NotizieProVita 74 - aprile '19 - Morte e vita a duello

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POSTE ITALIANE SPA - SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE - DL353/2003 (CONV.INL27/02/2004 N. 46) ART.1 COMMA1 NE/TN (AUTORIZZAZIONE DEL TRIBUNALE:BZ N6/03DELL’11/04/2003)

Trento CDM Restituzione

Anno VII | Aprile 2019 Rivista Mensile N. 73

MEMBER OF THE WORLD CONGRESS OF FAMILIES

Notizie

“Nel nome di chi non può parlare” Organo informativo ufficiale dell’associazione ProVita Onlus - Organizzazione Non Lucrativa di Utilità Sociale -

«Morte e Vita si sono affrontate in un prodigioso duello…» IL CASO LAMBERT

L’IPOCRISIA CHE UCCIDE LA SPERANZA

I BAMBINI NON SI COMPRANO

di GIULIA TANEL , p. 20

di FRANCESCA ROMANA POLEGGI, p. 29

di ALDO VITALE, p. 44


MEMBER OF THE WORLD CONGRESS OF FAMILIES

EDITORIALE

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LO SAPEVI CHE...?

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dillo@notizieprovita.it 6

Notizie

Versi

Anno VII | Aprile 2019 Rivista mensile N. 73 Editore ProVita Onlus Sede legale: viale Manzoni, 28 C 00185, Roma (RM) Codice ROC 24182 Redazione Toni Brandi, Alessandro Fiore, Francesca Romana Poleggi, Giulia Tanel Piazza Municipio, 3 - 39040 Salorno (BZ) www.notizieprovita.it/contatti Cell. 377 4606227 Direttore responsabile Antonio Brandi

per la Vita

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Silvio Ghielmi

Clemente Sparaco

PRIMO PIANO «L’eutanasia è una parolaccia, una bestemmia e una bestialità»,

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Nove ragioni laiche contro l’eutanasia

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Il caso Lambert

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Credere nella vita (per evitarci l’estinzione)

parola di Oriana Fallaci Mario Palmaro

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Giulia Tanel

Proposta di legge n. 1582

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L’ipocrisia che uccide la speranza

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Giuliano Guzzo

Francesca Romana Poleggi

Direttore editoriale Francesca Romana Poleggi

È la fine dell’homo sapiens?

Progetto e impaginazione grafica

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Francesco Avanzini

Riflettendo sulla iniqua legge 194 (senza se e senza ma)

Tipografia

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Roberto Festa

Distribuzione

I bambini non si comprano

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La gioia della vita

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Aldo Vitale

Denise Biscossi

Hanno collaborato a questo numero: Francesco Avanzini, Marco Bertogna, Denise Biscossi, Roberto Festa, Silvio Ghielmi, Giuliano Guzzo, Francesca Romana Poleggi, Clemente Sparaco, Giulia Tanel, Aldo Vitale. Con la partecipazione “straordinaria” di Oriana Fallaci e Mario Palmaro

FILM: Maria, Regina di Scozia

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LETTURE PRO-LIFE

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*Foto di copertina: Gustav Klimt, Morte e Vita, 1915

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Marco Bertogna


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20 L’editore è a disposizione degli aventi diritto con i quali non gli è stato possibile comunicare, nonché per eventuali involontarie omissioni o inesattezze nella citazione delle fonti e/o delle foto. La rivista Notizie ProVita non ti arriva con regolarità? Contatta la nostra Redazione per segnalare quali numeri non ti sono stati recapitati e invia un reclamo online a www.posteitaliane.it Grazie per la collaborazione! Le immagini presenti in questo numero sono state scaricate legalmente da www.pixabay.it

EDITORIALE

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Il titolo di questo numero di Notizie Pro Vita è tratto da un’antica sequenza liturgica, la Victimae Paschalis, che risale all’XI secolo. L’abbiamo scelto non tanto perché in questo mese cade la Pasqua, ma perché tutti, anche le persone più “laiche”, se razionali, sono consapevoli dell’eterna lotta fra il Bene e il male, tra la Vita e la morte che è intrinseca alla natura umana, sia sotto un profilo sociale, sia storico, sia individuale ed esistenziale. Il libero arbitrio delle persone, dei gruppi e dei popoli è incessantemente messo alla prova... Fin dalla preistoria, la natura profondamente religiosa dell’homo sapiens lo induceva a credere che dopo la morte la vita dovesse continuare in qualche modo: l’uomo, infatti, ha sempre curato i morti e celebrato la sepoltura, a differenza degli animali. Egli, per natura, riconosce un limite misterioso alla sua esistenza e confida che non sia davvero la fine di tutto. Ma la hybris, il desiderio di essere come Dio, ha sempre tentato l’essere umano. E, soprattutto col secolo dei Lumi, si è fatto strada il rifiuto della dimensione creaturale: l’uomo vuol porsi come signore assoluto della vita e della morte. Eliminato Dio e la trascendenza dal suo orizzonte, abbacinato dal progresso scientifico e tecnologico che in effetti ha diminuito di molto le cause di morte, da un lato l’uomo si illude di poter governare la vita attraverso la contraccezione e le tecniche di riproduzione artificiale e di poter rimandare la morte a data da destinarsi; dall’altro lato, non potendo dominare la morte, ne diventa dispensatore. Per la tanto osannata autodeterminazione pretende di piegare la realtà ai propri desideri, decidendo lui stesso cosa è Bene e cosa è male. Perso il principio di realtà, si è persa anche la natura ontologica dell’uomo: San Tommaso diceva che agere sequitur esse, cioè l’uomo è uomo per ciò che è e non per ciò che fa. Oggi, invece, si vuol passare il concetto che una persona è tale solo se ha certe caratteristiche: è fuori dal grembo materno, gradita ai suoi genitori/parenti, intelligente, sana, produttiva e anche bella. Chi non possiede queste caratteristiche conduce una “vita non degna d’essere vissuta” e va eliminato, per il suo “bene”, si intende! La morte stessa, infatti, diventa un bene da dispensare a piene mani (senza discriminare!). Finirà così il genere umano? Chi può dirlo. Quello che noi sappiamo, dalla sequenza che abbiamo citato all’inizio, è che la battaglia è lunga, ma la guerra è vinta: «Siamo certi che Cristo è veramente risorto. Tu, Re vittorioso, abbi pietà di noi». Buona Pasqua a tutti. Toni Brandi


Lo sapevi che... ? DUECENTO FIGLI DI STRAFORO

Nei Paesi Bassi un tribunale ha stabilito che il Dna di Jan Karbaat, un medico che lavorava in una clinica della fertilità, morto nel 2007, deve essere analizzato per verificare se ha fecondato gli ovuli delle sue pazienti senza chiederne il consenso. Fino ad ora, la famiglia del dottor Karbaat aveva evitato l’esame col pretesto della tutela della sua privacy. Il tribunale, invece, ora ha sancito che né la vedova né gli altri eredi possono pretendere che l’anonimato del dottore “donatore” sia rispettato. Si ritiene che possa essere divenuto padre di almeno 200 bambini.

Le donne che non accettano che i maschi, anche se “si sentono femmine”, frequentino bagni e spogliatoi a loro riservati sono accusate di sessismo, bigottismo e di transfobia. La University of West England ha persino lanciato una campagna di sensibilizzazione con dei manifesti che invitano gli studenti e le studentesse a ignorare coloro che sembrano essere nel bagno sbagliato. Intanto, nel Regno Unito, un diciottenne che si proclama femmina e si fa chiamare Katie Dolatowski ha aggredito sessualmente una bambina di dieci anni nel bagno delle donne di un supermercato a Morrisons, Kirkcaldy. La bambina ha avuto la forza di reagire a calci e a pugni ed è riuscita a sfuggirgli dalle mani. È però rimasta fortemente traumatizzata: l’aggressore non solo le imponeva di spogliarsi, ma la minacciava dicendo che un suo complice avrebbe ucciso sua madre, se non si fosse arresa. Dolatowski in passato era già stato arrestato per aver filmato una ragazzina di dodici anni mentre usava la toilette, in un altro supermercato, a Dunfermline, mettendo il suo cellulare sopra il pannello divisorio. TRANSGENDER PEDOFILO NEL BAGNO DELLE DONNE

IL DOTTOR MALE È STATO CONDANNATO

Brendan McCarthy, il cui nome d’arte è dottor Evil (che in inglese significa male), è stato condannato per gravi lesioni fisiche nei confronti di clienti consenzienti che si sono fatti spaccare la lingua e rimuovere i capezzoli. Una petizione con 13.400 firme aveva sostenuto le ragioni del “dottore” e il “diritto” dei suoi clienti di modificare il proprio corpo. Il tribunale ha invece deciso che il tipo di “espressioni artistiche” in cui dottor Evil è specializzato non sono tollerabili. Ci sono limiti alla libertà di mutilare il proprio corpo: se a una persona viene procurato un danno fisico, il fatto che sia consenziente è irrilevante. Resta però da chiedersi quali tipi di operazioni sono irragionevoli e quali no: i tatuaggi e il piercing non possono deturpare irrimediabilmente una persona? E anche il chirurgo estetico viola la dignità dei pazienti quando compie operazioni di chirurgia plastica estrema e non terapeutica semplicemente perché un paziente lo ha richiesto. E che dire allora dei cambiamenti di sesso? E dell’eutanasia?

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LA PILLOLA PROPRIO Le adolescenti che usano la contraccezione ormonale rischiano l’osteoporosi NON VA GIÙ prematura e conseguenti fratture ossee. Il dottor Jerilynn C. Prior, professore di endocrinologia e metabolismo del dipartimento di medicina dell’Università della British Columbia ha condotto uno studio (Uso adolescenziale della contraccezione ormonale combinata e accumulo di densità minerale ossea: una meta-analisi di studi prospettici controllati internazionali) in cui ha rilevato che le ragazze in buona salute che usano contraccettivi ormonali combinati (inclusi estrogeni e progestinici) presentano una significativa perdita di densità ossea nella spina dorsale, nell’arco di due anni. Lo studio è stato condotto in Brasile, Canada, Cina e Stati Uniti. Poiché la contraccezione ormonale è sempre più utilizzata anche per il trattamento di acne e crampi, gli autori dello studio temono che possa derivarne un serio problema di salute pubblica.

Nel dibattito e nelle polemiche che hanno seguito l’approvazione della HILLARY CLINTON È macabra legge newyorkese che consente l’aborto fino al nono mese, non SEMPRE “KILLARY” poteva mancare un intervento di Hillary Clinton. La ex first lady ha twittato che solo l’1% degli aborti avvengono poco prima del parto e solo se la gravidanza è un rischio per la donna. Una cosa vera l’ha detta, Hillary: solo l’1,3 per cento degli aborti ogni anno, secondo i dati del Guttmacher Institute, sono a gravidanza molto avanzata: sono solo poco più di dodicimila i bambini che muoiono in quel modo. Dodicimila bambini ogni anno. Un’inezia? Una quisquilia? Invece, non si sa proprio dove abbia letto che tali infanticidi siano motivati da questioni di salute della donna: lo stesso Istituto Guttmacher (abortista militante) ha rilevato che la maggior parte delle donne in cerca di aborto tardivo non lo fa per motivi di anomalie del nascituro o pericolo di vita. Del resto, è palese a chiunque abbia un minimo di raziocinio che, se anche il protrarsi della gravidanza fosse davvero pericoloso per la salute della madre, non sarebbe affatto necessario uccidere il bambino, ma sarebbe sufficiente farlo nascere pretermine.

Il deputato francese Xavier Breton ha proposto l’eliminazione dell’educazione MENO “EDUCAZIONE” sessuale obbligatoria dal curriculum delle scuole di ogni ordine e grado del SESSUALE, MENO ABUSI suo Paese. La Commissione per gli affari culturali dell’Assemblea nazionale francese ha bocciato questo emendamento a una bozza di legge di riforma in via di discussione, nonostante il fatto che il deputato abbia dimostrato che da quando c’è l’educazione sessuale obbligatoria, gli abusi nelle scuole, tra studenti e studentesse, sono decisamente aumentati.

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dillo@notizieprovita.it

A

rrivano numerose le vostre lettere a questa Redazione, cari Lettori, e vi ringraziamo. Privatamente rispondiamo a tutte, mentre qui ne pubblichiamo solamente alcune. Confidiamo però che questo non vi scoraggi: continuate a mandarci il vostro contributo a dillo@notizieprovita.it. Per rispettare la privacy pubblicheremo solo il nome di battesimo con cui firmate la vostra lettera, a meno che non ci diate esplicitamente altre indicazioni in merito.

Stato di New York, per Una legge abominevole, quella approvata un paio di mesi fa nello mente fino ad un la quale è possibile abortire fino al nono mese di gravidanza, pratica è stata voluta e votata dal istante prima della nascita del bambino. Per la cronaca la legge oranza anche al senato partito democratico che alle ultime elezioni ha ottenuto la maggi di quello Stato. nel XXI secolo possa Mi chiedo come sia possibile che un Paese, cosiddetto “civile”, un aborto in una fase anche solo concepire una simile aberrazione. Per poter effettuare Partial Birth Abortion. Per così avanzata ci sono due metodi: Dilatazione & evacuazione e fondimento delle due delicatezza verso le persone più sensibili lascio ai Lettori l’appro tecniche, devastanti e inumane. oltre ogni ragionevole Che poi sia una legge ideologica e pretestuosa è evidente e chiaro motivo c’è di uccidere il dubbio. Se la motivazione dell’aborto è la salute della madre che essere partorito? Come bambino al nono mese di gravidanza quando potrebbe benissimo volute e giustificate in passato occorre osservare che le aberrazioni più devastanti sono con la scienza, ma con da progetti ideologici in evidente contraddizione con la logica e l’unico risultato di portare avanti progetti di morte. nei primi mesi determina È necessario comunque osservare che anche l’aborto eseguito comunque lo stesso effetto cioè la morte del bambino. notizia mentre una legge Come se non bastasse i mass media non ne hanno dato quasi oltretutto proprio nelle del genere avrebbe dovuto avere una risonanza ben maggiore ci deve far riflettere sul giornate in cui si ricordavano altri crimini contro l’umanità. Questo clima culturale e di informazione dei nostri tempi.

Giorgio

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Versi per la Vita Silvio Ghielmi, classe 1926, laureato in chimica a Milano, Master alla Harvard Business School, lunga esperienza nella produzione di materie plastiche, è il meno giovane di una famiglia numerosa (85 membri). Già cofondatore e presidente di Mani Tese, nel 1978 è stato uno dei fondatori del Movimento per la Vita. Poi, insieme a Giuseppe Garrone, mons. Michel Schooyans, Mario Paolo Rocchi e Francesco Migliori [nella foto], nel 1994 ha dato avvio al Progetto Gemma, la nota “adozione prenatale a distanza”, per sottrarre all’aborto le mamme incinte in difficoltà (le donazioni arrivano specificamente e direttamente alla persona prescelta, non si tratta di una generica questua). Diffonde queste meditazioni in versi come strumento di legame con chi resiste in difesa di Verità e Vita. Lui ci ringrazia per questa pagina mensile dedicata ai suoi versi pro vita: noi ringraziamo lui e siamo onorati di ospitare il suo contributo. Q.Q.D. La Quantità, la Qualità e la Durata. Questo il programma che si stabilì, chiamato, in breve, appunto Q.Q.D. È fatto dal primate pretendente di essere adeguato ed anche sapiente, incaricato di salvar l’Ambiente. Dapprima se c’è posto nel pianeta per questa specie tosta e irrequieta e, poscia, se ci sta la necessaria eccelsa qualità con procedura disinvolta e svelta, di gusto e di opinione, nella scelta.

