Aria nuova in famiglia - Anteprima

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Trento CDM Restituzione

Anno VII | Febbraio 2019 Rivista Mensile N. 71

MEMBER OF THE WORLD CONGRESS OF FAMILIES

Notizie

“Nel nome di chi non può parlare”

POSTE ITALIANE S.P.A. – SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE – D.L. 353/2003 (CONV. IN L. 27/02/2004 N.46) ART. 1, COMMA 1 NE/TN

Organo informativo ufficiale dell’associazione ProVita Onlus - Organizzazione Non Lucrativa di Utilità Sociale -

Ricordando eluana, dieci anni dopo

fontana: I primi sette mesi di governo, bilanci e prospettive

WCF a verona, cittÀ della famiglia. intervista al sindaco sboarina

di paolo gulisano, p. 8

di francesca romana poleggi, p. 24

di marta moriconi, p. 21


MEMBER OF THE WORLD CONGRESS OF FAMILIES Notizie

EDITORIALE

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LO SAPEVI CHE...?

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ARTICOLI Versi

Anno VII | Febbraio 2019 Rivista mensile N. 71 Editore ProVita Onlus Sede legale: viale Manzoni, 28 C 00185, Roma (RM) Codice ROC 24182 Redazione Toni Brandi, Alessandro Fiore, Francesca Romana Poleggi, Giulia Tanel Piazza Municipio, 3 - 39040 Salorno (BZ) www.notizieprovita.it/contatti Cell. 377 4606227

Silvio Ghielmi

Paolo Gulisano

Ricordando Eluana, dieci anni dopo

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Verona città della vita: la perseveranza di Alberto Zelger

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Vincenzo Gubitosi

Maria Rachele Ruiu

Giorgia Meloni: Roma non può non essere “città per la vita” 19

Giulia Tanel

Fontana: i primi sette mesi di Governo, bilanci e prospettive

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Si respira aria nuova in Europa: parla Claudio D’Amico

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Francesca Romana Poleggi

Toni Brandi

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Luca Scalise

Distribuzione

Hanno collaborato a questo numero: Marco Bertogna, Angelo Bottone, Toni Brandi, Maria Cristina Del Poggetto, Silvio Ghielmi, Vincenzo Gubitosi, Paolo Gulisano, Marta Moriconi, Francesca Romana Poleggi, Antonella Ranalli, Benedetto Rocchi, Maria Rachele Ruiu, Luca Scalise, Tommaso Scandroglio, Giulia Tanel.

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Marta Moriconi

Vito Comencini: il Wcf serve a condurre una battaglia di civiltà

• € • € • € • € • €

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Il XIII Congresso Mondiale delle Famiglie

Verona, città della famiglia. Intervista al sindaco Sboarina

Direttore editoriale Francesca Romana Poleggi

Tipografia

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PRIMO PIANO

Direttore responsabile Antonio Brandi

Progetto e impaginazione grafica

per la Vita

Sostenitore ordinario Promotore Benefattore Patrocinatore Protettore della Vita

Per contributi e donazioni a ProVita Onlus: • Bonifico bancario presso la Cassa Rurale Alta Vallagarina (indicando: Nome, Cognome, Indirizzo e CAP), IBAN IT89X0830535820000000058640 • oppure c/c postale n. 1018409464

“Mio” figlio è altro da me

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Come far crescere l’economia diminuendo la felicità

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Tommaso Scandroglio

Benedetto Rocchi

Quella violenza che non si vede e non fa clamore

40

Maria Cristina Del Poggetto

Come ti erudisco il pupo, attraverso la Tv di Stato

43

Antonella Ranalli

Non c’è medicina senza coscienza

47

Angelo Bottone

FILM: Vita di Pi

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LETTURE PRO-LIFE

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Marco Bertogna


21

24 L’editore è a disposizione degli aventi diritto con i quali non gli è stato possibile comunicare, nonché per eventuali involontarie omissioni o inesattezze nella citazione delle fonti e/o delle foto. La rivista Notizie ProVita non ti arriva con regolarità? Contatta la nostra Redazione per segnalare quali numeri non ti sono stati recapitati e invia un reclamo online a www.posteitaliane.it Grazie per la collaborazione! Le immagini presenti in questo numero sono state scaricate legalmente da www.pixabay.it

