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di Antonio Cosentino In meno di 24 ore, sono due le navi della Marina, salpate rispettivamente da Brindisi e da Taranto, per portare un sostegno concreto alla popolazione libanese. La missione “Emergenza Cedri” nasce per rispondere a un evento che ha scosso tutta la comunità internazionale: l’esplosione che ha devastato Beirut. Gli italiani fanno da sempre della solidarietà un tratto caratteriale predominante ispirandosi, forse in maniera inconsapevole, al motto dannunziano citato dal comandante in Capo della Squadra Navale, ammiraglio Paolo Treu, nel discorso tenuto in occasione della partenza di nave San Giusto “Io ho quel che ho donato”. Oltre l’unità anfibia, hanno preso parte alla missione Cedri anche nave Etna e assetti specializzati della Difesa. Una risposta interforze precisa “quale segno della forte e fraterna vicinanza dell’Italia” – come ha detto il ministro della Difesa, on. Lorenzo Guerini dal ponte di volo di nave San Giusto ormeggiata nello sconvolgente scenario del porto di Beirut. Una vicinanza e un impegno rimarcato anche nelle parole del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, in occasione della visita internazionale in Libano. Tra gli aiuti inviati dall’Italia, anche quelli della Fondazione Francesca Rava che celebra i 20 anni dalla fondazione. In un’ampia intervista concessa in esclusiva al nostro giornale, Mariavittoria Rava, presidente della fondazione, ci racconta non solo i dieci anni trascorsi insieme alla Forza armata, ma ripercorre tutte le tappe della Onlus. Prosegue l’impegno della Marina nell’operazione Atalanta, con la fregata Luigi Rizzo che ha assunto il ruolo di flagship della European Union Naval Force Operation, e opera in una zona compresa tra il Mar Rosso meridionale, il Golfo di Aden e parte dell’Oceano Indiano. Intanto, l’equipaggio di nave San Giorgio incassa il BZ – Bravo Zulu – dall’Operation Commander della neo varata operazione navale Irini, che vede come teatro operativo il Mediterraneo. L’operazione Irini, istituita lo scorso 31 marzo dall’Unione Europea, dovrà assicurare il rispetto delle Risoluzioni del Consiglio di Sicurezza dell’ONU sull’embargo di armi da e per la Libia, la formazione della Marina e della Guardia Costiera Libica e inoltre, dovrà contribuire con l’ausilio dei solo mezzi aerei, allo smantellamento del business del traffico di essere umani. Force Commander e flagship dell’operazione Irini, saranno assicurate a rotazione dall’Italia e dalla Grecia. “Eadem mutata resurgo” – rinasco uguale ma diverso – è il motto scelto dagli allievi ufficiali del corso Esperia, protagonisti della campagna d’Istruzione a bordo di nave Vespucci. Una campagna destinata a rimanere nella storia per le modalità con cui si è svolta: navigazione prettamente a vela, ispirata dal vento, a circumnavigare l’Italia portando quel messaggio di speranza e senso di appartenenza nazionale che ha guidato tutti verso un nuovo inizio. Questa particolarissima Campagna d’istruzione verrà ricordata anche per l’entrata trionfale in mar Piccolo, a Taranto, di nave Vespucci, che ha attraversato il canale navigabile a vele spiegate al comando del capitano di vascello Bacchi. L’unico precedente risale al 1965. A dimostrare questa perizia fu allora l’ammiraglio Straulino, ricordato proprio per le sue eccezionali qualità di velista. Passando ora alle attività concorsuali avviate dalla Marina ad agosto, ci spostiamo nelle acque antistanti l’isolotto di Cerboli, nell’arcipelago toscano, dove nel 2015 la motonave IVY riversò parte del proprio carico costituito da ecoballe. Da allora questa pericolosa bomba ambientale minaccia il locale ecosistema marino ed alla Marina è stato affidato il delicato compito di ricercare, localizzare, identificare e recuperare le ecoballe dal peso di 1,2 tonnellate ciascuna. Uomini specializzati operano con mezzi della Forza armata, con il coordinamento della Protezione Civile e la collaborazione di altri Enti dello Stato perseguendo un unico obiettivo: la tutela del mare e della collettività. I reparti speciali devono continuamente mantenere elevati gli standard di efficacia, per questo l’addestramento è un’attività continua e immancabile. In questo numero vi raccontiamo di un workshop sanitario al quale hanno preso parte gli uomini del G.O.I. – Gruppo Operativo Incursori. Invece, a Napoli, presso il Quartier Generale Marina del Comando Logistico, tutti i reparti di eccellenza della Forza armata, si sono incontrati in una conferenza di orientamento a favore degli allievi della scuola militare Nunziatella. Prosegue il nostro viaggio tra i fari della penisola. Questa volta approdiamo sull’isola di San Paolo, nelle acque della rada di Taranto. Tutto questo e tant’altro ancora, vi aspetta nelle pagine del Notiziario, buona lettura.
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Il Notiziario della Marina è una testata giornalistica mensile fondata nel 1954
SOMMARIO
Registrazione: Tribunale di Roma n.396/1985 dell’ 8 agosto 1985
settembre 2020
Proprietà Ministero della Difesa Editore Ministro della Difesa Marina Militare - Ufficio Pubblica Informazione e Comunicazione
DIRETTORE RESPONSABILE Antonio COSENTINO
REDAZIONE Luciano REGINA, Pasquale PRINZIVALLI, Emanuele SCIGLIUZZO
1 D IREZIONE E R EDAZIONE Marina Militare - Ufficio Pubblica Informazione e Comunicazione Notiziario della Marina - piazza della Marina, 4 - 00196 Roma - tel. 06.3680.5556 mail: notiziario.marina@gmail.com segreteria e abbonamenti tel. 06.36806318 partita iva: 02135411003 N ORME
PER LA COLLABORAZIONE
La collaborazione è aperta a tutti, gli elaborati, inediti ed esenti da vincoli editoriali, esprimono le opinioni personali dell’autore, che ne assume la responsabilità. La Direzione si riserva il diritto di dare agli articoli il taglio editoriale ritenuto più opportuno. Gli articoli, concordati con il Direttore, dovranno essere corredati di foto (formato .tif o .jpg, di dimensioni minime 18 x 13 cm, con risoluzione a 300 dpi) e didascalie esplicative; gli elaborati dovranno essere redatti evitando l’uso di acronimi, che eventualmente vanno esplicitati. L’accoglimento degli articoli o proposte di collaborazione non impegnano la Direzione alla pubblicazione nè alla retribuzione. © Tutti i diritti sono riservati.Testi e foto non possono essere riprodotti senza l’autorizzazione del Direttore.
di Antonio Cosentino
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Operazione Atalanta: nave Rizzo flagship EUNAVFOR MED Irini di Alessandro Testa
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Arremba San Zorzo! di Alessandro Testa
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A vele spiegate rientrano i cadetti di Giuseppe Lucafò
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Operazione Cerboli pulita di Giampaolo Trucco
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Addestramento sanitario per gli incursori del GOI di Gianluca Degani
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Stampa: Fotolito Moggio srl, Villa Adriana - Tivoli
Emergenza Cedri di Osvaldo Marchese
COME ABBONARSI Le modalità di sottoscrizione sono: - versamento di € 20,00 con bollettino postale CCP 001028881603 oppure - bonifico bancario - codice IBAN IT26G0760103200001028881603 intestati a Difesa Servizi s.p.a. con la causale: abbonamento al Notiziario della Marina. Effettuato il pagamento è necessario inviare copia via mail a: notiziario.marina@gmail.com oppure per fax al numero 06.36803396, con i dati completi (nome, cognome, indirizzo, telefono, codice fiscale e mail).
