Aria nuova in famiglia!

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Trento CDM Restituzione

Anno VII | Febbraio 2019 Rivista Mensile N. 71

MEMBER OF THE WORLD CONGRESS OF FAMILIES

Notizie

“Nel nome di chi non può parlare”

POSTE ITALIANE S.P.A. – SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE – D.L. 353/2003 (CONV. IN L. 27/02/2004 N.46) ART. 1, COMMA 1 NE/TN

Organo informativo ufficiale dell’associazione ProVita Onlus - Organizzazione Non Lucrativa di Utilità Sociale -

Ricordando eluana, dieci anni dopo

fontana: I primi sette mesi di governo, bilanci e prospettive

WCF a verona, cittÀ della famiglia. intervista al sindaco sboarina

di paolo gulisano, p. 8

di francesca romana poleggi, p. 24

di marta moriconi, p. 21


MEMBER OF THE WORLD CONGRESS OF FAMILIES Notizie

EDITORIALE

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LO SAPEVI CHE...?

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ARTICOLI Versi

Anno VII | Febbraio 2019 Rivista mensile N. 71 Editore ProVita Onlus Sede legale: viale Manzoni, 28 C 00185, Roma (RM) Codice ROC 24182 Redazione Toni Brandi, Alessandro Fiore, Francesca Romana Poleggi, Giulia Tanel Piazza Municipio, 3 - 39040 Salorno (BZ) www.notizieprovita.it/contatti Cell. 377 4606227

Silvio Ghielmi

Paolo Gulisano

Ricordando Eluana, dieci anni dopo

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Verona città della vita: la perseveranza di Alberto Zelger

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Vincenzo Gubitosi

Maria Rachele Ruiu

Giorgia Meloni: Roma non può non essere “città per la vita” 19

Giulia Tanel

Fontana: i primi sette mesi di Governo, bilanci e prospettive

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Si respira aria nuova in Europa: parla Claudio D’Amico

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Francesca Romana Poleggi

Toni Brandi

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Luca Scalise

Distribuzione

Hanno collaborato a questo numero: Marco Bertogna, Angelo Bottone, Toni Brandi, Maria Cristina Del Poggetto, Silvio Ghielmi, Vincenzo Gubitosi, Paolo Gulisano, Marta Moriconi, Francesca Romana Poleggi, Antonella Ranalli, Benedetto Rocchi, Maria Rachele Ruiu, Luca Scalise, Tommaso Scandroglio, Giulia Tanel.

Sostieni con un contributo le attività di ProVita Onlus in favore della vita, della famiglia e dei bambini e riceverai a casa tua Notizie ProVita, la rivista della nostra associazione. Invia il tuo contributo 35,00 50,00 100,00 250,00 500,00

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Marta Moriconi

Vito Comencini: il Wcf serve a condurre una battaglia di civiltà

• € • € • € • € • €

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Il XIII Congresso Mondiale delle Famiglie

Verona, città della famiglia. Intervista al sindaco Sboarina

Direttore editoriale Francesca Romana Poleggi

Tipografia

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PRIMO PIANO

Direttore responsabile Antonio Brandi

Progetto e impaginazione grafica

per la Vita

Sostenitore ordinario Promotore Benefattore Patrocinatore Protettore della Vita

Per contributi e donazioni a ProVita Onlus: • Bonifico bancario presso la Cassa Rurale Alta Vallagarina (indicando: Nome, Cognome, Indirizzo e CAP), IBAN IT89X0830535820000000058640 • oppure c/c postale n. 1018409464

“Mio” figlio è altro da me

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Come far crescere l’economia diminuendo la felicità

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Tommaso Scandroglio

Benedetto Rocchi

Quella violenza che non si vede e non fa clamore

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Maria Cristina Del Poggetto

Come ti erudisco il pupo, attraverso la Tv di Stato

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Antonella Ranalli

Non c’è medicina senza coscienza

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Angelo Bottone

FILM: Vita di Pi

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LETTURE PRO-LIFE

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Marco Bertogna


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24 L’editore è a disposizione degli aventi diritto con i quali non gli è stato possibile comunicare, nonché per eventuali involontarie omissioni o inesattezze nella citazione delle fonti e/o delle foto. La rivista Notizie ProVita non ti arriva con regolarità? Contatta la nostra Redazione per segnalare quali numeri non ti sono stati recapitati e invia un reclamo online a www.posteitaliane.it Grazie per la collaborazione! Le immagini presenti in questo numero sono state scaricate legalmente da www.pixabay.it

Toni Brandi

EDITORIALE

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Siamo pronti: tra poche settimane, il 29 marzo, si aprirà il Congresso Mondiale delle Famiglie. Abbiamo voluto fortemente che questo evento si tenesse in Italia e, grazie alla squisita ospitalità del Veneto e di Verona, avremo la possibilità di seguirne i lavori in un nobile contesto storico, artistico e culturale, di levatura davvero eccezionale: la città scelta da Shakespeare come città dell’amore, proclamata qualche mese fa “città per la vita”, non poteva non essere anche “città per la famiglia”. Possiamo aggiungere che Verona è una città emblematica del vento del cambiamento che sta soffiando forte. In questi ultimi decenni il lavorio dei cultori della morte è stato particolarmente intenso e ha prodotto molti frutti amari (dal divorzio, all’aborto; dalle unioni civili, alle Dat): ma noi crediamo che “non praevalebunt”. Dal canto nostro sappiamo che con il male non si scende a compromessi, il male va combattuto sempre. Sappiamo che la Vita ha già vinto e sappiamo che c’è del Bene in questo mondo per cui vale la pena lottare: il buon senso e la ragione non potranno essere sconfitti. Anzi: ora abbiamo dei politici stimabili che finalmente hanno ottenuto incarichi di rilievo e che sono portatori dei valori in cui crediamo, e in cui bisogna credere perché il genere umano progredisca e non si estingua. Tra questi rappresentanti del popolo - eletti, quindi portavoce di milioni di cittadini - abbiamo intervistato quelli che hanno contribuito in modo particolare all’organizzazione del Congresso Mondiale. E tra di loro non potevamo non riservare il posto d’onore al ministro Fontana. Lo conosco da anni, da quando ancora Pro Vita non esisteva. Un uomo di valore, di spessore culturale indubbio, che nonostante le cariche di cui è stato investito - al Consiglio comunale di Verona, al Parlamento europeo, e ora a palazzo Chigi - non ha mai cessato di essere cortese, alla mano, disponibile al dialogo e all’ascolto, dedito al prossimo in modo davvero degno di un buon Cattolico. Siamo lieti di offrire a lui, a coloro che gli sono vicini e alla sua amata Verona le pagine principali di questo numero di Notizie Pro Vita: lo merita, insieme alla nostra stima e alla nostra gratitudine.


Lo sapevi che... ? Nel Regno Unito, la legge del 1861 che criminalizzava l’aborto non è mai stata abrogata del tutto, nonostante che dal 1967 l’aborto sia lecito praticamente a richiesta fino al sesto mese di gravidanza (e anche oltre, per motivi eugenetici). Perciò il deputato Diana Johnson, con il sostegno di Amnesty International (la quale ancora una volta mostra di preoccuparsi dei diritti umani solo di alcuni), ha proposto una completa abrogazione della legge del 1861, che abbia effetto anche nell’Ulster, la cattolica Irlanda del Nord che fa parte del Regno Unito. Theresa May, primo ministro di Sua Maestà, ha sorprendentemente preso posizione contro tale proposta. E ciò è avvenuto nonostante che più di sessanta personaggi famosi (attori, cantanti, ecc.) le avessero scritto una lettera in cui le chiedevano di appoggiare pubblicamente il Johnson Bill. La May ha sottolineato che la questione in Ulster va trattata dal parlamento irlandese, nel rispetto dell’autonomia di quella regione dalla storia tanto tormentata. Tutto questo non vuol dire certo che la May si sia convertita su posizioni pro life: il fatto è che per governare ha bisogno del sostegno dei dieci deputati del Dup, il Partito Unionista Democratico dell’Irlanda del Nord, che è un partito a favore della vita: una volta tanto la politica del compromesso conviene alla causa della vita! POLITICA PRO VITA OBTORTO COLLO: NEL REGNO UNITO

Anche in Norvegia, incredibile ma vero, il dibattito sull’aborto si riapre. Come in Inghilterra, infatti, così in Norvegia la coalizione al governo ha bisogno anche dei voti del Krf (il partito democristiano), che vorrebbe la Norvegia aperta a una legislazione che “protegga la vita e la dignità umana”. Il partito, fondato nel 1933 in reazione al crescente secolarismo, non ha mai avuto più del 20% dei consensi ma si è sempre posto come un’alternativa ad altri partiti politici improntati al materialismo. Alle elezioni del 2017, ha avuto il 5,6% dei voti. Per sostenere il governo Solberg, il Krf chiede che venga posto un limite di dodici settimane all’aborto e venga vietato l’aborto eugenetico dei bambini con sindrome di Down. Anche in Norvegia, tradizionalmente considerata abortista senza se e senza ma, si pone la questione, si discute un “no” all’aborto: un “no” parziale, insufficiente quanto si vuole, dettato da opportunismo politico e non da posizioni valoriali sincere. Ma de facto un “no” che costituisce una crepa nel muro imponente dell’ideologia. E quando in una diga si crea un forellino, per quanto minuscolo, sapete cosa accade? POLITICA PRO VITA OBTORTO COLLO: IN NORVEGIA

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Tumblr (un social network meno noto di Facebook, ma abbastanza TUMBLR CENSURA importante) ha annunciato la cancellazione di tutti i contenuti per IL PORNO adulti - pornografici - dalla sua piattaforma, dopo aver constatato che la pedopornografia dilagava, nonostante i filtri applicati per prevenirla. «Foto, video o Gif che mostrano genitali o seni femminili in modo realistico e qualsiasi contenuto che raffiguri atti sessuali» sono ora vietati. Vengono fatte eccezioni per le opere d’arte e le immagini relative a questioni mediche. L’amministratore delegato di Tumblr, Jeff D’Onofrio, ha detto che la scelta è stata dettata da un senso di responsabilità: ci sono i siti per adulti su Internet, per chi vuole fruirne. Non sono mancate le critiche per la decisione di Tumblr, in particolare dalla comunità Lgbt: secondo GayStarNews: «Alcuni prevedono che il sito vedrà una massiccia recessione nel traffico. Altri hanno già annunciato che stanno chiudendo le loro pagine». The Advocate (altro sito Lgbt) ha espresso la sua preoccupazione che «le nuove linee guida causeranno la cancellazione mirata dei contenuti Lgbtq». L’attivista Anthony Oliveira ha twittato: «Stanno cercando di farci sparire». La scrittrice e sessuologa lesbica Allison Moon si è lamentata del fatto che Tumblr, privando i bambini dell’accesso al porno, farà loro danno, perché «Il porno è educazione sessuale».

PROTESTARE SI PUÒ, Quando i travestiti, con i loro costumi sgargianti, leggono storie a tema SENZA PAURA Lgbt ai bambini dai tre anni in su nelle biblioteche pubbliche (la moda delle “Drag Queen Story Hour” che sta prendendo piede in America e che è stata sperimentata anche nel contesto del gaypride a Milano e a Palermo), nessuno ha il coraggio di protestare. E lo scopo dichiarato dei protagonisti di questi eventi è quello di incoraggiare i bambini a sfidare le rigide restrizioni imposte dalla mentalità “binaria”, di quegli “ottusi” che pensano che il sesso sia solo maschile o femminile. Recentemente in una grande libreria, The Cellar Door Bookstore, a Riverside, in California, due genitori aderenti a Mass Resistance hanno partecipato all’evento e l’hanno filmato. La proprietaria della libreria voleva cacciarli, ne è sorto un po’ di parapiglia, ma molto fermi, educati, senza paura, i due hanno detto chiaro e tondo cosa pensavano dell’evento. Alla fine è arrivata la polizia che ha invitato i due ad uscire, ma il video è stato pubblicato su Facebook ed è diventato rapidamente virale. La cosa è finita in Tv. Molte più persone ora sanno ciò che accade nelle Drag Queen Story Hours. E molti hanno preso atto che ci si può opporre, e che ci sono persone che si oppongono, a questa ignobile manipolazione delle menti dei bambini.

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Versi per la Vita Silvio Ghielmi, classe 1926, laureato in chimica a Milano, Master alla Harvard Business School, lunga esperienza nella produzione di materie plastiche, è il meno giovane di una famiglia numerosa (85 membri). Già cofondatore e presidente di Mani Tese, nel 1978 è stato uno dei fondatori del Movimento per la Vita. Poi, insieme a Giuseppe Garrone, mons. Michel Schooyans, Mario Paolo Rocchi e Francesco Migliori [nella foto], nel 1994 ha dato avvio al Progetto Gemma, la nota “adozione prenatale a distanza”, per sottrarre all’aborto le mamme incinte in difficoltà (le donazioni arrivano specificamente e direttamente alla persona prescelta, non si tratta di una generica questua). Diffonde queste meditazioni in versi come strumento di legame con chi resiste in difesa di Verità e Vita. Lui ci ringrazia per questa pagina mensile dedicata ai suoi versi pro vita: noi ringraziamo lui e siamo onorati di ospitare il suo contributo. CHISSÀ Chissà se sono parti preziose del Creato quei piccoli non nati che pur non hanno fiato? Oppure sono oggetti minuscoli e imperfetti da metter negli scarti? Chissà se la tutela richiesta per l’ambiente include questa gente; data la parentela ben nota coi primati soggetti tutelati? Chissà se il mondo pingue, attento a chi si estingue, (la tigre e anche il panda), non pone la domanda sul nostro Buco Nero? E’ un pubblico mistero, con tolleranza zero!

BUCO NERO E’ lugubre davvero la cecità voluta, ignobile e cocciuta. Non vede quel che passa: la grande e triste massa - e sono 6 milioniUn grande buco nero. E’ un grande cimitero, per certe interruzioni passate per conquiste. Condiscendenza triste e inerzia turpe e piatta. Ignobile disfatta.

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di Paolo Gulisano

Ricordando Eluana, dieci anni dopo È doveroso tributare un ricordo a Eluana Englaro, la giovane disabile uccisa dieci anni or sono tra un’infinità di bugie e di ipocrisia.

