Notiziario della Marina - maggio 2019

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A n n o LXVI - M A g g I o 20 1 9 - € 2,0 0


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di Antonio Cosentino

E’ il tempo del fare, del costruire, del rinnovare. E’ il tempo in cui l’oggi e il domani coincidono, ma è anche quello delle emozioni, come quelle vissute nel più antico cantiere navale del Mediterraneo, quello di Castellammare di Stabia, dove era stato realizzato l’Amerigo Vespucci. Accade proprio nel giorno dell’88° anniversario del varo della nave scuola che, da questo glorioso scalo, operante in Italia da una tradizione lunga 236 anni, oggi, come allora, tra applausi ed emozioni, scivola verso il mare una nuova unità: nave Trieste, accompagnata dall’inno di Mameli intonato dagli operai del cantiere navale. Il 25 maggio, giorno del varo, è stato vissuto nel segno della continuità storica, dagli alti contenuti affettivi per la Forza armata e dell’indissolubile legame tra la Marina militare, la città di Castellammare e lo storico stabilimento fondato il 6 maggio 1783. Il varo della nuova ammiraglia della flotta, che sostituirà il Garibaldi, si è svolto alla presenza del presidente della Repubblica, del ministro della Difesa, del capo di Stato Maggiore della Difesa, del capo di Stato Maggiore della Marina e delle massime autorità militari e civili. Nave Trieste, in realizzazione sotto la supervisione tecnico-amministrativa del Segretariato Generale della Difesa e Direzione Nazionale degli Armamenti, - ha dichiarato il capo di Stato Maggiore della Marina, l’ammiraglio Valter Girardelli - non solo sostituisce operativamente e per tutti gli aspetti il Garibaldi, ma ne ampia le potenzialità e rende disponibile alla Difesa capacità decisamente superiori sia in termini quantitativi sia qualitativi; questa unità è una multi-purpose amphibious assault ship, la caratteristica multiscopo è quella che rende la nave completamente flessibile e adattabile a svolgere diversi ruoli anche in contemporanea. La nuova nave, ordinata a seguito del Programma Navale per la tutela della capacità marittima della Difesa, deciso dal Governo e dal Parlamento, avviato nel maggio 2015, è una unità anfibia multiruolo e multifunzione concepita, fin dalla fase preliminare del progetto, per essere multi-purpose by design, modulare e a basso impatto ambientale. Classificata come LHD (Landing Helicopter Dock), portaelicotteri d’assalto anfibio, consentirà di proiettare e sostenere, in aree di crisi, la Forza da Sbarco e la capacità nazionale di proiezione dal mare, assicurerà il trasporto strategico di un numero elevato di mezzi, personale e materiali, ma potrà anche concorrere a compiti di Protezione Civile per il soccorso alle popolazioni, potendo assicurare anche funzioni di comando e controllo per attività di emergenze di varia natura. Sempre sul “fronte” interno, un po’ più a Sud, nei cantieri di Messina è stata varata l’altra unità intitolata all’eroe della “X Flottiglia MAS”, Tullio Tedeschi, la seconda e ultima del programma di costruzione delle unità polivalenti ad alta velocità. Come la gemella Cabrini, è stata progettata per supportare le operazioni del Comando Subacqueo e Incursori. L’ammiraglio Girardelli ha sottolineato, durante la cerimonia del varo come: la strategia marittima del Paese, nella propria componente militare deve garantire la difesa del suo territorio sul mare, vera frontiera aperta non facilmente presidiabile, con l’adozione di una visione che promuova una gestione sempre più continua e sinergica dei domini di Difesa Avanzata e Sicurezza Interna. Con lo sguardo rivolto lontano, ma senza abbandonare le tradizioni, il numero di maggio è stato dedicato anche all’addestramento, alla professionalità e alla passione di chi va per mare: tre parole chiave per descrivere la Campagna d’Istruzione del 2019. Un programma formativo, capillare e articolato che, a bordo delle unità maggiori a vela della Marina, Amerigo Vespucci e Palinuro, insieme a quelle minori, Orsa Maggiore, Stella Polare, Corsaro II e il cacciatorpediniere Durand de la Penne, attenderanno gli allievi che saranno impegnati per la formazione e l’addestramento. Non per ultima di importanza, la “Mare Aperto 2019”, l’esercitazione condotta dal Comando in Capo della Squadra Navale. 6.300 uomini e donne, si sono addestrati per migliorare i livelli di efficacia e prontezza operativa e favorire il processo di integrazione interforze con le altre Forze armate. Come sempre, completano il mese, tematiche di cultura marittima, l’intervista e le consuete rubriche. Buona lettura.

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SOMMARIO

Il Notiziario della Marina è una testata giornalistica mensile fondata nel 1954

Maggio

Registrazione: Tribunale di Roma n.396/1985 dell’ 8 agosto 1985

2019

Proprietà Ministero della Difesa Editore Ministro della Difesa

Marina Militare - Ufficio Pubblica Informazione e Comunicazione

25 maggio 2019, Castellamare di Stabia, il momento più emozionante: nave Trieste prende il mare!

DIRETTORE RESPONSABILE Antonio COSENTINO

REDAZIONE

Luciano REGINA, Pasquale PRINZIVALLI, Emanuele SCIGLIUZZO D IREZIONE E R EDAZIONE Marina Militare - Ufficio Pubblica Informazione e Comunicazione Notiziario della Marina - piazza della Marina, 4 - 00196 Roma - tel. 06.3680.5556 mail: notiziario.marina@gmail.com segreteria e abbonamenti tel. 06.36806318 partita iva: 02135411003 N ORME

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La collaborazione è aperta a tutti, gli elaborati, inediti ed esenti da vincoli editoriali, esprimono le opinioni personali dell’autore, che ne assume la responsabilità. La Direzione si riserva il diritto di dare agli articoli il taglio editoriale ritenuto più opportuno. Gli articoli, concordati con il Direttore, dovranno essere corredati di foto (formato .tif o .jpg, di dimensioni minime 18 x 13 cm, con risoluzione a 300 dpi) e didascalie esplicative; gli elaborati dovranno essere redatti evitando l’uso di acronimi, che eventualmente vanno esplicitati. L’accoglimento degli articoli o proposte di collaborazione non impegnano la Direzione alla pubblicazione nè alla retribuzione. © Tutti i diritti sono riservati.Testi e foto non possono essere riprodotti senza l’autorizzazione del Direttore. COME ABBONARSI

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Stampa: Fotolito Moggio srl, Villa Adriana - Tivoli

Concessionaria di pubblicità: N&C Media srl tel. 03311783010 amministrazione@necmedia.eu

chiuso in redazione il 31 maggio 2019

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Nave Trieste, varata la nave più grande della flotta

di Alessandro Iorio

Nave Trieste: valenza storica e simbolica del suo nome

di Desirée Tommaselli

Il cantiere di Castellammare di Stabia

di Claudio Romano

Mare Aperto 2019, la Squadra Navale si addestra

di Federico Mariani

Formidable Shield 19 di Sheeja Farfalla

Aeterno Vincti Numquam Victi di Rosario Naimo Tullio Tedeschi torna a solcare i mari

di Luciano Regina

Missione operativa a bordo del P-72A

Tracciate le rotte delle Campagne d’Istruzione

di Antonio Cosentino

L’intervista al Comandante di nave Vespucci

di Antonio Cosentino

Non chi comincia ma quel che persevera

di Federico Messini

Curiosità e tradizioni di nave Vespucci

di Fabio Vespucci

Progetto Ianus di Mauro Casinghini

A scuola sul mare di Desirée Tommaselli

Convegno annuale sul Castello Aragonese di Taranto di Lia Pasqualina Stani Il progetto PPA, la classe Thaon di Revel

di Gabriele Catapano e Francesco Greco

ITA 416 - La Superba, campioni europei 2019

di Pasquale Prinzivalli

Il gergo marinaresco di Alessandro Lentini

Dis...Corsi di navigazione di Paolo Giannetti I pittori di Marina di Paolo Bembo

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Nave Trieste

varata la nave piĂš grande della flotta di Alessandro Iorio


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abato 25 maggio, alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, è stata varata la nave più grande della Marina. Nave “Trieste”, questo è il suo nome, costruita nello stabilimento Fincantieri di Castellammare di Stabia di Napoli, è stata varata dallo scalo in maniera tradizionale. La nuova nave, progettata per essere uno strumento flessibile, modulare, affidabile, a basso impatto ambientale, facilmente riconfigurabile, secondo il concetto one fits all, ovvero la capacità per una stessa classe di unità di portare a termine delle missioni che tradizionalmente spettavano a differenti tipologie di piattaforme ha avuto come madrina Laura Mattarella, figlia del presidente della Repubblica. Nave Trieste consentirà quindi di proiettare

e sostenere – in aree di crisi – la forza da sbarco e la capacità nazionale di proiezione dal mare, assicurerà il trasporto strategico di un numero elevato di mezzi, personale e materiali, ma potrà anche concorrere a compiti di “Protezione Civile” per il soccorso a popolazioni danneggiate, potendo assicurare anche funzioni di comando e controllo per attività emergenziali di natura non militare di varie tipologie. L’unità, lunga 213 metri e larga 36 metri, avrà un ponte di volo di 230 metri, dotato di almeno 9 spot per elicotteri. Sarà dotata di una moderna struttura ospedaliera estesa per circa 770 metri quadrati e potrà, inoltre, fornire acqua potabile, ali-

mentazione elettrica, supporto sanitario a popolazioni colpite da calamità naturali. La nuova nave anfibia multi-ruolo avrà un equipaggio di circa 360 militari e potrà trasportare circa 600 persone, per un totale posti letto superiore a 1000. Sarà dotata di un ponte garage in grado di ospitare veicoli gommati e cingolati, civili e militari fino a circa 1200 metri lineari. Il bacino allagabile, lungo 50 metri e largo 15, consentirà di operare con mezzi anfibi in dotazione anche alle Marine NATO e dell’Unione Europea (tipo Landing Craft Mechanized -LCM, RHIB, Landing Craft Air Cushion- LCAC e Landing Catamaran L-CAT). L’impianto propulsivo sarà del tipo CODOG (Combined Diesel Or Gas turbine), con l’aggiunta di due motori elettrici. Il 25 maggio è una data dagli alti contenuti affettivi per la Forza armata, toccò infatti per la prima volta il mare, nel lontano 1931, proprio all’interno dello storico cantiere di Castellammare di Stabia, la nave scuola “Amerigo Vespucci”, segno, questo, della continuità storica e dell’indissolubile legame esistente tra la Marina militare, la città stabiese e lo storico stabilimento, fondato già nel 1783 per le grandi costruzioni navali della Real Marina del Regno delle Due Sicilie. Oltre al “veliero più bello del mondo” in questo storico cantiere sono state varate oltre 200 navi militari tra cui il vecchio cacciatorpediniere “Caio Duilio”, l’incrociatore “Vittorio Veneto” e “nave Ardito”. Tradizione e innovazione continuano ad essere ancora oggi i pilastri fondanti della Marina militare. Il cantiere stabiese è il simbolo di questo legame nel segno di una marittimità che si rinnova, garanzia di un made in Italy che porta nei mari del mondo le eccellenze italiane e che trova nuovo slancio con le moderne unità della Marina militare come il Trieste, gioiello di tecnologia ed elettronica. A sinistra: la madrina del varo Laura Mattarella nel tradizionale taglio del “cordino”; in alto: il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il ministro della Difesa Elisabetta Trenta, il generale Enzo Vecciarelli e l’ammiraglio Valter Girardelli durante il varo di nave Trieste; sopra: il momento in cui si infrange la bottiglia sulla prora della nave.

