POSTE ITALIANE SPA - SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE - DL353/2003 (CONV.INL27/02/2004 N. 46) ART.1 COMMA1 NE/TN (AUTORIZZAZIONE DEL TRIBUNALE:BZ N6/03DELL’11/04/2003)
Trento CDM Restituzione
Anno VII | Aprile 2019 Rivista Mensile N. 73
MEMBER OF THE WORLD CONGRESS OF FAMILIES
Notizie
“Nel nome di chi non può parlare” Organo informativo ufficiale dell’associazione ProVita Onlus - Organizzazione Non Lucrativa di Utilità Sociale -
«Morte e Vita si sono affrontate in un prodigioso duello…» IL CASO LAMBERT
L’IPOCRISIA CHE UCCIDE LA SPERANZA
I BAMBINI NON SI COMPRANO
di GIULIA TANEL , p. 20
di FRANCESCA ROMANA POLEGGI, p. 29
di ALDO VITALE, p. 44
MEMBER OF THE WORLD CONGRESS OF FAMILIES
EDITORIALE
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LO SAPEVI CHE...?
4
dillo@notizieprovita.it 6
Notizie
Versi
Anno VII | Aprile 2019 Rivista mensile N. 73 Editore ProVita Onlus Sede legale: viale Manzoni, 28 C 00185, Roma (RM) Codice ROC 24182 Redazione Toni Brandi, Alessandro Fiore, Francesca Romana Poleggi, Giulia Tanel Piazza Municipio, 3 - 39040 Salorno (BZ) www.notizieprovita.it/contatti Cell. 377 4606227 Direttore responsabile Antonio Brandi
per la Vita
7
Silvio Ghielmi
Clemente Sparaco
PRIMO PIANO «L’eutanasia è una parolaccia, una bestemmia e una bestialità»,
10
Nove ragioni laiche contro l’eutanasia
16
Il caso Lambert
20
Credere nella vita (per evitarci l’estinzione)
parola di Oriana Fallaci Mario Palmaro
8
Giulia Tanel
Proposta di legge n. 1582
26
L’ipocrisia che uccide la speranza
29
Giuliano Guzzo
Francesca Romana Poleggi
Direttore editoriale Francesca Romana Poleggi
È la fine dell’homo sapiens?
Progetto e impaginazione grafica
34
Francesco Avanzini
Riflettendo sulla iniqua legge 194 (senza se e senza ma)
Tipografia
38
Roberto Festa
Distribuzione
I bambini non si comprano
44
La gioia della vita
48
Aldo Vitale
Denise Biscossi
Hanno collaborato a questo numero: Francesco Avanzini, Marco Bertogna, Denise Biscossi, Roberto Festa, Silvio Ghielmi, Giuliano Guzzo, Francesca Romana Poleggi, Clemente Sparaco, Giulia Tanel, Aldo Vitale. Con la partecipazione “straordinaria” di Oriana Fallaci e Mario Palmaro
FILM: Maria, Regina di Scozia
50
LETTURE PRO-LIFE
51
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*Foto di copertina: Gustav Klimt, Morte e Vita, 1915
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Marco Bertogna
16
20 L’editore è a disposizione degli aventi diritto con i quali non gli è stato possibile comunicare, nonché per eventuali involontarie omissioni o inesattezze nella citazione delle fonti e/o delle foto. La rivista Notizie ProVita non ti arriva con regolarità? Contatta la nostra Redazione per segnalare quali numeri non ti sono stati recapitati e invia un reclamo online a www.posteitaliane.it Grazie per la collaborazione! Le immagini presenti in questo numero sono state scaricate legalmente da www.pixabay.it
EDITORIALE
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Il titolo di questo numero di Notizie Pro Vita è tratto da un’antica sequenza liturgica, la Victimae Paschalis, che risale all’XI secolo. L’abbiamo scelto non tanto perché in questo mese cade la Pasqua, ma perché tutti, anche le persone più “laiche”, se razionali, sono consapevoli dell’eterna lotta fra il Bene e il male, tra la Vita e la morte che è intrinseca alla natura umana, sia sotto un profilo sociale, sia storico, sia individuale ed esistenziale. Il libero arbitrio delle persone, dei gruppi e dei popoli è incessantemente messo alla prova... Fin dalla preistoria, la natura profondamente religiosa dell’homo sapiens lo induceva a credere che dopo la morte la vita dovesse continuare in qualche modo: l’uomo, infatti, ha sempre curato i morti e celebrato la sepoltura, a