Notiziario della Marina marzo 2016

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Co PI A oM AGGI o

A n n o L X I I I - M A r z o 20 1 6 - € 2,0 0

n o T I z I A r I o de l la

M ARINA


dal numero di:

M ARZO 1966

La Marina di cinquant’anni fa, riproposta attraverso le immagini dei Notiziari dell’epoca e i vostri scatti

CINQUANT’ANNI

FA . . .

L’incrociatore lanciamissili Garibaldi ed altre unità della Squadra Navale rientrano in porto. In basso: fregate tipo “Centauro” in porto per lavori di normale manutenzione.

Mar Mediterraneo, marzo 1966. Unità del dragaggio in addestramento.

In basso: Venezia, 19 maggio 1919. Consegna della Bandiera di Combattimento al Regg. San Marco, nell’omonima piazza di Venezia. Al centro del gruppo il C.F. Sirianni e alla sua destra il sindaco di Venezia.

inviate i vostri scatti dell’epoca con una breve didascalia a: notiziario.marina@gmail.com


MARINA N O T I Z I A R I O

T E S TATA

M A R I N A M I L I TA R E 1954

GIORNALISTICA DELLA F O N DATA N E L

I SCRIZIONE :

R EGISTRAZIONE :

Tribunale di Roma

n. 396/1985 dell’8 agosto1985

PROPRIETÀ: Ministero della Difesa - EDITORE: Ministro della Difesa D IRETTORE R ESPONSABILE

Antonio COSENTINO

REDAZIONE, GRAFICA/IMPAGINAZIONE, SEGRETERIA:

Antonio DOVIZIO, Cristopher SCARSELLA, Pasquale PRINZIVALLI, Emanuele SCIGLIUZZO D IREZIONE

E

R EDAZIONE :

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LA COLLABORAZIONE A QUESTO NUMERO SI RINGRAZIA :

per i testi: Simone Fojanini, Alessandro Lentini, Desirée Tommaselli, Umberto Castronovo, Carlo Disma, Giampaolo Trucco, Francesco Morchi, Alessandro Paglia, Paolo Giannetti, Marika Tinè, Eleonora Ricci. per i contributi fotografici: Michele De Simone, Andrea Clemente, Samantah Spinelli, Fabio Maggiore, Corrado Carrubba, Justin Cooper, Paolo Giannetti, Silvio Scialpi, Ufficio Storico della Marina Militare, la sezione Cinefoto e la sezione editoria dell’UPICOM. Stampa: Tipografia Facciotti - Roma

chiuso in redazione il 31 marzo 2016

Sommario

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A N N O L XIII - M A R Z O 2016

Editoriale

di Antonio Cosentino

Sitrep

Attività operativa, addestrativa e di cooperazione in Tanzania per nave Carabiniere di Simone Fojanini Dynamic Manta 2016 di Alessandro Lentini

L’arzanà de’ Viniziani: patrimonio culturale della Marina

di Desirée Tommaselli

Addio a due sentinelle del mare di Emanuele Scigliuzzo

Earth Hour 2016 per il clima di C.D.

Bonifiche di ordigni esplosivi di Giampaolo Trucco

Conosciamo le nostre navi: il sommergibile Scirè di Francesco Morchi

Per Venezia non si passa di Alessandro Paglia

La sicurezza in mare, gli abbordi in mare: come prevenirli di Paolo Giannetti

Il mese in immagini di Pasquale Prinzivalli Donne di Marina di Marika Tinè

I nostri atleti a Rio: Michele Benedetti di Pasquale Prinzivalli Recensione di Eleonora Ricci

In copertina: nave Alghero impegnata in esercitazione di evacuazione medica (Hoistex-hoist transfer) con elicottero SH-90.

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In quarta di copertina: locandina pubblicitaria Marina Militare 100% al servizio del Paese.

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Editoriale

I

di Antonio Cosentino

l Comando in capo della Squadra Navale si fregia del motto “Pro maris securitate” – per la sicurezza del mare – e nessun altro sarebbe più indicato, infatti c’è sempre almeno un’unità della nostra Marina impegnata in missioni a tutela della pace e della sicurezza internazionale. In questo momento vi è nave Euro che ha da pochi giorni sostituito la nuovissima nave Carabiniere, fregata multimissione alla sua prima operazione, a rappresentare la Squadra Navale e l’Italia lungo le principali rotte marittime di interesse nazionale. Dopo cinque mesi di attività nell’operazione antipirateria Atalanta come flagship – con l’ammiraglio Barbieri al comando dell’operazione – la nave “fedele” per eccellenza ha fatto la sua ottava tappa a Dar es Salaam, in Tanzania. Una sosta “operativa e cooperativa” finalizzata all’addestramento, alla diplomazia navale ed alla solidarietà. Ma il Carabiniere dei mari lo è di nome e di fatto, avendo scortato anche una missione della FAO, guadagnandosi così il riconoscimento delle Nazioni Unite per la pro-

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pria azione di contrasto alle attività illecite sul mare. Ma la Marina non è operativa solo in superficie: molto più vicino alle nostre coste, nel mar Ionio, si è svolta la più importante esercitazione antisommergibile dell’anno: la Dynamic Manta, che ha visto in azione – insieme ad unità aeree e navali di otto paesi della NATO – la fregata Libeccio ed il sommergibile Todaro, punta di lancia delle forze subacquee tricolori insieme al pari classe Scirè, che vi raccontiamo con un articolo dedicato. Accanto alle navi ed ai sommergibili, la Marina opera nelle profondità anche con i propri palombari, impegnati in compiti di bonifica di ordigni inesplosi per la sicurezza collettiva, mentre in superficie sono attivissimi i Fucilieri di Marina, la cui storia affonda le radici nella Venezia della Prima Guerra Mondiale. Oltre a tutto ciò, la Ma-


rina è anche lavoro, con le tradizionali maestranze arsenalizie, è ecologia ed impegno per l’ambiente marittimo, è sicurezza, con procedure e normative, è eguaglianza di genere, con le proprie donne in servizio, ed è grande sport. Tutto ciò è la nostra Marina e sta a noi raccontarvela. Buona lettura!

Venezia, 8 marzo 2016. Nave San Marco in bacino a Venezia, teatro degli incontri storico-culturali per la commemorazione dei Fanti da Mar caduti nella Prima Guerra Mondiale. (foto Michele De Simone).

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oceano atlantico

SITREP marzo ROUTE

2016

SURVEY

Attività di controllo dei fondali per la sicurezza della navigazione lungo le rotte di accesso ai porti Cacciamine CHIOGGIA

ESERCITAZIONE DYNAMIC MANTA ‘16 Attività addestrativa complessa NATO antisommergibile

mar

Fregata LIBECCIO

BONIFICHE

ORDIGNI IN MARE

Attività di disinnesco/neutralizzazione di ordigni esplosivi in mare Nave soccorso ANTEO, Personale Gruppo Operativo Subacquei

OPERAZIONE MARE SICURO Operazione di presenza, sorveglianza e sicurezza marittima nel Mediterraneo centrale per la tutela degli interessi nazionali Fino a 5 unità navali: Cacciatorpediniere DURAND DE LA PENNE, CAIO DUILIO Fregate FASAN (flagship), GRECALE, SCIROCCO, ALISEO, AVIERE Pattugliatori BORSINI, VEGA, SIRIO

mar mediterraneo

VI.PE./OPER.CONSTANT VIGILANCE Attività di presenza/sorveglianza Vigilanza Pesca/Controllo flussi migratori 1 Pattugliatore/Corvetta: CHIMERA, SFINGE, SIRIO, SPICA

EUNAVFOR - MED EUROPEAN UNION NAVAL FORCE

Operazione di contrasto al traffico di esseri umani nel Mediterraneo Portaerei CAVOUR (flagship)

JOINT OPERATION TRITON Operazione congiunta di controllo delle frontiere esterne della UE sotto egida dell’agenzia FRONTEX Personale MM presso ICC Pratica di Mare

MCCID MALTA Missione italiana di collaborazione nel campo della Difesa Personale Marina Militare

ATTIVITÀ DI DIFESA E SICUREZZA MARITTIMA NAZIONALE OPERAZIONI DI SICUREZZA MARITTIMA INTERNAZIONALI ATTIVITÀ DI COOPERAZIONE E OPERAZIONI INTERNAZIONALI CONCORSI/COLLABORAZIONI CON ALTRI DICASTERI NAZIONALI CAMPAGNE NAVALI/D’ISTRUZIONE, ATTIVITÀ ADDESTRATIVA COMPLESSA

mare terra

n


ar

UNIFIL UNITED NATIONS INTERIM FORCE IN LEBANON

Forza di Interposizione in Libano delle Nazioni Unite Personale Marina Militare

OPERATION INHERENT RESOLVE OPERAZIONE PRIMA PARTHICA Operazione di contrasto del terrorismo islamico Gruppo Operativo Incursori

COMBINED MARITIME FORCES Forza marittima multinazionale per la sicurezza marittima nella regione (Bahrain)

n ero

Personale Marina Militare

OPERAZIONE RESOLUTE SUPPORT Missione NATO di assistenza e supporto alle forze di sicurezza e istituzioni dell’Afghanistan Personale Brigata Marina SAN MARCO, Gruppo Operativo Incursori

M.F.O. golfo arabico

MULTINATIONAL FORCE AND OBSERVERS

Controllo e verifica della libertà di navigazione nello Stretto di Tiran GRUPNAVCOST 10: Pattugliatori ESPLORATORE, SENTINELLA, VEDETTA, Personale Brigata Marina SAN MARCO

oceano indiano

BMIS GIBUTI BASE MILITARE ITALIANA DI SUPPORTO IN GIBUTI

Missione di supporto tecnico-logistico alle forze nazionali in transito/sosta Personale Marina Militare

EUNAVFOR - OPERAZIONE ATALANTA EUROPEAN UNION NAVAL FORCE

Operazione di contrasto alla pirateria marittima dell’Unione Europea Fregate CARABINIERE (flagship) e EURO

EUCAP NESTOR

Missione UE civile-militare di Regional Maritime Capacity Building in Corno d’Africa (Gibuti e Seychelles) Personale Marina Militare

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con la collaborazione della Sala Monitoraggio M.M. del 3° Reparto dello Stato Maggiore Marina