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Nave Trieste:

valenza storica e simbolica del suo nome di Desirée Tommaselli

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rieste non è semplicemente una città d’Italia; è un simbolo, tra i più luminosi, di unità nazionale; è l’emblema della volontà e dell’orgoglio di essere italiani. Gli intrecci della sua storia con quelli della Marina Militare, in oltre un secolo, sono tanti e ricorrenti. Trieste, nella Grande Guerra, è l’obbiettivo principale delle rivendicazioni italiane sul fronte marittimo; l’artista Carlo Carrà ne dà immediata espressione in Guerra navale sull’Adriatico, l’opera del 1914 che, individuando in quel mare il principale teatro operativo navale dell’imminente conflitto, dichiara il ruolo centrale della città giuliana con quel “W Trieste Italiana”, “urlato” a lettere capitali. Trieste, porto austriaco, è il luogo in cui si svolge una delle più famose azioni italiane nel primo conflitto mondiale: l’affondamento della corazzata austroungarica Wien da parte di Luigi Rizzo; l’impresa, oltre a risollevare gli animi dei combattenti e a segnare l’inizio della riscossa italiana dopo Caporetto, determina il trasferimento delle navi imperiali a Pola, privando le truppe austroungariche dello strategico appoggio dal mare alla loro avanzata verso Venezia. Parafrasando quanto affermato dall’ammiraglio Alberto N OT I Z I A R I O

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Da Zara nel suo libro Pelle d’Ammiraglio, la vittoria del primo conflitto mondiale si libra dunque in volo da qui, dalla acque di Muggia. Nel 1918, mentre sul fronte terrestre l’Esercito compie l’ultima avanzata, la Marina procede ad occupare le più importanti località dell’Adriatico, ancor prima dell’entrata in vigore dell’armistizio; Trieste è la prima, dove nave Audace ormeggia il 3 novembre. Il 26 ottobre 1954 saranno cinque le unità della Marina Militare ad attraccare nel porto della città, riunificata all’Italia; tra queste sarà il Vespucci, con il quale il moderno LHD Trieste condivide i natali presso lo storico e glorioso cantiere di Castellammare di Stabia, fondato nel 1783 nell’ambito del progetto borbonico di allestimento di una potente flotta militare, principale arsenale mediterraneo della prima metà dell’800 e confermato protagonista delle costruzioni navali per la Marina Militare fino ad oggi. Trieste compare anche nel monumento funerario dell’ammiraglio Paolo Thaon di Revel, l’artefice della vittoria navale nella Grande Guerra; la città è identificata dal Faro della Vittoria, non semplice strumento funzionale alla navigazione ma monumento celebrativo del trionfo marittimo italiano, alla cui realizzazione prese fattivamente parte il Duca del mare che, in qualità di Ministro della Marina (1922-1925), entra nel merito del corredo scultoreo e dell’iconografia, promuovendo anche l’iniziale idea (non

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attuata) di realizzarvi all’interno un sacrario che riunisca le salme dei marinai italiani e austriaci, affratellati “vincitori e vinti” dalla morte. Il 3 febbraio 1924, a corredo del monumento, Revel dona l’ancora e la catena dell’Audace. Per la cerimonia di consegna,Trieste dona una spada ed una medaglia commemorativa a Revel, medaglia in cui la città si dichiara “grata, fidente, devota” nei confronti dell’ “artefice della Vittoria”; le due opere d’arte, ideate dallo stesso autore del Faro, Arduino Berlam, dal marzo 2018 sono esposte nella Sala Grande Ammiraglio Thaon di Revel in Palazzo Marina a Roma. Nello Stabilimento Tecnico Triestino, nel 1926, è poi varato l’incrociatore Trieste, l’unica unità della Marina con questo nome prima dell’attuale LHD. Appartenente alla classe “Trento”, il primo Trieste è in servizio dal 1928 al 1943; durante il secondo conflitto mondiale partecipa alla battaglia di Capo Teulada, allo scontro di Gaudo e Capo Matapan - di cui è testimone diretto Dino Buzzati, imbarcato come corrispondente del “Corriere della Sera”* e alla battaglia del convoglio Duisburg.

* Il brano dedicato allo scontro di Gaudo e Capo Matapan è intitolato Battaglia nel Mediterraneo ed è pubblicato in Cronache terrestri, pubblicato postumo nel 1972 da Mondadori; ringrazio per la segnalazione di questo testo il Comandante Marco Sciarretta dell’Ufficio Storico della Marina Militare


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Il cantiere di Castellammare di Stabia di Claudio Romano

Il più antico stabilimento di produzione navale ancora operante in Italia, una tradizione lunga 236 anni

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uando il 4 agosto 1778 giunse a Napoli John Francis Ed-ward Acton, l’unica struttura in grado di produrre naviglio militare per la Marina borbonica era l’Arsenale di Napoli. Il valente ufficiale, nato in Francia ma di formazione professionale inglese, era stato chiamato alla corte napoletana da Ferdinando IV con il preciso intento di riformare e potenziare l’Armata di Mare borbonica.Tale obiettivo però, non poteva prescindere dalla fondazione di un cantiere navale in grado di produrre navi di alto bordo, moderne e potenti, tali da assicurare alla Real Marina un ruolo di rilievo nell’ambito del “Potere Marittimo” nel Mediterraneo. Pertanto era giocoforza

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creare un nuovo cantiere navale capace di costruire i famosi “vascelli da 74 cannoni” che, ideati in Francia, rappresentavano il modello navale più idoneo a perseguire l’obiettivo specificato poc’anzi. La scelta ove collocare questo nuovo stabilimento cadde sulla città di Castellammare di Stabia per i seguenti motivi. Innanzitutto la località era vicino a Napoli e nei pressi di alcune pertinenze Reali che avrebbero consentito al Sovrano di poter facilmente “controllare” di persona l’andamento dei lavori. Poi, a pochissima distanza, vi erano i boschi dei monti Lattari, ricchi di alberi idonei alle costruzioni navali. Inoltre, nei pressi dell’arenile prescelto, erano presenti delle copiose sorgenti di acqua


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minerale che, raccolte in vasche dove inserire il legname appena tagliato, ne accelleravano la stagionatura. In ultimo, ma non per ultimo, la cittadina stabiese era nota per la perizia di molti suoi abitanti, dediti da tempo alla costruzione di naviglio mercantile che eseguivano sulla spiaggia attigua al porto. Con questi presupposti, l’area del cantiere mercantile, unitamente ad alcuni terreni ed immobili attigui, furono espropriati per impiantarvi quel che diventerà il cantiere navale di Castellammare di Stabia. Era il 6 maggio 1783. Giusto 3 anni dopo, scese in mare la prima unità: la corvetta Stabia, di circa 800 tonnellate, e il successivo 16 agosto, fu varato il primo vascello da 74 cannoni del programma actoniano: il Partenope. Da allora il cantiere stabiese ha prodotto navi esclusivamente militari per la Real Marina prima, e per la Regia Marina, poi. Durante il ventennio fascista, il cantiere fu venduto a privati e, da dopo la seconda Guerra Mondiale, ha prodotto naviglio sia militare, sia mercantile. Per conto della Marina militare sono scesi in mare da questo glorioso scalo 14 unità alle quali vanno aggiunti il troncone di prua della LSS Vulcano ed ora nave Trieste. A sinistra: cantiere di Castellammare di Stabia, 16 agosto 1786. Il vascello da 74 cannoni Partenope, prima unità del programma navale actoniano, sta per scendere in mare alla presenza del Sovrano e della festante popolazione stabiese. J. P. Hackert, olio su tela, Caserta, Palazzo Reale. In basso: La spiaggia posta a ridosso del molo del porto di Castellammare di Stabia, così come si presentava prima che Ferdinando IV decidesse di impiantarvi il cantiere Reale. J. P. Hackert, olio su tela, particolare, Caserta, Palazzo Reale.

Navi varate a Castellammare di Stabia per conto della Marina militare 1948

Motochiatta

1952

Corvetta

1948 1953 1955 1955 1955 1956 1961 1962 1962 1969

MOP 948

Motochiatta

MOP 949 Crisalide

Corvetta

Farfalla

Corvetta

Albatros

Corvetta

Airone

Corvetta

Alcione

Cacciatorpediniere Fregata Fregata Fregata

Incrociatore

1969 Incrociatore

S. Marco*

Luigi Rizzo

Carlo Margottini

Virginio Fasan Caio Duilio

Vittorio Veneto

1973 Cacciatorpediniere

Ardito

2019 LHD

Trieste

2017 LSS (troncone di prua) Vulcano (*) Trasformazione dell’Incr. Leggero Giulio Germanico

Ritratto di John Edward Acton che indica il cantiere navale di Castellammare di Stabia, da egli voluto per realizzare la flotta borbonica. F. Bortolozzi, incisione, Napoli, Museo Naz. di San Martino.