Toni Brandi

EDITORIALE

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Siamo pronti: tra poche settimane, il 29 marzo, si aprirà il Congresso Mondiale delle Famiglie. Abbiamo voluto fortemente che questo evento si tenesse in Italia e, grazie alla squisita ospitalità del Veneto e di Verona, avremo la possibilità di seguirne i lavori in un nobile contesto storico, artistico e culturale, di levatura davvero eccezionale: la città scelta da Shakespeare come città dell’amore, proclamata qualche mese fa “città per la vita”, non poteva non essere anche “città per la famiglia”. Possiamo aggiungere che Verona è una città emblematica del vento del cambiamento che sta soffiando forte. In questi ultimi decenni il lavorio dei cultori della morte è stato particolarmente intenso e ha prodotto molti frutti amari (dal divorzio, all’aborto; dalle unioni civili, alle Dat): ma noi crediamo che “non praevalebunt”. Dal canto nostro sappiamo che con il male non si scende a compromessi, il male va combattuto sempre. Sappiamo che la Vita ha già vinto e sappiamo che c’è del Bene in questo mondo per cui vale la pena lottare: il buon senso e la ragione non potranno essere sconfitti. Anzi: ora abbiamo dei politici stimabili che finalmente hanno ottenuto incarichi di rilievo e che sono portatori dei valori in cui crediamo, e in cui bisogna credere perché il genere umano progredisca e non si estingua. Tra questi rappresentanti del popolo - eletti, quindi portavoce di milioni di cittadini - abbiamo intervistato quelli che hanno contribuito in modo particolare all’organizzazione del Congresso Mondiale. E tra di loro non potevamo non riservare il posto d’onore al ministro Fontana. Lo conosco da anni, da quando ancora Pro Vita non esisteva. Un uomo di valore, di spessore culturale indubbio, che nonostante le cariche di cui è stato investito - al Consiglio comunale di Verona, al Parlamento europeo, e ora a palazzo Chigi - non ha mai cessato di essere cortese, alla mano, disponibile al dialogo e all’ascolto, dedito al prossimo in modo davvero degno di un buon Cattolico. Siamo lieti di offrire a lui, a coloro che gli sono vicini e alla sua amata Verona le pagine principali di questo numero di Notizie Pro Vita: lo merita, insieme alla nostra stima e alla nostra gratitudine.


di Paolo Gulisano

Ricordando Eluana, dieci anni dopo È doveroso tributare un ricordo a Eluana Englaro, la giovane disabile uccisa dieci anni or sono tra un’infinità di bugie e di ipocrisia.

Dieci anni fa, il 9 febbraio del 2009, si spegneva in una clinica di Udine Eluana Englaro. A portarla a morte era stata la sospensione dell’alimentazione e dell’idratazione decretati da una sentenza che fece enorme scalpore. A chiedere che si arrivasse a questo fu il padre, Giuseppe Englaro. «Con Eluana io avevo fatto un patto e l’ho rispettato . Ho rispettato e onorato la parola che avevo dato a mia figlia»: così affermò il genitore, facendo riferimento a delle presunte dichiarazioni fatte anni prima dalla giovane Eluana di fronte alla vicenda di un coetaneo che era rimasto vittima di un incidente che lo aveva portato in un letto di ospedale. «Meglio morire che vivere così». Questa frase sarebbe in seguito costata la vita alla giovane lecchese, perché per anni Giuseppe Englaro si impegnò con tutti i suoi mezzi [e con il supporto mediatico ed economico dei Radicali, ndR] perché questa presunta volontà della figlia fosse realizzata. Un 8 N. 71