TACERE Uccidere un bambino è un omicidio, anche se ancora in seno di una mamma, e un doloroso e lacerante dramma per cui sola menzione dà fastidio. Pertanto è conveniente stare zitti mettendo nella lista dei diritti. E se finisce il tutto nella fogna, tacendo cancelliamo la vergogna.

La terza è garantire vita gaia, in questo dilagare di vecchiaia e troppo decadente dignità, che chiede di accorciare la durata di vita improduttiva e malandata.

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di Clemente Sparaco

Credere nella vita

(per evitarci l’estinzione) I dati sulla denatalità che affligge l’Europa e l’Italia sono noti e sono gravi. Val la pena rifletterci su, per avviare davvero un’inversione di tendenza È fin troppo noto ed evidente il crollo delle nascite in Europa e, per quanto ci riguarda, in Italia. Nel 2017 i bambini nati sono stati poco più di 458 mila, il che equivale a 15 mila in meno rispetto all’anno precedente. Nell’arco di tre anni (dal 2014 al 2017) le nascite sono diminuite di circa 45 mila unità mentre sono quasi 120 mila in meno rispetto al 2008. Dei nuovi nati quasi il 15% (68 mila) sono stranieri, per cui la cifra dei nati da genitori italiani si dimostra ancora più depressa: sotto i 400 mila. Ma neanche gli stranieri se la passano bene, visto che anche il dato della loro natalità nel nostro Paese è in rapida contrazione. Analizzando poi le stime Istat (facilmente consultabili sul sito istituzionale) relative ai primi otto mesi del 2018, si riscontra un ulteriore calo: 290 mila a fronte di 300 mila per lo stesso periodo dell’anno precedente, circa 10 mila in meno.

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Malthus due secoli fa aveva sostenuto, nel suo Saggio sul principio della popolazione e i suoi effetti sullo sviluppo futuro della società, che la popolazione tenderebbe a crescere in progressione geometrica, quindi più velocemente della disponibilità di alimenti, che crescerebbero invece in progressione aritmetica [e le sue teorie si sono dimostrate infondate, grazie soprattutto al progresso tecnologico, ndR]. Ebbene, oggi osserviamo quella stessa progressione geometrica, ma per la denatalità. Infatti, nella misura «si registra una progressiva riduzione delle potenziali madri dovuta, da un lato, all’uscita dall’età riproduttiva delle generazioni molto numerose nate all’epoca del baby-boom, dall’altro, all’ingresso di contingenti meno numerosi di donne in età feconda, a causa della prolungata diminuzione delle nascite, già a partire dalla metà degli anni Settanta» (report

Istat 13 giugno 2018, anno 2017, Bilancio demografico nazionale, consultabile sul web) e così diminuisce più che proporzionalmente la natalità. Si innesca, quindi, un automatismo di diminuzione che diventa strutturale. Questo significa concretamente che le trentenni e quarantenni di oggi sono figlie a loro volta della denatalità delle generazioni precedenti e che oggi ci sono meno donne in età riproduttiva rispetto a 20, 30 o 40 anni fa. A questo fattore si deve la maggior parte della diminuzione che si è avuta negli ultimi anni (secondo alcuni esperti, inciderebbe per il 75%).

I DATI ISTAT MOSTRANO CHE LA DENATALITÀ AFFLIGGE NON SOLO GLI ITALIANI, MA ANCHE GLI STRANIERI RESIDENTI IN ITALIA.


infanzia, ecc. Resta, tuttavia, centrale in un Paese come l’Italia, dove la disoccupazione e l’insicurezza lavorativa affliggono C’è poi un altro fattore in alcune aree del Paese (per determinante: il tasso di esempio, il Sud) oltre i due terzi fecondità totale, ossia il dei giovani, il fattore lavoro. Si numero medio di figli per arriva alla stabilità lavorativa donna. Esso è costantemente in età decisamente avanzata, e notevolmente al di sotto in aperto contrasto con i cicli dei due figli per donna, naturali di fertilità. Per questo livello che permetterebbe a motivo l’età del primo figlio è una popolazione di riprodursi ormai a ridosso dei trent’anni. mantenendo costante la propria Le mamme italiane sono le struttura demografica. Nel 2017 più vecchie d’Europa. L’età tale tasso è stato di 1,37, ma avanzata aumenta l’incidenza il dato relativo alle sole donne dell’infertilità e limita la italiane dice ancora meno: 1,29. possibilità di pensare a un Che fare? secondo o a un terzo figlio. Mi limito solo a elencare alcune Questa difficoltà è, a sua misure già attuate nel nostro volta, figlia di una mentalità Paese o in altri Paesi europei, contraria alla vita. I cicli ma che evidentemente sono lavorativi e i tempi lavorativi insufficienti: congedo di ostacolano la maternità. Non maternità, congedo parentale, c’è nessun apprezzamento assegni familiari, forme concreto del ruolo sociale della variamente articolabili di maternità. Il sogno delle giovani detrazioni fiscali, assegno alla è la realizzazione lavorativa nascita, sostegno per le spese in contrasto con il ruolo connesse all’abitazione, assegno materno che nell’immaginario, per la cura dei figli nella prima ma anche nel reale, limita

ANCORA, NELLA CULTURA DOMINANTE, NON C’È NESSUN APPREZZAMENTO CONCRETO DEL RUOLO SOCIALE DELLA MATERNITÀ.

quell’aspirazione. Si conferma a livello di società ciò che appare immediatamente evidente a livello di coppia: la nascita di un bimbo ha bisogno di un clima favorevole alla vita, positivo, ottimistico. È questo clima che da molti anni ormai non si respira più nel nostro Paese. Perciò noi auspichiamo innanzitutto una visione nuova della vita, rinnovata, ringiovanita. Lo auspichiamo in quanto siamo convinti che sia questa la precondizione di ogni eventuale provvedimento in favore di una ripresa della natalità, in quanto alla vita bisogna innanzitutto crederci, per poterla promuovere.

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«L’eutanasia è una parolaccia, una bestemmia e una bestialità», parola di Oriana Fallaci Come Oriana Fallaci - che seguì con passione e dolore la vicenda giudiziaria che si concluse con una condanna a morte - dovremmo rifiutarci di chiamare Terri Schindler col cognome del marito, Michael Schiavo: la Fallaci lo considerava un vero e proprio Barbablù. Fu lui a ottenere dai «becchini vestiti da medici e da magistrati, boriosi Padreterni» (parole della Fallaci), la sentenza di morte per la moglie. Riportiamo ampi stralci di quella intervista straordinaria concessa dalla grande scrittrice a Christian Rocca su Il Foglio del 13 aprile 2005: andrebbe riletta e meditata integralmente, per la sua straordinaria e lucida attualità.

«Io sono certa che la sua lunga agonia, la sua interminabile esecuzione effettuata attraverso la fame e la sete, Terri l’abbia vissuta consapevolmente. Quanto a quel tipo di esecuzione, alla fame e alla sete che sopravvengono quando si rimuove il tubo nutritivo, dico: gli Spartani che eliminavano i bambini deformi gettandoli dalla rupe del Taigeto erano più civili di noi. Perché a cadere dalla rupe del Taigeto i bambini morivano sul colpo. Terri, invece, a morire ci ha messo ben quattordici giorni. Nella nostra società parlare di diritti umani è davvero un’impostura, una farisaica commedia. Da noi essere malati in modo inguaribile 10 N. 73

Terri Schiavo, o meglio Terri Schindler, nel 1990, a 27 anni, ha subito un arresto cardiaco che le ha provocato gravi danni al cervello. Nel 1998 il marito Michael (da cui Terri si stava per separare) chiese la sospensione del cibo e dell’acqua. I genitori e i fratelli si opposero con tutte le loro forze e cominciò un’estenuante battaglia legale che la Fallaci, residente a New York, seguì da vicino e con trepidazione. Il 31 marzo del 2005 la donna morì di fame e di sete.

Primo piano


L’astrofisica Margherita Hack (1922 - 2013), ancora viva quando la Fallaci ha rilasciato la presente intervista, è stata una paladina dell’ateismo militante, ma era fermamente credente … negli Ufo.

è un delitto per cui si rischia la pena capitale. Nel nostro tempo chi è malato in modo inguaribile viene considerato un cittadino inutile, un disturbo da cancellare, quindi un reprobo da punire. Per non esser gettati dalla rupe, nella nostra società bisogna essere sani e belli e in grado di partecipare alle Olimpiadi o almeno giocare la fottuta partita di calcio. Beh, allora eliminiamoli tutti quei cittadini inutili, quei disturbi da cancellare, quei reprobi da punire. Ammazziamoli tutti gli handicappati, i paralitici, i paraplegici, i tetraplegici, i mongoloidi, i nonni e le nonne novantenni che giacciono a letto col femore rotto. E con loro i rachitici, i gobbi, i monchi, gli zoppi, i ciechi, i sordi. Anche se sono sordi come Beethoven che da sordo scrisse l’Eroica. Anche se sono ciechi come Omero che da cieco compose l’Iliade e l’Odissea. O come Milton che da cieco scrisse Il Paradiso perduto e poi Il Paradiso Primo piano

ritrovato. Anche se sono rachitici e gobbi come Leopardi che da rachitico e gobbo scrisse A Silvia e L’infinito. O anche se sono tetraplegici come Stephen Hawking, immobilizzato da una sclerosi amiotrofica, che è uno degli scienziati, dei cosmologi, più celebri della nostra epoca (…) Ma sì: condanniamoli tutti a morte, quegli sciagurati indegni di partecipare alle Olimpiadi e di giocare la fottuta partita di calcio. Eliminiamoli tutti, inclusi gli ammalati di Aids o di Alzheimer o di cancro. E per incominciare eliminiamo subito anche me, senza attendere che mi ammazzino i musulmani dai quali sono stata condannata a morte non con l’avallo della società, ma con quello di Allah. Anch’io sono un malato inguaribile. Oggi tutti i medici mi dicono: “Signora, il suo cancro è inguaribile”. Lo è. Le mie illusioni di poterlo combattere, le illusioni di cui parlo nel libro Oriana Fallaci intervista se stessa, si

GLI ANTICHI CHE ELIMINAVANO I BAMBINI DEFORMI GETTANDOLI GIÙ DA UNA RUPE ERANO PIÙ CIVILI DI NOI. sono dissolte mentre scrivevo L’Apocalisse. Gli sforzi di Thomas Fahey, il mio oncologo, servono soltanto a tentar di farmi durare un pochino di più. Anch’io, dunque sono colpevole. Anch’io merito di essere scaraventata dalla Rupe della Fame e della Sete. Qualcuno può replicare che la mia intelligenza è superiore a quella di Terri, che almeno in quel senso non sono un cittadino inutile, che anche se malata inguaribile servo a qualcosa. A scrivere, per esempio. A dialogare con le coscienze, a denunciare le verità. Ma chi ha detto che la vita sia intelligenza e basta? L’astronoma Margherita Hack, per esempio. “Quando il cervello non funziona più” ha commentato durante l’agonia di Terri “non c’è più vita, si è vegetali”. Di stelle e di galassie la signora Hack se ne intende parecchio, sì, ma di medicina assai meno.

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E di umanità ancor meno, vedo, sebbene sia abbastanza vecchia e di solito la vecchiaia renda più umani. Perché non è vero che la vita sia intelligenza e basta. Gli animali non scrivono l’Iliade, l’Odissea, il Paradiso perduto, l’Eroica, L’Infinito e L’universo dentro un guscio di noce. Non dipingono la Cappella Sistina, non dissertano sui buchi neri, non vanno sulla Luna e su Marte. E gli alberi, le piante, insomma i vegetali, lo stesso. Loro non riescono nemmeno a camminare, spostarsi. Eppure sono vivi. E se non esistessero, la vita su questo pianeta non esisterebbe. Del resto chi ci assicura che gli alberi non siano intelligenti, non pensino? Il mio sospetto è che, per contribuire alla nostra esistenza, un pensiero lo debbano avere. Ma ammettiamo pure che non pensino, che come loro Terri non pensasse, reagisse agli stimoli e basta: dove li mettiamo i sentimenti e le sensazioni a cui la signora Hack sembra non dare importanza? La vita è fatta anche di sentimenti, è fatta anche di sensazioni. E chi ha detto che un malato inguaribile, un “cittadino inutile”, non sia degno di viverla attraverso i sentimenti e le sensazioni? La vita si misura sull’utilità o sull’essenza? Negli anni Settanta Pearl Buck, la grande romanziera americana autrice

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de La buona terra, vincitrice del Nobel quando il Nobel era una cosa seria, mi raccontò che in seguito a una lesione al cervello sua figlia viveva come un vegetale. Era bellissima, apparentemente sanissima, ma non aveva alcuna forma di intelligenza. Non serviva a nulla e a nessuno, disturbava il prossimo e basta. Però capiva la musica meglio di lei. La amava disperatamente, e quando le portavi un disco di Mozart o di Brahms o di Chopin anche lei si ravvivava tutta. Sorrideva, rideva, parlava fino a farti sperare che un giorno guarisse. Ciò era sufficiente a conferirle la dignità di vivere o no? Secondo Pearl Buck, lo era. Secondo me, lo stesso. Questo senza tener conto del fatto che se il metro di misura fosse l’utilità, la maggioranza degli esseri umani dovrebbe essere eliminata. La nostra società divampa, scoppia, di gente inutile. Di fannulloni, di scansafatiche, di buoni a nulla, di mangia a ufo. E se ho torto, se la signora Hack ha ragione, se la vita è intelligenza e basta, se in mancanza di intelligenza i sentimenti e le sensazioni non bastano a renderci degni di viverla, che ne facciamo di ciò che ha nome pietà? Che ne facciamo di ciò che ha nome speranza? Oltre che di sentimenti e di sensazioni, la vita è fatta di pietà e di speranza.

E un essere umano non può negare la pietà, non può negare la speranza, perdio. Negare la pietà e la speranza, significa educare alla morte, al culto della morte. La parola eutanasia è per me una parolaccia. Una bestemmia nonché una bestialità, un masochismo. Io non ci credo alla buona-morte, alla dolcemorte, alla morte-che-liberadalle-sofferenze. La morte è morte e basta. Ma predicarlo non serve a nulla. Forse grazie ai kamikaze, alle loro stragi, alle loro decapitazioni, l’islamico culto della morte sta avanzando NEL NOSTRO TEMPO CHI È MALATO IN MODO INGUARIBILE VIENE CONSIDERATO UN CITTADINO INUTILE, UN DISTURBO DA CANCELLARE.

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I manifestanti fuori dall’ospedale sottolineavano quello che i giudici hanno volutamente ignorato: il marito di Terri la tradiva, la picchiava. Poi si è fatto una famiglia con un’altra donna: non ha mai voluto il divorzio per non perdere il potere di amministrare il suo cospicuo patrimonio (i cartelli dicono: “Un adultero tutore sceglie la morte per sua moglie”; “Un adultero non dovrebbe essere nominato tutore della moglie”)

in Occidente a un ritmo inesorabile. Sta conquistando l’America, dove in Florida, in California, nel Vermont, in Alabama, nell’Oregon, nel Michigan passano leggi sul suicidio assistito. E sperare che ciò non avvenga anche in Europa, in Eurabia, quindi in Italia, è ormai vano. “L’onda si rovescerà sull’Europa, sull’Italia dove si copiano sempre gli altri” ha ben scritto Gianluigi Gigli sull’Osservatore Romano. “Uno tsunami culturale le cui avvisaglie si sono già viste nel mare delle idiozie pubblicate sui giornali o dette nei talk show televisivi”.