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MARE APERTO 2019 la Squadra Navale si addestra

di Federico Mariani

47 navi, 5 sommergibili, oltre 30 aeromobili imbarcati, e unità navali di Canada, Francia, Inghilterra, Olanda, Portogallo, Spagna e Stati Uniti. Una componente aerea rafforzata da velivoli imbarcati della US Navy e da numerosi mezzi dell’Aeronautica Militare. Una connotazione anfibia, con la presenza di una forza da sbarco composta da 400 Fucilieri di Marina della Brigata Marina San Marco, una aliquota di militari del reggimento lagunari Serenissima dell’Esercito Italiano e 180 Fucilieri di Marina del Tercio de Armada spagnolo. Questi sono i numeri importanti della Mare Aperto 2019

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a Mare Aperto è la più importante esercitazione della Marina militare, condotta in mare dal Comando in Capo della Squadra Navale da bordo della portaeromobili Giuseppe Garibaldi, che per dodici giorni ha addestrato in mare un totale di oltre 6300 uomini e donne. L’esercitazione è stata condotta per migliorare i livelli di efficacia e prontezza operativa e favorire il processo di integrazione interforze con le altre Forze Armate, agenzie nazionali, con alleati e partner, per assicurare la difesa degli interessi nazionali, rafforzando in particolar modo la sorveglianza marittima nel Mediterraneo. “Una delle priorità dell’esercitazione ha sottolineato l’ammiraglio di squadra

Donato Marzano, Comandante in Capo della Squadra Navale - è stato testare la capacità di comando e controllo del COMITMARFOR (Commander Italian Maritime Force), come comandante della componente marittima della NATO Readiness Force (NRF) per il 2019, per proiettare una forza navale NATO in ipotetici, ambienti ostili e con pochissimo preavviso”. Attraverso la creazione di uno scenario realistico caratterizzato da una minaccia multidimensionale e a difficoltà crescente, i comandi complessi, le navi e gli equipaggi si sono esercitati nelle principali forme di lotta sul mare e dal mare, al contrasto ai traffici illeciti sul mare, alla gestione di situazioni di crisi in ambienti con

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presenza di minaccia convenzionale e asimmetrica, oltre alla gestione delle emergenze di bordo e alla proiezione di una forza anfibia dal mare su terra in ambiente cyber. Le navi della Squadra Navale hanno condotto anche addestramenti mirati nel campo della prevenzione e contrasto dell’inquinamento marino e nelle operazioni di Law Enforcement su mare, insieme a unità aeronavali della Guardia Costiera e della Guardia di Finanza. L’addestramento in mare è fondamentale per la Marina poiché costituisce il sistema più efficace per preparare, nella maniera più realistica possibile, il personale ad assolvere in sicurezza i propri compiti istituzionali, fornendo al Paese una forza navale

in grado di affrontare le moderne sfide alla sicurezza marittima. Anche all’edizione 2019 della Mare Aperto hanno partecipato 48 studenti provenienti dalle università degli studi Aldo Moro di Bari, di Genova, dalla Sapienza di Roma, dalla Ca’ Foscari di Venezia e dalla Libera Università Internazionale degli Studi Sociali (LUISS) Guido Carli di Roma. “Le unità navali e i comandi si sono confrontati in un gioco libero con regole di ingaggio, advising politici in una situazione realistica condotta dagli studenti universitari, futura classe dirigente del paese, che si sono integrati negli staff portando una ventata di innovazione” ha detto l’ammiraglio Marzano. Studenti e docenti infatti, nell’ottica della “contaminazione” con le eccel-

lenze del mondo accademico, sono stati coinvolti attivamente all’interno degli staff come Political e Legal Advisors, addetti alla Pubblica Informazione, nei campi ingegneristico, in quello di geologia e geofisica marina. Il dottor Giovanni Lo Storto, direttore generale della LUISS, in visita a bordo di nave Garibaldi ha spiegato: “Contaminazione è l’opportunità per lo studente di imparare a rispettare il lavoro vero e concreto dei militari in mare mentre, per i militari è l’opportunità di conoscere le novità che gli studenti possono portare”. Inoltre a bordo della nave di supporto logistico Etna, è stato attivato un Role 2 medico con capacità chirurgiche, che impiega un team composto da 19 tra medici, infermieri e tecnici di laboratorio ed è supportato da una rappresentanza del Corpo Militare della Croce Rossa e del Corpo delle Infermiere Volontarie della Croce Rossa Italiana. Su nave Etna è imbarcata anche un’aliquota di dipendenti civili della Difesa, che ha operato dalle officine della nave per il supporto tecnico di aderenza alle unità della Squadra Navale. Le capacità di comando e controllo e dei team imbarcati su nave Etna sono state messe alla prova anche durante l’evento “Duplice uso sistemico: impiego innovativo delle Forze Armate al servizio del Paese” – progetto Janus, che si è svolto a Pratica di mare il 7 maggio.

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Formidable Shield 19 di Sheeja Farfalla

La Fremm Bergamini, la seconda in linea di fila, impegnata nell’esercitazione Nato Formidable Shield 2019 in formazione con il cacciatorpediniere britannico HMS Defender e la fregata francese HNLMS De Ruyter. N OT I Z I A R I O

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ui pilastri strategici dell’alleanza atlantica di difesa collettiva, cooperazione internazionale e gestione delle crisi, la consapevolezza della minaccia missilistica, in particolare quella di origine balistica, recita un ruolo divenuto fondamentale per la tutela della sicurezza marittima e, per estensione di capacità, dei territori appartenenti agli stati membri. Proprio in quest’ottica la NATO e la U.S. Navy hanno sviluppato e supportato la struttura organizzativa dell’esercitazione, con lo scopo di addestrare le marine alleate e incrementare le loro capacità in un ambiente integrato di difesa aerea e missilistica convenzionale e bali-

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stica. Per ottenere un contesto particolarmente realistico, la Formidable Shield 2019 è stata inserita in uno scenario di crisis management fittizio a dimensione regionale, comprendente le acque prospicienti il poligono britannico delle Isole Ebridi . In particolare, l’evoluzione della dottrina IAMD (Integrated Air and Missile Defence) ha suggerito lo sviluppo di eventi ad alta complessità capaci di riprodurre attacchi missilistici contemporanei sia balistici che convenzionali di tipo subsonico e supersonico. L’urgenza della reazione, la cinematica di tali minacce e l’elaborata e repentina sequenza degli eventi, hanno stimolato il coordinamento di azioni


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Dal 7 al 19 maggio al largo della Scozia, la U.S. Navy e la NATO hanno coinvolto 13 unità di 9 paesi nella esercitazione Formidable Shield, con lo scopo di rafforzare la difesa degli alleati europei nei confronti di minacce missilistiche di tipo balistico e convenzionale

complesse di neutralizzazione, in una logica a difficoltà crescente. 13 navi, 10 aeromobili e circa 3.300 militari provenienti da 9 diverse nazioni, questi sono i numeri che gli Alleati hanno messo in campo per addestrarsi sotto la guida americana del COMSIXTHFLEET e quella di STRIKFORNATO, attraverso il comando tattico in mare del Commodoro Capt. (U.S. Navy) Shanti Sethi. Durante i giorni in mare, le navi del Task Group 154.64 hanno testato le proprie capacità di scoperta, tracciamento ed ingaggio dei numerosi bersagli lanciati e, allo stesso tempo, la sinergia della difesa integrata, consolidando procedure e tattiche esi-

stenti per il contrasto di minacce tecnologicamente molto sfidanti. Unica unità italiana inserita nel dispositivo alleato, la fregata Carlo Bergamini, ha messo alla prova le prestazioni del proprio radar MFRA (Multi Functional Radar-Active), del sistema missilistico SAAM-ESD (Surface Anti-Air Missile Extended Self-Defence) e quelle del sistema di Comando e Controllo di bordo, particolarmente sollecitati durante gli eventi principali di tracciamento e ingaggio simulato di 3 missili balistici sperimentali, lanciati per la prima volta dal poligono delle Ebridi. In questi eventi, l’impiego dei sistemi di bordo ha consentito di localizzare, tracciare e condividere i dati del profilo di volo dei missili, contribuendo in modo decisivo al raggiungimento degli obiettivi dei lanci. Per l’occasione è stato imbarcato un team di ingegneri e tecnici di MBDA (Matra BAE Dynamics Alenia) e di Leo-

nardo che, con il fine di incrementare la maturità dei sistemi attuali ed accrescere i database di settore, porterà in azienda un consistente know-how in termini di esperienza sul campo necessario al futuro sviluppo di soluzioni tecniche ancor più aderenti ai requisiti operativi e di sicurezza della Forza Armata. I risultati conseguiti contribuiranno allo sviluppo ulteriore dei sensori e dei sistemi imbarcati e consentiranno anche di orientare le soluzioni tecniche che equipaggeranno le nuove costruzioni destinate ad entrare in servizio nei prossimi anni. La Formidable Shield 2019 si è conclusa da pochi giorni e il Bergamini ha già messo prua verso sud per il rientro. Dopo questo intenso periodo in Atlantico, la consapevolezza e l’orgoglio di aver partecipato all’esercitazione NATO più importante degli ultimi anni accompagneranno l’equipaggio sino al rientro a casa.

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Aeterno Vincti Numquam Victi

Alla presenza del ministro della Difesa Elisabetta Trenta giurano i 68 allievi del Corso "Cerberus"

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di Rosario Naimo

ono rappresentati dalla figura mitologica del Cerbero i “pivoli” della Scuola Navale Militare Francesco Morosini che hanno giurato lo scorso 10 maggio. Sessantotto giovani, tra ragazzi (52) e ragazze (16), di età tra i 15 e i 16 anni, “che hanno scelto un percorso che li porterà alla vita adulta attraverso una formazione culturale di prestigio – ha detto il capo di Stato Maggiore della Marina, ammiraglio di Squadra Valter Girardelli nel suo intervento alla cerimonia - a cui si affianca quella di carattere militare e navale. La cultura rappresenta un canale privilegiato per il dialogo, la stabilità e lo sviluppo. Uno strumento che pone al centro di ogni attenzione la persona, le comunità e i popoli, che, da sempre, adoperano il mare quale strumento di incontro, di scambio, di unione, con l’obiettivo di valorizzare le loro identità tra passato, presente e futuro”. Ciò che per loro, giovani marinai, rappresenta il cane con tre teste

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che hanno scelto quale simbolo del corso insieme al motto “Aeterno Vincti Numquam Victi” (Uniti per sempre e mai sconfitti). Volti tesi e soprattutto emozionati nel gruppo dei giurandi, ma anche in tribuna tra genitori e parenti nonché tra ex allievi della Scuola che porta il nome del 108° Doge della Repubblica di Venezia e 4 volte Capitano generale del mare, di cui quest’anno ricorre il 400° anniversario della nascita. Erano arrivati in 70, il 4 settembre 2018, nell’isola di Sant’Elena, a Venezia, e attraversato il ponticello di legno lungo dodici metri per varcare i cancelli di uno degli istituti di formazione d’elite del Paese, “fiore all’occhiello (insieme alle altre scuole militari in Italia, ndr) della Difesa esempio a cui riferirsi per l’educazione e la crescita dei giovani, ha sottolineato Il “padrino” e il capo Corso svelano per la prima volta il vessillo del Corso Cerberus; in basso: il ministro della Difesa, accompagnato dal capo di Stato Maggiore della Marina si intrattiene con gli allievi.

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il ministro Elisabetta Trenta nell’annunciare che, il Morosini cosi come la Nunziatella di Napoli, la Teuliè di Milano e la Douhet di Firenze “sono stati ufficialmente inseriti nell’anagrafe delle scuole statali del Ministero Istruzione”, sono arrivati in 68 ad urlare, in coro “lo giuro”, rispondendo alla formula “Giuro di essere fedele alla Repubblica Italiana di osservarne la Costituzione e le leggi e di adempiere con disciplina ed onore tutti i doveri del mio Stato per la difesa della Patria e la salvaguardia delle libere istituzioni” recitata in apertura di cerimonia dal comandante della Scuola, capitano di vascello Massimo Fabbri. A tenerli a battesimo il padrino del corso, il contrammiraglio Piero Pellizzari, morosiniano del corso Hydra (197679) e oggi comandante della Direzione Marittima lagunare. La Scuola Navale Militare Francesco Morosini, istituto di formazione d’eccellenza della Marina Militare, ha lo scopo di suscitare nei giovani l'interesse alla vita sul mare.

