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M ARINA
n o t I Z I A r I o d el l a
A n n o LXV I - o t t o b r e 20 1 9 - € 2, 00
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di Antonio Cosentino
Terminati ormai anche gli ultimi scampoli d’estate ci prepariamo agli impegnativi appuntamenti autunnali non prima di aver dedicato lo spazio che merita al rientro dalle Campagne d’istruzione degli allievi delle scuole della Marina militare. Un lungo speciale racconta i mesi passati in navigazione sulle sei navi, cinque a vela e una grigia, rientrate a Livorno lo scorso 21 settembre. L’esperienza vissuta da questi giovani marinai è un qualcosa riservato a pochi che possono giustamente ritenersi una elite, come ha sottolineato il capo di Stato Maggiore della Marina, ammiraglio di squadra Giuseppe Cavo Dragone che, rivolgendosi agli allievi appena sbarcati ha detto loro: “Dopo quarant’anni di Marina vi posso dire che questa esperienza rimane impressa come un tatuaggio, il ricordo più profondo e caratterizzante della carriera in Marina. Tenetela come un tesoro nel vostro cuore”. Ricorrono quest’anno i 105 anni dalla nascita dell’Armata navale che, dopo la riorganizzazione del 1952, è diventata la Squadra navale e i cui uomini e donne sono in prima linea ogni giorno, dando continuamente prova di grande professionalità e spirito di sacrificio nelle diverse missioni in cui sono impegnati. Ve le riepiloghiamo in questo numero.
A Salerno si è tenuto il ventesimo raduno nazionale dell’ANMI, l’Associazione nazionale marinai d’Italia. Noi del Notiziario eravamo presenti e vi raccontiamo il meglio di questa intensa settimana dedicata al mare nel corso della quale la città è stata letteralmente invasa dai “solini blu”. Per l’occasione all’ANMI è stata conferita la medaglia d’oro al merito di Marina per essere “esemplare portatrice di antichi valori di cui tiene accesa la fiamma”.
Marina militare è anche un brand, termine anglosassone oggi molto diffuso per rendere di immediata comprensione un concetto assai più ampio in cui entrano in gioco elementi come reputazione, valori, qualità, tutte caratteristiche di cui andiamo fieri e che cerchiamo di far conoscere anche all’esterno con attività di promozione e comunicazione. In questo impegno ci supportano diversi partner che abbiamo incontrato, lo scorso 12 settembre, in una serata organizzata presso il circolo sottufficiali della Marina militare, a Roma, in collaborazione con Difesa Servizi. Vi lasciamo, infine, con una anticipazione. Per celebrare i 150 anni dell’Arsenale militare marittimo di La Spezia abbiamo preparato un approfondimento sulle numerose iniziative culturali promosse dalle istituzioni sia all’Arsenale che al Museo tecnico navale. Ma di tutto questo e di altro ancora leggerete sul prossimo numero.
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SOMMARIO
Il Notiziario della Marina è una testata giornalistica mensile fondata nel 1954
Ottobre
2019
Registrazione: Tribunale di Roma n.396/1985 dell’ 8 agosto 1985
Proprietà Ministero della Difesa Editore Ministro della Difesa
Marina Militare - Ufficio Pubblica Informazione e Comunicazione
DIRETTORE RESPONSABILE Antonio COSENTINO
REDAZIONE
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Stampa: Fotolito Moggio srl, Villa Adriana - Tivoli
chiuso in redazione il 3 ottobre 2019
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L’editoriale
Salerno, 29 settembre 2019. XX° raduno nazionale dei Marinai d’Italia. Il sottosegretario alla Difesa on. Angelo Tofalo accompagnato dal Capo di Stato Maggiore della Marina ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone e dal Presidente dell’ANMI ammiraglio (r) Paolo Pagnottella durante la cerimonia.
di Antonio Cosentino
Cambio al dicastero delle Forze armate
di Marina Viola
Nave Marceglia per il contrasto alla pirateria
di Alessandro Iorio
Dynamic Move, l’esercitazione assistita
di Antonio Cosentino
Terminate le Campagne d’istruzione 2019 battesimo del fuoco per i giovani marinai
di Marina Viola, Giorgia Dadalt e Antonio Tranchino
La Squadra navale celebra 105 anni
di Federico Mariani, intervista di Antonio Cosentino
L’invasione dei “Solini blu”
di Antonio Cosentino
Cambio di comando a Comsubin
di Giampaolo Trucco
La città della nautica
di Pasquale Prinzivalli
Un anno di promozione
di Lia Pasqualina Stani
Giornata della memoria dei marinai scomparsi in mare di Antonello Lorusso
L’Arsenale militare marittimo di La Spezia celebra 150 anni di Desirèe Tommaselli Il museo delle navi di Pisa
di Desirèe Tommaselli
150 anni per il faro di Capo San Vito
di Michele Cosentino
Curiosità e tradizioni di nave Vespucci
di Fabio Vespucci
Il gergo marinaresco
di Alessandro Lentini
I pittori di Marina di Paolo Bembo
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Cambio al dicastero delle Forze armate
Con il ministro Guerini anche due sottosegretari: Tofalo una conferma e Calvisi alla sua prima esperienza alla Difesa di Marina Viola
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orenzo Guerini, deputato del Partito democratico, è il ministro della Difesa nel sessantaseiesimo governo della Repubblica italiana, entrato in carica il 5 settembre 2019 con il giuramento di fronte al capo dello Stato.
Lombardo, 53 anni, Guerini è laureato in Scienze politiche. La sua biografia ci restituisce un politico di lunga data. Prima di lasciare l’incarico per divenire ministro è stato, dal 2018, presidente del Copasir (Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica), organismo parlamentare di verifica dell'attività del sistema di informazione per la sicurezza. L’11 settembre, come primo atto del suo mandato, il ministro Guerini ha voluto rendere omaggio ai caduti deponendo una corona d’alloro al sacello de Milite ignoto, sull’Altare della patria. Alla cerimonia erano presenti il capo di Stato Maggiore della Difesa, generale Enzo Vecciarelli, il capo di Stato Maggiore della Marina, ammiraglio di squadra Giuseppe Cavo Dragone e gli altri
vertici delle Forze armate oltre al capo di Gabinetto del ministro. Sono due i sottosegretari nella squadra di Guerini. Angelo Tofalo, esponente M5s, è una conferma, ricopriva infatti l’incarico già nel primo governo Conte. Ha 38 anni, salernitano ed è laureato in Ingegneria idraulica e geotecnica. È cofondatore di Intelligence collettiva, un progetto di approfondimento e di diffusione della cultura della sicurezza che mette insieme tecnici, ricercatori, appassionati e professionisti dei temi dell’Intelligence. E’ alla sua seconda legislatura come deputato. L’altro sottosegretario è Giulio Calvisi, parlamentare del Pd nato a Olbia nel 1966 e laureato in Giurisprudenza. E' un esperto di immigrazione, tema del quale si occupa da oltre venti anni.
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Nave Marceglia per il contrasto alla pirateria
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di Alessandro Iorio
ave Marceglia, partita da Taranto ha attraversato il canale di Suez per raggiungere il golfo di Aden e il bacino Somalo. Nel porto di Gibuti ha assunto il ruolo di flagship della task force aeronavale di contrasto alla pirateria. Da bordo della fregata italiana il contrammiraglio Armando Simi ha esercitato il comando tattico dell’operazione Atalanta. Sotto il suo comando le unità navali assegnate hanno assicu-
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rato il pattugliamento nelle aree di interesse e nei corridoi di transito delle unità mercantili e la lotta alla pirateria, in collaborazione con le altre forze navali presenti in area.Lo Yemen è in una situazione molto delicata, tra guerra civile e terrorismo, per questo i pochi aiuti che riescono a passare per il golfo di Aden devono essere scortati fino in porto. Per un periodo, gli aiuti allo Yemen sono stati bloccati per il forte rischio che finissero nelle mani sbagliate e finanziassero traffici illegali. Ma adesso,
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seppur lentamente, stanno ripartendo. L’operazione Atalanta è molto importante per la sopravvivenza della Somalia perché porta al paese un aiuto concreto; attraverso il Programma alimentare mondiale (PAM) arrivano generi alimentari e medicinali per i malati. Lo scopo della missione è di scortare le navi che portano i preziosi aiuti umanitari per non farle cadere nelle mani dei pirati che affamano la popolazione e aggravano una situazione che già di per sé è drammatica. Anni di guerra e terrori-
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La fregata Antonio Marceglia è stata inserita lo scorso luglio nell’operazione Atalanta, il dispositivo navale europeo di contrasto alla pirateria
smo hanno reso la Somalia uno Stato fallito in preda a capi carismatici e signori della guerra che rapiscono bambini e bambine per farli diventare soldati o schiavi sessuali e non c’è pietà per nessuno. Spesso le consegne del PAM sono le uniche che riescono a dare un po’ di speranza e di sollievo agli abitanti di questa terra bella ma devastata. L’Unione europea da sempre è decisa a lottare contro gli effetti della pirateria somala e delle rapine a mano armata in mare al largo del Corno d’Africa e
nell’Oceano Indiano occidentale. La pirateria somala è caratterizzata dal fatto che i criminali prendono il controllo delle navi che transitano per l’area più ad alto rischio della regione e poi estorcono denaro per rilasciare l’equipaggio, la nave e il carico. Gli equipaggi tenuti in ostaggio dai pirati spesso devono affrontare un periodo prolungato di prigionia. Inoltre, la pirateria incide sul commercio internazionale e sulla sicurezza marittima, nonché sulle attività economiche e sulla sicurezza dei paesi della regione.
Di conseguenza, e nell’ambito del suo approccio integrato, l’Unione europea ha lanciato la forza navale dell’Unione Atalanta (EU NAVFOR) nel dicembre 2008 nel quadro della Politica europea di sicurezza e di difesa comune (PSDC) e conformemente alle relative risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite (UNSCR) e al diritto internazionale. Il 30 luglio 2018 il Consiglio dell’Unione europea ha prorogato il mandato dell’operazione Atalanta fino al dicembre 2020.
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DYNAMIC MOVE l’esercitazione assistita
Si è conclusa il 12 settembre l’esercitazione tipo Computer assisted exercise
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di Antonio Cosentino
i è svolta presso il Comando delle forze di contromisure mine (MARICODRAG), a La Spezia, la seconda edizione annuale di Dynamic Move, l’esercitazione promossa e supportata dal NATO maritime command (MAR.COM.) che ha visto la partecipazione di militari e civili provenienti da 16 paesi. Una esercitazione tipo Computer assisted exercise (CAX), assistita da computer con l’obiettivo di sviluppare le capacità del personale di comando del gruppo di lavoro internazionale per condurre una gamma completa di operazioni di contromisure mine in uno scenario complesso e multiminaccia. Utilizzando un elaborato software di simulazione, sono state proposte delle M A R I N A
soluzioni addestrative altamente realistiche, modificando in modo dinamico la sequenza pianificata degli eventi schedulati a seconda delle reazioni dei partecipanti. L’esercitazione ha così consentito di sperimentare diverse procedure tattiche per la ricerca di mine, veicoli subacquei a conduzione remota (ROV) e veicoli autonomi (AUV), nonché l’utilizzo di droni in zone costiere con fondali a bassa profondità. Nell’esercitazione, oltre alla specificità inerente la “guerra di mine”, sono stati integrati dei topic inerenti le operazioni anfibie, le attività di ricerca e studio condotte dal Centre for maritime research and experimentation (CMRE), nonché la gestione del traffico mercantile tramite l’impiego dell’AWNIS (Allied worldwide warning system) e dell’NCAGS (Naval cooperation and guidance for shipping). L’esercitazione ha rappresentato
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Alcuni momenti dell’esercitazione Dynamic Move ‘19.
anche l’occasione per consolidare e perfezionare la capacità di interoperare tra staff a livello internazionale, cogliendo l’opportunità di esercitarsi sotto il controllo del personale specialista di MARCOM (Allied maritime commandor), degli istruttori di MARICENDRAG (Centro addestramento guerra di mine) e del personale di EGUERMIN (Naval mine warfare school), mettendo a disposizione una esperienza di altissimo livello nello specifico settore. Hanno preso parte all’attività addestrativa rappresentanze provenienti da Belgio, Polonia, Stati Uniti, Olanda, Spagna, Regno Unito, Turchia, Romania ed Estonia, nonché ospiti provenienti da Algeria e Marocco che hanno contribuito ad alimentare gli staff che hanno partecipato all’esercitazione, per un totale di circa 60 militari.
