(AUTORIZZAZIONE DEL TRIBUNALE:BZ N6/03DELL'11/04/2003)
POSTE ITALIANE SPA - SPEDIZIONE IN ABBONAMENTOPOSTALE - DL353/2003 (CONV.INL27/02/2004 N. 46) ART.1 COMMA1 NE/TN
Organo informativo ufficiale dell’associazione Pro Vita & Famiglia Onlus - Organizzazione Non Lucrativa di Utilità Sociale -
ORGANIZZAZIONE MONDIALE DELLA… INSANITÀ ANNO VIII NOVEMBRE 2020 RIVISTA MENSILE N. 90
P. 12
P. 24
P. 34
Silvana De Mari
Francesca Romana Poleggi
Giulia Tanel
Adolescenza e fragilità
La cultura della morte all’Oms
Dall’omosessualità all’amore di Dio
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Notizie Pro Vita & Famiglia
Ci sentiamo in dovere di servire la veritĂ e in ossequio a essa riteniamo giusto offrire ai nostri Lettori quella “controinformazioneâ€? indispensabile per sviluppare il senso critico...
novembre 2020
Editoriale
Dopo lo sfacelo della guerra, a molti è sembrato
inefficienze, le discriminazioni ingiuste, la mancanza
un segno positivo, di conforto, di speranza, la
di trasparenza imputabili a queste istituzioni. Esse
nascita di un’organizzazione mondiale volta a
si alimentano della cultura dominante e sono
mantenere la pace e il rispetto dei diritti umani,
inesorabilmente e innegabilmente portatrici di
quale l’Onu, con le sue agenzie. Tra queste
quella cultura della morte, del nichilismo e del
c’è anche l’Organizzazione mondiale della
relativismo che hanno conquistato i centri del
sanità (Oms), che «lavora in tutto il mondo per
potere politico ed economico globale. Non è
promuovere la salute, mantenere il mondo un
piacevole dover mettere in evidenza il male che
luogo sicuro e servire i più vulnerabili». Purtroppo,
contamina chi dice che «lavora in tutto il mondo
però, il suo primo direttore generale, Brock
per promuovere la salute, mantenere il mondo un
Chisholm, in una conferenza riportata sulla rivista
luogo sicuro e servire i più vulnerabili». Ci sentiamo
Psichiatry, nel febbraio del 1946 già diceva: «Per
in dovere, però, di servire la verità e in ossequio
un governo mondiale è necessario rimuovere dalla
a essa riteniamo giusto offrire ai nostri Lettori
mente degli uomini l’individualismo, la fedeltà
quella “controinformazione” indispensabile per
alle tradizioni, il patriottismo e i dogmi religiosi».
sviluppare il senso critico e conservare la libertà
Si spiega quindi il fatto che, nel tempo, si sono
dai condizionamenti culturali del politicamente
fatte sempre più evidenti le contraddizioni, le
corretto.
Toni Brandi
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Notizie Pro Vita & Famiglia
Sommario 3
Editoriale
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Lo sapevi che...
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Dillo @ Pro Vita & Famiglia
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Versi per la vita Silvio Ghielmi
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La cultura della vita e della famiglia in azione Mirko Ciminiello
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Adolescenza e fragilità p. 12
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Adolescenza e fragilità
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Silvana De Mari
Lo spirito della legge 194
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Tommaso Scandroglio
Gli Aztechi, i Romani, noi
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Andrea Beccalli
RIVISTA MENSILE N. 90 — Anno VIII Novembre 2020
La cultura della morte all’Oms
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Francesca Romana Poleggi
Dall’omosessualità all’amore di Dio
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Giulia Tanel
Liberi di essere schiavi
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Azzurra Bellini
“O” come “omofobia”
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Francesco Avanzini
In cineteca
Editore Pro Vita & Famiglia Onlus Sede legale: via Manzoni, 28C 00185 Roma (RM) Codice ROC 24182 Redazione Toni Brandi, Alessandro Fiore, Francesca Romana Poleggi, Giulia Tanel Piazza Municipio 3 39040 Salorno (BZ) www.provitaefamiglia.it Cell. 377.4606227 Direttore responsabile Toni Brandi Direttore editoriale Francesca Romana Poleggi
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Progetto e impaginazione grafica Co.Art s.r.l. Tipografia
In biblioteca
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Distribuzione Caliari Legatoria Hanno collaborato alla realizzazione di questo numero: Francesco Avanzini, Andrea Beccalli, Azzurra Bellini, Mirko Ciminiello, Silvana De Mari, Silvio Ghielmi, Francesca Romana Poleggi, Tommaso Scandroglio, Giulia Tanel.
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Notizie Pro Vita & Famiglia
Lo sapevi che... Gender reveal party sotto accusa Nel mondo anglosassone le mamme incinte usano organizzare una festicciola quando vengono a sapere il sesso del loro bambino per comunicarlo ad amici e parenti. Si chiama “gender reveal party”. Ultimamente, questa usanza è stata presa di mira dal partito del politicamente corretto. Su The Guardian, per esempio, scrivono: «Sono feste profondamente anormali, rafforzano i rigidi sistemi binari». Il comico Trevor Noah,
invece, ha detto: «Celebrare i genitali di un bambino sta diventando molto obsoleto... certe feste si dovrebbero fare solo quando il bambino è abbastanza grande per poter scegliere il sesso che preferisce». Anche se sembra una battuta, Noah era molto serio quando lo ha detto. Le battute più divertenti, si sa, vengono fuori proprio quando chi le dice non intende divertire.
