ProVita Ottobre 2018 - Anteprima

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MEMBER OF THE WORLD CONGRESS OF FAMILIES

Notizie

“Nel nome di chi non può parlare” Organo informativo ufficiale dell’associazione ProVita Onlus - Organizzazione Non Lucrativa di Utilità Sociale -

C ERA UNA VOLTA IL

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POSTE ITALIANE S.P.A. – SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE – D.L. 353/2003 (CONV. IN L. 27/02/2004 N.46) ART. 1, COMMA 1 NE/TN

Trento CDM Restituzione

Anno VII | Ottobre 2018 Rivista Mensile N. 67

MASCHIO

non con i miEi soldi

la cavalleriA È morta?

da ulisse a crono, passando per playboy

di silvana de mari, p. 12

di roberto marchesini, p. 20

di enzo pennetta, p. 24


MEMBER OF THE WORLD CONGRESS OF FAMILIES Notizie

EDITORIALE

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LO SAPEVI CHE...?

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ARTICOLI Dillo

Anno VII | Ottobre 2018 Rivista mensile N. 67 Editore ProVita Onlus Sede legale: viale Manzoni, 28 C 00185, Roma (RM) Codice ROC 24182 Redazione Toni Brandi, Alessandro Fiore, Francesca Romana Poleggi, Giulia Tanel Piazza Municipio, 3 - 39040 Salorno (BZ) www.notizieprovita.it/contatti Cell. 377 4606227

@ ProVita 6 7

Versi per la Vita Silvio Ghielmi Allattamento, base per la vita

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Giulia Tanel

Non con i miei soldi

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Silvana De Mari

PRIMO PIANO La perduta autorità dell’uomo

La cavalleria è morta?

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Roberto Marchesini

Da Ulisse a Crono, passando per Playboy

Direttore responsabile Antonio Brandi

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Vincenzo Gubitosi

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Enzo Pennetta

Il maschio scomparso

Direttore editoriale Francesca Romana Poleggi

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Giuseppe Fortuna

FILM: Skyfall

Progetto e impaginazione grafica

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Marco Bertogna

“Cambiare sesso” è troppo facile

Tipografia

Francesca Romana Poleggi

Mass media, veicoli della propaganda Lgbt

Distribuzione

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Giuliano Guzzo Hanno collaborato a questo numero: Marco Bertogna, Silvana De Mari, Giuseppe Fortuna, Silvio Ghielmi, Vincenzo Gubitosi, Giuliano Guzzo, Roberto Marchesini, Enzo Pennetta, Francesca Romana Poleggi, Giulia Tanel, Vito Verrese

I sacrifici umani all’alba del terzo millennio

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Vito Verrese

LETTURE PRO-LIFE

43

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28

32 L’editore è a disposizione degli aventi diritto con i quali non gli è stato possibile comunicare, nonché per eventuali involontarie omissioni o inesattezze nella citazione delle fonti e/o delle foto. La rivista Notizie ProVita non ti arriva con regolarità? Contatta la nostra Redazione per segnalare quali numeri non ti sono stati recapitati e invia un reclamo online a www.posteitaliane.it Grazie per la collaborazione! Le immagini presenti in questo numero sono state scaricate legalmente da www.pixabay.it

Toni Brandi

EDITORIALE

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Qualche tempo fa un amico mi ha illustrato la tecnica del “maschio sterile” (oggi più nota come “tecnica dell’insetto sterile”), appresa da un bollettino della Iaea (Agenzia internazionale per l’energia atomica). In certe zone dell’Africa equatoriale, si è tentato di debellare le pericolosissime mosche tse-tse con diversi tipi di insetticidi, senza alcun risultato. Finché non si è provveduto alla cattura di un massiccio numero di insetti di sesso maschile (facilmente distinguibili per il dimorfismo tra i sessi), i quali sono stati irradiati con raggi gamma a dosi tali da renderli sterili senza ucciderli, e poi sono stati rimessi in libertà. In breve la popolazione di mosche tse-tse nelle zone trattate si è estinta naturalmente e spontaneamente. Questo stesso metodo è poi stato adottato con grande successo nella lotta contro numerosi altri tipi di parassiti. Quello che vale per gli insetti, può funzionare anche con gli esseri umani? Negli ultimi decenni abbiamo assistito passivamente a una progressiva evirazione degli uomini e a una contemporanea maschilizzazione delle donne. È cominciata con la moda unisex negli anni Sessanta e oggi vediamo maschi con pelle glabra, sopracciglia definite, che usano creme, makeup e frequentano saloni di bellezza tanto quanto le donne. E non è solo una questione estetica. La femminilizzazione del maschio è il risultato finale della propaganda dell’ideologia gender, che rientra nella più ampia deriva nichilista tesa a creare una società sempre più “liquida”, dove l’essere umano conta meno degli animali. L’uomo diventa un pupattolo senza identità definita, in balia delle armi di “distrazione” di massa: smartphone, Tv, social e videogiochi creano nuove dipendenze, subdole e comunque pericolose, come la droga, che del resto ormai è sempre più libera. Stiamo assistendo alla realizzazione di un progetto di ingegneria sociale, potente e riccamente finanziato dai fautori della cultura della morte tesi a distruggere l’umanità? A guardare l’andamento demografico, soprattutto in Italia e in Europa, sembrerebbe di sì. Per questo siamo tutti – uomini e donne – chiamati a impegnarci in prima persona per contrastare questa tendenza transumanista. Un impegno che passa anche per la riscoperta del valore delle caratteristiche e delle doti che la natura ha dato agli uomini, quelle dei cavalieri di una volta (v. p. 20). Non è di moda riscoprirle e rilanciarle, ma tutti gli uomini, nel proprio intimo, desiderano incarnarle.