Dieci anni fa, il 9 febbraio del 2009, si spegneva in una clinica di Udine Eluana Englaro. A portarla a morte era stata la sospensione dell’alimentazione e dell’idratazione decretati da una sentenza che fece enorme scalpore. A chiedere che si arrivasse a questo fu il padre, Giuseppe Englaro. «Con Eluana io avevo fatto un patto e l’ho rispettato . Ho rispettato e onorato la parola che avevo dato a mia figlia»: così affermò il genitore, facendo riferimento a delle presunte dichiarazioni fatte anni prima dalla giovane Eluana di fronte alla vicenda di un coetaneo che era rimasto vittima di un incidente che lo aveva portato in un letto di ospedale. «Meglio morire che vivere così». Questa frase sarebbe in seguito costata la vita alla giovane lecchese, perché per anni Giuseppe Englaro si impegnò con tutti i suoi mezzi [e con il supporto mediatico ed economico dei Radicali, ndR] perché questa presunta volontà della figlia fosse realizzata. Un 8 N. 71

incredibile patto di morte, senza testimoni, senza firme, un patto di sangue e onore, come nelle più cupe tragedie pagane. Un patto faustiano tra un’adolescente che - forse - si lascia sfuggire qualche battuta sull’inopportunità di vivere da invalidi, e uno strano padre pronto a cogliere in quelle frasi di diciassettenne una volontà testamentaria. Sembra tutto assurdo, eppure è proprio a causa di questo patto segreto che Eluana andò incontro alla morte per fame e sete. Una situazione in cui si fece passare per morte “naturale” la morte per sete e per mancanza di

nutrimento, che tutto è fuorché “naturale”. Una situazione in cui si dà a un tutore, autorizzato dalla legge a intervenire sui beni disponibili di un incapace, la possibilità di decidere della sopravvivenza del tutelato, come se la vita non fosse (per POCHI SANNO CHE ELUANA ERA GRAVEMENTE DISABILE, MA VIGILE. ERA IN “STATO DI MINIMA COSCIENZA”. QUINDI ERA COSCIENTE. NON ERA “ATTACCATA ALLE MACCHINE”...


SI FECE PASSARE PER MORTE “NATURALE” LA MORTE PER SETE E PER MANCANZA DI NUTRIMENTO, CHE TUTTO È FUORCHÉ “NATURALE”.

Questa è l’immagine di Eluana più diffusa. Non si trovano sue foto scattate dopo l’incidente. Per rispetto della privacy. O per non far sapere all’opinione pubblica che era comunque viva, vivace e felice? la nostra Costituzione, non per motivi confessionali) il bene indisponibile per eccellenza. Eppure dieci anni fa ci fu chi parlò di una “vittoria dello Stato di diritto.” Quale diritto? Quello di smettere di alimentare una donna, quello di lasciare che la sua vita se ne andasse piano, che si spegnesse come un lume acceso che ostinatamente ripete che la vita c’è? Fu una sentenza che volle acconsentire ad una richiesta di soppressione di un essere umano, ultima espressione dell’ideologia del potere dell’uomo sull’uomo, del forte sul debole. Portare a morte una persona, solo perché malata o disabile o incosciente, è una pratica inaccettabile in

ogni paese che voglia continuare a rientrare nel novero di quelli civili. La morte di Eluana avvenne in un clima strano, quasi rassegnato. La politica intervenne quando era ormai troppo tardi. Forse perché in quello che era ormai “un caso” si andava al di là della vicenda personale e familiare per farne un nuovo paradigma. Il filosofo laicista Mori scrisse un libro emblematico, parlando del caso Englaro come di una nuova Porta Pia, ovvero l’invasione di Roma del 1870 che pose fine al potere temporale dei Papi. Quello che Mori chiedeva era nientemeno che la fine della medicina ippocratica, la medicina millenaria fondata

sul principio del rispetto della vita umana sempre e comunque. Cosa dice infatti questo giuramento scritto da un medico greco vissuto 2.500 anni fa? «Sceglierò il regime per il bene dei malati secondo le mie forze e il mio giudizio, e mi asterrò dal recar danno e offesa. Non somministrerò a nessuno, neppure se richiesto, alcun farmaco mortale, e non prenderò mai un’ iniziativa del genere; e neppure fornirò mai a una donna un mezzo per procurare l’aborto. Conserverò pia e pura la mia vita e la mia arte». Questa è la Medicina Ippocratica che per Mori doveva finire, grazie al caso Englaro. Non è difficile intuire perché. Nei principi deontologici delineati dal Padre della medicina si afferma che la vita umana non è un bene disponibile. Non è lecito l’aborto, né l’eutanasia, né il suicidio assistito. Principi di etica naturale, preesistenti allo stesso Cristianesimo. La vicenda di Eluana Englaro fu dunque uno degli episodi cruciali di quella guerra che da anni si combatte per distruggere l’idea di sacralità della vita. 9 N. 71


Giorgio Napolitano, Capo dello Stato nel 2009, rifiutò di vistare il decreto legge che il governo Berlusconi in extremis aveva emanato per bloccare l’esecuzione della sentenza di morte di Eluana.

Una guerra dove si devono sconvolgere paradigmi scientifici e morali, utilizzando i mezzi della moderna propaganda ideologica. Da questo punto di vista fu notevole l’operazione di manipolazione che la stessa Eluana dovette subire. Della ragazza infatti venivano mostrate in pubblico, sui media, solo le foto della sua adolescenza, quasi a voler dare l’idea che quella, e solo quella, era Eluana. Mostrare la donna malata, come si trovava realmente, non un “vegetale”, ma una persona che aveva gli occhi aperti, che non era attaccata ad alcuna macchina, nelle condizioni di inferma amorevolmente assistita, sarebbe servito a comprendere meglio la situazione, a far vedere che era una persona viva, non un essere in stato terminale la cui esistenza considerata inutile doveva avere termine. Naturalmente i legali di parte lo rifiutarono, adducendo che si trattava di violazione della privacy.

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Si pretese che Eluana scomparisse alla vista, venisse rimossa, in un modo strettamente privato. Fu dunque un uso strategico delle immagini, tipico dei casi eticamente sensibili. Basti pensare al caso Welby: non passava giorno che fossero mostrate le sue immagini a letto, con inquadrature che insistevano sulle macchine, sui cavi, per indurre negli spettatori la convinzione dell’artificiosità di tale tipo di vita. Per Eluana invece il contrario: nessuna immagine, anche perché la donna non è attaccata a nessuna macchina, non ha alcun supporto: è un’invalida in carrozzina, come migliaia di persone ammalate, diversamente abili, o anziani. Vedere Eluana avrebbe toccato il cuore a molte persone e avrebbe potuto suscitare un vasto movimento di solidarietà. «Ogni singolo paziente, anche quello inguaribile, porta con sé un valore incondizionato, una dignità da onorare, che costituisce il fondamento ineludibile di ogni

agire medico. Il rispetto della dignità umana, infatti, esige il rispetto incondizionato di ogni singolo essere umano, nato o non nato, sano o malato, in qualunque condizione esso si trovi. In questa prospettiva, acquista rilevanza primaria la relazione di mutua fiducia che si instaura tra medico e paziente. Grazie a tale rapporto di fiducia il medico, ascoltando il paziente, può ricostruire la sua storia clinica e capire come egli vive la sua malattia. È ancora nel contesto di questa relazione che, sulla base della stima reciproca e della condivisione degli obiettivi realistici da perseguire, può essere definito il piano terapeutico: un piano che può portare ad arditi interventi salvavita oppure alla decisione di accontentarsi dei mezzi ordinari che la medicina offre»: così scrisse papa Benedetto XVI. Una affermazione che va ben oltre la stessa dottrina cattolica, per sottolineare i fondamenti umani e naturali di una cultura della vita. Non è frutto di dogma religioso, bensì di saggezza


LA DOTTORESSA ANTONELLA VIAN, CHE HA CURATO ELUANA, TESTIMONIA CHE «LEI CAPIVA TUTTO CIÒ CHE LE SUCCEDEVA INTORNO MA NON RIUSCIVA A COMUNICARE CON IL MONDO ESTERNO». LA POVERINA «REAGIVA CON FORZA, QUANDO SENTIVA E CAPIVA CHE ERA DESTINATA A MORTE. NONOSTANTE I SUOI LUNGHI ANNI IN UN LETTO, AMAVA LA VITA, E NON VOLEVA MORIRE. LO HA DIMOSTRATO!»

civile l’impedire che attraverso il “testamento biologico”, a cui i sostenitori della soppressione di Eluana volevano che si arrivasse, si affermino nella nostra società forme di legalizzazione dell’eutanasia che verrebbero a coincidere con l’obbligo di assistenza all’esecuzione di suicidi, rovesciando non solo i nostri attuali principii morali, ma anche le vigenti pratiche giuridiche. La Chiesa aveva dunque tutto il diritto d’intervenire attraverso il suo magistero a guidare i fedeli e quindi, tramite l’esercizio dei loro diritti, a indirizzarne le scelte morali. Tutto ciò appartiene a pieno titolo alle regole di una sana democrazia: e non c’è accusa di ingerenza che tenga. Tuttavia, già dieci anni orsono, non ci fu la necessaria determinazione in molte parti del mondo cattolico a sostenere il diritto alla vita e alla cura propugnato dallo stesso pontefice. Molte voci si fecero flebili e impaurite. Così, potè avvenire questa tragedia, che - come abbiamo detto - doveva rappresentare l’inizio di una rivoluzione morale, per aprire la

strada a nuove forme di tirannia “umanitaria” o “eugenetica” sulla vita e sulla morte. La storia dei dieci anni trascorsi ci conferma proprio questa precisa volontà ideologica di utilizzare il caso Englaro. Più volte la vicenda della povera ragazza è stata invocata per giustificare le richieste di una normativa sul fine vita, sulle dichiarazioni anticipate di trattamento - che peraltro Eluana non fece mai. Dobbiamo tuttavia anche constatare con soddisfazione che l’effetto valanga che i fautori dell’eutanasia si attendevano non c’è stato. Non abbiamo più assistito al triste spettacolo di un genitore che ricorre ad avvocati, giornalisti e quant’altro per richiedere che un figlio malato o disabile venga soppresso. È un dato davvero incoraggiante: significa che la cultura della morte non ha ancora vinto, che secoli di cultura dell’assistenza medica costruita da persone che hanno dedicato la propria vita a prendersi cura di chi soffre non è venuta meno. I medici, ma anche infermieri o altre figure

professionali, fin dall’antichità hanno praticato in modo eroico, fino alla santità, l’arte del guarire; hanno da sempre cercato di rispondere al bisogno di aiuto, di sostegno, di cura che viene dalla persona malata. La medicina da Ippocrate in poi riconosce la sacralità di ogni vita. È la straordinaria missione della medicina inscritta nel cuore dell’uomo, che i fautori della cultura di morte non sono riusciti ad abbattere, e che bisogna continuare a sostenere. Sarà così che Eluana Englaro non sarà morta invano.

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Il XIII Congresso Mondiale delle Famiglie

di Vincenzo Gubitosi

Intervista a Brian Brown e a Jacopo Coghe sul grande evento pro famiglia che si terrà a Verona nel prossimo mese di Marzo. Si è appena conclusa una delle riunioni organizzative del XIII Congresso Mondiale delle Famiglie (World Congress of Families) che si terrà a Verona dal 29 al 31 del prossimo mese di marzo, «per affermare, celebrare e difendere la famiglia naturale come unità stabile e fondamentale della società». Abbiamo quindi rivolto alcune domande a Brian Brown, il presidente del Wcf, e a Jacopo Coghe, che è vice - presidente del XIII Wcf di Verona e dirige Generazione Famiglia, una delle associazioni che con Pro Vita e il Comitato Difendiamo i Nostri Figli stanno lavorando da mesi per la buona riuscita dell’evento. Abbiamo chiesto a Brian Brown perché il XIII Congresso mondiale delle famiglie in Italia. «Dalla metà degli anni Novanta l’International Organization for the Family (www.profam.org) organizza non solo numerosi congressi regionali in tutto il mondo, ma anche un grande evento internazionale annuale. Il primo Congresso Mondiale 12 N. 71

delle Famiglie ha avuto luogo a Praga nel 1997. Da allora siamo stati in diverse grandi città come Ginevra, Città del Messico, Parigi, Sydney, Varsavia, Madrid, Tbilisi, Amsterdam, Madrid, Budapest. Nel 2018 il Wcf ha ha avuto luogo a Chisinau, in Moldavia, dove, tra le altre personalità, hanno tenuto un discorso il Segretario di Stato del Vaticano, S.E. il cardinale Pietro Parolin, e il presidente della Repubblica Moldava, Igor Dodon. Per il 2019, abbiamo scelto Verona perché ha una storia antica e gloriosa, è una delle più grandi città d’arte d’Italia, e

perché la popolazione ha eletto un governo locale e regionale che sostiene la nostra missione, che è quella di proteggere e promuovere la famiglia come unità fondamentale e sostegno della società» Quali saranno i temi trattati a Verona? «Oggigiorno viviamo in un momento storico in cui sembra esserci un’inversione di tendenza negli Stati Uniti, in Europa e nel mondo, in senso favorevole al recupero delle radici fondamentali della società umana. Questo è il tema Primo piano


principale del Wcf a Verona: “Il vento del cambiamento: l’Europa e il movimento globale pro famiglia”. Pertanto abbiamo scelto una serie di temi che coprono le principali sfide che devono essere affrontate per assicurare la protezione della famiglia, come affermato nella Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo all’art. 13, comma 3: “La famiglia è la cellula naturale e fondamentale della società e ha diritto alla protezione da parte della società e dello stato”. I temi principali che saranno trattati sono perciò la bellezza del matrimonio, i diritti dei bambini, l’ecologia umana integrale, la donna nella storia, la crescita economica e il calo demografico, la dignità e la salute delle donne, le cause e gli effetti del divorzio, le politiche aziendali che promuovono le nascite e la famiglia». Che cosa hanno portato le varie edizioni del WCF fino ad oggi? «Le nostre attività hanno sicuramente contribuito ad accrescere a livello mondiale la consapevolezza della società umana sull’importanza cruciale Primo piano

Da sinistra: il consigliere comunale Alberto Zelger, Brian Brown, il sindaco Federico Sboarina, Toni Brandi e Jacopo Coghe. delle tematiche trattate: la famiglia naturale, il diritto dei bambini a una madre e un padre, la sacralità e la dignità della vita umana dal concepimento alla morte naturale. Il vento della storia sta cambiando, una nuova era sta iniziando. Non vedo l’ora di incontrare tutti voi a Verona alla fine del prossimo mese di marzo».