Sei anoressica? Muori! AB è una donna inglese di 28 anni che soffre di anoressia nervosa da quando aveva 13 anni. Ora pesa circa 26 chilogrammi ed è così debole che potrebbe facilmente morire di fame o di arresto cardiaco. L’unico modo per salvarle la vita è l’alimentazione con sondino naso-gastrico. Ma AB non lo vuole. Dovrebbe essere sedata durante la procedura in modo da farle acquistare le forze necessarie per impegnarsi in terapie
Scherzare sul transgenderismo è pericoloso Raccontare barzellette sulla comunità transgender è diventato un "peccato mortale". In America, Dave Chapelle ha detto che «l’esperienza transgender è divertente»; Louis CK ha fatto delle battute sui pronomi transgender; Bill Burr ha scherzato sul pene “scartato” di un pilota trans. Ricky Gervais, accusato di “deadnaming”, cioè di aver usato il nome sbagliato per una persona transgender, ha fatto una serie di battute su un celebre trans, Bruce Jenner, e su Jonathan Yaniv, l’uomo che fece causa alle estetiste perché si rifiutarono di fare la ceretta ai suoi genitali maschili. Tutti questi comici sono stati esposti al pubblico ludibrio della gogna mediatica e boicottati. Chi ha rinnegato il cristianesimo custodisce dei nuovi dogmi con incredibile fervore, e conduce spietatamente la caccia agli eretici.
psichiatriche o psicologiche. Il giudice l’ha giudicata comunque capace di decidere da sé se accettare o rifiutare le cure mediche. Quindi AB ha il diritto fondamentale di scelta, che non può essere limitato a situazioni e decisioni che altri potrebbero considerare sensate. Non importa che le ragioni siano razionali, irrazionali, sconosciute, o addirittura inesistenti. Quindi, ha concluso il giudice, l’alimentazione forzata non è nel migliore interesse di AB.
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Impariamo a spegnere la Tv Come ha fatto da apripista per lo sdoganamento del “matrimonio” gay, così oggi Hollywood e il sistema dei media propagandano il “cambiamento di sesso” come cosa non solo buona e giusta, ma davvero di moda, “in”. Non solo nei film, ma anche nei cartoni animati e nelle sit com si moltiplicano personaggi e bambini trans: The Babysitter’s Club, Modern Family, CSI, NCIS, Designated Survivor, Grey’s Anatomy, Orange Is the New Black, e molti altri. Molte celebrità, inoltre, fanno a gara per vantarsi
di avere figli transgender e “non binari”: Angelina Jolie e Brad Pitt, Will Smith, Khary Payton, Charlize Theron, Cynthia Nixon, Cher… Dare sostegno alla lobby Lgbt è diventato un must per chi vuole fare carriera. A noi il gravoso compito di tutelare i nostri figli, e siccome dopo una certa età è quasi impossibile tenerli lontani dagli schermi, parliamo con loro, spieghiamo loro ciò che è vero e ciò che è fantasia (e follia) e insegniamo loro che vivere nella menzogna non può portare alla felicità.
Henrietta Lacks, l’immortale L’anno 2020 segna il centenario della nascita di Henrietta Lacks, la donna afroamericana, madre di cinque figli, morta nel 1951 per un cancro della cervice, cui i medici del Johns Hopkins Hospital, a Baltimora, avevano prelevato campioni dei tessuti e li avevano in parte dati ai ricercatori, a sua insaputa o comunque senza il suo consenso. Alcune delle sue cellule sono state coltivate per creare la prima linea cellulare umana ancora usata nella ricerca medica: per questo la donna è stata definita “immortale”. Ora, alla luce del movimento #BlackLivesMatter, Nature ha pubblicato un editoriale che chiede regole più rigide per il consenso all’uso di campioni di tessuto. Alcuni scienziati hanno addirittura chiesto la fine dell’uso delle cellule HeLa nella ricerca,
poiché, essendo state ottenute senza il consenso della donna, qualsiasi loro uso non è etico e perpetua un’ingiustizia. L’editoriale ritiene questa posizione troppo estremista (ciò che è stato, è stato, secondo Nature), ma sostiene che nel futuro gli scienziati dovranno essere eticamente più responsabili. Non si fa cenno, comunque, su come altri campioni biologici siano costantemente e da decenni usati e abusati: per esempio il materiale biologico prelevato da bambini abortiti che viene compravenduto per la ricerca e per creare altre linee cellulari immortali, senza il consenso della madre e diciamolo - neanche del bambino.
Cervello artificiale Il miliardario “futurista” Elon Musk ha prodotto un impianto cerebrale che legge la mente. Diversi maiali vivono con un “collegamento neurale” nel cervello che trasmette la loro attività cerebrale in modalità wireless a un computer. Musk ritiene che la tecnologia “Neuralink” possa un domani aiutare le persone a far fronte a lesioni cerebrali e ad altri disturbi, e vorrebbe iniziare la sperimentazione umana già quest’anno: una vittima di ictus che non è in grado di parlare potrebbe semplicemente pensare, e le sue parole potrebbero essere dette ad alta voce da un computer o digitate su uno schermo. La procedura di impianto inizialmente sarà molto costosa, ma alla fine il prezzo scenderà a “poche migliaia” di dollari. Il sistema potrà essere aggiornato, come un qualsiasi dispositivo elettronico. Neuralink ha attualmente 100 dipendenti, ma si ritiene che crescerà fino ad averne 10.000.
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Notizie Pro Vita & Famiglia
Dillo @ Pro Vita & Famiglia
Cara Redazione, sto leggendo "Medici Nazisti", di Robert Jay Lifton, e ho potuto constatare che la storia si ripete. «Come hanno potuto dei medici, ossia degli uomini impegnati per la loro professione ad aiutare i loro simili ad alleviarne le sofferenze, trasformarsi in freddi aguzzini e carnefici?». Sinistramente riecheggia l'urlo di quei démoni. «Lo Stato Völkisch deve vigilare affinché solo le persone sane abbiano figli. […] Esso deve porre i mezzi medici più moderni al servizio di questa conoscenza. Deve dichiarare inadatti alla procreazione tutti coloro che sono visibilmente malati o che hanno ereditato una malattia e possono quindi trasmetterla a loro volta» (Adolf Hitler). Si iniziò con la sterilizzazione e si finì con le camere a gas. Nulla di nuovo, oggi, quindi. Si proclamò già allora il diritto alla morte, e si sancì la liceità di annientare ogni «vita indegna di vita», si cominciò con l'eutanasia controllata e si finì con quella incontrollata. Scriveva il filosofo Paul Feyerabend, parlando della scienza medica del Novecento: «Auschwitz è la manifestazione estrema di un atteggiamento [che ha preso piede molto prima del nazismo, da Darwin e soprattutto da Francis Galton, in Inghilterra, ndR] che è ancora in pieno sviluppo in mezzo a noi». Oggi è incarnato anche nelle politiche demografiche e “salutiste” dell’Onu e dell’Oms. «Il problema è la sempre minore considerazione dei valori spirituali e la loro sostituzione con un materialismo rozzo, ma "scientifico", che qualche volta viene anche chiamato umanesimo: l'uomo (cioè gli esseri umani quali sono addestrati dagli esperti) può risolvere tutti i problemi, non occorre affidarsi a nient'altro, non occorre nessuna assistenza». «Sei ancora quello della pietra e della fionda, uomo del mio tempo». Giuseppe
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Versi per la vita LA PESTE MALTHUSIANA Ci furon certi tempi assai funesti con successione indomita di pesti. Ci fu la peste nera, poi quella del colera.... Le cause di morte son tante e variegate. C’è la cattiva sorte, le lotte ed i disagi e innumeri contagi. Però regna sovrana la Peste Malthusiana, ch’è proprio peste indotta in società corrotta da un virus che s’insinua e intrepido continua la perniciosa lotta.