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L’Occidente è malato. Malato del cancro morale e intellettuale di cui parlo nella mia Trilogia. E sa qual è il particolare più sgomentevole? È che ad alimentare quel cancro sono proprio coloro i quali si definiscono progressisti, illuminati, liberali, uomini e donne di sinistra. Inclusa la vecchia astronoma che nella vita vede solo intelligenza e che se non erro appartiene al Partito dei Comunisti Italiani. Sono loro che si battono per legalizzare l’eutanasia. Sono loro che rifiutano i dilemmi morali che accompagnano la pena capitale e l’aborto e l’uso degli embrioni congelati. Sono loro che accettano anzi favoriscono la condanna a morte delle Terri. Sono loro che alimentano il culto della morte che sacrifica anzitutto gli indifesi. I derelitti, gli inermi, gli indifesi. Mah! Un tempo erano loro a battersi per i derelitti, gli inermi,

gli indifesi. Eran loro a predicare la giustizia, il Sol dell’Avvenir, la sacralità della vita. Oggi invece parlano come parlavano i più feroci reazionari dell’Ottocento e del Novecento, anzi di Versailles. E se li sputtani, se li sbugiardi, in nome della democrazia e della libertà ti cavano gli occhi. Il testamento biologico, è una buffonata.

NON È VERO CHE LA VITA SIA INTELLIGENZA E BASTA: CI SONO LA PIETÀ, LA SPERANZA, IL SENTIMENTO E LE SENSAZIONI…

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Perché nessuno può predire come si comporterà dinanzi alla morte. Inutile fare gli eroi ante-litteram, annunciare che dinanzi al plotone di esecuzione sputerai addosso ai tuoi carnefici come Fabrizio Quattrocchi. Inutile dichiarare che in un caso simile a quello di Terri vorrai staccare-la-spina, morire stoicamente come Socrate che beve la cicuta. L’istinto di sopravvivenza è incontenibile, incontrollabile. L’ho visto alla guerra. Può rendere timidi o vili i più coraggiosi, può indurre a cambiare idea i più decisi. E se nel testamento biologico scrivi che in caso di grave infermità vuoi morire, ma al momento di guardare la morte in faccia cambi idea? Se a quel punto t’accorgi che la vita è bella anche quando è brutta, e piuttosto che rinunciarvi preferisci vivere col tubo infilato nell’ombelico ma non sei più in grado di dirlo? In tal caso quel documento scritto diventa la tua auto-condanna. Magari gestita da un Barbablù che ha dimenticato di essere tuo marito, o da un parente che ansioso di ricevere la tua eredità non vede l’ora di vederti crepare in fretta».

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La Fallaci poi racconta in modo davvero straziante dell’agonia di Terri, durata ben quattordici giorni; del cinismo spietato del marito (Barbablù), dell’ospedale blindato, con poliziotti e posti di blocco che perquisivano i genitori e i fratelli di Terri per paura che le portassero da bere; dell’arresto perfino di un bambino di 10 anni, tra coloro che manifestavano pacificamente fuori dal nosocomio a favore della vita di Terri (una descrizione che fa venire in mente in modo agghiacciante quello che accadde a Liverpool, con Alfie Evans); del tentativo di George Bush, attraverso una legge del Congresso, di dare alla Corte Federale della Florida gli strumenti legali per rivedere il caso di Terri (cosa avrebbe detto Oriana di Giorgio Napolitano, che quattro anni dopo avrebbe rifiutato di firmare il decreto legge che avrebbe potuto salvare Eluana Englaro?); dell’ignavia di suo fratello Jeb Bush, governatore della Florida, che se ne lavò le mani e lasciò fare: «Al suo posto, glielo giuro, avrei agito in modo ben diverso. Pagando il prezzo che ciò comportava, cioè la fine della mia carriera politica, avrei mobilitato tutti i poliziotti della Florida. Tutti gli sceriffi, tutti i vigili

NEGARE LA PIETÀ E LA SPERANZA, SIGNIFICA EDUCARE ALLA MORTE, AL CULTO DELLA MORTE.

urbani, tutti i pompieri, la stessa Guardia Nazionale, e guidandoli personalmente mi sarei presentata al Woodside hospital. Come un soldato che va all’attacco della collina, sarei irrotta nella camera presidiata dagli sbirri di Barbablù, mi sarei presa Terri, me la sarei portata a casa mia cioè nella mia sede di governatore, le avrei rimesso il tubo nutritivo. Rivoltella in pugno l’avrei difesa da chiunque avesse tentato di contrattaccarmi, e Barbablù non sarebbe mai riuscito a infierire fino in fondo come ha fatto. Ciò può apparire retorico, esagerato, grottesco: me ne rendo conto. Ma non lo è. Perché il governatore di uno Stato è una specie di monarca eletto dal popolo. Finché siede su quel trono i suoi poteri sono pressoché illimitati. Per esempio ha il diritto di fermare in extremis un’esecuzione capitale, graziare

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un condannato a morte per assassinio. Un condannato a morte per assassinio vale forse meno della vita d’una donna innocente, d’una creatura la cui colpa è soltanto quella d’essere una malata inguaribile?!?» Da noi il Presidente Mattarella la grazia l’ha usata: per tre omicidi (non pentiti) che hanno eliminato i loro congiunti sofferenti…. La Fallaci spiega poi che la morte di Terri non è stata affatto indolore, come dicevano i media bugiardi. Cita le parole del dottor Carlos Gomez, uso ad assistere i malati cui il tubo nutritivo viene rimosso: «La morte per fame e per sete, e soprattutto per sete, è dolorosissima: abbassa la pressione, altera i battiti del cuore, provoca spasmi e violenti dolori renali. E lo capisci dalle smorfie che distorcono il volto. Per aiutarli ho sempre somministrato parecchia morfina».

IL TESTAMENTO BIOLOGICO, È UNA BUFFONATA. PERCHÉ NESSUNO PUÒ PREDIRE COME SI COMPORTERÀ DINANZI ALLA MORTE.

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UN CONDANNATO A MORTE PER ASSASSINIO VALE MENO DI UNA DONNA INNOCENTE, D’UNA CREATURA LA CUI COLPA È SOLTANTO QUELLA D’ESSERE UNA MALATA INGUARIBILE.

E infine: «Beffa delle beffe, crudeltà delle crudeltà, Terri morì con lui accanto. Sotto i suoi occhi». AI genitori fu negata persino una parte delle ceneri. E conclude: «Poi morì Karol Wojtyla, e di Terri non si parlò più. Il ricordo della sua Via Crucis venne letteralmente spazzato via … Morta a quarantun anni, ammazzata dalla legge. Beh, se prima o poi ciò accadrà anche in Eurabia dove parlare di pietà e di speranza non va più di moda, dove le radici cristiane non sono più rivendicate nemmeno

da una presunta Costituzione, io non lo so. Ma se questa è la nostra risposta all’islamico culto della morte, se questa è la civiltà, se questo è il progresso, se questo è il Mondo Nuovo che il progresso ci prepara, dico: ridatemi il vecchio mondo. Il barbaro mondo delle caverne. Ridatemi l’Età della Pietra». 15 N. 73


di Mario Palmaro

Nove ragioni laiche contro l’eutanasia

Per gentile concessione degli autori, proponiamo ai nostri Lettori uno scritto del grande e compianto professor Palmaro che apparve nell’appendice di un libro di Francesco Agnoli e Marco Luscia, Chiesa, sesso e morale, edito da Sugarco nel 2007

Vi sono molte ragioni per cui l’eutanasia non deve essere legalizzata da uno Stato laico. Lasciamo ovviamente da parte gli argomenti che sono legati alle convinzioni religiose o all’insegnamento di una Chiesa; argomenti tutt’altro che disprezzabili, ma che potrebbero essere ritenuti insignificanti in un’ottica laica e secolarizzata. Parliamo invece dei motivi che sono validi da un punto di vista giuridico. Il primo, il più importante: quello alla vita è un diritto indisponibile, anzi il più importante fra tutti i diritti indisponibili. Ciò significa che non solo non si può decidere della vita di un altro uomo innocente, ma che nemmeno è lecito disporre arbitrariamente della propria. Perfino il suicidio rappresenta giuridicamente parlando un atto illecito, anche se ovviamente non è punito dal codice penale. È però sanzionata l’istigazione al suicidio, con il che il legislatore rivela il suo sfavore per chi si toglie la vita. 16 N. 73

Anche la libertà appartiene a questa categoria di diritti specialissimi: se una persona volesse liberamente diventare schiava di un’altra, l’eventuale contratto fra le parti sarebbe nullo. Con questo si dimostra che non è vero che l’autonomia decisionale del singolo gli permette di fare qualsiasi cosa. Non si può rinunciare a essere liberi, come non si può rinunciare alla vita. Secondo aspetto: l’eutanasia – sia quando è frutto di un’azione (un’iniezione velenosa) sia quando è frutto di un’omissione dolosa e colpevole (sospensione dell’alimentazione) – comporta sempre il coinvolgimento di una terza persona, che si offre di togliere la vita a un’altra. Dunque, anche in presenza del consenso del malato, siamo sempre di fronte all’uccisione di un essere innocente.

GLI EMPI INVOCANO SU DI SÉ LA MORTE CON GESTI E CON PAROLE RITENENDOLA AMICA SI CONSUMANO PER ESSA E CON ESSA CONCLUDONO ALLEANZA, PERCHÉ SON DEGNI DI APPARTENERLE. (SAP. 1, 16)

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NON È VERO CHE L’AUTONOMIA DECISIONALE DEL SINGOLO GLI PERMETTE DI FARE QUALSIASI COSA. NON SI PUÒ RINUNCIARE A ESSERE LIBERI, COME NON SI PUÒ RINUNCIARE ALLA VITA.

Mario Palmaro (1969 - 2014) è stato docente di filosofia teoretica, etica e bioetica presso il Pontificio Ateneo Regina Apostolorum di Roma e di filosofia del diritto presso l’Università Europea di Roma. È stato segretario generale della Fondazione Emit Feltrinelli di Milano, presidente nazionale del Comitato Verità e Vita, membro dell’Associazione Giuristi per la Vita e dell’Unione Giuristi Cattolici Italiani per la sezione di Monza e Brianza. Ha ricevuto il Premio Fede & Cultura a Verona nel maggio 2013 per la vita e l’apologetica cattolica.

La legalizzazione dell’omicidio del consenziente è un trauma giuridico che sconvolge radicalmente l’intera impalcatura dello Stato di diritto. Terzo argomento: la richiesta del paziente è solo apparentemente il fondamento dell’atto eutanasico. Infatti, o si decide che qualsiasi richiesta di eutanasia deve essere assecondata, e in tal caso anche una persona sana avrebbe Primo piano

vita meriti o non meriti di essere vissuta. Chi o che cosa traccerà l’esile linea di demarcazione fra un paziente che merita di essere terminato e un altro che non lo merita? Quarto argomento: la decisione del paziente è assolutamente inattendibile. Se è formulata prima della malattia, rimane il dubbio che essa sia ancora valida quando il soggetto ha perso conoscenza; se invece è contestuale alla sofferenza, nessuno può garantire che essa sia lucida e libera, proprio per la morsa che la sofferenza stringe intorno alla psiche del sofferente.

diritto a ottenerla (ma si coglie subito l’esito paradossale di una simile soluzione); oppure lo Stato elabora dei criteri in base ai quali si può ottenere la morte pietosa; ma così facendo, si noterà che il vero discrimine è rappresentato da un giudizio sulla qualità della vita, operato dalle strutture dello Stato. Dunque, il fondamento dell’eutanasia è sempre e comunque un giudizio esterno al malato, sul fatto che quella 17 N. 73


LA LEGALIZZAZIONE DELL’OMICIDIO DEL CONSENZIENTE È UN TRAUMA GIURIDICO CHE SCONVOLGE RADICALMENTE L’INTERA IMPALCATURA DELLO STATO DI DIRITTO.

Quinto argomento: la legalizzazione non è un elemento neutro della normazione, ma ha un indubitabile effetto incentivante. Essa mette alle strette tutti i malati deboli – anziani, disabili, abbandonati dalla famiglia, persone sole – costringendoli a interrogarsi se non sia una forma di egoismo sottrarsi a una soluzione percorribile, che altri seguono. Insomma: si suggerisce alla gente qual è la via moderna e pulita per togliere il disturbo. Sesto argomento: la legalizzazione trasformerebbe radicalmente la missione del medico. Oggi, ogni paziente sa che con ogni buon medico si instaura un’alleanza terapeutica, che ha lo scopo non già di guarire (spesso non è possibile) ma di curare

sempre. Il paziente si aspetta che un giorno il medico possa dichiararsi impotente a guarire, ma sa anche che il suo compito non è dare la morte. Con la legalizzazione, il medico assumerebbe – al di là delle ipocrisie pietose dell’antilingua – il compito di funzionario statale addetto alla terminazione di alcuni pazienti. Il nostro rapporto con il medico, il suo sguardo su di noi, cambierebbe radicalmente. In peggio. Settimo argomento: il cosiddetto pendio scivoloso. In tutti i Paesi dove si è legalizzata l’eutanasia solo su richiesta del paziente, ci si è presto accorti che spesso essa viene praticata anche in assenza di qualsiasi domanda del malato. Questo è molto ovvio e persino logico: poiché l’eutanasia è invocata per porre fine a “sofferenze

insopportabili”, spesso sono pazienti incapaci di intendere e di volere a subirle (non si sa quanto consapevolmente) e il vero dramma è di coloro che li circondano: ma se uccidere per pietà è ritenuto “il” bene del paziente, non si vede perché mai fermarsi di fronte alla mancanza del suo parere. Ottavo argomento: i malati cronici costano. Dunque, in un ordinamento in cui fosse accolto il principio che uccidere un innocente è lecito se per motivi pietosi, sarebbe perfettamente coerente attendersi che si ponga fine alle vite ritenute insignificanti ma costose per la società. Ovviamente, in nome del supremo interesse della scienza e della medicina, e della necessità di usare le poche risorse a favore di pazienti con una qualità di vita migliore.

LO STATO CHE ELABORA DEI CRITERI IN BASE AI QUALI SI PUÒ OTTENERE LA MORTE “PIETOSA” SI ARROGA IL DIRITTO DI DARE UN GIUDIZIO SULLA QUALITÀ DELLA VITA, DISCRIMINANDO ARBITRARIAMENTE QUELLE VITE CHE “NON SONO DEGNE DI ESSERE VISSUTE”.

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Josef Mengele , al centro, tra Richard Baer e Rudolf Höss, nel 1944, il medico e ricercatore nazista tristemente noto per gli esperimenti eugenetici sugli esseri umani. L’eugenetica che sottende la mentalità eutanasica è associata al Nazismo e al programma Aktion T4 con cui il Reich programmò l’eliminazione degli “imperfetti”. Ma una verità poco conosciuta dai più è che, invece, essa è nata molto prima del Nazismo, a fine Ottocento, in Francia e in Inghilterra. E infatti di eugenetica è intessuta la cultura della morte dei giorni nostri.

LA MORTE È ENTRATA NEL MONDO PER INVIDIA DEL DIAVOLO; E NE FANNO ESPERIENZA COLORO CHE GLI APPARTENGONO (SAP. 2, 24)

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Nono e ultimo argomento: il precedente nazista. Hitler è stato un convinto sostenitore dell’eutanasia per motivi pietosi. Le camere a gas naziste sono state inaugurate da tedeschi di pura razza ariana, niente affatto ostili al regime, ma considerati portatori di “vite senza valore”. Ci sono lettere riservate del Führer al suo medico personale, in cui Hitler spiega le ragioni filantropiche per cui è meglio eliminare handicappati, scemi, storpi, reduci della Prima guerra mondiale. Non ne parla con odio o disprezzo, ma con sincera pietà.