A Jacopo Coghe, che sorride annuendo alle risposte di Brown, abbiamo chiesto quali personalità parteciperanno al Congresso. «Importanti leader mondiali partecipano ogni anno al Congresso: quest’anno avremo l’onore di ospitare S.E. Ignazio Giuseppe III, Patriarca della Chiesa cattolica sira, e di

IL WCF È STATO COSTITUITO NEL 1997 ED È ATTIVO A LIVELLO MONDIALE. ORGANIZZA REGOLARMENTE GRANDI CONVEGNI PRO FAMIGLIA A LIVELLO INTERNAZIONALE O REGIONALE ALLO SCOPO DI DIFENDERE LA FAMIGLIA NATURALE DAGLI ATTACCHI CHE SUBISCE ATTRAVERSO LA CULTURA CHE PROMUOVE DIVORZIO, ABORTO, E OMOSESSUALISMO. 13 N. 71


IL WCF PRENDE ISPIRAZIONE DALL’ART.16, 3° COMMA, DELLA DICHIARAZIONE UNIVERSALE DEI DIRITTI UMANI: «LA FAMIGLIA È LA CELLULA NATURALE E FONDAMENTALE DELLA SOCIETÀ E HA DIRITTO ALLA PROTEZIONE DA PARTE DELLA SOCIETÀ E DELLO STATO».

ascoltare gli interventi di autorevoli rappresentanti delle Istituzioni italiane e straniere. Oltre al sindaco di Verona, Federico Sboarina, interverranno Matteo Salvini e Lorenzo Fontana; arriverà Igor Dodon, Presidente della Repubblica di Moldavia, Katalin Novak ministro per la famiglia ungherese, Konrad Glebocki, ambasciatore polacco in Italia e Lucy Akello, membro del parlamento ugandese. Tra i rappresentanti delle Associazioni, avremo Allan Carlson co-fondatore dell’Howard Center, Massimo Gandolfini portavoce degli ultimi due Family day e ci auguriamo di ospitare molti altri rappresentanti delle maggiori organizzazioni pro famiglia di livello internazionale [al momento di andare in stampa, ancora molti invitati non avevano dato risposta definitiva, ndR]». 14 N. 71

Brian Brown e Toni Brandi con il presidente del Veneto Luca Zaia La locandina che promuove l’evento parla del “vento del cambiamento”, Brian Brown l’ha ribadito. Anche lei nota che il vento sta cambiando? «Certo. Perché da un paio d’anni a questa parte qualcosa sta cambiando davvero: la Brexit, l’elezione di Trump e poi, in Italia, la bocciatura del referendum costituzionale, la bocciatura dei governi più o meni tecnici che hanno introdotto le unioni civili e l’eutanasia nel nostro ordinamento. E poi, dalle elezioni dell’anno scorso è

emerso che il popolo italiano ha votato per il cambiamento, per il recupero della dignità e dell’identità nazionale rispetto a un’Unione Europea che chiede solo sacrifici. I recenti sondaggi confermano questo trend. Questo governo M5S - Lega che ad alcuni sembrava impossibile, ha dichiarato un momento di tregua sulle questioni relative ai cosiddetti “nuovi diritti” e quindi alle questioni valoriali; ma è un Governo che per la prima volta ha creato un Ministero per la famiglia

Primo piano


IL CONGRESSO MONDIALE DELLE FAMIGLIE È APERTO A TUTTE LE FAMIGLIE DEL MONDO, IN QUESTO SENSO, CERTAMENTE, SERVE DECLINARE “FAMIGLIA” AL PLURALE. MA LA FAMIGLIA È SOLO UNA, QUELLA FONDATA SUL MATRIMONIO, ATTA A GENERARE E CONSENTIRE LA CRESCITA SERENA ED EQUILIBRATA DEI BAMBINI. e la disabilità: affidandolo alla persona di Lorenzo Fontana che è da sempre un difensore strenuo dei principi non negoziabili e dei valori in cui crediamo noi. Il vento del cambiamento viene dall’Europa dell’Est, da quei Paesi che, dopo la crisi attraversata negli anni Novanta con la caduta del Comunismo, hanno anche cominciato a risollevare con estrema dignità le loro economie e che sono andati a recuperare la loro identità, la loro cultura e i loro valori, innanzitutto quello della famiglia e della vita, prodigandosi nell’incentivare i matrimoni e le nascite. Il vento del cambiamento si respira qui in Italia, anche perché grazie all’attività delle Associazioni, e cioè all’azione del popolo, si ricomincia a parlare di aborto e di tutela della vita fin dal concepimento: temi che l’intellighenzia al potere considera totem intoccabili, ma che invece a livello nazionale e locale si cominciano a mettere in discussione. Sono sempre più numerose le città piccole e grandi in cui si promuovono “mozioni pro vita” tipo quella di Zelger a Verona: anche quando non vengono approvate, sono Primo piano

La cerimonia di chiusura del Wcf a Chisinau in Moldavia, lo scorso anno comunque segnali importanti della necessità di fare - per lo meno - un tagliando alla l.194 (il che potrebbe essere un primo passo verso una futura completa abrogazione)». Perché il Congresso Mondiale delle Famiglie, declina la parola “famiglia” al plurale? «Il Congresso Mondiale delle Famiglie è aperto a tutte le famiglie del mondo, in questo senso, certamente, serve il plurale. Ma è altrettanto certo che la famiglia è solo una, quella fondata sull’unione stabile ed esclusiva di un uomo e una donna, cioè

fondata sul matrimonio, atta a generare e allevare la prole. Le altre forme di convivenza possono anche essere emotivamente coinvolgenti, possono essere delle comunità di vita, ma non saranno mai famiglie per davvero. Senza la dimensione antropologica più umana, senza la struttura prevista nella legge naturale, padre - madre figli, non c’è famiglia. Non c’è sviluppo della società, non c’è l’ambiente ideale per far crescere in modo sano ed equilibrato le nuove generazioni, i cittadini di domani».

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di Maria Rachele Ruiu

Verona, città della vita: la perseveranza di Alberto Zelger Da Verona nasce una nuova speranza: ne parla il consigliere comunale Alberto Zelger, l’autore della mozione pro vita che ha fatto da apripista per tante altre iniziative analoghe in diverse città italiane. Un episodio recente, che avrebbe potuto restare nell’ombra, ha riaperto il dibattito sul dramma dell’aborto, al quale anche molti ambienti cattolici sembravano rassegnati. La scintilla è scoccata a Verona il 4 ottobre scorso, quando il consiglio comunale ha approvato una mozione per la prevenzione dell’aborto e il sostegno alla maternità, in occasione del 40°anniversario della legge 194.

Alberto Zelger

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Come è potuto succedere che una semplice mozione abbia sollevato reazioni in tutta Italia e, a quanto pare, anche all’estero? Lo chiediamo al promotore dell’iniziativa, il consigliere comunale della Lega, Alberto Zelger. Come le è venuto in mente di proporre una mozione sull’aborto e come è riuscito a farla approvare dal consiglio comunale di Verona? «Anzitutto non è la prima volta che ci provo. Per raggiungere un obiettivo in politica è normale “sparare molte cartucce” ed è un caso fortuito (o una grazia) “centrare il bersaglio”. Ci vuole tenacia e non bisogna scoraggiarsi per gli insuccessi. Nel 2008 era il 30°anniversario della legge 194, ma mi era andata buca: il consiglio si sciolse col fuggi fuggi di molti consiglieri, che non volevano schierarsi.

IL TEMA DELL’ABORTO È UN TEMA SPINOSO SUL QUALE MOLTI - TROPPI POLITICI HANNO PAURA DI SCHIERARSI.

Il sindaco di allora (Flavio Tosi) non fece nulla per sostenermi e rimasi col cerino in mano. Allora come oggi appartenevo alla maggioranza di centrodestra, con la differenza che adesso abbiamo un sindaco pro-life (Federico Sboarina), che non ha avuto paura di firmare lui stesso la mia mozione e di imporsi alla sua maggioranza: «La mozione deve passare; quello che propone sta scritto anche nel programma elettorale; trovate una mediazione». Alcuni consiglieri si erano messi per traverso, volevano farmela ritirare o stravolgerne i contenuti; ho dovuto limare qualcosa, ma la sostanza è rimasta.

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La mozione infine è stata approvata con 21 voti favorevoli, 6 contrari e 10 assenti (alcuni giustificati, altri usciti dall’aula per evitare di schierarsi)». Quali sono i contenuti della mozione? «Il dispositivo della mozione è molto semplice. Chiede di inserire nel prossimo assestamento di bilancio un congruo finanziamento per sostenere le donne che vorrebbero abortire per difficoltà economiche, attraverso il progetto Gemma e il progetto Chiara. Chiede inoltre di dare adeguata pubblicità al progetto regionale “Culla segreta”, per informare le donne sulla possibilità

di partorire in anonimato dando il bambino in adozione; impegna quindi il sindaco a proclamare Verona “città a favore della vita”; sembra una cosa ovvia, ma è bene ribadirlo, perché la cultura dello scarto sta facendo passi da gigante anche in Italia. La mozione poi evidenzia come la legge 194, dopo 40 anni, abbia mancato i suoi stessi obiettivi, perché: (1) non ha eliminato gli aborti clandestini, che sono ancora 15-20.000 all’anno, (2) non ha certo impedito che l’aborto venisse utilizzato per la limitazione delle nascite, (3) sono aumentati gli aborti oltre i 90 giorni di gravidanza, (4) sono cresciuti gli aborti per vere o presunte malformazioni del feto (eugenetici)».

Perché, secondo Lei, una semplice mozione è diventata un caso nazionale? «Per una serie di fattori concomitanti. Anzitutto per la sceneggiata in costume, organizzata dalle femministe di “Non una di meno” il 26 luglio, quando la mozione fu portata in consiglio per la prima volta (mancò il numero legale, a seguito delle loro proteste); poi perché, il 4 ottobre, quando la mozione ritornò in consiglio, dopo vari tentativi per affossarla, la sceneggiata fece il bis e la mozione fu approvata anche con il voto della capogruppo del partito democratico (Carla Padovani), che fu poi pubblicamente condannata dal suo partito. Ma ci fu anche dell’altro: partecipai a una trasmissione radio (La Zanzara), che conoscevo solo di nome, e i due scaltri giornalisti cercarono in tutti i modi di estorcermi delle frasi fuori posto sui temi più vari: aborto, unioni

SBOARINA HA AVUTO IL CORAGGIO DI SOSTENERE LA MOZIONE PRO VITA E DI COMPATTARE LA SUA MAGGIORANZA PER FARLA APPROVARE.

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L’ultima moda delle femministe è vestire questi costumi rossi da “Ancelle”, le schiave sessuali delle Handmaid’s Tales, per protestare contro la società maschilista e sessista. Dovrebbero indossarlo anche quando si parla di utero in affitto.

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civili, divorzio, omosessualità, malattie sessualmente trasmissibili, eccetera. I giornali poi ci sguazzarono estrapolando qualche parola fuori dal contesto, al solo scopo di dipingermi come oscurantista, medievale, tradizionalista, nemico delle donne, eccetera. Tale accanimento però si rivelò ben presto un autogol, perché la notizia rimbalzò su tutti i giornali e sulle reti televisive nazionali, risvegliando un dibattito sull’aborto, che non si sentiva da anni. Vennero a Verona persino giornalisti stranieri del New York Times, di Radio France, di un quotidiano spagnolo; più tanti altri freelance, che mi chiesero interviste anche via email. All’inizio fui molto amareggiato

per le calunnie ricevute; poi mi resi conto che tutto questo clamore era una grazia – avevo pregato e chiesto preghiere per l’approvazione di questa mozione – che avrebbe permesso a tanta gente di tornare a riflettere sul dramma dell’aborto. Questo mi fu confermato anche dalle tante telefonate di chi voleva proporre la mozione nel suo Comune, dagli attestati di riconoscenza ricevuti da centinaia di persone e da tanti articoli pubblicati su vari blog italiani ed esteri. Qualche settimana dopo ho ricevuto anche una lettera di ringraziamento sottoscritta da 2455 firme».

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Giorgia Meloni: Roma non può non essere “città per la vita”

di Giulia Tanel

Intervista alla presidentessa di Fratelli d’Italia, ospite al prossimo Congresso Mondiale delle Famiglie Anche Giorgia Meloni sarà a Verona del 29 al 31 marzo prossimi. Ci ha illustrato in breve la sua visione dell’Europa, degli individui e delle nazioni, e ci ha parlato della sua mozione al Consiglio Comunale di Roma perché anche la Capitale fosse proclamata “Città per la vita”. Il tema del Congresso mondiale delle famiglie, al quale lei parteciperà come presidente di Fratelli d’Italia, è “Il vento del cambiamento: l’Europa e il movimento globale pro-family”. Secondo lei c’è un’Europa che sta cambiando? «L’Europa sta vivendo purtroppo un triste declino caratterizzato dalla idea che, per rispettare l’altro, sia necessario rinnegare se stessi. Ma questo è uno dei concetti più ridicoli imposti da chi vuole distruggere l’Europa delle Nazioni e delle identità per costruire un’Europa falsa, individualista e regolamentata da tecnocrati senza volto, nella quale i Primo piano

cittadini non siano persone libere e capaci di ragionare con la propria testa, ma solo perfetti consumatori. Un’Europa falsa che vuole distruggere la famiglia perché la famiglia è il nucleo dove la persona si forma, costruisce la sua identità e la sua personalità, diventa consapevole delle proprie radici e della propria storia. Distruggere la famiglia vuol dire distruggere le fondamenta stesse della nostra civiltà. Lo scontro è epocale e tutti siamo chiamati a partecipare.

Ed è rassicurante che stia crescendo la consapevolezza di questa situazione e sempre più persone, movimenti, intellettuali, associazioni, forze politiche siano pronti a scendere in campo. Penso ad esempio alla “Dichiarazione di Parigi”: un documento firmato da alcuni importanti esponenti del mondo della cultura, a partire dal filosofo inglese Roger Scruton, che traccia una strada molto chiara da percorrere. Esiste un’Europa nella quale possiamo credere

ESISTE UN’EUROPA NELLA QUALE POSSIAMO CREDERE ANCORA, UN’EUROPA COMUNITÀ DI NAZIONI UNITE DA UN PATRIMONIO SPIRITUALE COMUNE E DALLE STESSE RADICI, CLASSICHE E CRISTIANE.

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ancora, un’Europa comunità di Nazioni unite da un patrimonio spirituale comune e dalle stesse radici, classiche e cristiane. Questa è l’Europa per la quale vogliamo combattere». L’Italia, e l’Europa, stanno vivendo un drammatico crollo della natalità. Come invertire questa tendenza? «Senza figli, non c’è futuro né per l’Italia né per l’Europa. Per Fratelli d’Italia l’emergenza demografica deve essere la priorità dell’azione pubblica, su cui misurare ogni cosa. È il primo punto del nostro programma politico. Perché se non si invertono i dati sulla natalità, non si potrà in alcun modo sostenere l’attuale livello di benessere e il necessario equilibrio generazionale. Perché un popolo che non fa figli è un popolo destinato a scomparire. E la soluzione non può essere di certo quella sostenuta dalla sinistra: la sostituzione etnica degli italiani con gli immigrati. Noi non ci arrendiamo all’idea che il popolo italiano debba estinguersi. Per uscire dall’inverno demografico che stiamo vivendo, è necessario avviare una rivoluzione del welfare che metta la famiglia al centro dello Stato sociale e al centro di ogni scelta della politica e delle Istituzioni, ad ogni 20 N. 71

ROMA È LA CAPITALE DEL CRISTIANESIMO, È LA CAPITALE DEL MEDITERRANEO, È LA CAPITALE D’EUROPA, E COME TALE NON PUÒ NON DIFENDERE IL DIRITTO ALLA VITA. livello e in ogni ambito. Le proposte di Fratelli d’Italia sono tante, ma cito le più qualificanti: asili nido gratuiti e aperti fino all’orario di chiusura di negozi e uffici e con un sistema di apertura a rotazione nel periodo estivo per le madri lavoratrici; reddito d’infanzia con assegno di 400 euro al mese per i primi sei anni di vita di ogni minore a carico; quoziente familiare in ambito fiscale; congedo parentale coperto fino all’80% ed equiparazione delle tutele per le lavoratrici autonome; progressiva eliminazione dell’IVA sui prodotti per la prima infanzia. Abbiamo formalizzato queste proposte in Parlamento ogni volta che c’è stata la possibilità di farlo, ma abbiamo dovuto registrare la totale disattenzione di questo Governo che, al di là delle condivisibili annunciazioni di principio di qualche suo esponente, non ha portato avanti nessun cambiamento sostanziale. Ma Fratelli d’Italia non si arrende e continuerà a portare avanti queste battaglie».

