schiena, per mantenere il network anatomico in equilibrio, si fletterà leggermente in avanti. Si avvierà, con questo assetto, la fase negativa del movimento (fase eccentrica) che prevede una triplice flessione (articolazione dell’anca – ginocchio caviglia). Gli stessi movimenti attuatori, questa volta ovviamente in fase positiva (fase concentrica), saranno attuati e necessari per risalire e portarsi nuovamente nella stazione eretta. Questo movimento multi-articolare è quello che è conosciuto come squat a corpo libero (air squat) ed è il movimento biomeccanicamente più sicuro per portarsi in una posizione di “seduta” muscoli, noi parliamo di catene muscolari e mentre il mondo parla di stretching noi parliamo di posture. Per offrire un lavoro più coerente e completo possibile le linee guida degli incontri verteranno sempre su aspetti pratici e teorici. Un tale binomio, seppur mantenuto su aspetti basici, è ritenuto indispensabile perché consente di creare nel lettore quel tessuto conoscitivo determinante a dare obiettività ai workout proposti. La pratica e la teoria sono strettamente correlate al fine di dirigere l’allenamento su traguardi realistici, di efficienza sia prestativa che di sicurezza. Il nostro obiettivo è di appassionare ed aiutare voi lettori alla sana pratica sportiva e ricordate: l’allenamento deve essere semplice, efficiente dal punto di vista del tempo ed efficace dal punto di vista muscolare.
fase 3
Mantenere arretrato il bacino avendo cura che le ginocchia non oltrepassino la punta del piede Tenere il peso sulla parte posteriore del piede, conservare la naturale curvatura della spina dorsale e il collo in posizione neutra. Continuare a portare il bacino verso il basso.
Protocollo Tabata
Protocollo Tabata: sviluppato negli anni ’90 da uno scienziato giapponese e ad oggi è uno dei metodi più utilizzati in ambiente sportivo per migliorare sia la potenza aerobica che le capacità anaerobiche di un atleta. Consiste nell’eseguire alla massima intensità un esercizio per 20 secondi intervallandolo con 10” di riposo per 8 sequenze e per un totale di 4’ di lavoro. Questo metodo ha dimostrato di produrre risultati eccellenti in termini di capacità sia aerobica (in misura maggiore rispetto all’attività aerobica stessa) che anaerobica (aumento della capacità di lavoro in debito di ossigeno).
fase 4
Bacino sull’immaginaria retta parallela al suolo passante per le ginocchia o al di sotto della stessa evitando però l’anteroversione del bacino. Peso del corpo sulla parte posteriore del piede, ginocchia, spina dorsale e collo come nella fase 3, sguardo e petto alto, spalle arretrate. Per la risalita: peso del corpo sulla parte posteriore del piedi e spingere in avanti il bacino.Tutti i suggerimenti elencati in precedenza devono essere mantenuti sino al completamento dell’esercizio con la chiusura dell’anca per assumere la posizione iniziale riportata in fase 1
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ell’ambito di un progetto di collaborazione tra la Marina Militare Italiana e quella cilena, il tenente di vascello Luigi Carnevale ed il 1° maresciallo Alberto Niccolini, al termine di un periodo di 35 giorni a bordo della nave rompighiaccio della Marina Militare cilena Almirante Oscar Viel, sono rientrati in Italia. La nave ha fatto rotta per il Canale di Drake, noto per essere uno dei mari con condizioni climatiche spesso avverse. I militari italiani, durante la permanenza a bordo, hanno collaborato con i colleghi dell’Armada de Chile, nella realizzazione di rilievi idrografici e si sono confrontati con le rigide condizioni climatico-ambientali della regione.
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i è svolta a Orte (VT) la Spartan Smondo, Race, una gara ad ostacoli unica nel dove i partecipanti sono chia-
mati a tirare fuori la grinta, il sacrificio e la determinazione. Il corso Adamastor ha raccolto la sfida dell’edizione 2016 con 37 rappresentanti. La tenacia e la disciplina hanno spinto la squadra dell’Accademia Navale a raggiungere un meritato 3° posto su 149 partecipanti. Non contano però solo le capacità individuali ma come in ogni equipaggio della Marina è soprattutto lo spirito di squadra che permette di ottenere risultati importanti.
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on un’oramai consolidata collaborazione tra la Marina e l’Associazione Nazionale Marinai d’Italia, la Sailing Training Association, e la Lega Navale Italiana, sono imbarcati su nave Palinuro nel porto di La Spezia, 16 giovani provenienti da alcuni istituti nautici accompagnati dall’ing. Francesco Bucca, per una navigazione di 10 giorni con destinazione Ajaccio. Durante la permanenza a bordo, i giovani marinai sono stati coinvolti nell’attività di bordo vivendo un’importante momento didattico, guadagnandosi, alla fine della crociera, il diploma per navigazione d’altura.
