ProVita Novembre 2018 - Anteprima

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POSTE ITALIANE S.P.A. – SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE – D.L. 353/2003 (CONV. IN L. 27/02/2004 N.46) ART. 1, COMMA 1 NE/TN

MEMBER OF THE WORLD CONGRESS OF FAMILIES

Notizie

Trento CDM Restituzione

Anno VII | Novembre 2018 Rivista Mensile N. 68

“Nel nome di chi non può parlare” Organo informativo ufficiale dell’associazione ProVita Onlus - Organizzazione Non Lucrativa di Utilità Sociale -

I D I T A L A M E N O I Z E F R E P

Neuropatologia dell’ aborto

strategie mediatiche pro eutanasia

«Bello è il brutto e brutto è il bello»

nevrosi, malattia post-illuminista

di silvana de mari, p. 12

di giuliano guzzo, p. 18

di marco di matteo, p. 30

di roberto marchesini, p. 39


MEMBER OF THE WORLD CONGRESS OF FAMILIES Notizie

EDITORIALE

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LO SAPEVI CHE...?

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ARTICOLI Dillo

Anno VII | Novembre 2018 Rivista mensile N. 68 Editore ProVita Onlus Sede legale: viale Manzoni, 28 C 00185, Roma (RM) Codice ROC 24182 Redazione Toni Brandi, Alessandro Fiore, Francesca Romana Poleggi, Giulia Tanel Piazza Municipio, 3 - 39040 Salorno (BZ) www.notizieprovita.it/contatti Cell. 377 4606227

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Versi per la Vita Silvio Ghielmi I diritti dell’infanzia

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Gloria Pirro

Neuropatologia dell’aborto Silvana De Mari

Strategie mediatiche pro eutanasia

Giuliano Guzzo

Giuseppe Noia

Essere medico, essere dono

Follow the money, segui il denaro Dina Nerozzi

Direttore editoriale Francesca Romana Poleggi

Marco Di Matteo

Quando la mente è malata, ma non lo sa

Roberto Marchesini

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Marco Bertogna

Distribuzione

LETTURE PRO-LIFE

Hanno collaborato a questo numero: Marco Bertogna, Silvana De Mari, Marco Di Matteo, Silvio Ghielmi, Giuliano Guzzo, Roberto Marchesini, Dina Nerozzi, Giuseppe Noia, Gloria Pirro, Renzo Puccetti

Sostenitore ordinario Promotore Benefattore Patrocinatore Protettore della Vita

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Renzo Puccetti

FILM: Gattaca - La porta dell’universo

• € • € • € • € • €

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«Bello è il brutto e brutto è il bello» 30

Nevrosi, malattia post-illuminista

Tipografia

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PRIMO PIANO

Direttore responsabile Antonio Brandi

Progetto e impaginazione grafica

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39 L’editore è a disposizione degli aventi diritto con i quali non gli è stato possibile comunicare, nonché per eventuali involontarie omissioni o inesattezze nella citazione delle fonti e/o delle foto. La rivista Notizie ProVita non ti arriva con regolarità? Contatta la nostra Redazione per segnalare quali numeri non ti sono stati recapitati e invia un reclamo online a www.posteitaliane.it Grazie per la collaborazione! Le immagini presenti in questo numero sono state scaricate legalmente da www.pixabay.it

Toni Brandi

EDITORIALE

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Sul Journal of Law and the Biosciences Sonia M. Suter, della George Washington University, spiega come potrebbe funzionare un mercato di bambini perfetti, commissionati a un “baby designer” che assembla il corredo cromosomico del piccoletto secondo i desiderata dei “genitori” (o forse sarebbe meglio chiamarli committenti, acquirenti?). La fecondazione artificiale già si fa. La selezione preimpianto pure. La diagnosi genetica e il sequenziamento del genoma ancora non si fanno su scala industriale, ma nel futuro… Tutto questo, ammette la Suter, potrebbe cambiare “l’esperienza riproduttiva”: i “genitori-acquirenti” dovranno essere guidati da professionisti e da complessi algoritmi nella scelta delle infinite combinazioni possibili di Dna e nella selezione degli embrioni prodotti. Non si tratterà solo di eliminare quelli malati o disabili, ma anche quelli con tratti somatici o attitudini non gradite. Insomma, ci sarà tanto da “pensare” prima di “fare” un figlio. Se siamo arrivati a questo punto è perché da decenni abbiamo dimenticato l’essere e ci curiamo solo dell’apparire. Un tempo si mirava alla mens sana in corpore sano. Adesso della mens importa relativamente poco. Conta solo il corpo e se non è più che sano e più che bello, non si può usare a dovere, quindi si butta via. Inoltre, «Il corpo è mio e lo gestisco io», quindi – se voglio – ne faccio anche scempio, con la chirurgia estetica e persino con la chirurgia dei genitali per “cambiare sesso”. Contestualmente, nel campo delle arti e delle mode si va coltivando il gusto dell’orrido: basta pensare ai piercing e agli abiti stracciati che impazzano tra giovani e (ahimè) meno giovani. Guardate i calciatori: i loro bei corpi di atleti sono ricoperti di tatuaggi… e come portano i capelli! Ancora una volta, quindi, dobbiamo svegliare le coscienze e invitarle ad andare contro corrente; dobbiamo essere davvero “trasgressivi” e insegnare ai nostri giovani la (sana) trasgressione: faccia pulita, capelli ordinati, jeans senza squarci. E magari proporre di tanto in tanto l’ascolto e la visione di cose belle davvero: l’Italia trabocca di opere d’arte in ogni dove e la natura del Bel Paese ci offre spettacoli mozzafiato, che spesso non siamo più capaci di vedere e di apprezzare. Riscopriamo il gusto del bello, ragionando sul fatto – però – che la bellezza esteriore non ha senso se non rimanda al buono e al vero, che sono conquiste interiori e che servono – in ultima analisi – a indicarci la strada per la felicità.