Lei ha proposto di proclamare ufficialmente Roma “città a favore della vita” e di inserire questo principio nello statuto del Campidoglio. Perché? «Semplicemente perché è paradossale che questo principio non sia previsto oggi nello statuto della Città Eterna: Roma è la capitale del cristianesimo, è la capitale del Mediterraneo, è la capitale d’Europa. E come tale non può non difendere il diritto alla vita, che è il principio alla base della nostra civiltà, europea e occidentale. Lo abbiamo scritto nero su bianco e per questo ci siamo attirati le critiche di mezzo mondo, ma siamo stati orgogliosi delle critiche e di essere andati controcorrente. Ci hanno accusato di ogni nefandezza, che siamo retrogradi e bigotti, la nostra proposta è stata bocciata dall’alleanza M5S-Pd, ma non ci importa: per noi la difesa della vita e della famiglia naturale è un principio non negoziabile e come tale non può essere oggetto di compromessi, contratti di governo, accordi al ribasso per accontentare questo o quel partito. Su questi temi Fratelli d’Italia non transigerà mai». Primo piano


Verona, città della famiglia. Intervista al sindaco Sboarina di Marta Moriconi Verona, nota da sempre come città dell’amore, da qualche mese proclamata “città della vita”, è perciò anche città della famiglia...

«Stiamo lavorando sul Fattore Famiglia»: Federico Sboarina, il sindaco di Verona, ha anticipato a Pro Vita il progetto dell’Amministrazione su uno strumento di maggiore equità fiscale a favore dei nuclei familiari, e di cui probabilmente parlerà nel suo intervento al prossimo Congresso Mondiale delle Famiglie. La kermesse internazionale prevede la partecipazione di leader che si confronteranno su temi come matrimonio, diritti dei bambini violati dall’aborto, utero in affitto, diritto alla salute della donna, crisi demografica, divorzio, e altre forme di offesa alla stabilità della famiglia e alla vita umana, oltre che politiche aziendali rivolte alla natalità. E siccome Sboarina ha sempre esplicitato ciò in cui crede dimostrandosi concretamente a favore della famiglia, c’è da scommettere che non perderà l’occasione di raccontare al mondo - in questa occasione prestigiosa - i risultati positivi raccolti dalla sua città, apripista valoriale.

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Sindaco Sboarina, la sua città a favore della vita si appresta a diventare anche a favore della famiglia. Cosa l’ha spinta ad ospitare il tredicesimo World Congress of Families? «Credo che le mie idee a sostegno della famiglia naturale, formata da un padre e una madre, siano note e sono convinto che alla base della nostra società ci sia, come nucleo fondante, la famiglia. Certo, molte persone affermano questo concetto, ma a me sembrava importante dare un segno che andasse oltre la semplice testimonianza personale. LA POLITICA DEVE TORNARE A OCCUPARSI SERIAMENTE DI FAMIGLIA. DI SICURO LO DEVE FARE L’UNIONE EUROPEA E ANCHE IL NOSTRO PAESE.

Ospitare un congresso internazionale dedicato alla famiglia, semplicemente mi è parso un gesto concreto per affermare i valori in cui credo». Il Congresso Mondiale delle Famiglie a pochi giorni dalle Europee, è anche il segno di un nuovo vento che sta soffiando. La politica europea deve tornare concreta e per fare questo deve tornare a pensare alle famiglie oltre che alle lobby? «Credo che la politica in generale debba tornare a occuparsi seriamente di famiglia. Federico Sboarina

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ANCHE A VERONA, COME NEL RESTO D’ITALIA, SI SENTE L’INVERNO DEMOGRAFICO: LO SCORSO ANNO SONO NATI SOLO 1943 BAMBINI.

Di sicuro lo deve fare l’Unione Europea e anche il nostro Paese. Di positivo c’è che, in Italia dopo tanto tempo, vediamo un’inversione di tendenza visto che è stato creato un Ministero per la famiglia ed è guidato dall’ex vicesindaco di Verona Lorenzo Fontana. È sicuramente un importante punto di partenza, perché credo che la politica debba cominciare ad essere coerente con ciò che dice per avviare un programma concreto di sostegno alla famiglia. Il che significa introdurre, ad esempio, un fisco a favore della famiglia, politiche vere a sostegno della natalità e della maternità, provvedimenti che la aiutino e la rafforzino. Fino ad oggi, la politica ha spesso guardato altrove, tornare ad occuparsi di ciò che sta al centro dell’Europa, cioè alla famiglia, non può che farle bene. E in più, credo che sia l’unica maniera per assicurarle un futuro». 22 N. 71

I leader mondiali devono tornare a dare centralità alle politiche familiari, visto anche il calo demografico che affligge l’Europa e soprattutto l’Italia. Verona come sta? «Verona, purtroppo da questo punto di vista, non si differenzia dalle altre città venete e italiane. Anche da noi, i numeri dicono che gli over 60 sono di più degli under 30. In città gli abitanti tra 0 e 30 anni rappresentano il 28% della popolazione, quelli con più di 60 anni sono oltre il 31%. L’anno scorso, a Verona si è toccato il record minimo di nascite, con appena 1.943 nuovi nati. È un tasso di denatalità che richiede misure di contrasto. Noi come Comune, con i mezzi a nostra disposizione, qualcosa stiamo già facendo».

di priorità a favore delle famiglie. Quindi, non stiamo più parlando di interventi spot, ma di utilizzare uno strumento in grado di aiutare l’amministrazione a compiere scelte di maggiore equità fiscale a favore delle famiglie. Rette di servizi pubblici, asili nido, scuole, trasporti e mense: tutto sarebbe tarato secondo questa nuova ottica. Questo, per me, significa essere un’amministrazione a favore della famiglia. E ancora una volta, Verona potrebbe essere il primo Comune capoluogo ad introdurlo e applicarlo».

Al Congresso Mondiale delle Famiglie lei parteciperà come sindaco della città ospitante: con quale tema “in tasca” che le sta più a cuore? «Stiamo lavorando sul Fattore famiglia. È nel nostro programma di governo e, assieme all’Università, è già stato avviato lo studio di fattibilità. Il Fattore famiglia si affiancherà al tradizionale Isee per introdurre strutturali elementi

IL FATTORE FAMIGLIA SERVIRÀ A TARARE LE IMPOSTE, LE TASSE E I PREZZI DEI SERVIZI COMUNALI IN BASE ALLE ESIGENZE DELLA FAMIGLIA.

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Verona anti gender, Verona pro vita, ora Verona per la famiglia: sta diventando un modello di governo territoriale a cui si stanno ispirando altre città (sulla prevenzione all’aborto anche Roma e Milano hanno tentato di imboccare la vostra strada)? Che responsabilità sente? «Molte volte Verona è al centro di polemiche strumentali o del tutto slegate dai fatti. Ci attribuiscono etichette a priori, ma questo, spesso, è il trattamento riservato a chi fa da apripista: ci si attira critiche senza che si entri nel merito dei fatti. Poi però per fortuna, arriva anche il tempo dell’approfondimento e allora vediamo che i nostri provvedimenti vengono adottati in altre città o in altre realtà. Come amministrazione, semplicemente, esplicitiamo dei valori, che sono quelli in cui crediamo. Di questo ci sentiamo responsabili. Con una precisazione: essere a favore della famiglia, non significa discriminare o essere “anti” chi la pensa in modo diverso».

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Il leggendario balcone della struggente storia d’amore tra Giulietta e Romeo che nei secoli ha fatto di Verona la “città dell’amore”. Da sindaco e da padre che città sogna per i bambini e per i genitori? «Mi piace pensare a una città più attenta ai bisogni dei bambini e dei loro genitori; in generale, vicina ai bisogni delle famiglie. Il mio non è un semplice auspicio perché il nostro è un reale progetto amministrativo che interessa aree urbane in fase di recupero, ad esempio gli spazi dell’ex Arsenale austriaco, un compendio monumentale che stiamo recuperando, che saranno dedicati in buona parte alle famiglie. Se a questo aggiungiamo una politica amministrativa che progetta soluzioni pensando alle famiglie, si capisce che il cambiamento è già in atto e che Verona sta già cominciando ad essere più a misura di famiglia. Non a caso, ho tenuto per me la delega

alla famiglia, così a ogni mio assessore chiedo di progettare partendo dalle esigenze delle famiglie». Chi vorrebbe invitare a Verona, al Wfc, come provocazione? Pensi a qualcuno che magari ha bisogno di capire che parlare di famiglia non è retrogrado ed è legato al progresso... «Preferisco non rispondere a questa domanda. Per me, portare avanti i temi e i valori di cui abbiamo parlato finora significa agire con messaggi positivi e non di scontro. Sono convinto che con il buon esempio e con la buona amministrazione si comunica di più che con un dibattito. La coerenza con i propri valori non è mai retrograda».

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Fontana: i primi sette mesi di Governo, bilanci e prospettive di Francesca Romana Poleggi

Ringraziamo il ministro per la famiglia e la disabilità che - nonostante i suoi numerosi impegni - ha trovato tempo per rispondere ad alcune nostre domande Siamo stati molto lieti che sia diventato ministro un uomo come Lorenzo Fontana. Militante nella Lega da quando aveva poco più che vent’anni, prima dei trenta era diventato consigliere comunale a Verona. Deputato europeo per due mandati dal 2009, si è dimesso lo scorso anno per ricoprire l’incarico di vice sindaco di Verona. Eletto alla Camera dei Deputati il 4 marzo 2018 è stato designato ministro nel Governo Conte, con le deleghe alle politiche per la famiglia, per la disabilità, l’infanzia e l’adolescenza, alle politiche antidroga e alle adozioni. Noi l’abbiamo conosciuto nel 2012: un giovane europarlamentare molto cordiale, uno che fa politica come servizio per il bene comune, sinceramente cattolico, di quelli che credono davvero nei principi non negoziabili che stanno alla base di ogni civiltà degna di questo nome.

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Onorevole Fontana, le sembra opportuno fare un primo bilancio su questo 2018 appena trascorso, per quanto riguarda la tutela della vita, della famiglia e delle persone con disabilità, nel nostro Paese? «Siamo al lavoro da poco più di sei mesi, ma sono tanti i progetti in cantiere e i traguardi già raggiunti. Abbiamo incrementato il Fondo nazionale per la non autosufficienza con 100 milioni aggiuntivi strutturali dal 2019, e il fondo per le politiche sociali è stato potenziato di 120 milioni di euro all’anno, a regime. Cresce il Fondo per le politiche familiari: 300 milioni di euro complessivi (dai 4,4 milioni attuali) per il triennio 2019-2021 e 100 milioni di euro annui in più a decorrere dagli anni successivi.

Nel pacchetto-famiglia presentato in sede di discussione parlamentare abbiamo previsto una dote finanziaria potenziata di 444 milioni di euro per gli incentivi alla natalità, che incrementeranno del 20% per ogni figlio di ordine superiore al primo.

IL LAVORO È ANCORA LUNGO E DIFFICILE, MA I RISULTATI CHE STANNO ARRIVANDO SONO IMPORTANTI, PERCHÉ CI CONSENTONO DI ESSERE CONCRETAMENTE VICINI AI PIÙ FRAGILI E DI SOSTENERE LA NATALITÀ E QUELLO CHE CONSIDERIAMO IL PILASTRO DELLA SOCIETÀ, LA FAMIGLIA.

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Fontana ha 38 anni, è sposato con Emilia e ha una bambina, Angelica.

E per la tutela della vita, un valore fondamentale da salvaguardare?

La misura è stata ristrutturata rispondendo alle esigenze emerse dai dati (-16% di figli successivi al primo nel periodo 2008-2016). E ancora, tra le misure previste: 40 milioni di euro per il congedo di 4 giorni per i padri, l’istituzione del “Fondo di sostegno per le crisi familiari” - di 10 milioni di euro annui - il raddoppio (da 400 a 800 euro) delle detrazioni fiscali per i figli con disabilità. Nella proposta presentata, per le mamme sarà inoltre possibile scegliere se accedere a un periodo di tre mesi di maternità retribuita al 60% oppure di sei mesi di maternità retribuita al 30%. Per gli asili nido lo stanziamento sarà di 960 milioni di euro in tre anni. Il lavoro è ancora lungo e difficile, ma i risultati che stanno arrivando sono importanti, perché ci consentono di essere concretamente vicini ai più fragili e di sostenere la natalità e quello che consideriamo il pilastro della società, la famiglia». Primo piano

«Abbiamo recentemente ripartito alle Regioni 4,4 milioni di euro destinati a interventi sui territori a sostegno dei centri famiglia e delle prestazioni sociali erogate nei territori. Sono felice di poter aiutare le donne che portano avanti la scelta di proseguire la gravidanza e siamo felici di proseguire su questa strada. Anche un solo bimbo nato in più è una vittoria”.

Qual è la sfida continua, parlando di disabilità? «Il mio impegno quotidiano è fare in modo che le persone con disabilità - soprattutto gravi - possano vivere nel migliore dei modi. L’obiettivo è garantire a loro - e alle loro famiglie, che spesso vivono tra mille difficoltà e si sentono abbandonate - il massimo sostegno. Intendo portare avanti questa sfida con le possibilità che ho, e che avrò».

PER LA FAMIGLIA: INCREMENTATI IN MODO CONSISTENTE I FINANZIAMENTI AL FONDO PER LE POLITICHE SOCIALI, AL FONDO PER LE POLITICHE FAMILIARI, AL FONDO DI SOSTEGNO PER LE CRISI FAMILIARI, PER I CONGEDI PARENTALI, PER I CENTRI FAMIGLIA REGIONALI, E PER GLI ASILI NIDO.

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444 MILIONI DI EURO PER LE FAMIGLIE La religione assieme alla famiglia sono l’unica risposta adeguata alla necessità esistenziale di dare un senso alla vita, anche secondo un intellettuale laico e controverso come Michel Houellebecq. Allora le chiedo: come incentivare i matrimoni? Come incentivare i giovani a sposarsi presto e a far figli prima che sia troppo tardi?

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«Viviamo un momento particolarmente difficile che di certo non aiuta i nostri giovani a guardare con fiducia al futuro. Dobbiamo lavorare innanzitutto su questo: occorrono misure che tutelino il lavoro, in particolare quello delle mamme che non devono più essere costrette a scegliere fra carriera e famiglia. La conciliazione dei tempi e il sostegno alla genitorialità sono temi che abbiamo voluto affrontare investendo larga parte dei fondi disponibili del nuovo fondo famiglia. Al di là delle scelte personali, lo Stato ha un imprescindibile ruolo di sostegno. Se è vero che la denatalità non è un fenomeno solo italiano, è anche vero che è un fenomeno soprattutto italiano. I bambini sono il nostro futuro, sono il futuro della

società e il rilancio demografico ha una relazione strettissima con la crescita economica e con il calo del debito».