incredibile patto di morte, senza testimoni, senza firme, un patto di sangue e onore, come nelle più cupe tragedie pagane. Un patto faustiano tra un’adolescente che - forse - si lascia sfuggire qualche battuta sull’inopportunità di vivere da invalidi, e uno strano padre pronto a cogliere in quelle frasi di diciassettenne una volontà testamentaria. Sembra tutto assurdo, eppure è proprio a causa di questo patto segreto che Eluana andò incontro alla morte per fame e sete. Una situazione in cui si fece passare per morte “naturale” la morte per sete e per mancanza di

nutrimento, che tutto è fuorché “naturale”. Una situazione in cui si dà a un tutore, autorizzato dalla legge a intervenire sui beni disponibili di un incapace, la possibilità di decidere della sopravvivenza del tutelato, come se la vita non fosse (per POCHI SANNO CHE ELUANA ERA GRAVEMENTE DISABILE, MA VIGILE. ERA IN “STATO DI MINIMA COSCIENZA”. QUINDI ERA COSCIENTE. NON ERA “ATTACCATA ALLE MACCHINE”...


SI FECE PASSARE PER MORTE “NATURALE” LA MORTE PER SETE E PER MANCANZA DI NUTRIMENTO, CHE TUTTO È FUORCHÉ “NATURALE”.

Questa è l’immagine di Eluana più diffusa. Non si trovano sue foto scattate dopo l’incidente. Per rispetto della privacy. O per non far sapere all’opinione pubblica che era comunque viva, vivace e felice? la nostra Costituzione, non per motivi confessionali) il bene indisponibile per eccellenza. Eppure dieci anni fa ci fu chi parlò di una “vittoria dello Stato di diritto.” Quale diritto? Quello di smettere di alimentare una donna, quello di lasciare che la sua vita se ne andasse piano, che si spegnesse come un lume acceso che ostinatamente ripete che la vita c’è? Fu una sentenza che volle acconsentire ad una richiesta di soppressione di un essere umano, ultima espressione dell’ideologia del potere dell’uomo sull’uomo, del forte sul debole. Portare a morte una persona, solo perché malata o disabile o incosciente, è una pratica inaccettabile in

ogni paese che voglia continuare a rientrare nel novero di quelli civili. La morte di Eluana avvenne in un clima strano, quasi rassegnato. La politica intervenne quando era ormai troppo tardi. Forse perché in quello che era ormai “un caso” si andava al di là della vicenda personale e familiare per farne un nuovo paradigma. Il filosofo laicista Mori scrisse un libro emblematico, parlando del caso Englaro come di una nuova Porta Pia, ovvero l’invasione di Roma del 1870 che pose fine al potere temporale dei Papi. Quello che Mori chiedeva era nientemeno che la fine della medicina ippocratica, la medicina millenaria fondata

sul principio del rispetto della vita umana sempre e comunque. Cosa dice infatti questo giuramento scritto da un medico greco vissuto 2.500 anni fa? «Sceglierò il regime per il bene dei malati secondo le mie forze e il mio giudizio, e mi asterrò dal recar danno e offesa. Non somministrerò a nessuno, neppure se richiesto, alcun farmaco mortale, e non prenderò mai un’ iniziativa del genere; e neppure fornirò mai a una donna un mezzo per procurare l’aborto. Conserverò pia e pura la mia vita e la mia arte». Questa è la Medicina Ippocratica che per Mori doveva finire, grazie al caso Englaro. Non è difficile intuire perché. Nei principi deontologici delineati dal Padre della medicina si afferma che la vita umana non è un bene disponibile. Non è lecito l’aborto, né l’eutanasia, né il suicidio assistito. Principi di etica naturale, preesistenti allo stesso Cristianesimo. La vicenda di Eluana Englaro fu dunque uno degli episodi cruciali di quella guerra che da anni si combatte per distruggere l’idea di sacralità della vita. 9 N. 71


Giorgio Napolitano, Capo dello Stato nel 2009, rifiutò di vistare il decreto legge che il governo Berlusconi in extremis aveva emanato per bloccare l’esecuzione della sentenza di morte di Eluana.