I diritti dell’infanzia

di Gloria Pirro

Negli ultimi decenni c’è stato un gran moltiplicarsi di “giornate mondiali”, sotto l’egida dell’Onu, per proclamare la tutela dei diritti umani, sulla carta. Ma nella sostanza… Il prossimo 20 novembre ricorre la Giornata Mondiale dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, che viene celebrata nel giorno dell’approvazione della Convenzione Internazionale dei Diritti dell’Infanzia del 20 novembre 1989. La Convenzione Unicef, alla quale aderiscono 194 Paesi tra i quali l’Italia, persegue lo scopo di garantire ai bambini e agli adolescenti (considerando tali tutti i minori fino a 18 anni) diverse tipologie di diritti, volti ad assicurare loro un’infanzia serena e senza abusi. Nel mondo moltissimi bambini soffrono per i motivi più diversi: bambini fiaccati dalle malattie, bambini che non conoscono altra realtà se non la guerra, bambini soldato, baby prostitute, bambini vittime di abusi, bambini che lavorano in condizioni disumane... Tutti questi bambini meritano, come è giusto, che la loro vita venga tutelata. Meritano condizioni migliori e il diritto a vivere pienamente la loro 8 N. 68

infanzia, troppo spesso rubata. Ma chi sono i bambini meno tutelati e con meno diritti? Sicuramente quelli la cui vita viene troncata ancora prima di nascere. Sono i bambini che subiscono il più grande abuso, cioè la negazione del loro diritto a esistere. L’Onu, che incoraggia la celebrazione della Giornata dei diritti dell’infanzia (l’Unicef è un Fondo delle Nazioni Unite), è la stessa organizzazione che non fa nulla per limitare l’aborto, e anzi preme affinché nei Paesi membri venga garantito un libero e sicuro accesso allo stesso, da considerare addirittura

20 NOVEMBRE: GIORNATA MONDIALE DEI DIRITTI DELL’INFANZIA E DELL’ADOLESCENZA

come un «diritto umano inviolabile». Con buona pace della Convenzione, che all’art. 6 afferma: «Gli Stati parti riconoscono che ogni bambino ha il diritto intrinseco alla vita. 2. Gli Stati parti dovranno garantire nella massima misura possibile la sopravvivenza e lo sviluppo del bambino».


Quindi, chiediamoci, questa celebrazione non racchiude in sé un po’ di ipocrisia? Nel 2014 l’Unicef ha pubblicato il rapporto Hidden in Plain Sight: A statistical analysis of violence against children (che si può facilmente reperire su internet) nel quale, nel descrivere i tipi di violenze cui i bambini sono sottoposti nel mondo, si parla esplicitamente delle violenze che il bambino può subire nel grembo materno (quindi il feto è un essere umano, o no?). Tra le violenze elencate si parla anche dell’aborto selettivo, che in certi Paesi in cui la donna è considerata inferiore viene praticato sui neonati di sesso femminile.*

L’aborto che viene eseguito per “scelta” della madre non è invece considerato come violenza. Si tratta di una posizione alquanto singolare: il gesto è lo stesso, la vittima anche, la condanna o l’assoluzione dipende soltanto dall’“autodeterminazione” della donna, quindi l’uccisione di un bambino nel grembo materno non è violenza se avviene per libera scelta della madre. Che ci sia un bambino che perde la vita

è del tutto irrilevante. I punti di vista su di esso cambiano, e spesso il punto di vista tende a eclissare il reale. E poi celebriamo la Giornata mondiale dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza. Perché? Perché è giusto difendere i bambini, più che giusto preservarli in tutti i modi possibili dalle violenze e permettere loro di vivere sereni. Perché? È giusto perché essi sono indifesi, ma lo sono