Versi per la Vita Silvio Ghielmi, classe 1926, laureato in chimica a Milano, Master alla Harvard Business School, lunga esperienza nella produzione di materie plastiche, è il meno giovane di una famiglia numerosa (85 membri). Già cofondatore e presidente di Mani Tese, nel 1978 è stato uno dei fondatori del Movimento per la Vita. Poi, insieme a Francesco Migliori, Mario Paolo Rocchi e Giuseppe Garrone [nella foto], nel 1994 ha dato avvio al Progetto Gemma, la nota “adozione prenatale a distanza”, per sottrarre all’aborto le mamme incinte in difficoltà (le donazioni arrivano specificamente e direttamente alla persona prescelta, non si tratta di una generica questua). Diffonde queste meditazioni in versi come strumento di legame con chi resiste in difesa di Verità e Vita. Lui ci ringrazia per questa pagina mensile dedicata ai suoi versi pro vita: noi ringraziamo lui e siamo onorati di ospitare il suo contributo. AMA IL PROSSIMO TUO

LA GRANDE PIAGA

Nemmeno più l’amore per se stesso per chi ha tendenza folle al suicidio, ma adesso, terminati i “tempi bui”, e procedendo tronfi nel Progresso, surroga un qualunquissimo fastidio per procurare il suicidio altrui.

Come un’antica piaga dell’Egitto adesso abbiam l’aborto ch’è un diritto. È una sventura tra le più funeste; autentico ritorno della Peste, che, subdola, procede senza tregua dentro codardo mondo che si adegua.

Lo si può far con adeguata legge, provvista dal Governo che ci regge, con leste procedure sanitarie, e “allegre” scelte dette volontarie.

Silenzio dolosissimo e balordo, fingendo d’ignorar che siamo al bordo ormai di irreversibile collasso.

Che furono materie di esultanza in questo folleggiare in fosca Danza. ------Silvio 30.04.2018

Intanto i condottieri intrepidi ed arzilli continuan con il loro turpe chiasso, come un gracchiare immondo di cicale od un allegro saltellar di grilli. Per loro è tanto semplice e banale. È solamente un vago Minor Male. ------Silvio 28.03.2018 7 N. 67


AUTUNNO 2018 30 NOVEMBRE: PAVIA 7 DICEMBRE: REGGIO EMILIA

3 DICEMBRE: MILANO

5 DICEMBRE: LUCCA

11 DICEMBRE: UDINE

13 DICEMBRE: BOLZANO

PER MAGGIORI INFORMAZIONI SU LUOGHI E ORARI, SEGUICI SUL SITO E SUI SOCIAL! 11 N. 67


? A T R O M È A I R E L L A LA CAV di Roberto Marchesini

Fino a qualche tempo fa si diceva «quell’uomo è un cavaliere» per indicare una somma di pregi e di virtù che lo contraddistinguevano Le virtù cristiane e virili hanno trovato un archetipo ben definito nella cavalleria. In cosa consistette la cavalleria? Per capirlo possiamo rifarci a un testo del XIII secolo, il Lancelot en prose. In questo brano la Dama del Lago (allegoria della Madre celeste) inizia Lancillotto all’ordine cavalleresco spiegandogliene fini e caratteristiche: «I cavalieri non furono creati alla leggera, né tenendo conto della nobiltà delle loro origini o della loro nascita più illustre di quella di un uomo comune, poiché l’umanità discende tutta dagli stessi genitori. Ma quando l’invidia e la cupidigia si accrebbero nel mondo e la forza prevalse sul diritto, in quell’epoca gli uomini erano ancora uguali nel lignaggio e nella nobiltà. Ma quando i deboli non riuscirono più ad accettare e sopportare le vessazioni dei forti, per proteggersi si diedero dei garanti e dei difensori