Una guerra dove si devono sconvolgere paradigmi scientifici e morali, utilizzando i mezzi della moderna propaganda ideologica. Da questo punto di vista fu notevole l’operazione di manipolazione che la stessa Eluana dovette subire. Della ragazza infatti venivano mostrate in pubblico, sui media, solo le foto della sua adolescenza, quasi a voler dare l’idea che quella, e solo quella, era Eluana. Mostrare la donna malata, come si trovava realmente, non un “vegetale”, ma una persona che aveva gli occhi aperti, che non era attaccata ad alcuna macchina, nelle condizioni di inferma amorevolmente assistita, sarebbe servito a comprendere meglio la situazione, a far vedere che era una persona viva, non un essere in stato terminale la cui esistenza considerata inutile doveva avere termine. Naturalmente i legali di parte lo rifiutarono, adducendo che si trattava di violazione della privacy.

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Si pretese che Eluana scomparisse alla vista, venisse rimossa, in un modo strettamente privato. Fu dunque un uso strategico delle immagini, tipico dei casi eticamente sensibili. Basti pensare al caso Welby: non passava giorno che fossero mostrate le sue immagini a letto, con inquadrature che insistevano sulle macchine, sui cavi, per indurre negli spettatori la convinzione dell’artificiosità di tale tipo di vita. Per Eluana invece il contrario: nessuna immagine, anche perché la donna non è attaccata a nessuna macchina, non ha alcun supporto: è un’invalida in carrozzina, come migliaia di persone ammalate, diversamente abili, o anziani. Vedere Eluana avrebbe toccato il cuore a molte persone e avrebbe potuto suscitare un vasto movimento di solidarietà. «Ogni singolo paziente, anche quello inguaribile, porta con sé un valore incondizionato, una dignità da onorare, che costituisce il fondamento ineludibile di ogni

agire medico. Il rispetto della dignità umana, infatti, esige il rispetto incondizionato di ogni singolo essere umano, nato o non nato, sano o malato, in qualunque condizione esso si trovi. In questa prospettiva, acquista rilevanza primaria la relazione di mutua fiducia che si instaura tra medico e paziente. Grazie a tale rapporto di fiducia il medico, ascoltando il paziente, può ricostruire la sua storia clinica e capire come egli vive la sua malattia. È ancora nel contesto di questa relazione che, sulla base della stima reciproca e della condivisione degli obiettivi realistici da perseguire, può essere definito il piano terapeutico: un piano che può portare ad arditi interventi salvavita oppure alla decisione di accontentarsi dei mezzi ordinari che la medicina offre»: così scrisse papa Benedetto XVI. Una affermazione che va ben oltre la stessa dottrina cattolica, per sottolineare i fondamenti umani e naturali di una cultura della vita. Non è frutto di dogma religioso, bensì di saggezza


LA DOTTORESSA ANTONELLA VIAN, CHE HA CURATO ELUANA, TESTIMONIA CHE «LEI CAPIVA TUTTO CIÒ CHE LE SUCCEDEVA INTORNO MA NON RIUSCIVA A COMUNICARE CON IL MONDO ESTERNO». LA POVERINA «REAGIVA CON FORZA, QUANDO SENTIVA E CAPIVA CHE ERA DESTINATA A MORTE. NONOSTANTE I SUOI LUNGHI ANNI IN UN LETTO, AMAVA LA VITA, E NON VOLEVA MORIRE. LO HA DIMOSTRATO!»