differenza degli animali. Egli, per natura, riconosce un limite misterioso alla sua esistenza e confida che non sia davvero la fine di tutto. Ma la hybris, il desiderio di essere come Dio, ha sempre tentato l’essere umano. E, soprattutto col secolo dei Lumi, si è fatto strada il rifiuto della dimensione creaturale: l’uomo vuol porsi come signore assoluto della vita e della morte. Eliminato Dio e la trascendenza dal suo orizzonte, abbacinato dal progresso scientifico e tecnologico che in effetti ha diminuito di molto le cause di morte, da un lato l’uomo si illude di poter governare la vita attraverso la contraccezione e le tecniche di riproduzione artificiale e di poter rimandare la morte a data da destinarsi; dall’altro lato, non potendo dominare la morte, ne diventa dispensatore. Per la tanto osannata autodeterminazione pretende di piegare la realtà ai propri desideri, decidendo lui stesso cosa è Bene e cosa è male. Perso il principio di realtà, si è persa anche la natura ontologica dell’uomo: San Tommaso diceva che agere sequitur esse, cioè l’uomo è uomo per ciò che è e non per ciò che fa. Oggi, invece, si vuol passare il concetto che una persona è tale solo se ha certe caratteristiche: è fuori dal grembo materno, gradita ai suoi genitori/parenti, intelligente, sana, produttiva e anche bella. Chi non possiede queste caratteristiche conduce una “vita non degna d’essere vissuta” e va eliminato, per il suo “bene”, si intende! La morte stessa, infatti, diventa un bene da dispensare a piene mani (senza discriminare!). Finirà così il genere umano? Chi può dirlo. Quello che noi sappiamo, dalla sequenza che abbiamo citato all’inizio, è che la battaglia è lunga, ma la guerra è vinta: «Siamo certi che Cristo è veramente risorto. Tu, Re vittorioso, abbi pietà di noi». Buona Pasqua a tutti. Toni Brandi
ART. 1. 1. Ogni cittadino può rifiutare l’inizio o la prosecuzione di trattamenti sanitari, nonché ogni tipo di trattamento di sostegno vitale o di terapia nutrizionale (1). Il personale medico e sanitario è tenuto a rispettare la volontà del paziente ove essa: a) provenga da un soggetto maggiorenne; b) provenga da un soggetto che non si trova in condizioni, anche temporanee, di incapacità di intendere e di volere, salvo quanto previsto dall’articolo 3; c) sia manifestata inequivocabilmente dall’interessato o, in caso di incapacità sopravvenuta, anche temporanea dello stesso, da persona precedentemente nominata, con atto scritto con firma autenticata dall’ufficiale di anagrafe del comune di residenza o domicilio, fiduciario per la manifestazione delle volontà di cura. ART. 2. 1. Il personale medico e sanitario che non rispetta la volontà manifestata dai soggetti e nei modi indicati nell’articolo 1 è tenuto, in aggiunta ad ogni altra conseguenza penale o civile ravvisabile nei fatti, al risarcimento del danno, morale e materiale, provocato dal suo comportamento. ART. 3. 1. Le disposizioni degli articoli 575, 579, 580 e 593 del codice penale non si applicano al medico e al personale sanitario che hanno praticato trattamenti eutanasici (2), provocando la morte del
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PROPOSTA DI LEGGE N. 1582, PRESENTATA ALLA CAMERA DEI DEPUTATI COL TITOLO: «RIFIUTO DI TRATTAMENTI SANITARI E LICEITÀ DELL’EUTANASIA» paziente, qualora ricorrano le seguenti condizioni: a) la richiesta provenga dal paziente, sia attuale (3) e sia inequivocabilmente accertata; b) il paziente sia maggiorenne; c) il paziente non si trovi in stato, neppure temporaneo, di incapacità di intendere e di volere, salvo quanto previsto dall’articolo 4; d) i parenti entro il secondo grado e il coniuge, con il consenso del paziente, siano stati informati della richiesta e, con il consenso del paziente, abbiano