Durante il percorso formativo viene cercato un giusto equilibrio tra la preparazione scolastica pre-universitaria e le attività che scandiscono il ritmo quotidiano della vita dell’Allievo che

impara da subito l’eterna fratellanza che lega ciascuno di noi e la determinazione nel perseguire gli obiettivi prefissati fronteggiando, come un equipaggio, qualsiasi tipo di avversità.

Scuola Navale Militare F. Morosini

La Scuola Navale sorge sull’isola di Sant’Elena (VE) e occupa un’area di 47.000 mq. E’ dotata di una biblioteca di 3.000 volumi, un'aula multimediale, laboratori di chimica e fisica, un museo di scienze naturali e un’aula di disegno. Per le attività sportive gli allievi hanno a disposizione una Sezione Velica completa di tutte le attrezzature per lo svolgimento della vela, canottaggio e voga veneta. Una palestra multifunzionale, una pista d'atletica e campi da calcio, tennis, pallacanestro, pallavolo, calcio a 5 completano l’area sportiva. Le lezioni scolastiche sono sviluppate secondo il piano di studi del ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca e si accede con il superamento di un concorso nazionale, pubblicato su Gazzetta Ufficiale della Repubblica. Il percorso educativo e didattico richiede un’applicazione costante e determinata in tutte le attività che scandiscono il ritmo quotidiano della vita dell’allievo, in cui correttezza, ordine e senso del dovere devono essere posti al servizio della collettività. All’interno dell’Istituto sono presenti sistemi multimediali rispondenti alle rinnovate esigenze didattiche attuali. Completano questo bagaglio di esperienze le attività formative ed addestrative invernali ed estive tra le quali le Campagne d’Istruzione Estive sulle Unità navali della Marina militare.

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Tullio Tedeschi torna a solcare i mari

Varata la nave intolata all’eroe della X MAS, la seconda delle due unpav commissionate dalla Marina militare e realizzate nei cantieri navali di Sarzana e di Messina del gruppo Intermarine Rodriquez di Luciano Regina

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’ stata varata nei cantieri di Messina della Intermarine Spa del gruppo Immsi, la nave Tullio Tedeschi, eroe isernino medaglia d’oro durante la seconda Guerra Mondiale alla presenza del capo di Stato Maggiore della Marina Valter Girardelli, delle autorità civili e religiose e dei due figli Francesco e Rosangela (madrina della cerimonia, incaricata di “battezzare” l’unità navale con N OT I Z I A R I O

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la classica bottiglia che si infrange sulla prora). L’unità, come la gemella Cabrini, è stata progettata per supportare le operazioni del Comando Subacquei e Incursori (COMSUBIN), è costruita in materiale composito, ha una lunghezza di 44,16 metri fuori tutto, una larghezza di 8,4 metri e un dislocamento di 190 tonnellate; la nave è anche dotata di un “gommone" Rigid Hull Inflatable Boat (RHIB) impiegabile tramite un apposito scivolo collocato a poppa. “La strategia marittima del Paese, nella propria componente militare deve garantire

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la difesa del suo territorio sul mare, vera frontiera aperta non facilmente presidiabile, con l’adozione di una visione che promuova una gestione sempre più continua e sinergica dei domini di Difesa Avanzata e Sicurezza Interna”- ha affermato il capo di Stato Maggiore della Marina, l’ammiraglio Valter Girardelli durante la cerimonia. Alla nave è stato dato il nome di Tullio Tedeschi, sottufficiale della Regia Marina, attivo nella X flottiglia Mas e al comando mezzi d’assalto di Taranto durante la seconda guerra mondiale, decorato con la medaglia d’oro per l’affondamento del-


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Si conclude il programma di costruzione delle unità polivalenti ad alta velocità, atto a dotare il raggruppamento subacquei e incursori di strumenti moderni per soddisfare i requisiti di mobilità, proiettabilità e capacità di intervento il capo di Stato Maggiore della Marina Valter Girardelli

Messina, 11 Maggio, momenti salienti della cerimonia del varo, in alto l’ammiraglio Valter Girardelli con il comandante di Marisiclia ammiraglio Andrea Cottini.

l’incrociatore pesante inglese York il 26 marzo 1941. L’amministratore delegato di Intermarine Livio Gorghi ha detto: “Intermarine è tra i leader mondiali nella progettazione, costruzione ed equipaggiamento di navi militari con requisiti operativi molto stringenti, che sono il risultato di una lunga fase di perfezionamento e adattamento del nostro progetto basico alle esigenze specifiche di ogni committente. Ci siamo imposti grazie all’ottima reputazione guadagnata con la fornitura alle più prestigiose Marine militari mondiali di navi speciali, in particolare di cacciamine.

Tullio Tedeschi Sottufficiale della Regia Marina attivo nella Xª Flottiglia MAS prima, e in Mariassalto dopo, durante la seconda guerra mondiale. È stato decorato con la Medaglia d'oro al valor militar per l'azione del 26 marzo 1941, quando nella baia di Suda sull’isola di Creta, fu protagonista di un atto d’eroismo con cinque suoi commilitoni, riuscendo a colpire ed affondare, con un piccolo motoscafo-siluro, il grande incrociatore brittanico York.

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missione operativa a bordo del velivolo P-72A Il capo di Stato Maggiore della Marina in

Area di Operazioni: Tirreno centrale, est Sardegna, 30 aprile 2019. Il capo di Stato Maggiore della Marina Militare, ammiraglio Valter Girardelli, ha partecipato ad una missione operativa di pattugliamento marittimo, a bordo del velivolo P-72A in dotazione al 41° Stormo dell’Aeronautica Militare di Sigonella. Scopo dell'attività è stato quello di approfondire la conoscenza del nuovo sistema d’arma, esplorandone le potenzialità e le capacità di integrazione negli scenari aeronavali attuali.

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L’ammiraglio Girardelli, accompagnato dall’Ispettore dell’Aviazione per la Marina, generale di brigata aerea Carlo Moscini, è stato accolto a bordo dal colonnello pilota Gianluca Chiriatti, Comandante del 41° Stormo e dell’aeroporto di Sigonella, e da tutto l’equipaggio in configurazione operativa che è composto, come noto, da personale di entrambe le Forze Armate. Il volo è stato preceduto da un briefing sugli aspetti salienti della missione, assegnata dal Comando in Capo della Squadra Navale, che prevedeva il pattugliamento marittimo di una vasta zona di mare in supporto associato alle navi inserite nel dispositivo di sorveglianza marittima nazionale. L’ammiraglio Girardelli ha potuto verificare le caratteristiche del P-72A, velivolo estremamente versatile, equipaggiato con


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sofisticati sistemi avionici e di comunicazione, e dotato di un'avanzata suite di sensori di ultima generazione, che ne garantiscono l’elevata flessibilità di impiego in un’ampia tipologia di missioni. Le spiccate caratteristiche net-centriche dell’assetto, infatti, consentono di esprimere al meglio le numerose potenzialità, sia in operazioni indipendenti di area, sia nell’ambito dei complessi scenari aeronavali attuali, in contesti sempre più Joint, combined ed interagency. Al rientro della missione, il capo di Stato Maggiore ha rinnovato il personale ringraziamento agli equipaggi e a tutto il personale del 41° Stormo per il costante impegno, il senso del dovere e lo spirito di sacrificio che ne contraddistingue l’operato quotidiano, ribadendo la necessità di investire e credere nel personale, vera spina dorsale delle nostre Forze Armate. In volo con l’equipaggio, l’ammiraglio Girardelli ha apprezzato l’entusiasmo e la passione di una componente affiatata, in cui piloti ed operatori di volo della Marina e dell’Aeronautica operano da sempre in sintonia e in piena sinergia, in netto anticipo rispetto all’attuale impulso joint dello strumento militare. Infatti fin dall’istituzione nel 1957, l’Aviazione Antisommergibile del 41° Stormo mantiene una veste tipicamente interforze e perfettamente integrata, attraverso il connubio virtuoso tra le due Forze Armate. Il 41° Stormo Antisom opera dalla Base area di Sigonella con i nuovi velivoli da pattugliamento marittimo P-72A e garantisce, unitamente alla propria missione primaria di sorveglianza marittima, il contrasto ai traffici illeciti e al terrorismo internazionale

e il contributo ad operazioni per la salvaguardia della vita umana in mare, nonché protezione delle principali vie di traffico marittimo nei quadranti meridionali del mediterraneo. Gli equipaggi stanno incrementando il loro addestramento in vista del completamento numerico della flotta e del raggiungimento della final operational capability, che sarà espressione delle piene potenzialità del sistema d’arma.

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Tracciate le rotte delle Campagne d’Istruzione

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di Antonio Cosentino

A bordo di nave Vespucci presentato il programma delle Campagne d’Istruzione 2019

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bordo della storica nave scuola, Amerigo Vespucci, ormeggiata in porto a Civitavecchia, sono state presentate, dal Comandante in Capo della Squadra Navale, l’ammiraglio Donato Marzano, in rappresentanza del capo di Stato Maggiore della Marina, l’ammiraglio Valter Girardelli, e dall’ammiraglio Alberto Bianchi, Comandante delle Scuole della Marina, le attività che le navi scuola svolgeranno a favore degli allievi della prima e seconda classe dell’Accademia Navale, degli allievi della Scuola sottufficiali di Taranto e La Maddalena, dei volontari in ferma prefissata quadriennale e degli allievi della Scuola Navale Francesco Morosini. Un programma di viaggio e studio che, a bordo delle unità maggiori a vela

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della Marina militare, Amerigo Vespucci e Palinuro, insieme a quelle minori, Orsa Maggiore, Stella Polare, Corsaro II e il cacciatorpediniere Durand de la Penne, attendono gli allievi che saranno impegnati per la formazione e l’addestramento secondo i valori etici che continuano ad ispirare uomini e donne


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della Forza armata. Per molti allievi sarà la prima esperienza d’imbarco, un momento di crescita personale, durante il quale saranno sottoposti ad un intenso programma di formazione nel settore marinaresco, della sicurezza, condotta della navigazione e nell’ambito eticomilitare, senza tralasciare tematiche

ambientali, del rispetto del mare e la salvaguarda dell’ambiente marino e per la diffusione della marittimità nel Paese. Le Campagne d’Istruzione consentono anche di consolidare i rapporti e sviluppare relazioni con le comunità cittadine, le associazioni e le diverse realtà