AttivitĂ operativa, addestrativa e di cooperazione in Tanzania per

Nave Carabiniere

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N

di Simone Fojanini

ave Carabiniere, in navigazione in Oceano Indiano dal 9 ottobre scorso, in occasione della sua ottava tappa si è trovata in Tanzania, a Dar es Salaam. Una sosta, dopo il lungo periodo di mare, attesa dall’equipaggio e non solo. I bambini, da Dar Es Salaam fino alle regioni rurali nel cuore della Tanzania, attendevano il loro arrivo. Una sosta operativa, si, ma anche “cooperativa”, quella dal 20 al 25 febbraio scorso, inserita nel quadro dell’Operazione Atalanta, missione anti-pirateria europea della cui Task Force la fregata italiana è nave di bandiera, sotto la guida del contrammiraglio Stefano E. Barbieri. L’equipaggio della nave si è impegnato su più fronti, dividendosi tra addestramenti congiunti con la marina tanzaniana, attività manutentive dell’unità, scambi di visite con le autorità locali e diplomatiche. Parte dell’equipaggio si è poi distinto durante la franchigia, nel tempo libero dai servizi di bordo, presso le strut-

ture scolastiche e ospedaliere locali, tra cui il reparto di oncologia pediatrica del Muhimbili National Hospital e la scuola d’infanzia della Parrocchia di Msewe, dove sono state effettuate manutenzioni alle strutture e interventi elettrici e idraulici. La scuola è stata scelta anche come punto d’incontro con diverse organizzazioni umanitarie, giunte per l’occasione dalle regioni interne del paese. Parliamo della regione di Arusha, alle falde del Kilimangiaro, fino a Singida e Iringa, al confine con il Malawi. Dopo tre giorni, al termine delle ristrutturazioni, è stata organizzata una cerimonia di “consegna delle chiavi” alla quale ha partecipato, insieme all’ammiraglio Barbieri e al comandante dell’unità, capitano di fregata Francesco Saladino, anche l’ambasciatore italiano in Tanzania Luigi Scotto. La mattina della consegna è stato un momento di grande entusiasmo e di coinvolgimento emotivo. Ai canti Il Comandante della TF 465, contrammiraglio Stefano Barbieri, con i bambini della scuola d'infanzia di Msewe.

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e ai giochi dei bambini, uno alla volta si è unito un nuovo gruppo: il Centro di riabilitazione di Bagamoyo, la Comunità di Sant’Egidio di Arusha, i missionari dell’Ordine del Preziosissimo Sangue di Chibumagwa, l’orfanotrofio e l’ospedale di Nyololo. Tante persone, ma un solo unico intento: tendere la mano verso il prossimo. La voglia di dare è tanta, si è fatto anche l’impossibile. Ma per quanto si possa realizzare, gli aiuti, piccole gocce in un oceano, non sono mai abbastanza. Sono seguite donazioni di viveri, materiale di cancelleria e, alle strutture sanitarie, anche sedie a rotelle, medicinali e altro materiale ospedaliero per la cura dei ricoverati. Gli stessi militari hanno inoltre organizzato una raccolta di oblazioni volontarie per l’ospedale Moyo Safi Wa Maria Health Center di Msewe, nella periferia povera di Dar Es Salaam, per mandare avanti la costruzione di una nuova ala dedicata all’odontoiatria. I lavori sono stati un’esperienza sociale e di solidarietà per i volontari di nave Carabiniere, un opportunità di conoscere più da vicino i tanzaniani e le loro tradizioni, ricevendo sorrisi e calorosa gratitudine in cambio di qualche goccia di sudore. Esperienza invece molto toccante, per i militari, quella del reparto oncologico pediaI tecnici di nave Carabiniere si addestrano con la Marina tanzana nella lotta antincendio; in basso il comandante di nave Carabiniere, capitano di fregata Francesco Saladino, illustra all'ambasciatore italiano in Tanzania le operazioni condotte dall'unità nel corso della missione.

L’ambasciatore d’Italia in Tanzania visita nave Carabiniere

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trico, dove volontari, medici e genitori lottano ogni giorno, con ciò che hanno a disposizione, per curare e alleviare le sofferenze dei piccoli malati. L’organizzazione e la distribuzione di aiuti sono ben altro che marginali all’interno di una missione anti-pirateria, data la complessa realtà dei paesi del Corno d’Africa e l’impegno dell’Italia a mantenere i legami e sostenere, at-

E ’ il 22 febbraio 2016 e nave Carabiniere, ormai da qualche giorno in sosta operativa a Dar Es Salaam, riceve la visita a bordo dell’ambasciatore d’Italia in Tanzania Luigi Scotto. L’ambasciatore sale la passerella. Fischi, onori, schieramento sull’attenti. Il benvenuto lo dà il Comandante della Task Force 465, contrammiraglio Stefano E. Barbieri, e il comandante dell’unità, capitano di fregata Francesco Saladino, che accolgono l’ambasciatore con un momento conviviale in “quadrato ufficiali” ed il consueto giro nave. L’ambasciatore Scotto indirizza poi un saluto all’equipaggio riunito sul punte di volo, ringraziando per il contributo fornito da nave Carabiniere nel contrasto al fenomeno della pirateria in Oceano Indiano nell’ambito della missione europea Atalanta. Attività di cooperazione, addestramenti congiunti, visibilità presso la comunità e le testate locali. Tale visita ha suggellato il lavoro congiunto dei mesi precedenti la sosta. Tutto ciò che una nave può proiettare all’esterno del territorio nazionale è infatti realizzabile grazie alla stretta collaborazione e al coordinamento con le rappresentanze diplomatiche all’estero.

traverso le sue navi, una delle aree più povere del mondo. Giovedì 25 febbraio, è una mattina un po’ umida e il sole è ancora tiepido sull’orizzonte. La nave scosta lentamente dal molo. Poi più veloce, attraverso il canale navigabile è di nuovo in Oceano Indiano. Pronti a riprendere l’assetto operativo. La flagship della missione EUNAVFOR-Somalia è di nuovo in mare. L’Operazione Atalanta continua.

Un ufficiale di bordo durante l'attività di cooperazione con in braccio uno dei bambini della scuola d'infanzia della Parrocchia di Msewe; in alto a sinistra: gli artiglieri di nave Carabiniere impegnati nella manutenzione della mitragliatrice 25/80 KBA.

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Attestato UNFAO per nave Carabiniere

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di Emanuele Scigliuzzo

ave Carabiniere è impegnata da ottobre dell’anno scorso nell’attività operativa dell’Eunavfor come flagship della Task Force 465, con compiti di antipirateria. Nell’ambito di questa missione, la nostra Unità ha svolto anche la funzione di nave scorta per il mercantile Komarco Kestrel, durante la posa di venticinque FAD (Fish Aggregating Devices – dispositivi per la concentrazione di pesci), in collaborazione con la FAO (Food and Agriculture Organization of the United Nations), collocati lungo i 3.300 km di costa della Somalia nei mesi di novembre e dicembre. I FAD, ancorati sul fondo e dislocati in punti chiave, sono composti da una boa galleggiante gialla con attaccato il mat habitat, un tappeto sotto il quale si forma una vegetazione che ha la funzione di esca per diverse specie, anche quelle che normalmente i piccoli pescatori non riescono a catturare. Questo sistema dovrebbe garantire lo sviluppo di nuove aree per la pratica di una pesca abbondante, legale, ecosostenibile se utilizzate secondo le linee guida della FAO e dovrebbero costituire anche un importante mezzo per la salvaguardia delle delicate barriere coralline tipiche di queste zone. Il posizionamento di questi dispositivi potrebbe essere solo un punto di partenza nell’ottica di un programma ben più ampio, che oltre a prevedere l’aumento del numero di questi impianti, potrebbe anche puntare all’impiego di macchine per la produzione del ghiaccio per la conservazione del pescato ed il successivo stoccaggio, oltre alla realizzazione delle strutture necessarie per gli approdi dei pescherecci. Per la cooperazione e l’attività

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Il comandante della TF 465, contrammiraglio Stefano E. Barbieri, e il comandante di nave Carabiniere, capitano di fregata Francesco Saladino, accolgono a bordo il vice comandante operativo della missione EUNAVFOR Somalia, l'ammiraglio svedese Jonas Wikstrom; sopra l'attestato di riconoscimento della UNFAO consegnato dall'ammiraglio Wikstrom.

svolta a supporto della FAO, è stato consegnato a nave Carabiniere lo scorso 20 febbraio un attestato di riconoscimento dal Vice Comandante Operativo della missione EUNAVFOR Somalia, l’Ammiraglio svedese Jonas Wikstrom in occasione della sosta operativa a Dar Es Salaam - Tanzania. L’evento ha riempito d’orgoglio tutto l’equipaggio che ha contribuito non solo al contrasto dell’attività illegale dei pirati del 2000, ma ha donato la speranza in un paese allo stremo, dove si stima che 307.800 bambini in età sotto i cinque anni sono affetti da malnutrizione, ponendo così le basi per un domani.

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Nelle acque del Mar Ionio si è svolta l’importante esercitazione NATO per la lotta antisommergibile

Dynamic Manta 2016

L’esercitazione è divenuta la più importante attività NATO per testare l’interoperabilità delle forze aeree, di superficie e subacquee nella lotta antisommergibile

Mar Ionio, 4 marzo 2016. Suggestiva immagine di nave Libeccio in navigazione durante le fasi della DYMA 2016. (foto Andrea Clemente).