avuto modo di colloquiare con lo stesso; e) la richiesta sia motivata dal fatto che il paziente è affetto da una malattia produttiva di gravi sofferenze, inguaribile o (4) con prognosi infausta inferiore a diciotto mesi; f) il paziente sia stato congruamente e adeguatamente informato delle sue condizioni e di tutte le possibili alternative terapeutiche (5) e prevedibili sviluppi clinici e abbia discusso di ciò con il medico; g) il trattamento eutanasico rispetti la dignità del paziente e non provochi allo stesso sofferenze fisiche (6). Il rispetto di tali condizioni deve essere attestato dal medico per scritto e confermato dal responsabile della struttura sanitaria ove sarà praticato il trattamento eutanasico. ART. 4. 1. Ogni persona può redigere un atto scritto, con firma autenticata dall’ufficiale di anagrafe del comune di
residenza o domicilio, con il quale chiede l’applicazione dell’eutanasia nell’ipotesi in cui egli successivamente venga a trovarsi nelle condizioni previste dall’articolo 3, comma 1, lettera e), e sia incapace di intendere e di volere ovvero di manifestare la propria volontà, nominando contemporaneamente, nel modo indicato dall’articolo 1, un fiduciario perché confermi la richiesta, ricorrendone le condizioni. 2. La richiesta di applicazione dell’eutanasia deve essere chiara e inequivoca e non può essere soggetta a condizioni (7). Essa deve essere accompagnata, a pena di inammissibilità, da un’autodichiarazione, con la quale il richiedente attesta di essersi adeguatamente documentato in ordine ai profili sanitari, etici e umani ad essa relativi (8). 3. La conferma della richiesta da parte del fiduciario, ai sensi del comma 1, deve essere chiara ed inequivoca, nonché espressa per scritto. 4. Ove siano rispettate le condizioni di cui al presente articolo, unitamente a quelle dell’articolo 3, comma 1, lettera g), al medico e al personale sanitario che hanno attuato tecniche di eutanasia, provocando la morte del paziente, non si applicano le disposizioni degli articoli 575, 579, 580 e 593 del codice penale.
Primo piano
L’ipocrisia che uccide la speranza
di Francesca Romana Poleggi
Alcune note a margine della proposta di legge n. 1582 (1) Terapia nutrizionale - Potenza della neolingua! Far passare per “terapia”, cioè per medicina, il cibo e l’acqua, il nutrimento che va dato a chi da solo non può alimentarsi: i bambini piccoli, gli anziani, i disabili e a tutti quei malati che non riescono a deglutire autonomamente. (2) Chiedere o praticare trattamenti eutanasici - Si poteva scrivere “chiedere o praticare l’eutanasia”. E si poteva scrivere “chiedere di essere ucciso”, o “uccidere”: ma il linguaggio chiaro e veritiero - si sa - non piace alla neolingua, non piace ai cultori della morte. (3) La richiesta di eutanasia deve essere attuale - Non è vero. La norma stessa si smentisce poco dopo quando spiega che si può fare una dichiarazione scritta che sarà fatta valere dal fiduciario quando il soggetto interessato versasse in condizioni di incapacità. Quindi, esattamente come per la legge sulle Dat attualmente già in vigore, la volontà del paziente di morire Primo piano
Salvatore Crisafulli (1965 - 2013), col fratello Pietro. Salvatore è stato un esempio dell’incredibile voglia di vivere delle persone in stato di minima coscienza: dato per spacciato nel 2003, a seguito di un incidente stradale, si è svegliato dal coma nel 2005 e grazie alla tenacia della famiglia che ha continuato a credere in lui, contro il parere dei medici che lo avevano definito “un vegetale”, ha imparato a comunicare attraverso un computer e ha scritto addirittura un libro in cui racconta la sua esperienza di “locked in”, che sente e vede quello che gli accade intorno, pur non riuscendo a comunicare. è presunta e non è certa (né attuale). Tutti coloro che sono riusciti a comunicare, dopo un periodo di coma o di minima coscienza, hanno testimoniato una gran voglia di vivere e che erano terrorizzati dall’idea che gli altri rinunciassero a curarli e ad assisterli. (4) Una malattia produttiva di gravi sofferenze, inguaribile