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Speciale Campagne d’istruzione 2019
Terminate le Campagne d’istruzione 2019
Battesimo del fuoco per i giovani marinai di Marina Viola
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La rada di Portoferraio con le sei unità impegnate nella Campagna addestrativa 2019, alla fonda nella splendida cornice di mare dell’isola d’Elba.
Si è svolta a Livorno il 21 settembre, come da tradizione, la cerimonia di chiusura delle Campagne d’istruzione delle scuole della Marina militare
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on un bagno di folla e l’abbraccio di familiari e amici agli equipaggi e agli allievi, Livorno ha salutato il ritorno delle sei unità navali - cinque a vela e una nave grigia - dall’attività di addestramento e formazione che le ha portate a solcare i mari per mesi. Il capo di Stato Maggiore della Marina, ammiraglio di squadra Giuseppe Cavo Dragone, dopo il saluto alle autorità civili, religiose e militari presenti, si è rivolto agli allievi e ha detto loro: "Il battesimo del fuoco che avete avuto su
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Speciale Campagne d’istruzione 2019
queste navi è la base di partenza, solida e radicata, che consentirà di raccogliere i frutti che la Marina e il paese si aspettano da voi”. L’ammiraglio ha ricordato che queste campagne addestrative avvengono al termine di un anno di studi molto impegnativo durante il quale la Marina ha dettato ritmi serrati, ha messo a dura prova la volontà, le capacità, la determinazione degli allievi e rappresentano il culmine, la chiusura ideale di un ciclo di formazione. “Quello che accade in queste occasioni – ha aggiunto - è un approfondimento di quella capacità di gestire il proprio tempo, di vivere la giornata nella maniera più intensa possibile ma, soprattutto, quello che accade N OT I Z I A R I O
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è che tutti gli allievi vengono portati a vivere per più di due mesi in una condizione particolarmente impegnativa e stressante, contornata da sudore, sonno, caldo, impegni e fatiche varie che portano voi allievi a esplorare nella maniera più spinta, più vasta possibile, la curva di impiego del vostro fisico, della vostra mente”. L’esperienza vissuta da questi giovani marinai è un qualcosa riservato a pochi che possono giustamente ritenersi una elite, come ha detto loro l’ammiraglio il quale ha poi aggiunto: “Dopo quarant’anni di Marina vi posso dire che questa esperienza rimane impressa come un tatuaggio, il ricordo più profondo e caratterizzante della carriera in Marina.
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Tenetela come un tesoro nel vostro cuore”. A conclusione del suo discorso l’ammiraglio Cavo Dragone ha detto: “Ricordo i vostri sguardi alla partenza, disorientati e impauriti, quello che invece vedo in questi giorni sono occhi di persone mature, navigate, che hanno maturato la coscienza delle proprie capacità, delle proprie potenzialità, che vogliono metterle in campo a tutto tondo, che hanno sviluppato uno spirito di corpo, una fratellanza e un senso cameratesco che non ha eguali”. Ha quindi chiesto agli allievi di mettere a frutto quanto seminato in questi mesi nel prosieguo della loro carriera che, ha sottolineato:“posso dire, quasi al termine della mia, è il mestiere più bello che si possa scegliere”. I mesi trascorsi in navigazione hanno in effetti permesso ai giovani marinai di arricchire il proprio bagaglio di valori e cultura marinareschi, imparando a essere un equipaggio e a fare squadra. Senza dimenticare la crescita personale maturata dalla conoscenza di luoghi con culture, storia e tradizioni diversi e affascinanti. Le Campagne sono state anche un efficace strumento di diplomazia navale, di promozione all’estero dello stile e dell’eccellenza italiani. Infatti ci sono state numerose occasioni di incontro e scambio con le autorità nazionali e locali dei diversi scali toccati; a queste attività si è affiancata la partecipazione delle unità minori a diverse competizioni veliche. La crociera più lunga è stata quella di nave Vespucci, rimasta per circa tre mesi in navigazione nel Mediterraneo, in oceano Atlantico e nei mari del Nord Europa, arrivando in Norvegia, per la sua 83esima Campagna d’istruzione. I primi di settembre, mentre si veleggiava verso Gibilterra, dopo aver toccato i porti di Lisbona (Portogallo), Dublino (Irlanda), Bergen (Norvegia), Rostok (Germania) e Amsterdam (Paesi Bassi), per rientrare nel Mediterraneo e fare rotta verso la Spagna, gli allievi della prima classe hanno vissuto quello che è forse il momento più importante per loro: il battesimo del corso ovvero la scelta del nome. Seguendo una tradizione
Immagine suggestiva di nave Palinuro in prossimità dell’isola di Stromboli durante la navigazione verso Livorno per l’ultima tappa della campagna addestrativa 2019.
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Speciale Campagne d’istruzione 2019
consolidata, si sono riuniti per tre giorni durante i quali hanno discusso, si sono confrontati e alla fine hanno scelto un nome e un motto. Tutti insieme hanno anche cucito la propria bandiera. Saliti a riva dell’albero di maestra hanno poi gridato il proprio nome: Spartani è quello che hanno scelto, richiamando con esso i valori di sacrificio, umiltà e spirito di corpo dell’antico popolo. Intra fluctus impavidi, ad victoriam tenaces (Intrepidi attraverso le onde, tenaci verso la vittoria) è invece il motto che hanno scelto, mettendo al centro la consapevolezza che la vita in mare li porrà di fronte a difficili sfide che avranno bisogno di coraggio e tenacia per essere affrontate. Attraverso la testimonianza di due allievi della prima classe (riportata nell’articolo che segue) abbiamo l’oppor-
tunità di rivivere quelle emozioni uniche e indimenticabili che solo l’esperienza su nave Vespucci è in grado di suscitare. Il successivo porto di Alicante è stato poi l'ultima tappa estera della Campagna d'istruzione per gli allievi del corso Spartani che hanno potuto prendere
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Ricordo i vostri sguardi alla partenza, disorientati e impauriti, quelli che invece vedo in questi giorni sono occhi di persone mature, navigate, che hanno maturato la coscienza delle proprie capacità, delle proprie potenzialità, che vogliono metterle in campo a tutto tondo, che hanno sviluppato uno spirito di corpo, una fratellanza e un senso cameratesco che non hanno eguali il capo di Stato Maggiore della Marina Ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone
parte a una conferenza sul ruolo della diplomazia nel XXI secolo, presieduta dal Console Generale d’Italia a Barcellona e dall’Addetto per la Difesa in Spagna. Giunta a Portoferraio per il rendez vous, il 18 settembre, nave Vespucci ha
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fatto ancora sognare tanti ragazzi rapiti dalla sua bellezza senza tempo, come gli allievi di due classi della scuola primaria che sono stati ospitati a bordo per un progetto ecodidattico con visita guidata, attività di educazione ambientale e laboratori sull’arte marinaresca. Nave Palinuro, invece, ha fatto il suo addestramento nel Mediterraneo centrale e in Adriatico, raggiungendo il porto croato di Spalato come unica tappa estera della sua Campagna. La goletta della Marina militare, con gli allievi marescialli del primo anno del corso Themis della Scuola sottufficiali di Taranto, ha toccato gli scali di Messina, Spalato, Monfalcone, Otranto,Trapani e Porto Torres. Durante il trasferimento da Messina a Spalato gli allievi marescialli sono stati impegnati per la prima volta nell’apertura
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Speciale Campagne d’istruzione 2019
delle vele quadre, un’attività che richiede grande sforzo fisico, oltre all’abilità marinaresca, dal momento che queste vele sfruttano l'azione dei venti poppieri. A Spalato gli allievi hanno potuto anche conoscere usi e costumi di una realtà differente da quella cui sono abituati.
Allo stesso modo, a Monfalcone, hanno avuto l’occasione di arricchire il proprio bagaglio culturale partecipando a visite didattiche dedicate alla storia e alla vita della cittadina ma anche a tour guidati sul Carso, teatro della sanguinosa guerra di trincea combattuta dai nostri soldati
durante il primo conflitto mondiale, e al sacrario militare di Redipuglia dedicato ai milioni di soldati italiani caduti nella Prima guerra mondiale.Tra le visite guidate c’è stata anche quella agli stabilimenti Fincantieri che hanno visto nascere alcuni dei più grandi gioielli della nostra ingegneria navale. La Campagna d’istruzione su nave Etna degli allievi della seconda classe dell’Accademia navale, corso Akraton, ha toccato i porti di Tangeri (Marocco), Barcellona (Spagna), Tunisi (Tunisia), Pireo (Grecia), Istanbul (Turchia), Haifa (Israele) e Limassol (Cipro). Etna, nave grigia per la prima volta impiegata come nave scuola è stata impegnata in una missione di presenza, sorveglianza e naval diplomacy, anche attraverso l’organizzazione di eventi culturali e di promozione in collaboraA sinistra il capo di Stato Maggiore Giuseppe Cavo Dragone con l’ammiraglio di squadra Alberto Bianchi durante la cerimonia di fine campagna; sopra: nave Vespucci in navigazione verso Livorno; accanto: l’abbraccio dei familiari al rientro degli allievi; in alto: un allievo si appresta a salire a riva per serrare le vele ed eseguire il classico nodo matafione.
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zione con le rappresentanze diplomatiche nazionali nei Paesi ospitanti. Dopo aver toccato i porti del Mediterraneo, nave Etna è arrivata al Pireo, il porto di Atene. In Grecia gli allievi hanno reso omaggio ai caduti del piroscafo Oria, alla cui memoria è dedicato un monumento. E’ stata l’occasione per ricordare una delle tragedie forse meno raccontate della Seconda guerra mondiale: l’Oria era salpato da Rodi verso il Pireo l’11 ottobre 1944 con a bordo oltre 4000 prigionieri italiani destinati ai lager del Reich dopo l’8 settembre. La nave affondò il giorno seguente, a causa di una tempesta, a poche miglia dalla sua destinazione. I superstiti furono pochissimi. Dopo Istanbul e Haifa il porto di Limassol, nell’isola di Cipro, è stato l’ultima tappa per gli allievi in addestramento e un’occasione per la nostra Marina militare di consolidare i rapporti di collaborazione con la Marina cipriota. Nave Etna è quindi tornata in Italia, a Portoferraio, dove si è ricongiunta con le altre navi scuola e dove, prima di rientrare a Livorno, si è svolta per gli allievi la cerimonia che li ha portati a vestire il primo grado da ufficiale, quello di aspirante guardiamarina.