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di Alessandro Lentini

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l 4 marzo si è conclusa l’annuale esercitazione NATO di lotta antisommergibile Dynamic Manta 2016 (DYMA16) a cui hanno preso parte otto nazioni aderenti al Patto Atlantico e che si è svolta, a partire dal 22 febbraio, nelle acque del Mar Ionio. L’esercitazione è divenuta la più importante attività NATO per testare l’interoperabilità delle forze aeree, di superficie e subacquee nella lotta antisommergibile ed

aumentare la capacità di risposta delle forze alleate negli scenari internazionali in continuo mutamento. Quest’anno le forze messe in campo da Italia, Stati Uniti, Inghilterra, Germania, Francia, Spagna, Grecia e Turchia sono state 5 navi, 8 sommergibili e 9 aeromobili mentre il supporto logistico per tutta la durata dell’esercitazione è stato fornito dalla Base Navale di Augusta e dalla Base Aeronautica di Sigonella. La fregata Libeccio, il sommergibile Todaro, un elicottero EH-101 sono stati i mezzi messi in campo dalla Marina Militare durante l’esercitazione che ha permesso una notevole integrazione nelle operazioni tra Forze Armate di

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diversi Paesi in un contesto multi-minaccia. Il sommergibile Todaro si è addestrato ad operare in condizioni ambientali avverse con attività di scoperta, tracciamento e ombreggiamento dei sottomarini “preda”. In totale ha accumulato 150 ore di esercitazione. L’elicottero EH-101 della Stazione Elicotteri di Catania è stato impiegato nell’esercitazione per 40 ore di volo, suddivise in dodici missioni di scoperta di sommergibili e nella gestione di operazioni MEDEVAC (Medical Evacuation) mentre la ricerca e simulazione d’attacco dei sommergibili è stato svolto, per l’Italia, da nave Libeccio.

Mar Ionio, fasi dell’esercitazione DYMA 2016. Operatori di volo a bordo dell’ elicottero EH-101; a sinistra: sommergibili in emersione; in basso: plancia di nave Libeccio durante la navigazione in condizioni metereologiche avverse. (foto Samantah Spinelli).

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L'arzanà de' Viniziani: patrimonio culturale della Marina di Desirée Tommaselli

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e sue dimensioni, l’articolazione delle strutture, la bellezza delle architetture e dell’ingresso monumentale, le mura merlate sono una vera e propria “calamita visiva” per il moderno visitatore dell’Arsenale militare di Venezia. Ciò che, invece, interessava e incuriosiva gli antichi ospiti era l’efficienza, la capacità e la rapidità produttiva di

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quello stabilimento, le cui qualità erano note in tutto il mondo allora conosciuto. La sua organizzazione fu eletta a modello da tutti i più potenti sovrani che si recarono a Venezia per verificare di persona le effettive possibilità dell’Arsenale, spingendosi talvolta a chiedere ai dogi di poter fruire di qualche lavorante. Il numero elevato degli arsenalotti impiegati

e la varietà delle professionalità presenti all’interno dello stabilimento divennero un vero e proprio topos, utilizzato per la prima volta da Dante che in una delle sue similitudini (Inferno, Canto XXI) tramanda uno spaccato dell’operosità del luogo da lui visitato: “Quale nell'arzanà de' Viniziani bolle l'inverno la tenace pece


(foto Michele De Simone)

Citato da letterati, viaggiatori, storici, ambasciatori, l’Arsenale militare di Venezia costituisce da secoli un’attrazione irresistibile

a rimpalmare i legni lor non sani, ché navicar non ponno - in quella vece chi fa suo legno nuovo e chi ristoppa le coste a quel che più vïaggi fece; chi ribatte da proda e chi da poppa; altri fa remi e altri volge sarte; chi terzeruolo e artimon rintoppa…” Alla fine del Quattrocento, più di 1500 operai erano concentrati sulla costru-

zione delle sole galee mentre 50 uomini erano dediti soltanto ai remi, 80 donne cucivano e riparavano vele e più di cento lavoranti, tra uomini e bambini, fabbricavano le cime necessarie alle navi. La battaglia di Lepanto portò grande gloria ai Veneziani che avevano costruito più della metà dello schieramento cristiano che sconfisse i turchi.

Fu apposta allora sulla Porta Magna della grande fabbrica l’iscrizione a caratteri capitali Victoriae navalis monimentum: la potenza di Venezia era la sua flotta, quindi il suo Arsenale. Fucina del potere marittimo della Serenissima, esso fu il motivo principale della diffusione del mito della grandezza della Repubblica. L’Arsenale rappresentava il

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Nella pagina precedente una suggestiva immagine dell’ingresso dell’Arsenale Militare Marittimo di Venezia; sopra: nave Galatea ormeggiata nel comprensorio militare; sotto: l’interno della Sala degli Squadratori, lunga 85 metri e larga 26 è la più vasta in Europa senza colonne, rappresenta un meraviglioso esempio di architettura veneziana; nella pagina a destra: uno scorcio dell’Arsenale con in primo piano una gondola ed un’altra imbarcazione. (foto Michele De Simone).

fulcro delle visite dei sovrani stranieri per i quali venivano approntati veri e propri spettacoli, incentrati sulla “esibizione” delle maestranze intente nella costruzione e nell’allestimento di nuove navi in tempi da record; così nel luglio 1574 Enrico III di Valois, re di Francia, vide realizzare una galea da guerra in poche ore – il tempo di un banchetto grazie all’utilizzo di una “catena di montaggio” ante litteram. Erano dimostrazioni di grande abilità e allo stesso tempo di grande potenza che avevano anche la funzione di far desistere da qualsiasi eventuale velleità di attacco bellico. Più si estendeva il potere marittimo veneziano, più si espandeva l’Arsenale che, nella sue funzioni di cantiere, fabbrica d’armi e base navale, giunse ad occupare fino a 1/6 della città. Simbolo della gloria veneziana, fu messo a ferro e fuoco dai francesi nel 1797 per

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essere poi riattivato dagli austriaci che acquisirono quanto era sopravvissuto della flotta della Serenissima e rinominarono significativamente la loro Marina da guerra Österreichische-Venezianische Kriegsmarine, ossia Marina da guerra austro-veneziana; essi volevano fondare il futuro marittimo austriaco sul glorioso passato della Repubblica di Venezia e, in segno di continuità, elessero quale nume tutelare il leone di San Marco, che fu inserito nella bandiera della Forza Armata. Con l’annessione di Venezia al Regno d’Italia (1866) l’Arsenale passò sotto le cure della Regia Marina che lo ammodernò, facendone il primo stabilimento industriale dell’Italia unita e varandovi alcune tra le maggiori unità. Nella Grande Guerra, Venezia fu la più importante base navale dell’Alto Adriatico, punto strategico per il controllo e l’opposizione alla flotta austriaca. In Ar-

senale furono costruiti nuovi mezzi, dai sommergibili ai pontoni armati, dai barchini saltatori alla mignatta e, a ridosso dell’Arsenale, la Regia Marina inaugurò la prima Scuola di pilotaggio di idrovolanti (1913). Quale erede naturale del ruolo millenario svolto dalla Marina della Serenissima in difesa della città, prese su di sé la protezione del patrimonio artistico, preservandolo con delle “gabbie” di legno, metallo e sacchi di sabbia allestite dalle sapienti maestranze dell’Arsenale. Le acque dello stabilimento militare furono i luoghi in cui Belloni, Paolucci, Rossetti compirono esperimenti e prove tecniche; gli archi acuti della Scuola meccanici fecero da cornice alla foto di Rizzo e compagni, reduci dal vittorioso forzamento di Trieste. Da qui partì Sauro per imbarcarsi sul Pullino e qui si davano appuntamento spesso d’Annunzio e i suoi amici dell’Aviazione di Marina. Fu dunque naturale che il Museo Storico Navale, deputato a raccogliere le memorie della Grande Guerra unitamente a quelle della Serenissima Repubblica di Venezia, venisse in prima battuta accolto in Arsenale (edificio della Biblioteca Storica). Fu il primo atto di rifunzionalizzazione culturale degli spazi di interesse storico-navale condotto poi dalla Marina con la “creazione” del Padiglione delle navi (le ex officine remi e fabbri destinate alla conservazione ed esposizione delle imbarcazioni storiche) e perseguita ancora oggi a tutela delle tradizioni marinare italiane, ossia di tutte quelle arti e di tutti que’ studi che costituiscono l’essenziale della Marina e che fanno parte del patrimonio del popolo italiano, naturalmente incline alle attività legate al mare.


l’intervista di Umberto Castronovo

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ell’ambito della visita svolta presso l’Arsenale militare di Venezia, intervistiamo il contrammiraglio Marcello Bernard, Comandante dell’Istituto di Studi Militari Marittimi. Nel corso del colloquio abbiamo parlato delle tematiche attuali e dei progetti futuri che coinvolgeranno la Marina Militare nella città della laguna. Cuore culturale della Forza Armata ed emblema di una marittimità tramandata nei secoli, l’Arsenale unisce ancora oggi l’orgoglio di una città nata dal mare e la sua marineria, che storicamente ne ha permesso lo sviluppo e la potenza nel Mediterraneo.

Ammiraglio, la Marina con l’Arsenale è presente nella città della laguna già dalla seconda metà del XII secolo, ovvero quando venne realizzato il primo nucleo del cosiddetto “Arsenale vecchio”. Oggi qual’è il rapporto che lega Venezia e l’Arsenale Militare? Il rapporto è importantissimo perché l’Arsenale di Venezia è stato uno dei tre pilastri fondamentali per la potenza della Repubblica della Serenissima. L’area politica si trovava appunto nella zona di Piazza San Marco – Palazzo Ducale, l’area economica in quella di Rialto e l’area militare era rappresentata dall’Ar-

senale. Quì la Repubblica della Serenissima ha costruito le sue unità navali, galee, galeazze e galeoni con i quali ha portato la sua potenza ed il suo potere non solo nel Mediterraneo. L’Arsenale ha abbandonando da tempo la produzione di vascelli da guerra per rilanciare un modello culturale che mira allo sviluppo e la valorizzazione del proprio patrimonio architettonico. In questo contesto, l’Istituto di Studi Militari Marittimi rappresenta il “trade union” culturale tra la Forza Armata e le eccellenze di formazione nazionali. Quali sono i progetti in corso d’opera che mirano a dare continuità a questo sistema di sviluppo? L’Istituto Studi è anche il polo culturale della Marina Militare. Per questo motivo, la Forza Armata ha avviato importanti investimenti nel 2015 e nel 2016, operando tre rilevanti attività di ristrutturazione e restauro di edifici antichi ma abbandonati da tempo, che sicuramente verranno impiegati per attività culturali e di supporto all’Istituto Studi. Saranno quindi messi a disposizione per scopi non strettamente militari in virtù degli accordi già esistenti con la città e l’Università.