civile l’impedire che attraverso il “testamento biologico”, a cui i sostenitori della soppressione di Eluana volevano che si arrivasse, si affermino nella nostra società forme di legalizzazione dell’eutanasia che verrebbero a coincidere con l’obbligo di assistenza all’esecuzione di suicidi, rovesciando non solo i nostri attuali principii morali, ma anche le vigenti pratiche giuridiche. La Chiesa aveva dunque tutto il diritto d’intervenire attraverso il suo magistero a guidare i fedeli e quindi, tramite l’esercizio dei loro diritti, a indirizzarne le scelte morali. Tutto ciò appartiene a pieno titolo alle regole di una sana democrazia: e non c’è accusa di ingerenza che tenga. Tuttavia, già dieci anni orsono, non ci fu la necessaria determinazione in molte parti del mondo cattolico a sostenere il diritto alla vita e alla cura propugnato dallo stesso pontefice. Molte voci si fecero flebili e impaurite. Così, potè avvenire questa tragedia, che - come abbiamo detto - doveva rappresentare l’inizio di una rivoluzione morale, per aprire la

strada a nuove forme di tirannia “umanitaria” o “eugenetica” sulla vita e sulla morte. La storia dei dieci anni trascorsi ci conferma proprio questa precisa volontà ideologica di utilizzare il caso Englaro. Più volte la vicenda della povera ragazza è stata invocata per giustificare le richieste di una normativa sul fine vita, sulle dichiarazioni anticipate di trattamento - che peraltro Eluana non fece mai. Dobbiamo tuttavia anche constatare con soddisfazione che l’effetto valanga che i fautori dell’eutanasia si attendevano non c’è stato. Non abbiamo più assistito al triste spettacolo di un genitore che ricorre ad avvocati, giornalisti e quant’altro per richiedere che un figlio malato o disabile venga soppresso. È un dato davvero incoraggiante: significa che la cultura della morte non ha ancora vinto, che secoli di cultura dell’assistenza medica costruita da persone che hanno dedicato la propria vita a prendersi cura di chi soffre non è venuta meno. I medici, ma anche infermieri o altre figure

professionali, fin dall’antichità hanno praticato in modo eroico, fino alla santità, l’arte del guarire; hanno da sempre cercato di rispondere al bisogno di aiuto, di sostegno, di cura che viene dalla persona malata. La medicina da Ippocrate in poi riconosce la sacralità di ogni vita. È la straordinaria missione della medicina inscritta nel cuore dell’uomo, che i fautori della cultura di morte non sono riusciti ad abbattere, e che bisogna continuare a sostenere. Sarà così che Eluana Englaro non sarà morta invano.

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Il XIII Congresso Mondiale delle Famiglie

di Vincenzo Gubitosi

Intervista a Brian Brown e a Jacopo Coghe sul grande evento pro famiglia che si terrà a Verona nel prossimo mese di Marzo. Si è appena conclusa una delle riunioni organizzative del XIII Congresso Mondiale delle Famiglie (World Congress of Families) che si terrà a Verona dal 29 al 31 del prossimo mese di marzo, «per affermare, celebrare e difendere la famiglia naturale come unità stabile e fondamentale della società». Abbiamo quindi rivolto alcune domande a Brian Brown, il presidente del Wcf, e a Jacopo Coghe, che è vice - presidente del XIII Wcf di Verona e dirige Generazione Famiglia, una delle associazioni che con Pro Vita e il Comitato Difendiamo i Nostri Figli stanno lavorando da mesi per la buona riuscita dell’evento. Abbiamo chiesto a Brian Brown perché il XIII Congresso mondiale delle famiglie in Italia. «Dalla metà degli anni Novanta l’International Organization for the Family (www.profam.org) organizza non solo numerosi congressi regionali in tutto il mondo, ma anche un grande evento internazionale annuale. Il primo Congresso Mondiale 12 N. 71

delle Famiglie ha avuto luogo a Praga nel 1997. Da allora siamo stati in diverse grandi città come Ginevra, Città del Messico, Parigi, Sydney, Varsavia, Madrid, Tbilisi, Amsterdam, Madrid, Budapest. Nel 2018 il Wcf ha ha avuto luogo a Chisinau, in Moldavia, dove, tra le altre personalità, hanno tenuto un discorso il Segretario di Stato del Vaticano, S.E. il cardinale Pietro Parolin, e il presidente della Repubblica Moldava, Igor Dodon. Per il 2019, abbiamo scelto Verona perché ha una storia antica e gloriosa, è una delle più grandi città d’arte d’Italia, e