Nave Amerigo Vespucci, il cacciatorpediniere Luigi Durand De La Penne, nave Palinuro e le navi a vela della Marina militare in navigazione. (foto di repertorio)

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del mondo accademico, istituzionale, scientifico e della ricerca, in particolare nel corso delle soste in porti esteri e in porti nazionali, gli allievi assicurano anche una proficua attività di promozione dell’immagine della Marina. Durante l’incontro con la stampa, il Comandante in Capo della Squadra Navale, l’ammiraglio Marzano, ha rimarcato “l’importanza della formazione in attività concrete e in zone di grande interesse per l’Italia, come il Mediterraneo allargato”. Mentre l’ammiraglio Bianchi, ha evidenziato la “grande tradizione della Forza armata, dai valori fondanti quali etica, fedeltà, disciplina e onore che permettono di forgiare nell’animo e nello spirito il personale”. L’attività delle campagne estive sarà preceduta, nei nostri mari, dalla precampagna, per la nave scuola Amerigo Vespucci e la goletta Palinuro. Al comando del capitano di vascello Stefano Costantino, lo storico vascello Amerigo Vespucci, è salpato il 6 maggio da La Spezia, toccherà i porti di Livorno, Civitavecchia, La Spezia, Olbia, Taranto, Catania, Scalea, Cagliari e Livorno. A bordo gli allievi del 26° corso volontari in ferma prefissata quadriennale. Da Livorno riprenderà la navigazione il 30 giugno per la Campagna d’Istruzione e solcherà quindi i mari del nord Europa, fino alla Norvegia. A bordo saliranno gli allievi della prima classe dell’Accademia Navale di Livorno e sarà

per loro il battesimo del mare, dove per circa tre mesi metteranno in pratica i principi della vita marinaresca. Il 4 giugno salperà da La Spezia la goletta Palinuro - al comando del capitano di fregata Andrea De Natale - a bordo gli allievi del 1° corso della Scuola Navale Morosini. Nave Palinuro effettuerà soste nei porti di Napoli, La Spezia, Imperia, Genova, Gaeta, Palinuro, Pantelleria, Siracusa e Taranto da qui si imbarcheranno anche gli allievi marescialli che frequentano il 21° corso normale presso la Scuola sottufficiali di Taranto e il 27 luglio prenderà il via la Campagna d’Istruzione nel Mediterraneo Centrale. Nei nostri mari non ci saranno solo le maggiori unità a vela, ma anche il cacciatorpediniere Durand de la Penne, al comando del capitano di vascello Andrea Micheli, l’unità salperà da Taranto il 21 luglio con a bordo gli allievi del 2° corso della Scuola Navale Morosini. Pronte a salpare anche le unità a vela minori Orsa Maggiore, al comando del capitano di fregata Marco Zanet, Stella Polare e Corsaro II. Durante la Campagna d’Istruzione gli allievi avranno, tra l’altro, modo di partecipare a importanti competizioni veliche nel Mediterraneo.

In alto uno dei momenti della conferenza stampa della presentazione delle Campagne d’istruzione 2019, a bordo di nave Vespucci in sosta a Civitavecchia. A destra le unità impegnate nelle Campagne. N OT I Z I A R I O

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il comandante di nave Vespucci, capitano di vascello Stefano Costantino incontra il direttore del Notiziario

di Antonio Cosentino

In una Marina del terzo millennio, qual è il ruolo del Comandante di un veliero come il Vespucci? Il comandante di una nave scuola, come nel caso specifico di nave Vespucci, non ha un unico ruolo, bensì diversi: da quello preminentemente formativo e addestrativo a quello di promotore sia dei valori fondamentali e peculiari del mondo marinesco sia della cultura italiana all’estero oltre che delle tradizioni marinare. Un ruolo poliedrico che si estrinseca con una diuturna azione di Comando indirizzata all’equipaggio e agli Allievi imbarcati N OT I Z I A R I O

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e di promozione della marittimità rivolta ad un ampio spettro di organizzazioni, “attori” istituzionali e non ovvero tutti coloro che, pur non essendo parte del cosiddetto cluster marittimo, si trovano a vario titolo a prendere contatto con patrimonio storico e di emozioni che da 88 anni naviga colla nostra “Signora dei Mari”.

Comandante ci può descrivere il ruolo e il percorso formativo del marinaio, perché l’uso delle navi a vela per la formazione del personale? La manovra delle vele, oggi come allora, nei velieri del ‘700.

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La navigazione tradizionale e quindi la Campagna d’Istruzione a bordo delle navi a vela rappresentano un elemento cardine nella formazione degli allievi Ufficiali, Sottufficiali e Graduati. Si tratta in sintesi delle basi dell’andar per mare: il forgiare l’animo e il fisico attraverso la navigazione a vela, le manovre marinaresche e tutte le attività basiche, dalla condotta con la timoneria a mano e la bussola magnetica fino a fare il punto nave coll’ausilio delle stelle ed altro ancora. Un insieme di dinamiche che determinano le condizioni ideali per temperare il carattere dei singoli e far apprendere il valore assoluto del gioco di squadra e quindi formare lo spirito di corpo, il senso di appar-


foto di Silvio Scialpi

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tenenza al corso e quindi l’equipaggio. Tutto questo è da decenni possibile grazie alla lungimiranza di coloro che scelsero -quasi in contrapposizione col diffuso sentimento del tempo, prevalentemente orientato a valorizzare quasi esclusivamente ciò che era tecnologico e meccanico, in un momento in cui peraltro la marineria a vela era di fatto al tramontodi “investire” in Navi Scuola a vela, quali il Colombo e il Vespucci. Una scelta che non ubbidiva assolutamente ai consolidati canoni del futurismo, ma che invece premiava la possibilità capitalizzare a pieno il potere formativo dell’esperienza velica, facendo diventare le navi scuola oltre che ambasciatrici delle

cultura marinaresca anche vere e proprie palestre professionali e di vita. Terreni fertili dove sviluppare la consapevolezza dell’importanza del lavoro di squadra e della solidarietà.

Al contrario delle navi grigie la vita sulle unità a vela si svolge all’aperto, dalla coperta alle alberate. La navigazione a vela, talvolta esclusiva, è molto pagante per l’equipaggio. Quali sono le emozioni che si provano? È il caso di sottolineare che la navigazione a vela è innanzitutto inclusiva, valorizza il concetto di team e l’importanza della solida-

rietà, sentimento questo che accomuna da sempre tutti coloro che vanno per mare. In tal senso, possiamo ritenere che andare a vela “fa bene come far del bene”. Andare all’unisono giù con la schiena per alare la manovra anche “a correre” finché non si è “a segno” e sentire quindi “agguanta” per poi alzare gli occhi e vedere finalmente la vela bordata: l’emozione è questa! È il vivere insieme la coperta, quel luogo dove da ogni cosa che ha un suo posto, è denominata con uno specifico termine ed è impiegata col medesimo rituale da quasi 9 decenni, è lì che traspare l’essenza della tradizione marinaresca in modo quanto mai autentico, vero.

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di Federico Messini

opo 500 anni Leonardo da Vinci continua ad essere protagonista e punto di riferimento non solo come scienziato, ma anche come uomo dominato da una costante volontà e sete di conoscenza. Quest’ultima lo ha spinto a ricercare la velocità degli avvenimenti naturali della storia e dell’uomo in ogni dimensione. I suoi studi, in particolare quelli sull’acqua descritta dallo stesso Leonardo come “vetturale della Natura”, si sono sviluppati in aree allora ben poco conosciute. E’ stato il primo a oltrepassare le conoscenze del tempo, aprendo il percorso alle scoperte e alle ideazioni, nonché alle progettazioni che secoli dopo sarebbero servite alle invenzioni a servizio dell’umanità. Leonardo da Vinci nel suo famoso codice Leicester afferma che è proprio l’acqua a svolgere e ad aver svolto da sempre la funzione di motore vero e proprio dell’evoluzione del pianeta. Tutto il manoscritto, poco fa citato, è fitto di appunti, riflessioni, teorie e straordinari disegni per illustrarci i concetti esposti. La protagonista indiscussa del prezioso testo, acquistato nel 1994 da Bill Gates, è l’acqua. Il codice Leicester, in anteprima a Firenze, è di assoluta grandezza delle celebrazioni leonardiane che si svolgeranno in tutto il mondo nel 2019. In occasione dei 500 anni dalla morte (2 maggio del 1519) di Leonardo Da Vinci, molte associazioni, enti e istituti, inclusa la Lega Navale Italiana ha voluto ricordare gli studi leonardiani, anche al fine di far conoscere ai più giovani gli studi e i lavori dello scienziato. Il maestro fiorentino, non solo viene ricordato come scienziato e inventore ma anche come artista, non a caso proprio il giorno 2 maggio una nota artistica ha coinvolto nave Vespucci: un momento musicale offerto da circa 70 studenti dell’Istituto comprensivo “Prof Antonio Moratti” di Fivizzano (MS). Leonardo durante l’intero corso della vita, oltre a esprimersi con innumerevoli opere d’arte, non perse mai l’interesse per l’indagine degli elementi, primo fra tutti l’acqua e i fenomeni a essa connessi: dalle modalità della rappresentazione

in disegno e in pittura, agli studi sulla sua natura fisica; dalla ricerca di nuove teorie alle caratteristiche di corsi e distese d’acqua, alla progettazione di grandi opere di ingegneria idraulica e di macchine per deviare, sollevare, rallentare e misurare l’acqua. Lo scienziato estese i propri interessi alla navigazione, immaginò strumenti che consentissero di camminare sul fondo e sopra le acque, osservò il potere riflettente delle superfici acquatiche, fino a dedicarsi al suo valore scenografico nei giardini e nelle fontane. Parlando di navigazione dobbiamo ricordare che, nel panorama navale italiano, ogni nave porta con sé un nome e un motto. Si tratta di una breve frase che ha lo scopo di dare valore alla nave e stimolare positivamente l’equipaggio stesso. Nel transitare in coperta, l’attenzione anche di tutti i visitatori viene “inesorabilmente catturata” da un pannello in legno posto a poppavia dell’albero di maestra dell’Amerigo Vespucci dove è riportato il motto della nave, ufficializzato nel 1978: “Non chi comincia ma quel che persevera”. (*) Una frase che ben si addice ad una nave scuola, che oltre a essere riconosciuta come la più bella del mondo, da 88 anni “offre” l’occasione del primo imbarco agli allievi dell’Accademia Navale. Il motto infatti è un chiaro riferimento alla severa formazione a cui saranno sottoposti i futuri ufficiali della Marina militare, poiché non è tanto intraprendere quel percorso, quanto portarlo fino in fondo. Lo scopo di nave Vespucci, nel corso delle sue campagne d’istruzione, è quello di infondere i valori e gli ideali a tutti gli allievi messi a loro disposizione, al fine di imprimergli il senso di responsabilità, capacità decisionale, lo spirito di sacrificio soprattutto nel lavoro di squadra. Tali valori verranno espressi nella loro futura esistenza. (*) La frase dello scienziato fiorentino è stata proposta a suo tempo, in occasione di una sua visita a bordo, dallo scrittore e giornalista Vittorio G. Rossi all’allora Comandante della Nave (C.V. Giuseppe Colombo).