Turisti e curiosi affollano il “Ponte ‘de l’Arsenale” per ammirare dall’esterno questo scorcio di storia rimasto intatto nei secoli, inconsapevoli del fatto che sia possibile visitare l’Arsenale. Quali opportunità possono cogliere i cittadini per poter visitare questo gioiello d’arte dal suo interno? L’Arsenale è visitabile per organizzazioni e gruppi guidati, su richiesta al Comando dell’Istituto Studi. Inoltre, da giugno a settembre, organizziamo visite guidate notturne per fare ammirare alla cittadinanza queste strutture che di notte assumono un fascino tutto particolare.

La Marina sta impegnando le proprie energie per manutenere e ristrutturare diversi beni ritenuti di interessee presenti all’interno della cinta arsenalizia. Quale opera ritiene che possa rappresentare concretamente i risultati fino ad oggi raggiunti. Nel 2014 è iniziato il recupero di un importantissimo edificio monumentale che è quello degli “Squadratori”, dove in passato venivano squadrate le assi che servivano successivamente per la costruzione delle galee veneziane. L’edificio, costruito su un’area dove intorno al 1750 già si svolgeva questa attività, è stato successivamente modificato nel periodo di ristrutturazione dell’Arsenale nel 1850, creando quindi una grandissima sala sopra il piano terreno che ha una dimensione straordinaria di 88x 27 metri quadrati. È una sala senza colonne, che serviva come “sala tracciare” ed ospitava nelle aree adiacenti i modelli delle unità costruite in Arsenale. In disuso per diverse decine di anni e non più utilizzata, è la sala senza colonne più grande d’Europa. Dopo una ristrutturazione importante, che ha visto un impegno sia finanziario ma anche in termini di attività dirette del personale dell’Arsenale su questa struttura, è stata in condizione di ospitare il Decimo Simposio delle Marine Militari del Mediterraneo e del Mar Nero che si è svolto ad ottobre. Un evento che ha visto la partecipazione di circa 35 marine, con la presenza di numerosissimi Capi di Stato Maggiore, un evento internazionale che ha avuto un grande riscontro anche per il fatto che si è svolto in questa straordinaria location che non ha eguali a Venezia.

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Addio a due sentinelle del mare Ammainate le bandiere di combattimento di nave Danaide e nave Urania, dopo 30 anni di attivitĂ al servizio del Paese.

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di Emanuele Scigliuzzo

anno risuonato ancora, nella base navale di Augusta, le 21 salve di cannone che accompagnano l’ultimo ammaina bandiera delle unità navali pronte per essere radiate dai ruoli del naviglio militare. Il 10 marzo, alla presenza del Comandante in Capo della Squadra Navale ammiraglio Filippo Maria Foffi, Augusta (SR), 10 marzo 2016. Nave Danaide e nave Urania, ormeggiate alla banchina Tullio Marcon del Comando delle Forze da Pattugliamento per la soveglianza e la difesa costiera, pronte per la cerimonia dell’ultimo ammaina bandiera. (foto Fabio Maggiore).

sono state ammainate le bandiere di combattimento delle corvette Danaide e Urania e riposte nei rispettivi cofani per essere conservate presso il Sacrario delle bandiere. Nave Danaide e Urania, radiate dal quadro del naviglio militare dello Stato lo scorso 31 marzo, sono state cedute a Fincantieri per il ricondizionamento e la vendita alla Guardia Costiera bengalese. L’ennesima solenne cerimonia di questo tipo segue a

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quelle già svolte nell’ultimo semestre per nave Maestrale, Granatiere, Lerici, Sapri e delle gemelle Minerva e Sibilla, e ne precede altre come previsto dal programma di ridimensionamento della flotta che entro il 2025 vedrà una riduzione del 65%. La Marina Militare nel prossimo decennio perderà la capacità di essere protagonista attiva nel Mediterraneo che ci vede partecipe insieme ai partner europei come sottolinea l’ammiraglio Foffi nel suo intervento del controllo degli spazi marittimi d’interesse, della salvaguardia della vita umana in mare e nella protezione degli interessi nazionali. Il ridimensionamento della flotta dovuto all’invecchiamento della stessa e dal continuo e duro impegno della forza armata nelle operazioni “Mare Sicuro” e “Mare Nostrum”, è accompagnato da un programma parallelo di rinnovamento parziale del naviglio. Le nuove navi, costruite con concezioni innovative, saranno modulari, ecosostenibili grazie all’utilizzo di carburanti più ecologici, e saranno caratterizzati da un’elevata flessibilità, permetteranno una capacità duale della Marina Militare, che potrà operare per la sicurezza in termini di difesa della nazione, e sarà in grado di affrontare emergenze in soccorso della popolazione e per la tutela ambien-

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La Marina e l’Italia, perderanno altre due preziose sentinelle nel bacino del Mediterraneo

ammiraglio Filippo Maria Foffi

tale con l’impiego in diversi ambiti di una sola unità. I vessilli di nave Danaide e nave Urania, sono stati consegnati dal Comandante delle due corvette, il tenente di vascello Fausto Marletta, che nelle sue parole ha ripercorso la quasi trentennale storia dei due pattugliatori, che insieme hanno navigato per una distanza equivalente a circa trentasei volte la circumnavigazione del globo, assicurando al paese attività operative fondamentali oltre ad un prezioso sostegno alla Scuola di Comando Navale, contribuendo alla formazione di co-

mandanti di ieri e di domani. L’ultimo comandante delle due unità, ha ringraziato il suo equipaggio e tutti gli uomini e le donne che li hanno preceduti, oltre ai comandanti che si sono susseguiti nel tempo e che erano presenti alla cerimonia, e che come lui rimarranno indissolubilmente legati a queste due sentinelle del mare.

Augusta (SR), 10 marzo 2016. Alcuni momenti della cerimonia dell’ultimo ammaina bandiera delle navi Danaide e Urania. (foto Corrado Carrubba e Fabio Maggiore).

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EARTH HOUR 2016 per il clima La Marina in prima linea. Spegni le luci e accendi il cambiamento, insieme è possibile

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di C.D.

er il secondo anno consecutivo, sabato 19 marzo la Marina ha preso parte all’evento mondiale organizzato dal WWF Earth Hour. Giunta alla sua decima edizione, questa coinvolgente iniziativa ha registrato un record di partecipazioni con più di un milione di adesioni ed ha regalato la suggestiva vista dei principali luoghi sim-

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bolo, lungo i 24 fusi orari, completamente al buio per un’ora. Promosso con lo spot ad effetto che invita a riflettere sulla possibilità di salvare il pianeta prendendo decisioni lungimiranti, il significato di Earth Hour è racchiuso nella dimostrazione che con un’ora di risparmio energetico in edifici istituzionali e monumenti, per 24 ore


complessive, si ottiene già un minimo effetto tangibile in termini di impatto ambientale. Ciò significa che, adottando sistematicamente comportamenti volti al risparmio energetico, sarebbe possibile invertire la grave tendenza al cambiamento climatico che nei prossimi decenni danneggerebbe l’intero ecosistema planetario. L’evento ha assunto un significato particolare proprio in vista della firma dell’accordo di Parigi sul clima, raggiunto alla COP21 e finalizzato a ridurre le emissioni di CO2 e limitare a soli 1,5°C il rialzo della temperatura globale. La firma dell’accordo, prevista per il 22 aprile di quest’anno presso la sede dell’ONU di New York, è stata anticipata proprio dall’adesione delle Nazioni Unite all’Earth Hour con lo spegnimento del Palazzo di Vetro per l’ora della terra. In Italia, accanto al Colosseo, alla Fontana di Trevi, alla Basilica di San Pietro, ai Palazzi Madama, Montecitorio e Chigi – rispettivamente sedi del Senato, della Camera e

del Governo – si sono spente anche le luci di Palazzo Marina a Roma, del Castello Aragonese a Taranto, dell’Accademia Navale di Livorno, della Scuola Navale “F. Morosini” di Venezia, della Scuola Sottufficiali “L. Bezzi” di Taranto e delle basi navali e delle navi ormeggiate a La Spezia, Augusta, Brindisi, Messina, Taranto e Venezia. La massiccia partecipazione della Forza Armata all’evento è segno della grande attenzione che la Marina presta alle tematiche ambientali ed alla diffusione dell'educazione marinara volta al rispetto e alla valorizzazione del mare, risorsa insostituibile per il Paese.

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19 MARZO 2016 -h 20.30 www.marina.difesa.it

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Nel 2015 sono stati bonificati dai palombari della Marina 5.988 ordigni esplosivi

Bonifiche di ordigni esplosivi

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di Giampaolo Trucco

ell’immaginario collettivo i palombari rappresentano lo stato dell’arte degli operatori subacquei militari: capacità di utilizzare qualsiasi apparecchiatura per l’immersione, pilotare minisommergibili e scafandri articolati oppure condurre immersioni profonde, sono alcune delle caratteristiche che hanno reso famosa questa componente della Marina Militare. Tornano alla mente le parole di Capo Sunday, alias Robert De Niro, quando affermava che “Il palombaro non è un combattente, è un esperto in ricerca e soccorso. Riporta su quello che è affondato. Ritrova quello che si è perso in mare. Toglie di mezzo quello che è di intralcio”. Eppure, c’è qualcosa di più. Da oltre cento anni a questa antica categoria è stato dato l’ulteriore compito di neutralizzare qualsiasi ordigno esplosivo che fosse stato rinvenuto in acqua. Epiche furono le operazioni di sminamento e bonifica, condotte dal termine dell’ultimo conflitto mondiale che, in soli 4 anni, hanno permesso di riattivare i porti italiani e

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le relative vie di comunicazione marittima. Fu opera di professionisti coraggiosi che, con un instancabile lavoro, hanno risollevato l’economia marittima dell’Italia. Di questa storia si potrebbero scrivere numerosi libri, ma ci accontenteremo di ricordare, sinteticamente, l’intervento che i Palombari condussero a Sanremo nel marzo del 1946: il porto, fortemente minato con ordigni di nuova concezione, era inoltre completamente occluso da relitti autoaffondati, situazione che, protratta nel tempo, avrebbe certamente distrutto il tessuto sociale locale. L’intervento degli operatori della Marina permise di rimuovere e neutralizzare 4 mine magnetiche da fondo, 4 bombe di profondità ed i1 siluro, permettendo così, come scrisse il loro


Capo Nucleo (Vincenzo Martellotta), che il porto di Sanremo “...potesse essere dato libero al traffico marittimo..”. Relativamente a tale impresa è molto interessante rileggere un articolo che è stato pubblicato il 6 marzo 1946 sul quotidiano “ITALIA LIBERA”. Ma quell’intervento non fu sporadico… L’enormità del numero degli ordigni inesplosi che furono disseminati nei nostri mari durante la guerra, fece si che la bonifica condotta dai palombari non si esaurisse nel tempo, ma assurgesse ad uno dei compiti primari a loro assegnati. Il progresso tecnologico è stato poi un altro fattore che ha determinato Maritime IED - Attività addestrativa condotta dai palombari del GOS imbarcati su Nave Cavour durante il periplo dell’Africa del 30° Gruppo Navale. (foto Corrado Carrubba).