PER I DISABILI: STANZIATI INGENTI FINANZIAMENTI AL FONDO NAZIONALE PER LA NON AUTOSUFFICIENZA, AL FONDO DESTINATO A CHI ASSISTE I DISABILI (CAREGIVER); AUMENTATI GLI INCENTIVI ALLE AZIENDE CHE ASSUMONO DISABILI, RADDOPPIATE LE DETRAZIONI FISCALI PER I FIGLI CON DISABILITÀ, AUMENTATI GLI INSEGNANTI DI SOSTEGNO NELLA SCUOLA.

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Quella contro la droga è un’altra battaglia più che mai necessaria per la tutela della vita e della famiglia stessa.

Diceva Dostojevskij :«Una società va giudicata a seconda del trattamento che riserva ai malati di mente». La medicina e la ricerca scientifica - farmacologica possono essere incentivate allo scopo di migliorare la salute e la qualità della vita dei malati mentali, che nel mondo della disabilità sembrano dei grandi dimenticati (insieme alle persone che si trovano a conviverci e a doverli assistere nella scarsità delle strutture e con leggi e regolamenti a volte assurdi) ? «La ricerca scientifica è uno strumento fondamentale e da essa non si può prescindere per il miglioramento della salute e della stessa qualità della vita. Penso anche a tutte le straordinarie tecnologie che oggi permettono cose prima inimmaginabili. Purtroppo, in questi anni, questa parte di mondo non ha avuto l’attenzione che merita, né un interlocutore vero. Primo piano

+2,2 MILIONI DI EURO PER LA LOTTA AL NARCOTRAFFICO Cercheremo di colmare questo vuoto con misure concrete, intervenendo prima di tutto a sostegno di chi assiste queste persone con sacrifici enormi e combatte ogni giorno contro numeri e burocrazia». Disabilità, quale il primo bilancio delle cose fatte? «Per prima cosa rivendico con forza il potenziamento del Fondo per le non autosufficienze, 100 milioni di euro aggiuntivi che portano - a regime - il fondo dai 450 ai 550 milioni di euro ogni anno. Abbiamo rafforzato anche il Fondo per le politiche sociali: 120 milioni di euro in più ogni anno, a decorrere dal 2019 e in forma strutturale e quello per i caregiver, per cinque milioni di euro in più a decorrere dal

2021, anch’esso strutturale. Sul “Dopo di noi” in una prima fase abbiamo confermato lo stanziamento in essere attivando un tavolo tecnico per dare una maggiore efficacia e concretezza agli strumenti giuridici oggi esistenti, per rafforzare e rendere più efficaci gli strumenti a tutela delle persone fragili. Riguardo al tema del sostegno scolastico ricordo che il ministro Bussetti ha già dichiarato pubblicamente l’avvio di tre cicli di formazione specialistica per 40 mila posti di insegnanti di sostegno, 14 mila per il 2019 e gli altri in tre anni.

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Fontana ha scritto a quattro mani con l’economista Gotti Tedeschi La culla vuota della civiltà. Il ministro - che ha due lauree, una in Scienze politiche e una in Storia della civiltà cristiana - ha studiato in modo approfondito i problemi demografici e la connessione tra gli stessi e l’economia delle nazioni.

Per quanto attiene all’inclusione lavorativa, con il sottosegretario Durigon abbiamo già parlato del rafforzamento degli incentivi per le aziende che assumono lavoratori con disabilità e di aumento delle pensioni di inabilità, che potrà essere previsto all’interno del reddito di cittadinanza».

La legge che prevede per famiglie delle persone con handicap una serie di diritti non viene di fatto applicata (i parenti si trovano davanti al muro di gomma della burocrazia e dell’ignoranza…) «Una delle nostre priorità è quella di riordinare tutta la disciplina inerente ai temi della disabilità nelle diverse

E’ IN CORSO LA STESURA DI UN CODICE PER LA DISABILITÀ: UN TESTO UNICO PER RIORDINARE LA NORMATIVA VIGENTE IN MATERIA, RENDERLA PIÙ ACCESSIBILE A TUTTI E QUINDI PIÙ APPLICABILE NEL CONCRETO.

articolazioni, con il fine ultimo di redigere un Codice delle disabilità, già in fase di predisposizione. Si tratta di un primo vero tentativo di riforma ispirato alla semplificazione e all’equità. La sensibilità su questo tema è di tutto il governo e sono convinto che faremo significativi passi in avanti. Mi piace pensare che siamo sulla strada giusta. Noi ce la stiamo mettendo tutta».

Pur essendo un politico di respiro internazionale, eletto per due volte al Parlamento europeo, Fontana è sempre stato fortemente legato alla sua terra e alla sua città, Verona, della quale è stato vice - sindaco dal 2016 al 2018.

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Si respira aria nuova in Europa: ce ne parla Claudio D’Amico di Toni Brandi Claudio D’Amico, membro del direttivo del World Congress of Families, ci parla della sua attività pro famiglia svolta in sede internazionale, in seno all’Osce.

L’onorevole Claudio D’Amico è responsabile per le attività strategiche di rilievo internazionale del vice-premier Salvini, a Palazzo Chigi. Ha una lunga esperienza di politica internazionale, anche perché è stato membro dell’assemblea parlamentare dell’Osce, Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa, che raccoglie deputati provenienti da 57 Paesi, per un confronto periodico su questioni politico-militari, economiche e ambientali, nel campo dei diritti umani, e per regolare il comportamento degli Stati nei confronti dei loro cittadini e fra di loro. Abbiamo chiesto all’onorevole D’Amico che aria tira in tali organismi internazionali a proposito di principi non negoziabili e di politiche pro famiglia. «Un’aria pessima: immaginate cosa possano essere i “gender lunch” che regolarmente da anni si tengono in occasione

Primo piano

della sessione annuale dell’assemblea parlamentare dell’Osce. I deputati si radunano in un incontro conviviale per parlare e condividere le politiche “di genere” intraprese e da intraprendere nei rispettivi Paesi, tutte tese all’affermazione di quei “nuovi diritti” - pseudo diritti - che in realtà sono la pretesa dell’individuo di veder realizzato ogni suo desiderio, anche contro la realtà naturale delle cose e delle persone».

IN OCCASIONE DELLA SESSIONE ANNUALE DELL’ASSEMBLEA PARLAMENTARE DELL’OSCE, SI ORGANIZZAVANO DEI “GENDER LUNCH”. ALLORA D’AMICO HA PROPOSTO, CON SUCCESSO, I “FAMILY LUNCH”.

E lei come ha potuto respirare quest’aria? «Era davvero un’aria irrespirabile. Perciò ho pensato, tre anni fa, di indire contemporaneamente al “gender lunch” un “family lunch”. La prima volta è stato a Tbilisi: per coincidenza la sessione annuale dell’Osce si teneva nella stessa città che pochi mesi prima aveva ospitato il World Congress of Families.

Claudio D’Amico, milanese, classe 1965, a Berlino, in occasione della sessione annuale dell’assemblea parlamentare dell’OSCE nel luglio 2018.

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È FONDAMENTALE IL RACCORDO E IL DIALOGO TRA COLORO CHE SI OPPONGONO ALLA RIVOLUZIONE ANTROPOLOGICA IN ATTO. È IMPORTANTE CONOSCERSI, CONFRONTARE LE DIVERSE ESPERIENZE, METTERE IN COMUNE LE BEST PRACTICE PER DIFENDERE LA FAMIGLIA. È stato, quindi, l’organizzatore del Wcf, Levan Vasadze, che mi ha aiutato ad attuare l’idea del pranzo. Ci ha ospitato splendidamente nella sua vineria: eravamo circa 30 parlamentari, provenienti da tutti i Paesi europei - certamente non appartenenti ai partiti socialisti…» Non è mai venuto nessun esponente di un partito di sinistra? «No. Anzi, un socialista che una volta ha detto che sarebbe venuto è stato richiamato all’ordine dal partito che gli ha ingiunto di rifiutare l’invito». E dopo Tbilisi? «Il “family lunch” si è ripetuto ogni anno: nel 2017, a Minsk, ci ha sostenuto ed ospitato la Chiesa Ortodossa presso la sua Accademia degli Studi. 30 N. 71

Ha partecipato anche il presidente dell’assemblea parlamentare, Montella. E questa volta c’erano anche diversi delegati americani - che l’anno prima avevano dovuto rientrare anzitempo in Usa. Nel luglio scorso a Berlino, col sostegno dello Iof e anche di Pro Vita, il pranzo si è tenuto nel ristorante sul tetto del Bundestag, a Berlino. Anche in questa occasione ha partecipato il presidente dell’assemblea parlamentare. Dagli Stati Uniti, tra gli altri, c’era il deputato Chris Smith, un campione nella difesa dei valori, della vita e della famiglia, a Washington. E ogni anno, sono lieto di sottolinearlo, ha partecipato con convinzione anche il delegato della Santa Sede. C’erano delegati anche dalla Svizzera». Quindi esistono politici pro famiglia, che credono nei valori, anche in Paesi molto inclini a obbedire ai diktat del pensiero unico Lgbt? «Certo. Anche nei Paesi come Svezia, Norvegia e Finlandia, il buon senso non si è estinto. Esistono partiti di discreta importanza che incarnano anche i valori in cui noi crediamo».

Insomma, lei ha creato un network pro famiglia in ambito internazionale… «Era più che mai necessario. È fondamentale il raccordo e il dialogo tra chi si oppone alla rivoluzione antropologica in atto. È importante conoscersi, confrontare le diverse esperienze, mettere in comune le best practice per difendere la famiglia, che è la chiave di volta della società, e serve alla generazione e alla formazione degli uomini e delle donne del futuro. Bisogna promuovere i valori collettivi, come la famiglia naturale, in contrapposizione ai disvalori egotisti che vengono propagandati dall’ideologia nichilista imperante».

D’AMICO HA PARTECIPATO CON ENTUSIASMO E SODDISFAZIONE AGLI ULTIMI TRE CONGRESSI MONDIALI DELLE FAMIGLIE: A TBLISI, A BUDAPEST E A CHISINAU.

Primo piano


Paesi membri (in verde) e partner (in arancione) dell’OSCE

Lei ha partecipato ai passati Congressi Mondiali delle Famiglie. Ce ne vuol parlare? «Sì, ho partecipato con entusiasmo e grande soddisfazione. La mia prima volta è stata a Tbilisi, nel 2016, un evento grandioso, con la partecipazione e il sostegno del Patriarca ortodosso. Ho potuto constatare personalmente come il popolo georgiano, nonostante decenni di dominazione sovietica, sia rimasto radicato alle sue tradizioni e ai suoi valori: la grande manifestazione di chiusura dell’evento per le strade della città, che si è conclusa con una funzione nella cattedrale, resta un ricordo indelebile nel mio cuore. A Budapest è stata una intera intensa settimana di incontri davvero straordinaria. Senza togliere nulla agli altri due eventi, in quella occasione sono rimasto davvero colpito dall’altissimo livello dell’evento. Primo piano

Ha partecipato Orban in persona e ha dimostrato già allora come la politica pro vita e pro famiglia di un governo può dare frutti immensi, anche dal punto di vista della crescita economica. In quell’occasione ho portato al Congresso una lettera di saluto e di appoggio da parte di Matteo Salvini, che al tempo era solo il segretario della Lega. In Moldavia, lo scorso anno c’era il presidente della repubblica Dodon che ha partecipato con convinzione ai lavori del Congresso, nonostante il Governo del suo Paese non sia portatore dei valori fondanti della nostra civiltà. E lì ho portato i saluti di Salvini in veste di vice premier.

Cosa pensa, quindi del prossimo Congresso Mondiale a Verona? «È davvero una grande opportunità per l’Italia. Dobbiamo tutti essere grati a Brian Brown che è riuscito in tanti anni di lavoro a coordinare e riunire tante grandi realtà che in tutto il mondo lavorano nell’ambito sociale per la famiglia e per la civiltà. Grazie anche ai “family lunch” a questa grande realtà che è espressione della società civile si è aggiunta la parte politica: il vento del cambiamento - per il bene comune - sta soffiando forte».

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di Luca Scalise

Vito Comencini: il Wcf serve a condurre una battaglia di civiltà Intervista all’onorevole Vito Comencini, classe 1987, veronese doc, a proposito del prossimo Congresso Mondiale delle Famiglie Il XIII Congresso Mondiale delle Famiglie è per la prima volta in Italia, a Verona. La città si appresta a diventare ‘Capitale della Famiglia’ poco tempo prima delle prossime elezioni europee. Per molti il Wcf sarà l’occasione per ribadire valori non solo cari ma anche utili alla tenuta del tessuto sociale e a riflettere su azioni a sostegno di quelli che sono il vero pilastro del welfare italiano, i nuclei familiari. Si aspettano migliaia di persone che potranno assistere al laboratorio di idee e di iniziative a difesa di mamma, papà e figli nel rispetto delle preziose diversità tra Paesi. Un’opportunità unica per sottolineare l’importanza dell’altra Europa che si costruisce partendo dalle famiglie e dalle loro vere esigenze. Ne è convinto Vito Comencini, leghista doc e vicino al ministro Lorenzo Fontana, che aspetta il Congresso «per confrontarsi e capire come proseguire al meglio queste battaglie di civiltà» come ha detto in un’intervista rilasciata proprio a Pro Vita. 32 N. 71

LA DIFESA DELLA FAMIGLIA, E DI ALTRI IMPORTANTISSIMI VALORI DI BASE, È FONDAMENTALE PER CERCARE DI OSTACOLARE IL TENTATIVO DI DISTRUZIONE DELLE IDENTITÀ.

Onorevole, la sua attività si è sempre contraddistinta per una particolare attenzione al tema della famiglia e alla battaglia contro il politicamente corretto che sta avvelenando il dibattito. Ci racconta in breve su cosa si è concentrata di più la sua sfida politica? «Credo che la difesa della famiglia, e di altri importantissimi valori di base, sia fondamentale per cercare di ostacolare il tentativo di distruzione delle identità. Per fare ciò abbiamo capito che si doveva andare contro il “politicamente corretto”, strumento questo che attraverso i media hanno cercato di utilizzare spesso per tapparci la bocca ed impedirci di dire la verità alla gente».

La danno come uno degli uomini più legati politicamente al ministro Fontana. Quali obiettivi sono stati raggiunti per la famiglia dei quali va più orgoglioso, calcolando che nella manovra finalmente si affronta anche questo tema?

Vito Comencini

Primo piano


«Aver istituito un ministero che si occupa appositamente di famiglia e disabili è già di per sé una dimostrazione di attenzione verso questi aspetti imprescindibili della nostra società, che meritano forte attenzione, aiuto e tutela. Altra mossa fondamentale è anche quella del ministro degli interni Matteo Salvini di voler ribadire e mettere in chiaro il concetto di padre e madre, cancellando quello relativista di genitore 1 e 2. Sono certo che con la manovra si riuscirà a garantire un serio aiuto alle famiglie soprattutto a quelle numerose - e a favorire le adozioni anche all’estero, e si potrà creare un maggiore equilibrio tra lavoro e famiglia. Tutto ciò con l’obiettivo in primis di fermare il grave calo demografico del nostro paese riscontrato negli ultimi anni».