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curiosità e tradizioni

Nave Vespucci

Da questo numero dedicheremo una rubrica alla nave “più bella del mondo”, l’Amerigo Vespucci. Sono, piccoli aneddoti, racconti e curiosità che vi faranno salire a bordo e solcare le onde come un vero marinaio di Fabio Vespucci La prora: un tuffo nel passato

La nave scuola Amerigo Vespucci, a prora, presenta la propria polena, emblema delle antiche navi a vela. La polena di una nave, che ha origini antichissime, incarna lo spirito del veliero stesso; basti pensare alle navi vichinghe, dove la polena rappresentava lo spirito guerriero e incuteva timore nei riguardi del nemico. A bordo di nave Vespucci, la polena aurifera rappresenta il navigatore fiorentino, fiero in viso, che impugna con la mano sinistra una cartina geografica e che rivolge l’arto superiore opposto al cuore.

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La polena (cava al suo interno) è in ottone con rivestimento esterno in fogli d’oro zecchino e richiede una minuziosa manutenzione, effettuata con specifiche attrezzature dall’equipaggio stesso, seguendo una lavorazione che si tramanda da più di 80 anni.

del nostromo di servizio e riferiscono a quest’ultimo se vi sono problemi e se i quattro fanali principali della nave funzionano correttamente. La terza campana, invece, si trova a prora della nave ed è chiamata “campana di segnalazione”, utilizzata per segnalare acusticamente la presenza della nave in caso nebbia.

Le campane presenti a bordo, rigorosamente di ottone, sono tre: a centro nave sono ubicate la campana dell’ abbandono nave e la campana della guardia che, al calar del sole, rintocca ogni 30 minuti e scandisce il tempo alla squadra di guardia e, in particolar modo, alle vedette. Le vedette, udendo i tre rintocchi della campana, attendono l’arrivo

... la polena rappresentava lo spirito guerriero e incuteva timore nei riguardi del nemico ...

Le campane: per chi suonano?

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Le Forze Armate e il Dipartimento della Protezione civile danno il via al Progetto Ianus: miglioriamo la resilienza del nostro Paese

Progetto Ianus

di Mauro Casinghini*

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ttività interforze, azione interagenzia.Termini apparentemente burocratici, certamente di difficile comprensione dai giovani “nativi digitali”. Si parla dei compiti svolti da alcune articolazioni statali chiamate a rispondere ad esigenze molto particolari, che non ricadono propriamente nel loro principale compito istituzionale, ma che risultano comunque strategiche per la salvaguardia della vita umana e del patrimonio culturale. Azioni svolte in un contesto di sistema, per migliorare la resilienza del nostro Paese. Lo scorso 7 maggio all’aeroporto mi-

litare di Pratica di Mare si è svolto l’evento “Duplice uso sistemico: impiego innovativo delle Forze Armate al servizio del Paese – Progetto Ianus”, alla presenza del presidente del Consiglio Giuseppe Conte, del ministro della Difesa Elisabetta Trenta, del ministro per i Beni e le Attività Culturali Alberto Bonisoli, del Capo del Dipartimento della Protezione civile Angelo Borrelli e dei massimi vertici delle Forze Armate. Al fianco di quella delle autorità, la presenza più evidente sono state le centinaia di ragazzi delle scuole superiori, curiosi di concretizzare davanti ai loro occhi cosa significasse realmente “ interagenzia” o “interforze”. Oltre 900 ragazzi delle scuole superiori lo hanno capito vivendo in diretta la simulazione di ciò che avviene a seguito del verificarsi di un evento catastrofico

come, ad esempio, un terremoto di magnitudo 6.4, a 10 Km di profondità. Terremoto che, sempre in maniera simulata, ha interessato una parte litorale del nostro Paese. Si stima il coinvolgimento di 116 comuni, per un totale di quasi 2 milioni di abitanti. Più di 920 mila abitazioni sono interessate a crolli o danni che ne determinano la provvisoria o definitiva inagibilità. Il Comitato Operativo Nazionale della Protezione civile, riunitosi a seguito dell’evento, ha richiesto, tramite il Comando Operativo di Vertice Interforze (COI), il concorso delle Forze Armate. Il territorio è devastato: occorrono mezzi speciali per portare a ridosso delle case crollate il personale esperto per l’estrazione delle vittime dalle macerie. I reparti del Genio dell’Esercito mettono in campo mezzi cingolati veloci.

Scheda Tecnica di Nave Etna Impostata il:

3 giugno 1995

Cantiere:

CNR Riva di Trigoso

Varata il:

Alcune immagini dell’evento “Duplice uso sistemico: impiego innovativo delle Forze Armate al servizio del Paese – Progetto Ianus”; sopra: il presidente del Consiglio dei Ministri Giuseppe Conte e il capo di Stato Maggiore della Difesa generale Enzo Vecciarelli; nella pagina a destra in alto: il ministro della Difesa Elisabetta Trenta, il sottosegretario alla Difesa Angelo Tofalo e il capo di Stato Maggiore della Marina ammiraglio Valter Girardelli. N OT I Z I A R I O

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Dislocamento: Lunghezza: Larghezza:

12 luglio 1997

5980 o 13400 t p.c. 146,6 m 21 m


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Intanto gli aerei a pilotaggio remoto dell’Aeronautica Militare fotografano la situazione dall’alto per contribuire a definire l’ampiezza dello scenario catastrofico. Del nostro patrimonio culturale saranno invece i Carabinieri ad occuparsi, insieme agli esperti del ministero dei Beni Culturali, della messa in sicurezza delle opere d’arte custodite nelle chiese e nei musei interessati dai crolli. Nave Etna, unità della Marina con

grande capacità di supporto logistico e sanitario, assume il coordinamento in loco degli interventi operativi.Viene istituito a bordo il Joint Task Force Headquarter, coordinato dal Comandante della Seconda Divisione Navale. Come ben sappiamo, la primissima assistenza alla popolazione è sempre di tipo sanitario. La Regione colpita è in crisi: il referente sanitario regionale richiede al Dipartimento della protezione civile l’attivazione della Centrale Remota

Operazioni di Soccorso Sanitario (CROSS), una struttura capace di coordinare le azioni di assistenza sanitaria da fuori dell’area colpita. Per rispondere alla necessità di accogliere i numerosi feriti, il Comando in Capo della Squadra Navale della Marina attiva la procedura di supporto sanitario. Medici e infermieri a bordo di nave Etna allestiscono le postazioni chirurgiche e di pronto soccorso, in attesa dell’arrivo degli elicotteri EH101 e MH90 della Marina con feriti in gravi condizioni. Una volta stabilizzati, gli elicotteri trasferiranno i pazienti presso gli ospedali che la stessa CROSS indicherà, a seconda della gravità delle condizioni e della capacità ricettiva dei reparti ospedalieri. Così si realizza una vera azione di sistema. Un mosaico che si compone con rapidità ed efficacia. Interforze, interagenzia. * Ufficiale della Riserva Selezionata della Marina militare, esperto di Protezione civile.


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A scuola sul mare

Il contributo della Marina alla grande esperienza pedagogica e sociale delle navi Asilo

di Desirée Tommaselli

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utto ebbe inizio con nave Daino, un brigantino in disarmo che aveva combattuto la guerra navale del 1848 contro l’Austria; la vide in porto Nicolò Garaventa, professore di matematica del Liceo “Andrea Doria” di Genova, che sull’esempio delle training ships inglesi pensò di trasferirci la sua Scuola-officina per discoli, da lui fondata nel 1883 nel capoluogo ligure. Grazie all’interesse dell’ammiraglio Paolo Thaon di Revel, il nobile intendimento del professore fu reso possibile: la RegiaMarina donò la vecchia unità che fu adattata per accogliere i ragazzi, divenendo una nave scuola con il significativo nome prima di Redenzione e poi di Nave Officina Redenzione Garaventa.Vi venivano accolti i ragazzi liberati dal carcere, i figli dei N OT I Z I A R I O

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carcerati, i trovatelli, gli orfani, i ragazzi che conducevano una vita ai margini della società. A bordo della nave, in cui vivevano come veri marinai, ricevevano un’educazione e venivano avviati alle professioni del mare. L’esperienza genovese aprì la strada alle navi asilo Scilla a Venezia e Caracciolo a Napoli; la prima, istituita come “scuola di pesca in Venezia” a favore degli orfani e dei figli di pescatori caduti in disgrazia, fu inaugurata nel 1906; la seconda - di cui si è già parlato nell’articolo Il mare in scena. Storie di Marina a teatro, pubblicato nel numero di aprile scorso del Notiziario - fu inaugurata nel 1913 a bordo della pirocorvetta a elica che nel 1881 era stata protagonista di una straordinaria navigazione verso “la fine del mondo”, rilevando una baia cui fu dato, in onore dell’unità della Regia Marina, il nome di Baia Caracciolo, in Patagonia. Questa nave fu destinata ad accogliere i ragazzi del

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popolo, abbandonati o orfani, gli scugnizzi, e fu al centro dell’interesse pedagogico internazionale per lo straordinario esperimento educativo com-


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“Caracciolini” imparano l’arte del fabbro ferraio e l’uso di martello, scalpello, mantice, tenaglie e incudine.

Sotto: Caracciolini con divisa da “marinaretti” posano insieme a Giulia Civita Franceschi. In basso, al centro: sottufficiale della Regia Marina impartisce nozioni di meccanica a bordo di nave Caracciolo.

Nella pagina accanto: Cagliari, lezione di matematica a bordo della nave asilo Azuni.