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in modo da assicurarsi pace e giustizia e porre fine ai torti e agli oltraggi di cui erano fatti oggetto. Per assicurarsi questa protezione furono prescelti coloro che, per generale avviso, avevano maggiori qualità: gli alti, i forti, i belli, gli agili, i prodi, gli arditi, coloro che erano ricchi di qualità fisiche e morali. Ma l’ordine della cavalleria non venne loro conferito alla leggera e come vano titolo, essi dovettero assumersi un pesante fardello di doveri. Sapete quali? All’origine dell’ordine fu imposto a chi voleva essere cavaliere e ne otteneva il privilegio per legittima elezione di essere cortese senza bassezze, buono senza fellonia, pietoso verso i bisognosi, generoso e sempre pronto a soccorrere i miseri, a uccidere i ladri e gli assassini, a rendere equo giudizio senza amore e senza odio, senza debolezza di cuore per avvantaggiare il torto arrecando danno al diritto, e senza odio per non nuocere alla

giustizia facendo trionfare il forte. Un cavaliere non deve, per paura della morte, compiere atto alcuno macchiato da sospetto di vergogna, ma deve temere l’ignominia più della morte. La cavalleria ha per missione essenziale quella di proteggere la Santa Chiesa, cui è vietato prendere la rivincita con le armi e rendere male al male».

QUANDO I DEBOLI NON RIUSCIRONO PIÙ AD ACCETTARE E SOPPORTARE LE VESSAZIONI DEI FORTI, I CAVALIERI FURONO SCELTI COME LORO GARANTI E DIFENSORI: NON SI È CAVALIERE PER NASCITA, MA PER SCELTA E MERITO

Primo piano


GLI UOMINI VORREBBERO ESSERE CAVALIERI, MA NESSUNO PIÙ INSEGNA LORO A ESSERLO

Dunque non si è cavaliere per nascita, ma per scelta e merito. Essere cavaliere non comporta una vita di agi e potere, ma il “privilegio” di dare la vita per difendere i deboli e i poveri dai soprusi dei malvagi. Perché il cavaliere, come Cristo, muore donando la propria vita per il bene degli altri; e considera la propria vita terrena come un mezzo, non come un fine. Tant’è che «deve temere l’ignominia più della morte». Un motto cavalleresco recita infatti: «Malo mori quam foedari», «piuttosto la morte, ma non il peccato». Pochi sanno che questo è uno degli insegnamenti che don Bosco affidava ai suoi ragazzi: li voleva cavalieri. Lo scopo della vita del cavaliere è vivere secondo le virtù: la fortezza, la giustizia, la temperanza e la prudenza. Il prototipo del cavaliere si incarnò in Pierre Terrail LeVieux, signore di Bayard (1476-1524). Proveniente da una famiglia nobile ma non ricca, entrò a servizio presso i Savoia e trascorse tutta la sua vita in Italia; qui era conosciuto come «il Baiardo», «il cavaliere buono» o «il cavaliere senza Primo piano

macchia e senza paura», come era chiamato sia dagli amici che dai nemici. Sempre il primo all’assalto e l’ultimo a ritirarsi, impose a chi lo voleva seguire un rigido codice etico che vietava azioni basse e volgari, violenze e razzie di animali. Proibì ai suoi uomini di usare le armi da fuoco perché «colpiscono da lontano e affrontano il nemico senza onore e senza gloria. L’avversario bisogna guardarlo negli occhi. E il valore occorre dimostrarlo sul campo. Sparando, un vile può trionfare e un valoroso può soccombere». Morì gloriosamente come aveva vissuto: colpito alla schiena da un’arma da fuoco mentre copriva la ritirata ai suoi, volle morire guardando il campo di battaglia e ruotando la spada a guisa di croce. Spese le sue ultime parole richiamando amici e nemici alla vita virtuosa.

Ora: è possibile proporre il modello cavalleresco agli uomini d’oggi? Vediamo un po’… è possibile chiedere agli uomini di essere sinceri, di non mentire? Possiamo chiedere loro di alzarsi contro le ingiustizie, di difendere i più deboli dai soprusi dei più forti? Di essere coraggiosi, cioè di non aver paura di farsi del male pur di conseguire il bene? Di non preoccuparsi dell’opinione di chiunque, di fregarsene della reputazione? Di ignorare le mode, di non attaccarsi ai beni materiali e, in generale, di avere una vita spirituale, una profondità?