L’editoriale
In ricordo dei marinai scomparsi in mare di Stefano Febbraro
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160 allievi della scuola militare Nunziatella incontrano i reparti d’eccellenza della Marina di Fabio Dal Cin
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Fondazione Rava e Marina Militare, dieci anni insieme di Antonio Cosentino
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Isola di San Paolo, fanale laterale sinistro di Fabio Dal Cin
Concessionaria di pubblicità: N&C Media srl tel 03311783010 amministrazione@necmedia.eu chiuso in redazione il 22 settembre 2020
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L’Italia in prima linea a sostegno del Libano
Emergenza Cedri di Osvaldo Marchese, foto di Andrea Brai
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L’arrivo a Beirut della Marina Militare apre la strada all’operazione umanitaria coordinata dal Comando Operativo di Vertice Interforze dello Stato Maggiore Difesa
’enorme silos sventrato, simbolo della tragedia che ha colpito il cuore economico della città di Beirut, ha fatto da sfondo - la notte dello scorso 22 agosto - all’arrivo in porto di nave San Giusto con a bordo un carico di aiuti umanitari. In 38 anni di presenza militare, la Marina è tornata nel Paese dei Cedri, dando il via ad un’operazione interforze della Difesa a supporto della popolazione libanese. “Emergenza Cedri”: questo il nome della missione che ha visto il suo prologo la sera del 18 agosto, quando dalla banchina Garibaldi dell’Arsenale Navale militare di Brindisi l’unità anfibia della Marina Militare è salpata con a bordo 235 militari di equipaggio tra ufficiali, sottufficiali e marinai. Affidati alle elevate capacità logistiche della nave anfibia San Giusto anche un contingente di 35 militari dell’Esercito Italiano e 39 tra mezzi e materiali, di cui container militari e moduli sanitari per l’allestimento di un ospedale da campo provvisto di sala operatoria, terapia intensiva e radiologia, oltre a mezzi per la rimozione e abbattimento di macerie. Diverse anche le componenti specialistiche della Marina militare assegnate alla missione umanitaria e imbarcate sul San Giusto, a dimostrazione della multidimensionalità e capacità abilitante ad ampio spettro che da sempre contraddistinguono lo strumento marittimo. Insieme al personale dell’Esercito, infatti, l’Unità navale ha imbarcato un elicottero MH-101 e il personale elicotterista proveniente dal 1° Gruppo Elicotteri di Luni-Sarzana con al seguito una barella di biocontenimento; un team di force protection della Brigata Marina San Marco, con 4 Lince, 2 battelli pneumatici, 2 mezzi navali GIS adibiti al trasporto e allo sbarco di mezzi, oltre ad alcuni automezzi per il supporto logistico; un team di
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Nave San Giusto ormeggiata nel porto di Beirut (Libano) per la missione “Emergenza Cedri”.
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NAVE SAN GIUSTO Secondo le denominazioni standard della NATO l’unità è definita una LPD (Landing Platform Dock), cioè una nave da trasporto anfibio dotata di un bacino allagabile, designata per sbarcare truppe di assalto anfibio in operazioni di proiezione di potenza dal mare. Queste elevate capacità di trasporto rendono l'unità anche molto versatile per operazioni di assistenza umanitaria, protezione civile, intervento in caso di calamità naturali nelle quali è stata più volte impiegata. In particolare, la nave può essere facilmente adattata per compiti del tipo: assistenza sanitaria (medico e logistico) in seguito a calamità naturali; trasporto di veicoli speciali; evacuazione della popolazione civile via mare e via elicotteri.
Nella pagina a destra: il Comandante in Capo della Squadra Navale, ammiraglio di squadra Paolo Treu, saluta l’equipaggio di nave San Giusto in partenza per Beirut. N OT I Z I A R I O
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L’approccio con cui dobbiamo affrontare la missione Emergenza Cedri deve essere lo stesso che ci ha animati in occasione di altri due importanti interventi in Libano, associando a eccellenti professionalità qualità umane di primissimo ordine, esprimendo le migliori qualità del popolo italiano
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protezione portuale di palombari del Gruppo Operativo Subacquei del Comando Subacqueo ed Incursori (Comsubin) per l’individuazione e l’eventuale bonifica di ordigni esplosivi; infine, un team di idrografi per supporto sia al personale di bordo che al personale libanese in porto. Pochi giorni dopo il tragico evento di Beirut, la Difesa aveva immediatamente messo a disposizione della Protezione Civile, con il coordinamento del Comando Operativo di Vertice Interforze dello Stato Maggiore Difesa, nave San Giusto, nave Etna e assetti specializzati della Difesa per la missione di supporto umanitario e medico. La risposta della Marina militare è stata pressoché immediata. Già il giorno successivo alle esplosioni, gli assetti navali erano pronti per mollare gli ormeggi. Durante la sua permanenza in Libano, inoltre, il San Giusto ha rappresentato un vero e proprio centro di Comando e Controllo, costituendo di fatto un punto di riferimento per il contingente italiano rischierato a terra nelle fasi di raggiungimento della piena autonomia logistico-operativa.Versatilità e proiettabilità. Aspetti questi rimarcati anche dal comandante in Capo della Squadra Navale, ammiraglio di squadra Paolo Treu, durante la sua visita a bordo, avvenuta prima della partenza del San Giusto. Nel suo intervento, l’ammiraglio ha voluto rievocare la portata del motto dannunziano “io ho quel che ho donato”, nell’esortare i marinai ad offrire generosamente il calore del proprio cuore, l’ingegno della propria mente e le forze delle proprie braccia, “perché - ha detto l’ammiraglio - noi non
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NAVE ETNA Unità rifornitrice di squadra per il trasporto e rifornimento in mare di combustibili, lubrificanti, munizionamento, viveri, medicinali ed altri materiali di supporto, assicurato da 5 stazioni di rifornimento (quattro laterali ed una poppiera) e dal ponte di volo capace di operare con elicotteri medio–pesanti e leggeri. Dotata di tre officine (elicotteristica, meccanica, elettro-meccanica), che consentono un’ottima capacità di intervento tecnico a favore di altre unità in mare, sia per riparazioni sullo scafo e apparati motore e sia quelle sugli equipaggiamenti del sistema di combattimento. E’ una unità di supporto sanitario, con un’area ospedaliera attrezzabile fino alla classificazione NATO di livello Role 2+, ovvero la possibilità di effettuare: visite mediche e terapie ambulatorie e d’emergenza; terapie odontoiatriche d’urgenza; esami radiologici e di laboratorio; interventi chirurgici salvavita e salva arti; terapia precoce delle ustioni.
Nella pagina a destra: il ministro della Difesa, onorevole Lorenzo Guerini, durante l’intervento a bordo di nave San Giusto ormeggiata nel porto di Beirut. N OT I Z I A R I O
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Il Governo e il popolo italiano sono vicini al Libano in questo difficile momento dopo il grave incidente che ha colpito il Paese
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siamo ciò che teniamo egoisticamente per noi stessi, ma siamo ciò che doniamo agli altri”. Al comandante di nave San Giusto, capitano di vascello Aniello Cuciniello, ci sono voluti 4 giorni di navigazione ad un’andatura di circa 12 nodi per raggiungere dopo oltre 1000 miglia nautiche la banchina 11 del porto di Beirut, dove ad attenderlo - insieme a tutto il suo equipaggio - c’era uno scenario straziante: navi ribaltate, container e auto accartocciati, palazzi distrutti e l’imponente struttura, un tempo adibita al centro di stoccaggio del grano, erosa dall’onda d’urto delle esplosioni del 4 agosto. “L’arrivo di nave San Giusto a Beirut dà il via all'operazione interforze Emergenza Cedri nell’ambito dell’impegno umanitario nazionale, ulteriore segno della forte e fraterna vicinanza dell’Italia e della Difesa alla popolazione libanese in un momento così difficile per il Paese”. Così il ministro della Difesa, onorevole Lorenzo Guerini, nell’annunciare al mondo l’intervento dell’Italia a favore del Libano. La prima componente a toccare suolo libanese è stata il team di force protection della Brigata Marina San Marco con 2 VTLM Lince seguiti dai mezzi dell’Esercito. Le operazioni di sbarco sono poi proseguite la mattina successiva, quando l’ospedale da campo del 3° Reparto di Sanità di Bellinzago Novarese e il personale del Policlinico Celio di Roma si sono aggiunti alle macchine operatrici del 6° Reggimento Genio Pionieri di Roma. Meno di 24 ore dopo anche nave Etna, salpata sempre da Brindisi, ha raggiunto il porto di Beirut con ulteriori aiuti umanitari. In particolare, apparecchiature elettromedicali, tra cui due ecografi donati da General Electric Healthcare, materiale sanitario come mascherine e camici per il personale, oltre a derrate alimentari. Il tutto donato dalla Fondazione Francesca Rava – NPH Italia Onlus. “Il Governo e il popolo italiano
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sono vicini al Libano in questo difficile momento dopo il grave incidente che ha colpito il Paese - ha dichiarato Il ministro della Difesa, onorevole Lorenzo Guerini, durante la sua visita a bordo di nave San Giusto -. L'operazione umanitaria della Difesa Emergenza Cedri è un ulteriore segno del forte
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Esprimo il sincero cordoglio del Governo italiano e di tutta la comunità nazionale italiana per un evento che ha scosso anche tutta la comunità internazionale
legame tra Italia e Libano e della fraterna vicinanza al popolo libanese provato da questa grande sofferenza”. “Ho visto una città duramente provata dall’esplosione del 4 agosto – ha dichiarato il brigadier generale Giovanni Di Blasi, comandante della task force Cedri –. In particolare nell’area del porto,
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dove praticamente la quasi totalità delle infrastrutture portuali sono state completamente distrutte e molte delle case nelle aree limitrofe sono state sventrate dall’onda d’urto. Ho però anche visto una popolazione orgogliosa, con una grande volontà di contrarre la durata di questa fase emergenziale”. “Esprimo il sincero cordoglio del Governo italiano e di tutta la comunità nazionale italiana per un evento che ha scosso anche tutta la comunità internazionale. […] L’italia è stata subito in prima linea e continuerà a essere in prima linea per rispondere a questa fase di emergenza e anche a quella, ancor più complessa, della prima ricostruzione”. Queste sono le parole del presidente del Consiglio dei Ministri, Giuseppe Conte dopo l’incontro con il presidente della Repubblica Libanese Michel Aoun durante la sua visita a Beirut dello scorso 8 settembre. La visita è stata l’occasione per portare il saluto del Governo ai militari italiani che operano in libano, a bordo di nave San Giusto. Con la missione umanitaria “Emergenza Cedri” la Marina conferma ancora una volta la sua innata caratteristica expeditionary, dimostrando la rapida proiezione di capacità lontano dalla madrepatria, siano esse di Forza armata od interforze, e il ruolo nativo di “base operativa viaggiante” svolto dalle navi militari. La nave anfibia San Giusto, in particolare, ha dato garanzia di essere un’unità estremamente flessibile e di adattarsi con facilità a seconda di quelle che sono le esigenze in teatro operativo: una volta a Beirut sono stati ospitati a bordo oltre 400 militari, assicurando quotidianamente l’approvvigionamento di generi di prima necessità. La nave si è distinta inoltre per la sua elevata capacità di approntamento. Il San Giusto, già al momento della sua partenza, grazie soprattutto alla rapidità d’impiego del suo equipaggio, è stato infatti in grado di riconfigurarsi garantendo durante tutta la sua attività sicurezza sul mare, dal mare e nelle aree a terra poste in prossimità dell’unità stessa. Uomini e mezzi impiegati per la missione umanitaria “Emergenza Cedri”; in alto il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, a bordo di nave San Giusto; in basso al centro l’immagine della tragedia che ha colpito il cuore della città di Beirut.