perché la popolazione ha eletto un governo locale e regionale che sostiene la nostra missione, che è quella di proteggere e promuovere la famiglia come unità fondamentale e sostegno della società» Quali saranno i temi trattati a Verona? «Oggigiorno viviamo in un momento storico in cui sembra esserci un’inversione di tendenza negli Stati Uniti, in Europa e nel mondo, in senso favorevole al recupero delle radici fondamentali della società umana. Questo è il tema Primo piano


principale del Wcf a Verona: “Il vento del cambiamento: l’Europa e il movimento globale pro famiglia”. Pertanto abbiamo scelto una serie di temi che coprono le principali sfide che devono essere affrontate per assicurare la protezione della famiglia, come affermato nella Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo all’art. 13, comma 3: “La famiglia è la cellula naturale e fondamentale della società e ha diritto alla protezione da parte della società e dello stato”. I temi principali che saranno trattati sono perciò la bellezza del matrimonio, i diritti dei bambini, l’ecologia umana integrale, la donna nella storia, la crescita economica e il calo demografico, la dignità e la salute delle donne, le cause e gli effetti del divorzio, le politiche aziendali che promuovono le nascite e la famiglia». Che cosa hanno portato le varie edizioni del WCF fino ad oggi? «Le nostre attività hanno sicuramente contribuito ad accrescere a livello mondiale la consapevolezza della società umana sull’importanza cruciale Primo piano

Da sinistra: il consigliere comunale Alberto Zelger, Brian Brown, il sindaco Federico Sboarina, Toni Brandi e Jacopo Coghe. delle tematiche trattate: la famiglia naturale, il diritto dei bambini a una madre e un padre, la sacralità e la dignità della vita umana dal concepimento alla morte naturale. Il vento della storia sta cambiando, una nuova era sta iniziando. Non vedo l’ora di incontrare tutti voi a Verona alla fine del prossimo mese di marzo».

A Jacopo Coghe, che sorride annuendo alle risposte di Brown, abbiamo chiesto quali personalità parteciperanno al Congresso. «Importanti leader mondiali partecipano ogni anno al Congresso: quest’anno avremo l’onore di ospitare S.E. Ignazio Giuseppe III, Patriarca della Chiesa cattolica sira, e di

IL WCF È STATO COSTITUITO NEL 1997 ED È ATTIVO A LIVELLO MONDIALE. ORGANIZZA REGOLARMENTE GRANDI CONVEGNI PRO FAMIGLIA A LIVELLO INTERNAZIONALE O REGIONALE ALLO SCOPO DI DIFENDERE LA FAMIGLIA NATURALE DAGLI ATTACCHI CHE SUBISCE ATTRAVERSO LA CULTURA CHE PROMUOVE DIVORZIO, ABORTO, E OMOSESSUALISMO. 13 N. 71


IL WCF PRENDE ISPIRAZIONE DALL’ART.16, 3° COMMA, DELLA DICHIARAZIONE UNIVERSALE DEI DIRITTI UMANI: «LA FAMIGLIA È LA CELLULA NATURALE E FONDAMENTALE DELLA SOCIETÀ E HA DIRITTO ALLA PROTEZIONE DA PARTE DELLA SOCIETÀ E DELLO STATO».

ascoltare gli interventi di autorevoli rappresentanti delle Istituzioni italiane e straniere. Oltre al sindaco di Verona, Federico Sboarina, interverranno Matteo Salvini e Lorenzo Fontana; arriverà Igor Dodon, Presidente della Repubblica di Moldavia, Katalin Novak ministro per la famiglia ungherese, Konrad Glebocki, ambasciatore polacco in Italia e Lucy Akello, membro del parlamento ugandese. Tra i rappresentanti delle Associazioni, avremo Allan Carlson co-fondatore dell’Howard Center, Massimo Gandolfini portavoce degli ultimi due Family day e ci auguriamo di ospitare molti altri rappresentanti delle maggiori organizzazioni pro famiglia di livello internazionale [al momento di andare in stampa, ancora molti invitati non avevano dato risposta definitiva, ndR]». 14 N. 71