Proprio come accade oggi ai fautori dell’eutanasia liberale e democratica. Per rivivere certi orrori non è affatto necessario far rivivere le camicie brune e le svastiche. Basta lasciare spazio alla cultura che fu alla base di quell’orrore. Chissà se la modernità avrà il coraggio di ammettere che i mostri che si agitano nelle parti più segrete del nostro cuore non sono morti con il nazismo, ma sono sempre pronti a riemergere, dietro la faccia pulita e rispettabile della pietà interessata.

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Il caso Lambert

di Giulia Tanel

Condannato a morte dai tribunali di merito e dalla Cedu, nel momento in cui questa rivista va in stampa, la vita di Vincent Lambert dipende dall’esito del ricorso che i suoi genitori hanno presentato al Consiglio di Stato francese. Nato il 20 settembre 1976, nel 2008 Vincent Lambert entra in coma, a seguito di un incidente stradale in cui riporta un grave trauma cranico. Dopo qualche tempo si risveglia dal coma e passa allo stato di minima coscienza o “persistente stato vegetativo”: non comunica ed è paralizzato. È in una condizione simile a quella di Eluana Englaro e di Terri Schiavo. Anche intorno a lui si apre ben presto una triste vicenda giudiziaria che vede protagonisti da un lato i genitori e i fratelli, che vogliono curarlo e assisterlo fino alla sua morte naturale, dall’altro la moglie e un nipote, che hanno chiesto a più riprese di ucciderlo sospendendo cibo e acqua. Come potete leggere nelle pagine seguenti nella lettera scritta a favore della vita e sottoscritta da 70 medici specialisti, Lambert non è malato terminale, non è attaccato a nessuna macchina:

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Vincent Lambert con la madre ha solo bisogno di essere nutrito con un sondino perché ha difficoltà a deglutire il cibo (e qualcosa riesce anche a mandar giù da solo). Dal 2013, anno in cui Lambert sopravvive incredibilmente al primo tentato omicidio (un mese di digiuno e di idratazione ridotta al minimo), gli uni tentano di ucciderlo, altri in extremis - lo salvano. È evidente l’analogia col caso di Terri Schiavo: i genitori che si battono per la vita del loro figliolo, il coniuge che vuol farla finita. Ma c’è anche una dolorosa analogia tra il caso Lambert e le vicende che

hanno visto l’uccisione di Terri Schiavo in Usa, di Charlie Gard e di Alfie Evans in Inghilterra: l’ospedale Chu Sébastopol di Reims rifiuta di lasciar uscire Vincent, che i genitori sarebbero disposti a portare a casa o in un centro specializzato: è praticamente segregato in camera, con le visite ridotte al minimo (il che ha senz’altro un effetto deleterio sulle sue possibilità di recupero, come scrivono i medici nelle pagine seguenti): la “giustizia” ha nominato tutore la moglie e l’ospedale prende ordini da lei. Nella sua ultima decisione alla fine del gennaio scorso, Primo piano


Non vogliamo che Vincent Lambert diventi un’altra delle vittime della cultura della morte, come Alfie Evans e Charlie Gard; come Isaiah Haastrup, Eluana Englaro e Terri Schiavo. il tribunale ha sancito che continuare a dare da mangiare e da bere a una persona handicappata è «ostinazione irragionevole». Leggerete nella lettera che segue anche dell’incoerenza di una tale pronuncia rispetto alle conclusioni della perizia medica ordinata dal tribunale stesso, alla fine del 2018. E vedrete anche le critiche che vengono addotte dagli esperti di malati ipo-relazionali nei confronti dell’équipe che ha in cura Lambert e dell’équipe che ha fatto la perizia in questione, durata appena un paio d’ore. I legali dei genitori di Lambert, in particolare, sottolineano che «la valutazione deve essere rinnovata in momenti diversi della giornata e in diversi giorni come raccomanda il professor Steven Laureys del Coma Science Group di Liegi, la Crs-r [Coma Primo piano

CI SONO DOLOROSE ANALOGIE TRA IL CASO LAMBERT E LE VICENDE DI TERRI SCHIAVO, ELUANA ENGLARO, CHARLIE GARD E ALFIE EVANS

Recovery Scale - Revised, che serve a misurare le capacità relazionali dei pazienti in stato di minima coscienza, ndR] deve essere applicata al paziente per un minimo di cinque volte in dieci giorni perché i risultati siano considerati affidabili. Una buona valutazione necessita anche di condizioni favorevoli: un ambiente stimolante e benevolente permette al paziente di essere in fiducia, inoltre [serve] una valutazione da parte di una équipe pluridisciplinare formata all’osservazione, che abbia familiarità con il paziente

e che sia in relazione con i suoi cari. In ogni caso, bisogna qui richiamare la regola fondamentale secondo la quale una assenza di manifestazione di coscienza in un dato momento non significa l’assenza di coscienza». Insomma, Vincent Lambert sembra essere un’altra vittima designata dalla cultura della morte, che in Francia, come in Italia, in Inghilterra e dappertutto, crea confusione con abili strategie “neolinguistiche” tra eutanasia attiva e passiva, suicidio assistito, accanimento

SECONDO LA “GIUSTIZIA” DEI NOSTRI TEMPI, CONTINUARE A DARE DA MANGIARE E DA BERE A UNA PERSONA HANDICAPPATA È «OSTINAZIONE IRRAGIONEVOLE».

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Anche nel caso Lambert, come per Charlie Gard e Alfie Evans, la Cedu ha mostrato di non tutelare affatto il primo dei diritti dell’uomo, il diritto alla vita.

UNA ASSENZA DI MANIFESTAZIONE DI COSCIENZA IN UN DATO MOMENTO NON SIGNIFICA L’ASSENZA DI COSCIENZA

terapeutico (tutte pratiche abominevoli in sé, comunque, sempre) e le sacrosante cure palliative; crea confusione, tra il dar da mangiare e bere a un soggetto non autosufficiente e le “terapie”, cioè le cure, le medicine, atte a tenere in vita un paziente. Crea confusione tra i malati terminali e le persone handicappate - ma senzienti come Eluana Englaro. Vogliono farci credere che smettere di nutrire un disabile sia la stessa cosa che sospendere un

trattamento farmacologico terapeutico che tiene inutilmente in vita una persona già morta cerebralmente. C’è una petizione a favore di Vincent Lambert, lanciata dal sito della fondazione Jérôme Lejeune, che in questo momento ha raccolto più di 110 mila firme. Speriamo che quando leggerete questa rivista possa essere ancora utile firmarla (www.jesoutiensvincent.com).

I Francesi si sono mobilitati più volte in favore della vita, in favore di Vincent Lambert

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Lettera firmata da 70 medici e paramedici francesi di varia specializzazione a proposito del caso di Vincent Lambert (Traduzione apparsa su Breviarium.eu a cura di Giovanni Marcotullio, cui si rimanda per l’elenco dei firmatari)

«Noi, medici e professionisti specializzati nella cura di persone cerebrolese in stato vegetativo o iporelazionale, teniamo a esprimere – in fede e in coscienza – la nostra incomprensione e la nostra estrema inquietudine riguardo alla decisione di arresto di nutrizione e idratazione artificiali per il signor Vincent Lambert. Una trama di incertezze e un ordito di ipotesi, così pure come giudizi contraddittori sul livello di coscienza, sulle capacità di relazione e di deglutizione, e il pronostico fondano una sanzione drammatica, incomprensibile. Alcuni fra noi hanno un’esperienza che va da trenta a quarant’anni di cure e di riflessione su queste persone. La circolare del 3 maggio Primo piano

2002 [una circolare del sistema sanitario francese che prevede la cura di questo genere di malati, ndR] che ha marcato una tappa essenziale per l’organizzazione e la qualità della presa in carico delle persone in tale stato, costituisce un punto di riferimento sempre attuale. La maggior parte fra noi non conosce personalmente il signor Vincent Lambert, se non per quello che di lui si dice nei media, in modo fazioso, quanto all’applicazione nei suoi riguardi della legge relativa ai diritti dei pazienti e al fine vita. Alcuni tra noi hanno potuto visionare un breve video, scene girate nel giugno 2015, il quale permette di affermare che il signor Vincent Lambert è in stato iporelazionale, e cioè non è in coma, non

richiede alcuna misura di rianimazione e ha capacità di deglutizione e vocalizzazione. Se ci è impossibile pronunciarci sull’esatto livello di coscienza e sulle sue capacità relazionali, per contro il signor Vincent Lambert ci sembra avvicinabile ai pazienti afferenti alle nostre unità iporelazionali, e a quelli che neppure hanno la tracheotomia. È evidente che non è in fin di vita. La sua sopravvivenza nelle condizioni e nel contesto che lo circondano – disintegrazione familiare, procedure giuridiche interminabili, scatenamento mediatico, assenza di progetto di vita con abbandono di ogni rieducazione o uscita o momento in sedia a rotelle, isolamento sensoriale e relazionale nella sua camera, 23 N. 73


dove è rinchiuso a chiave da quattro anni… – testimonia anzi ai nostri occhi la sua tenace pulsione di vita. Come non tenere conto del fatto che il signor Lambert è sopravvissuto nel 2013 a trentuno giorni senza alimentazione e con un’idratazione ridotta al minimo? Per la nostra unanime esperienza questo fatto è incompatibile con una volontà di morte. Quando non vogliono più vivere, questi pazienti muoiono in pochi giorni, a volte in poche ore. Questa sopravvivenza per trentuno giorni testimonia al contrario un’incontestabile pulsione di vita che avrebbe dovuto fondare da cinque anni a questa parte una nuova presa in carico imperniata su un progetto di vita e che non si riduca a cure da balia. 24 N. 73

Le esperienze mediche, anche praticate da eminenti specialisti, riposano sempre su esami praticati in un tempo necessariamente limitato. Esse non sono adattate alla situazione di questi pazienti, dei quali bisogna conquistare la fiducia prima di poter ottenerne una qualunque manifestazione di presenza cosciente. Questa valutazione non può essere convalidata che da un’équipe pluridisciplinare, in condizioni di vita variegate, lungo un arco temporale sufficientemente lungo, di più settimane, in contatto con i membri presenti della famiglia. Questo è impossibile in un contesto di reclusione senza progetto di vita. Ora, la nostra esperienza incrociata di specialisti specializzati con questo tipo di pazienti ci porta a constatare che lo stato detto vegetativo cronico, nel senso di un paziente che non sarebbe capace di alcuna relazione, non esiste: tutti i pazienti diagnosticati vegetativi che sono passati nei nostri centri

di cura hanno in realtà una coscienza minima che bisogna saper individuare e sfruttare in stretta sinergia con la famiglia. Presi in carico in ospedale o in strutture specializzate, questi pazienti fanno spesso progressi sbalorditivi che sorprendono sempre gli attendenti alle cure, e tutti si sono rivelati essere capaci di relazioni interpersonali con il loro entourage, più o meno elaborate, ma sempre esistenti e verificate. Noi ci interroghiamo sulle circostanze che hanno potuto condurre ad affermare che il signor Vincent Lambert avrebbe potuto manifestare, alla fine del 2012, una volontà certa e irrevocabile di morire, punto di partenza della riflessione e delle procedure collegiali intraprese dall’équipe che ce l’ha in carico. La nostra esperienza ci porta anche a interrogarci sul fatto che una medesima équipe di cura garantisce contemporaneamente cure a pazienti in fin di vita e a pazienti cerebrolesi: vi sono, qui e lì, due logiche antinomiche che non possono coabitare.

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Su queste basi: 1. Noi denunciamo le condizioni di vita imposte al signor Vincent Lambert: allettamento permanente, assenza di momenti in carrozzella adeguata, assenza di uscite, reclusione a chiave nella sua stanza, assenza di programma rieducativo assistenziale, assenza di rieducazione della deglutizione, limitazione delle visite, tutte misure che si oppongono al mantenimento di una vita sociale e affettiva, essenziale per queste persone. Tali condizioni, tanto incomprensibili quanto inammissibili, assomigliano a un’incarcerazione prolungata, indegna del suo stato, della sua persona, dei suoi parenti. Esse ci appaiono contrarie a ogni etica e deontologia medica. 2. Non riusciamo a comprendere come mai in nessun momento di questa terribile storia e davanti a una decisione tanto grave sia stato sollecitato il parere di una squadra esperta. Grave, perché non ha altra finalità se non quella di provocare la morte di un uomo che non è in fin di vita e il cui stato di handicap pare stabilizzato, e ciò perfino con una procedura collegiale. Né l’équipe medica che ha in carico il signor Vincent Lambert, all’inizio di questa situazione, né le diverse istanze di giustizia – Primo piano

quali si vogliano, per quante ne siano state sollecitate – hanno fatto una simile considerazione, che pure è di buonsenso e comune, tra colleghi. 3. Auspichiamo che il signor Vincent Lambert, il quale non è in fin di vita, benefici di una presa in carico conforme allo spirito della circolare del 3 maggio 2002. Per questo, egli dev’essere trasferito in un’unità dinamica dedicata ai pazienti nel suo stato, che gli proponga un progetto di vita di qualità con inclusione dei suoi parenti. Laddove sentiamo dire “accanimento terapeutico”, noi non vediamo che abbandono terapeutico e maltrattamento di persona vulnerabile; e domandiamo la ripresa delle cure fisiche e relazionali. Laddove sentiamo dire “volontà del paziente”, apprendiamo che il nostro collega che ha preso tale drammatica decisione non formula altro che ipotesi. Laddove sentiamo dire “staccare la spina”, noi non vediamo alcun filo, alcuna macchina da disconnettere all’infuori della flebo della nutrizione enterica per via di gastrostomia, che in simili pazienti costituisce una necessità di base. Però vediamo capacità di deglutizione volontaria e domandiamo che venga intrapresa una rieducazione appropriata. Laddove sentiamo dire

“sospensione dei trattamenti” noi non vediamo che deliberata provocazione della morte, un’eutanasia che non dice il proprio nome; e domandiamo invece un vero progetto di vita: ripresa della cinesiterapia dopo trattamento delle atrofie ai tendini che si sono necessariamente venute a trovare, in più di quattro anni di sospensione di tali cure, giro in carrozzina, uscita all’aria aperta. Laddove sentiamo “procedura collegiale” noi non vediamo che una posa partigiana, ideologica, disconnessa dalla realtà di una situazione di handicap severa, stabile, che giustifica cure e trattamenti adatti in vista del benessere della persona; e noi chiediamo che il signor Vincent Lambert sia alfine trasferito in un’unità specializzata che pratichi cure attive e globali nel quadro di un progetto di vita e non di morte annunciata e programmata. Laddove sentiamo la voce di alcuni dei nostri colleghi rallegrarsi alla tesi dell’accanimento terapeutico, noi alziamo la nostra, forte di numerosi anni di esperienza, perché il nostro silenzio non diventi complice della morte provocata di uno dei nostri pazienti. Chi può osare di emettere un giudizio sul valore di una vita? Non è al contrario il dovere e l’onore di una società umana, quello di prendersi cura dei più vulnerabili tra i suoi?» 25 N. 73


Proposta di legge n. 1582

Giuliano Guzzo

di Giuliano Guzzo

laureato in Sociologia e Ricerca Sociale, collabora con diverse riviste e portali web Arriva la proposta l’eutanasia, fra i qdi ualilegalizzare Tempi.it, Libertaepersona.org, una norma ingannevole e pericolosissima Campariedemaistre.com, Cogitoetvolo.it, Uccronline.it e Corrispondenzaromana.it. È membro dell’Equipe Nazionale Giovani del Movimento la Vita italiano Da qualche settimana, in per seno salutato dai mass

media con alle Commissioni*Giustizia entusiasmo, quasi si trattasse giulianoguzzo@email.com @GiulianoGuzzo e Affari sociali della Camera, di un epocale passo in avanti : www.giulianoguzzo.com è iniziata la discussione sul verso un nuovo, inderogabile progetto di legge sull’eutanasia traguardo di civiltà. Tuttavia, proposto dall’associazione Luca le cose stanno in modo Coscioni. Riteniamo importante decisamente diverso dato che darne conto ai nostri Lettori: al quello all’esame del Parlamento momento di andare in stampa la è un disegno di legge, per proposta è ancora all’esame della Anna quantoMaria di appena quattro Pacchiotti Commissione. articoli, davvero molto Dal momento che tale proposta pericoloso. è accompagnata da 130 mila Vediamo perché, andando Anna Maria Pacchiotti, presidente firme e risulta conforme alle subito al cuore di questa dell’associazione “Onora la Vita onlus”. istanze della cultura dominante, proposta d’iniziativa popolare, : www.onoralavita.it l’evento è stato ovviamente che sta in una disposizione che recita: «Ogni persona può redigere un atto scritto, con firma autenticata dall’ufficiale di anagrafe del comune di residenza o domicilio, con il quale chiede l’applicazione dell’eutanasia». Siamo dunque Giulia davanti alla possibilità, prevista Tanel senza particolari impedimenti, di richiedere la morte, con la conseguenza che ogni Laureata in Filologia e Critica Letteraria. cittadino, Scrive per passione. Collabora con se passerà questa libertaepersona.org e con altri sitipotrà internet e legge, rifiutare l’inizio o riviste; è inoltre autrice, con Francesco Agnoli, di Miracoli - L’irruzione del soprannaturale nella storia (Ed. Lindau).