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Operazione Atalanta: nave Rizzo flagship
Prosegue l’impegno del nostro Paese in ambito europeo ed internazionale per il contrasto del fenomeno della pirateria nel Corno d’Africa
l 27 agosto la fregata europea multi missione (Fremm) Luigi Rizzo ha assunto il ruolo di flagship della European Union Naval Force Operation Somalia denominata Atalanta. L’operazione Atalanta, decisa dal Consiglio Europeo nel novembre del 2008, a carattere marittimo a guida europea, è nata con l’obiettivo di prevenire e reprimere gli atti di pirateria nell’area del
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Corno d’Africa che continuano a rappresentare una minaccia latente per la libertà di navigazione del traffico mercantile e in particolare per il trasporto degli aiuti umanitari del World Food Programme (WFP) in Somalia e in Yemen. A bordo della fregata, il contrammiraglio Riccardo Marchiò ha sostituito al comando dell'operazione il contrammiraglio Ignacio Villanueva Serrano della
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Dopo aver attraversato per la prima volta il Canale di Suez, la FREMM della Marina Militare ha assunto il ruolo di flagship della European Union Naval Force Operation – Somalia denominata Atalanta, missione navale dell'Unione Europea che opera in una zona compresa tra il Mar Rosso meridionale, il Golfo di Aden e parte dell'Oceano Indiano
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Marina spagnola. Sotto il suo comando, la Task Force aeronavale assicurerà il pattugliamento nelle aree di interesse e nei corridoi di transito delle unità mercantili e la lotta alla pirateria, in collaborazione con le altre forze marittime presenti nell'area. Nave Luigi Rizzo, al comando del capitano di fregata Dario Castelli, partecipa per la prima volta a questa missione, in un’area che ha visto negli ultimi mesi l'impegno di nave Carlo Bergamini. Nel corso dell’operazione l’equipaggio di nave Rizzo sarà anche impegnato in attività di Civilian and Military Cooperation (CiMiC), allo scopo di fornire supporto e beni di prima necessità alle popolazioni locali rispettando le restrizioni sanitarie in vigore. Durante il trasferimento verso il canale di Suez è stato effettuato un rifornimento in mare con nave Etna, occasione per un momento addestrativo sia per gli equipaggi delle due unità, sia per gli allievi marescialli della scuola sottufficiali di Taranto che, a bordo dell'Etna, hanno potuto prendere parte all'attività.
Alcune immagini della missione dell’unità: in alto a sinistra un operatore della Brigata Marina San Marco in supporto ad una imbarcazione locale; al centro manovre cinematiche con nave Etna; in alto a destra il momento del passaggio di consegne tra il contrammiraglio Riccardo Marchiò (accettante) ed il contrammiraglio Ignacio Villanueva Serrano (cedente).
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Al servizio della pace nel Mediterraneo: i primi sei mesi di
EUNAVFOR MED Irini di Alessandro Testa
UNAVFOR MED Irini è la più importante delle Operazioni della politica di Sicurezza e Difesa comune (CSDP) dell’Unione europea. È stata istituita lo scorso 31 marzo dalla Decisione numero 2020/472 del Consiglio dell’UE, al posto della precedente Operazione Sophia. La stessa Decisione ha nominato comandante dell’Operazione l’ammiraglio Fabio Agostini, indicando Roma come sede del quartier generale (OHQ), che si trova presso l’aeroporto militare di Centocelle. Il suo compito principale è quello di assicurare il rispetto delle Risoluzioni del Consiglio di Sicurezza dell’ONU che impongono l’embargo sulle armi da e per la Libia fin dal 2011, con la possibilità di effettuare abbordaggi in mare e dirottamenti in
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porto di mercantili sospetti per ispezionarne ed eventualmente sequestrarne il carico. Compiti secondari sono il monitoraggio del traffico illecito di petrolio (per il quale Irini non ha un mandato operativo), la formazione della Marina e della Guardia costiera libiche e un contributo – unicamente tramite mezzi aerei – allo smantellamento del business dei trafficanti di esseri umani. L’Operazione ha un mandato iniziale di un anno, fino al 31 marzo 2021, ma è soggetta a verifiche quadrimestrali per
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verificare che non costituisca un fattore di attrazione (pull factor) nei confronti delle imbarcazioni usate per il traffico di migranti. La prima verifica è stata superata il 23 luglio, con la conseguente conferma del mandato fino al 30 novembre. Ad eccezione della Danimarca, che in base ai Trattati non aderisce alla CSDP, tutti gli altri 26 stati-membri forniscono assetti, personale oppure un finanziamento. In particolare, le navi e gli aerei di Irini sono stati messi a disposizione da Francia, Germania, Grecia, Italia, Lussemburgo, Germania e Polonia mentre sono 22 i paesi che hanno inviato proprio personale all’OHQ e/o al comando tattico imbarcato (FHQ). Il Force Commander e la nave ammiraglia (flagship) sono espressi a rotazione
Nave Margottini flagship nell’operazione Eunavfor Med Irini, in sostituzione dell’unità anfibia San Giorgio.
da Italia e Grecia: la prima alternanza è prevista il 19 ottobre. Le operazioni in mare hanno preso il via il 4 maggio: ad oggi, anche grazie alle immagini satellitari di SATCEN, EUNAVFOR MED controlla oltre dieci porti e 25 aeroporti. Sono state effettuate 12 visite a bordo (friendly approach) e interrogati oltre 700 mercantili (hailing), monitorando 80 voli sospetti da e per la Libia. Al di là dei pur rilevanti risultati militari, il vero obiettivo politico dell’Unione europea – di cui Irini è un fondamentale strumento di politica estera e di sicurezza – è quello di favorire le condizioni per un accordo di pace che metta fine agli scontri armati in Libia, ostacolando le forniture di armi alle due parti in conflitto: il governo internazionalmente riconosciuto di Tripoli e la complessa entità politico-militare della Cirenaica. Per questo EUNAVFOR MED monitora in maniera bilanciata le loro attività sul campo e ha già inviato 14 Special Report al Panel of Experts for Libya dell’ONU, segnalando presunti illeciti commessi da entrambi. Come sostiene l’Alto Rappresentante dell’Unione europea per la politica estera e di difesa comune, Josep Borrell, «Irini non è la soluzione, ma è parte della soluzione».
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Arremba San Zorzo! di Alessandro Testa
issione compiuta per nave San Giorgio, prima flagship di EUNAVFOR MED Irini, rientrata alla base navale di Brindisi dopo aver preso servizio il 16 luglio, il giorno stesso in cui il Parlamento ha approvato la partecipazione nazionale all’operazione militare dell’Unione europea. Il valore e lo spirito di sacrificio del capitano di vascello Rigel Pollicita e del suo equipaggio sono stati riconosciuti ed elogiati dall’ammiraglio Fabio Agostini, comandante dell’Operazione, che il 2 settembre ha consegnato loro le medaglie commemorative e l’attestato firmato dall’Alto Rappresentante dell’Unione europea per la politica di Sicurezza e Difesa comune, Josep Borrell, del quale ha riportato l’apprezzamento, insieme a quello del chairman del Comitato militare dell’Unione europea, il generale Claudio Graziano.