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Operazione Sabratha 2011 – Il team di palombari EOD-Navy del GOS che hanno bonificato da ordigni esplosivi le piattaforme di estrazione gas dell’ENI.

lo sviluppo degli operatori subacquei militari, sia dal punto di vista dell’apparecchiature, che da quello dalle professionalità acquisite dagli uomini. Se prima gli ordigni esplosivi erano essenzialmente attivati da cir-

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cuiti elettro-chimici a bassa tecnologia, oggi, in alcuni casi, si avvalgono di computer e sensori raffinatissimi. Per questa ragione i palombari di Comsubin affrontano un duro percorso formativo che li porta a con-

seguire, in Italia ed all’estero, numerose abilitazioni che gli consentono di poter intervenire anche su questi particolari manufatti esplosivi.

Oggi il Gruppo Operativo Subacquei (GOS), posto alle dipendenze del Raggruppamento Subacquei ed Incursori “Teseo Tesei”, è impegnato su più fronti per contrastare sia la minaccia costituita dagli ordigni esplosivi, residuati bellici che vengono rinvenuti lungo le nostre coste e nelle acque interne, sia quella determinata dall’attuale scenario internazionale nell’ambito marittimo. In merito a quest’ultimo campo, le unità della Squadra Navale italiana impegnate in operazioni fuori area si avvalgono di team di Palombari che assicurano la consulenza specialistica in ambito EOD/IEDD (Explo-

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A sinistra la rappresentazione grafica degli interventi di bonifica di ordigni esplosivi effettuati in Italia nel 2015 dai Palombari del GOS. In alto un siluro della 2° guerra mondiale rinvenuto in Sardegna, successivamente neutralizzato dai Palombari del Nucleo SDAI di Cagliari.

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sive Ordnance Disposal/ Improvised Explosive Device Disposal) al Comando di bordo, conducono l’identificazione e messa in sicurezza degli ordigni esplosivi eventualmente rinvenuti nelle attività di boarding e garantiscono il loro intervento per la neutralizzazione dei congegni esplosivi alla deriva Di particolare rilevanza sono le operazioni che sono state condotte

Oggi il G.O.S., è impegnato su più fronti per contrastare sia la minaccia costituita dagli ordigni esplosivi residuati bellici che vengono rinvenuti lungo le nostre coste e nelle acque interne sia quella determinata dall’attuale scenario internazionale

in Libia dagli uomini del GOS nel 2011 immediatamente dopo il termine della prima guerra civile che aveva visto opporsi le forze lealiste di Mu'ammar Gheddafi a quelle dei rivoltosi, sostenute dalla comunità internazionale. In quest’articolata situazione, ai palombari di Comsubin vennero affidate due missioni molto complesse: la prima era quella di neutralizzare la minaccia costituita da ordigni esplosivi che si temeva fossero stati posizionati sulle strutture offshore dell’ENI presenti nel golfo della Sirte, la seconda è stata quella di ripristinare la galleggiabilità di due corvette libiche, affondate nel porto di Tripoli dagli aerei della coalizione internazionale che, ovviamente, erano cariche di armamenti. Attività che i palombari portarono a termine brillantemente, consentendo sia di riavviare la produzione di gas dalle piattaforme offshore di Sabratha, che di riattivare le banchine del porto di Tripoli. In ambito nazionale, attraverso i Nuclei SDAI (Sminamento Difesa Antimezzi Insidiosi), il Gruppo Operativo Subacquei continua l’instancabile opera tesa a neutralizzare

tutti gli ordigni esplosivi residuati bellici che, ancora oggi, vengono rinvenuti nel nostro mare Un’azione instancabile che, nel 2015, ha visto impegnati i palombari in 5.192 ore d’immersione trascorse sotto la superfice del mare per intervenire su ciascuna segnalazione emanata dagli Uffici Territoriali del Governo distribuiti sul territorio. Tale immane attività ha permesso di rimuovere e distruggere 5.988 ordigni esplosivi che erano disseminati lungo le coste italiane e le acque interne. Nell’attuale contesto internazionale, in così rapida evoluzione, dove sempre più spesso viene adottato il terrorismo come metodo di contrasto non convenzionale, la Marina Militare può contare sui palombari di Comsubin, gli artificieri del mare, uno strumento insostituibile per la salvaguardia della pubblica incolumità.

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il sommergibile Scirè Conosciamo le nostre navi:

di Francesco Morchi

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l leggendario sommergibile Scirè, protagonista dell’epica impresa d’Alessandria e di tanti altri impavidi episodi della nostra storia, rivive oggi nei volti degli uomini che animano lo Scirè del terzo millennio: marinai dall’elevato addestramento che, grazie a un mezzo tecnologicamente all’avanguardia, frutto di un progetto di cooperazione italo-tedesco, hanno permesso alla Marina Militare di raggiungere risultati di grande pregio. Il Sommergibile Scirè appartiene infatti alla classe Todaro, Unità del progetto U212A che attualmente costituiscono i sottomarini convenzionali più avanzati al mondo. Ma a così tanti anni di distanza, cos’hanno in comune queste due Stati Uniti, attività di Vertrep (rifornimento verticale) con la US Navy; foto Justin Cooper.

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impieghiamo quotidianamente i sottomarini per garantire la sicurezza delle vie di comunicazione, la libertà della navigazione, il contrasto della minaccia terroristica, della pirateria e dei traffici illeciti di ogni tipo

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unità e a cosa serve un sottomarino nel terzo millennio? Se è vero che la guerra fredda è ormai un ricordo lontano, il sottomarino è invece un mezzo quanto mai utile al giorno d’oggi: infatti sfrutta il suo elevato potenziale occulto in un ampio spettro di attività che Operazioni di rilascio di un team della Compagnia Nuotatori Paracadutisti del 1° Reggimento San Marco.


vanno dalla raccolta dati con finalità di intelligence all’osservazione, da molto vicino, di potenziali comportamenti criminali che hanno luogo in alto mare e in vicinanza delle nostre coste, registrando e fotografando chi si rende protagonista di questi gesti, mentre pensa

di rimanere impunito. L’impiego del sottomarino è quindi necessario per la sicurezza del paese in pace come in guerra. È il principale e più efficace deterrente nei confronti di mezzi navali avversari che volessero avvicinarsi alle nostre coste. In pace, impieghiamo quotidianamente i sottomarini per garantire la sicurezza delle vie di comunicazione, la libertà della navigazione, il contrasto della minaccia terroristica, della pirateria e dei traffici illeciti di ogni tipo a partire da quelli di esseri umani. Consentono una sorveglianza “discreta” di navi sospette e di aree a rischio (ad esempio le navi madri), rappresentano un valido sostegno alle operazioni delle Forze Speciali (come i nostri In-

cursori ) e delle Forze Anfibie. Ma lo Scirè 2.0 non è solo questo: a bordo si respira quell’aria di giusta solennità e riconoscimento per il nome di cui l’unità si fregia e si rivive la storia attraverso alcuni cimeli di quell’epoca ormai lontana, come una collezione di foto del primo Scirè, dal momento degli allestimenti fino al varo. È sulle solide basi fondate da chi ha fatto la storia delle forze subacquee e delle operazioni speciali che partono “rapidi ed invisibili” i sommergibilisti del terzo millennio.

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Per Venezia non si passa

Commemorazione dei Fanti da Mar caduti nella prima Guerra Mondiale

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di Alessandro Paglia

La Regia Marina italiana nella Guerra Mondiale 1915-1918

enezia, 8 marzo 2016. Lo Stato Maggiore Marina ha voluto commemorare i caduti del battaglione San Marco nella Iª Guerra Mondiale, inviando nave San Marco nel bacino di San Marco per incontri storico-culturali aperti alla città e onorare i defunti presso il Sacrario Militare del Lido dove riposano le salme di Nazario Sauro e dei Fanti da Mar. Così come avvenne il 1 Novembre 1921, allorquando al posto di nave San Marco c’era il glorioso caccia torpediniere Zeffiro e le autorità si recarono in barca a San Nicolò per onorare i caduti gettando una corona in mare. La difesa di Venezia da parte della Marina è nell’immaginario collettivo un topos nella storia della vittoria ottenuta per mare e per terra. La cartina dello sbarramento del canale di Otranto può essere presa a simbolo della vittoria marittima, per-

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La Marina ha commemorato i caduti del battaglione San Marco nella Iª Guerra Mondiale con incontri storico-culturali aperti alla città lagunare

Porzione di fronte terrestre affidato alla Regia Marina dopo Caporetto

Dopo lo sfondamento di Caporetto alla Regia Marina venne affidato anche un compito territoriale cioè quello di difendere il fronte sul basso Piave e coprirela Piazza forte di Venezia.Il grafico dimostra parte della zona difesa dai marinai.

ché al di là dello sbarramento (Mediterraneo) esso impedì ai sommergibili nemici di intralciare il traffico navale dei rifornimenti e al di qua (Adriatico) bloccò nei porti la flotta austriaca che fu attaccata in modo innovativo (Mas e mezzi d’assalto) con la strategia dell’ammiraglio Thaon di Revel di “portare la guerra nei porti”. La cartina del teatro di guerra terralaguna dopo Caporetto illustra l’assetto del Reggimento San Marco con i quattro battaglioni Monfalcone, Caorle , Grado, Golametto e un quinto di riserva al Lido, il battaglione Navi; nonché la disposizione delle artiglierie navali fisse e mobili. Il tutto alle dipendenze tattiche della III Armata guidata da SAR Emanuele Filiberto, duca d’Aosta. La resistenza agli attacchi del nemico diventò subito leggendaria. Per tre volte il nemico cercò invano