Brian Brown e Toni Brandi con il presidente del Veneto Luca Zaia La locandina che promuove l’evento parla del “vento del cambiamento”, Brian Brown l’ha ribadito. Anche lei nota che il vento sta cambiando? «Certo. Perché da un paio d’anni a questa parte qualcosa sta cambiando davvero: la Brexit, l’elezione di Trump e poi, in Italia, la bocciatura del referendum costituzionale, la bocciatura dei governi più o meni tecnici che hanno introdotto le unioni civili e l’eutanasia nel nostro ordinamento. E poi, dalle elezioni dell’anno scorso è

emerso che il popolo italiano ha votato per il cambiamento, per il recupero della dignità e dell’identità nazionale rispetto a un’Unione Europea che chiede solo sacrifici. I recenti sondaggi confermano questo trend. Questo governo M5S - Lega che ad alcuni sembrava impossibile, ha dichiarato un momento di tregua sulle questioni relative ai cosiddetti “nuovi diritti” e quindi alle questioni valoriali; ma è un Governo che per la prima volta ha creato un Ministero per la famiglia

Primo piano


IL CONGRESSO MONDIALE DELLE FAMIGLIE È APERTO A TUTTE LE FAMIGLIE DEL MONDO, IN QUESTO SENSO, CERTAMENTE, SERVE DECLINARE “FAMIGLIA” AL PLURALE. MA LA FAMIGLIA È SOLO UNA, QUELLA FONDATA SUL MATRIMONIO, ATTA A GENERARE E CONSENTIRE LA CRESCITA SERENA ED EQUILIBRATA DEI BAMBINI. e la disabilità: affidandolo alla persona di Lorenzo Fontana che è da sempre un difensore strenuo dei principi non negoziabili e dei valori in cui crediamo noi. Il vento del cambiamento viene dall’Europa dell’Est, da quei Paesi che, dopo la crisi attraversata negli anni Novanta con la caduta del Comunismo, hanno anche cominciato a risollevare con estrema dignità le loro economie e che sono andati a recuperare la loro identità, la loro cultura e i loro valori, innanzitutto quello della famiglia e della vita, prodigandosi nell’incentivare i matrimoni e le nascite. Il vento del cambiamento si respira qui in Italia, anche perché grazie all’attività delle Associazioni, e cioè all’azione del popolo, si ricomincia a parlare di aborto e di tutela della vita fin dal concepimento: temi che l’intellighenzia al potere considera totem intoccabili, ma che invece a livello nazionale e locale si cominciano a mettere in discussione. Sono sempre più numerose le città piccole e grandi in cui si promuovono “mozioni pro vita” tipo quella di Zelger a Verona: anche quando non vengono approvate, sono Primo piano

La cerimonia di chiusura del Wcf a Chisinau in Moldavia, lo scorso anno comunque segnali importanti della necessità di fare - per lo meno - un tagliando alla l.194 (il che potrebbe essere un primo passo verso una futura completa abrogazione)». Perché il Congresso Mondiale delle Famiglie, declina la parola “famiglia” al plurale? «Il Congresso Mondiale delle Famiglie è aperto a tutte le famiglie del mondo, in questo senso, certamente, serve il plurale. Ma è altrettanto certo che la famiglia è solo una, quella fondata sull’unione stabile ed esclusiva di un uomo e una donna, cioè

fondata sul matrimonio, atta a generare e allevare la prole. Le altre forme di convivenza possono anche essere emotivamente coinvolgenti, possono essere delle comunità di vita, ma non saranno mai famiglie per davvero. Senza la dimensione antropologica più umana, senza la struttura prevista nella legge naturale, padre - madre figli, non c’è famiglia. Non c’è sviluppo della società, non c’è l’ambiente ideale per far crescere in modo sano ed equilibrato le nuove generazioni, i cittadini di domani».

15 N. 71


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