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ACCOMPAGNATA DA 130.000 FIRME, L’ASSOCIAZIONE LUCA COSCIONI, HA PRESENTATO ALLA CAMERA DEI DEPUTATI UNA PROPOSTA DI LEGGE DI INIZIATIVA POPOLARE VOLTA A LEGALIZZARE APERTAMENTE L’EUTANASIA.

la prosecuzione di trattamenti sanitari, nonché ogni tipo di trattamento di sostegno vitale o di terapia nutrizionale. Tuttavia, se raffrontata alla vigente legge sulle Dat, questa pare curiosamente quasi circoscrivere l’eutanasia. Lo ha notato il filosofo del diritto e bioeticista Tommaso Scandroglio che, a proposito di detta proposta di legge, ha scritto: «Per paradosso è più restrittiva. Infatti la proposta di legge dei Radicali, a differenza dell’attuale legge, non permette l’eutanasia su persone minori, eccetto nel caso in cui il minore abbia sottoscritto le Dichiarazioni anticipate di trattamento (Dat)». Primo piano


Di fatto, l’eutanasia omissiva, anche di persone non consenzienti, è possibile in Italia dall’anno scorso, da quando è stata varata la legge sulle Dat. Questa nuova proposta peggiora la situazione, soprattutto perché punisce i medici che volessero rifiutarsi di fare i boia.

«Inoltre», ha aggiunto Scandroglio, «non permette l’eutanasia sugli incapaci, eccetto il caso, nuovamente, in cui l’incapace abbia sottoscritto anche lui le Dat, le quali Dat dunque scatterebbero nella loro validità appena sottoscritte, perché acquisterebbero efficacia nel caso in cui il soggetto non fosse capace di intendere e volere o di manifestare la propria volontà». Ovviamente ciò non significa che la proposta di legge sull’eutanasia sia buona, ma solo che molti non si sono accorti di come quella delle Dat sia pessima. È diverso. Resta dunque il fatto che la “dolce morte” legale sarebbe qualcosa di disastroso sotto più punti di vista. Anzitutto perché introdurrebbe nel nostro ordinamento il cosiddetto diritto di morire, ossia una facoltà a fronte della quale non può che sorgere un obbligo assai problematico: quello di sopprimere, cioè di uccidere, un paziente. Primo piano

Estremamente grave è, infatti, il dettato dell’art. 2: «Il personale medico e sanitario che non rispetta la volontà manifestata dai soggetti e nei modi indicati nell’articolo 1 è tenuto, in aggiunta a ogni altra conseguenza penale o civile ravvisabile nei fatti, al risarcimento del danno, morale e materiale, provocato dal suo comportamento»: ciò significa che non solo non è previsto il diritto all’obiezione di coscienza, ma che il medico è obbligato a uccidere, senza scampo. Quanto al come mai la legge sull’eutanasia si presenti da una parte più restrittiva di quella sul biotestamento e, dall’altra, molto simile a essa nel linguaggio e nelle formulazioni, l’ipotesi più accreditata è che si tratti di una raffinata scelta strategica. «Il motivo», argomenta il già citato Scandroglio, «potrebbe essere il seguente: nella percezione collettiva l’attuale legge non permette l’eutanasia – percezione

fasulla –, occorre invece una legge che esplicitamente consenta l’eutanasia. L’attuale legge è stata interpretata dai più come una normativa sul consenso informato, non sull’eutanasia. Il motivo quindi è meramente ideologico». Sarebbe pertanto da irresponsabili considerare tollerabile una legge in realtà devastante, come provano quei Paesi dove l’eutanasia è già legale, col risultato che ha aperto la strada ad abusi gravissimi, quali la somministrazione dell’eutanasia a pazienti che non ne avevano mai fatto richiesta, a malati psichici e a depressi. Tutte cose note al mondo pro life, ma di cui urge informare il nostro Parlamento affinché si eviti, legalizzando l’eutanasia, di stravolgere un sistema sanitario, così che il paziente desideroso di cure sacrosante venga stigmatizzato e indotto, a breve, a sentirsi un peso per la collettività. Che è esattamente quanto accade con l’eutanasia legale. Solo che i suoi promotori si guardano bene dal dirlo. 27 N. 73


ART. 1. 1. Ogni cittadino può rifiutare l’inizio o la prosecuzione di trattamenti sanitari, nonché ogni tipo di trattamento di sostegno vitale o di terapia nutrizionale (1). Il personale medico e sanitario è tenuto a rispettare la volontà del paziente ove essa: a) provenga da un soggetto maggiorenne; b) provenga da un soggetto che non si trova in condizioni, anche temporanee, di incapacità di intendere e di volere, salvo quanto previsto dall’articolo 3; c) sia manifestata inequivocabilmente dall’interessato o, in caso di incapacità sopravvenuta, anche temporanea dello stesso, da persona precedentemente nominata, con atto scritto con firma autenticata dall’ufficiale di anagrafe del comune di residenza o domicilio, fiduciario per la manifestazione delle volontà di cura. ART. 2. 1. Il personale medico e sanitario che non rispetta la volontà manifestata dai soggetti e nei modi indicati nell’articolo 1 è tenuto, in aggiunta ad ogni altra conseguenza penale o civile ravvisabile nei fatti, al risarcimento del danno, morale e materiale, provocato dal suo comportamento. ART. 3. 1. Le disposizioni degli articoli 575, 579, 580 e 593 del codice penale non si applicano al medico e al personale sanitario che hanno praticato trattamenti eutanasici (2), provocando la morte del

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PROPOSTA DI LEGGE N. 1582, PRESENTATA ALLA CAMERA DEI DEPUTATI COL TITOLO: «RIFIUTO DI TRATTAMENTI SANITARI E LICEITÀ DELL’EUTANASIA» paziente, qualora ricorrano le seguenti condizioni: a) la richiesta provenga dal paziente, sia attuale (3) e sia inequivocabilmente accertata; b) il paziente sia maggiorenne; c) il paziente non si trovi in stato, neppure temporaneo, di incapacità di intendere e di volere, salvo quanto previsto dall’articolo 4; d) i parenti entro il secondo grado e il coniuge, con il consenso del paziente, siano stati informati della richiesta e, con il consenso del paziente, abbiano avuto modo di colloquiare con lo stesso; e) la richiesta sia motivata dal fatto che il paziente è affetto da una malattia produttiva di gravi sofferenze, inguaribile o (4) con prognosi infausta inferiore a diciotto mesi; f) il paziente sia stato congruamente e adeguatamente informato delle sue condizioni e di tutte le possibili alternative terapeutiche (5) e prevedibili sviluppi clinici e abbia discusso di ciò con il medico; g) il trattamento eutanasico rispetti la dignità del paziente e non provochi allo stesso sofferenze fisiche (6). Il rispetto di tali condizioni deve essere attestato dal medico per scritto e confermato dal responsabile della struttura sanitaria ove sarà praticato il trattamento eutanasico. ART. 4. 1. Ogni persona può redigere un atto scritto, con firma autenticata dall’ufficiale di anagrafe del comune di

residenza o domicilio, con il quale chiede l’applicazione dell’eutanasia nell’ipotesi in cui egli successivamente venga a trovarsi nelle condizioni previste dall’articolo 3, comma 1, lettera e), e sia incapace di intendere e di volere ovvero di manifestare la propria volontà, nominando contemporaneamente, nel modo indicato dall’articolo 1, un fiduciario perché confermi la richiesta, ricorrendone le condizioni. 2. La richiesta di applicazione dell’eutanasia deve essere chiara e inequivoca e non può essere soggetta a condizioni (7). Essa deve essere accompagnata, a pena di inammissibilità, da un’autodichiarazione, con la quale il richiedente attesta di essersi adeguatamente documentato in ordine ai profili sanitari, etici e umani ad essa relativi (8). 3. La conferma della richiesta da parte del fiduciario, ai sensi del comma 1, deve essere chiara ed inequivoca, nonché espressa per scritto. 4. Ove siano rispettate le condizioni di cui al presente articolo, unitamente a quelle dell’articolo 3, comma 1, lettera g), al medico e al personale sanitario che hanno attuato tecniche di eutanasia, provocando la morte del paziente, non si applicano le disposizioni degli articoli 575, 579, 580 e 593 del codice penale.

Primo piano


L’ipocrisia che uccide la speranza

di Francesca Romana Poleggi

Alcune note a margine della proposta di legge n. 1582 (1) Terapia nutrizionale - Potenza della neolingua! Far passare per “terapia”, cioè per medicina, il cibo e l’acqua, il nutrimento che va dato a chi da solo non può alimentarsi: i bambini piccoli, gli anziani, i disabili e a tutti quei malati che non riescono a deglutire autonomamente. (2) Chiedere o praticare trattamenti eutanasici - Si poteva scrivere “chiedere o praticare l’eutanasia”. E si poteva scrivere “chiedere di essere ucciso”, o “uccidere”: ma il linguaggio chiaro e veritiero - si sa - non piace alla neolingua, non piace ai cultori della morte. (3) La richiesta di eutanasia deve essere attuale - Non è vero. La norma stessa si smentisce poco dopo quando spiega che si può fare una dichiarazione scritta che sarà fatta valere dal fiduciario quando il soggetto interessato versasse in condizioni di incapacità. Quindi, esattamente come per la legge sulle Dat attualmente già in vigore, la volontà del paziente di morire Primo piano

Salvatore Crisafulli (1965 - 2013), col fratello Pietro. Salvatore è stato un esempio dell’incredibile voglia di vivere delle persone in stato di minima coscienza: dato per spacciato nel 2003, a seguito di un incidente stradale, si è svegliato dal coma nel 2005 e grazie alla tenacia della famiglia che ha continuato a credere in lui, contro il parere dei medici che lo avevano definito “un vegetale”, ha imparato a comunicare attraverso un computer e ha scritto addirittura un libro in cui racconta la sua esperienza di “locked in”, che sente e vede quello che gli accade intorno, pur non riuscendo a comunicare. è presunta e non è certa (né attuale). Tutti coloro che sono riusciti a comunicare, dopo un periodo di coma o di minima coscienza, hanno testimoniato una gran voglia di vivere e che erano terrorizzati dall’idea che gli altri rinunciassero a curarli e ad assisterli. (4) Una malattia produttiva di gravi sofferenze, inguaribile

o con prognosi infausta inferiore a diciotto mesi - Sono tre ipotesi distinte: a) malattia produttiva di gravi sofferenze, b) malattia inguaribile, c) malattia con prognosi infausta inferiore a diciotto mesi. Ragioniamoci su. Prognosi infauste, purtroppo, ce ne sono tante. Ma c’è anche una discreta percentuale di errore: molti muoiono prima del previsto, molti muoiono dopo - molto dopo - le previsioni dei 29 N. 73


medici. E alcuni guariscono: la cultura della morte, invece, uccide innanzi tutto la speranza. Malattie inguaribili: diabete, zoppia, artrosi, tiroidite, ipertensione … e tante altre, a volte invalidanti, a volte non invalidanti. Tutti candidati per l’eutanasia, dunque! La cultura della morte non tiene conto affatto, poi, che le malattie inguaribili sono comunque curabili. Persino i malati di cancro possono condurre una vita più che dignitosa se sottoposti alle cure adeguate. E con adeguate cure palliative - che i cultori della morte ignorano totalmente anche gli ultimi momenti di vita possono essere trascorsi senza dolore. Gravi sofferenze: chi ha il metro per stabilire quando le sofferenze sono “gravi”? L’autodeterminazione del paziente? Ebbene, allora tutti i depressi, anche se perfettamente in salute, anche se la depressione è transitoria e curabile, sono candidati all’eutanasia. Non sarà forse il caso di riflettere sul fatto che una “malattia” mortale che produce gravi sofferenze ce l’abbiamo tutti e si chiama vita? (5) Le alternative terapeutiche - È davvero possibile discutere con un medico di tutte le possibili alternative terapeutiche? E le cure sperimentali? E le terapie

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che al momento presente sono solo ipotesi e nel giro di pochi mesi entrano in specifici protocolli e diventano routine? Senza contare le vere cure palliative e le terapie del dolore che fanno passi da gigante, nonostante che la mentalità eutanasica dilagante non serva affatto a incentivare la ricerca in tale direzione. (6) L’eutanasia non deve provocare sofferenze - E se la “dolce morte” non fosse affatto dolce? Quelli che muoiono di fame e sete o di mancanza d’aria si spengono serenamente? A sentire i racconti sull’agonia di Terri Schiavo, di Eluana Englaro, di Charlie Gard e di Alfie Evans, diremmo proprio di no. Non solo. A detta di Ezekiel Emanuel, un celebre oncologo e bioeticista americano, molte cose possono andare male nel corso di un suicidio assistito (cioè la forma ipocrita di eutanasia per cui è il malato che compie il gesto finale di assumere il veleno preparato dal boia). Molti pazienti vomitano o comunque non prendono abbastanza veleno e si svegliano invece di morire. Uno studio olandese dice che ciò accade almeno nel 7% dei casi. Nel 15%, invece, i pazienti impiegano molto più tempo del previsto per morire. Nel 18%

dei casi i medici sono dovuti intervenire direttamente per somministrare un farmaco letale extra. Tempo fa il Kaiser Health News ha pubblicato un articolo per promuovere un nuovo cocktail di droghe della Valeant Pharmaceuticals (non dimentichiamo che anche dietro all’eutanasia c’è un bel business per le case farmaceutiche e per le cliniche-ammazzatoi): l’articolo spiega alcuni dei dettagli orribili associati con gli attuali farmaci in uso per il suicidio assistito.

L’IPOCRISIA DELLA NEOLINGUA È STUPEFACENTE. NON LASCIAMOCI FARE IL LAVAGGIO DEL CERVELLO DA CHI SA BENE CHE LE PAROLE CAMBIANO LA MENTE.