(foto Ufficio Storico della Marina Militare)

piuto da Giulia Civita Franceschi, ricordata come la “Montessori del mare”. Ma la grande esperienza di nave Caracciolo fu resa possibile grazie alla legge dell’11 luglio 1911, emanata dal parlamento su proposta del ministro della Marina Pasquale Leonardi Cattolica, con la quale veniva autorizzata la costituzione di un consorzio tra i ministeri della Marina, dell’Interno e della Pubblica Istruzione e gli Enti Locali per l’istituzione e l’esercizio della nave asilo Caracciolo. La costituzione del Consorzio e l’approvazione dello statuto avverranno poi con decreto del 28 giugno 1912, sostenuto e avvalorato dal contrammiraglio Thaon di Revel. Il 21 giugno 1914 nacque invece l’Ente Morale Opera Nazionale di Patronato per le navi Asilo Caracciolo e Scilla con sede presso il Ministero della Marina. La legge autorizzava il ministro della

Forza Armata a cedere gratuitamente unità navali in alienazione per ulteriori navi asilo, la cui istituzione divenne urgente con lo stato di guerra in Adriatico, a partire dal luglio 1914. Esse, infatti, rientravano tra i provvedimenti per i minorenni orfani di guerra della gente di mare perita per causa della guerra. Sono proprio gli anni del primo conflitto mondiale quelli su cui si focalizzano le ricerche e le riflessioni del Comandante Leonardo Merlini e del giornalista Vincenzo Grienti, autori del volume A scuola sul mare. Navi asilo e Grande Guerra nei documenti dell’Ufficio Storico della Marina Militare. Un libro che attinge al ricco patrimonio documentale e fotografico dell’Ufficio Storico della Forza Armata, portando alla ribalta la storia poco nota delle navi asilo e conosciuta ai più quasi esclusivamente attraverso nave Caracciolo. I due autori, pur concentrandosi

significativamente sugli anni della Grande Guerra, forniscono un interessantissimo inquadramento storico attraverso i precedenti britannici delle training ships e degli asili, orfanotrofi e case d’accoglienza per i “marinaretti” italiani. Oltre al pregevole recupero del reportage di Matilde Serao a bordo di nave Caracciolo, pubblicato sulla Rivista Marittima nel 1913 - cui rendono omaggio riproponendo ad apertura del libro i versi dannunziani “Dove porremo noi la nostra Patria?/ Su la nave”, scelti dalla giornalista napoletana come epigrafe per il suo articolo - gli autori forniscono una interessante lettura delle navi asilo quali strumento del potere marittimo oltre che come impegno sociale. Impegno sociale che la Marina militare continua a perseguire a terra, attraverso il sostegno alla Fondazione Francesca Rava, e, come tradizione, sulle onde, attraverso l’attività di Nave Italia.

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Convegno annuale sul Castello Aragonese di Taranto

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Un gioiello di architettura bizantina da valorizzare e difendere

lla presenza del Comandante Marittimo Sud, ammiraglio di divisione Salvatore Vitiello e della dott.ssa Maria Piccarreta della Sopraintendenza Archeologica Belle Arti e Paesaggio di Lecce, Brindisi e Taranto, Francesco Marangi presidente dell’Associazione “Amici del Castello Aragonese” – Organizzazione non lucrativa di utilità sociale, e il sindaco del Comune di Taranto, Rinaldo Melucci, nella Galleria Meridionale del Castello Aragonese di Taranto, lo scorso 15 maggio, hanno firmato una convenzione per la valorizzazione del maniero, prima dell’inizio dello svolgimento del consueto convegno annuale. L’obiettivo – come sottolineato dal curatore della stesura dell’accordo, ufficiale commissario dell’ufficio legale del Comando Marittimo Sud, il capitano di fregata Marco Lupi - è continuare ad assicurare la presenza dell’archeologo, dott. Federico Giletti per garantire l’opera meticolosa degli scavi e della ricerca archeologica sotto la guida della Sopraintendenza. L’impegno del Comune garantisce un concreto sostegno all’opera di valorizzazione del Castello, monumento celebre e centrale nella vita culturale, artistica e

di Lia Pasqualina Stani

turistica della città, con ricadute positive per il territorio, creando nuove opportunità occupazionali per giovani ricercatori nei cantieri aperti della fortezza, e rinsalda il forte legame storico tra la città dei Due Mari e la Marina come esempio di fattiva collaborazione. L’opera di valorizzazione di un “bene comune” alla Marina militare e alla città, è un fattore identificativo, di appartenenza per la comunità jonica, e riconosce la consapevolezza del valore culturale, turistico ed economico di questo monumento a connotazione militare al servizio dei cittadini. Il coordinatore e responsabile dell’attività archeologica, dott.Giletti, ha presentato i risultati ottenuti, dal settembre 2011, dalla campagna di scavo archeologico e restauro, ancora in corso, all’interno del torrione di San Cristoforo. Dettagliata la descrizione - della dott. Sabrina Grassi - dei referti ceramici rinvenuti nel butto dell’ex falegnameria. “Valorizzare e difendere il Castello – ha dichiarato l’ammiraglio (ris) Ricci, attuale curatore del Castello - significa difendere la nostra cultura, perché l’identità nazionale coincide con la nostra identità culturale”. Ripercorrendo la lunga prigionia del generale Dumas, primo generale di colore della storia, fonte di ispirazione del romanzo “Il conte di Montecristo” scritto dal figlio Alexandre, Ricci ha illustrato le attività di manutenzione e restauro dell’ex

falegnameria, della facciata del Maschio e il tratto di facciata di Levante, negli ultimi 18 mesi. Dall’iniziazione dell’opera di recupero e di restauro, nel 2005, l’agorà della città dei Due Mari, nella top ten dei “Luoghi del Cuore” del FAI, è fruibile alla città ed ai turisti con visite guidate fino a notte fonda, svolte dal personale militare e civile della Forza Armata, per una cultura gratuita e alla portata di tutti. Uniba conferisce il Sigillo d’Ateneo agli ammiragli Vitiello e Ricci per il sostegno allo sviluppo del mare

Per una costante e preziosa attività svolta a sostegno e sviluppo del mare, dell’ambiente e della ricerca scientifica, il Magnifico Rettore dell’Università degli Studi di Bari, come riconoscimento alla qualità del lavoro svolto per la riqualificazione della città di Taranto ha consegnato il Sigillo d’Ateneo, elemento identificativo dell’Accademia barese oltre che a Vera Corbelli, Commissario Straordinario per le bonifiche di Taranto, all’ammiraglio di Divisione, Salvatore Vitiello del Comando Marittimo Sud e all’ammiraglio (ris) Francesco Ricci, curatore per la Marina militare del Castello Aragonese.La cerimonia si è svolta, lo scorso 21 maggio, nella Sala Conferenze del Dipartimento Jonico della città jonica alla presenza di autorità civili, militari ed accademiche.


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Il progetto PPA la classe Thaon di Revel “le Formula 1 del mare”

I Pattugliatori Polivalenti d’Altura della Classe Thaon di Revel, concepiti per raggiungere una velocità di oltre 32 nodi, sono delle vere e proprie “Formula 1” del mare di Gabriele Catapano e Francesco Greco

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ra le navi del programma per la tutela della “capacità marittima della difesa”, il posto d’onore è senza dubbio occupato dai Pattugliatori Polivalenti d’Altura della Classe Thaon di Revel. L’elevato requisito di velocità, di oltre 32 nodi, con il quale sono state concepite le Unità della Classe e le diverse ed innovative soluzioni tecnologiche adottate, ne fanno delle vere e proprie “Formula 1” del mare. Il programma PPA contempla la costruzione di un totale di 10 Pattugliatori Polivalenti d’Altura, di cui 7 finora a contratto più tre in opzione, di concezione innovativa, in grado di sorvegliare e controllare gli spazi marittimi di interesse nazionale, vigilare sulle attività marittime economiche, N OT I Z I A R I O

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concorrere alla salvaguardia dell’ambiente marino e alla tutela dei beni archeologici, supportare la protezione civile in operazioni di soccorso alla popolazione colpita da calamità naturali, concorrere alla scorta di gruppi navali, navi maggiori e mercantili. Il requisito di alta flessibilità operativa della Classe Thaon di Revel, così come la possibilità di integrare facilmente nuove capacità nel corso del ciclo vita, è stato presente sin dalle prime fasi del progetto preliminare delle Unità. Programma sfidante, concentrato di tecnologia ed innovazione, sviluppato

e seguito in assoluta sinergia tra lo Stato Maggiore e NAVARM. Numerosissime le configurazioni di nave analizzate per addivenire a quella finale attraverso studi ed analisi effettuati tutti in house che hanno coinvolto intensamente tutte le competenze distintive tecniche ed ingegneristiche della Forza Armata. Queste navi sono caratterizzate dalla disponibilità di ampi spazi per poter imbarcare materiali e impianti shelterizzati, in grado di accrescere le capacità operative, alloggiative e sanitarie. Un progetto modulare, dunque, che consentirà di assolvere molteplici task in funzione della missione. Le nuove navi saranno in grado di impiegare imbarcazioni veloci tipo RHIB (Rigid Hull Inflatable Boat), fino a una

lunghezza di oltre 11 metri, tramite gru laterali o per mezzo di una rampa di alaggio situata a poppa. Caratterizzate da una lunghezza oltre 140 metri, una larghezza di 16.5 metri e un dislocamento superiore alle 5.500 tonnellate, le Unità sono equipaggiate con un sistema propulsivo ibrido di tipo CODAGOL (COmbined Diesel And Gas Or eLectric) costituito da una turbina a gas (TAG), due motori termici principali (MTP) e da due motori elettrici reversibili in grado di funzionare sia come motori propulsivi per le basse andature sia come generatori. Apparato motore unico nel suo genere che consentirà di navigare in “propulsione elettrica” sino ad una velocità di 10 nodi nel massimo rispetto delle norme ambientali, oppure con un solo motore termico principale e due assi in rotazione fino a 18 nodi, o ancora con due motori termici principali per il raggiungimento di 25 nodi ed infine con una TAG ed i due motori termici “in asse” per il raggiungimento della massima velocità. Dotata di un sistema di combattimento allo stato dell’arte, vedrà imbarcati i nuovi sensori radar ed elettro-ottici in corso di sviluppo da parte dell’Industria nazionale ma soprattutto l’unità sarà caratterizzata da un sistema di gestione e condotta incentrato sull’impiego di una rivoluzionaria Postazione Integrata per la Condotta della Nave (PICN) in grado di fondere, in un unico sistema, le funzionalità dello Ship Management System (SMS) per la gestione della piattaforma e SADOC 4 per la gestione del sistema di combattimento. Non ci resta quindi che attendere, tra pochi giorni, il varo di nave Thaon di Revel e poter ammirare questa meraviglia dell’ingegneria navale e della tecnica militare solcare i mari al fianco delle altre navi della Squadra Navale.

In alto: modello 3D dell’Unità PPA; nella pagina a sinistra: nave Thaon di Revel in costruzione; accanto: rendering della postazione integrata per la condotta della nave.