SILVIO GHIELMI classe 1926, laureato in chimica a Milano, Master alla Harvard Business School, lunga esperienza nella produzione di materie plastiche, è il meno giovane di una famiglia numerosa (85 membri). Già cofondatore e presidente di Mani Tese, nel 1978 è stato uno dei fondatori del Movimento per la Vita. Poi, insieme a Giuseppe Garrone, mons. Michel Schooyans, Mario Paolo Rocchi e Francesco Migliori [nella foto], nel 1994 ha dato avvio al Progetto Gemma, la nota “adozione prenatale a distanza”, per sottrarre all’aborto le mamme incinte in difficoltà (le donazioni arrivano specificamente e direttamente alla persona prescelta, non si tratta di una generica questua). Diffonde queste meditazioni in versi come strumento di legame con chi resiste in difesa della verità e della vita. Lui ci ringrazia per questa pagina mensile dedicata ai suoi versi pro vita: noi ringraziamo lui e siamo onorati di ospitare il suo contributo.
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Notizie Pro Vita & Famiglia
La cultura della vita e della famiglia in azione a cura di Mirko Ciminiello Questo spazio è dedicato ad alcune delle principali attività svolte dai circoli di Pro Vita & Famiglia sparsi su tutto il territorio italiano nel mese di settembre.
Padre Louis Gravrand con i ragazzi della missione di Nairobi che Pro Vita & Famiglia aiuta periodicamente.
A Genova, il 7 settembre, il locale circolo di PVF ha ospitato la presentazione del libro di Costanza Miriano Niente di ciò che soffri andrà perduto, con la partecipazione di Francesca Fassio, ex assessore ai Servizi sociali del Comune di Genova. Sempre il 7 settembre, a Jesi, Jacopo Coghe ha partecipato al convegno Gender: scuola, famiglia, società, con Simone Pillon e S.E. Mons. Gerardo Rocconi. Il 19 settembre a Bologna, i volontari del locale circolo di PVF hanno allestito un banchetto per la Vita e la Famiglia, con distribuzione di materiale e raccolta firme per varie petizioni.
Il 17 settembre a Roma, nell’ambito della campagna #LiberiDiEducare di cui PVF è stata promotrice, sono state consegnate al ministero dell’Istruzione quasi 100mila firme per chiedere al ministro Lucia Azzolina di varare urgentemente i patti educativi di comunità tra le scuole statali e le paritarie. Il 24 settembre abbiamo patrocinato il convegno Ddl Zan: omofobi per legge?, organizzato dall’Associazione Family Day. Il 26-27 settembre si è tenuta con grande successo la IV edizione della Scuola di Bioetica di PVF, un fine settimana per approfondire la scienza della vita e della famiglia, con l’ausilio di relatori qualificati.
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Adolescenza e fragilità Silvana De Mari
Un’analisi lucida e tagliente sulla condizione degli adolescenti ieri e oggi
L’adolescenza è un’invenzione contemporanea. Se noi rappresentassimo l’età della pietra come un’asta lunga un metro, tutto quello che viene dopo, metalli, egiziani, assiri, babilonesi, greci, romani, barbari, medioevo, evo moderno, sarebbe uno sbaffo di un paio di millimetri. Noi quindi disponiamo di un cervello preistorico, e dobbiamo relazionarci a un mondo post-moderno con un cervello preistorico. Nell’età della pietra l’adolescenza non c’era. La sequenza era: neonato, bambino, pubertà, giovane adulto. Una volta che uno aveva raggiunto lo stadio degli organi sessuali funzionanti, metteva su famiglia. Madre natura quindi prevede che, subito dopo la pubertà, ci sia un’esplosione di potenza, di coraggio, di desiderio sessuale, di desiderio affettivo, una spettacolare capacità di resistere al sonno, che ora viene sperperata in discoteca, ma che dovrebbe servire ad accudire i neonati, un’esplosione di intelligenza, nel senso letterale di intelligere, di capire e risolvere problemi. La nostra intelligenza è data dalla somma dei neuroni e delle sinapsi. Il numero dei neuroni è determinato geneticamente, anche se può essere modificato, orrendamente modificato verso il basso, dalla mancanza di proteine e soprattutto dalla mancanza di proteine della madre negli ultimi tre mesi di gravidanza e nei primi tre mesi di allattamento. Le sinapsi, cioè le correlazioni tra un neurone e l’altro dipendono da come usiamo il cervello. Ne formiamo imparando, le perdiamo nella demenza. Si formano per tutta la vita, questo è il concetto della neuroplasticità del
Madre natura prevede che, subito dopo la pubertà, ci sia un’esplosione di potenza, di coraggio, di desiderio affettivo e sessuale, di intelligenza e una spettacolare capacità di resistere al sonno, che ora viene sperperata in discoteca, ma che dovrebbe servire ad accudire i neonati.