LE PROSSIME ELEZIONI EUROPEE SONO L’OCCASIONE PER CAMBIARE ROTTA SUI TEMI VALORIALI, FACENDO RISORGERE L’EUROPA DEI POPOLI E DELLA CRISTIANITÀ.

Primo piano

Pro Vita, con altre importanti realtà associative, ha organizzato il Congresso Mondiale delle famiglie a Verona. Come saprà ci sono argomenti importanti sul tavolo: la bellezza del matrimonio, i diritti dei bambini, la battaglia all’utero in affitto, la crescita economica e il calo demografico, la dignità e la salute delle donne... Quanto trova importante che se ne parli e che a farlo siano diversi leader mondiali e tutti insieme? «Sono molto contento e orgoglioso che questo importantissimo evento si tenga a Verona, la mia città. Il Congresso sono certo sarà un laboratorio per confrontarsi e capire come proseguire al meglio queste battaglie di civiltà». Il Congresso Mondiale delle Famiglie si terrà alla vigilia delle Europee, e la tendenza sembra confermare un dato: quello della nascita di una nuova Europa più attenta alla famiglia e ai problemi concreti dei cittadini. Il ritorno al tema delle politiche familiari, che si è avvertito anche in Italia, quanto non è più rimandabile, calcolando anche il calo demografico in atto in molte nazioni occidentali?

Verona «Non è assolutamente rimandabile ed è vincolante rispetto a tutto il resto. Finalmente con le elezioni Europee ed il successo dei movimenti identitari che auspico fortemente, si potrà cambiare rotta su questi temi, facendo risorgere l’Europa dei Popoli e della Cristianità». Al Congresso Mondiale delle Famiglie parteciperà anche il ministro della famiglia che guida un dicastero fortemente voluto dalla Lega. Quanto vi rende orgogliosi e quali sono le sfide che sente sue e che vorrebbe trasmettere in quell’occasione? «Lorenzo Fontana è un grande esempio per molti di noi sia come militanti che come uomini delle istituzioni: ha permesso alla Lega di percorrere la strada giusta, quella di cui i cittadini hanno bisogno. Un faro importante non solo per noi, ma anche per molti altri cattolici, che pur non essendo leghisti guardano a Lorenzo e a tutti noi con grande speranza e fiducia. Siamo ben consapevoli di questa grande responsabilità». 33 N. 71


di Tommaso Scandroglio

“Mio” figlio è altro da me Dedicato a coloro che predicano l’aborto come diritto della donna alla “autodeterminazione” sul proprio corpo. La domanda è semplice, ma la risposta non altrettanto: il concepito è già un essere umano, ossia è già un organismo umano? Vediamo molto in sintesi le prove per sostenere che il concepito, cioè lo zigote (la prima cellula nata dall’incontro dello spermatozoo con l’ovocita), è già un essere umano. La prima prova potrebbe essere rintracciata nel fatto che lo zigote ha una sua identità, ossia è un’entità specifica. In altri termini è un ente biologico diverso dagli altri enti biologici. Ma questa caratteristica non è sufficiente per farci dire

Cellula uovo circondata da spermatozoi

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che il concepito è un essere umano. Infatti anche qualsiasi altra cellula del corpo umano ha una propria identità specifica, che la differenzia da tutte le altre miliardi di cellule dell’organismo. Inoltre il concetto di individualitàidentità si può riferire non solo ad una singola cellula, ma anche un singolo tessuto e ad un singolo organo. Ma una cellula, un tessuto e un organo non sono un individuo umano. Come invece attribuire la qualifica di essere/individuo umano allo zigote? Il concetto chiave è quello di “organismo” che si può definire come una individualità - un essere ontologicamente unitario composta da più parti, tra loro coordinate e integrate, dotata di esclusiva identità genotipica e fenotipica altamente specializzata e di proprie funzioni che generano un’autonomia biologica. Tutte queste caratteristiche sono rintracciabili nello zigote. In prima battuta c’è da notare che nel genoma (l’insieme delle informazioni genetiche contenute nel Dna e nell’Rna) di carattere umano presente

LO ZIGOTE È UN ENTE BIOLOGICO DIVERSO DA ALTRI ENTI BIOLOGICI

nello zigote sono già presenti tutte quelle caratteristiche proprie dell’organismo adulto che aspettano solo di svilupparsi nel tempo. L’elevata specializzazione della cellula zigote, oltre a distinguerla dalle altre cellule, è già una prima prova della sua qualifica di individuo umano. In secondo luogo una cellula di un organismo avrà lo stesso corredo cromosomico di qualsiasi altra cellula del medesimo organismo. Non così per lo zigote il quale avrà uno suo unico Dna cromosomico con sequenze specificatamente umane, distinto da quello del padre e della madre.


Questa caratteristica produce l’autonomia biologica dello zigote. Questi, al pari del neonato, dipende dalla madre in merito al nutrimento, alla difesa dai pericoli esterni, ecc., ma è autonomo nel suo sviluppo il quale dunque procede per virtù propria. C’è però da aggiungere che «il costitutivo dell’individuo umano, della sua singolarità, [è individuabile] non soltanto nel suo genotipo, ma anche nel suo fenotipo, cioè nella sua precisa struttura morfologica ed organica, che manifesta il suo genoma» (Giorgio Maria Carbone, L’embrione umano. Qualcosa o qualcuno?, ESD, Bologna 2014, p. 55). L’autonomia è anche causata da un secondo fattore, di carattere funzionale. Una cellula biologicamente fa parte di un

tessuto, un tessuto di un organo, un organo di un apparato, un apparato di un organismo. Ma l’organismo, da punto di vista fisiologico, non appartiene a nulla, è un ente indipendente. L’appartenenza a cui facciamo cenno non solo è di carattere genetico, ma anche funzionale. Le attività di una cellula di un organismo di necessità sono correlate con le attività di tutte le altre cellule, tessuti e organi dell’organismo. Tale coordinazione è volta alla sopravvivenza dell’organismo e alla sua riproduzione e imposta dal genoma di questo stesso organismo. Vero è che lo zigote si coordina con l’organismo della madre, ma - in primo luogo - non per le finalità impresse in qualsiasi altra cellula materna e a cui abbiamo appena fatto cenno, bensì

per la propria sopravvivenza e sviluppo. Tanto è vero che il sistema immunitario della madre diventa silente nei suoi confronti, altrimenti lo attaccherebbe come “un corpo estraneo”. In breve si nota una funzionalità dello zigote essenzialmente diversa dalla funzionalità delle cellule, tessuti e organi della madre. Da qui una sua distinzione e quindi indipendenza. In secondo luogo le sue funzioni sono gestite dal proprio genoma, non da quello della madre. Lo zigote quindi si autogoverna. Si può quindi asserire che lo zigote è compiutamente organismo (umano) perché non è parte di un tutto più grande, cioè a dirsi dell’organismo della madre (prova evidente sono gli embrioni concepiti e sviluppati in vitro), sia in senso genetico, che cellulare, che funzionale. E’ un ente organico a sé stante, distinto da altri enti biologici e quindi autonomo.

UN ORGANISMO È UN ESSERE ONTOLOGICAMENTE UNITARIO, COMPOSTO DA PIÙ PARTI TRA LORO COORDINATE E INTEGRATE, DOTATO DI ESCLUSIVA IDENTITÀ ALTAMENTE SPECIALIZZATA E DI PROPRIE FUNZIONI, BIOLOGICAMENTE AUTONOMO.

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LO ZIGOTE SI AUTO GOVERNA COL PROPRIO GENOMA, NON RISPONDE A QUELLO DELLA MADRE

Il genoma umano

Da ciò si conclude che lo zigote, seppur composto da un’unica cellula, può rivendicare una sua individualità-identità diversa da quella predicabile a favore di un’altra qualsiasi cellula dell’organismo ospite, una identità propria di un organismo umano. Dal momento del concepimento avverrà poi un solo evento, incapace però di cambiare la natura di essere/individuo umano dello zigote: lo sviluppo, inteso sia in senso quantitativo, come accrescimento cellulare, sia in senso qualitativo, come perfezionamento funzionale.

Anche le fasi successive alla fertilizzazione offrono una prova che lo zigote è un organismo umano perché peculiari solo di quest’ultimo. Ad esempio la crescita cellulare post-zigote è completamente diversa da quella di qualsiasi altra cellula; la necessità dell’impianto nell’endometrio dell’embrione, per un fisiologico sviluppo dello stesso, indica un processo assolutamente estraneo a qualsiasi altra unità biologica; alcune fasi dello sviluppo morfologico – basti pensare alla transizione dal disco embrionale al feto che permette, tra gli altri

Zigote

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eventi, anche l’organogenesi – sono indicative della presenza di un organismo; alcune proprietà del processo di sviluppo prese congiuntamente sono tipiche solo di un organismo, quali l’autonomia, la continuità, la gradualità, la coordinazione, la teleologia (svilupparsi in vista di un fine ben preciso e non per caso). Infine, come ulteriore prova, tale sviluppo, dato il suo carattere continuo senza salti, ci permette di assegnare, con una dinamica a ritroso, la qualifica di organismo umano allo zigote così come lo assegniamo al feto o al neonato. Il vero salto biologico è invece dato dallo zigote ai gameti, perché questi ultimi non hanno tutte quelle peculiarità riferite allo zigote appena descritte.


Come far crescere l’economia diminuendo la felicità

di Benedetto Rocchi

Un economista analizza il rapporto tra il business dell’utero in affitto e il capitale relazionale che questa inumana pratica annichilisce

Navigando tra i siti web di imprese che offrono ai potenziali consumatori italiani servizi di fecondazione artificiale e utero in affitto in qualche “paradiso riproduttivo” mi sono imbattuto in una figura emblematica. (vedi foto)

Il servizio offerto viene rappresentato come un vero e proprio processo produttivo, con una serie di fasi che utilizzano materie prime (seme, ovuli) e altri fattori della produzione (ad esempio la madre surrogata) fino a raggiungere il risultato finale (output). Perché di questo si tratta quando parliamo

di fecondazione artificiale e utero in affitto: di una vera e propria industria, con le sue specializzazioni (tecnologiche, legali, di servizio), filiere, mercati, contratti, contropartite economiche. Basta esplorare un po’ l’advertising sul web per rendersene conto. Non è difficile imbattersi nelle vetrine dove si espone il 37 N. 71


volto delle venditrici di ovuli, trovare pacchetti “all inclusive”, promozioni e sconti, avere informazioni sulle garanzie di risultato (con promessa di rimborso in caso di insuccesso: soddisfatti o rimborsati!) e via discorrendo. Ovviamente il suggerimento implicito, come spesso accade, è quello del “chi più spende meno spende”. Così il pacchetto Vip, a differenza di quello standard, include accanto al test genetico sull’embrione (controllo di qualità!) anche la scelta del sesso e 8 ore di babysitting invece di 4 nel periodo di rodaggio del prodotto (i primi mesi dopo la nascita): e viene da chiedersi perché gli acquirenti, che tanto desiderano un figlio, dovrebbero aver bisogno di una baby sitter. Tutto questo ovviamente in cambio di parecchi soldi, destinati a finire per la gran parte nelle tasche dei compassionevoli venditori (molto meno alle donne che concedono il loro utero in affitto), generosamente impegnati a soddisfare i loro sfortunati clienti. La cosa interessante sta nel fatto che all’inizio del processo entra una coppia “che tanto desidera un figlio” mentre alla fine esce una “famiglia felice” pronta a tornare a casa. Si tratta dunque di una attività economica che promette di produrre la felicità. Ma davvero la produzione 38 N. 71

Richard Easterlin, economista americano e membro dell’Accademia delle Scienze, nel 1974, ha elaborato il “paradosso” secondo il quale il benessere oltre un certo livello di reddito pro capite smetterebbe di crescere: insomma, i soldi non fanno la felicità. e la commercializzazione di bambini (perché di questo, in ultima analisi, si tratta) possono garantire la felicità? Una cosa è certa: fecondazione artificiale e utero in affitto fanno crescere il Pil. Un pacchetto “all inclusive” comprendente l’acquisto delle materie prime necessarie (seme o uovo o tutti e due), un numero illimitato di tentativi di fecondazione (e quindi di bambini prodotti per morire nel tentativo di impianto) e maternità surrogata, in Ucraina attualmente costa per gli Italiani circa 40.000€. Se l’intera filiera di produzione potesse realizzarsi in Italia (l’utero in affitto per ora è vietato, ma chissà...) si può supporre che i prezzi sarebbero molto più elevati: negli Usa il costo può superare i 100.000$. Ipotizziamo dunque un costo per figlio “prodotto” di 80.000€ e immaginiamo che, in una Italia finalmente aperta a tutti i “diritti” cosiddetti “civili”, il 10% più ricco delle donne in età fertile con più di 30 anni decida di avere un figlio con

questa modalità alternativa e più moderna di riprodursi, affittando l’utero di donne più giovani (e presumibilmente con un reddito pro capite più basso). In base ai dati sulla popolazione del 2017 questo vorrebbe dire circa 28.000 figli prodotti per un valore totale della produzione intorno ai 2,24 miliardi di Euro, pari a circa lo 0.13% del Pil dello stesso anno. Senza tenere conto dell’indotto! In tempi in cui si litiga con l’Europa sui decimali delle previsioni del Pil, una crescita così potrebbe davvero fare comodo. Ma aumenterebbe anche la felicità? Tra gli economisti da anni ormai si dibatte intorno al “paradosso di Easterlin”, secondo il quale il benessere (misurato in base a valutazioni soggettive rilevate su campioni della popolazione) oltre un certo livello di reddito pro capite smetterebbe di crescere.


Uno dei camion vela che Pro Vita ha fatto girare durante la campagna contro l’utero in affitto dello scorso autunno.