Gli allievi della terza classe dell’Accademia navale, hanno fatto addestramento sulle tre unità a vela minori: Corsaro II, Stella Polare e Orsa Maggiore. A Mahon, settima tappa della Campagna del Corsaro II, l’equipaggio, integrato da 8 aspiranti guardiamarina che erano stati imbarcati nel porto di Palma de Mallorca, ha partecipato alla XVI edizione della regata Copa del Rey - vela classica Minorca, manifestazione velica di prestigio nella quale competono ogni anno le più belle imbarcazioni classiche d’Europa. Lo yawl della Marina militare si è classificato quinto nella categoria delle barche classiche. Durante la sosta a Imperia l’unità ha poi partecipato all’edizione 2019 della regata Vele d’Epoca aggiudicandosi il terzo posto nella classe yacht
classici. Alla stessa manifestazione ha preso parte anche Stella Polare che ha partecipato alla parata d’eleganza vincendo il primo premio. La nave omaggia, col suo nome, quella del Duca degli Abruzzi che, a fine Novecento, raggiunse con la sua spedizione il mare Artico. Hanno terminato la Campagna anche gli allievi in crociera su nave Orsa Maggiore. Nella tappa greca di Corfù i giovani marinai hanno avuto occasione di rendere omaggio ai caduti della Divisione Acqui insieme con i militari della Guardia di Finanza in servizio sull’isola per la missione Frontex, l’agenzia europea per la gestione della cooperazione internazionale alle frontiere esterne degli Stati membri.
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Speciale Campagne d’istruzione 2019
Una testimonianza da nave Vespucci Il racconto di due allievi di prima classe
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di Giorgia Dadalt e Antonio Tranchino asciamo alle nostre spalle il cancello verde dell’Accademia navale. E’ già successo molte volte durante l’ultimo anno ma questa volta è diverso; sensazioni uniche si alternano nella nostra mente. Gli esami sono finiti ma non per tutti, non ci sono più i no-
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stri aspiranti guardiamarina inquadratori. Quel mondo che abbiamo conosciuto, quello del nostro istituto, al nostro rientro sarà profondamente cambiato. Quel fischio probabilmente lo ricorderemo a lungo. E’ la chiamata del nostro primo posto di manovra generale alle vele. “Fra 5 minuti tutti pronti ai centri!” è la disposizione che subito segue il fischio, sopra un sottofondo metallico dovuto al movimento dei mo-
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schettoni delle imbracature di sicurezza. E poi, una volta sui pennoni,10, 20, 30 mani tutte insieme volte ad aprire per la prima volta le vele la cui apertura, nonostante avessimo esperienza solo del brigantino Alfredo Cappellini dell’Accademia navale, è riuscita, lasciandoci così una vista spettacolare. “Il Vespucci dal vivo - noi tutti abbiamo pensato - è ben diverso dalle innumerevoli foto che lo ritraggono”.
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Abbiamo voluto iniziare il racconto della nostra esperienza a bordo proprio con questo evento, ritenendo l’attività marinaresca non solo una delle più importanti ma anche una delle più rappresentative ed emozionanti della nostra Campagna d’istruzione.“La prima notte a bordo non si scorda mai” ci dicevano e non avevano tutti i torti. Per fortuna il buongiorno non si vede dal mattino perché l’amaca del Vespucci deve effet-
tuare qualche notte di rodaggio prima di risultare comoda per il sonno dell’allievo. Il montaggio e lo smontaggio dei nostri ‘giacigli’ segnano il passaggio a una nuova giornata, anche se queste non sono tutte uguali fra loro. Siamo costantemente coinvolti in attività di vario genere che arricchiscono il nostro bagaglio di esperienze: le esercitazioni con la Squadra antincendio in mare (SAM) ci permettono di sperimentare
che cosa significhi trovarsi faccia a faccia con un’emergenza e dover intervenire in prima persona per cercare di farla rientrare. Le prime volte ci si sente un po’ spaesati ma, proprio grazie alla frequenza con cui queste esercitazioni vengono chiamate, acquisiamo ogni volta più sicurezza e padronanza delle azioni da intraprendere. Grazie al supporto del personale del reparto armi di nave Vespucci e del team imbarcato della Brigata Marina San Marco abbiamo avuto anche l’occasione, in due esercitazioni con le armi portatili, di utilizzare per la prima volta un’arma da fuoco al di fuori dell’ambito sportivo accademico. Non è stata da meno l’emozione provata nel testare le nostre doti fisiche a bordo dei palischermi della nave, remando all’unisono mentre cercavamo di far viaggiare la nostra imbarcazione più velocemente dell’altra in una gara improvvisata o armando le vele degli stessi palischermi. Questa Campagna rappresenta per noi il prosieguo dell’anno da ‘pivoli’. A completamento di quanto fatto in Accademia a livello teorico, abbiamo infatti ora modo di mettere in pratica quanto imparato, utilizzando, per esempio, il sestante per fare il punto nave astronomico. Un’altra grande opportunità che ci viene data è la gestione delle operazioni di ingresso e uscita dai porti, obiettivo che portiamo a termine con la presentazione di un briefing operativo e la creazione di un team di navigazione di precisione, che segue in parallelo ciò che accade nella plancia della nave.Le guardie sono organizzate in turni da 4 ore; in tal modo ogni giorno ognuno di noi deve coprire un turno notturno. Le attività si svolgono a ritmo serrato ma noi cerchiamo di affrontarle con la tenacia e la determinazione che abbiamo interiorizzato durante l’anno accademico. Abbiamo inoltre potuto toccare con mano come uno dei compiti che da sempre svolgono le navi militari sia quello della cosiddetta diplomazia navale. Sulla scia delle più antiche tradizioni marinare, nave Vespucci rappresenta una vera e propria ambasciata navigante, capace di portare in mare e dal mare, nei diversi porti esteri toccati durante la Campagna, i colori dell’Italia ospitando ricevimenti ed eventi istituzionali a bordo, unitamente alla possibilità offerta Suggestiva immagine di nave Vespucci durante un addestramento velico a favore degli allievi con palischermo a vela.
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alla popolazione locale di visitare quello che rappresenta l’emblema della Marina militare e concorre a promuovere la cultura italiana in ambito internazionale. Poter incontrare migliaia di visitatori in ogni porto, raccontando loro la nostra esperienza e la storia della “nave più bella del mondo” ci riempie di orgoglio, amplificando il nostro senso di appartenenza a quella straordinaria realtà che è la nostra Marina.Altrettanto importate è stata l’opportunità, che abbiamo avuto, di interagire con agenzie e organizzazioni locali e internazionali operanti sia in campo militare, come altre accademie navali, basi e navi delle Marine straniere, sia in settori civili, come musei e college universitari, le agenzie europee - tra cui l’European maritime safety agency e l’European space agency - nonché realtà aziendali multinazionali come in occasione della visita alla sede della Google di Dublino.Tra noi, a confermare il connotato internazionale e interforze da tempo sviluppato anche nella formazione a bordo delle Navi scuola, 19 ufficiali/allievi appartenenti al corpo aeronavale della Guardia di Finanza, all’Aeronautica militare e alle Marine militari di 8 Paesi, per un totale di 12 nazioni straniere rappresentate a bordo di nave Amerigo Vespucci. Stiamo diventando sempre più consapevoli della preziosa esperienza che ci vede protagonisti. Ci tornano alla mente gli aneddoti dei nostri ‘anziani’ e ci ricordiamo di quando non pensavamo che così tante emozioni ed esperienze potessero travolgerci: la voglia di riscatto, di fare bene, di migliorare sempre, sono N OT I Z I A R I O
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solo alcune delle nostre motivazioni, seconde solo alla passione per la vita in mare e alla nostra volontà di vivere appieno questa esperienza, che ha contraddistinto tutti gli ufficiali di Marina prima di noi. Emozioni confermate dalle parole del capo di Stato Maggiore della Marina e del Comandante in capo della Squadra navale che hanno voluto raggiungere la nave in Nord Europa per incontrarci e trasmetterci le loro esperienze, incluso quanto provato in occasione della nascita del loro corso, in un trait d’union generazionale in cui il tempo sembrava essersi fermato. Significativo, infine, è stato il messaggio di invito alla determinazione e al coraggio ricevuto dal presidente del Comitato militare dell’Unione europea e dal rappresentante militare presso i comitati militari della NATO e dell’UE, in visita a bordo durante la sosta ad Amsterdam. Ci sono stati, sì, momenti in cui qualcuno ha pensato di non farcela, non si può negare, ma non abbiamo mai ceduto grazie al più potente dei rimedi per ogni male ovvero la forza di un gruppo unito, teso verso un obiettivo condiviso: diventare, passo dopo passo, uomini di mare e quindi ufficiali di Marina che possano essere il punto di riferimento per il loro personale. Questa è la prospettiva con cui siamo imbarcati il 30 giugno scorso, una classe dell’Accademia navale che intende concludere la propria Campagna d’istruzione come corso, con un nome, una bandiera e un motto che ci identificheranno per sempre.
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La Squadra navale celebra 105 anni
Il 24 agosto del 1914, con la pubblicazione dell’atto costitutivo sulla Regia Gazzetta Ufficiale, venne costituita l’Armata Navale
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di Federico Mariani l 24 agosto del 1914, con la pubblicazione dell’atto costitutivo sulla Regia Gazzetta Ufficiale, venne costituita l’Armata navale. L’allora capo di Stato Maggiore della Marina, il vice ammiraglio Paolo Thaon di Ravel, aveva deciso di concentrare la flotta a Taranto e riunirla sotto un unico comando, assegnando al vice ammiraglio Luigi Amedeo di Savoia Aosta, Duca degli Abruzzi, primo comandante, la responsabilità dell’approntamento e dell’impiego dello strumento operativo navale italiano. Nel 1951, al termine di un periodo difficile dovuto alle clausole del trattato di pace che poneva fine alla Seconda guerra mondiale, l’Italia entrò a far parte dell’Alleanza atlantica. La conseguente ristrutturazione delle Forze armate portò la Marina a riorganizzarsi e, nel 1952, il comando della flotta della Marina militare assunse l’attuale deno-
minazione di comando in capo della Squadra navale (CINCNAV). Oggi gli uomini e le donne della Squadra navale, civili e militari, eredi degli equipaggi dell’Armata navale del 1914, continuano a dare giornalmente prova di abnegazione, sacrificio e grande professionalità nell’assolvimento delle diverse missioni assegnate, sopra e sotto la superfice, nelle acque del Mediterraneo, dell’Oceano Indiano, dell’Oceano Atlantico e anche nei teatri operativi terrestri. In particolare, la Squadra navale oggi è impegnata nelle missioni di sicurezza marittima Mare sicuro e Vigilanza pesca in Mediterraneo Centrale e in porto a Tripoli, Atalanta nell’Oceano Indiano e nella Multinational force and observers in Sinai; partecipa con il personale anche all’operazione Sophia il cui comando operativo risiede presso il Centro operativo della Marina militare, sede di
CINCNAV a Roma. Uomini e donne della Squadra sono inoltre presenti nelle operazioni joint a Gibuti e Misurata e sono impegnati nelle campagne d’istruzione, appena terminate, e nelle campagne scientifiche in corso nel Mediterraneo e in Oceano Atlantico. La ricorrenza è celebrata ogni anno; venerdì 23 agosto gli equipaggi delle navi e dei sommergibili, il personale delle Forze aeree della Marina, i fucilieri della Brigata Marina San Marco e il personale civile, si sono radunati in assemblea nelle diverse basi navali per celebrare i 105 anni dalla costituzione dell’Armata navale, l’attuale Squadra navale. A Taranto, a bordo della portaeromobili Giuseppe Garibaldi, ormeggiata nella stazione navale Mar grande della Marina, l’assemblea è stata presieduta dal comandante in capo della Squadra navale, ammiraglio di squadra Marzano.