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Di non far condurre la propria vita dalle passioni, ma di dominarle? Di trattare gli altri con giustizia e, se possibile, con benevolenza? Non solo credo sia possibile, sono addirittura convinto che gli uomini vogliano vivere così. Solo che nessuno lo insegna loro, nessuno li incoraggia a seguire questo ideale (cavalleresco). Quindi, al giorno d’oggi, è più difficile vivere la cavalleria? Può essere, non so se nei secoli passati fosse facile o difficile. Probabilmente non è mai stato facile. Ma al di là di questo: chi vuole vivere secondo l’ideale cavalleresco non si fa certo spaventare dalle difficoltà, anzi: la pazienza e la perseveranza fanno parte di questo ideale! O pensiamo veramente che l’ideale maschile che il mondo propone agli uomini – superficialità, edonismo, irresponsabilità, adolescenzialismo… – sia ciò che gli uomini, intimamente, vorrebbero per sé e per la propria vita?

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E le donne? Vorrebbero al loro fianco un cavaliere “senza macchia e senza paura” o un eterno ragazzino viziato, permaloso, irresponsabile? Ricordiamo, infatti, che furono le donne a inventare la cavalleria, chiedendo ai loro corteggiatori di comportarsi come i protagonisti delle chanson de geste e accettando le loro attenzioni solo a condizione che si dedicassero all’ideale cavalleresco. Così si legge nell’Historia regum Britanniae di Goffredo di Monmouth: «Le dame cortesi non degnavano di ricevere l’amore di alcuno se per tre volte non si era cimentato nell’agone. Si serbavano quindi caste le dame e i cavalieri per amor loro divenivano più nobili».

Jason e Cristallina Evert

Funziona ancora così. Jason e Cristallina Evert sono una coppia che gira per il mondo parlando della Teologia del corpo di Giovanni Paolo II. Jason è arrivato al matrimonio vergine, Cristallina ha avuto una vita sessuale disordinata prima di scoprire la castità. Ecco le sue parole a proposito: «Io non accuso nessuno. Non dico “Voi ragazzi siete il problema”. Sono convinta che voi ragazzi sareste dei signori se noi donne lo esigessimo». Forse gli uomini hanno bisogno che le donne chiedano loro di essere cavalieri, per diventarlo. Confidiamo quindi in esse.

Primo piano


di Marco Bertogna

Skyfall

Fonte foto: www.mymovies.it

Titolo: Skyfall Stato e Anno: Regno Unito, 2012 Regia: Sam Mendes Durata: 143 min. Genere: Azione

Nel panorama del cinema odierno segnaliamo alcuni film “controcorrente”, che trasmettano almeno in parte messaggi valoriali positivi e che stimolino il senso critico rispetto ai disvalori imperanti. Questo non implica la promozione, né l’approvazione globale delle opere recensite da parte di ProVita Onlus.

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Potremmo dire: «Per l’uomo che non deve chiedere mai!». Questo slogan si addice benissimo a tutti i film dedicati all’agente segreto 007, serie per il cinema prodotta da Albert Broccoli prima e dalla figlia Barbara, poi. In Skyfall James Bond, in questo caso interpretato da Daniel Craig, cercherà di salvare M (il capo dell’organizzazione di cui fa parte 007), interpretata da una bravissima Judi Dench, andando a scovare un ex collega agente segreto, interpretato da un ottimo Javier Bardem. Questo film del 2012 è il 23° film della saga di James Bond e porta con sé alcune caratteristiche comuni a tutti i film targati 007. James Bond incarna uno stereotipo di uomo che difficilmente esterna le proprie debolezze e che, anzi, domina le emozioni ed esalta l’autocontrollo. L’agente segreto 007 ha la capacità di reinventarsi continuamente nella quotidianità e molto spesso si immerge in situazioni e contesti dove il lusso e il comfort gli fanno da sfondo. L’essere “macho” passa anche attraverso l’uso di armi e automobili, che indubbiamente aggiungono spettacolarità all’intero film e che aiutano il protagonista a esprimere e filtrare la propria aggressività, proprio grazie all’utilizzo di dispositivi

tecnologicamente avanzati e automobili con molti cavalli a disposizione. James Bond non può ovviamente essere preso come modello “unico” di uomo, ma sicuramente mette l’accento su alcune caratteristiche del maschio che, se perse totalmente, potrebbero sbilanciare le dinamiche nel rapporto maschio/femmina verso un esperimento antropologico che è un percorso del quale conosciamo la partenza ed in alcuni casi anche l’arrivo, poiché nei Paesi in cui questo si è verificato, l’indebolimento della figura maschile ha portato squilibrio nella coppia e un’inadeguatezza nell’educazione dei figli. Un’altra caratteristica comune agli episodi della saga è l’incipit dedicato ai titoli di testa che è sempre all’altezza delle aspettative: in Skyfall la canzone che condivide il nome con il titolo del film (title track) è scritta ed interpretata da Adele, che con questo brano ha vinto l’Oscar e il Golden Globe per la migliore canzone originale. Da sottolineare, oltre al cast stellare, anche la firma della regia che è stata affidata a Sam Mendes (già regista di American Beauty) e al quale verrà confermata anche la regia del 24° James Bond: Spectre. 31 N. 67


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