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Durante il proprio servizio nave San Giorgio ha percorso 6.397 miglia, trascorrendo 38 giorni nell’Area di Operazioni, durante i quali ha effettuato un friendly approach e 129 hailing, di cui oltre due terzi relativi al compito principale dell’operazione, il contrasto al traffico di armi da e per la Libia, ed i rimanenti nell’ambito del monitoraggio del traffico illegale di petrolio libico. «Questi preziosi risultati – ha ricordato l’ammiraglio Agostini, che proprio sul San Giorgio ha effettuato il suo primo imbarco come giovane guardiamarina – hanno mostrato ancora una volta al mondo la dedizione alla causa della pace dell’Unione europea, e in particolare il valore e l’impegno degli equipaggi della Marina Militare italiana». «So per lunga esperienza diretta quanta fatica e quanta abnegazione siano necessarie ogni giorno a bordo per poter
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compiere il proprio dovere, spesso purtroppo a costo di rilevanti sacrifici personali e familiari – ha aggiunto l’Op. Commander – In questo anno così difficile il vostro servizio all’Operazione IRINI è stato reso ancora più impegnativo dalla pandemia di coronavirus, che vi ha costretto ad un lungo isolamento precauzionale, iniziato ancor prima di assumere lo status di flagship, e a non poter uscire in franchigia durante le soste in porto. Anche per questo, Bravo Zulu!». A partire dal
7 settembre nave San Giorgio è stata sostituita nel ruolo di flagship dalla fregata antisommergibile Carlo Margottini, nuova sede del Force Commander, il contrammiraglio Ettore Socci, che fino al 18 ottobre continuerà a coordinare a livello tattico insieme al suo staff (FHQ) gli assetti navali ed aerei a disposizione di EUNAVFOR MED, prima di essere rilevato dal commodoro greco Theodoros Mikropoulos, attuale chief of staff dell’Operation Headquarters in Roma.
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A vele spiegate rientrano i cadetti Con l’attraversamento a vela del canale navigabile termina l’attività professionale svolta dagli Allievi della prima classe dell’Accademia navale a bordo di nave Vespucci
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di Giuseppe Lucafò a nave scuola Amerigo Vespucci al comando del capitano di vascello Gianfranco Bacchi, aveva mollato gli ormeggi dal porto di Livorno a fine giugno con l’obiettivo di formare i giovani allievi ufficiali della Marina, facendosi guidare dal vento, portando in giro per l’Italia il messaggio di unità nazionale, speranza e rinascita, dopo il lungo
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periodo di difficoltà. Un messaggio che, durante i successivi due mesi di attività, svolta prevalentemente in navigazione, ha suscitato nel personale di bordo e nei frequentatori dell’Accademia navale, profondi sentimenti di attaccamento al Paese, come testimoniato anche dalla nascita del nuovo corso battezzato “Esperia” dagli stessi allievi ufficiali. Nel proprio motto recitano “Eadem mutata resurgo”, ovvero “Rinasco uguale ma diverso, più forte di prima”, un messaggio forte, dritto a marcare quella che è la capacità del po-
polo italiano di rialzarsi con tenacia di fronte alle difficoltà, proprio come avvenuto nella ricostruzione del Ponte San Giorgio, inaugurato ad inizio agosto alla presenza di nave Vespucci. Il capoluogo ligure è stato solo uno dei numerosi luoghi della costa nazionale dove gli italiani hanno potuto ammirare la “signora dei mari” veleggiare nel corso della Campagna d’istruzione. Momenti indimenticabili grazie anche alla straordinaria vista del tricolore illuminato sull’alberatura: gli zampilli della sciara di fuoco dello Stromboli
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Una giornata particolare per il Vespucci ma credo anche per Taranto perchè è un qualcosa che non avveniva da un certo numero di anni, 14 maggio 1965
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Il capo di Stato Maggiore della Marina ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone
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sotto il cielo stellato, il saluto del sole a Taormina accompagnato dalle note del maestro Morricone, l’arrivederci alla città di Siracusa al tramonto e, non per ultimo, lo storico ingresso a vela nel Mar Piccolo di Taranto attraverso il canale navigabile del Ponte girevole, sono solo alcuni di questi. “Il transito effettuato ha avuto la suggestione di un ingresso tanto atteso dalla popolazione, affacciata sul canale navigabile per salutare la nave e gli allievi dell’Accademia navale”, queste le parole emozionate espresse dal Comandante in Capo della Squadra Navale, ammiraglio di squadra Paolo Treu, salito a bordo
dello storico veliero per l’occasione: in precedenza era infatti successo solo una volta nella storia del Vespucci nel maggio del 1965 con l’ammiraglio Straulino. “Di fatto una esperienza entusiasmante ed unica nel suo genere quella trascorsa quest’anno dagli allievi dell’Accademia navale sul Vespucci, in linea con il motto della nave scuola, Non chi comincia ma quel che persevera, ed affrontata con costanza e dedizione che hanno consentito loro di vivere intensamente la prima esperienza di imbarco su una unità della Marina Militare, navigando prevalentemente a vela per percorrere circa 3.500 miglia
nautiche nei mari italiani”, ha aggiunto il capo di Stato Maggiore della Marina, ammiraglio di squadra Giuseppe Cavo Dragone rivolgendosi ad allievi ed equipaggio del Vespucci poco dopo l’ormeggio a Taranto. Durante i 56 giorni Taranto, il capo di Stato Maggiore della Marina, ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone e il Comandante in Capo della Squadra navale, ammiraglio Paolo Treu; a sinistra: l’ammiraglio Treu a bordo di nave Vespucci con il comandante dell’unità Gianfranco Bacchi; sopra: il comandante alla 1^ classe, Giuseppe Lucafò e gli allievi ufficiali del corso Esperia, schierati in occasione del discorso del CSMM al termine della Campagna d’istruzione.
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NAVE VESPUCCI Nave Scuola Amerigo Vespucci, l'unità più anziana in servizio nella Marina Militare interamente costruita e allestita presso il Regio Cantiere Navale di Castellamare di Stabia. Impostato lo scafo il 12 maggio 1930, è stata varata il 22 febbraio 1931; madrina del varo è stata la signora Elena Cerio. Consegnata alla Regia Marina il 26 maggio 1931, entrò in servizio come nave Scuola il successivo 6 giugno, aggiungendosi alla gemella Cristoforo Colombo, di tre anni più anziana, costituendo con essa la "Divisione Navi Scuola" al comando dell'ammiraglio Cavagnari. Al rientro dalla prima Campagna di istruzione, il 15 ottobre 1931 ricevette a Genova la Bandiera di Combattimento, offerta dal locale Gruppo UNUCI. Il motto della nave è "Non chi comincia ma quel che persevera", assegnato nel 1978; originariamente il motto era "Per la Patria e per il Re", già appartenuto al precedente Amerigo Vespucci, sostituito una prima volta, dopo il secondo conflitto mondiale, con "Saldi nella furia dei venti e degli eventi", infine con quello attuale. Dal punto di vista tecnico-costruttivo l'Amerigo Vespucci è una nave a vela con motore; dal punto di vista dell'attrezzatura velica è "armata a nave", quindi con tre alberi verticali, trinchetto, maestra e mezzana, tutti dotati di pennoni e vele quadre, più il bompresso sporgente a prora, a tutti gli effetti un quarto albero. L'unità è inoltre fornita di vele di taglio: i fiocchi, a prora, fra il bompresso e il trinchetto, gli stralli, fra trinchetto e maestra e fra maestra e mezzana, e la randa, dotata di boma e picco, sulla mezzana.
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La Campagna 2020 del Vespucci è dedicata a tutti gli italiani che hanno vissuto momenti particolarmente difficili negli ultimi mesi, cogliendo ogni possibile opportunità di passaggio ravvicinato del veliero lungo le coste, per salutare con il nostro Tricolore la popolazione locale
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passati sul Vespucci gli allievi sono stati infatti messi duramente alla prova per imparare a conoscere e superare i propri limiti, gestire gli elementi naturali ed incrementare il proprio bagaglio professionale, facendo sì che in essi si infondesse quello spirito di equipaggio oltre ai valori di fedeltà, disciplina e senso del dovere che, ieri come oggi, hanno contraddistinto ogni marinaio nell’assolvimento dei compiti della forza armata. “Porterò per sempre con me una delle esperienze più belle che potessi vivere e che sicuramente mi accompagneranno nel corso della mia futura carriera. Salire inoltre sui pennoni e veder sventolare su in cima la bandiera del mio corso durante l’arrivo a Taranto di fronte a migliaia di persone è stata un’emozione unica, difficile da descrivere e da trasmettere e che auguro a tutti i giovani come me di poter ripetere in futuro”, queste le parole dell’allievo prima classe Marco Madaghiele prima di sbarcare dal Vespucci per proseguire il percorso formativo professionale offerto dall’Accademia navale di Livorno e vivere nuove esperienze presso i reparti della Marina Militare.
Suggestive immagini della nave scuola Vespucci che ha omaggiato le coste italiane mostrando il tricolore con passaggi ravvicinati.