Primo piano


L’ASSOCIAZIONE RISVEGLIO, CON CASA IRIDE E IL CENTRO ADELPHI, SI OCCUPA DI ACCOGLIERE E FORNIRE CURA E SOSTEGNO ALLE PERSONE IN PERSISTENTE STATO VEGETATIVO O IN STATO DI MINIMA COSCIENZA E AI LORO FAMILIARI. IL SUO PRESIDENTE, L’AVVOCATO FRANCESCO NAPOLITANO, HA DETTO IN UN’INTERVISTA RILASCIATA A PRO VITA LO SCORSO ANNO: «LA “LIBERTÀ” DI MORIRE NON ESISTE E NON PUÒ ESISTERE, PERCHÉ È CONTRARIA AL CONCETTO STESSO DI “LIBERTÀ”, CHE È DENTRO L’UOMO E CONNATURATA AL SUO ESSERE E QUINDI AL SUO ESSERE VIVO. L’UOMO È L’UNICO ESSERE “VIVENTE” IN GRADO DI CONOSCERE E PERCEPIRE LA “LIBERTÀ” INTESA NEL SENSO DI INTERIORE SENTIMENTO, PERCHÉ ESSA FA PARTE DELL’ESSERE UOMO VIVO; ESSA È DUNQUE INTIMAMENTE E INDISSOLUBILMENTE CONNESSA ALLA “VITA” E NON CERTO ALLA SOPPRESSIONE DI ESSA. LA LIBERTÀ “È” ESSA STESSA UN CONNOTATO ESSENZIALE DELLA VITA UMANA, IN SENSO ANTROPOLOGICO E SPIRITUALE. LA AUTODETERMINAZIONE NON PUÒ DUNQUE ARRIVARE AD UNA LIBERTÀ DI “MORTE”. ESSA PUÒ SOLO CONSISTERE NELLA CONSAPEVOLEZZA CHE LA MORTE IN UN CERTO MOMENTO È “NATURALMENTE” IN ARRIVO E CHE LA SI DEBBA ACCETTARE E ACCOMPAGNARE, EVITANDO SOFFERENZE INSOPPORTABILI SOLO PER ALLUNGARE LA VITA PER POCO TEMPO E IN MODO INNATURALE. LA “LIBERTÀ” È DUNQUE QUELLA CHE CI PORTA A MORIRE IN QUESTO MODO E CHE È ESALTATA SE PUÒ GODERE DI UNA AMOREVOLE PRESENZA DI AFFETTI TERRENI E DI VICINANZA TRASCENDENTALE».

Dicono, per esempio, che il Seconal brucia la bocca e la gola del paziente, tanto che alcuni urlano dal dolore. Un altro mix di droghe, utilizzato 67 volte, provoca lunghe agonie (in un caso la morte è sopraggiunta dopo 31 ore!).

Primo piano

Anche Carol Parrot, un medico (?) che pratica l’eutanasia attraverso l’assistenza al suicidio nello Stato di Washington, ha esternato le sue preoccupazioni circa le agonie durate troppo a lungo. Specie nei pazienti che già sono abituati ad antidolorifici (come quasi tutti quelli che chiedono l’eutanasia per “smettere di soffrire”). Ma la cosa può dipendere anche dal

metabolismo individuale che può essere più o meno alterato. Del resto, i medici esperti in sedazione e cure palliative hanno dovuto constatare che certi farmaci che prima si usavano regolarmente per calmare i pazienti, come il valium in dosi massicce, e il roipnol, erano assolutamente da evitare: molti pazienti, finito l’effetto della sedazione hanno testimoniato che l’uno non leniva l’angoscia e il panico per cui era stato somministrato: all’esterno egli sembrava calmo, ma “dentro” si sentiva malissimo, solo che il valium gli impediva di manifestare il suo disagio. Quanto al roipnol, il paziente – anche lì esteriormente calmo e sopito – in realtà soffriva di incubi e allucinazioni mostruose 31 N. 73


che lo facevano stare malissimo (senza poterlo mostrare). Perciò molti medici hanno bandito l’uso di queste sostanze: perché qualcuno – dopo averne sperimentato l’effetto – ha spiegato quali fossero gli inconvenienti. Quelli che invece sperimentano i farmaci che si usano per l’eutanasia, come il povero DJ Fabo, non hanno mai avuto la possibilità di testimoniare se e quanto la morte sia stata “bella” e indolore. (7) Eutanasia senza condizioni Certo. Meglio evitare situazioni imbarazzanti, come quelle che riportano di tanto in tanto le cronache: vecchiette dementi che, in forza di Dat espresse molto tempo prima, vengono soppresse nonostante si ribellino palesemente alla morte. Ultimamente, cosa straordinaria, uno di questi casi è finito davanti all’autorità di controllo sull’eutanasia olandese, la quale ha sancito che la volontà

A PENSARCI BENE, UNA “MALATTIA” MORTALE E CHE PRODUCE “GRAVI SOFFERENZE” CE L’ABBIAMO TUTTI: SI CHIAMA VITA.

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espressa con le Dat è giusto che prevalga sulla volontà attuale di una persona anziana e malata. Quindi, una volta che si firma la richiesta di eutanasia, non vi si ponga alcuna condizione: la cosa si farà e basta, alla faccia dell’autodeterminazione. (8) Serve un’autocertificazione che attesti che il morituro si è documentato in ordine ai profili sanitari, etici e umani relativi all’eutanasia - Basta, ovviamente, l’attestazione sottoscritta. Che poi il malcapitato si sia davvero documentato, in modo completo, oggettivo e veritiero, beh… chi può dirlo? Anche questo viene dato per scontato. Conclusioni La proposta dei Radicali, come tutte le proposte di legge mortifere che sono state approvate, in Olanda, in Belgio, in Lussemburgo, in Canada e in alcuni Stati federati degli Usa, sembra contenere dei paletti e delle garanzie a salvaguardia dell’autodeterminazione dell’individuo e per prevenire ogni abuso. Ebbene, la norma è essa stessa contraddittoria, come abbiamo visto.

LA NORMA È ARCHITETTATA PER RASSICURARE: SEMBRA CHE METTA DEI “PALETTI”, MA POI ESSA STESSA OFFRE IL DESTRO PER SMONTARLI.

Ma non solo: in tutti i luoghi dove l’eutanasia è stata legalizzata, anche sotto forma di “suicidio assistito”(altra espressione ipocrita della neolingua: chiamiamolo “omicidio del consenziente”), nel giro di pochissimo tempo tutti i paletti e le garanzie sono saltati. La morte dilaga, e viene data a piene mani. Perché? Innanzi tutto perché conviene economicamente: l’eutanasia costa meno della chemioterapia, (e le compagnie d’assicurazione oltre Oceano l’hanno subito capito: offrono la copertura per le spese per la morte piuttosto che per la cura). Il Governo canadese ha dichiarato esplicitamente che con l’eutanasia prevede di risparmiare circa 170 milioni di dollari ogni anno. Non solo. Laddove l’eutanasia è legale, si va diffondendo la prassi di consentire contestualmente la donazione di organi a cuore

Primo piano


battente (di recente la cosa è fortemente caldeggiata nella prestigiosa rivista The Journal of Heart and Lung Transplantation): esce dalla stanza del moribondo l’equipe medica che somministra la sedazione profonda e entra l’equipe che preleva gli organi. E quanta gente sarà indotta a chiedere di esser fatta fuori per poter servire come deposito di “pezzi di ricambio”? E quanti disabili saranno considerati inutili da vivi, ma “utili” da morti? Secondo poi, perché il lavaggio del cervello operato dalla cultura della morte ci va convincendo che la vita è “degna di essere vissuta” solo a certe condizioni, e che quindi la morte è “un bene” e un “diritto”. Se è un diritto, allora i medici hanno il dovere di soddisfarlo (e di qui le sanzioni per chi tentasse di sollevare obiezione di coscienza), e se è un bene, per la logica egualitaria, allora va fornito

QUELLI CHE SPERIMENTANO I FARMACI CHE SI USANO PER L’EUTANASIA NON HANNO MAI AVUTO LA POSSIBILITÀ DI TESTIMONIARE SE E QUANTO LA MORTE SIA STATA “BELLA” E INDOLORE.

Primo piano

a tutti (anzitutto ai bambini e agli incapaci: ecco perché i tribunali inglesi hanno fatto uccidere Charlie e Alfie nel loro “best interest”!). Questa bella ragazzina si chiamava Valentina Maureira, aveva 14 anni, ed è divenuta famosa nel 2015 per un video in cui chiedeva un’iniezione che “l’addormentasse per sempre”: un video che ha fatto il giro del mondo e che avrebbe commosso persino i sassi. Ma quando, dopo poco tempo, Valentina ha cambiato idea, la sua dichiarazione di amore per la vita e la sua decisione di impegnarsi per migliorare le strutture ospedaliere e le condizioni dei malati come lei, non ha avuto alcuna pubblicità. Anzi: quando la poverina è morta, i giornaloni l’hanno ricordata solo perché aveva chiesto di poter farla finita.

(foto LifeSiteNews)

DELL’AUTODETERMINAZIONE, CHE È IL CAVALLO DI BATTAGLIA DEI CULTORI DELLA MORTE, IN REALTÀ NON SI TIENE CONTO, NEL MOMENTO IN CUI VIENE UCCISO UN SOGGETTO INCAPACE DI ESPRIMERSI.

E invece cosa le aveva fatto cambiare idea? Il supporto degli psicologi e soprattutto l’affetto dei suoi e di tutte le persone che da tutto il mondo le hanno scritto su Facebook. Allora, ecco l’alternativa all’eutanasia: le cure palliative, le terapie del dolore e il calore umano degli affetti, la vicinanza, la condivisione, la solidarietà. Ne siamo ancora capaci?

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È la fine dell’homo sapiens? di Francesco Avanzini

La cultura della morte sembra davvero a buon punto nella sua missione distruttiva del genere umano Negli ultimi tempi arrivano da più parti segnali inquietanti che fanno temere per il futuro della razza umana. Nel corso della storia ci sono state sicuramente fasi oscure in cui il valore della vita e della dignità umane venivano messe in sottordine rispetto al prevalere di interessi, sfruttamento e violenze. Sono ancora sanguinanti le ferite causate dai totalitarismi del XX secolo e andando a ritroso nel tempo lo schiavismo, il razzismo, l’odio contro le religioni hanno scritto molte pagine oscure. Ma mai come in questa epoca al progresso scientifico e tecnico che sembra far progredire l’umanità verso mete inimmaginabili, si affianca un enorme disprezzo e uno svilimento dell’umano. Dal Seicento con Bacone e Hobbes, e poi con Comte, fino a Hegel, Marx, Nietzsche (fervente ammiratore di Darwin per celebrare il quale coniò la famosa frase «Dio è morto») e Fukuyama, l’autore del famoso saggio Fine della storia, si è tentato di condurre il pensiero e l’agire dell’uomo 34 N. 73

verso l’esaltazione dello Stato e, conseguentemente, l’assoggettamento dell’individuo e lo svilimento della sua dignità e libertà di creatura. Di conseguenza, si può affermare che oggi l’uomo è sotto attacco dal suo concepimento fino alla sua morte. Si assiste a una costante perdita delle prerogative che fanno della nostra specie il culmine degli esseri viventi presenti in natura. Sembra quasi che si faccia a gara a instillare odio verso l’uomo. Così si sta prendendo una china che rischia di percorrere in senso contrario il cammino evolutivo del genere Homo (per come intendono l’evoluzione i darwinisti e neodarwinisti). Secondo dati dell’Oms l’anno scorso sono stati praticati 42 milioni di aborti. In Italia dal 1978, anno dell’entrata in vigore della legge 194, il totale è di 5.814.635 (l’ultimo dato disponibile è del 2016): numeri che richiamano alla memoria, e le superano, antiche stragi di innocenti e che non considerano le centinaia di migliaia di cripto aborti che avvengono

AL PROGRESSO SCIENTIFICO E TECNICO, CHE SEMBRA FAR PROGREDIRE L’UMANITÀ VERSO METE INIMMAGINABILI, SI AFFIANCA UN ENORME DISPREZZO E SVILIMENTO DELL’UMANO.

Una caricatura molto significativa di Charles Darwin, il padre dell’evoluzionismo (ideologia, non scienza…)


per le pillole post coitali e internazionale di immunologia di trattamento), è entrata in contraccettive, né l’ecatombe svoltosi a Roma di introdurre vigore il 31 gennaio 2018 di bambini causata dalla un vaccino anticoncezionale. sotto il governo del “cattolico” fecondazione artificiale. Il fiammingo John Crombez, Gentiloni, e, al pari della Dalla seconda metà del secolo leader del Partito Socialista legge sulle unioni civili, è stata scorso abbiamo subito un Differente, ha detto che si presentata come una priorità, profluvio di esortazioni e dovrebbe «impedire ad alcune rispetto a temi di urgenza molto raccomandazioni, rivestite di persone, almeno per un periodo, più grave. Ma a questo ci si è un alone pseudoscientifico, a di avere figli». ormai quasi assuefatti, perfino non mettere al mondo figli, La procreazione è ormai con il tacito assenso e talvolta disgiungendo così la sessualità considerata alla stregua di una con il voto favorevole dei dal suo scopo principale, malattia da cui è necessario parlamentari cattolici. quello di trasmettere la vita. difendersi. Giornalisti, divulgatori, Ma anche spostandosi all’altro blog e social network, Ong, confine estremo della vita, al e anche grandi organismi suo termine, gli scenari sono sovranazionali, primi fra sempre più inquietanti. Nei tutti l’Onu e le sue agenzie Paese dove è stata legalizzata (Unicef, Unesco, Unfpa…), l’eutanasia (o il suicidio costituiscono l’esercito del assistito) la morte dilaga: è un neo-malthusianesimo e chi “diritto” che per “equità” va si oppone viene bollato di riconosciuto a tutti: anche a chi oscurantismo e bigottismo. non ha dato esplicito consenso! È del 1992, come viene Il Parlamento italiano ha voluto riportato nell´interessantissimo precipitosamente assecondare libro di Enzo Pennetta Inchiesta anche questa deriva e così la sul darwinismo (Cantagalli legge sul testamento biologico, 2011), la proposta scaturita la n. 219 del 22 dicembre nell’ambito di un convegno 2017 (Disposizioni anticipate 35 N. 73


SI ASSISTE A UNA COSTANTE PERDITA DELLE PREROGATIVE CHE FANNO DELLA NOSTRA SPECIE IL CULMINE DEGLI ESSERI VIVENTI PRESENTI IN NATURA. C’è una preoccupazione sicuramente condivisibile per le sorti del pianeta. Ma chi si cura realmente dell’abitante principale della Terra, troppe volte additato ingiustamente come colpevole di cambiamenti climatici e disastri naturali? L’ultima visita dell’ex presidente Obama in Italia, svoltasi al suono delle trombe dei soliti mondialisti e con becera ostentazione di lusso, a dispetto degli ideali “democratici” di cui si fa portavoce, non ha fatto altro che riproporre gli stucchevoli lamenti del suo mentore Al Gore che sostiene essere l’uomo l’imputato principale dei disastri naturali: siccità, terremoti, carestie e via distruggendo. Secondo l’ideologia neo-malthusiana il problema più grave dell’umanità sarebbe costituito dalla sovrappopolazione del nostro pianeta. Concetto ampiamente smentito dagli studi scientifici più seri.

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Ma per questo e per motivi economici, vista la crescente spesa sanitaria e pensionistica, sarebbe ormai ora, per molti, di considerare l’eutanasia alla stregua di una soluzione praticabile. Altri fattori contribuiscono ad accelerare il viaggio verso il baratro. L’omosessualismo sfrenato e propagandato dai media, talvolta persino giustificato da qualche sacerdote ipermisericordioso e a corto di teologia, non può che peggiorare la progressione inarrestabile del tasso di denatalità che affligge l’Italia in modo particolare. E proprio dalla galassia omosessualista andiamo assistendo allo sdoganamento di “mode” veramente inquietanti. Non bastano le decine di diversi generi sessuali inventati dai sostenitori del sesso liquido, adesso ci sentiamo più evoluti da quando sappiamo che esistono anche gli uomini-cane.