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cervello, ma i due periodi in cui si formano in maniera esplosiva sono la prima infanzia e, dopo la pubertà, quello che noi chiamiamo adolescenza. Quella che ora noi chiamiamo adolescenza era il periodo in cui il giovane fondava la propria vita. La necessità di una lunga scolarizzazione ha allungato per anni e anni una situazione infantile, di deresponsabilizzazione, di incapacità di guadagno. Una macchina di enorme potenza, il corpo e la mente del ventenne, gira a vuoto, come una Ferrari da corsa che vada a trenta all’ora fermandosi a ogni semaforo. Era così necessario prolungare la scolarità? Negli anni Cinquanta per diventare maestro alle
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elementari occorrevano quattro anni di istituto magistrale. Poi si faceva il concorso e a vent’anni potevi essere maestro elementare di ruolo. Se non andavi fuori corso all’università, e pochissimi andavano fuori corso, con la laurea finivi a 23 anni, e dieci giorni dopo la laurea lavoravi. La gente era in grado di sposarsi e mettere su famiglia a venti, ventidue, venticinque anni al massimo. Il matrimonio era l’unica maniera di poter vivere la sessualità, l’unica maniera decente, quindi tutti avevano questo come scopo, tutti cercavano di procurarsi titoli di studio e posti di lavoro nel più breve tempo possibile. Se un uomo voleva portarsi a letto la sua ragazza doveva sposarla, e per sposarla doveva essere in grado di mantenerla.
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Notizie Pro Vita & Famiglia
La sessualità, come è ovvio che sia, come è sempre stato in ogni civiltà umana, era qualcosa cui si accedeva da adulti, e il passaggio all’età adulta era segnato da un rito che garantiva la capacità e l’autonomia. Questo rito di passaggio poteva essere uccidere il cervo per l’indiano d’America, catturare il pesce spada per il polinesiano, portare a casa lo stipendio per l’europeo. Essere genitore di un adolescente era magnifico. Finalmente il figlio era abbastanza forte da spingere l’aratro, la figlia abbastanza grande da poter andare a prendere l’acqua al pozzo, da badare alla casa, al cucito, alla cucina. L’adolescente era un uomo giovane, una donna giovane, che stava per sposarsi e mettere su famiglia, stava per entrare nella vita autonoma. Avrebbe sottratto al genitore un figlio, una figlia, per poi fare dono dei nipoti. Il genitore non perde l’accudimento, e diventa nonno. La sessualità è generativa, ed è una faccenda di adulti. «Crescete e moltiplicatevi» chiarisce il concetto: prima cresci, uccidi il cervo, cattura il pesce spada, conquista il posto di lavoro; dopo, immediatamente dopo, crea la tua famiglia. La gente si precipitava a sposarsi e il primo bambino spesso nasceva nove mesi e venti minuti dopo il matrimonio. La cosiddetta rivoluzione sessuale ha spampanato la sessualità, l’ha deresponsabilizzata, trasformata in mero erotismo, trasformata in giocattolo. Se il liceale si può portare a letto la sua ragazza, magari nel lettone di papà e mamma che gli hanno lasciato la casa, chi glielo fa fare di diventare adulto? La deresponsabilizzazione è una tentazione mortale. Fare sesso è piacevole, cambiare pannolini no. Peccato che invece sia proprio l’accudimento del figlio a dare completa potenza alla vita umana, una potenza cui il cervello del giovane è predisposto. Se la potenza generativa non arriva, allora il cervello si incarognisce nell’autodistruzione. Cannabis, alcool, orari folli, attività rischiose, incidenti, auto-aggressioni come tatuaggi e piercing diventano situazioni “normali” dell’adolescente “normale”. Oggi i tempi necessari all’autonomia si sono moltiplicati: occorrono master, corsi e la disoccupazione non aiuta, e non è un caso. Anche il linguaggio si modifica. In italiano decente la parola “ragazzo” indica qualcuno un po’ più grande di fanciullo, e arriva ai 13, 14, 15 anni. Un diciottenne è un uomo. Oggi anche il linguaggio inchioda a un’adolescenza permanente. Ci sono “ragazze” anche a quarant’anni. Ma a quarant’anni non si è nemmeno giovani, si è di mezz’età. Diventare uomini e donne è rimandato sine die.
La necessità di una lunga scolarizzazione ha allungato per anni e anni una situazione infantile, di deresponsabilizzazione, di incapacità di guadagno.
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Negli ultimi sessant’anni, dalla cosiddetta rivoluzione sessuale, in realtà rivoluzione erotica, la depressione è aumentata del 1200%, i suicidi del 600%, i disturbi alimentari abbiamo deciso di non contarli. Eppure, noi Europei della seconda metà del XX secolo, siamo la prima epoca che non ha visto una guerra sul proprio territorio, che non ha conosciuto la carestia, anche se ha conosciuto la fame, la orrenda fame autoimposta per seguire diete deliranti scritte in maggioranza sui giornali femminili, che incredibilmente nessuno ha denunciato per pratica abusiva della medicina, benché la prescrizione di una dieta sia un atto medico. Le nostre malattie, Covid incluso, non sono paragonabili né alla peste nera, né alla spagnola. Eppure siamo un’epoca di fragili. La parola fragilità rimbalza ovunque, ma dove troneggia è nell’adolescenza. Gli adolescenti sono fragili. Essere genitori di un adolescente è una dannazione. Si organizzano per loro addirittura circoli di auto-aiuto, come quelli che si organizzano per chi è sopravvissuto a uno tsunami o deve gestire una malattia grave.
La cosiddetta rivoluzione sessuale ha trasformato la sessualità in mero erotismo, in un giocattolo.
L’adolescenza diventa problematica con l’allungamento della scolarizzazione. Tolstoj si è sposato 18 anni e a 19 ha cominciato a scrivere Guerra e pace. Oggi un diciottenne è un implume liceale. L’allungamento della scolarizzazione non sarebbe stata una catastrofe se non si fosse addizionata a tre tragedie. La prima è la tragica abitudine di fornire denaro agli adolescenti. Il denaro deve essere guadagnato. Dove non si è guadagnato diventa una trappola mortale. Insieme alla sessualità promiscua e facile spinge alla deresponsabilizzazione. La seconda tragedia è, ringraziando il partito radicale, la depenalizzazione della tossicodipendenza. C’è una romantica idea della tossicodipendenza, basata sull’idea di “chi cerca, trova”. Chi è infelice cerca lo spacciatore e lo trova. In realtà la tossicodipendenza è un campo dove chi trova, cerca.