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Durante i 56 giorni passati sul Vespucci gli allievi sono stati infatti messi duramente alla prova per imparare a conoscere e superare i propri limiti, gestire gli elementi naturali ed incrementare il proprio bagaglio professionale, facendo sì che in essi si infondesse quello spirito di equipaggio oltre ai valori di fedeltà, disciplina e senso del dovere che, ieri come oggi, hanno contraddistinto ogni marinaio nell’assolvimento dei compiti della Forza armata
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Operazione Cerboli pulita di Giampolo Trucco, foto di Massimo Stotani
l 23 luglio 2015 la motonave IVY, in navigazione dal porto di Piombino con destinazione Varna (Bulgaria), riversava in mare parte del proprio carico al traverso dell’isolotto di Cerboli (arcipelago toscano). Di fronte al golfo di Follonica vennero perse, verosimilmente, 56 ecoballe di combustibile solido secondario, dal peso di 1,2 tonnellate ciascuna, ottenute dalla componente secca di rifiuti non pericolosi, come plastica, carta, fibre tessili, legno,
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ecc.. Negli anni sono stati recuperati 16 di questi ammassi di rifiuti, rinvenuti lungo la costa o all’interno delle reti a strascico dei pescherecci locali. Per tentare di risolvere il problema, lo scorso anno è stato nominato dal ministro dell’Ambiente un Commissario Straordinario che diede mandato ai sommozzatori della Capitaneria di Porto di effettuare una ricerca nell’area interessata per identificare gli eventuali agglomerati di combustibile solido
La task force della Marina si è immediatamente attivata per condurre l’operazione “Cerboli pulita”, attraverso gli assetti operativi del Comando in Capo della Squadra navale e del Comando Subacquei e Incorsori
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secondario ancora presenti su quei fondali. Il 22 luglio 2020 il Governo deliberava, per la prima volta, lo stato di emergenza per tale criticitĂ ambientale, nominando il Capo del Dipartimento della Protezione Civile, dottor Angelo Borrelli, coordinatore degli interventi di recupero delle ecoballe ancora presenti sui fondali delIl cacciamine Rimini durante le fasi di ricerca delle ecoballe sui fondali del golfo di Follonica.
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l’arcipelago toscano. Questa novità nel panorama delle attività emergenziali seguite dalla Protezione Civile ha, di fatto, sbloccato l’impasse venutasi a creare, favorendo la celere soluzione di questa delicata situazione. Infatti, soltanto due giorni dopo, con l’ordinanza n. 685 del 24 luglio 2020 il dottor Borrelli ha individuato quali soggetti attuatori di tale attività la Regione Toscana, l’Autorità di sistema portuale del Mar Tirreno Settentrionale e la Marina militare a cui è stata affidata la missione di “ricercare, localizzare, identificare e recuperare le ecoballe di combustibile solido secondario disperse in mare nelle acque ancora presenti sui fondali prospicienti Follonica e Piombino”. La task force della Marina si è immediatamente attivata per condurre l’operazione “Cerboli pulita”, attraverso gli assetti operativi del Comando in Capo della Squadra navale (nave Rimini e nave Caprera) e del Comando Subacquei e Incursori (nave Cabrini ed una squadra del Gruppo Operativo Subacquei, GOS) che, dal 3 agosto 2020, sono stati dislocati nel porto di Piombino per mettersi a disposizione del Centro Operativo Avanzato (COA) del Dipartimento della Protezione Civile. Nell’ambito del COA, costituitosi per coordinare l’insieme delle attività di recupero, hanno collaborato, inoltre, il Ministero dell’Ambiente, l’Istituto Superiore per la ricerca ambientale e l’Agenzia regionale per la protezione ambientale della Toscana col compito di garantire il controllo e il monitoraggio ambientale durante tutte le fasi delle attività. Lo scenario operativo nel quale ha dovuto operare la Forza armata, ha visto un periodo inziale di condizioni meteo marine non permissive ed una costante intensa corrente marina che hanno reso molto impegnative le operazioni subacquee condotte dai veicoli filoguidati del Comando delle Forze di Contromisure Mine, sia dai palombari del Comando Subacquei ed Incursori. Grazie all’impiego delle grandi capacità di scoperta subacquea del cacciamine Rimini è stato possibile discriminare i diversi contatti presenti sul fondo del golfo di Follonica,
Un'immagine scattata da nave Caprera, durante la fase finale del recupero di una ecoballa, inserita dai palombari di Comsubin in una rete per contenerne la dispersione di inquinanti in ambiente. N OT I Z I A R I O
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alla Marina militare è stata affidata la missione di ricercare, localizzare, identificare e recuperare le ecoballe di combustibile solido secondario disperse in mare nelle acque ancora presenti sui fondali prospicienti Follonica e Piombino
“ fornendo agli operatori del GOS i punti precisi delle ecoballe che giacevano ad una profondità compresa tra i 40 e 60 metri. Per mezzo del sonar imbarcato, del AUV Remus 100 (Autonomous Underwater Vehicles) ed dei ROV Pluto Gigas e Pluto Plus (Remotely Operated Vehicles) l’Unità navale di Maricodrag è riuscita a mappare dettagliatamente un area di 21 Kmq, 3 volte superiore a quelle delle micro aree indicate dalla Guardia Costiera e dal Commissario Straordinario, per un complessivo di 51 contatti investigati di cui 33 sono risultati essere delle rocce emergenti dal fondale, 5 altri manufatti e 13 le ecoballe che erano presenti ancora nell’area. Gli uomini de Comando Subacquei ed Incursori, intervenuti con un team di 14 palombari ed uno staff sanitario, sono stati coadiuvati da nave Tedeschi del Gruppo Navale Speciale che, per l’occasione, ha imbarcato una camera di decompressione per consentire lo svolgimento delle immersioni con la tecnica di decompressione col salto. Grazie a questi assetti, supportati da un Side Scan Sonar e dai ROV Perseo e Sirio in dotazione al Reparto Pronto Impiego, il GOS ha condotto 51 immersioni in coppia in una complessa situazione operativa, dove la scarsa visibilità subacquea e le forti correnti non hanno impedito di recu-
La squadra del Gruppo Operativo Subacquei di Comsubin durante la conduzione di una delle tante immersioni svolte per imbragare e recuperare le ecoballe.
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perare 12 ecoballe dalle acque dell’arcipelago toscano. Dopo 92 ore d’immersione, ciascun assemblato di combustibile solido secondario è stato inserito in una rete a maglia fine allo scopo di evitare alcun versamento di materiali inquinanti nell’ambiente circostante. Le operazioni di forza per il sollevamento dal fondo, il confezionamento di ciascuna ecoballa e la custodia delle stesse fino alla consegna alla ditta individuata dalla Regione Toscana per il relativo smaltimento, è stato effettuato da nave Caprera, un’unità della Squadra navale di enorme versatilità di impiego che, grazie alle capacità di trasporto ed alla agile manovrabilità, ha supportato brillantemente i palombari della Marina. Al fine di raggiungere il miglior risultato possibile, il Comitato d’Indirizzo, costituitosi in seno al dipartimento della Protezione Civile per tale attività, ha deciso di avviare un’attività di rilievo batimetrico utile all’orografia della zona circostante l’isola di Cerboli, area in cui potrebbero essere rinvenute ulteriori ecoballe. A seguire riprenderanno le operazioni della Marina militare, quando verrà recuperata l’ultima agglomerato di combustibile secondario individuato nell’area investigata che, a causa del suo particolare infangamento, necessiterà il supporto di nave Anteo e di una Unità Cacciamine per essere rimosso dal fondo. L’Anteo, in particolare, consentirà di condurre immersioni lavorative in alto fondale attraverso le diverse apparecchiature subacquee imbarcate, come l’impianto integrato per immersioni profonde. La grande sinergia e professionalità degli assetti della Forza armata hanno così permesso di cooperare efficacemente con i diversi Enti dello Stato in favore del Dipartimento della Protezione Civile, apportando un grande contributo alla collettività teso a ripristinare gli equilibri ambientali dei fondali del golfo di Follonica.
Dall’alto a sinistra in senso orario, il momento dello sbarco delle ecoballe da nave Caprera alla ditta incaricata per il loro smaltimento; un palombaro del GOS al termine di un'immersione durante la risalita dal fondo; fase finale del recupero di una ecoballa condotto da nave Caprera; un palombaro durante la fase di vestizione pre immersione; il confezionamento di una ecoballa una volta imbarcata su nave Caprera ripresa da un drone nell'ultima immagine.