Trans - specismo (fonte: Osservatorio Gender)

Sono comparse sui media foto raccapriccianti di esseri umani vestiti con un costume in lattice che riproduce il manto di un cane, che si atteggiano e camminano come quadrupedi (e a volte fanno sesso con i loro “padroni”). Per restare nel mondo animale è recente, e per fortuna non premiato da successo alle scorse elezioni del 4 marzo 2018, il varo di una nuova formazione politica (quasi ce ne fosse bisogno) che risponde al nome di “Movimento animalista” fondato da Michela Brambilla con il sostegno di Silvio Berlusconi. Chissà, un giorno potremmo avere anche parlamentari a quattro zampe, dato che, come è successo in Spagna, molti animali sono stati riconosciuti come portatori di

CHI SI OPPONE ALLE IDEE NEO-MALTHUSIANE VEICOLATE A LIVELLO MONDIALE DALL’ONU E DALLE SUE AGENZIE VIENE BOLLATO COME OSCURANTISTA E BIGOTTO.

diritti al pari degli esseri umani. Quindi perché non estendere anche a loro i vitalizi o il reddito di cittadinanza? Purtroppo, non c’è da scherzare. Potrebbe avvicinarsi la fine dell’homo sapiens. D’altronde le scienze naturali ci mostrano come le specie non siano eterne e pertanto potremmo assistere non solo alla sostituzione etnica tra i popoli e le razze, ma addirittura alla fine dell’umanità per mano dell’uomo stesso.

Per fortuna e per grazia, il destino ultimo dell’uomo non è scritto nella sola biologia. E c’è una maggioranza silenziosa dotata di buon senso che forse ha capito che deve smettere di essere silenziosa. I segnali positivi non mancano. Il fatto che state leggendo queste pagine, cari Lettori, è uno di questi!

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Riflettendo sulla iniqua legge 194

di Roberto Festa

(senza se e senza ma)

Alcune organizzazioni portano in tribunale gli Stati europei per “negligenza nell’affrontare il cambiamento climatico”: a quando l’accusa di negligenza nell’affrontare l’ecatombe di bambini nel grembo materno? «Clima: Ong, azione legale contro la Francia per negligenza», così titolava una agenzia di stampa (Agi/Afp) dello scorso dicembre, nella quale si poteva leggere quanto segue: «Un gruppo di Ong, tra cui Greenpeace e Oxfam, ha avviato un’azione legale contro lo Stato francese accusandolo di negligenza nell’affrontare il cambiamento climatico. L’iniziativa arriva dopo che un’azione simile è stata compiuta dagli agricoltori in Germania, e dopo che il governo olandese ha perso una causa sulla riduzione delle emissioni di gas serra portato in tribunale da un gruppo per i diritti ambientali». Perché riprendere una tale notizia in questa rivista? Certamente la “custodia del creato”, lo sfruttamento responsabile delle sue risorse e l’equa distribuzione dei prodotti, hanno molto a che fare con il bene dell’uomo e la tutela della vita umana, oggi più che mai. 38 N. 73

Non a caso anche la Chiesa ha definito il concetto di ecologia umana integrale, come corretta visione della problematica e come antidoto a ogni riduzionismo ecologista, ambientalista, animalista, etc. che finisce con l’essere sempre, più o meno velatamente, antiumano, soprattutto quando vede nel “cucciolo d’uomo” e nel suo ostinato voler venire al mondo la principale minaccia al benessere del pianeta. Tuttavia, fermare la riflessione a questo tema, in cui tracciare il confine che separa un sano prendersi cura dell’ambiente dalle ideologie antiumane può essere difficile, sarebbe un ottimo esempio di arma di “distrazione” di massa. Però, si può partire dalla notizia di

alcune organizzazioni che portano in tribunale gli Stati europei per “negligenza nell’affrontare il cambiamento climatico”, ma la domanda che immediatamente deve seguire è: a quando l’accusa di “negligenza nell’affrontare l’ecatombe di bambini nel grembo materno”?

Questo è un manifesto, affisso grazie agli amici di Ora et Labora in Difesa della Vita davanti all’ospedale Mangiagalli di Milano, che dagli abortisti è stato considerato violento e offensivo per le donne incinte in difficoltà.


TUTTE LE LEGGI CHE CONSENTONO E QUINDI AGEVOLANO E FINANZIANO GLI ABORTI PROCURATI SARANNO PRIMA O POI GIUDICATE AL TRIBUNALE DELLA STORIA E DI DIO

Tutte le leggi che consentono e quindi agevolano e finanziano gli aborti procurati saranno prima o poi giudicate al tribunale della storia e di Dio, come è stato per altre leggi “umane” che, discriminando la dignità degli esseri umani, sono state condannate con vergogna dal genere umano. A maggior ragione lo saranno le leggi che consentono l’aborto in quanto direttamente omicide. Nell’anno scorso, a fronte dei circa 140 milioni di bambini nati nel mondo, ne sono stati volontariamente abortiti circa 42 milioni (senza contare gli

aborti in pillole, né le vittime della fecondazione artificiale). Il danno derivante dall’uccisione di queste persone allo sbocciare della loro esistenza, sul piano individuale, familiare, sociale, culturale, economico, di giustizia, di progresso, di salute, è incalcolabile. Considerando una aspettativa di vita media di 80 anni, abbiamo perso 480 milioni di anni-vitauomo. Ma non solo loro, mancano i figli che avrebbero avuto e mancheranno i loro nipoti e tutte le generazioni che sarebbero seguite. Manca all’appello il contributo umano e sociale che ciascuno di loro, in maniera unica irripetibile, avrebbe portato nel mondo e

No, non si tocca: va abrogata del tutto

in questo nostro Paese che non scorge alcuno spiraglio di ripresa dalla terribile crisi demografica in cui è piombato, crisi demografica che semplicemente non ci sarebbe se a quei sei milioni di bambini, abortiti dal 1978 in qua, che già esistevano, fosse stato permesso di nascere e crescere. E tutto questo grazie a una legge che in modo beffardo si intitola «Norme per la tutela della maternità». Pur senza dimenticare che la responsabilità è personale, di fatto la legge 194/78 è un assurdo giuridico dal primo all’ultimo articolo, la cui

NEL 2018 SONO NATI CIRCA 140 MILIONI DI BAMBINI. NE SONO STATI ABORTITI 42 MILIONI. ABBIAMO PERSO 480 MILIONI DI ANNI-VITA-UOMO. E ABBIAMO PERSO TUTTI QUELLI CHE COSTORO AVREBBERO GENERATO.

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PER LEGALIZZARE L’ABORTO È STATA MESSA IN CONTRASTO LA VITA DEL FIGLIO CON LA SALUTE DELLA MADRE, IL CHE È UN’ASSURDITÀ SCIENTIFICA.

applicazione in 40 anni di storia repubblicana ha seminato morte e disperazione nel nostro Paese. È una legge dello Stato di cui in un certo modo siamo tutti socialmente responsabili. È una legge osannata “per la tutela della donna” e poi consente il femminicidio legale e sicuro di circa la metà dei bambini non nati (senza contare le gravi conseguenze psichiche e fisiche che ha l’aborto sulle madri).

Nell’art. 1 «Lo Stato … riconosce il valore sociale della maternità e tutela la vita umana dal suo inizio. L’interruzione volontaria della gravidanza, di cui alla presente legge, non è mezzo per il controllo delle nascite. Lo Stato, le regioni e gli enti locali … promuovono e sviluppano i servizi socio-sanitari, nonché altre iniziative necessarie per evitare che l’aborto sia usato

Amali entrambi: l’aborto uccide l’uno e ferisce l’altra.

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ai fini della limitazione delle nascite»: non solo questa norma non è stata mai realizzata, ma quando si intraprendono (si veda Verona, “Città per la vita”, la Regione Liguria e gli altri Enti locali che hanno tentato di seguirne l’esempio con più o meno successo) iniziative in tal senso si scatenano gli isterismi degli abortisti. L’art. 2 prevede che «I consultori familiari … assistono la donna in stato di gravidanza… contribuendo a far superare le cause che potrebbero indurre la donna all’interruzione della gravidanza. I consultori sulla base di appositi regolamenti o convenzioni possono avvalersi della collaborazione volontaria di idonee formazioni sociali di base e di associazioni del volontariato, che possono anche aiutare la maternità difficile dopo la nascita»: è in barba alla legalità, quindi, che nell’attuale assetto socio-sanitario il volontariato pro life viene deliberatamente estromesso da consultori e ospedali. Artt. 4 e 5: (4) Per l’interruzione volontaria della gravidanza entro i primi novanta giorni,


la donna che accusi circostanze per le quali la prosecuzione della gravidanza, il parto o la maternità comporterebbero un serio pericolo per la sua salute fisica o psichica … si rivolge ad un consultorio pubblico … o a una struttura sociosanitaria a ciò abilitata dalla regione, o a un medico di sua fiducia. (5) Al termine dell’incontro il medico … sulla base delle circostanze di cui all’articolo 4, le rilascia copia di un documento … per ottenere la interruzione della gravidanza. L’unico modo per consentire l’aborto fu mettere in contrasto la vita del figlio con la salute della madre: un’assurdità scientifica. E in pratica i medici rilasciano il certificato per abortire senza battere ciglio. L’art. 6, «L’interruzione volontaria della gravidanza, dopo i primi novanta giorni, può essere praticata … quando siano accertati processi patologici, tra cui quelli relativi a

rilevanti anomalie o malformazioni del nascituro», è norma degna del Terzo Reich: del resto l’eugenetica è nata molto prima del Nazismo, in Francia e in Inghilterra, ed è evidente come sia brillantemente sopravvissuta ad esso fino ad oggi. Gli artt. 3, 8 e 10, stabiliscono i fondi per coprire le spese e l’organizzazione dei luoghi dove praticare gli aborti. Gli ospedali non sono più luoghi di cura della vita e promozione della salute, ma diventano luoghi in cui viene data la morte e minata la salute. E poiché i costi degli interventi sono a carico dello Stato, ogni contribuente diviene in qualche modo e anche suo malgrado complice della carneficina. Qualche anno fa il Servizio sanitario nazionale si rese conto che si stava stabilendo una certa tendenza a ricorrere con facilità al taglio cesareo: subito

sono state emanate, circolari, raccomandazioni, linee guida, obiettivi aziendali, indagini, corsi di aggiornamento… Oppure, si pensi al recente clamore sulle vaccinazioni obbligatorie. Invece, rispetto al fatto che ogni anno in Italia un quinto dei bambini concepiti vengano uccisi con la bufala del rischio della salute della madre, nessuno ha proprio nulla da eccepire. L’art. 9 prevede l’obiezione di coscienza. È un sacrosanto diritto, ma soprattutto è un dovere deontologico di tutto il personale sanitario ed ausiliario. Tuttavia, la legge ha sancito l’estromissione degli obiettori dall’iter consultoriale di assistenza alla donna, col risultato che i consultori familiari, istituiti per perseguire la tutela della salute della donna e del “prodotto del concepimento” (la 194 non parla mai né di figlio, né di bambino), ne sono usciti snaturati.

OGNI ANNO IN ITALIA UN QUINTO DEI BAMBINI CONCEPITI VENGONO UCCISI CON LA BUFALA DEL RISCHIO DELLA SALUTE DELLA MADRE.

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Per l’art. 12 le minorenni possono abortire senza il consenso e/o senza informare i genitori, con l’intervento di un giudice che spesso si limita a firmare e timbrare la carta che gli mettono sotto il naso. L’art. 15 prevede l’aggiornamento del personale sanitario ed esercente le arti ausiliarie «su questioni relative all’educazione sessuale, al decorso della gravidanza, al parto»: nulla di tutto questo è stato mai fatto in nessuna regione. Per l’art. 19 l’aborto procurato restava reato ed era penalmente punito se praticato senza osservare le modalità indicate nella legge. Il Governo Renzi nel 2016 lo ha depenalizzato

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e lo ha trasformato in un illecito amministrativo per la donna, che viene condannata a pagare una sanzione pecuniaria. Resta il reato e la reclusione per chi lo pratica. Ma l’aborto clandestino continuava e continua indisturbato: secondo dati pubblicati anche da La Repubblica se ne contano ancora decine di migliaia. Ciò vuol dire che la legalizzazione (dell’aborto, come quella di ogni altro fenomeno antisociale e antiumano) non serve a eliminare i comportamenti delittuosi. Siamo tutti colpevoli, in una sorta di grande, collettivo concorso di colpa: colpevoli

se, gente comune o alti funzionari, continuiamo a ignorare la strage; colpevoli sono i medici e gli infermieri abortisti, ma anche tutti gli altri che non alzano la voce contro; colpevoli le famiglie che non accolgono i figli, colpevoli i padri che meschinamente scappano dalle loro responsabilità, colpevoli le madri che chiudono il cuore al frutto del loro seno. Un solo innocente c’è: è il bambino che segretamente se ne va in silenzio, in un attimo togliendo il disturbo senza una voce, senza uno sguardo, lasciando forse appena una traccia del battito del suo cuoricino su un ecocardiografo. Forse un giorno qualche Ong chiamerà in giudizio gli Stati sovrani per negligenza sulla lotta all’aborto procurato. Questi innocenti sostengono la nostra speranza. La loro innocenza salverà il mondo.


A DIFFONDERE LA CULTURA DELLA VITA! Per abortire fino a sei mesi (e oltre) bisogna trovare una “buona scusa” (per esempio? Il piede torto, o il labbro leporino, o la Trisomia 21!...). Ma fino a dodici settimane la legge italiana consente l’uccisione dei bambini a richiesta, senza troppe spiegazioni. La spilletta colore oro che vedete è la riproduzione esatta della grandezza dei

piedini di un bambino alla dodicesima settimana di gestazione: per alcuni è ancora un «grumo di cellule» o il «prodotto del concepimento». Il bambino in plastica è invece la riproduzione di com’è un bimbo nella pancia a 10 settimane. Il portachiavi, infine, è un utile accessorio per ricordare i cinque anni della nostra Notizie ProVita.

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Aldo Rocco Vitale di Aldo Vitale

I bambini non si comprano La sentenza n. 02173/2019 della Corte di Cassazione chiarisce la criminosità dell’utero in affitto

La pratica dell’utero in affitto è regolata ed espressamente vietata dall’articolo 12 comma 6 legge 40/2004 ai sensi del quale «chiunque, in qualsiasi forma, realizza, organizza o pubblicizza la commercializzazione di gameti o di embrioni o la surrogazione di maternità è punito con la reclusione da tre mesi a due anni e con la multa da 600.000 a un milione di euro». Per aggirare un simile ostacolo normativo, tuttavia, le persone che decidono di ricorrere ugualmente alla pratica del “mercato dei figli”, per citare la appropriata definizione di condanna morale della nota femminista lesbica Julie Bindel, migrano all’estero, in Paesi come l’Ucraina in cui non soltanto è lecito praticare sia la maternità surrogata gratuita che quella commerciale, ma addirittura è lecito modificare l’atto di nascita del nato “intestandolo” a nome dei rda il momento di attestazione soggetti committenti. ento esiziale, per esempio L’ordinamento italiano, criteri dituttavia, accertamento contempladella anche

r quanto riguarda gli effetti che N. 73 morte44 discendono, per esempio,

altri due reati, quello previsto dall’articolo 71 della legge 184/1983 ai sensi del quale «chiunque, in violazione delle norme di legge in materia di adozione, affida a terzi con carattere definitivo un minore, ovvero lo avvia all’estero perché sia definitivamente affidato, è punito con la reclusione da uno a tre anni», e l’articolo 567 del Codice Penale ai sensi del quale «chiunque, mediante la sostituzione di un neonato, ne altera lo stato civile è punito con la reclusione da tre a dieci anni. Si applica la reclusione [da cinque a quindici anni] a

chiunque, nella formazione di un atto di nascita, altera lo stato civile di un neonato, mediante false certificazioni, false attestazioni o altre falsità». L’insieme delle tre suddette norme è stato predisposto con l’intento di evitare, per l’appunto, anche all’interno delle “semplici” operazioni adottive, così come in ogni altro caso e a maggior ragione


nell’eventualità di utero in affitto, il commercio dei minori che potrebbero essere compravenduti per la soddisfazione delle impellenze genitoriali della coppia committente. Le pronunce dei tribunali italiani sono state lungamente altalenanti sul punto. La norma della legge 40/2004 non è stata mai applicata, probabilmente più per avversione ideologica nei confronti dell’intera legge che per reali motivi giuridici che hanno spinto alla disapplicazione della stessa. Le altre due norme, invece, sono state evocate in processi penali, sorti in seguito a procedure di utero in affitto, con alterne vicende.