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Notizie Pro Vita & Famiglia
Chi trova lo spacciatore fuori dalla scuola, prima alle superiori, ora alle medie, ma anche alle elementari, prova una sostanza che crea dipendenza, e resta invischiato. L’adolescenza è diventato il luogo dell’autoaggressione, spesso camuffata da vezzosi nomi in inglese: cutting indica la pratica di farsi tagli orizzontali sull’avambraccio, binge drinking indica l’assunzione di iper alcolici in grandi quantità nel minimo tempo fino alla perdita di coscienza. L’aborto ripetuto, sino a quattro o cinque volte prima dei diciotto anni, è una nuova tragedia. E poi ci sono le auto-aggressioni massime, il terrore di ogni genitore di un adolescente, l’incidente mortale più o meno cercato e il suicidio. Solo dove c’è una strutturazione fortissima di valori e soprattutto di identità si riesce a resistere. Il primo valore è la fede in Dio. Le ciclopiche statistiche del neuropsichiatra Seligman raccontano l’ovvio. Dove ci sia una forte religiosità i comportamenti auto-aggressivi crollano, scompaiono. Una famiglia forte è un valore, anche un’appartenenza etnica di cui si è fieri. La distruzione di questi tre valori (terza tragedia) è avvenuta nelle narrazioni: film, serie televisive, romanzi, fumetti e video musicali. In un Occidente che disprezza la propria religione e premia chi insulta Dio, che distrugge la famiglia, che odia se stesso e la propria storia, l’adolescente è nudo. Non ha avuto vita sufficiente per crearsi una identità propria: coniuge di…, genitore di…, lavoratore di quella professione. Queste sono identità proprie dell’adulto. Quelle dell’adulto sono identità orizzontali: le proprie relazioni, la famiglia che ci si è costruiti, il proprio lavoro. Quelle del pre-adulto sono identità verticali, ricevute “dall’alto”: fede in Dio, fede nella propria famiglia, fede nel proprio gruppo etnico. Se mamma latra che papà è un cialtrone, se nel film il Cristianesimo è mostruoso, se una storiografia marxista racconta la civiltà occidentale come il peggio del peggio e la stessa appartenenza alla razza umana come una forma di mortale parassitismo per il pianeta, resta solo il pusher a riempire il vuoto. Nell’adolescenza, sempre più prolungata, il vuoto è atroce. Il taglio sul braccio serve per non sentirlo. A tutto questo si è aggiunta una quarta
catastrofe, la perdita dell’identità sessuale, venduta come una bella festa. Essere maschio o femmina diventa un’opinione. Questo aggiunge ulteriore confusione e nello stesso tempo offre, come il pusher e come il taglio sul braccio, un’illusione di identità. Nel momento in cui qualcuno si dichiara sessualmente fluido riconquista l’innocenza. I cosiddetti gender studies sono la negazione di ogni valore scientifico, eppure vengono accettati e propagandati a spese dello Stato. Una nazione si è discostata da tutto questo: la Polonia. La Polonia ha abolito nelle scuole le folli lezioni di “educazione” sessuale imposte a
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I ragazzi del progetto L’arcipelago del tesoro. I cartelli - su cui ci sono frasi tipo: «Chiedi aiuto», «Dì che cosa ti fa arrabbiare, senza far male a nessuno», «Non giocare con i sentimenti», «Evita la pornografia», «Ragiona prima di agire» - invitano all’amore, alla responsabilità, alla sincerità e alla prudenza nelle confidenze.
a quando avrete almeno diciotto anni, perché è un’esplosione, riempie tutto, e non vi permette di imparare a stare in relazione.
tutto il resto del mondo dall’Oms, ha istituito un programma che si chiama L’arcipelago del tesoro, in cui una coppia di professionisti, sposati tra di loro e con figli, gira per le classi delle medie inferiori e, mentre trasforma la classe nella ciurma di un ipotetico veliero, spiega i grandi valori, la lealtà, il coraggio, la cavalleria, la magnificenza della sessualità, portando a esempio la propria: dalla nostra sessualità sono nati i nostri magnifici figli, dalla magnifica sessualità dei vostri genitori siete nati voi. La sessualità è magnifica, ma occorrono affettività e maturità importanti perché può generare la vita, quindi non va sprecata. È difficile da maneggiare, rimandate
L’esatto opposto delle regole Oms. Risultato: in Polonia stanno crollando gli indici di disagio tra gli adolescenti, fumo, alcool, droga, tagli, suicidi. Sono vertiginosamente aumentati gli adolescenti che hanno il progetto di matrimonio e figli, spesso molti figli, e al più presto possibile. E sta crollando anche il numero di coloro che si sentono sessualmente confusi, numero che sta invece aumentando in tutti gli altri Paesi, in maniera esponenziale e soprattutto in maniera proporzionale al numero di ore di trasmissioni (Real time, Netflix, video musicali, Sanremo, eccetera), in cui passa il messaggio che le persone sessualmente confuse siano cool, e che non esserlo sia squallido. Qualcuno che si fa castrare e mettere sotto terapia ormonale per tutta la vita è mostrato nei libri per bambini (Storie della buona notte per bambine ribelli) come una vittoria della volontà, tacendo le tragiche complicazioni e l’aumento esponenziale dei suicidi che seguono questi interventi. La Polonia ha raggiunto risultati strepitosi, e ovviamente è già stata redarguita dalla Comunità Europea e dell’Oms. Buffo: sembra che il potere e le élite amino gli adolescenti problematici, con i tagli sul braccio e la tossicodipendenza che distrugge le loro preziosissime sinapsi, e il continuo giocherellare col suicidio. Adolescenti, siate trasgressivi. Siate forti, unici padroni del vostro cervello, unici padroni della vostra mente, unici capitani della vostra anima. Sognate il matrimonio e i figli. Credete nella vita!
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Notizie Pro Vita & Famiglia
Lo spirito della legge 194 Le disposizioni sull'assunzione della RU486 in regime di day hospital, da una parte sono in netto contrasto con la lettera della legge 194, ma dall’altra ne confermano la ratio. Proviamo a spiegare l’apparente contraddizione.