o con prognosi infausta inferiore a diciotto mesi - Sono tre ipotesi distinte: a) malattia produttiva di gravi sofferenze, b) malattia inguaribile, c) malattia con prognosi infausta inferiore a diciotto mesi. Ragioniamoci su. Prognosi infauste, purtroppo, ce ne sono tante. Ma c’è anche una discreta percentuale di errore: molti muoiono prima del previsto, molti muoiono dopo - molto dopo - le previsioni dei 29 N. 73
medici. E alcuni guariscono: la cultura della morte, invece, uccide innanzi tutto la speranza. Malattie inguaribili: diabete, zoppia, artrosi, tiroidite, ipertensione … e tante altre, a volte invalidanti, a volte non invalidanti. Tutti candidati per l’eutanasia, dunque! La cultura della morte non tiene conto affatto, poi, che le malattie inguaribili sono comunque curabili. Persino i malati di cancro possono condurre una vita più che dignitosa se sottoposti alle cure adeguate. E con adeguate cure palliative - che i cultori della morte ignorano totalmente anche gli ultimi momenti di vita possono essere trascorsi senza dolore. Gravi sofferenze: chi ha il metro per stabilire quando le sofferenze sono “gravi”? L’autodeterminazione del paziente? Ebbene, allora tutti i depressi, anche se perfettamente in salute, anche se la depressione è transitoria e curabile, sono candidati all’eutanasia. Non sarà forse il caso di riflettere sul fatto che una “malattia” mortale che produce gravi sofferenze ce l’abbiamo tutti e si chiama vita? (5) Le alternative terapeutiche - È davvero possibile discutere con un medico di tutte le possibili alternative terapeutiche? E le cure sperimentali? E le terapie
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che al momento presente sono solo ipotesi e nel giro di pochi mesi entrano in specifici protocolli e diventano routine? Senza contare le vere cure palliative e le terapie del dolore che fanno passi da gigante, nonostante che la mentalità eutanasica dilagante non serva affatto a incentivare la ricerca in tale direzione. (6) L’eutanasia non deve provocare sofferenze - E se la “dolce morte” non fosse affatto dolce? Quelli che muoiono di fame e sete o di mancanza d’aria si spengono serenamente? A sentire i racconti sull’agonia di Terri Schiavo, di Eluana Englaro, di Charlie Gard e di Alfie Evans, diremmo proprio di no. Non solo. A detta di Ezekiel Emanuel, un celebre oncologo e bioeticista americano, molte cose possono andare male nel corso di un suicidio assistito (cioè la forma ipocrita di eutanasia per cui è il malato che compie il gesto finale di assumere il veleno preparato dal boia). Molti pazienti vomitano o comunque non prendono abbastanza veleno e si svegliano invece di morire. Uno studio olandese dice che ciò accade almeno nel 7% dei casi. Nel 15%, invece, i pazienti impiegano molto più tempo del previsto per morire. Nel 18%
dei casi i medici sono dovuti intervenire direttamente per somministrare un farmaco letale extra. Tempo fa il Kaiser Health News ha pubblicato un articolo per promuovere un nuovo cocktail di droghe della Valeant Pharmaceuticals (non dimentichiamo che anche dietro all’eutanasia c’è un bel business per le case farmaceutiche e per le cliniche-ammazzatoi): l’articolo spiega alcuni dei dettagli orribili associati con gli attuali farmaci in uso per il suicidio assistito.
L’IPOCRISIA DELLA NEOLINGUA È STUPEFACENTE. NON LASCIAMOCI FARE IL LAVAGGIO DEL CERVELLO DA CHI SA BENE CHE LE PAROLE CAMBIANO LA MENTE.