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è svolta nelle acque antistanti il S2016iPrincipato di Monaco, l’edizione della Ramogepol, l’esercitazione PRILE
dedicata alla lotta all’inquinamento marino, che ha visto la partecipazione di mezzi aerei e navali francesi, monegaschi e italiani. In questo appuntamento annuale, al quale ha preso parte nave Sirio, è stata simulata la collisione di due mercantili e lo sversamento in mare di agenti inquinanti. L’accordo Ramoge, è giunto al 40° anniversario ed oggi prevede un campo d’azione più ampio rispetto a quello del momento della sottoscrizione.
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na sorpresa inaspettata apre la campagna di nave Vespucci in occasione della ricorrenza dell’85° anniversario. Durante la prima sosta che si è svolta a Cagliari, tra le migliaia di visitatori sale a bordo per la visita del veliero della Marina anche il signor Cocco Francesco, un ex marinaio che è stato imbacato sulla nave Cristoforo Colombo. Il sig. Cocco, appena salito sul ponte del Vespucci tira fuori dalla tasca una foto in bianco e nero che donerà all’equipaggio, con alcune annotazione e che lo ritraggono a bordo della nave a cui è rimasto affezionato e che sentiva come sua. I ricordi, di un marinaio che non ha saputo cancellare le emozioni vissute, conquistano tutti coloro che hanno la fortuna di poterlo ascoltare. Racconta della sana goliardia tra i due velieri, e di una navigazione in particolare, tra Gallipoli e Taranto “ci ritrovammo in completa assenza di vento e fu allora deciso dal comandante di mettere a mare quattro palischermi (imbarcazioni a remi dove gli allievi ufficiali si addestrano alla voga) e collegati con delle cime alla prua del Colombo a forza di braccia trainammo la nave in una zona dove finalmente il vento ci permise di aprire le vele”. Marinaio per un giorno, marinaio per sempre.
di Emanuele Scigliuzzo
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ave Italia ha ospitato un gruppo N di persone affette da autismo, che partecipa al programma “AutiAGGIO
smo con il Vento in Poppa”, progetto di integrazione per le persone con autismo e le loro famiglie. Il progetto, proposto dall’ANGSA Liguria Onlus (Associazione Nazionale Genitori Soggetti Autistici – sezione ligure), ha previsto attività per ogni partecipante con l’obiettivo di migliorare l’autostima e l’autoefficacia, proposto in un contesto aggregante e collaborativo fatto da momenti di confronto con le famiglie che non hanno svolto solo un ruolo di accompagnatori passivi.
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naugurata, presso la Sala Ottagona Inumentale ex-Planetario nel complesso modelle Terme di DiocleAGGIO
ziano a Roma, la mostra intitolata "In acqua: H2O molecole di creatività". L'acqua, fondamentale elemento naturale e simbolo di vita, viene celebrata attraverso la creatività e l'arte, legata a tematiche attuali. La Marina Militare partecipa alla mostra esponendo le uniformi del personale e le attrezzature da palombaro e da sommozzatore a simboleggiare il legame indissolubile con l’acqua. La mostra si può visitare dal martedì alla domenica, dalle ore 11 alle ore 19, ingresso gratuito e chiuderà i battenti il 12 giugno.
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l via la 272^ edizione della A Scuola di Comando Navale che si svolge al Comando delle Forze AGGIO
da Pattugliamento di Augusta. Sono 12 i tenenti di vascello chiamati che affrontano questa prova che da 90 anni consente di acquisire le indispensabili nozioni tecniche necessarie per l’abilitazione al comando delle Unità navali della Marina. Il corso che ha una durata di tre settimane, coinvolge le navi Ticino, Favignana e Lipari dove si svolgeranno le fasi pratiche dell’addestramento in mare sia diurno che notturno.
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91 gli allievi ufficiali della seconda classe Corso Mizar che Scheono hanno superato le prove d’esame del “Nuoto per Salvamento” si sono svolte nella piscina dell’Accademia Navale.
Il corso, tenuto dal 1° mar. Lgt Luigi Giannotti, Istruttore IAMAS, in sinergia con il Dirigente del Servizio Sanitario dell’Istituto, capitano di vascello (SAN) Fracasso, si è concluso dopo le prove in acqua e le manovre di primo soccorso (B.L.S.) a bordo vasca svolte davanti la commissione esaminatrice presieduta dall’ammiraglio Giacomo Lo Presti, delegato della Società Nazionale di Salvamento. Tale attività è propedeutica al corso di “Sopravvivenza in Mare” per gli allievi della 3^ classe. Al Corso, i cadetti, durante la crociera addestrativa su Nave Palinuro, hanno dato il nome di Mizar, in onore dell’Orsa Maggiore, di mitologica memoria. Giacomo Lo Presti
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collaborazione con il DipartiIzionmento della Gioventù e del ServiCivile Nazionale, la Marina
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Militare organizza per l’estate 2016 corsi velici per studenti delle scuole medie superiori, aperti ai giovani nati tra il 1999 ed il 2001. I corsi, della durata di 10 giorni, si svolgeranno a Livorno e a La Maddalena dal 5 al 15 luglio, dal 19 al 29 luglio; a Venezia dal 5 al 15 luglio. I corsi si svolgeranno secondo le linee guida della Federazione Italiana Vela e prevedono 20 ore teoriche e 36 ore di uscita in mare con le imbarcazioni della Marina. Visita il sito www.marina.difesa.it per scoprire i dettagli.