Tommaso Scandroglio
Molte testate cattoliche e siti pro-life ne hanno diffusamente trattato: diversamente da quanto previsto dalle linee guida del 2010, il ministro della sanità Roberto Speranza, accogliendo il parere del Consiglio superiore della sanità, ha stabilito che l’aborto tramite RU486 potrà essere eseguito in regime di day hospital. Mezz’ora in ambulatorio e poi la donna potrà far ritorno a casa. Correttamente molti commentatori hanno evidenziato che il ricovero per tre giorni previsto dalle Linee guida del 2010 era motivato dal fatto che in letteratura sono segnalati molti effetti collaterali, anche gravi, che colpiscono le donne che hanno assunto la “pillola killer”.
Il vero intento degli abortisti non è quello di tutelare la salute della donna, come da decenni amano ripetere, bensì di tutelare l’aborto in tutte le sue forme.
Qui però vogliamo mettere l’accento su un altro aspetto che interessa la decisione del ministro, un aspetto giuridico, anzi giusfilosofico. Le nuove linee guida approvate dal ministro Speranza, e che accorciano drasticamente i tempi di dimissioni, da una parte sono in netto contrasto con la lettera della legge 194, ma sotto altro profilo ne confermano la ratio. Proviamo a spiegare l’apparente contraddizione. L’art. 8 della 194 prescrive che l’intero iter abortivo si debba svolgere presso gli ospedali o presso enti e istituti indicati dalla legge. Permettere alla donna di espellere il figlio a casa propria sta a significare, all’opposto, che parte della procedura abortiva viene esplicata al di fuori delle mura dell’ospedale. L’art. 8, disciplinando in tal senso la procedura, mira a tutelare la salute e la vita della donna. Prima del varo della 194 si fece un gran vociare in merito all’esigenza
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sociale di sottrarre l’aborto alla clandestinità per renderlo più sicuro (a margine: bene che l’aborto sia rischioso per la donna perché rappresenta un deterrente per lei. Guai a rendere sicuro e agevole il compimento del male). Ora tutti coloro che sostengono la bontà di un aborto ospedalizzato per evitare l’aborto clandestino sono gli stessi che plaudono alla decisione del ministro Speranza il quale, in buona sostanza, ha di nuovo privatizzato l’aborto, lo ha reso nuovamente occulto, chiuso come sarà tra le quattro mura domestiche. Una vera contraddizione in termini. Dunque da una parte le nuove linee guida contraddicono la lettera della 194, ma su altro fronte ne confermano lo spirito. Qual è lo spirito della 194, ossia qual è la sua ratio, il suo fine ultimo? Due potrebbero essere le finalità insite in questa normativa. La prima: permettere alla donna di abortire. La seconda: in caso di gravidanza indesiderata, privilegiare l’aborto rispetto ad altre soluzioni. Partiamo dalla prima finalità. La legge 194 ci dice, seppur implicitamente, che abortire è un diritto. Se è un diritto, il suo esercizio non deve conoscere ostacolo alcuno. Vincolare le donne a rimanere in ospedale per più giorni comprime questo diritto, lo vincola. In questa prospettiva allora la decisione di Speranza è assolutamente consona con questa premessa e a essa consequenziale. In merito alla seconda finalità, la scelta abortiva nella 194 è presentata come scelta privilegiata laddove la gravidanza è indesiderata. Le altre soluzioni alla pratica abortiva sono indicate come opzioni meramente ancillari e la prassi invalsa presso i consultori, studi medici e ospedali lungo il corso di questi ultimi 22 anni lo comprova ampiamente. Dunque, se è pratica privilegiata, occorre promuoverla sempre e comunque anche a costo di far correre alla donna alcuni seri rischi per la sua salute. Infatti il vero intento degli abortisti non è quello di tutelare la salute della donna, come da decenni amano ripetere, bensì tutelare l’aborto in tutte le sue forme. Anche in questo senso il ministro
Speranza ha coerentemente sviluppato questo germe tossico presente nella 194, portandolo alle sue naturali conseguenze. Quanto sin qui argomentato ci conduce a una doppia riflessione finale. La ratio di una legge chiede di perfezionarsi, perché la natura di qualsiasi ens, legge compresa, tende al suo perfezionamento. Se infatti la natura di qualsiasi ente è il suo fine, la natura di una legge tenderà a essere sempre più se stessa, ad attualizzarsi sempre più conformemente alla propria forma giuridica. Ecco perché - e così transitiamo a una seconda riflessione ora di carattere storico-giuridico - i paletti che molti parlamentari tentano di inserire nell’articolato di una legge ingiusta al fine di limitarne l’iniquità sono destinati a saltare tutti, proprio perché sono in contraddizione con la ratio medesima della legge, la quale nel suo intrinseco dinamismo porterà all’eliminazione di qualsiasi barriera contenitiva. È sufficiente ricordare la biografia giuridica della legge 898/70, dal titolo: «Disciplina dei casi di scioglimento del matrimonio», che inizialmente prevedeva tempistiche per accedere al divorzio oggi ridisegnate nella prospettiva di restringere il periodo di tempo tra separazione e divorzio; oppure la sorte della legge 40/2004, che inizialmente vietava molte pratiche (ad esempio la fecondazione artificiale di tipo eterologo e l’accesso a coppie fertili), odiernamente permesse; oppure infine il destino della stessa 194, la quale una volta veniva applicata solo agli aborti chirurgici e attualmente anche a quelli ottenuti con preparati chimici. In definitiva non deve stupire che il divieto presente nell’art. 8 sia stato ora superato con le nuove linee guida: è l’art. 8 a ben vedere che è in contrasto con la ratio della 194, non la decisione del ministro Speranza.
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Gli Aztechi, i Romani, noi Andrea Beccalli
Perché il mondo si scandalizza se cinquecento anni fa le persone venivano immolate a divinità come Tlaloc, Huitzilopochtli o Xipe Totec, mentre non si scandalizza se in nome di idoli moderni chiamati “libertà”, “autodeterminazione” e “diritto” si immolano i più innocenti tra gli esseri umani?