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Addestramento sanitario per gli incursori del G.O.I. Concluso il workshop sanitario che ha avuto l’obiettivo di addestrare gli operatori del Gruppo Operativo Incursori all’utilizzo di tecniche e procedure di soccorso alle vittime in combattimento N OT I Z I A R I O
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di Gianluca Degani, foto di Gianluigi Angiulli
resso il Raggruppamento Subacquei ed Incursori “Teseo Tesei” della Marina Militare si è svolto un workshop sanitario con l’obiettivo principale di addestrare gli operatori del Gruppo Operativo Incursori all’utilizzo di tecniche e procedure di
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soccorso alle vittime in combattimento. Gli incursori della Marina operano in scenari internazionali caratterizzati da un’elevata minaccia terroristica, nei quali non sempre è possibile assicurare assistenza sanitaria diretta da parte di personale medico o infermieristico. Il G.O.I. ha da sempre incrementato il livello addestrativo individuale dei propri operatori con attività specifiche condotte sia in Italia che all’estero per affinare tecniche di soccorso e in tale
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le più recenti missioni militari internazionali come Iraq e Afghanistan. Sono state svolte lezioni teoriche e pratiche sulle più innovative procedure di intervento, volte a controllare e gestire nel tempo una o più ferite caratterizzate da sanguinamento massivo, gestire le vie aeree, valutare, riconoscere e trattare un pneumotorace aperto ed iperteso, reperire accessi venosi periferici e intraossei, valutare i segni di trauma cranico, gestire l’ipotermia ed eventuali ustioni. Al termine di queste intense giornate di formazione, il personale ha dovuto affrontare due diverse simulazioni di intervento in una condizione definita come mass casualty. Gli operatori Incursori hanno messo alla prova le loro capacità di intervento su più feriti politraumatizzati, dimostrando capacità di gestione dei medesimi fino alla realizzazione dello sgombero sanitario tramite medevac (medical evacuation). Durante il corso, oltre alla presenza militare, vi è stata una cospicua partecipazione anche di personale medico e infermieristico proveniente dal mondo civile, con esperienza nel campo della medicina d’urgenza. Tra questi vi erano il dott. Brambati e il dott. Colturi, della società Medicina Tattica Italia e il dott. Notari, infermiere operante nel 118 ed emergenza territoriale della Regione Liguria. Ha partecipato, inoltre, nella giornata
dedicata alle simulazioni di mass casualty, il dott. Andreotti, medico anestesista rianimatore del Centro di Formazione Avanzata e Simulazione Medica della Facoltà di Medicina e Chirurgia di Modena, il quale ha istruito i discenti con l’ausilio di un simulatore di ultima generazione fornito dall’azienda Accurate, in grado di riprodurre emergenze mediche estreme. La presenza di medici specialisti civili provenienti da diverse realtà, ha favorito il confronto e l’approfondimento sulle differenti procedure utilizzate in ambito militare rispetto al mondo civile consentendo un arricchimento reciproco nel complesso settore della medicina d’urgenza in combattimento.
Alcune delle immagini dell’attività svolte durante il workshop sanitario a favore degli operatori del Gruppo Operativo Incursori.
ambito si colloca il workshop svolto presso Comsubin. Tali attività si compongono sia di eventi pratici che di attività teoriche nel campo del Tactical Combat Casuality Care (TCCC), in aderenza allo standard di operatività della medicina tattica militare approvato dall’American College of Surgeons Committee on Trauma (ASC-COT) e dalla National Association of Emergency Medical Technicians (NAEMT). L’importanza del soccorso, delle procedure di recupero dell’incidentato e del trattamento dello stesso hanno reso questo corso, condotto dal tenente di vascello (San/Par) Gianluca Degani, medico del Gruppo Operativo Incursori, e da un operatore incursore con alle spalle una lunga formazione come combat medic, una valida opportunità di miglioramento delle capacità di intervento del personale addetto. Il TCCC e le sue casistiche sono frutto di osservazioni reali acquisite durante
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In ricordo dei Marinai scomparsi in mare di Stefano Febbraro
ercoledì 9 settembre, è stata celebrata a Brindisi la “Giornata della Memoria dei marinai scomparsi in mare”. Davanti al monumento nazionale è stata accesa la fiamma dell’ara votiva ed è stata deposta una corona, all’interno del sacrario, per commemorare e celebrare “tutti i marinai, non soltanto quelli deceduti in mare, ma tutti i marinai civili e militari che ogni giorno svolgono questa importante attività faticosa, stressante e impegnativa, spinta da un grande amore per il mare. Oggi ci rivolgiamo a loro per celebrare quelli che non sono più con noi, senza distinzione di grado, di status, di gesta fatte, di epoche vissute.Tutti coloro che con il loro esempio hanno costituito i nostri punti cardine e che oggi trovano degna sepoltura nei nostri mari”. Così il capo di Stato Maggiore della Marina, ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, ha voluto ricordare i marinai caduti in mare. La commemorazione, giunta al 77° anniversario, si svolge ogni anno il 9 settembre a Brindisi, in una data che ha un significato storico, affettivo e simbolico, legato all’affondamento della Corazzata Roma, dei Cacciatorpediniere Vivaldi e Da Noli e agli oltre 1700 marinai deceduti in quei tragici eventi bellici. Alla cerimonia presente il sottosegretario di Stato alla Difesa con delega per la Marina, onorevole Giulio Calvisi, che nel suo discorso ha ricordato “tutti i marinai militari e civili scomparsi in mare, nel corso di azioni belliche, di azioni umanitarie, ma anche quelli scomparsi nell’assolvimento del loro dovere quotidiano. Rivolgo un pensiero di sentita vicinanza a tutti i loro familiari ed ai colleghi in servizio ed in congedo.”
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Brindisi, 9 settembre 2020. Il suggestivo momento dell’accensione dell’ara votiva. A fianco, il sottosegretario di Stato alla Difesa, on. Giulio Calvisi, e il capo di Stato Maggiore della Marina, ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone passano in rassegna lo schieramento.
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ei giorni 2 e 3 settembre 2020, presso la storica Sala Caracciolo del Quartier Generale Marina (Q.G.M.) del Comando Logistico di Napoli, 160 allievi appartenenti al 231° e 232° corso della scuola militare “Nunziatella”, hanno partecipato a conferenze di orientamento tenute da personale specialistico della Marina Militare. A curare l’evento, illustrare la scaletta degli interventi e presentare il personale conferenziere, è stato lo staff del Q.G.M. Napoli. La scuola Militare Nunziatella, fondata a Napoli – sulla collina di Pizzofalcone – nel 1787, per iniziativa del re Ferdinando IV di Borbone, svolge attività di addestramento finalizzata al conseguimento da parte di tutti gli allievi di una formazione militare di base indipendentemente dalle scelte future. Proprio in ottica “scelte future”, al giovane uditorio sono stati presentati tre Reparti d’eccellenza – operanti presso il Comando Logistico – della Marina Militare: il nucleo Sminamento Difesa Anti-mezzi Insidiosi (S.D.A.I.) del Gruppo Operativo Subacquei (G.O.S.), la Direzione Fari e Segnalamenti Marittimi e la Brigata Marina San Marco. In particolare, attraverso le testimonianze del personale specialistico conferenziere, sono stati approfonditi argomenti riguardanti: le operazioni subacquee, attraverso la conoscenza della storia e dei compiti del Gruppo Operativo Subacquei (GOS), eccellenza italiana nell’ambito delle immersioni militari, degli assetti grazie ai quali la Marina Militare può condurre un’operazione
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160 allievi della scuola militare Nunziatella incontrano i reparti d’eccellenza della Marina di Fabio Dal Cin
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Nella pagina precedente: allievi della scuola militare Nunziatella; sopra Quartier Generale Marina, Napoli.
subacquea, ovvero operatori subacquei, apparecchiature presso-resistenti, sistemi robotici filoguidati e autonomi, delle tecnologie grazie alle quali oggi è possibile raggiugere la quota operativa dei 300 metri per l’immersione umana ed i 1.500 metri per quella effettuata con i veicoli filoguidati, delle missioni assegnate di soccorso ai sommergibili, di inutilizzazione(*) degli ordigni esplosivi, di svolgimento di lavori subacquei e di concorso in operazioni a favore della collettività in caso di pubbliche calamità; N OT I Z I A R I O
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la sicurezza della navigazione, in virtù del ruolo assegnato alla Marina Militare di assicurare – ex lege – dal 1911 l’essenziale servizio pubblico dei Fari e dei Segnalamenti, compito svolto attraverso la Direzione Fari e Segnalamenti del Comando Logistico, la quale, unitamente ai 6 Comandi zona Fari, è responsabile dell’efficienza di circa 860 segnalamenti marittimi, di cui 147 fari, distribuiti lungo i quasi 8.000 km di coste italiane, isole comprese; le proiezioni di forza dal mare, di supporto
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alle navi nelle operazioni di interdizione marittima e antipirateria, e di difesa delle installazioni nazionali, compiti affidati alla Brigata Marina San Marco, Reparto dotato di alta flessibilità, altissima prontezza operativa, pienamente integrato in ambito multinazionale e proiettabile in quei teatri operativi dove è possibile impiegare un’unità navale. La scuola militare Nunziatella di Napoli, il Gruppo Operativo Subacquei della Marina Militare, la Direzione Fari e Segnalamenti del Comando Logistico e la Brigata Marina San Marco, rappresentano, con la loro storia e le loro tradizioni, delle eccellenze italiane di cui andare fieri: questo è stato il messaggio più importante “inviato” ai giovani allievi al termine dei due giorni dedicati alle conferenze. A tutti loro, infine, l’augurio da parte del Quartier Generale Marina di Napoli, di un futuro ricco di soddisfazioni al servizio del Paese.