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L’intervista
a cura di Antonio Cosentino
Alle porte di Roma, nel comprensorio di Santa Rosa, sede del comando in capo della Squadra navale, vertice dell’organizzazione operativa della Marina militare, incontriamo l’ammiraglio di squadra Donato Marzano, comandante in capo della Squadra navale che, dopo 44 anni, lascia il servizio attivo. Ammiraglio Marzano nel 1975 entrò da allievo in Accademia Navale oggi Comandante in Capo della Squadra Navale, dopo 44 anni di servizio ci può tracciare un bilancio personale? Una esperienza esaltante che ha visto la crescita del nostro strumento aeronavale sia in termini di capacità dei mezzi che di preparazione dei nostri equipaggi, che hanno sempre assolto al meglio le diverse missioni di crisis management che il paese ci ha affidato. La centralità delle operazioni di sicurezza marittima per contrastare le riverberazioni sul mare dei rischi di terrorismo e di attività illecite, conseguenza delle diverse crisi regionali che caratterizzano anche oggi il periodo post caduta del muro e del bipolarismo NATO – Patto di Varsavia, così come la sfida per le Marine del terzo millennio di assicurare la Maritime Situational Awareness. Oggi con il rinnovamento della flotta in atto che Squadra Navale lascia? Il processo di rinnovamento della flotta per tutelare la capacità marittima della Difesa, fondamentale per un paese che ha più di ottomila chilometri di coste, procede. Le nuove linee operative, costituite dai moderni cacciatorpediniere classe Orizzonte e dalle fregate classe FREMM hanno rappresentato un significativo in-
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cremento nelle capacità operative della Squadra. A queste si aggiungono i sommergibili classe U212 e le nuove linee di aeromobili SH 90. Siamo in un momento delicato di transizione delle unità e dei velivoli più anziani a quelli più moderni, in cui coesistono diverse linee operative e quindi diverse esigenze di addestramento e manutenzioni. Ma le tecnologie avanzate delle nuove costruzioni non possono prescindere dall’elemento fondamentale, l’uomo. Nel mio periodo di comando ho puntato sulla preparazione del personale. Negli ultimi tre anni abbiamo ripreso un’intesa attività addestrativa, curando gli standard di combat readiness degli equipaggi, addestrandoli nelle forme di lotta “tradizionali” – anti nave, anti aerea e anti sommergibile – così come nelle attività proprie della guerra cibernetica e asimmetrica. Abbiamo anche ripreso i tirocini navali, i tirocini aerei e completato l’attività lancistica con i sistemi d’arma in dotazione. CINCNAV ha investito molto sulle esercitazioni del ciclo Mare Aperto, che hanno coinvolto tutte le componenti operative. L’edizione dello scorso maggio, ha visto in mare oltre 6300 uomini e donne, 47 navi di 8 paese, più 50 studenti di 4 università. Lo scopo del ciclo di esercitazioni è di migliorare i livelli di efficacia e prontezza operativa e favorire il processo di integrazione interforze con le altre Forze armate, agenzie nazionali e con alleati e partner, sempre più necessario e indispensabile per assicurare la difesa degli interessi nazionali e la gestione delle crisi, rafforzando in particolar modo la sorveglianza marittima nel Mediterraneo. L’addestramento in mare è fondamentale per le unità della Squadra Navale poiché costituisce il sistema più efficace per preparare, nella maniera più realistica possibile, il personale ad assolvere in sicurezza i propri compiti istituzionali, fornendo al Paese una forza navale in grado di affrontare le moderne sfide alla sicurezza marittima. In particolare le fasi a gioco libero non hanno subito vincoli o condizionamenti e i reparti hanno operato così come pianificato dai Comandi in mare. Ciò ci consente di impiegare in mare, mentre parliamo, oltre 2100 uomini e donne imbarcati su 15 unità navali, aeromobili e sommergibili, intenti ad assicurare la sorveglianza marittima dei bacini di interesse nazionale.
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Il tutto gestito e coordinato dal Centro Operativo della Marina Militare, la sinergia delle nostre centrale operative a Santa Rosa da dove viene esercitato il controllo operativo di tutte le attività della Squadra Navale. Posso dire con orgoglio che lascio una Squadra Navale pronta ad assicurare dal mare e sul mare la difesa degli interessi nazionali.
Quali sono le capacità della Squadra Navale a favore della collettività? La componente operativa della Marina è costantemente all’opera per l’assolvimento dei compiti militari ed è pronta ad intervenire in situazioni di contingenza/emergenza o a supportare le diverse attività istituzionali che interessano il mare. Cito ad esempio l’attività delle navi idrografiche per i rilievi e la stesura delle carte utili alla sicurezza della navigazione. Il supporto fornito alla ricerca scientifica, tramite campagne ad hoc, vedi High North, o tramite le numerose collaborazioni con le università. A supporto del Paese c’è anche l’attività dei cacciamine, finalizzata a garantire il libero accesso ai porti e mantenere aperte le vie di comunicazione marittime assicurando il libero transito delle unità mercantili, spesso minacciato dalle mine residuati della seconda guerra mondiale, e la sicurezza della navigazione, contribuendo in maniera sostanziale all’incolumità di quanti dal mare e sul mare operano quotidianamente e traggono il frutto del proprio lavoro. A queste attività si aggiungono l’apporto degli elicotteri alle campagne anti incendio boschivo o al soccorso, tramite i concorsi forniti al Cento Nazionale di Soccorso Alpino e Speleologico. Vanno anche ricordate le numerose iniziative nel campo umanitario e sociali quali la collaborazione con Operation Smile, che ha permesso a numerosi bambini, affetti dal gravi malformazioni dalla nascita, di poter finalmente tornare a sorridere grazie ai weekend clinic chirurgici organizzati a bordo delle unità della Marina militare con capacità ospedaliere. Come è organizzata la Squadra Navale, quali sono i compiti e le sue capacità e qual è la missione dei professionisti del mare? Il Comando in Capo della Squadra Navale è il comando operativo della Marina militare. Da Cincnav dipendono,
tramite i Comandi delle Divisioni o di componente, le unità navali e i reparti delle forze operative e specialistiche Alle dipendenze di Cincnav operano oltre 18.500 militari, divisi tra equipaggi delle Unità navali e dei sommergibili, equipaggi di volo delle Forze Aeree della Marina, fucilieri della Brigata Marina San Marco, personale del Centro Addestramento Aeronavale, dei Centri di Telecomunicazione/C4 e delle Stazioni Navali/SEN. Il compito della Squadra Navale è di esercitare il controllo operativo di tutti gli assetti assegnati, ad eccezione di quelli assegnati a specifiche missioni (TOA), garantire l’approntamento delle forze (navali, aeree, subacquee, e anfibie) assicurandone manutenzioni, addestramento e il necessario supporto. L’attività in mare serve a conseguire, elaborare, validare e condividere la Maritime Situational Awareness (MSA), attraverso il Centro Operativo Marina militare, allo scopo di assicurare la sicurezza marittima delle aree di interesse. Oggi la Squadra Navale concorre ad assicurare la sicurezza marittima a protezione degli interessi nazionali (linee di traffico, piattaforme di estrazione delle risorse energetiche e materie prime, pescherecci, accesso ai porti, etc) con: • la partecipazione a operazioni di presenza e sorveglianza a livello nazionale, come l’operazione Mare Sicuro e la Vigilanza Pesca, nell’ambito della politica delle alleanze (NATO, UE e coalizioni dei volenterosi), come per l’operazione anti pirateria e presenza nell’Oceano Indiano Atalanta che adesso vede impegnata la fregata Marceglia; • il monitoraggio delle acque costiere con l‘impiego della Rete Radar Costiera e le unità di seconda linea (OPV, unità ausiliare, etc); • il monitoraggio dei dispositivi militari delle marine di interesse in sinergia NATO/multinazionale, in transito nel Mediterraneo Centrale; • la partecipazione a iniziative di Maritime Capacity Building in paesi del Nord Africa, del Corno d’Africa e del Medio Oriente, ad esempio l’attività in supporto alla Libia, alla sua Marina e alla Guardia Costiera locale che svolgiamo con nave Pantelleria in porto a Tripoli – unica unità straniera a essere ormeggiata in porto; • la condotta di attività a supporto del Paese in caso di emergenze locali/nazionali e di cooperazione con enti/agenzie/università/ministeri per argomenti di interesse marittimo.
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Salerno ha ospitato il XX raduno dell’Associazione nazionale marinai d’Italia
L’invasione dei “Solini blu”
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di Antonio Cosentino
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ccoli, sono loro i marinai d’Italia convenuti a Salerno da tutto il mondo al richiamo del XX raduno nazionale, pronti, così come una volta, al posto di manovra. E’ stata una ricca settimana, tutta dedicata al mare, durante la quale si sono svolti i lavori dell’Assemblea nazionale dei presidenti dei gruppi. Tante le iniziative realizzate nel corso del raduno grazie al lavoro si-
nergico tra la Marina militare e l’Associazione nazionale marinai d’Italia (ANMI), conclusosi con il defilamento sul lungomare davanti al palco delle autorità intervenute, dal presidente nazionale dell’Associazione, l’ammiraglio (r) Paolo Pagnottella, al capo di Stato Maggiore della Marina, ammiraglio di squadra Giuseppe Cavo Dragone, al sottosegretario alla Difesa, onorevole Angelo Tofalo nonché alle numerose autorità militari e civili. A impreziosire il XX raduno l’apertura al pubblico della nave scuola Amerigo
Vespucci e della fregata di ultima generazione Alpino, il passato e il futuro della nostra marineria. Sono stati organizzati convegni, concerti, concorsi e mostre storiche come quella allestita a Palazzo Fruscione, lo storico edificio che poggia sui resti di un complesso termale di epoca imperiale. Il raduno nazionale, che si svolge ogni quattro anni, ha visto la partecipazione delle rappresentanze dei gruppi delle delegazioni nazionali, delle componenti di specialità e delle delegazioni estere provenienti da Australia, Brasile, Canada,
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foto Bernardo Tortora
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I marinai d’Italia, in servizio e in congedo, sono un prezioso patrimonio per il Paese on. Angelo Tofalo sottosegretario alla Difesa
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Germania e Stati Uniti che hanno defilato rendendo omaggio alla Bandiera nazionale e a quella della Marina militare. Un defilamento interminabile, una marea di solini blu, nei loro occhi la commozione ha preso il sopravvento quando, sotto la tribuna d’onore, gli applausi hanno salutato il loro passaggio. Oltre alla compatta presenza dei gruppi ANMI, è stata notevole la partecipazione della
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Marina militare, con numerose rappresentanze di uomini dei vari equipaggi e reparti. “Il pieno successo delle manifestazioni che hanno dato vita alla settimana del mare, in occasione del XX raduno nazionale - ha evidenziato l’ammiraglio Pagnottella - è certamente da attribuire all’encomiabile, accurato lavoro di preparazione e gestione realizzati grazie
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alla straordinaria sinergia fra comune di Salerno, Marina militare, presidenza nazionale e comitato organizzatore del gruppo ANMI di Salerno”. Nel corso della manifestazione è stata conferita la medaglia d’oro al merito di Marina all’Associazione nazionale marinai d’Italia per essere “esemplare portatrice di antichi valori di cui tiene accesa la fiamma”.