Gli Aztechi credevano in dèi feroci e famelici. Affinché queste divinità (della pioggia, del sole, della guerra, ecc.) continuassero a garantire i loro preziosi aiuti al genere umano, era necessario offrire loro l’elemento più prezioso: il sangue. Il sangue era l’unico cibo degno di soddisfarli. Per questo motivo gli altari dei templi aztechi erano perennemente zuppi di sangue, di brandelli di corpi, di organi ancora caldi estratti alle vittime. Tali efferatezze coinvolgevano anche i bambini: i fanciulli venivano immolati a Tlaloc, il dio della pioggia; prima di sacrificarli, li si faceva piangere, e le loro lacrime venivano raccolte in un contenitore. Più il contenitore era pieno, e più gli Aztechi credevano di aver compiaciuto Tlaloc: in tal modo speravano che il dio sarebbe stato clemente limitando le inondazioni e avrebbe al contempo garantito abbondanti piogge per irrigare i campi.
Lottando a fianco dei bambini non ancora nati, combattendo per i loro diritti, perorando la loro causa agli occhi del mondo addormentato, facendo riscoprire la santità e l’indisponibilità della vita, potremmo tagliare uno dei tentacoli più forti della mostruosa dittatura ideologica che ci domina.
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Piramide azteca a Santa Cecilia Acatitlan, Messico.
Chissà quante sofferenze, fisiche e psicologiche, permisero ai sacerdoti aztechi di riempire quei contenitori. E gli antichi Romani? Ricordo che alle superiori il professore di religione fece riflettere la mia classe sugli spettacoli che si tenevano nell’antica Roma, nei quali i gladiatori si battevano fino alla morte davanti a migliaia di spettatori. Ci chiese come potessero i Romani, per certi versi tanto civili, dilettarsi con questo bruto passatempo. La mia classe ed io rispondemmo dicendo un po’ di cavolate, come al solito. Il professore sospirò e spiegò che i Romani erano disposti ad assistere
a tali carneficine poiché non consideravano i gladiatori persone umane a tutti gli effetti. La loro vita non valeva niente, erano solo schiavi da condurre al macello. Oggi giustamente il mondo inorridisce se pensa ai sacrifici umani aztechi e agli spettacoli dei Romani. Perché dunque non inorridisce altresì davanti al sacrificio di milioni di bambini uccisi nel grembo delle loro madri? Perché il mondo si scandalizza se cinquecento anni fa le persone venivano immolate a divinità come Tlaloc, Huitzilopochtli o Xipe Totec, mentre non si scandalizza se in nome di idoli moderni chiamati “libertà”,
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“autodeterminazione” e “diritto” si immolano i più innocenti tra gli esseri umani? Perché il mondo scuote la testa di fronte alle stragi nelle arene romane, e al contempo agisce affinché possano continuare quelle nel grembo delle madri? I bambini non ancora nati non vengono considerati persone. Oppure persone senza alcun diritto, individui di serie B. O peggio: cose, grumi di cellule, “prodotti del concepimento”, larve inumane. Possibile che i diritti umani una creatura li acquisisca solo dopo che esce dal grembo di sua madre, mentre un giorno prima, un’ora prima, quello stesso bambino non abbia alcun diritto?
Fino a novanta giorni la creatura è materiale scartabile, mentre per magia dal novantunesimo cominciamo a farci qualche problema, ma l’aborto eugenetico è possibile anche dopo! La scienza ci dice tutt’altro, ed è grave la spavalderia con la quale nel XXI secolo si continua a negare l’evidenza scientifica. L’ovulo e lo spermatozoo, incontrandosi, creano lo zigote, la prima cellula di un nuovo essere umano, che comincia immediatamente ad avviare quello sviluppo che lo porterà a crescere sempre di più. Lo zigote sarà un bambino, e il bambino che è appena nato era, un tempo, uno zigote. Questa è scienza, non bigottismo. Eppure c’è gente che diventa isterica al sentire questa verità. È scandaloso che per giustificare un omicidio si ignorino i
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dati scientifici, quando di solito è chi dileggia la religione ad accusare i credenti di essere contro la scienza o di vivere sulle nuvole. È offensivo dell’intelligenza umana non riconoscere che un bambino alla quinta settimana di vita è a tutti gli effetti un bambino, anche se è lungo solo pochi millimetri e non si possono sentire le sue urla mentre lo si sopprime. Basterebbe che le persone facessero buon uso della ragione. Questo non è facile oggi, soprattutto nella società occidentale, stritolata com’è dagli asfissianti tentacoli del “politicamente corretto” (Papa Francesco lo chiama «pensiero unico», Benedetto XVI lo chiamò «dittatura del relativismo»), cioè da quella dittatura culturale progressista che
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annovera l’aborto nella lista dei suoi dogmi, e che lavora incessantemente per fare di noi dei deboli pupazzetti non pensanti. Bisogna opporsi senza indugio a questa maligna dittatura e, per farlo, credo sia intelligente guerreggiare in primis sull’aborto. Lottando a fianco dei bambini non ancora nati, combattendo per i loro diritti, perorando la loro causa agli occhi del mondo addormentato, facendo riscoprire la santità e l’indisponibilità della vita… potremo tagliare uno dei tentacoli più forti di questa mostruosa dittatura ideologica; avviando così quel risveglio delle coscienze di cui abbiamo tremendamente bisogno, se non vogliamo far regredire la nostra società alla barbara era precristiana.
Galata morente. Statua in marmo conservata ai Musei Capitolini, Roma, che mostra un gladiatore Gallo caduto che cerca di sorreggersi con un solo braccio mentre il sangue esce da una ferita nel suo fianco.
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La cultura della morte all’Oms L’Organizzazione mondiale della sanità (World Health Organization - Who) è stata fondata il 7 aprile del 1948. Con sede a Ginevra, ha circa 7.000 collaboratori di oltre 150 Paesi e conta 194 Stati membri. Dal 2017, il suo direttore generale è l’ex ministro della sanità e degli esteri etiope Tedros Adhanom Ghebreyesus, marxista, molto legato alla Cina comunista. Sul sito istituzionale leggiamo che «l’Oms lavora in tutto il mondo per promuovere la salute, mantenere il mondo un luogo sicuro e servire i più vulnerabili». Francesca Romana Poleggi
Il termine “complottista” (come “negazionista”, “fascista” e altri) è usato per delegittimare l’interlocutore e togliergli “democraticamente” la parola. Anche a costo, però, di essere bollati come “complottisti” vogliamo riflettere sullo strapotere di certi organismi internazionali, come l’Oms, che influenzano le politiche dei Governi, che operano senza alcuna trasparenza e che perseguono scopi non dichiarati di propaganda ideologica.