(*) Inutilizzazione: termine che indica tutte le attività necessarie a rendere permanentemente inoffensivo un ordigno esplosivo. In relazione alla situazione operativa in atto ed al grado di pericolosità dell’ordigno si procede con procedure tese alla sua distruzione, neutralizzazione o disattivazione.
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Fondazione Rava: da Haiti al Mediterraneo, l'Africa, l'Emilia Romagna e il Centro Italia colpite dal terremoto e ora in Libano nell’emergenza Beirut
di Antonio Cosentino ncontriamo Mariavittoria Rava, presidente della Fondazione Francesca Rava, milanese una laurea in legge queste le sue parole - “stavo preparando il concorso da notaio quando persi mia sorella Francesca in un incidente stradale, il dolore è stato sconvolgente. In Ita-
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lia era l’epoca dei rapimenti e impressionate ci eravamo giurate: se un giorno sparirò, tu cercami. Così inizio a cercarla negli occhi delle persone, parto volontaria per Lourdes mettendomi a disposizione degli altri, come faceva Francesca ogni anno. Mollo
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il concorso per il notariato e, dietro il suggerimento di un giovane sacerdote, inizio ad assistere gratuitamente chi non se lo può permettere. Tra le richieste di assistenza legale gratuite la Nph, un’organizzazione umanitaria per l’infanzia, scopro, leggendo i libri del fondatore e recandomi personalmente in Messico per conoscerlo, le meraviglie del lavoro di questa associazione. Successivamente, creo la Fondazione Francesca Rava – Nph Italia onlus”. Così Mariavittoria inizia a parlarci dell’attività della Fondazione, delle nuove iniziative e del legame con la Marina.
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Haiti, progetto Fors Lakay, di ricostruzione e riqualificazione degli slums;Taranto, Italia-Svezia su nave Cavour per l'Emilia colpita dal terremoto; volontari per un giorno “In farmacia per i bambini”.
Fondazione Rava e Marina Militare, dieci anni insieme La Fondazione che lei presiede ha alle spalle 20 anni di attività, ci racconta la sua missione? La Fondazione è nata nel 2000, la missione è di aiutare l’infanzia in condizioni di disagio in Italia e nel mondo. Il 2020 avremmo voluto ricordare i traguardi raggiunti con tanti progetti in aiuto ai bambini,
lanciarne di nuovi - racconta Mariavittoria Rava, presidente della Fondazione Francesca Rava – NPH Italia Onlus - in realtà, la pandemia Covid-19 ha travolto milioni di vite e anche tutti i nostri programmi, impegnandoci da subito in un’emergenza mondiale e al tempo stesso locale, per la quale il bisogno di aiuto si è fatto sentire
nei paesi dell’America Latina in cui operiamo, in Haiti e qui nelle nostre città, nei nostri quartieri, nelle nostre famiglie. Lavorando senza sosta e in coordinamento con le istituzioni, il team della Fondazione ha inviato volontari sanitari specializzati, reperite e consegnate importanti attrezzature di terapia intensiva a 24 ospedali in 8 Regioni. Ha distribuito mascherine, gel disinfettanti, beni di prima necessità a migliaia di case
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famiglia e comunità per minori, famiglie in difficoltà, empori solidali, anziani soli, aiutando 31.000 persone in difficoltà. Dal terremoto di Haiti iniziò la collaborazione con la Marina, in che modo la Fondazione è in prima linea nelle emergenze con la Forza armata? La collaborazione tra la Forza armata e la Fondazione è iniziata nel 2010, quando il devastante terremoto colpì la poverissima Haiti e l’ospedale NPH Saint Damien, realizzato e sostenuto dalla Fondazione Francesca Rava, per giorni fu l’unico operativo sull’isola, centro dei soccorsi internazionali e base di nave Cavour a Port au Prince. Al fianco del team di Padre Rick Frechette Direttore di NPH Haiti, la Marina Militare effettuò soccorsi sanitari, grazie alle avanzate attrezzature mediche e diagnostiche sulla portaerei Cavour e all’istallazione di un ospedale da campo nel cortile del Saint Damien; si adoperò nella distribuzione di acqua e cibo in elicottero nelle zone non raggiungibili a causa dell’inagibilità delle strade, realizzò interventi di verifica di stabilità delle strutture e di rimozione delle macerie. La Fondazione opera un cambiamento duraturo nella vita di migliaia di bambini con l’istruzione, con un intenso lavoro ogni giorno, per portare assistenza medica, con progetti di autosostenibilità e con la formazione professionale. Questa nostra storia di lavoro appassionante, che spesso richiede sacrificio della nostra vita personale, da 10 anni ha l’onore di essere segnato dalla collaborazione con la Marina Militare. Questo ci riempie di orgoglio e ci onora prosegue Mariavittoria Rava. Dopo Haiti, la collaborazione è proseguita per alcuni anni nel Mediterraneo, con oltre 250 volontari della Fondazione, ginecologhi, ostetriche, pediatri, medici rianimatori, imbarcati per il soccorso a bambini e donne migranti; in Africa, 29 oftalmologi e optometristi volontari nel 30° Gruppo Navale visitarono oltre 2500 bambini e prepararono
Dall’alto: Haiti, Padre Rick Frechette ora impegnato nella lotta al Covid; a destra: Mariavittoria Rava nelle Scuole di strada St Luc in Haiti; in basso: gli aiuti della Fondazione Rava inviati alla popolazione libanese trasportati da nave Etna; le attrezzature giunte al Saint George Hospital di Beirut.
600 occhiali per combattere la cecità evitabile in 8 paesi. La Marina ha sostenuto la Fondazione in diverse iniziative, può parlarcene? La Marina Militare ha affiancato la Fondazione anche in diverse iniziative di raccolta fondi: a supporto della ricostruzione in Emilia colpita dal terremoto del 2012 (quando nave Cavour si trasformò in campo da basket a Taranto per ospitare Italia-Svezia), e di edifici scolastici in Umbria e Marche colpite dal terremoto del 2016. Ufficiali, cadetti, personale della Marina Militare sono al fianco della Fondazione in diverse città, anche in occasione dell’ini-
Si può aiutare la Fondazione Francesca Rava anche scegliendo nella sua vasta proposta di doni solidali e biglietti augurali in occasione del Natale, o adottando un bambino a distanza. Per ordini e informazioni Tel 02 54122917 www.fondazionefrancescarava.org
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ziativa “In farmacia per i bambini”, che si svolge ogni anno il 20 novembre nelle farmacie aderenti in tutta Italia per raccogliere farmaci e prodotti pediatrici per i bambini in povertà sanitaria. Trovo vero e bellissimo il motto “Non chi comincia, ma quel che persevera”. La Marina Militare anche con noi, lo ha reso molto concreto. Spero per i prossimi 20 anni di poter contare sempre sulla vostra collaborazione preziosa, tanti bambini in Italia e nel mondo hanno bisogno di aiuto, insieme possiamo fare ancora tantissimo!”. Questa estate, Marina Militare e Fondazione Francesca Rava sono tornate a unire le forze per portare aiuto sanitario a Beirut, dove la devastante esplosione del 4 agosto aveva distrutto la zona del porto provocando più di 200 vittime, migliaia di feriti e 300.000 sfollati. Nave Etna è arrivata il 24 agosto con un carico preparato dalla Fondazione Francesca Rava di medicinali e importanti attrezzature tra cui macchinari diagnostici, due ecografi, uno per cardiologia e uno per uso ostetrico, donati da General Electric Healthcare, ecocardiografi, monitors per i parametri vitali, pulsossimetri, presidi dpi e disinfettanti, generi alimentari di prima necessità, diretti al St George Hospital uno dei più importanti ospedali libanesi, gravemente danneggiato dall’esplosione.