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Una fantastica opportunità
razie alla collaborazione tra la Marina militare e l’Associazione marinai d’Italia, un gruppo di 37 ragazzi tra i 16 e i 26 anni, provenienti da tutta Italia, ha avuto la fantastica opportunità di imbarcarsi a Livorno sulla nave scuola Amerigo Vespucci. “Svariati sono stati i motivi che ci hanno spinti a voler fare questa esperienza - ci dice Anna Testa, una delle ragazze imbarcate - ma tutti legati da un comune denominatore: l’amore per il mare e per l’andar per mare. Il progetto, che prevedeva due settimane di navigazione - ha aggiunto Anna -
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Il sottosegretario alla Difesa on. Angelo Tofalo accompagnato dall’ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, capo di Stato Maggiore della Marina e dall’ammiraglio (r) Paolo Pagnottella, presidente nazionale dell’ANMI, decora la bandiera dell’Associazione. A sinistra: un incursore di Marina durante un lancio con il paracadute in occasione del raduno nazionale dell’ANMI. Sotto: “prora contro prora” nave Vespucci e nave Alpino. (foto di Raffaele Parisi).
ha permesso a noi ragazzi di prendere parte in prima persona alle attività quotidiane svolte dall’equipaggio di bordo. Divisi su tre squadre abbiamo lavorato ogni giorno fianco a fianco con nocchieri e ufficiali i quali, con estrema professionalità e tanta pazienza, ci hanno insegnato le nozioni e le attività principali necessarie alla navigazione. Abbiamo imparato a calcolare il punto nave, a comunicare la posizione di un contatto e persino ad aprire e chiudere le vele”.
Una collezione particolare
ra le tante curiosità del XX raduno dell’Associazione nazionale marinai d’Italia, la collezione personale di crest di Michele Tocci, presidente del gruppo ANMI di Cosenza, rimasta esposta a Palazzo Fruscione per l’intera durata della manifestazione. La collezione, nata per caso grazie a un amico ora scomparso, conta oggi trecentocinquanta crest della Marina militare e di alcuni gruppi ANMI. Tra questi alcuni pezzi preziosi di navi e sommergibili della Seconda guerra mondiale e alcuni realizzati in ceramica, appartenenti a gruppi ANMI. “I crest ai quali sono più affezionato, racconta Michele Tocci, sono sicuramente quelli dei comandi dove ho prestato servizio: nave Cigno, il Gruppo navi uso locale e la scuola sottufficiali di Taranto; quello invece che ha un significato particolare - confida il pre-
sidente della sezione di Cosenza trattenendo la commozione – è quello della corazzata Roma e delle unità del secondo conflitto mondiale”. La collezione comprende tutti pezzi unici, anche se per alcune unità navali si possono trovare diverse varianti. L’obiettivo è continuare a far crescere questa raccolta arricchendola non solo con i crest delle nuove navi, facilmente reperibili, ma soprattutto con quelli di unità più vecchie perché Michele Tocci, in cuor suo, li vorrebbe avere tutti. Dal 23 agosto 1967 Tocci, ex conduttore di caldaia (Mc), ha prestato servizio in Marina per sei anni ma il suo è un amore che si porta dentro ancora oggi e che continua ad alimentare attraverso questa collezione, perché “chi è marinaio per un giorno è marinaio per sempre”, anche per questo è socio ANMI da venticinque anni.
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Cambio di comando al COMSUBIN
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di Giampaolo Trucco
lla presenza del capo di Stato Maggiore della Marina, ammiraglio di squadra Giuseppe Cavo Dragone, e delle autorità religiose, civili e militari della provincia della Spezia, l’ammiraglio di divisione Paolo Pezzutti ha ceduto, dopo quasi quattro anni, il comando di COMSUBIN al contrammiraglio Massimiliano Rossi, già comandante del Gruppo operativo incursori (GOI). L’ammiraglio Pezzutti, nel suo discorso di commiato, ha ricordato con quanta umiltà e motivazione si sia avvicinato all’incarico di Comandante del Varignano, mettendosi al servizio degli uomini di Comsubin per offrire loro le proprie competenze organizzative, per metterli in condizione di continuare a migliorare questa straordinaria realtà, patrimonio della Marina militare. La sua azione di comando ha consentito agli incursori di essere ben addestrati ed equipaggiati per intervenire nei diversi teatri, supportando le operazioni multinazionali nelle quali sono impegnate le Forze armate italiane. Gli uomini del GOI hanno supportato anche le operazioni di carattere nazionale condotte nel canale di Sicilia e N OT I Z I A R I O
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Il 23 settembre 2019 presso l’antica base del Varignano si è svolta la cerimonia di cambio del comando del Raggruppamento subacquei e incursori
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quelle effettuate sotto l’egida del COFS (Comando interforze per le operazioni delle Forze speciali) in supporto al ministero dell’Interno, legate alla salvaguardia degli interessi nazionali per il contrasto alle minacce terroristiche sul territorio nazionale. Per quanto riguarda i palombari, l’ammiraglio Pezzutti ha assicurato il suo supporto affinché potesse essere riattivata la capacità d’immersione profonda, ponendo così la Marina militare tra le pochissime Forze armate al mondo a condurre tale tipologia di operazioni, e affinché proseguisse l’attività meritoria in favore della pubblica incolumità con la bonifica dei nostri mari, laghi e fiumi dai residuati bellici, attività che ha permesso di neutralizzare 112.477 ordigni esplosivi durante il periodo del suo Comando. Parallelamente all’addestramento e alle operazioni, l’ammiraglio Pezzutti ha lavorato per il futuro del Raggruppamento, ottenendo l’approvazione e il finanziamento di importanti progetti come il programma di ammodernamento per il GOI, la realizzazione di una nuova nave di supporto alle operazioni speciali e a quelle subacquee -
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che sarà corredata da un moderno centro iperbarico al servizio della collettività. Queste unità navali, affiancate dalle nuovissime Cabrini e Tedeschi, rappresenteranno la colonna portante del Gruppo navale speciale di COMSUBIN. L’ammiraglio Rossi, dopo la tradizionale e suggestiva formula di riconoscimento del nuovo comandante di COMSUBIN, ha voluto ricordare di essere figlio delle mura del Varignano avendovi trascorso la gran parte della propria carriera, iniziata nel 1990 in qualità di frequentatore del Corso ordinario incursori. Ricordando l’efficacia e le peculiarità dei singoli reparti che costituiscono il Raggruppamento, ha tenuto a rimarcare, inoltre, che continuerà a migliorarne le capacità operative e di supporto, sul percorso tracciato dall’ammiraglio Pezzutti.
Il capo di Stato Maggiore della Marina, ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone alla sua destra l’ammiraglio di divisione Paolo Pezzuti (cedente) e il contrammiraglio Massimiliano Rossi (subentrante).
L’ammiraglio Rossi ha infine rammentato che i tempi in cui viviamo rischiano di far perdere di vista, a fronte di un’esasperata ricerca dell’innovazione tecnologica, la centralità dell’essere umano, cosa che è invece da sempre elemento fondamentale per COMSUBIN grazie ai valori che accomunano il personale
e che sono stati tramandati da coloro che, nel tempo, ne hanno tracciato la storia. Il capo di Stato Maggiore, che ha ricoperto l’incarico di comandante di COMSUBIN dal 2008 al 2011, ha voluto ringraziare l’ammiraglio Pezzutti per il grande lavoro svolto in favore del Varignano e ha formulato all’ammiraglio Rossi, incursore e palombaro cresciuto all’interno del GOI, gli auspici per un periodo di comando che possa segnare positivamente il presente e il futuro del Raggruppamento subacquei e incursori della Marina militare.
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La Marina militare a Genova per il 59° Salone nautico
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di Pasquale Prinzivalli a avuto inizio il 24 settembre 2019 la 59esima edizione del Salone nautico internazionale di Genova. Con un incremento vicino al dieci percento rispetto allo scorso anno, il salone ha chiuso l’edizione di quest’anno con quasi 190mila visitatori. Sono stati 986 gli espositori e un migliaio le barche esposte. A testimonianza della grande parteci-
pazione, sia di pubblico che dei cantieri, sono stati effettuati 5622 test in mare di imbarcazioni, circa il 15 percento in più rispetto all’edizione del 2018. Per omaggiare la città della Lanterna nelle giornate dedicate al Salone, la FREMM (Fregata europea multi missione) Alpino è stata ormeggiata nel porto di Genova, al molo Doria di levante, consentendo ai visitatori di salire a bordo e di ammirare la tecnologia di punta del programma italo-francese. Varata il 13 dicembre 2014 nel cantiere di Riva Trigoso (Genova), nave Alpino è stata consegnata alla Marina militare il 30 settembre 2016. Il 9 giugno 2017 ha ricevuto la Bandiera di combattimento a Civitavecchia. Contraddistinta dal distintivo ottico F 594, nave Alpino è una fregata di nuova generazione, caratterizzata da spiccate innovazioni tecnologiche e dalla possibilità di impiego in vari contesti operativi. La cerimonia di apertura del Salone nautico ha visto la partecipazione delcomandante in capo della Squadra navale, ammiraglio di squadra Donato Marzano, e del comandante marittimo L’ammiraglio Angelo Virdis, capo Ufficio pubblica informazione e comunicazione della Marina, durante la presentazione del calendario istituzionale 2020. A destra, personale dello stand espositivo.
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Nord, ammiraglio di divisione Giorgio Lazio. Nell’area della manifestazione è stato allestito uno stand della Forza armata all’interno del quale era possibile ammirare modellini navali, il siluro a lenta corsa e attrezzature in uso alle varie componenti specialistiche. Inoltre si poteva provare a governare un battello veloce attraverso un simulatore. Era presente anche uno spazio espositivo dell’Istituto idrografico della Marina. Il Salone nautico è stato anche l’occa-
sione per presentare il Calendario istituzionale 2020 della Marina. A presentarlo è stato l’ammiraglio Angelo Virdis, capo Ufficio pubblica informazione e comunicazione della Marina. Il calendario, realizzato con le immagini del fotografo Massimo Sestini, quest’anno racconta la Marina militare attraverso gli occhi di una delle sue componenti d’eccellenza, la Brigata Marina San Marco, ed è dedicato alla Lega del Filo d’Oro che assiste i bambini sordomuti, ciechi e pluriminorati sensoriali.