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ITA 416 - LA SUPERBA

Campioni europei 2019 N OT I Z I A R I O

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di Pasquale Prinzivalli

on trentuno equipaggi iscritti, provenienti da Germania, Gran Bretagna, Grecia, Italia, e Ungheria, si è concluso il campionato europeo della classe j24, quest’anno disputato a Patrasso in Grecia dal 4 al


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10 maggio. Tra le imbarcazioni che hanno partecipato all’evento, organizzato dal Sailing Club of Patras, La Superba - ITA 416, campioni italiani in carica. Il J24 del Centro Velico di Napoli della Marina militare, timonato da Ignazio Bonanno in equipaggio con Simone Scontrino, Vincenzo Vano, Francesco

Picaro, Alfredo Branciforte e la riserva Francesco Linares, ha chiuso la prima giornata, caratterizzata da tre prove al secondo posto, (8 punti, 1,3 e 4 i parziali). La prima prova si è disputata con un vento tra i 10 e i 14 nodi che è aumentato d’intensità fino a raggiungere i 18 nodi nella terza prova, le condizioni meteo favorevoli, hanno permesso di chiudere la prima delle tre giornate di regate, nelle acque del Mar Egeo, senza alcuna difficoltà. Nella seconda giornata, con sole ed un vento leggero dai 6 ai 10 nodi, i nostri atleti sono passati al comando della classifica provvisoria mettendo a segno tre belle prove (3,2 e 3) posizionandosi davanti alle imbarcazioni Gre - 441 e Gre - 751 rispettivamente seconda e terza. E’ la terza giornata di regate a regalare al nostro equipaggio la gioia del titolo europeo con una giornata di anticipo. Con (22 punti tot; 18 punti netti; 1,3,4,3,2,3,1,2,3 i parziali), la Superba si è laureata campione d’europa davanti a Gre 5441 Evniki timonato da A. Nikolaidis, seguito dai connazionali di Gre 751 Hellenic Police timonato da A. Tagaropoulos. “Siamo felicissimi di aver vinto l’Europeo J24 con un giorno d’anticipo” hanno commentato euforici i nostri atleti “Non capita spesso di riuscire in questa impresa soprattutto non conoscendo il campo di regata e dovendoci confrontare con avversari molto determinati come quelli incontrati in queste giornate”. Soddisfatto il neo presidente della Classe Italiana J24 Fabio Apollonio, “E’ una grande gioia per tutta la Classe italiana J24 e per la Vela azzurra, ... ho regatato anche io in questo Campionato e perciò sono consapevole del livello degli equipaggi e soprattutto della grinta dei locali”. Per i campioni italiani in carica si tratta del secondo titolo europeo nella classe J24 dopo quello vinto in Sardegna nel 2012 e il terzo posto a Montecarlo nel 2013. Il prossimo appuntamento clou della stagione italiana sarà il Campionato nazionale Open che si disputerà dal 22 al 26 maggio nelle acque di Cervia Milano Marittima. Nelle immagini alcuni dei momenti delle regate, disputate dall’imbarcazione della Marina militare La Superba ITA - 416.

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Scopriamo i segreti del linguaggio di bordo, la lettera “R” come: rotta, radar e regata

Il gergo marinaresco di Alessandro Lentini

Rotta

La rotta è la direzione grazie alla quale una imbarcazione raggiunge un punto sulla superficie terrestre, calcolata in genere su una carta nautica e seguita durante la traversata controllando regolarmente la propria posizione per modificare la rotta se a causa di errori di navigazione ci si discosta da quanto progettato. Molto più specificatamente la rotta è data dall’angolo con il quale la traiettoria incrocia i meridiani terrestri e viene indicata proprio con il numero corrispondente in gradi da 0° a 360° in senso orario. Una rotta viene elaborata su una carta nautica con l’utilizzo di goniometro, squadrette, matite e compasso, stessi strumenti che saranno utilizzati durante la navigazione ogni qualvolta viene rilevata la propria posizione, per verificare che quanto progettato corrisponda a quanto progettato. Radar

Il radar è un sistema di rilevamento della posizione e, nel caso di oggetti mobili come navi e aerei, veicoli o formazioni atmosferiche, anche della velocità tramite onde elettromagnetiche appartenenti allo spettro delle onde radio o microonde. La parola radar è un acronimo delle parole inglesi radio detection and ranging, "radiorilevamento e misurazione di distanza" e il funzionamento si basa su un trasmettitore di onde radio, un’antenna e un ricevitore delle onde di ritorno. L’elaboratore calcola poi la posizione ed eventualmente la velocità del bersaglio. Regata

La regata è una gara tra imbarcazioni, a remi o a vela, che prevede un percorso prestabilito da effettuare una o più volte e regolamentata da un bando di regata. Il percorso è delimitato da diverse boe situate nel campo di regata. Quando le regate impegnano imbarcazioni dello stesso tipo o classe vince la prima che taglia il traguardo (rappresentato da una linea immaginaria tra due boe), mentre se le imbarcazioni sono diverse si tiene conto dell’handicap. La partenza è segnalata dai giudici del comitato di regata tramite segnalazioni visive e acustiche.

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Dis...Corsi di navigazione I RELITTI

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di Paolo Giannetti

ell’uso e nella consultazione delle carte nautiche, siano esse tradizionali che elettroniche, è di fondamentale importanza per la sicurezza della navigazione riconoscere ed interpretare correttamente il simbolismo e le abbreviazioni in esse riportate. Questa raccomandazione assume ancora più valore per i simboli rappresentativi di relitti N OT I Z I A R I O

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in considerazione dei pericoli che ne possono eventualmente derivare. In questa puntata andremo ad analizzarne solo alcuni di questi simboli e per maggiori approfondimenti e per completezza di trattazione si rimanda il lettore alle pubblicazioni ufficiali dell’Istituto Idrografico della Marina ed in particolare alla Pubblicazione/Carta I.I. 1111 INT 1 Prima di tutto c’è da dire che tutti i simboli e le abbreviazioni usate nella car-

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tografia nautica rispondono a degli standard internazionali e per questo qualunque sia la “nazionalità” di un carta lo stesso oggetto o conformazione viene rappresentato con la stessa forma grafica (simbolo) o abbreviazione. Ad esempio per richiamare l’attenzione su una zona o linea di pericolo (es. uno scoglio isolato) o un’area contenente più pericoli per la navigazione, questa viene rappresentata con una linea tratteggiata (figura 1).


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Il simbolismo per indicare i relitti può essere di vario genere a seconda che si tratti di relitto sempre sommerso, e quindi con un determinato battente d’acqua, oppure emergente. Questa condizione può anche non essere permanente se ci riferiamo alle periodiche escursioni di marea che possono anche sommergere totalmente il relitto durante il periodo di “alta”. Il simbolo (e l’abbreviazione inglese “Wk” derivata dalla parola wreck) usato è quello in figura 2 e può eventualmente riportare il battente d’acqua noto e altre indicazioni per la sua individuazione.

Figura 2 Simbolo e abbreviazione di relitto

Da ricordare che il battente è la distanza in metri tra il punto più alto del relitto e la superficie fisica del mare quando costituisce il Livello di Riferimento degli Scandagli (LRS). Come già trattato in un precedente Dis..Corso, si ricorda che il LRS, detto anche “Datum”, è la media delle oscillazioni più basse delle basse maree sizigiali. Per indicare un relitto rispetto al livello riferimento scandagli si possono usare altri simboli e più precisamente viene evidenziata la condizione per cui il relitto è sempre emergente o se risulta visibile solo l’albero o la sovrastruttura. (figura 3).

Entrambi si riferiscono ad un relitto con battente d’acqua sconosciuto ma il primo è considerato potenzialmente pericoloso per la navigazione mentre il secondo, accertato avere un battente d’acqua superiore a 20 metri il pericolo è presente solo per navi con immersioni superiori a 20 metri. Il secondo simbolo è usato anche per segnalare relitti su alti fondali (maggiori di 200 metri). Se invece il relitto ha un battente d’acqua noto, questo è indicato con il corrispondente valore come nella figura seguente dove si vedono ancora i due casi (secondo la colorazione) per il battente pericoloso o meno.

Inoltre, nel caso non si conosca la profondità esatta del relitto ma è sicuramente accertato trovarsi sotto una certa quota (esempio 25 metri come in figura allora il simbolismo usato è il seguente :

Se il battente d’ acqua sul relitto risulta essere stato accuratamente controllato mediante draga o palombaro il simbolismo usato è il seguente:

Vale infine la pena di accennare ad un simbolo nel quale è possibile imbattersi nella consultazione delle carte. E’ il ben noto ashtag reso ultimamente famoso dai social. Figura 3 Da sinistra: Relitto con battente noto, Relitto di cui è visibile l’albero (Mast) a livello riferimento scandagli e Relitto in parte emergente a livello riferimento scandagli.

Da notare la differenza tra i due seguenti simboli relativi ad un relitto. Figura 1 Area di Pericolo (+ Scogli)

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Questo carattere sta semplicemente ad indicare presenza di “fondo sporco” ed in particolare la presenza di resti di relitti non più pericolosi per la navigazione ma che comunque sono da evitare in caso di ancoraggio o pesca a strascico.

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Pittori di Marina

Aristide Sartorio, salpamento dell'ancora.

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di Paolo Bembo

eguendo la logica obbligata delle menzioni, che potrebbe anche permetterci, in futuro, di ritornare sugli argomenti appena sfiorati, è il caso di fare brevemente cenno anche a pittori che se ebbero una robusta notorietà ai loro tempi, vennero poi rapidamente dimenticati proprio in quegli ambienti che massimamente dovrebbero averli presente. Solo l’opera di ricerca di alcuni appassionati li ha, almeno in parte, riposizionati in un’area di rilevanza quale è quella che loro spetta. Mi riferisco ad esempio ad Agostino Fossati, fine paesaggista di fine secolo XIX/inizio secolo XX, i cui dipinti, oltre che in numerose collezioni private, sono presenti anche N OT I Z I A R I O

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Giorgio Tabet, 1959 esercitazione in operazioni antisom a mezzo lanciabas.

nei musei spezzini. Un altro esempio è quello di Romolo Piva, nocchiere poi divenuto ufficiale commissario, più o meno dello stesso periodo. Colto e versato anche nello scrivere, collaborò con dipinti e bozzetti a tutte le attività illustrative del mare del tempo in cui visse, comprese una serie di realizzazioni ideate specificamente per la Lega Navale Italiana. Venendo a tempi a noi più prossimi, nel periodo fra le due guerre mondiali, citerò Aristide Sartorio che, responsabile di un’operazione di marketing del sistema Paese Italia in occasione di una mostra itinerante, nel 1924, a bordo della Regia Nave Italia, in Sud America, anch’egli ottimo pittore (fra

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l’altro responsabile anche delle decorazioni di Palazzo Montecitorio, a Roma) si dedicò con successo alla così detta “Illustrazione Navale”. E per concludere questa breve chiacchierata vorrei citare anche Giorgio Tabet, illustratore di classe, fra l’altro delle copertine degli omnibus Mondadori e dei gialli della stessa casa editrice, che attivo sino a pochi anni or sono, ebbe anche, prima e dopo la Seconda Guerra Mondiale, una certa produzione di dipinti (più che altro schizzi elaborati ed illustrazioni per giornali o per amici) di Marina. Le immagini relative a questi pittori, come al solito, si commentano da sole.


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