Venezia, 8 marzo 2016. Il tavolo dei relatori da sinistra: il capo Ufficio Storico della Marina capitano di vascello Giosuè Allegrini, al centro il comandante Gianluca Buccilli, direttore dei corsi e vice comandante dell’Istituto di Studi Militari Marittimi di Venezia e il dottor Alessandro Paglia giornalista e storico. (foto Michele De Simone).

lo sfondamento a Cortellazzo anche con interventi navali: 15-16 novembre e 18-19 dicembre nel 1917; 1518 giugno nel 1918 durante la cosiddetta battaglia del Solstizio. In occasione degli scontri di dicembre il generale Petitti di Roreto, comandante del Corpo d’Armata, riprendendo alcune dichiarazioni di prigionieri austriaci, disse: “se tutti i soldati combatteranno come i marinai a Cortellazzo, ogni speranza di sfondare il Piave Vecchio può considerarsi perduta”. Dopo che il poderoso attacco austriaco del giugno 1918 ( “l’attacco deve essere un uragano “ era l’incitamento dei generali ai soldati ) fu fer-

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La locandina della Commemorazione dei Fanti di Marina, caduti per la difesa di Venezia nella Prima Guerra Mondiale; a destra: nave San Marco in bacino a Venezia, teatro degli incontri storico-culturali. (foto Michele De Simone).

mato a Cortellazzo, lo Stato Maggiore austriaco scelse CaposileAgenzia Zuliani quale zona di attacco estremo per arrivare a Venezia. In quel punto, in aiuto alla Fanteria, fu inviato il Battaglione Navi. Fu la compagnia degli arditi-marinai e tre galleggianti con sei cannoncini da 76/40 (le “raganelle”) del tenente di vascello Aldo Ascoli che, per tutta la notte del 18 fino alle ore 13 del 19,

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fermarono coraggiosamente gli assalti di una intera divisione. Dopo di ché, la precisione dei tiri delle artiglierie di Marina chiuse definitivamente lo scontro con la ritirata delle truppe nemiche. Il 20 giugno, il comando austroungarico decise la ritirata su tutto il fronte del Piave. Se l’affondamento della corazzata Santo Stefano da parte dei due MAS

del capitano di corvetta Rizzo il 10 giugno fu di buon auspicio per la vittoria sul Piave, questa lo fu per la controffensiva vittoriosa del 15 luglio da parte degli Alleati sulla Marna. Tra le testimonianze della valorosa resistenza a Caposile possiamo ricordare quella del Col. Toti, comandante della fanteria che operava al fianco dei marinai:“i marinai sono camuffati da fanti. Sanno fare il nuovo mestiere con bravura. Mentre dispongo i pezzi chiacchero con qualche marinaio che la sa più lunga di me”. Lo scrittore–pittore Bucci, volontario geniere del Battaglione Caorle, annota nel suo diario: “ A Caposile Aldo (leggi TV Ascoli, capo delle Raganelle) resiste con dieci marinai”. Il generale Ceccherini, comandante dell’intera Brigata Esercito-Marina, dichiara in un fonogramma ai marinai-cannonieri: “…. mi compiaccio per la matematica precisione dei tiri


I marinai sono camuffati da fanti. Sanno fare il nuovo mestiere con bravura. Mentre dispongo i pezzi chiacchiero con qualche marinaio che la sa più lunga di me... eseguiti e formulo voto che essa ci accompagni fino al conseguimento della vittoria finale”. Il capitano di artiglieria Mafio Maffi, giornalista distaccato presso i reparti marinari, scrive in un articolo:“mi sia lecito a titolo d’onore citare i marinai e i cannonieri della Brigata marina che hanno avuto la fatica e la gioia di arrestare e disperdere le divisioni austroungariche”. Un capo infermiere del Pronto Soccorso del Cavallino chiamava i Fanti da Mar “ gli immortali”. Nell’offensiva di ottobre che portò alla resa definitiva del nemico, l’ultima pagina di battaglia fu scritta dal battaglione Bafile (già Monfalcone) al comando del capitano di corvetta principe Rodolfo Borghese che, una volta raggiunta la laguna di Marano, inviò la compagnia di arditi del tenente di vascello Giuseppe Insom a Muzzana per distruggere la stazione ferroviaria, i ponti e le strutture via-

rie, bloccando così la ritirata di una intera divisione nemica che cadde prigioniera. SAR Emanuele Filiberto segnalò al Comando Supremo: “... di quest’ultima gagliarda azione del Reggimento Marina vorrei che fosse fatto cenno speciale affinché possa comprenderlo fra le truppe che più meritano riconoscenza del Paese e fossero a titolo d’onore mentovati nella battaglia con cui si chiuse la guerra: i 500 fieri marinai con il capitano di corvetta Rodolfo Borghese e il tenente di vascello Giuseppe Insom”. Il conte Alfredo Dentice di Frasso, comandante del reggimento San Marco a Grado, prima della ritirata dopo Caporetto, lasciò scritto sulla scrivania per gli austriaci: “oggi a me domani a te”. E fu profetico. A fine guerra, il cimitero di Ca’ Gamba, nel cuore della laguna di Venezia, contava circa 2000 salme di Fanti da Mar. Oggi esse sono nel Sa-

crario del Lido dove gli è stato reso onore al termine dell’evento “Onore ai Fanti da Mar”. Uno del Caorle, il Bucci, che era sbarcato in terra dalmata tra la gioia e le feste della vittoria il 6 novembre, così ricorda chi aveva perso la vita: “Non siete qui, arditi e zappatori del battaglione Caorle, al quale ebbi l’onore di appartenere, e che rivedo schierato davanti alla caserma Franz Joseph, e attento alle parole del comandante. Ardito sardo dalla breve pipa, ardito dai capelli rossi pigiati dentro l’elmetto, e tu marinaio che mi ricordavi il Barbiere di Siviglia; e tu che “mugugnavi” ed eri il più generoso, e quanti altri cerco invano nelle file sottili; so dove siete. Siete sepolti nelle dune e nella melma, con la bocca piena di sabbia arida e di acqua amara, là dove più non canta la gloria del cannone, ma squittisce solitario il tuffetto palustre su la canna. Perdonateci, o Morti, di prendere ogni cosa dovuta a voi: questi fiori, questi sorrisi. vai alla notizia sul sito web: www.marina.difesa.it

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Gli abbordi in mare: come prevenirli La sicurezza in mare

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testo e foto di Paolo Giannetti

no dei maggiori pericoli in mare è quello degli abbordi. È possibile, infatti, che per una serie di circostanze si verifichi una collisione in mare. Ciò è dovuto non solo alla distrazione, ma anche alla scarsa conoscenza delle norme contenute nel “Regolamento internazionale per prevenire gli abbordi in mare”. È bene, quindi, conoscere queste regole che derivano dall'esperienza di generazioni di marinai. La sola conoscenza di esse però non è sufficiente: è necessario che ogni comandante le faccia proprie fino ad acquisire una corretta mentalità comportamentale. A ciò si deve aggiungere grande attenzione troppo spesso attenuata da eccessiva fiducia nelle proprie capacità, stanchezza, e mal di mare. Ed è proprio in questi casi che aumenta il rischio di un incidente.

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Nel 1977 il nostro Paese ratificò il “Regolamento Internazionale del 1972” per prevenire gli abbordi in mare, meglio conosciuto come “COLREG 72” (Convention on the International Regulation for Preventing Collisions at Sea 1972). Il Regolamento è diviso in quattro parti: la parte A tratta l’applicazione del Regolamento, le responsabilità e le definizioni generali; la parte B tratta le regole di governo e di manovra; la parte C tratta i fanali ed i segnali e la parte D tratta i segnali sonori e luminosi. Premettiamo subito che le norme COLREG 72 sono basate non tanto sui diritti, ma sui doveri di ciascuno; nella loro formulazione non troviamo mai la frase "..la nave A ha la precedenza sulla nave B " ma leggiamo …“la nave B deve dare precedenza alla nave A e quest'ul-

tima deve mantenere immutata la propria rotta e la propria velocità, salvo il caso in cui la nave B non l'abbia avvistata". In tal caso la nave A può prendere l'iniziativa di manovrare per evitare l'abbordaggio, non appena risulti evidente che la nave che deve lasciar libera la rotta, non sta manovrando in maniera opportuna in conformità alle regole. Troviamo infine scritto ..."ogni nave deve usare tutti i mezzi a disposizione ed adatti alle circostanze ed alle condizioni del momento per stabilire se esiste il rischio di abbordaggio, in caso di dubbio il rischio deve ritenersi esistente". Il dubbio nasce la prima volta che uno lo pensa, dopo ... può essere tardi. Il rispetto di queste regole e il facilitare l'altrui manovra, fa parte di quello che si chiama buona condotta dell'imbarcazione. Un buon marinaio non si troverà


mai nelle condizioni di dover effettuare una manovra disperata all'ultimo momento. Di seguito un elenco parziale di alcune regole, per la cui trattazione completa si rimanda al testo ufficiale ed integrale. REGOLE DI GOVERNO E MANOVRA (REGOLA 5)

Ogni nave deve mantenere un servizio di vedetta visivo ed auditivo tale da consentire una completa valutazione della situazione e del rischio di collisione utilizzando tutte le risorse che le circostanze richiedono. VELOCITA’ (REGOLA 6)

Ogni nave deve procedere ad una velocità tale da consentire di agire in maniera adeguata ed efficace per evitare collisioni e fermarsi a una distanza adatta alle condizioni del momento. Nel decidere su tale velocità si deve valutare: la visibilità e la presenza di elementi perturbanti; il traffico e concentrazione di attività di pesca; la propria manovrabilità e il proprio pescaggio; le condimeteo e i pericoli per la navigazione; gli strumenti di radionavigazione disponibili le loro capacità e soprattutto conoscerne i limiti. NAVI A VELA (REGOLA 12)

Quando due navi a vela stanno

Una “perla di saggezza” su un comportamento poco saggio circa gli abbordi è il seguente epitaffio:

Qui giace Agesilao Giampitto, che quando aveva ragione andava dritto, aveva ragione, è andato dritto, ed ora è morto ed è come se avesse avuto torto

avvicinandosi l’una all’altra in modo da implicare pericolo d’abbordo, una di esse deve scostarsi dalla rotta dell’altra come segue: quando ciascuna di esse prende il vento da lati diversi, la nave che ha il vento sulla sinistra deve lasciar libera la rotta all’altra; • Quando due navi a vela stanno avvicinandosi l’una all’altra in modo da implicare pericolo d’abbordo, una di esse deve scostarsi dalla rotta dell’altra come segue: quando tutte e due hanno il vento dallo stesso lato, la nave che è sopra vento deve lasciare libera la rotta alla nave che è sottovento; • Quando due navi a vela stanno avvicinandosi l’una all’altra in modo da implicare pericolo d’abbordo, una di esse deve scostarsi dalla rotta dell’altra come segue: se una nave che prende il vento dalla sinistra avvista un’altra nave che è sopra vento e non può determinare con certezza se questa nave

prende il vento da sinistra o da destra, la prima deve la precedenza. La seguente “filastrocca” da promemoria, scritto da Thomas Gray nell’800, è riferita alla posizione a bordo dei fanali di navigazione – verde sul lato dritto e rosso sul lato sinistro.