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“Un anno di promozione”
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di Lia Pasqualina Stani
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Aziende licenziatarie e partner, principali sponsor e associazioni dinamiche, attente alle tradizioni e all’innovazione, nei vari settori merceologici - dall’oggettistica al modellismo, dall’abbigliamento all’editoria promuovono il “brand” Marina militare
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’un appuntamento annuale consolidato l’evento “Un anno di comunicazione e valorizzazione del brand Marina militare”. La terza edizione, in collaborazione con Difesa Servizi SPA, società in house del ministero della Difesa, è stata organizzata dall’Ufficio pubblica informazione e comunicazione della Marina militare (UPICOM) presso il Circolo sottufficiali di Roma il 12 settembre scorso.“Il marchio è una promessa implicita di qualità – ha dichiarato il sottocapo di Stato Maggiore della Marina, ammiraglio di squadra Paolo Treu, nel corso del suo intervento - e per la Marina militare, quella promessa trova fondamento nella granitica realtà, nell’esemplare spirito di abnegazione, nell’incondizionata dedizione e nell’ammirevole professionalità che contraddistinguono gli uomini e le donne dei nostri equipaggi, nella loro preziosa opera sia in ambito nazionale che nel mondo, rendendosi ambasciatori delle migliori qualità del popolo italiano”. Alla presenza dell’attuale capo ufficio Pubblica Informazione e Comunicazione, contrammiraglio Angelo Virdis, dell’amministratore delegato di Difesa Servizi SPA, avvocato Fausto
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Recchia, dell’ammiraglio di squadra Paolo Treu e di numerose autorità militari e civili, il capitano di vascello Alessandro Maria Dionigi ha illustrato i risultati conseguiti nell’ultimo anno di lavoro nel settore della promozione del brand Marina militare. Nel perseguire l’obiettivo di sviluppare una comunicazione efficace la Marina, attraverso i canali istituzionali e i social, racconta le operazioni attive nel Mediterraneo - Mare sicuro e la EunavFor Med Operation Sophia - e l’operazione Atalanta nel Golfo di Aden, dove è attualmente impegnata nave Marceglia dopo il rientro di nave Margottini. Dal mare e sul mare si raccontano le Campagne d’istruzione delle navi scuola, da nave Amerigo Vespucci, il veliero più bello del mondo, a nave Palinuro sino alle barche a vela minori. Emblema della Marina militare è anche l’attività di ricerca svolta da nave Alliance, impegnata nella campagna High North coordinata dall’Istituto idrografico della Marina militare con istituti di ricerca nazionali e internazionali. Tanti gli appuntamenti che hanno coinvolto la collettività per diffondere i valori della Marina militare. Lo scorso 25 marzo, a Venezia, sono stati celebrati i cento anni del nome della Brigata Marina San Marco e del conferimento del-
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Alcuni momenti dell’evento“Un anno di comunicazione e valorizzazione del Brand Marina Militare”.
l’emblema del leone alato. Il calendario istituzionale 2020, presentato al 59° Salone nautico di Genova, vede protagonisti proprio i fucilieri della storica Brigata: dodici scatti dedicati alla Lega del filo d’oro Onlus che opera per mi-
gliorare le condizioni di vita delle persone sordocieche e pluriminorate sensoriali. Il connubio Marina militare e solidarietà si rafforza con nave Italia, brigantino di 61 metri appartenente alla Fondazione Tender to Nave Italia con equipaggio della Marina. Consegnate anche le Bandiere di combattimento a nave Luigi Rizzo a Milazzo e a nave Martinengo a Taranto, durante la Giornata della Marina. Tra gli eventi nel capoluogo ionico anche la mostra per celebrare i trent’anni della capacità portaerei della Marina al Castello Aragonese, tra i primi dieci luoghi del cuore del FAI (Fondo ambiente italiano). Anche la banda della Marina militare con i suoi centodue musicisti coordinati dal maestro Antonio Barbagallo, contribuisce a diffondere le tradizioni mu-
sicali della Forza armata. La Marina è stata anche protagonista di un cortometraggio realizzato per Leonardo da Vinci, del film su Luigi Rizzo e del documentario “Le meraviglie del mare” di Jean-Michel Costeau con voce narrante di Arnold Schwrazenegger. Per testimoniare la continuità con il mondo universitario, durante la serata sono stati consegnati quattro premi ai vincitori del concorso per tesi di laurea, istituito nel maggio 1997, dal titolo “La Marina militare italiana e il potere marittimo nella storia contemporanea”. Una delle realtà più significative della comunicazione della Marina militare sono i prodotti editoriali, sia il “Notiziario della Marina” che la “Rivista Marittima” che ha celebrato 150 anni con un numero dedicato e 4 edizioni speciali.
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Giornata della memoria dei marinai scomparsi in mare
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Per non dimenticare il sacrificio di quanti hanno dato la vita per la Patria
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di Antonello Lorusso
nche quest’anno, il 9 settembre, la Marina militare ha celebrato la “Giornata della memoria dei marinai scomparsi in mare” per ricordare il sacrificio dei marinai, militari e civili, deceduti e sepolti in mare. La commemorazione ha avuto luogo presso il Monumento nazionale al marinaio d’Italia di Brindisi, eretto nel 1933, per iniziativa della Lega navale italiana, in occasione del conferimento dell’onorificenza della Croce di guerra alla città la quale fu scelta anche in virtù dell’importante ruolo di base navale della Regia Marina nel Basso Adriatico durante la Prima guerra mondiale. Alla cerimonia, officiata dall’arcivescovo dell’arcidiocesi di Brindisi-Ostuni, monsignor Domenico Caliandro, hanno partecipato numerose autorità civili, religiose e militari locali per rendere omaggio a tutti i marinai, deceduti in tempo di guerra o di pace, che hanno sacrificato la propria vita per salvaguardare l’interesse collettivo al servizio della patria. Era presente, tra le autorità, il capo di Stato Maggiore della Marina, ammiraglio di squadra Giuseppe Cavo Dragone che, dopo aver deposto la corona d’al-
loro nella cripta del Monumento, ha voluto ricordare come la giornata richiami significati profondi ed emozioni intense per chi opera sul mare e per chi, nel mare, piange i propri caduti. Infatti, la celebrazione non è rivolta soltanto ai caduti in battaglia ma a tutti coloro che, con impegno quotidiano, compiono il loro dovere di marinai, militari e civili, fornendo una testimonianza di coraggio, di tenacia e di spirito di sacrificio. La data del 9 set-
tembre, per la Marina militare, ha una forte valenza simbolica poiché in tale giornata si ricordano l’affondamento della corazzata Roma, dei cacciatorpediniere Vivaldi e Da Noli e gli oltre 1700 marinai scomparsi durante quei tragici eventi. “Giornata della memoria dei marinai scomparsi in mare” , momenti della cerimonia.
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L’Arsenale militare marittimo di La Spezia celebra 150 anni di Desirèe Tommaselli
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Nel prossimo numero, un approfondimento sull’Arsenale e sul Museo Tecnico Navale, in occasione della ricorrenza dei 150 anni dello stabilimento militare marittimo spezzino
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’atto di nascita dello storico stabilimento viene fatto coincidere con la sua inaugurazione, avvenuta alle 13:45 del 28 agosto 1869 con l’allagamento di due darsene interne che sanciva, di fatto, l’entrata in funzione del grande cantiere navale. L’importante ricorrenza è stata onorata con una serie di iniziative culturali, promosse dalle istituzioni locali e nazionali. Tra queste, la mostra archivistico-bibliografica dal titolo “150 anni di Arsenale:
storie spezzine in mostra”, tenutasi dal 21settembre al 12 ottobre presso l’Archivio di Stato della città ligure e presentata nell’ambito delle “Giornate Europee del Patrimonio 2019”. Mostra prevalentemente fotografica è “ARSenale. Vite e officine dal 1869 al 2019”, allestita presso la Fondazione Carispezia in Via Chiodo. Curata dal contrammiraglio Silvano Benedetti, direttore del Museo Tecnico Navale dal 2013 al 2017, l’esposizione propone un confronto tra gli antichi mestieri e quelli ancora vivi in Arsenale. Intimamente connesso alla storia e al lavoro dell’Arsenale è il Museo Tecnico Navale che, il 9 ottobre, non solo ha ospitato la presentazione del francobollo celebrativo e il relativo annullo filatelico, ma soprattutto si è presentato al pubblico con un percorso di visita rinnovato,
A sinistra: Il Regio Arsenale di La Spezia alla fine dell’800 (foto USMM, fondo Fraccaroli). In alto: I duchi di Pistoia e di Bergamo visitano il Museo Tecnico Navale, all’interno dell’Arsenale, il 19 giugno 1930 (foto Museo Tecnico Navale). Sopra: una delle sale del Museo Tecnico Navale, all’interno dell’Arsenale, con l’antica disposizione degli oggetti (Foto Museo Storico Navale di Venezia).
teso a valorizzare quegli oggetti, tra tutti quelli esposti, riferibili all’Arsenale e alla sua attività.Ad arricchire il racconto sull’Arsenale, due specifiche aree espositive allestite per la ricorrenza, rispettivamente dedicate alle origini dell’Arsenale, attraverso una raccolta di documenti d’epoca, e alla sua attività cantieristica, attraverso i modelli e i cimeli delle navi e dei sommergibili ivi costruiti e varati.
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Il museo delle navi di Pisa L’eccezionale apporto alla storia navale di uno degli scavi archeologici più interessanti e ricchi degli ultimi decenni
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di Desirèe Tommaselli
il più grande museo di imbarcazioni antiche esistente, quello inaugurato il 16 giugno scorso all’interno dei cinquecenteschi Arsenali Medicei sul Lungarno pisano; 5000 mq di esposizione che danno giusto respiro ad una delle scoperte archeologiche più sensazionali degli ultimi decenni e che costituiscono, al contempo, il coerente “approdo” per le navi, databili dal II secolo a.C. al VII d.C., rinvenute nell’area di San Rossore a seguito dei primi ritrovamenti occorsi nel 1998 durante i lavori per la stazione ferroviaria.
Il nuovo istituto culturale, che rappresenta l’esito di un’impresa scientifica durata 20 anni - con il coinvolgimento di oltre 300 persone tra archeologi, architetti, storici dell'arte, restauratori e personale tecnico delle sovrintendenze - espone al pubblico in modo semplice ma mai banale o semplicistico, e per immagini, le nuove conoscenze raggiunte per quanto Una delle campate degli Arsenali medicei che ospitano il Museo delle navi di Pisa, inaugurato quest’anno.