Così, per esempio, se in diversi casi il Tribunale di Trieste (con sentenza del 4/10/2013), il Tribunale di Varese (con sentenza dell’8/10/2014) e il Tribunale di Pisa (con sentenza del 19/06/2016) hanno assolto le coppie committenti dall’accusa di alterazione dello stato civile e per falsa dichiarazione al pubblico ufficiale dell’anagrafe sull’assunto che all’estero (nel caso concreto spesso in Ucraina) la maternità surrogata è legale, altre volte in altri casi il Tribunale di Brescia (con sentenza del 26/11/2013) e il Tribunale di Milano (con sentenza del 8/4/2014) hanno condannato le coppie committenti proprio per il reato di alterazione di stato e falsa dichiarazione. Tuttavia, la Corte di Cassazione con la recente sentenza

L’ART. 12, COMMA 6, L. 40/2004, L’ART. 71, L. 184/1983 E L’ART. 567 C.P. SONO STATI PREDISPOSTI PER VIETARE E REPRIMERE IL COMMERCIO DI BAMBINI.

n. 02173/2019 sembra aver innovato lo scenario. Il caso in breve: la coppia Tizio e Tizia, d’accordo con il medico Sempronio, hanno pagato a quest’ultimo la somma di euro 20.500 affinché Sempronio alterasse i documenti relativi alla nascita di Caietto, figlio naturale di Caia e anch’essa parte dell’accordo per la cessione del nato.

COLORO CHE RICORRONO ALL’UTERO IN AFFITTO ALL’ESTERO OTTENGONO LA MODIFICA DELL’ATTO DI NASCITA DEL BAMBINO “INTESTANDOLO” A NOME DEI SOGGETTI COMMITTENTI: ESSI COMMETTONO COSÌ TRE REATI, PREVISTI DAL NOSTRO ORDINAMENTO GIURIDICO.

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Potete chiedere a redazione@notizieprovita.it il dvd del documentario Breeders che raccoglie testimonianze agghiaccianti di donne coinvolte nel turpe mercimonio di bambini.

Il giorno della nascita di Caietto i committenti Tizio e Tizia, addirittura presenti in sala parto, consegnano al medico, alla presenza della partoriente Caia, la somma di danaro. Il medico Sempronio, tuttavia, non riesce a falsificare i documenti pur essendo stato intanto consegnato il neonato alla coppia di committenti. Il Tribunale di primo grado e la Corte d’Appello condannano la madre naturale. La Corte di Cassazione ha stabilito che la condotta dei

MA SE I BAMBINI SI POSSONO FABBRICARE IN PROVETTA, SI POSSONO CONGELARE E SCONGELARE, SI POSSONO UCCIDERE CON L’ABORTO, PERCHÉ NON SI POSSONO VENDERE E COMPRARE?

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committenti è corruzione poiché il medico nell’esercizio delle sue funzioni e in quello di redazione dei documenti pubblici come l’atto di nascita è un pubblico ufficiale. La Corte di Cassazione ha altresì precisato che da parte del medico vi sono stati due tipi di grave abuso: il primo, consistente nella consegna del neonato alla coppia diversa da quella dei genitori naturali, in violazione delle leggi sull’adozione, e per un corrispettivo in denaro; il secondo consistente nella promessa – comunque non realizzata – di alterazione dello stato di nascita che, ove verificatasi, avrebbe integrato il più grave reato di cui all’articolo 567 del Codice Penale. I giudici della Cassazione, inoltre, hanno puntualizzato che il contratto con cui si commissiona, tramite la

LA CASSAZIONE HA CONDANNATO I COMMITTENTI E IL MEDICO: IL CONTRATTO DELL’AFFITTO DI UTERO, «UN ACCORDO ILLECITO NELLA CAUSA, SUSCETTIBILE DI ESSERE INQUADRATO NELLO SCHEMA DELLA CORRUZIONE».

procedura dell’affitto di utero, l’alterazione dello stato di nascita del neonato è «un accordo illecito nella causa, suscettibile di essere inquadrato nello schema della corruzione, stante la qualifica di esercente di pubblico servizio del medico ginecologo, e la sufficienza della promessa di compiere l’atto contrario per consumare il delitto di corruzione – il falso stato di nascita – e tenuto conto che un atto contrario è stato effettivamente posto in essere con la consegna del neonato ad una coppia diversa dai genitori naturali».


LA SENTENZA 02173/2019 VA CERTAMENTE ACCOLTA CON SODDISFAZIONE. C’È - PURTROPPO - UN VULNUS, PERÒ: POTREBBE LASCIARE UNO SPIRAGLIO APERTO PER LA LICEITÀ DELL’ “UTERO IN COMODATO”: MA SE I BAMBINI NON SONO OGGETTI, SOLO NON SI COMPRANO: NEANCHE SI REGALANO.

I giudici della Corte, infatti, hanno ritenuto che la ratio di un tale divieto e di un tale reato è evidente poiché «chi affida illegittimamente il minore viola sempre l’interesse del minore ad un affidamento nel rispetto di tutte le condizioni poste a sua tutela (stabilità della coppia affidataria, maturità e capacità educativa della stessa, etc.); chi lo riceve è punito, invece, solo se ha pagato, evidentemente perché non si è ritenuto meritevole di pena colui che lo riceva per appagare un desiderio naturale di genitorialità, senza ricorso a strumenti latamente corruttivi». Alla luce di tutto ciò la Corte ha rigettato i ricorsi dei ricorrenti

confermando la condanna ad un anno di reclusione per il reato di cui all’articolo 71 della legge 184/1983. Da tutto ciò emerge quanto florido sia il mercato dell’utero in affitto, quanto rischiosa sia una tale pratica per la violazione degli interessi e dei diritti fondamentali del minore ridotto a merce di scambio, quanto tale pratica rischi di alterare l’etica medica e il rapporto medico-paziente in quanto il medico diventa un agente di intermediazione per la compravendita di diritti e di esseri umani. La pronuncia della Corte di Cassazione, dunque, pone

un punto fermo, persino di carattere penalistico, in quella grottesca babele giudiziaria che in questi anni ha visto susseguirsi pronunce contrastanti della giurisprudenza di merito sul punto, sperando che ciò conduca ad una compiuta riflessione del legislatore verso non soltanto la creazione di legislazione chiara, unitaria e più omogenea sul tema, ma che comporti altresì un inasprimento della dimensione sanzionatoria per prevenire l’ampliarsi ulteriore dell’industria dell’utero in affitto che copiosamente lucra a discapito della dignità del diritto e degli esseri umani in essa coinvolti.

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La gioia della vita

di Denise Biscossi

La vita è sempre un dono da accogliere e da difendere perché è nell’accoglienza e nella difesa della vita che si genera altra vita Oggi ero vicino a nostro figlio e lo seguivo nel suo studio della lingua inglese. E per la prima volta mi sono resa conto che gli inglesi utilizzano la stessa parola “work” sia per il lavoro, che per il funzionamento. In un attimo ho collegato questa triste realtà di oggi: l’essere umano funziona se lavora e se dunque è capace di produrre. Ecco l’accanimento di tanti nel diffondere questa cultura della morte, spaventando i giovani di fronte alla possibilità di un nascituro con malformazioni. Proprio di spavento si tratta perché nessuno può per certo sapere come realmente sarà la vita di quella creatura. Ci sono delle statistiche che in alcuni casi sbagliano anche di tanto, dando percentuali

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di malformazioni su bambini sani... Quando un figlio o una figlia si ammala, noi genitori stiamo loro vicino. Ci prendiamo cura di loro e se anche questa malattia o qualche evento particolare dovesse portarli a una vita di disabilità, il nostro amore e la nostra cura verso di loro, deboli e indifesi, aumenterebbe. Non solo. Saremmo anche spettatori di tanta solidarietà e di tanti aiuti. Ma che cosa succede se questa malattia o disabilità venisse in qualche modo diagnosticata prima? Ecco che quella stessa solidarietà si trasforma in ipocrisia: «meglio che non nasca». Perché? Perché negare a se stessi e al mondo un dono così grande?

SE UN FIGLIO SI AMMALA, I GENITORI LO CURANO E LO ACCUDISCONO; SE LA MALATTIA VIENE DIAGNOSTICATA IN UTERO, LO DEVONO UCCIDERE?


CI HANNO COME ANESTETIZZATO, TANTO DA ARRIVARE A SENTIRE LA VITA CHE CRESCE NELL’UTERO DELLA MAMMA COME UN QUALCOSA DA CUI STARE IN GUARDIA E DA ELIMINARE SE IMPERFETTA.

Come arrivano i genitori a decidere di uccidere con l’aborto il proprio figlio debole e indifeso? Ci hanno come anestetizzato, tanto da arrivare a sentire la vita che cresce nell’utero della mamma come un qualcosa da cui stare in guardia e da eliminare se imperfetta.

Ma la vita è altro dalle cose! La vita è sempre un dono da accogliere e da difendere perché è nell’accoglienza e nella difesa della vita che si genera altra vita che non si ferma davanti alle difficoltà ma va avanti. Si pensa sempre alla sofferenza della creatura in vita ma poco o per nulla si pensa allo spavento, alla paura del bambino nell’utero della mamma, il posto dove dovrebbe essere più al sicuro, crescendo indisturbato e protetto. Non si pensa alla sofferenza del

suo trovare la morte là dove si sta sviluppando la sua vita. È incredibile, nessuno parla ai genitori di questo e neppure delle conseguenze. Né si pensa alle gioie che si vivono quotidianamente inframezzate al dolore: ogni vita in qualsiasi circostanza è un misto di gioia e dolore! Non lasciamoci anestetizzare, rimaniamo vigili: il dono della vita è prezioso, sta a noi proteggerlo dalle mani di chi, per motivi estranei alla vera custodia dell’umano, ha interesse ideologico o economico a uccidere.

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di Marco Bertogna

Maria, Regina di Scozia

Fonte foto: comingsoon.it

Titolo: Mary Queen of Scots Stato e Anno: USA, 2018 Regia: Josie Rourke Durata: 124 min. Genere: Drammatico

Nel panorama del cinema odierno segnaliamo alcuni film “controcorrente”, che trasmettano almeno in parte messaggi valoriali positivi e che stimolino il senso critico rispetto ai disvalori imperanti. Questo non implica la promozione, né l’approvazione globale delle opere recensite da parte di ProVita Onlus.

Maria ed Elisabetta sono cugine, vorrebbero essere sorelle ma per motivi familiari, politici e religiosi non possono frequentarsi. Hanno entrambe la naturale aspirazione ad avere una famiglia con figli, ma le difficoltà del contesto in cui vivono rendono difficili i desideri naturali di queste due donne. Maria ed Elisabetta sono due regine: la prima, Maria Stuart, cattolica, moglie di Francesco II di Francia e rimasta vedova subito dopo il matrimonio, è la regina di Scozia ed ha l’ambizione di riunire sotto un unico regno anche l’Inghilterra; la seconda, Elisabetta I, è la regina d’Inghilterra. Entrambe le donne hanno vicino consiglieri maschi e nel 1560 la considerazione di una donna al potere era sempre messa in discussione da un maschilismo dominante; per di più il cattolicesimo di Maria era non tollerato in un Paese che stava diventando protestante. Le due donne prendono percorsi di vita molto differenti: Maria si risposa e, seppur delusa e afflitta dall’orientamento sessuale ambiguo del marito, partorisce il figlio maschio tanto atteso per essere l’erede al trono; Elisabetta I, complice anche la malattia contratta (vaiolo), non si sposa e non avrà figli per rispondere quotidianamente alle responsabilità del ruolo che ricopre. La vicenda, che vede protagoniste queste due regine, offre due letture diverse: una aderente alla storia e ai fatti accaduti in quel

periodo (e poco noti); la seconda lettura invece prova a interpretare ciò che i fatti storici non descrivono, ad andare in profondità e a rappresentare l’umanità dei personaggi che questa storia hanno vissuta. I fatti ci dicono che entrambe hanno decretato la morte di uomini e donne: Maria ha deciso l’intervento del suo esercito per difendersi dalle rappresaglie mosse nei suoi confronti accettando che ci fosse spargimento di sangue; Elisabetta, oltre alle azioni militari, firmerà la condanna alla ghigliottina della cugina Maria, usurpandone il trono. Come si può arrivare a questo? Come si può scegliere la morte e non la vita? Evidentemente per quanto un uomo o una donna abbiano caratteri forti, nei momenti critici e non adeguatamente consigliati, possono intraprendere percorsi di vita, affettivi, familiari, lavorativi, amicali che portano alla distruzione (immediata e semplicistica) e dimenticano l’edificazione (lunga e impegnativa) dei rapporti personali e sociali. Maria, regina di Scozia è un film del 2018 per la regia di Josie Rourke con protagoniste Saoirse Ronan (Maria Stuart) e Margot Robbiet (Elisabetta I); mentre per la regista è la sua opera prima (Josie Rourke è una regista teatrale), per le due protagoniste si tratta dell’ennesima grande prova a conferma dello spessore e della bravura di queste due splendidi attrici.


Letture pro life Francesco Mario Agnoli,

LA SISTEMAZIONE DEL CORPO BIOGRAFIA IN TERZA PERSONA Il Cerchio

Alvise, protagonista del romanzo autobiografico di un valente magistrato che scrive saggi e romanzi storici controcorrente, è un animo pensoso, problematico, sarcastico, autoironico. Ha un pensiero ricorrente, Alvise: quello di decidere che sistemazione dare alle sue spoglie. Da giovane era sicurissimo sul da farsi e poi giorno dopo giorno modifica gradualmente le sue idee grazie alla sua esperienza di vita e di fede, vissuta via via sempre più profondamente. La forza narrativa, elegante e mai noiosa, alterna vicende giudiziarie a meravigliose scalate in montagna, dove il protagonista riesce a ritrovare se stesso e a meditare realmente sul senso del suo agire.

Davide Mingrino

CITTADINI E POLITICI UN ABC STURZIANO Youcanprint

A Papà, un Sant’Uomo!”. Con questa dedica al papà Davide Mingrino apre il libro “Cittadini e politici - Un Abc Sturziano”, ed. Youcanprint (www.youcanprint – info@youcanprint.it), con l’intenzione di devolvere gli utili della vendita del libro per il processo di beatificazione e canonizzazione del servo di Dio don Luigi Sturzo. L’autore ha fatto un lavoro sugli scritti di don Sturzo, cercando di estrapolare quelle frasi che potessero essere declinate come massime, ne ha ricavato uno scritto che fa scoprire, su un indice che va dalla A alla Z dei più importanti temi di etica, quanto don Sturzo ha scritto nell’anelito di curare e sviluppare un’etica della cittadinanza, ispirata ai principi non negoziabili della vita, della famiglia, e della libertà educativa.

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