Dai rosso al rosso e verde al verde avanti pure che la nave non si perde; Se alla tua dritta, al verde il rosso appare mano al timone e a dritta tieni il mare; Se alla sinistra il verde tu rilevi dritta alla via, manovrar non devi; Non incrociar la rotta ad un veliero se dubbio v'è d'abbordo, anche leggero; Se c'è neve, foschia o nebbia folta, sii cauto e lento ed i segnali ascolta; Se a proravia un segnale avverti ferma, poi avanza adagio e le vedette allerti; Stando allerta tu dagli eventi prenderai consiglio pronto e sicuro in rapido periglio; E non dimenticar che all'uomo dice Dio: “…..aiutati tu …. che poi ti aiuto anch'io”.

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26 F

EBBRAIO

del Comsubin, in servizio Ifesapalombari presso il nucleo S.D.A.I. (Servizio DiAntimezzi Insidiosi) di Augusta, sono stati impegnati nella mappatura dei fondali di alcune aree antistanti il porto di Siracusa, con l'impiego delle apparecchiature del progetto “Pon PaCS” (Programma Operativo Nazionale - Port and Coastal Survey). Tra le aree mappate, vi sono le acque della zona cosiddetta “Pillirina”, per la quale si è ottenuto il benestare e la collaborazione dell'ente Area Marina Protetta del Plemmirio. Durante le operazioni sono stati rimossi dai fondali diversi ordigni residuati bellici che saranno successivamente bonificati.

29 F

uattro sottotenenti di vascello Q della Marina Militare, Filippo Montagno, Alessandro Tucci, Giulia EBBRAIO

Pavon Cordaro e Michele Mocavero, che frequentano le scuole di volo della US Navy in Florida, hanno ricevuto il brevetto di volo 'wings of gold'. Tra i quattro ufficiali il sottotenente di vascello Alessandro Tucci ha conseguito la Commodore’s List With Distinction, premio assegnato ai migliori frequentatori, in particolare, ha concluso il training con il secondo punteggio più alto, tra gli oltre 600 frequentatori brevettati. Al guardiamarina Pietro Inzerillo, è stato consegnato l’Academic Achievement, per i brillanti risultati ottenuti negli studi.

1M

a terminato l’esercitazione Lion H Drill, il 1° Battaglione Assalto del 1° Reggimento San Marco svolta sulle ARZO

montagne della Sila, nella zona di Camigliatello Silano. L'attività è servita a testare gli equipaggiamenti, le tecniche di combattimento in zona montana, a studiare il terreno e la topografia, nonchè ad affrontare i fattori più complessi come l’assetto e il peso degli equipaggiamenti. Sono stati svolti esercizi volti all’utilizzo di corde e nodi per superare gli ostacoli che si presentavano a quote tra i 1.300 e i 1.800 metri. La riuscita dell’attivita si deve anche al supporto logistico fornito dal soggiorno montano della Marina di Camigliatello.

M ARINA N O T I Z I A R I O

della

IL

MESE

IN

IMMAGINI


2M

N

ARZO

el golfo della Spezia, al termine dei test e collaudi “a terra” eseguiti nella fase di costruzione e allestimento, si è svolta la prima uscita di prova in mare del sommergibile Romeo Romei. Test di collaudo in mare, un iter serrato e impegnativo, che si concluderà con la consegna del sommergibile alla Marina e la concomitante entrata in servizio, prevista per il prossimo autunno. Grande soddisfazione per la riuscita di questo fondamentale test preliminare che costituisce per il personale militare del Centro Allestimento Nuove Costruzioni Navali, uno stimolo per il futuro e le successive prove che si svolgeranno ne prossimi mesi.

3M

ll'auditorium Parco della Musica A di Roma, ha avuto luogo la proiezione del film vincitore dell'Orso ARZO

d'Oro “Fuocoammare” di Gianfranco Rosi. Nel suo film l’autore racconta Lampedusa, attraverso Samuele, un dodicenne che gioca sulla terraferma mentre, intorno a lui, si susseguono le migliaia di storie di migranti che negli ultimi vent'anni, hanno cercato di attraversare il mare con la speranza di una vita migliore. Prima della proiezione Rosi ha voluto ringraziare la Marina MIlitare, ricordando i 40 giorni passati in mezzo al mare a bordo di nave Cigala Fulgosi e il grande lavoro svolto dalla Forza Armata.

5M

l Raggruppamento Subacquei e InIsente cursori “Teseo Tesei” è stato precon un proprio stand espositivo ARZO

all'EUDI (European Dive) Show, la più importante manifestazione europea interamente dedicata al mondo della subacquea che ha avuto luogo a Bologna. La Marina ha proposto ai visitatori il meglio delle apparecchiature per immersioni, antiche e attuali, in dotazione al Gruppo Operativo Subacquei (GOS) e al Gruppo Operativo Incursori (GOI). Tra le più pregiate una copia di siluro a lenta corsa degli anni ’40, uno scafandro rigido articolato Galeazzi del 1946 e, soprattutto, l’autorespiratore unificato (A.R.U.).

di Pasquale Prinzivalli

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Donne di Marina Una giornata diversa: l’otto marzo

“C

di Marika Tinè, foto Silvio Scialpi

ome ogni anno, mi chiedo quale sia il miglior modo per rendere questa una giornata diversa dalle altre e così ho pensato di dedicare un pò di tempo per scriverti queste brevi righe. Tre anni fa sono diventato tuo marito, un anno fa padre della nostra bambina. Abbiamo creato la nostra famiglia che è il dono a cui più tengo in questo mondo, nonostante le difficoltà che abbiamo incontrato, ma superato grazie soprattutto alla tua capacità eclettica, al grande dono dell’ubiquità e alla tua spiccata indole multitasking. Facciamo entrambi lo stesso lavoro da prima di esserci innamorati e sapevamo bene a cosa potevamo andare incontro: le grandi distanze, i tempi di assenza fisica alle volte lunghi, le difficoltà e i rischi a cui andavamo incontro. Ho spasmodicamente pensato come avremmo potuto organizzare al meglio la nostra famiglia, la nostra vita essendo cosciente del fatto che io, uomo, padre, marito avrei avuto da compiere lo sforzo maggiore in questo. Con il passare del tempo però questa mia preoccupazione ha lasciato lo spazio ad un sentimento che raramente si prova per i propri cari: l'ammirazione! Si, io ti ammiro, Stefania. Ti ammiro per il tuo essere contemporaneamente madre, donna, marinaia. Instancabile, determinata, felice per quello che la vita ti ha donato: una famiglia, un meraviglioso lavoro e la voglia che ti ha sempre contraddistinto di conoscere, viaggiare, metterti alla prova. Pur nella cruda consapevolezza che la lontananza fisica, a cui spesso il nostro lavoro ci costringe, ti impone di far fronte da sola a continue difficoltà, ad incertezze sul futuro e ad estrema stanchezza nel gestirle, io ammiro il tuo sorriso, sempre sul tuo volto. Ti ammiro quando sei tu a sostenermi e a darmi il tuo supporto.

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Ti ammiro per come ogni mattina ti approcci al tuo lavoro. E' bello vedere qualcuno felice di iniziare la sua giornata lavorativa. Ti ammiro per come sai gestire nostra figlia, per il tuo ruolo di madre che spesso è anche un ruolo di padre e che riesci ad assolvere nel migliore dei modi senza farlo pesare a nessuno. Ti ammiro per il tuo essere donna, essere amabile. Ti ammiro perchè hai reso il mio compito di padre, uomo e marito la cosa per cui io debba ringraziare la vita. Stefania buon 8 marzo, festa della donna. La tua festa.

Questa è la lettera che Vincenzo, un uomo della Marina Militare, ha voluto scrivere e farci avere in redazione perché estremamente fiero del lavoro che svolgono le donne della Marina. La Marina Militare non può che essere fiera di avere un equipaggio femminile polivalente preparato a tutto e un equipaggio maschile che apprezza e stima le donne al loro fianco nel lavoro e, spesso, anche nella vita.

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I nostri atleti a Rio 2016 Michele Benedetti TUFFI

Da questo numero il “Notiziario” accompagnerà i nostri atleti lungo la strada che porta in Brasile per la partecipazione ai Giochi Olimpici di Rio. Conosceremo i loro lunghi percorsi sportivi, ardui, impervi e pieni di sacrifici ma, coronati da tanti successi. Chiederemo loro come si diventa un atleta olimpico e cosa si prova a sognare una medaglia per entrare nella storia. di Pasquale Prinzivalli

Incontriamo Michele Benedetti, atleta del gruppo sportivo della Marina che recentemente ha staccato il pass per i Giochi Olimpici di Rio e che rappresenterà l’Italia nella specialità del trampolino da tre metri individuale. Michele, come hai conosciuto questo sport e a che età hai iniziato ad andare in vasca? Ho conosciuto lo sport dei tuffi perché lo praticavano da alcuni anni i miei cugini e quando avevo sette anni sono stato portato da mia zia a provare per la prima volta.