C’è ancora discussione, ma si concorda sul fatto che oltre un certo livello di ricchezza la relazione tra incrementi di reddito e incrementi di benessere soggettivo si fa progressivamente meno chiara. Così pare che anche gli economisti stiano scoprendo quello che si sapeva da tempo: che i soldi non fanno la felicità. Il fatto è che l’utero in affitto con tutti i suoi annessi porta il mercato nel cuore pulsante delle relazioni umane, nel

Già nell’ottobre 2013 Notizie Pro Vita denunciava la barbara pratica dell’utero in affitto.

momento in cui l’amore e il dono di sé si fanno nuova vita. E mercato vuol dire scambio e, più precisamente, scambio senza eccedenza. Prestazione (prodotto o servizio) in cambio di controprestazione (prezzo) di eguale valore. E siamo pari. Viceversa in tutte le relazioni personali buone, autenticamente umane, c’è immancabilmente una componente di dono reciproco che va oltre il semplice scambio di utilità. Può essere la fiducia che ripongo nel mio cliente quando chiudo un contratto senza insistere su una clausola di garanzia particolarmente stringente; o la cortesia con cui cerco di fare un piacere ad un amico. È qualcosa in più oltre il semplice motivo pratico dei rapporti tra persone, che lentamente si accumula in un capitale di buone relazioni, di amicizia, di confidenza. E questo capitale relazionale è sicuramente motivo di felicità, come dimostrano molti studi. Qual è l’ambito della vita umana in cui la componente

del dono gratuito di sé è massimo (si potrebbe dire fondativo) nei rapporti con gli altri? Proprio quello della generazione: dare la vita come un dono, accogliere un figlio come un dono. Trasformare questa esperienza in un luogo di scambi economici non può che distruggere (spiazzare, direbbe un economista) la produzione di tutti questi immensi patrimoni relazionali. Come confermano le storie terribili e tristissime, che non è difficile trovare, di figli della provetta che cercano i loro genitori biologici dopo una vita vissuta nel malessere, di madri surrogate che avvertono una profonda tristezza, un ferita, quando vengono separate per sempre dal bambino che hanno appena partorito. E che nessun compenso (lo chiamano rimborso spese) potrà mai sanare. La chiamano “gestazione per altri”. Cercano di raccontarcela come una pratica compassionevole. Affermano di voler curare l’infertilità, donando la felicità. Peccato che la felicità non sia mai stato possibile nè venderla, nè comprarla.

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Quella violenza che non si vede e non fa clamore di Maria Cristina Del Poggetto

Una psichiatra, specialista in Psicoterapia Sistemico-Relazionale, referente per la società scientifica Promed Galileo e membro del direttivo Steadfast onlus, ci mette in guardia dagli abusi psicologici che non sono meno gravi della violenza fisica: e le vittime sono indifferentemente uomini, donne, bambini. Si parla molto di “violenza di genere” sui media, ma una delle forme di violenza più diffusa e meno denunciata è l’abuso psicologico. Quest’ultimo infatti non è visibile e non fa clamore. Una menzogna ripetuta più e più volte, sistematicamente, alla fine viene recepita e registrata come una verità. Questo è un meccanismo molto ben conosciuto e pertanto molto usato in ambito politico e pubblicitario. Ma anche in ambiti più domestici. Nella quotidianità il silenzio disconfermante, l’umiliazione reiterata, l’assenza di rinforzi positivi o addirittura di un semplice riconoscimento, la deprivazione affettiva normalizzata, sono forme di violenza silenziosa e di abuso invisibile; quando non arrivano ad essere vere e propri atti svalutanti, meccanismi denigratori ripetuti, che si smascherano con l’offesa usata come normale intercalare ed ecco che il disprezzo si rende 40 N. 71

L’UNIVERSITÀ DI PISA, COME CAFRE, SOTTO L’EGIDA DEL DIPARTIMENTO DELLE PARI OPPORTUNITÀ, PARTIRÀ CON UN PROGETTO AMBIZIOSO, SU TERRITORIO NAZIONALE, DI INTERVENTI ATTIVI A PIÙ LIVELLI E DI ANALISI DEL FENOMENO: “VIETATO VIOLARE”

visibile, percepibilmente scontato e l’umiliazione diventa un’abitudine. Solo apparentemente sono forme non violente di abuso. Non feriscono in superficie, ma in profondità. Feriscono portando a credere di non essere idonei, di non essere adeguati, di non essere capaci.

Talora giocano sui sensi di colpa, o sulla privazione della libertà, isolando socialmente l’interlocutore, o negandogli la disponibilità economica, o ancora privandolo della privacy, ma l’esito è sempre lo stesso: inducono una posizione d’inferiorità fissa nella relazione.


NELLA QUOTIDIANITÀ IL SILENZIO DISCONFERMANTE, L’UMILIAZIONE REITERATA, L’ASSENZA DI RINFORZI POSITIVI O ADDIRITTURA DI UN SEMPLICE RICONOSCIMENTO, LA DEPRIVAZIONE AFFETTIVA NORMALIZZATA, SONO FORME DI VIOLENZA SILENZIOSA E DI ABUSO INVISIBILE.

Il loro potere sta proprio nella ripetitività che crea l’immutabilità dell’andamento della relazione. Ciò permette di alimentare una relazione che sempre più fissa le due posizioni, una up e l’altra down; ne deriva una posizione d’inferiorità che alla fine legittima e alimenta l’ulteriore agito di chi esercita queste forme di abuso, per es. escludendo chi sta in posizione down dalle decisioni del sistema familiare, che quasi sembra essere una conseguenza giustificata dell’inadeguatezza ipotizzata e creata. In un sistema familiare ciò che sostiene e permette lo svilupparsi di queste dinamiche è il fatto che venga agito da persone che amiamo e che di riflesso diamo per scontato

che ci amino, il che porta a giustificare certe modalità d’interazione, impreparati a farne fronte. Se e quando ce ne rendiamo conto il meccanismo ha già creato un tale dislivello up-down che è difficile risalire la china, anche perché siamo indeboliti, sfiancati, stanchi, le dinamiche di relazione sono già in azione da tempo e la forza e la fermezza per reagire si riducono sempre più, dando spazio al timore a più livelli. Le questioni sono sempre più meno le stesse e piuttosto banali, le bottiglie dell’acqua non richiuse, gli sportelli degli armadi rimasti aperti, i ritardi o gli orari dei pasti non rispettati, ecc. Che sia questo o quello il fatto è la

scintilla per rimettere in moto e alimentare le dinamiche suddette. “Sempre” e “mai” diventano parole abusate e il singolo evento viene spalmato in un tempo astratto che non ha dimensione, tutto viene generalizzato e amplificato, ne consegue che l’interlocutore non ha modo di difendersi, le motivazioni di quella scelta non sono più sufficienti a discolparsi nella nuova dimensione astratta del sempre e del mai. Peraltro non c’è alcuna intenzione né volontà di comprensione da parte dell’abusatore, così qualsiasi ragionamento utilizzato dalla vittima non sposterà di una virgola la posizione e l’atteggiamento dell’abusatore che non è quello di comprendere ma solo di attaccare, in un gioco che diviene sempre più facile. Le dinamiche infatti tendono ad autoalimentarsi. Via via che l’abusatore acquisisce potere l’altro lo perde, rendendo più facile al primo di poterlo

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schiacciare. In realtà gli abusatori sono persone che a loro volta hanno subìto e che approfittano della buona fede e fragilità dell’altro per sentirsi, almeno in quel contesto, forti. Deboli con i forti e forti con i deboli. Non avendo stima di sé non puntano sulla costruzione di una relazione paritaria, che temono, ma hanno bisogno di sottomettere l’altro per sentirsi forti e non rischiare di ritrovarsi in posizione down nuovamente. Pertanto cercano persone fragili e bisognose di conferme con cui interagire, le riconoscono

GLI ABUSI PSICOLOGICI NON FERISCONO IN SUPERFICIE, MA IN PROFONDITÀ.

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e solo all’inizio rispondono al loro bisogno di conferma per poterle avvicinare. Da qui parte l’incubo! Non appena si sentono di averle in pugno iniziano a sfogare le loro frustrazioni, talora solo a livello verbale, innescando meccanismi di violenza psicologica, altre volte anche con violenze fisiche. Una volta partito il meccanismo non c’è limite. Non sono situazioni facili da gestire, neppure per il personale tecnico, e occorre una sinergia tra le istituzioni che a sua volta non è semplice da creare pur con le migliori intenzioni. L’università di Pisa, come Cafre, in collaborazione con alcune associazioni nazionali e sotto l’egida del dipartimento ministeriale delle pari opportunità ha un progetto ambizioso, su territorio nazionale, di interventi attivi a più livelli e di analisi del fenomeno.

“Vietato Violare” il suo titolo. Steadfast onlus, associazione di cooperazione internazionale che già da tempo si occupa di violenza a più livelli, attraverso uno sportello di ascolto, ma anche occupandosi di nuove forme di violenza come l’utero in affitto, e la morte procurata (Alfie e Charlie ce lo ricordano) ha l’onore e l’orgoglio di essere uno dei partner assieme ad altre associazioni, Culturae, Sois, Unità Migranti Italia e Osim.


di Antonella Ranalli

Come ti erudisco il pupo, attraverso la Tv di Stato

La Bbc inglese espone in modo molto trasparente la strategia che è stata intrapresa da una decina d’anni per veicolare le ideologie omosessualiste. Non ci stupisce il fatto che il numero di ragazzini che chiedono di “cambiare” sesso sia aumentato del quattromilaquattrocento per cento, nel Regno Unito. Il governo britannico ha commissionato mesi fa uno studio per scoprire per quali ragioni nell’ultimo decennio il numero dei minorenni che chiedono trattamenti medici per il “cambiamento” di sesso (o per meglio dire, dei genitori che li chiedono per i propri figli) è aumentato del 4400%. Se non ci fosse di mezzo la salute di centinaia di bambini ci si potrebbe fare una grossa risata: chissà cosa si aspettavano, visto che i bambini inglesi subiscono da anni l’indottrinamento con le teorie del gender. Attraverso i tubi catodici, la Bbc completa il lavorio operato nelle scuole di ogni ordine e grado. La Tv pubblica britannica è molto trasparente sull’argomento e rende accessibili a tutti - attraverso internet - le proprie direttive interne. Sono letture interessanti e siamo convinti che documenti simili circolino negli uffici di molte emittenti, comprese quelle italiane, che invece non li diffondono all’opinione pubblica. Nella “Strategia per

la diversità e l’inclusione”, ad esempio, si legge che la Bbc si pone l’obiettivo di raggiungere entro il 2020 la quota dell’8% di dipendenti e di personaggi di fantasia Lgbt, «compresi alcuni ruoli da protagonista». Interrogati riguardo la scelta di questa cifra hanno spiegato di aver «lavorato a stretto contatto con Stonewall e con Pride e Unions (associazioni degli impiegati Lgbt) per determinare un obiettivo che possa essere un riflesso della realtà e una sfida per il futuro» e di aver quindi fatto la media tra la percentuale di cittadini britannici Lgbt che risulta dai rapporti dell’Ufficio per le statistiche nazionali

LA BBC SI PONE L’OBIETTIVO DI RAGGIUNGERE ENTRO IL 2020 LA QUOTA DELL’8% DI DIPENDENTI E DI PERSONAGGI DI FANTASIA LGBT, «COMPRESI ALCUNI RUOLI DA PROTAGONISTA».

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(2%) e quella del rapporto di Albert Kinsey (10%). Questo calcolo è talmente illogico da far sospettare di essere stato ideato in malafede: infatti solo la prima cifra, derivante dai rapporti annuali dell’equivalente britannico del nostro Istat, è attendibile; mentre la seconda risale a sondaggi condotti negli anni ’40 negli Stati Uniti da un entomologo pedofilo, sondaggi i cui risultati sono stati sbugiardati decenni fa dalla comunità scientifica (ma che continuano ad essere considerati veri dagli attivisti Lgbt e da sceneggiatori cinematografici e televisivi). In ogni caso, la Bbc ha candidamente ammesso di aver commissionato un censimento iniziato dopo la redazione della suddetta strategia (perché dopo e non prima? Mistero!) che ne sancisce l’inutilità poiché già adesso la quota Lgbt è del 10,7% tra gli impiegati e dell’11,5% tra i dirigenti. I soggetti in eccedenza rispetto a quell’8% di cui sopra, allora, verranno licenziati od obbligati a diventare etero? E come fanno a verificare che le preferenze sessuali dichiarate siano veritiere? E se qualcuno si rifiuta di rivelare questi aspetti della propria vita? E se dopo essere stati assunti si cambia preferenze? E se invece si assumesse solo in base ai meriti professionali? Per il momento queste domande rimangono senza risposta. 44 N. 71

LA QUOTA DI LGBT È DEL 10,7% TRA GLI IMPIEGATI E DELL’11,5% TRA I DIRIGENTI DELLA TV INGLESE.

Se ci fermassimo qui qualcuno potrebbe pensare che i dirigenti della Bbc vogliano essere obiettivi e imparziali, ma che le loro buone intenzioni siano vanificate da una scarsa conoscenza delle statistiche. Invece, analizzando altri documenti, come ad esempio il “Ritratto di lesbiche, gay e bisessuali” (ebbene sì, mancano i transessuali: c’è una certa tensione “omofobica” e “transfobica” tra lesbiche, gay e trans: il mondo arcobaleno non è affatto pacifico come i più credono) si capisce che non è così. Questa indagine del 2010 comprende una parte che viene definita quantitativa, in cui si sottopongono dei questionari a 1635 persone (con un 3%

di quota Lgbt, quindi sempre superiore alla più verosimile proporzione nazionale), e una qualitativa, in cui si raccolgono le indicazioni di alcuni esperti, di cui non si rivela il nome. E secondo voi questi misteriosi esperti sono psicoterapeuti? Pediatri? Pedagogisti? Rappresentanti di associazioni di genitori? Ma certo che no! Sono attivisti Lgb! Un* di loro ritiene che nei programmi per bambini «il problema non dovrebbe essere la presenza di adulti omosessuali, ma ci dovrebbe essere un bambino che si pone domande sulla propria sessualità alla giusta età... per queste cose per me sarebbe positivo» e che la Bbc deve «permettere alla gente innanzitutto di raggiungere


Sir Jimmy Savile ( 1926 – 2011), è stato un celebre disc jockey, conduttore radiofonico e conduttore televisivo britannico. Eccentrico, sportivo e filantropo, è stato insignito di diverse onorificenze. Pare che la sua bara sia placcata in oro. Quasi un anno dopo la sua morte scoppiò lo scandalo: dicono abbia violentato circa 300 ragazzini. In diversi ospedali ha abusato di malati, talvolta incapaci di reagire, di età compresa tra i 5 e i 75 anni di ambo i sessi e avrebbe avuto rapporti sessuali anche con cadaveri.