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concerne la storia del territorio, la storia navale e la storia delle costruzioni navali. Non solo: i carichi delle antiche unità rinvenute offrono, infatti, uno spaccato sulla vita di bordo, sulle condizioni di viaggio, sulle abitudini alimentari veramente unico, a cui il Museo, nella sua articolazione, dà particolare e dovuto rilievo. Il dott.Andrea Camilli, archeologo e responsabile di progetto per la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Pisa e Livorno, evidenzia che “una intera sezione è dedicata alle condizioni della navigazione, ai passeggeri, ai marinai, a cosa facevano, agli oggetti di bordo; abbiamo trovato pedine da gioco, un dado truccato, giocattoli per bambino; su una delle navi viaggiava probabilmente un bambino, dal momento che abbiamo
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rinvenuto un’ocarina, un cavalluccio a rotelle di terracotta e poi dei sandali piccolini…Le navi erano promiscue, nell’Antichità tutte erano navi da trasporto, non esisteva la nave passeggeri; insieme al carico pagavano il viaggio anche le persone che dovevano spostarsi; c’era una legge apposita che stabiliva che a ogni passeggero doveva essere dato circa 1,5 mq di spazio”. Uno dei pezzi più interessanti è il bagaglio del marinaio,“una cassetta con serratura”, descrive Camilli, “che conteneva un sacchetto di monete, una lettera - perché c’è il bastoncino intorno al quale era avvolta una pergamena-, un astuccio per le penne, un acciarino per la pietra e un barattolo di pomata per la tosse. Ma abbiamo restaurato ed esposto anche un giaccone in pelle di
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età augustea, che è un oggetto spettacolare”. Legno, cuoio, cime: tutti materiali deperibili che si sono conservati grazie al fango delle alluvioni che fecero naufragare, in più occasioni nel corso dei secoli, le imbarcazioni antiche (ben 30 quelle individuate), seppellendole con il loro contenuto, non solo di oggetti. Commuove l’immagine dei due scheletri affiancati, al di sotto del carico della nave B: sono quelli di un marinaio e del suo cane; il primo tiene ancora per la collottola il secondo, di piccola taglia, nel tentativo di salvarlo; finiti entrambi in acqua, il carico precipitò loro addosso. Spiega Camilli:“Le acque torrenziali che venivano dal fiume sbattevano contro l’alta marea e tornavano indietro.” Un
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fenomeno che è avvenuto ogni 80-100 anni dal I al V secolo d.C., come testimoniano gli scavi. Un vero e proprio dissesto idrogeologico, derivato dal taglio degli alberi di età romana e da tutta l’attività produttiva dell’antica Pisa che aumentarono la portata dei detriti trasportati dalla corrente, interrando le vie d’acqua e il porto della città. Lo scavo ha rivelato “la traccia fossile di tutta una serie di alluvioni che hanno spazzato la piana pisana congelando tutte quelle imbarcazioni e contesti di riva, case, persone e cose che stavano e vivevano in tutta quella rete di canali che attraversavano tutta la piana dal VII secolo a.C. - con il primo villaggio etrusco -, le prime alluvioni del II secolo a.C. e quelle fino all’età tardo antica.” Questo rimanda all’antico,
storico rapporto della città con l’acqua e con il mare che risale a ben prima che diventasse Repubblica Marinara. Le tre sezioni introduttive del museo sono opportunamente dedicate alla storia di Pisa e alla sua identità marittima antica, alla quale gli scavi di San Rossore hanno fornito nuove informazioni, destando da subito grande interesse, tanto da indurre a rendere visitabile il cantiere archeologico e i laboratori di restauro negli anni della ricerca. Tante sono le nuove informazioni che arrivano dalle navi, alcune delle quali si rivelano straordinarie dal punto di vista della storia navale; per esempio, è stato possibile anticipare di diversi secoli la tecnica di costruzione a scheletro mentre è stata messa in discussione la tecnica
con cui si agganciavano le sartie; quest’ultimo aspetto è documentato dall’impiombatura fune-vela di circa 2 metri esposta nel museo. Un vero e proprio unicum è la nave D, un barcone fluviale a vela, scavata (ed ora esposta) con l’albero ancora in posizione. E poi c’è l’ammiraglia, l’Alkedo, la nave a remi di età augustea; Camilli illustra che “finito il restauro ha mostrato tutta una serie di dettagli straordinari, come la pittura sulla fiancata e addirittura tracce ben evidenti dell’occhio apotropaico dipinto sulla prua; siamo arrivati alla conclusione che non sia una nave militare ma da diporto, una actuaria a 12 rematori; era molto curata, conteneva materiali di un certo livello…doveva essere una sorta di “yacht”…non si sa a chi appartenesse ma si conosce il nome della nave (Alkedo, ossia, gabbiano); era inciso su una tavoletta che era fissata a una delle panche dei rematori. È sostanzialmente intatta, manca solo la parte dell’arco di poppa e ha ancora le panche dei rematori integre”. Una curiosità: a bordo dell’Alkedo c’era sicuramente un gatto; i suoi peli d’angora sono stati ritrovati su una delle cime dell’unità. In alto a sinistra: ricostruzione, all’interno del museo, del cantiere di scavo della nave da carico (denominata “nave A”) di oltre 40 metri di lunghezza. In alto al centro: l’Alkedo, nave da diporto a remi di età augustea. In alto a destra: una delle ancore esposte. In basso a sinistra: il grande traghetto fluviale (“Nave I”) del V secolo d.C.. Di fianco: Esterno della fabbrica cinquecentesca degli Arsenali Medicei, sede del Museo delle navi di Pisa.
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150 anni
per il faro di Capo San Vito
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La luce dei fari è quasi sempre bianca, con una portata uguale o superiore alle 15 miglia, ed è intermittente o lampeggiante
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di Michele Cosentino
el 2019, il faro di Capo S. Vito, principale punto cospicuo del Golfo di Taranto e immancabile riferimento per marinai d’ogni specie, compie il suo 150° compleanno. Tuttavia le sue origini sono molto più lontane nel tempo e vanno fatte risalire alle incursioni saracene della fine del XVI secolo sulle coste dell’Italia meridionale; fra tali incursioni, spicca quella condotta nel 1594 da Scipione Cicala, un corsaro di origini genovesi convertito all’Islam e al servizio dell’impero ottomano col nome turco di Cagaloglu Yusuf Sinan Kapudan Paşa. Per prevenire in qualche modo le scorribande saracene, il governo spagnolo del Regno di Napoli aveva provveduto alla costruzione di alcune torri d’avvistamento nel territorio tarantino: una di esse era stata eretta nel 1568 proprio a Capo S.Vito, era armata con cannoni e presidiata da soldati e faceva parte del “sistema” d’allarme realizzato dai governanti locali lungo la costa del Mar Grande e di altre zone costiere pugliesi. La sua sorgente luminosa era alimentata da fascine bruciate, torce e bracieri. Durante l’incursione di Cicala del settembre 1594, le truppe turche riuscirono a distruggere la torre di Capo S.Vito, assieme ad altre opere poste a difesa del Golfo di Taranto. La base di supporto rimase tuttavia intatta e le truppe turche furono sconfitte in una località all’attuale bivio fra Lama e S.Vito e nei pressi del fiume Tara. Scipione Cicala decise quindi di reimbarcarsi e rientrare a Costantinopoli. La segnalazione luminosa della torre di S. Vito fu probabilmente ripristinata ma, dalle testimonianze tramandate dallo storico Domenico DeVincentiis, la navigazione nel Golfo di Taranto non era certamente sicura ancora a metà del XIX secolo perché “… i marinai scambiavano Massafra con Taranto, onde versavano in pericolo di dar nelle secche od arenare presso la spiaggia”. A quel punto, la storia delle segnalazioni marittime situate lungo il litorale tarantino s’intreccia con quella dell’Unità d’Italia: alcune fonti, peraltro non confer-
mate, riportano che nel 1848 i governanti del Regno delle Due Sicilie avessero già dato il via alla costruzione di un faro nella zona di Capo S.Vito, probabilmente interrotte per le vicende belliche legate all’Unità d’Italia. La nomina del tarantino Cataldo Nitti, nel 1860, a governatore di Bari e quindi a presidente del primo consiglio provinciale di Terra d'Otranto, favorì sia la valorizzazione delle peculiarità geofisiche del Golfo di Taranto quale caposaldo della proiezione marittima italiana verso il Mediterraneo centro-orientale sia l’avvio della costruzione di numerose infrastrutture, prima fra tutte l’Arsenale Militare Marittimo e il Canale Navigabile. Sulla scia di questi eventi e sotto l’egida del personale tecnico in forza al Corpo Reale del Genio Civile, nel 1864-65 furono redatti i progetti che riguardavano un faro da costruirsi sull’isola di San Paolo e un faro girante a Capo S. Vito: l’ingresso del porto di Taranto doveva essere tra i due fari. L’impulso alla realizzazione del nuovo faro fu favorito anche dalle scoperte del XIX secolo nel settore della fisica ottica. Per merito degli studi dell’ingegnere francese Augustin-Jean Fresnel, i fari e i fanali per le segnalazioni marittime furono realizzati sfruttando le proprietà delle lenti pianoconvesse, dove la luce della sorgente luminosa viene rifratta e concentrata in un fascio di raggi paralleli all’asse ottico della lente. Tuttavia la costruzione di lenti piano-convesse per i segnalamenti marittimi comportava due ordini di problemi: uno era di tipo meccanico, causato dall’eccessivo peso delle ottiche, mentre l’altro era di tipo fisico, a causa della scarsa luminosità provocata dall’eccessivo spessore delle lenti. Fresnel ebbe l’intuizione di sezionare la lente piano-convessa, eliminando così tutto lo spessore inutile e rendendola più leggera e in grado di far passare più luce. L’introduzione delle lenti Fresnel - basate sul principio della rifrazione - nei segnalamenti marittimi permise di aumentare del 50% il flusso luminoso e, a parità di capacità della sorgente luminosa, di rad-
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doppiarne la portata. Per ottimizzare l’efficienza della sorgente luminosa, alla lente diottrica, o di Fresnel, sono state associate lenti catadiottriche funzionanti secondo lo stesso principio di rifrazione-riflessione-rifrazione delle lenti sistemate all’interno di un periscopio per sommergibili. Le ottiche rotanti dei fari sono dunque costituite da un’intelaiatura metallica, detta scafo, al cui interno sono montate diverse combinazioni fra pannelli diottrici/Fresnel e lenti catadiottriche, di cui i primi nella zona centrale e le seconde nelle zone superiore e inferiore dell’ottica stessa. Infatti, mentre le lenti diottriche raccolgono la luce della parte centrale della sorgente luminosa e la raddrizzano in un fascio, le lenti catadiottriche raccolgono i raggi periferici che vanno verso la parte alta e la parte bassa dell’ottica. La luce dei fari è quasi sempre bianca, con una portata uguale o superiore alle 15 miglia, ed è intermittente o lampeggiante. Solo in alcuni casi la luce è colorata, mentre in alcuni fari vi sono dei settori colorati che indicano pericoli per la navigazione come le secche. Il faro di Capo S.Vito fu attivato nel 1869, funzionante a petrolio a livello costante con lampada a tre lucignoli e le sue coordinate geografiche sono le seguenti: latitudine 40° 24,7’ Nord; longitudine 17° 12,2’ Est. Sotto il profilo infrastrutturale, il faro è costituito da una torre bianca poligonale emergente da un fabbricato intonacato a due piani e coperto a terrazza: nelle due ampie stanze al piano terra è stato creato un piccolo museo che espone numerosi apparati ottici, elettrici e meccanici - fanali direzionali, fanali di via per l’ingresso nel Canale Navigabile, fanali per mede e per boe, lampade d’epoca usate per il faro in argomento, ecc. - in precedenza impiegati nel complesso di segnalazioni marittime esistente nel Mar Grande e gradualmente sostituiti da impianti più moderni; da segnalare anche la presenza di un quadro di controllo per l’alimentazione ad acetilene del lampeggiatore usato in passato come riserva al faro principale, assieme alle bombole di gas, alle valvole e agli strumenti di controllo e altri accessori, nonché di un RACON, abbreviazione di RAdar beaCON, cioè un risponditore radar usato per indicare pericoli per la navigazione marittima che, quando colpito da un impulso radar, risponde con un segnale sulla stessa frequenza indicando la distanza, il rilevamento e le informazioni di identificazione dell’impianto. In sostanza, il piccolo museo del faro di Capo S.Vito rappresenta una raccolta di elevata valenza tecnicoN OT I Z I A R I O