Cosa hai provato la prima volta che hai vinto una gara, qual è stato il successo che ricordi con maggior piacere e perché? La mia prima vittoria è arrivata quando ero molto giovane al mio primo anno di attività e onestamente non ricordo quali sensazioni ho provato, ma immagino felicità e stupore. Per quanto riguarda successi che ricordo con molto piacere ce ne sono diversi: la prima medaglia agli europei nel 2006, o la finale ai mondiali "in casa" a Roma nel 2009, o la prima volta che mi sono qualificato alle Olimpiadi e aver poi gareggiato a Londra nel 2012. Tutte queste gare sono stati punti di svolta e traguardi importanti nella mia carriera, mi hanno ripagato per i tanti sacrifici fatti nel superare gli ostacoli che si presentavano negli allenamenti.

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Nella tua carriera sportiva hai attraversato momenti in cui volevi arrenderti, come sei riuscito a superare queste difficoltà? In tanti anni di carriera non ricordo un momento particolare in cui ho mai voluto smettere. Mi reputo un atleta molto ambizioso, mi sono sempre posto obiettivi difficili e ho sempre dato il massimo per raggiungerli.

E’ vero che i più grandi atleti imparano anche dalle proprie sconfitte, ti è mai capitato? Certamente "sbagliando si impara". Quando nel 2008 ho mancato la qualificazione alle Olimpiadi di Pechino è stata dura ma ho imparato tanto e mi sono rimboccato le maniche e sono andato avanti. Ho analizzato tutto quello che potevo aver fatto male nella preparazione, sia atletica che mentale, ed ho apportato le giuste correzioni per migliorarmi il più possibile. Appartieni al Gruppo Sportivo della Marina Militare, come ti ha supportato la Forza Armata e com’è il tuo rapporto con il tuo allenatore e lo staff che ti segue? La Marina Militare è stata fondamentale per me. Per prepararmi al meglio ho avuto a disposizione l'aiuto del sottocapo di prima classe Fanella per quanto riguarda la preparazione fisica e del sottocapo di seconda classe Capacchione per la fisioterapia, che insieme al supporto tecnico dell'allenatore e


il palmares

2015 Campione italiano assoluto trampolino 3 mt 3° classificato categoria 3 mt sincro 2014 Campione italiano trampolino 3 mt e 3 mt sincro 2013 Campione italiano assoluto trampolino 3 mt 2° classificato 3 mt sincro e 1 mt 2012 Semifinalista Olimpiadi di Londra Campione italiano trampolino 1 mt e 3 mt 2° classificato 3 mt sincro 2011 Campione italiano trampolino 3 mt e 3 mt sincro 2009 3° Campionato Europeo Campione italiano trampolino 3 mt e 3 mt sincro 2006 2° Campionato Europei Campione italiano trampolino 3 mt e 3 mt sincro 2002 3° Campionato Europei Juniores trampolino 1mt 2° Campionato Europei Juniores sincro trampolino 3mt

Michele Benedetti data di nascita: 17 dicembre 1984 luogo di nascita: Parma peso: 71 Kg altezza: 173 cm sport: tuffi specialità: trampolino da 3 mt

cosa dice di lui il suo allenatore

Michele è un gran lavoratore, che non si tira mai indietro davanti ai "carichi" di lavoro e in generale davanti alle sfide: il suo approccio è sempre molto agonistico e questo gli permette di affrontare le prove sportive con il piglio giusto, che gli permette di avere la marcia in più. Fin da giovanissimo è sempre stato un atleta dotato di grande sensibilità nei movimenti con un'ottima forma fisica, che sommate alle precedenti caratteristiche, hanno fatto di lui il tuffatore più forte d’Italia da diversi anni. responsabile del settore sottocapo di prima classe scelto Marconi, hanno contribuito al raggiungimento degli obiettivi posti all'inizio di ogni stagione agonistica. Il rapporto tra di noi è ottimo, c'è collaborazione su tutti gli aspetti sportivi e un'ottima amicizia anche al di fuori della piscina.

Quando non sei impegnato, come trascorri il tempo libero? Nelle ore libere che ho a disposizione nei giorni in cui mi alleno, solitamente cerco di riposare per recuperare le energie, spesso e volentieri in compagnia del mio cane.

Quale consiglio dai a tutti i tuffatori in erba? Il consiglio per chi inizia uno sport è divertirsi. Soprattutto da giovanissimi l'aspetto ludico è di vitale importanza per aumentare la passione a continuare. Poi crescendo è importante che l'atleta capisca quanto sia fondamentale lo spirito di sacrificio se si vogliono raggiungere i traguardi più alti.

E’ arrivata la selezione olimpica, la realizzazione di un sogno, cosa ti aspetti da queste olimpiadi? Spero di arrivarci preparato al meglio per poter concludere la stagione soddisfatto. Dall'evento mi aspetto che sia coinvolgente e spettacolare.

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Recensione

OLTRE IL FIUME OCEANO uomini e navi romane alla conquista della Britannia

R

oma fu una potenza militare terrestre, essa sorse sul suo esercito e crollò dopo il suo indebolimento e di fatto quando si rimanda alla supremazia bellica dei romani la si lega al suolo, alla terra, alle lunghe marce, alle battaglie ma difficilmente essa viene associata alla navigazione. Per questo la scelta di Cristiano Bettini di redigere un libro sulle spedizioni navali dei romani in Britannia appare singolare se non addirittura rivoluzionaria. Oltre il Fiume Oceano è un opera volta a descrivere le spedizioni navali di Giulio Cesare del 55 e del 54 a.C, quella del 43 d.C. voluta da Claudio e sul finire, quella di Costanzo Cloro del 296 d.C. tutte imprese ardue a causa delle problematiche di carattere logistico, geografico, meteorologico, tecnologico e politico che le flotte romane dovettero affrontare. In primo luogo a Bettini va riconosciuto il merito dell’aver saputo delineare, all’interno di un iniziale quadro generale, le basi per una corretta analisi del testo, fornendo al lettore anche meno avvezzo di storia navale gli strumenti adatti a intraprenderne agevolmente la comprensione. Il sapere dell’ammiraglio e quello dello storico ben si contemperano assicurando una lettura fluida di una tematica complessa. A fondamento del libro viene posta la seguente premessa: se è pur vero che Roma non può essere qualificata come una potenza navale è altrettanto evidente che la stessa collocazione geografico peninsulare di quest’ultima richiedeva, per il mantenimento della sua supremazia, una Marina ben organizzata ed efficiente. L’iniziale carenza di destrezza in ambito navale dei romani è ravvisabile nel tentativo di trasformare le battaglie navali in scontri diretti uomo a uomo mediante il ricorso all’abbordaggio. Una tecnica che è, per altro aspetto, il palesarsi dell’abilità di questo popolo nel mutare consapevolmente un limite in un punto di forza. Con gli anni i romani svilupparono notevoli capacità navali ma fu con Cesare che la flotta acquisì una sua centralità rivestendosi di nuova linfa per poter puntare a una Britannia ricca di risorse come il ferro, l’oro, l’argento, il grano e il bestiame. Quello dell’autore è un approccio analitico alla tematica. Egli non si limita ad assumere come veritiero quanto scritto o tramandato sull’argomento ma procede, mediante uno studio integrato di fonti, a intraprendere una vera e propria opera di “smascheramento” di false attestazioni; com’è nel caso di alcune delle testimonianze sulle spedizioni lasciate da Cesare nei suoi scritti, sulle quali Bettini pone dubbi e interrogativi cercando, in un ottica critica, di scindere il discorso dell’uomo politico da quello dell’uomo militare. Elemento imprescindibile delle spedizioni romane in Britannia,

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nonché garanzia della loro riuscita, fu di certo la logistica, nella quale i romani furono maestri indiscussi. Seppur essi non brillassero in strategia o in tattica militare, prediligendo un approccio minimalista caratterizzato, sia nelle battaglie in mare che sul suolo, da uno scontro diretto e frontale con l’avversario, la riuscita delle loro spedizioni si deve alla perizia nell’approvvigionamento, nella capacità di rifornimento e di trasporto. E’ proprio con i romani che viene ad affermarsi la centralità del modello “expeditionary”, ad oggi adottato dalle marine e dagli eserciti occidentali. In buona sostanza la logistica come base dell’autonomia di un corpo di spedizione è ciò che garantisce la riuscita di ogni operazione allora come ad oggi. Bettini non si risparmia nell’accurata descrizione della struttura delle navi e della composizione della flotta, integrata da un’analisi dell’organizzazione gerarchica presente nella medesima. Le stesse modalità del reclutamento sono oggetto di approfondimento, l’autore ribadisce come sia nell’età Repubblicana che in quella Imperiale la flotta fosse composta Autore: Cristiano Bettini Anno di pubblicazione: 2015 Editore: Laurus Robuffo Lingua: italiano numero pagine: 509 brossura prezzo: € 25,00 da uomini liberi e motivati che sceglievano di farne parte per dovere e fedeltà. Interessanti, da ultimo, le appendici e le tavole del libro che con ausili visivi e approfondimenti tecnici consentono al lettore di acquisire una maggiore padronanza dell’argomento e la conoscenza di aneddoti singolari sull’importanza che il mito e la religione ebbero sul morale dei marinai romani. Un libro frutto di un’accurata ricerca intrapresa dall’ammiraglio Bettini a seguito del periodo trascorso presso l’Ambasciata italiana a Londra, come Addetto per la Difesa e la Marina, in cui spesso si trovò a rispondere alle domande curiose dei Britannici sulla conquista romana dell’isola. Domande che hanno rappresentato uno stimolo per l’autore nell’avvio di uno studio di fonti confluito in un libro strutturato ed esaustivo, corposo ma di facile comprensione. Bettini affronta una tematica storica poco dibattuta, abilmente ammodernata mediante l’impiego di una metrica di confronto con l’odierna struttura degli eserciti e delle marine statunitensi e britanniche, finalizzata a dimostrare come, nel loro modus operandi, i romani fossero estremamente attuali se non ancor più all’avanguardia.

Eleonora Ricci



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