*Fino a un po’ di tempo fa era un problema dell’Asia, dell’India e soprattutto della Cina. Oggi – merito della globalizzazione! – gli aborti sesso-selettivi sono in voga anche in Europa – soprattutto in Inghilterra – e in America. Le femministe radicali non battono ciglio davanti alla cosa. Anzi, a Roma hanno fatto rimuovere dal sindaco Virginia Raggi i manifesti di CitizenGo che denunciavano l’aborto come maggior causa di femminicidio al mondo, il che è la pura verità

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I BAMBINI CHE SOFFRONO PER LA FAME, GLI ABUSI, LA GUERRA MERITANO CONDIZIONI MIGLIORI E IL DIRITTO A VIVERE PIENAMENTE LA LORO INFANZIA TROPPO SPESSO RUBATA, MA HANNO INNANZITUTTO IL DIRITTO DI NASCERE

ancora di più nel ventre della loro madre, lì dove non possono neanche gridare... Ci sono Giornate mondiali per un sacco di cose, che vengono incontro ai gusti di tutti. Giornate sicuramente utili per riflettere e sensibilizzare, ma che in fondo non centrano mai il bersaglio. È cosa buona e giusta offrire supporto alla famiglia di qualcuno che è stato assassinato, ma non è sufficiente se la legge non interviene a punire l’assassino. È giusto difendere i bambini, ma difenderli tutti, bianchi e neri, piccoli e piccolissimi. È giusto difenderli sempre, dal momento del concepimento in poi.

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Probabilmente le donne che si trovano a voler abortire sono in una situazione tragica e vanno accolte, comprese, aiutate: ma oggi la pressione sociale le spinge all’aborto, offre loro solo l’aborto come soluzione al problema di una gravidanza non prevista. Il nostro mondo occidentale opulento, in fondo, potrebbe benissimo occuparsi della madre e del bambino, mentre invece preferisce cancellarlo, il bambino, con una pillola o con un’operazione chirurgica. La maternità non desiderata è divenuta un evento con un impatto devastante sulla vita di una donna, proprio perché la

società è sempre più incline a considerare un figlio come un intralcio, e non come una risorsa. L’Unicef segue soltanto la corrente di pensiero attuale, dominata dalla cultura della morte: le Giornate Mondiali potrebbero essere delle ricorrenze interessanti, ma per come vengono concepite spesso non c’è nulla da festeggiare.


Nevrosi, malattia post-illuminista di Roberto Marchesini L’uomo contemporaneo non ha più un riferimento metafisico. Per questo ha paura, non si sente amato, si ammala di nevrosi

Il cardinale Godfried Danneels è una delle figure più controverse della Chiesa cattolica. Ordinato sacerdote nel 1957, è vescovo dal 1977 e cardinale dal 1983; inoltre è stato ordinario militare per il Belgio, primate della Chiesa belga e presidente della Conferenza Episcopale Belga. Pare aver fatto pressioni su re Baldovino perché firmasse la legge di introduzione dell’aborto; il suo nome è nella rosa dei possibili affiliati alla “mafia di San Gallo”; è stato accusato di aver insabbiato numerosi casi di pedofilia. Bene, proprio da questo personaggio arriva una delle osservazioni più interessanti sulla diffusione della nevrosi nella nostra società. In un discorso tenuto il 23 gennaio 1983 e intitolato successivamente Verità e nevrosi. Fede cristiana e ferite dell’uomo contemporaneo, Danneels disse: «Lo psichiatra olandese J. Van den Berg scrive: “È quasi certo che le turbe nevrotiche non si Primo piano

incontravano in Europa prima del XVIII secolo. Prima del 1733, non c’è libro di medicina che parli di nevrosi. Ora, se fossero esistite, sarebbero state facilmente individuate anche da un medico generico. Anche una persona non qualificata avrebbe potuto rimarcarle senza difficoltà. Ma non se ne trova traccia. Certo, non mancano persone complicate o bizzarre. I personaggi dell’Amleto di Shakespeare e certi personaggi di Molière presentano una grande complessità. Ma un uomo il cui carattere e la cui psicologia sono relativamente complicati non è un nevrotico”. A partire da questo periodo, la situazione cambia completamente. Nevrosi e malattie psichiche invadono la nostra società come un’epidemia; tutto il mondo ne parla; la loro assistenza medica è diventata un gravame pesante per la società occidentale. Qualcosa è dunque cambiato. Ma che cosa? Ecco un’ipotesi. La prendo a prestito dallo stesso Van den Berg. Prima del XVIII secolo,