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culturale a testimonianza dell’evoluzione e dei progressi tecnologici intervenuti in Italia nel corso dei decenni nel settore dei fari e dei segnalamenti marittimi. All’interno della torre poligonale vi è una scala a chiocciola formata da 175 gradini in ardesia, materiale con caratteristica di elevata elasticità e di basso assorbimento dell’acqua. Salendo lungo i gradini si scorge, in un recesso a parete, l’alloggiamento dei pesi motore facenti parte del vecchio sistema a orologeria, dispositivo che permetteva la rotazione dell’ottica; al termine della scala a chiocciola si giunge alla camera di veglia, un tempo sede del guardiano responsabile del suo funzionamento e cui calzava a pennello la denominazione di “guardiano del faro”.All’inizio del suo periodo di “guardia” - coincidente con l’orario del tramonto, ricavato dalle effe-
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Il faro sempre funzionante, nelle ore crepuscolari/notturne, e in caso di avaria entra in funzione il fanale di riserva Tideland
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meridi - il farista di servizio toglieva le tendine dalla lanterna, provvedeva all’accensione del faro, tirava verso l’alto i pesi e sganciava un freno; la lenta discesa verso il basso dei pesi regolava, tramite l’ingranaggio, la rotazione dell’ottica rotante, controllata periodicamente dal farista che alloggiava nella camera di veglia. All’alba, il farista eseguiva l’operazione inversa. Un motore elettrico montato sugli ingranaggi ha sostituito il sistema a pesi, mentre in tempi recenti un interruttore crepuscolare provvede all’accensione automatica della lampada. Ogni faro ha una “caratteristica della luce” specifica che lo contraddistingue univocamente dagli altri fari, in modo che esso possa essere riconosciuto con certezza dal navigante: la caratteristica deriva dalla composizione variabile fra la luce e le eclissi, mentre il periodo è l’intervallo di tempo entro il quale si sviluppa l’intero ciclo della caratteristica, suddiviso fra periodi di luce, riportati in neretto nelle pubblicazioni nautiche, e periodi d’eclisse. La caratteristica del faro di Capo S.Vito, a luce bianca, è 0,2 secondi (s) di luce, 2,8 s di eclisse, 0,2 s di luce, 2,8 s di eclisse, 0,2 s di luce e 8,8 s di eclisse, per un periodo totale di 15 secondi. L’altezza del piano
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focale del faro rispetto al livello del mare è di 46,20 metri, mentre la portata nominale è di 22 miglia. L’ottica del faro di Capo S. Vito è situata nella lanterna, la parte più alta della struttura, in un locale cui si accede dalla camera di veglia mediante una prima scaletta in ferro con gradini in legno d’ulivo e un’ultima scala in ghisa. Dal locale sottostante la lanterna, chiamata anticamente camera dell’apparecchio (perché vi si trovavano le grandi armature girevoli degli apparati a orologeria) si accede a un ballatoio esterno percorribile, da cui si gode un panorama marittimo senza eguali del Golfo di Taranto. Il faro di Capo S.Vito è sempre funzionante, naturalmente nelle ore crepuscolari/notturne, e in caso di avaria entra in funzione il fanale di riserva Tideland ML-300 di fabbricazione statunitense con luce a LED (FLASHER MAXIHALO 60 EFF), collegata a due batterie ricaricabili tramite energia di rete; questo fanale ha una portata di 11 miglia. Se, da un lato, il ricorso sempre più esteso all’automazione consente di ridurre il personale addetto ai fari e ai segnalamenti marittimi italiani, dall’altro un siffatto scenario potrebbe portare a un’estinzione di preziose professionalità specialistiche difficilmente rimpiazzabili in assenza di turnover. Al momento, il personale della Reggenza di S.Vito - responsabile anche degli altri segnalamenti marittimi presenti nel porto di Taranto - comprende quattro persone che, nella gestione delle emergenze, si alternano secondo il criterio della reperibilità e cui sono inoltre devoluti la conservazione e il potenziale arricchimento del patrimonio tecnico-scientifico custodito nel piccolo museo descritto in precedenza. A tale proposito, e nello spirito della valorizzazione dell’intero patrimonio museale della Marina militare, un’evoluzione certamente positiva potrebbe consistere nel dedicare una sala del castello Aragonese di Taranto a ospitare i vari manufatti attualmente conservati nel faro di Capo S. Vito, inserendoli nel circuito di visita del castello e arricchendone la consistenza nel tempo. I 150 anni del faro di Capo S. Vito, uno dei massimi emblemi della città dei Due Mari, sono stati festeggiati nell’aprile 2019, con un evento svoltosi nell’aula magna delle scuole sottufficiali della Marina militare e cui hanno partecipato anche soggetti pubblici e privati di Taranto e Bari. Da sempre un punto di riferimento per i pescatori e i marinai, la luce del faro di Capo S.Vito illumina il mare nella notte, proiettando un’immagine suggestiva dell’ambiente circostante destinata a durare nel corso dei secoli.
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curiosita’ e tradizioni
Nave Vespucci
Siamo giunti al quinto appuntamento dedicato alle curiosità e alle tradizioni legate a nave Vespucci. In questo articolo parliamo dell’energia meccanica della nave e delle vele “a pelo d’acqua” di Fabio Vespucci
Non solo vele: l’energia meccanica della nave
Nave Vespucci, a seguito degli ultimi lavori di ammodernamento, è stata dotata di nuovi e potenti motori. Il motore principale di propulsione, utile a far girare l’elica (145 giri al massimo), è un motore di tipo elettrico, detto M.E.P. (motore elettrico principale). Il M.E.P. funziona con un potenziale elettrico di 700 volt, erogando una quantità di energia meccanica tale da far navigare il Vespucci ad una velocità massima di 10 nodi (circa 19 km/h). Il motore principale di propulsione viene alimentato grazie all’energia elettrica fornita da uno o più (a secondo del tipo di navigazione effettuata) dei 4 diesel-generatori. I diesel-generatori sono posizionati a prora e a poppa: quelli di prora generano 620 kw, mentre quelli a poppa generano 1200 kw. Insieme producono una quantità di energia elettrica che servirebbe a soddisfare il bisogno di una città di 50000 abitanti! Non solo alberi: vele a pelo d’acqua
Gli alberi del Vespucci sono 4 (bompresso, trinchetto, maestra, mezzana) e ben visibili a causa della loro im-
ponente stazza. A proravia, a sinistra e a dritta, sono presenti delle vele molto particolari, che si armano solo con “vento leggero” in poppa, utili ad aumentare la superficie velica della nave: queste vele prendono il nome di “scopamare”. Le vele sono ubicate su aste di posta mobili e lavorano a pochi metri dalla superficie marina.
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Il M.E.P. funziona con un potenziale elettrico di 700 volt, erogando una quantità di energia meccanica tale da far navigare il Vespucci ad una velocità massima di 10 nodi
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Il gergo marinaresco di Alessandro Lentini
Concludiamo la nostra rubrica dedicata ai segreti del linguaggio di bordo; in questo numero la lettera “U” come uomo a mare, la “V” come varo e la “Z” come zavorra
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Uomo a mare!
Grido d’emergenza nella malaugurata occasione si verifichi la caduta di personale fuoribordo. Le tecniche per il salvataggio e recupero si differenziano per tipo d’imbarcazione (vela o motore), condizioni meteo marine e, in ogni caso, ogni evento di emergenza presenta condizioni particolari sempre diverse tra loro. Chiunque veda cadere una persona in mare deve lanciare un grido di "uomo in mare a dritta" o "uomo in mare a sinistra" a seconda del lato dove è caduto, e gettare in mare, immediatamente, il più vicino salvagente o altro oggetto galleggiante. La bandiera relativa, il segnalamento ottico, è il segnale Oscar, di forma ret-
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tangolare gialla e arancione. Varo
L’evento con il quale lo scafo di una nave in costruzione entra per la prima volta in contatto con l’acqua è chiamato varo. Alla cerimonia del varo solitamente partecipa una madrina che battezza l’imbarcazione con un nome, facendo rompere una bottiglia sulla sua prora. Esistono diversi tipi di varo che si differenziano tra loro per le modalità di ingresso in acqua dell’imbarcazione. Il varo scivolato di poppa è forse quello più spettacolare per l’entrata scenografica ed emozionante della nave in acqua. Recentemente una nuova nave della
Marina militare, la nave d’assalto anfibio Trieste, è stata varata proprio con questa tecnica. La madrina della cerimonia è stata l’avvocato Laura Mattarella, figlia del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Altri tipi di varo sono: il varo scivolato laterale, usato in genere per piccole imbarcazioni costruite in cantieri su rive di fiume o laghi; il varo per galleggiamento in bacino, messo in pratica con l’allagamento del bacino quando le imbarcazioni sono costruite all’interno di bacini in muratura; nel varo carrellato da pontone, infine, l’imbarcazione viene trasferita mediante carrelli semoventi su un pontone galleggiante successivamente affondato, permettendo alle navi di galleggiare. Il Pattugliatore polivalente d’altura (PPA) nave Thaon di Revel, primo di sette
unità della stessa classe, è stato varato con queste modalità lo scorso 15 giugno a La Spezia. Zavorra
La zavorra è una massa installata su una imbarcazione per assolvere importanti compiti quali: aumento del peso per favorirne l’affondamento; contrappeso per compensare la distribuzione delle masse; eventuale sgancio dal mezzo per una rapida risalita. A volte si può usare come zavorra la stessa acqua di mare caricata in appositi compartimenti dedicati. Nei sommergibili è proprio l’acqua di mare ad allagare determinati vani dello scafo per favorire l’immersione o l’emersione del mezzo.
ll varo del Pattugliatore polivalente d’altura (PPA) Thaon di Revel, primo di sette unità della stessa classe.
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I pittori di Marina
Nell’ultimo numero, avevamo cominciato a parlare di “Pittori di Guerra”, in riferimento a quel gruppo di artisti che la Marina aveva arruolato per testimoniare il proprio sforzo bellico durante la Seconda Guerra Mondiale
L
di Paolo Bembo
e loro opere vennero esposte nell’ambito di mostre prestigiose quali la biennale di Venezia del ’42 e al Palazzo delle Esposizioni a Roma. A quei pittori a cui abbiamo fatto cenno dobbiamo aggiungerne altri, limitando le parole al massimo onde dare maggiore spazio alle immagini, in quanto, come già detto, tali pittori costituivano una pattuglia numerosa di cui, almeno per ora, sarà difficile menzionare tutti. Intanto Antonio Barrera, di cui proponiamo una plancia in navigazione che trasmette tutta la serena operatività di questo particolare ambito umano. Poi Lino Bianchi Barriviera, per tratteggiare l’opera del quale abbiamo scelto questa classica immagine dello speronamento di un sommergibile nemico. Facciamo seguire l’apparente tranquillità di questo MAS all’ormeggio… acqua tranquilla del porto, ma pur sempre un’arma carica, pronta a scattare, bell’opera di Domenico Bologna. Ecco quindi Michele Cascella, più noto a molti per i suoi campi di fiori o per i ritratti di Portofino che per quelli di navi da guerra. Per concludere questa prima carrellata, Vincenzo Colucci ci offre questo sereno
N OT I Z I A R I O
D E L L A
schizzo di attività portuale, in cui possiamo cogliere, seppur con qualche variante alle silhouette delle unità, lo stesso tipo di movimento che anima le basi anche oggi.
Dall’alto: olio su tela di Antonio Barrera - “al timone di plancia”; al centro: Lino Bianchi Barriviera “Il cacciatorpediniere Vivaldi sperona un sommergibile in tempesta"; in basso a destra: olio su tela di Michele Cascella (1892 - 1989) “Cacciatorpediniere”; a sinistra: olio su tela di Domenico Bologna “il Mas”.
M A R I N A
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