Primo piano
L’ASSOCIAZIONE RISVEGLIO, CON CASA IRIDE E IL CENTRO ADELPHI, SI OCCUPA DI ACCOGLIERE E FORNIRE CURA E SOSTEGNO ALLE PERSONE IN PERSISTENTE STATO VEGETATIVO O IN STATO DI MINIMA COSCIENZA E AI LORO FAMILIARI. IL SUO PRESIDENTE, L’AVVOCATO FRANCESCO NAPOLITANO, HA DETTO IN UN’INTERVISTA RILASCIATA A PRO VITA LO SCORSO ANNO: «LA “LIBERTÀ” DI MORIRE NON ESISTE E NON PUÒ ESISTERE, PERCHÉ È CONTRARIA AL CONCETTO STESSO DI “LIBERTÀ”, CHE È DENTRO L’UOMO E CONNATURATA AL SUO ESSERE E QUINDI AL SUO ESSERE VIVO. L’UOMO È L’UNICO ESSERE “VIVENTE” IN GRADO DI CONOSCERE E PERCEPIRE LA “LIBERTÀ” INTESA NEL SENSO DI INTERIORE SENTIMENTO, PERCHÉ ESSA FA PARTE DELL’ESSERE UOMO VIVO; ESSA È DUNQUE INTIMAMENTE E INDISSOLUBILMENTE CONNESSA ALLA “VITA” E NON CERTO ALLA SOPPRESSIONE DI ESSA. LA LIBERTÀ “È” ESSA STESSA UN CONNOTATO ESSENZIALE DELLA VITA UMANA, IN SENSO ANTROPOLOGICO E SPIRITUALE. LA AUTODETERMINAZIONE NON PUÒ DUNQUE ARRIVARE AD UNA LIBERTÀ DI “MORTE”. ESSA PUÒ SOLO CONSISTERE NELLA CONSAPEVOLEZZA CHE LA MORTE IN UN CERTO MOMENTO È “NATURALMENTE” IN ARRIVO E CHE LA SI DEBBA ACCETTARE E ACCOMPAGNARE, EVITANDO SOFFERENZE INSOPPORTABILI SOLO PER ALLUNGARE LA VITA PER POCO TEMPO E IN MODO INNATURALE. LA “LIBERTÀ” È DUNQUE QUELLA CHE CI PORTA A MORIRE IN QUESTO MODO E CHE È ESALTATA SE PUÒ GODERE DI UNA AMOREVOLE PRESENZA DI AFFETTI TERRENI E DI VICINANZA TRASCENDENTALE».
Dicono, per esempio, che il Seconal brucia la bocca e la gola del paziente, tanto che alcuni urlano dal dolore. Un altro mix di droghe, utilizzato 67 volte, provoca lunghe agonie (in un caso la morte è sopraggiunta dopo 31 ore!).
Primo piano
Anche Carol Parrot, un medico (?) che pratica l’eutanasia attraverso l’assistenza al suicidio nello Stato di Washington, ha esternato le sue preoccupazioni circa le agonie durate troppo a lungo. Specie nei pazienti che già sono abituati ad antidolorifici (come quasi tutti quelli che chiedono l’eutanasia per “smettere di soffrire”). Ma la cosa può dipendere anche dal
metabolismo individuale che può essere più o meno alterato. Del resto, i medici esperti in sedazione e cure palliative hanno dovuto constatare che certi farmaci che prima si usavano regolarmente per calmare i pazienti, come il valium in dosi massicce, e il roipnol, erano assolutamente da evitare: molti pazienti, finito l’effetto della sedazione hanno testimoniato che l’uno non leniva l’angoscia e il panico per cui era stato somministrato: all’esterno egli sembrava calmo, ma “dentro” si sentiva malissimo, solo che il valium gli impediva di manifestare il suo disagio. Quanto al roipnol, il paziente – anche lì esteriormente calmo e sopito – in realtà soffriva di incubi e allucinazioni mostruose 31 N. 73
che lo facevano stare malissimo (senza poterlo mostrare). Perciò molti medici hanno bandito l’uso di queste sostanze: perché qualcuno – dopo averne sperimentato l’effetto – ha spiegato quali fossero gli inconvenienti. Quelli che invece sperimentano i farmaci che si usano per l’eutanasia, come il povero DJ Fabo, non hanno mai avuto la possibilità di testimoniare se e quanto la morte sia stata “bella” e indolore. (7) Eutanasia senza condizioni Certo. Meglio evitare situazioni imbarazzanti, come quelle che riportano di tanto in tanto le cronache: vecchiette dementi che, in forza di Dat espresse molto tempo prima, vengono soppresse nonostante si ribellino palesemente alla morte. Ultimamente, cosa straordinaria, uno di questi casi è finito davanti all’autorità di controllo sull’eutanasia olandese, la quale ha sancito che la volontà
A PENSARCI BENE, UNA “MALATTIA” MORTALE E CHE PRODUCE “GRAVI SOFFERENZE” CE L’ABBIAMO TUTTI: SI CHIAMA VITA.