«PRIMA DEL XVIII SECOLO OGNI COSA AVEVA IL SUO POSTO E C’ERA UN POSTO PER OGNI COSA» (GODFRIED DANNEELS)

Godfried Danneels

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IL PERFEZIONISMO È LA CONSEGUENZA DI UN AMORE CONDIZIONATO

Nicolas de Largillière, François-Marie Arouet detto Voltaire

TOLTO ALL’UOMO UN ORIZZONTE METAFISICO, NON GLI RESTANO CHE LA SESSUALITÀ E L’AGGRESSIVITÀ

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l’uomo europeo viveva in un universo armonioso, posto all’interno di una rete di relazioni ben integrate. La relazione con Dio, con l’universo, col cosmo, i suoi rapporti con gli uomini e la società, con se stesso, erano ben definiti. Ogni cosa aveva il suo posto e c’era un posto per ogni cosa. Si era stabilito un solido quadro di riferimento e la religione ne era il cemento. Le regole del gioco – se possiamo così esprimerci, in religione, in morale e in politica – erano fissate ed accettate. A partire dal XVIII secolo le cose sono cambiate. Molti autori parlano di un “riflusso di sessualità e di aggressività” nell’uomo dei tempi moderni. Di qui il sorgere di un numero considerevole di nevrosi, identificate più tardi dalla psicoanalisi. Di qui ha origine, dicono essi, la tristezza, in

Occidente. È innegabile che questo riflusso sia stato la causa di un certo numero di nevrosi nell’uomo occidentale». Bene: cosa accade in Europa nel XVIII secolo? Inizia la modernità, si diffonde l’Illuminismo. L’Illuminismo nasce quando, nel 1728, un giovanotto parigino tornò dall’esilio britannico e pubblicò un libretto con le sue osservazioni sulla filosofia inglese, che aveva appreso frequentando gli ambienti della Royal Society. Pubblicando le Lettere inglesi o Lettere filosofiche, quel giovanotto assunse lo pseudonimo di Voltaire. Cosa aveva dunque appreso Voltaire nelle isole albioniche? Che le leggi morali e religiose erano idola, invenzioni, superstizioni; che la ragione Primo piano


non può cogliere alcuna verità metafisica (che non esiste); e che l’unica realtà è quella materiale. L’uomo è pura materia, non è un essere spirituale; l’unica legge è quella del più forte. Ecco, dunque, quel «riflusso di sessualità e di aggressività» di cui parla Van den Berg. Ritroveremo sessualità e aggressività più avanti: sono queste, infatti, le attività preferite della «magnifica bestia bionda» di Nietzsche, il superuomo; sono i contenuti (pulsioni sessuali e pulsioni di morte) del nucleo originario dell’uomo per Freud, l’Es. Tolto all’uomo l’orizzonte metafisico, un senso e uno scopo nella vita, un universo armonico retto da leggi eterne ed immutabili («un universo armonioso, posto all’interno di una rete di relazioni ben

Primo piano

integrate»), non gli resta che questo: sessualità e aggressività. Sono queste le caratteristiche dell’uomo moderno che nasce, appunto, nel XVIII secolo; sono le caratteristiche dell’uomo contemporaneo. Non solo: l’uomo solo, circondato da lupi (homo homini lupus), monade in un universo senza significato e fine, ha paura. Non si sente amato. Lo psicologo cattolico Conrad Baars sosteneva che il perfezionismo era la conseguenza di un amore condizionato, che rendeva la persona insicura del proprio valore e – quindi – alla continua ricerca di conferme. Il disturbo alimentare più terribile, l’anoressia, non è altro che la conseguenza del desiderio di forza e sicurezza interiore. I disturbi d’ansia e gli attacchi di panico sono il fallimento dell’illusione di controllare un mondo percepito come ostile e pericoloso. E via di questo passo. Ma abbiamo già capito

che l’uomo contemporaneo, con il suo carico di sofferenza interiore, è semplicemente l’uomo moderno, al quale è stata tolta ogni prospettiva metafisica e spirituale. La riflessione potrebbe continuare: quindi la felicità dell’uomo dipende anche dall’ambiente che lo circonda. E noi in che ambiente viviamo? Siamo così attenti al cibo che mangiamo e all’aria che respiriamo… ma come nutriamo la nostra anima? È questo il motivo per cui la Chiesa ha una dottrina sociale: l’ambiente culturale nel quale viviamo può aiutare oppure ostacolare la nostra realizzazione. Che conseguenze potrebbe avere un appiattimento della Chiesa sulle posizioni del mondo moderno? Se l’unica voce che ancora ricorda il destino eterno dell’uomo e la sua natura spirituale dovesse tacere, cosa potrebbe accadere all’umanità? Le domande, come al solito, ci porterebbero lontano.

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