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il XXIX Salone InternaIlatonaugurato zionale del Libro di Torino intito“Visioni” come l’opera che AGGIO
l’artista Mimmo Paladino gli ha dedicato. Per la Marina Militare un’occasione per porre in evidenza i prodotti editoriali di Forza Armata, presentando le proprie riviste e dieci prodotti editoriali dell’Ufficio Storico realizzati nel corso dell’ultimo anno. Legate alla cultura del mare sono i volumi “La Storia della Marina attraverso i dipinti di Paolo Bembò” e “Civiltà del Mare - La grande storia della della marineria italiana di autori vari” che il personale dello stand ha promosso al numeroso pubblico presente. di Emanuele Scigliuzzo
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Recensione UOMO IN MARE
l’ammiraglio Giuseppe De Giorgi si racconta a Daniela Morelli
di Desirée Tommaselli
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l libro-intervista di Daniela Morelli all’ammiraglio Giuseppe De Giorgi si presenta come una pubblicazione originale per impostazione, estremamente interessante per contenuto e particolarmente efficace nel catturare l’attenzione e la curiosità del lettore. Muove da alcune sintetiche ma pregnanti note biografiche del giovane Giuseppe De Giorgi, figlio di ammiraglio, appassionato fin dalla più tenera età di mare e di Marina, che nonostante le difficoltà, le inquietudini, le distrazioni della giovane età, comuni a tutti i ragazzi, supportato da una passione non comune, riesce a superare ogni ostacolo di studio selettivo e di giovanili intemperanze per coronare il suo sogno: diventare cadetto dell’Accademia Navale di Livorno. Da qui inizia la sua carriera che lo porterà ad essere comandante di navi e pilota di aeromobili e, attraverso vari incarichi di comando non privi di rischi e insidie, a diventare capo di Stato Maggiore della Marina, come già era stato suo padre, unico caso nella Forza Armata. L’ammiraglio stesso sintetizza gli ingredienti di tale successo: passione, altruismo, onore, dedizione, un po’ di cinismo e spregiudicatezza, esperienze di vita non solo militare; sicuramente uno stimolante decalogo, non solo per chi vuole intraprendere la carriera in Marina, ma per ogni ragazzo che persegua un obiettivo o desideri realizzare un sogno. Un marinaio, però, non può esimersi dall’illustrare la sua esperienza di mare, il suo confronto con esso, le regole spesso non scritte che ispirano il suo comportamento. Ecco quindi un susseguirsi di azioni che hanno visto la Marina Militare spendersi senza risparmio di risorse, di mezzi e di energie umane per la salvaguardia della vita in mare; da qui il titolo del libro. Si passa dall’operazione
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di salvataggio del traghetto Norman Atlantic alla deriva in Adriatico nel dicembre 2014, all’operazione Mare Nostrum in soccorso dei migranti e alla circumnavigazione dell’Africa del 30° Gruppo Navale (2013-2014), caratterizzata da numerosi interventi umanitari effettuati a favore delle popolazioni nei vari porti toccati, compresi gli interventi sanitari, medici e chirurgici a terra e a bordo della portaerei Cavour, dotata di attrezzature clinico diagnostiche all’avanguardia. Particolarmente toccante la storia di Karimu, emblema della disperata riTitolo: S.O.S. uomo in mare. L’ammiraglio Giuseppe De Giorgi si racconta a Daniela Morelli Autore: Daniela Morelli Anno di pubblicazione: 2016 Editore: Giunti Junior Lingua: italiano numero pagine: 160 rilegatura: brossurato prezzo: € 9,90 parte del ricavato sarà devoluto all’Istituto Andrea Doria
cerca - attraverso numerose peripezie - di un paese ospitale, che è poi il sogno di tutti gli emigranti di tutte le epoche. Il tutto è narrato in maniera strettamente operativa, tanto da far provare al lettore la sensazione di essere in plancia di comando a seguire le varie operazioni. In sintesi, “Sos uomo in mare” è un libro capace di interessare e affascinare i ragazzi – cui è espressamente destinato, essendo pubblicato nella collana “Giunti Junior” – ma non solo; è un piccolo fiore all’occhiello per la nostra Marina, definita da sempre la “grande silenziosa” e che invece, ora, mostra il suo volto fatto di professionalità, spirito di servizio, perizia, altruismo, umanità e che, soprattutto, “non lascia indietro nessuno”.