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espressa con le Dat è giusto che prevalga sulla volontà attuale di una persona anziana e malata. Quindi, una volta che si firma la richiesta di eutanasia, non vi si ponga alcuna condizione: la cosa si farà e basta, alla faccia dell’autodeterminazione. (8) Serve un’autocertificazione che attesti che il morituro si è documentato in ordine ai profili sanitari, etici e umani relativi all’eutanasia - Basta, ovviamente, l’attestazione sottoscritta. Che poi il malcapitato si sia davvero documentato, in modo completo, oggettivo e veritiero, beh… chi può dirlo? Anche questo viene dato per scontato. Conclusioni La proposta dei Radicali, come tutte le proposte di legge mortifere che sono state approvate, in Olanda, in Belgio, in Lussemburgo, in Canada e in alcuni Stati federati degli Usa, sembra contenere dei paletti e delle garanzie a salvaguardia dell’autodeterminazione dell’individuo e per prevenire ogni abuso. Ebbene, la norma è essa stessa contraddittoria, come abbiamo visto.
LA NORMA È ARCHITETTATA PER RASSICURARE: SEMBRA CHE METTA DEI “PALETTI”, MA POI ESSA STESSA OFFRE IL DESTRO PER SMONTARLI.
Ma non solo: in tutti i luoghi dove l’eutanasia è stata legalizzata, anche sotto forma di “suicidio assistito”(altra espressione ipocrita della neolingua: chiamiamolo “omicidio del consenziente”), nel giro di pochissimo tempo tutti i paletti e le garanzie sono saltati. La morte dilaga, e viene data a piene mani. Perché? Innanzi tutto perché conviene economicamente: l’eutanasia costa meno della chemioterapia, (e le compagnie d’assicurazione oltre Oceano l’hanno subito capito: offrono la copertura per le spese per la morte piuttosto che per la cura). Il Governo canadese ha dichiarato esplicitamente che con l’eutanasia prevede di risparmiare circa 170 milioni di dollari ogni anno. Non solo. Laddove l’eutanasia è legale, si va diffondendo la prassi di consentire contestualmente la donazione di organi a cuore
Primo piano
battente (di recente la cosa è fortemente caldeggiata nella prestigiosa rivista The Journal of Heart and Lung Transplantation): esce dalla stanza del moribondo l’equipe medica che somministra la sedazione profonda e entra l’equipe che preleva gli organi. E quanta gente sarà indotta a chiedere di esser fatta fuori per poter servire come deposito di “pezzi di ricambio”? E quanti disabili saranno considerati inutili da vivi, ma “utili” da morti? Secondo poi, perché il lavaggio del cervello operato dalla cultura della morte ci va convincendo che la vita è “degna di essere vissuta” solo a certe condizioni, e che quindi la morte è “un bene” e un “diritto”. Se è un diritto, allora i medici hanno il dovere di soddisfarlo (e di qui le sanzioni per chi tentasse di sollevare obiezione di coscienza), e se è un bene, per la logica egualitaria, allora va fornito
QUELLI CHE SPERIMENTANO I FARMACI CHE SI USANO PER L’EUTANASIA NON HANNO MAI AVUTO LA POSSIBILITÀ DI TESTIMONIARE SE E QUANTO LA MORTE SIA STATA “BELLA” E INDOLORE.
Primo piano
a tutti (anzitutto ai bambini e agli incapaci: ecco perché i tribunali inglesi hanno fatto uccidere Charlie e Alfie nel loro “best interest”!). Questa bella ragazzina si chiamava Valentina Maureira, aveva 14 anni, ed è divenuta famosa nel 2015 per un video in cui chiedeva un’iniezione che “l’addormentasse per sempre”: un video che ha fatto il giro del mondo e che avrebbe commosso persino i sassi. Ma quando, dopo poco tempo, Valentina ha cambiato idea, la sua dichiarazione di amore per la vita e la sua decisione di impegnarsi per migliorare le strutture ospedaliere e le condizioni dei malati come lei, non ha avuto alcuna pubblicità. Anzi: quando la poverina è morta, i giornaloni l’hanno ricordata solo perché aveva chiesto di poter farla finita.
(foto LifeSiteNews)
DELL’AUTODETERMINAZIONE, CHE È IL CAVALLO DI BATTAGLIA DEI CULTORI DELLA MORTE, IN REALTÀ NON SI TIENE CONTO, NEL MOMENTO IN CUI VIENE UCCISO UN SOGGETTO INCAPACE DI ESPRIMERSI.
E invece cosa le aveva fatto cambiare idea? Il supporto degli psicologi e soprattutto l’affetto dei suoi e di tutte le persone che da tutto il mondo le hanno scritto su Facebook. Allora, ecco l’alternativa all’eutanasia: le cure palliative, le terapie del dolore e il calore umano degli affetti, la vicinanza, la condivisione, la solidarietà. Ne siamo ancora capaci?
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