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Isola di San Paolo, fanale laterale sinistro di Fabio Dal Cin
ei mesi di giugno e luglio scorsi, abbiamo navigato lungo le coste del mar Adriatico, soffermandoci sulla storia di due importanti segnalamenti che vegliano sui confini orientali della nostra penisola: i fari di Caorle e di Barletta. Ordiniamo adesso al nostro timoniere “prora sud” e, lasciato al traverso dritto il faro di S. Maria di Leuca, risaliamo il Mar Ionio per approdare nel porto di una città che fu della Magna Grecia e il cui nome, legato indissolubilmente alla Marina Militare, trae origine dalla leggenda di Taras, figlio di Poseidone dio del mare: Taranto. Nella “città dei due mari”, appellativo che spesso identifica la città di Taranto, sono numerosi i segnalamenti oggetto d’interesse storico. In particolare, ad uno di essi sono legate alcune vicende che meritano di essere raccontate: il fanale laterale rosso, ubicato sull’isolotto di San Paolo, che identifica il lato sinistro dell’imboccatura per il navigante in ingresso nella rada di Taranto. Prima di procedere, come ormai con-
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suetudine per il lettore di questa rubrica, consultiamo il Notiziario alla ricerca di notizie di carattere storico. Al suo interno, su pagine sbiadite che conservano il fascino del passare del tempo si legge, con gli inconfondibili caratteri di una vecchia macchina da scrivere: “l’antico faro in muratura alto 23 metri e sorgente da fabbricato a due piani, attivato dal Genio Civile nel 1866 con ottica di 5° ordine per luce fissa, attorno alla quale girava il castello di lenti verticali, trovavasi dietro la torre corazzata“. Sull’isola di San Paolo esisteva quindi un faro. Ma di quale faro si tratta? Perché è scomparso per fare posto a quello attuale che vigila sull’ingresso e uscita delle navi da Taranto dal Capo San Vito, propaggine della costa situato ad Est della rada? Qual è la sua storia? Per scoprirlo, ci affidiamo agli studi e alle ricerche di un appassionato di fari, oltre che “veterano“ della componente: l’assistente tecnico nautico (ATN) Filippo Abena, farista in servizio presso il Comando Zona Fari di Taranto, profondo conoscitore della
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Caratteristiche generali Lat.: 40° 26’08” Nord Long.: 017° 10’53” Est Comando Zona Fari:Taranto Funzione del segnalamento: Faro laterale Altezza del piano focale sul livello medio mare: 12 m Portata nominale sorgente principale: 7 miglia Caratteristica: luce rossa Anno di costruzione (riferito al faro): 1866 Costruzione: Torre cilindrica in muratura dipinta di rosso
storia dei segnalamenti marittimi del capoluogo ionico ed orgoglioso erede delle antiche tradizioni del “guardiano del faro”.
L’intervista, la parola a Filippo Abena
Sig. Abena, da quanti anni lavora come "guardiano del faro"? Sono entrato nel Servizio Fari tramite concorso il 3 gennaio del 1980. Dopo un corso di formazione della durata di quattro mesi, svolto presso l’Ufficio Tecnico Fari con sede alla Spezia, sono stato destinato presso la Reggenza dei segnalamenti del porto di Taranto, luogo in cui la maggior parte di essi è posizionata in mare, e per tale motivo richiede il possesso di consolidate abilità ed attitudini marinaresche. In qualità di addetto ai lavori ma anche come appassionato di storia ha effettuato interessanti ricerche sul vecchio faro dell'isola di San Paolo; ci racconti.... Andar per mare agli inizi dell’Ottocento nel Golfo di Taranto non era certamente sicuro come adesso; unico punto di riferimento
L’assistente tecnico nautico Filippo Abena, farista presso il Comando Zona Fari di Taranto.
per il navigante era rappresentato dalla Torre di San Vito dello Piezo, eretta nel 1568, che si trova tutt’ora sull’omonimo capo. La sua luce era spesso insufficiente per navi e imbarcazioni che dal largo dovevano orientarsi per entrare in porto; il pericolo maggiore infatti consisteva nella presenza della secca di San Vito, situata tra l’omonimo Capo e l’isola di San Paolo, proprio in corrispondenza dell’ingresso della
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rada. Già nel 1811, Giovanni Battista Gagliardo (sacerdote, economo, agronomo, scrittore tarantino, vissuto a cavallo tra 18mo e 19mo secolo) nel suo scritto “Descrizione Topografica di Taranto” così testimoniava: “Alla punta di questa contrada, che chiude il porto dalla parte di mezzogiorno, avvi una torre di guardia su cui arde la notte un fanale per avvertire i naviganti ed evitare di imbattersi in un fondo basso, e sassoso, che vi è nell’entrare nel mar grande, che chiamasi pietra lizzosa …”Così nel 1878 continua lo storico De Vincentiis nella “Storia di Taranto” riferendosi alla torre di San Vito:“E sebbene il suo lume fosse visibile di notte in alto mare non era però sufficiente per la sicurezza della navigazione, poiché i marini scambiavano spesso Massafra con Taranto, onde versavano in pericolo di dar nelle secche od arenare presso la spiaggia”. Per questo motivo vennero costruiti quasi contemporaneamente due fari: quello di San Paolo, attivato nel 1867 e quello di San
Vito, nel 1869. La rotta sicura per l’ingresso nel porto di Taranto era così identificata dal canale creato dai due fari. Successivamente, nel 1864, il capo del Genio Civile ing. Ferdinando Primicerio realizzò un progetto per un faro a luce fissa sull’isola di San Paolo da edificarsi nei pressi del fortino, fatto edificare su ordine di Napoleone Bonaparte dal famoso Generale e scrittore francese Pierre-Ambroise-François Choderlos de Laclos. La posizione su cui costruire il faro fu individuata dal Genio Militare e precisamente nella parte dell’isola rivolta verso la città. Di contro, sul lato dell'isola rivolta verso il mare aperto, fu successivamente costruita una batteria costiera. Il faro, inizialmente alimentato a petrolio, a luce fissa, era alto circa 15 m con una torre ottagonale sorgente da un edificio ad un piano. Nel 1887 l’ottica fissa fu sostituita da un’ottica rotante ed il faro fu ampliato con la costruzione del piano superiore, l’aggiunta di due camere ai lati del piano terra e il rialzamento della
Fanale S. Paolo 1927 dopo la demolizione del faro
Nuovo fanale S. Paolo 1959
Nuovo fanale S. Paolo 1959
torre di circa 5 m. Ora il faro era finalmente in grado di ospitare più di un guardiano! Il faro vide da allora lo scorrere del tempo ed espletò per circa un trentennio la sua essenziale funzione di sicurezza per i naviganti del tempo. Alla fine del 1800 però, vennero costruite sull’isola, a scopo di fortificazione difensiva della città, la batteria costiera Ammiraglio Aubry (1893), la torre corazzata Vittorio Emanuele II (1898) e la cosiddetta batteria traditrice. Questa infatti, costituiva una ultima difesa per le navi che si fossero sottratte al tiro dei calibri principali e fossero riuscite a violare l’ingresso della rada. Essa infatti aveva le sue bocche di fuoco rivolte verso la città. Il faro però risultava così posizionato esattamente sulla linea di tiro dell’artiglieria impedendone così l’efficacia dell’azione. A causa di questa difficoltà, riportano i documenti dell’epoca, nel 1913 venne mozzata la torre a 10 metri e sulla stessa posizionato un traliccio in ferro di 7 metri con un fanale funzionante con gas acetilene. Agli inizi degli anni ’20 infine, con la costruzione della diga a levante dell’isola, il faro fu demolito, il traliccio fu spostato sulla testata della diga e la luce fu variata da bianca a rossa. Solo nel 1959 fu eretta l’attuale torretta cilindrica funzionante oggi con impianto fotovoltaico e fanale a led. Del vecchio faro di san Paolo ormai non vi è più traccia…. Crede che i fari siano ancora utili in un mondo come quello della navigazione moderna caratterizzato da elevata tecnologia?
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Rara Foto Faro San Paolo 1897-1898
Con la diffusione e l’utilizzo del GPS e delle carte nautiche elettroniche si potrebbe essere tratti in inganno e pensare che i fari abbiano perso la loro utilità: non è così. Penso che il faro ancora oggi rappresenti per i marinai la sicurezza in mare, la certezza della posizione e, dopo le lunghe navigazioni, la strada sicura del rientro a casa. Anche con l’utilizzo dei più moderni ausili tecnologici, ricevere conferma in modo reale della propria posizione, osservando la luce di un faro o il suo segnalamento diurno, orientarsi durante l’atterraggio e l’ingresso in un porto, visualizzare per evitare aree di navigazione pericolose come le secche o i relitti affioranti, seguire la rotta luminosa tracciata dai fanali di allineamento per l’accesso a canali stretti o pericolosi, rassicura certamente il navigante e lo mantiene inoltre aderente alle solide tradizioni ed abilità marinaresche alle quali la comunità dei naviganti crede ed è profondamente legata. L’attualissima importanza dei fari, si evince per me anche dal sentire comune della cittadinanza. Quando un faro non funziona, anche se noi faristi ne veniamo immediatamente a conoscenza grazie agli attuali sistemi di telecontrollo, spesso ci viene segnalata l’avaria dal cittadino comune residente sul posto piuttosto che da chi dal mare e dalla sua sicurezza trae il proprio sostentamento come nel caso del pescatore. I fari, in ultimo ma non in ordine di importanza, fanno parte integrante del meraviglioso paesaggio marittimo del nostro Paese e ne rappresentano per funzione e storia un enorme patrimonio da custodire.
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il faro ancora oggi rappresenta per i marinai la sicurezza in mare, la strada sicura per il rientro a casa
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