A CONSIGLIARE RAGAZZINI CONFUSI E VULNERABILI DEVONO ESSERE NON I GENITORI O I PARENTI, NON GLI INSEGNANTI, NON I PEDIATRI, MA DEGLI SCONOSCIUTI PRIVI DI QUALIFICHE PROFESSIONALI PER I QUALI OVVIAMENTE ESISTE UN’UNICA SCELTA ACCETTABILE, E TUTTE LE ALTRE SONO OMOFOBE E BIGOTTE.

un livello di accettazione e poi introdurre personaggi Lgb all’interno di contesti appropriati e familiari […], senza essere invadenti, ma mostrando in maniera sottile un’interazione positiva tra persone Lgb e persone eterosessuali” (notate che la “t” non compare più. Saranno punibili per transfobia alla Bbc?). L’indagine è stata ripetuta nel 2012, più o meno con la stessa metodologia (a parte per l’aumento al 4,5% della quota di persone Lgb tra quelle intervistate per la parte quantitativa) e tra i consigli dei soliti esperti misteriosi leggiamo: «C’è ancora la percezione nella comunità Lgb che nei media ci sia un’insufficiente rappresentazione delle persone Lgb e che la Bbc dovrebbe essere più coraggiosa

e creativa nel modo con cui le rappresenta». Uno che invece si firma è Joe Godwin, direttore del settore infanzia, che ci informa che l’approccio corrente del canale dedicato ai bambini dai 6 ai 12 anni è quello di «esplorare lo sviluppo sessuale dei bambini e ritrarre adulti Lgb in contesti riguardanti le famiglie”. Il significato dell’espressione “esplorare lo sviluppo sessuale dei bambini” non viene specificato e fa venire i brividi, considerando anche gli scandali che hanno coinvolto la Bbc, come le violenze sessuali commesse in quasi mezzo secolo dal presentatore Jimmy Savile su centinaia di minorenni, violenze spesso avvenute negli studi dell’emittente e da essa coperte anche dopo 45 N. 71


ALLA BBC IL “CAMBIO” DI SESSO È PRESENTATO COME UNA SCELTA PIENAMENTE CONSAPEVOLE DEL MINORE, PRIVA DI EFFETTI COLLATERALI PSICOFISICI E FORIERA DI ETERNA FELICITÀ.

la morte di Savile. Forse per capire il possibile significato di quell’espressione bisogna prendere in considerazione programmi trasmessi negli ultimi anni come “I’m Leo”, una serie di documentari su una tredicenne allevata come un maschio dall’età di cinque anni, “Just a girl”, una web serie in cui l’undicenne Amy nasconde ai suoi nuovi compagni di scuola il fatto di essere in realtà un bambino di nome Ben, o come il documentario “I don’t want to grow a beard”, su due bambini transgender.

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In tutti questi programmi il cambio di sesso è ovviamente presentato come una scelta pienamente consapevole del minore, priva di effetti collaterali psicofisici e foriera di eterna felicità. La missione “civilizzatrice” della Bbc continua sul suo sito internet, con pagine che rimandano per ulteriori informazioni a siti di associazioni Lgbt. Gli scopi di questa collaborazione si evincono da una relazione basata sull’indagine del 2012 in cui si legge che «gli esperti Lgb credono che i modelli di comportamento possono giocare un impatto efficace nel rassicurare i giovani individui Lgb o nel mostrare esperienze e risultati positivi, soprattutto per coloro che vivono in comunità rurali, perché lì è meno probabile che ci siano persone Lgb a cui possono rivolgersi direttamente per avere una guida» e che quindi «la Bbc dovrebbe cercare di incorporare il ritratto di persone

Lgb all’interno di programmi rivolti ai bambini». Ecco dunque l’obiettivo finale: far passare il messaggio che a consigliare ragazzini confusi e vulnerabili debbano essere non i genitori o i parenti, non gli insegnanti, non i pediatri, ma degli sconosciuti privi di qualifiche professionali per i quali ovviamente esiste un’unica scelta accettabile (e tutte le altre sono omofobe e bigotte). Questo piano così ben congeniato si è rivelato efficace, così efficace da ridurre sul lastrico il sistema sanitario nazionale, che non ce la fa più a sostenere le spese per le terapie ormonali e chirurgiche chieste dai giovanissimi che chiedono di “cambiare sesso”.


di Angelo Bottone

Non c’è medicina senza coscienza

La coscienza è una componente fondamentale della pratica medica

Ne La scuola d’Atene, Raffaello ritrae Aristotele al centro col manto azzurro, a destra di Platone.

Nella sua Etica, Aristotele usa la medicina come esempio di giudizio pratico, perchè il medico è interessato non a principi astratti ma al bene dell’individuo che si trova in specifiche circostanze. La virtù della prudentia, comunemente tradotta come saggezza o giudizio pratico, è proprio l’abilità di prendere la decisione giusta in una situazione particolare. É una forma di ragionamento orientata non ad una conclusione astratta ma, piuttosto, all’agire. Trasforma la conoscenza in azione. La prudentia riguarda i mezzi per raggiungere un certo fine. Conosciamo il fine, in

teoria, ma abbiamo il problema di come raggiungerlo, in pratica. Quando lo scopo di un’azione è produrre del bene, l’azione diventa morale e la prudentia è un agire secondo coscienza. Quando invece lo scopo è semplicemente ottenere un obiettivo pratico, ad esempio il guidare per giungere ad una certa destinazione, la saggezza pratica è solo una tecnica senza implicazioni morali. Anche un robot saprebbe come impiegarla. La medicina è intrinsecamente etica perché si basa sull’assunto, non scientifico ma piuttosto morale, che la salute è un bene e dev’essere preservata, mentre il soffrire è un male da evitare.

Il medico combina conoscenza scientifica e scopi etici. La conoscenza scientifica è il mezzo per ottenere un fine, che consiste nel ristabilire la salute o, quando questo non è possibile, almeno alleviare il dolore e dare un senso al soffrire. Un giudizio medico che non sia basato sulla scienza è semplicemente ciarlataneria ma, d’altra parte, quando la conoscenza medica viene usata non per promuovere la salute ma, ad esempio, per soddisfare le richieste del paziente o, ancora peggio, per far del male, cessa di essere medicina. Senza la componente etica, il dottore viene ridotto ad un mero tecnico, ossia qualcuno che sa come compiere bene certi compiti. Egli è solo uno strumento senza ruolo nel valutare gli scopi e le 47 N. 71


LA MEDICINA È INTRINSECAMENTE ETICA PERCHÉ SI BASA SULL’ASSUNTO, NON SCIENTIFICO MA PIUTTOSTO MORALE, CHE LA SALUTE È UN BENE E DEV’ESSERE PRESERVATA, MENTRE IL SOFFRIRE È UN MALE DA EVITARE.

conseguenze delle sue abilità tecniche. Il fine delle sue azioni è stabilito da qualche autorità esterna, che può essere la legge o le richieste del paziente. Invece, la cura è, e deve essere, relazionale e dialogica. Chi cura e chi viene curato entra in un dialogo che permette di prendere la decisione migliore, alla quale ognuno contribuisce secondo le proprie esperienze e competenze. La coscienza professionale gioca qui un ruolo fondamentale, in quanto

LA COSCIENZA, IN MEDICINA, PUÒ ESSERE PARAGONATA AL RESPIRARE. È SEMPRE PRESENTE IN MODO SILENZIOSO MA CE NE ACCORGIAMO QUANDO, SOTTO STRESS, AFFRONTIAMO UNA CRISI.

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valuta quale sia la cosa migliore da fare. La peculiarità del curare e del prendersi cura durante una gravidanza è che c’è un terzo componente: il bimbo. Il medico ha dei doveri anche nei confronti del secondo paziente e questa è la semplice ragione per cui l’aborto volontario è sempre inaccettabile da un punto di vista medico, in quanto nega e distrugge il secondo paziente. Chi critica l’obiezione di coscienza sostiene che sia un’eccezione rispetto ai doveri professionali, pretesa nel nome di credenze religiose, e pertanto irrazionali. Essi sostengono che le preferenze personali non dovrebbero prevalere rispetto al dovere di prendere cura. Ma come può essere cura la distruzione di un essere umano prima della nascita? Spesso queste critiche sorgono da un fraintendimento del ruolo

della coscienza nella pratica medica. La coscienza non è qualcosa da invocare solo quando bisogna affrontare un dilemma etico o quando ci sono discordanze sul da farsi. È invece un elemento ordinario del giudizio medico, inseparabile dalla pratica quotidiana. La coscienza, in medicina, può essere paragonata al respirare. È sempre presente in modo silenzioso ma ce ne accorgiamo quando, sotto stress, affrontiamo una crisi. I dilemmi etici stanno alla coscienza come la dispnea sta al respirare: sono l’occasione per il rivelarsi di un principio vitale latente. L’obiezione di coscienza può essere definita e difesa a partire da prospettive filosofiche differenti. Io qui la intendo come l’astenersi dal fornire un servizio, come l’aborto - ma vale anche per ogni forma di eutanasia - che sarebbe permesso e richiesto dalla legge, perché offende la coscienza professionale del dottore.


Nel difendere l’obiezione di coscienza non solo, suggerisco, non è necessario fare appello alla religione, ma non è neppure utile, se vogliamo rendere le nostre argomentazione più efficaci. Spesso sentiamo dire che sostenere l’obiezione di coscienza implichi anche il principio per cui le credenze individuali hanno il sopravvento sulla salute e le vite di chi ha bisogno di un servizio medico. Ci dicono che sia una scusa del dottore per esercitare il potere personale sul paziente, imponendo le proprie opinioni, oppure che fornisca il pretesto per non compiere il proprio dovere, ponendo un peso ingiusto sui colleghi. Tutte queste argomentazioni si basano sull’assunzione fallace che l’obiezione di coscienza sia una categoria della libertà

NEL FORZARE I MEDICI A PARTECIPARE, DIRETTAMENTE O INDIRETTAMENTE, ALL’ABORTO O ALL’EUTANASIA LO STATO LI TRATTA COME STRUMENTI SENZA COSCIENZA.

religiosa. É spesso il caso che gli obiettori siano motivati da una fede religiosa ma questa non è necessaria per giustificare l’obiezione. Come abbiamo visto, la coscienza professionale è sempre presente nell’identificare il l’azione appropriata in un caso specifico. Quanti presentano l’obiezione di coscienza all’aborto come un rifiuto di trattamento o di cura dimenticano che ci sono due, e a volte anche più, pazienti in una gravidanza, e che i medici e altri professionisti hanno il dovere di prendersi cura di tutti, in particolare di chi è più vulnerabile. L’obiezione di coscienza a un intervento del medico può essere giustificata se confligge con il giuramento del non nuocere e del rispettare la vita. Quando un’azione non è intesa a

prevenire o curare una malattia, non può essere considerata medica. Il suicidio assistito, ad esempio, non è una pratica medica perché non previene o cura, anche se del personale sanitario vi prenda parte. Nel forzare i medici a partecipare, direttamente o indirettamente, all’aborto o all’eutanasia lo Stato li tratta come strumenti senza coscienza. La loro conoscenza scientifica non è al servizio di un bene, la salute, ma di una ideologia. Questo tradimento della medicina si fonda sul disprezzo per il ruolo che la coscienza ha in ogni decisione medica, e non solo quando sorgono dilemmi etici. Se la coscienza è una componente fondamentale del giudizio medico, allora non c’è medicina senza coscienza.

Busto di Ippocrate (British Museum, Londra)

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di Marco Bertogna

Vita di Pi

Fonte foto: mymovies.it

Titolo: Vita di Pi Stato e Anno: USA, 2012 Regia: Ang Lee Durata: 127 min. Genere: Avventura, Drammatico

Nel panorama del cinema odierno segnaliamo alcuni film “controcorrente”, che trasmettano almeno in parte messaggi valoriali positivi e che stimolino il senso critico rispetto ai disvalori imperanti. Questo non implica la promozione, né l’approvazione globale delle opere recensite da parte di ProVita Onlus.

Pi è il diminutivo di Piscine Molitor Patel ed è un ragazzo indiano di Pondicherry (parte francese dell’India); fratello minore di Ravi e cresciuto nello zoo del padre e della madre, molto bravo in matematica (Pi sta per Pi Greco). E’ un ragazzo molto curioso, attratto dal rapporto con Dio tanto da seguire tre religioni contemporaneamente (induismo, cristianesimo ed islam); è inoltre attratto dalla tigre del Bengala dello zoo, Richard Parker. A causa della crisi economica familiare i genitori di Pi decidono di trasferirsi in Canada e imbarcano figli e animali su una nave mercantile giapponese; lo scopo del padre è quello, una volta arrivati in Canada, di vendere gli animali e trovare un nuovo lavoro. Durante il viaggio la nave si imbatte in una tempesta e mentre Pi, nel cuore della notte, esce dalla cabina e si porta sul ponte, la nave imbarca acqua ed affonda. Pi riesce a saltare sopra una scialuppa e si salva insieme ad una zebra che, saltando anch’essa nella piccola imbarcazione, si rompe una zampa. In questa fase concitata e drammatica Pi realizza che ha perso la famiglia e mentre cerca disperatamente qualcuno in mare vede avvicinarsi Richard Parker che, nonostante il tentativo di respingerla di Pi, riesce anch’essa a salire sulla scialuppa. Il mattino seguente Pi scopre che tra gli ospiti di questa “arca di Pi”

c’è anche una iena che aggredisce prima la zebra e poi l’orango che Pi aveva salvato poco prima. La iena, a sua volta, viene aggredita da Richard Parker che diviene così l’unica compagna di viaggio di Pi. La convivenza tra Pi e Richard Parker è tutt’altro che semplice ma Pi, dandole da mangiare e da bere, riesce in qualche modo a domarla; Pi infatti sfrutta alcune provviste che erano nella scialuppa, la pesca e l’acqua piovana. Questo naufragio dura 227 giorni e si conclude sulle coste del Messico dove le vite di Pi e Richard Parker si dividono definitivamente. Questo racconto è basato sull’omonimo romanzo di Yann Martel ed è basato sulla tecnica del flashback: durante tutto il film abbiamo la voce narrante di Pi adulto che racconta ad un giovane scrittore (Yann Martel appunto) quanto gli è accaduto. L’educazione familiare prima e il rapporto con Dio poi sono i due temi portanti di questo film che è confezionato benissimo grazie all’ausilio di effetti speciali impressionanti. Il giovane protagonista non smette mai di interrogarsi sul senso dell’esistenza e, anche se attraversa momenti di rabbia e di sconforto, alla fine il suo sguardo volge sempre in alto alla ricerca del Padre per ringraziarlo del dono della sua vita, pronto a compiere la Sua volontà.


Letture Pro-life Francesco Agnoli

LO SPLENDORE CHE CI TRASCENDE ALEXANDER GROTHENDIECK, L’EINSTEIN DELLA MATEMATICA ALLA RICERCA DI DIO Ed. Gondolin

Il 13 novembre del 2014 moriva, in un piccolo villaggio dei Pirenei, dove si era ritirato a vita eremitica, Alexander Grothendieck, considerato da molti il più grande matematico del XX secolo e uno dei più grandi di sempre. Eppure, nonostante la sua fama e la sua vita avventurosa e romanzesca, Grothendieck rimane per molti uno sconosciuto, oppure solo un grande nome nell’Olimpo dei matematici. Invece fu anche un pensatore, un filosofo e un teologo, per tutta la vita alla costante ricerca della Verità.

Mario Palmaro e Tommaso Scandroglio

FIGLI DI UN’ETICA MINORE Editori Riuniti

Molti cattolici - anche praticanti - credono e agiscono, soprattutto in materia di morale sessuale, aborto, contraccezione e fecondazione artificiale, in modo diametralmente opposto a quella che è la morale cristiana. Un excursus filosofico di Scandroglio aiuta il Lettore a comprendere le ragioni di questa grave dissociazione tra pensiero e prassi. Il compianto Palmaro, invece, ragiona sull’errore commesso dagli uomini di Chiesa che hanno scisso le esigenze pastorali da quelle catechetiche: non si crede più che un certo divieto morale è l’avvertimento amorevole di Dio, per il bene della creatura. E che il male fa male.

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