I padroni dell’Oms I finanziamenti all’Oms arrivano dagli Stati membri e da privati. Ma negli ultimi decenni, i capitali privati sono divenuti sempre più cospicui rispetto a quelli pubblici: nel biennio 2016 - '17, l’80% dei quattro miliardi e mezzo di dollari delle entrate dell’Oms sono stati sborsati da aziende private e Ong: per ben 901 milioni di dollari ha contribuito il fondatore di Microsoft, Bill Gates, uno di quei grandi filantropi che ritengono che il modo migliore per sconfiggere la povertà nel mondo sia eliminare i poveri promuovendo l’aborto (finanzia infatti anche la International Planned Parenthood Federation), la contraccezione e la sterilizzazione di massa. Gates manda i suoi contributi all’Oms direttamente, attraverso la sua Bill & Melinda Gates Foundation, e indirettamente attraverso la Gavi (Global Alliance for Vaccines and Immunization) e la Iffim (International Finance Facility for Immunisation). Per inciso, come riporta il blog di Gianluigi Paragone, anche dal governo italiano, nel giugno scorso, sono stati versati 150 milioni alla Gavi: il ministro Gualtieri ha detto che «è un elemento indispensabile nella lotta al coronavirus». Per soprammercato, Giuseppe Conte ha deciso (scavalcando il Parlamento come spesso fa): «L’Italia aggiungerà un contributo di 120 milioni per i prossimi 5 anni, quindi un aumento del 20%. In secondo luogo continueremo a contribuire all’impegno Iffim fino al 2030 con una nuova aggiunta di 150 milioni, per un totale di 287,5 milioni di euro» (i conti di Conte non mi tornano, ma ipse dixit).
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Nel biennio 2018-2019, comunque, la fondazione Gates ha versato altri 531 milioni di dollari nelle casse dell’Oms. Tra gli altri finanziatori privati troviamo molte multinazionali farmaceutiche come Sanofi Aventis, Glaxosmithkline, Pfizer e Novartis. Bisogna anche precisare, come scrive il quotidiano La Verità del 10 dicembre 2018 citando i dati del British Medical Journal, che «nel 2017, l’80% dei fondi ricevuti dall’ Oms era earmarked, cioè legato a specifici progetti». La neutralità delle politiche dell’ente (anche di quelle vaccinali) è perciò da molti messa in dubbio: vengono decise dai finanziatori, sulla base dei criteri e per gli scopi da essi stessi perseguiti, e non sulla base dell’interesse pubblico. Forse allora ci si spiega perché l’Oms non rilascia dati sul numero delle morti causate dai farmaci (forse non sono la terza causa di morte nel mondo, come sostiene Peter Gøtzsche, professore di Clinical Research Design and Analysis all’Università di Copenhagen in Medicine letali e crimine organizzato, G. Fioriti ed., sono comunque sostanze che hanno effetti collaterali anche letali); perché difetta di trasparenza nel registrare e divulgare i danni derivanti da vaccino; perché è reticente sul fenomeno del disease mongering, di cui ha parlato anche la Rai in un documentario visibile su Youtube che si intitola Inventori di malattie (per vendere più farmaci). Ma non c’è solo il problema delle case farmaceutiche che perseguono il massimo profitto in conflitto di interesse con il
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«I successi dell’OMS sono indiscutibili: milioni di vite sono state salvate, e per esempio - il consumo di tabacco è stato ridotto in tutto il mondo. Ma l’Oms ha scatenato un falso allarme sull’H1N1 [influenza suina, ndR] sotto la pressione delle lobby farmaceutiche, ha mantenuto un’ inquietante compiacenza verso il glifosato che l’Oms aveva dichiarato sicuro, nonostante le vittime dell’erbicida, ha ignorato le conseguenze dell’inquinamento provocato dalle compagnie petrolifere in Africa, ha minimizzato il tributo umano dei disastri nucleari, da Chernobyl a Fukushima, e dei disastri derivanti dall’uso di munizioni all’uranio impoverito in Iraq o nei Balcani; ha mancato di riconoscere l’efficacia dell’Artemisia nel trattamento della malaria perché non conveniva alle aziende farmaceutiche. [...] I criteri per dichiarare una pandemia (come la gravità) sono stati modificati dall’OMS sotto l’influenza delle lobby farmaceutiche in modo da poter vendere i vaccini in tutto il mondo. [...] L’Oms ha sottovalutato la minaccia dell’Ebola (oltre undicimila morti) ed è inoltre accusata di trascurare le malattie tropicali a favore di mercati più succulenti. [...] Secondo un rapporto dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa sulla gestione dell’influenza H1N1, anche da parte dell’OMS: “Sono stati sprecati ingenti fondi pubblici e vi sono stati timori ingiustificati sui rischi per la salute… Sono state individuate gravi carenze per quanto riguarda la trasparenza dei processi decisionali relativi alla pandemia, sollevando preoccupazioni sulla possibile influenza che l’industria farmaceutica avrebbe potuto esercitare sulle decisioni chiave relative alla pandemia. L’Assemblea è preoccupata che questa mancanza di trasparenza e di responsabilità possa portare a un calo della fiducia del pubblico nelle opinioni dei principali enti sanitari pubblici”» (da una Lettera firmata da un centinaio di medici di diversi Paesi del mondo, Message d’alerte international de professionnels de santé aux gouvernements et aux citoyens du monde pubblicata su France Soir l’11/09/2020).
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«servire i più vulnerabili» previsto dalla mission dell’Oms: alla base c’è anche e soprattutto un problema ideologico. Se l’ideologia promossa dai finanziatori dell’Oms contamina la scienza - e la medicina, in particolare - la funzione primaria dell’Oms è minata alla radice. Diceva Agatha Christie: «Un indizio è un indizio, due indizi sono una coincidenza, ma tre indizi fanno una prova». A noi pare che di indizi che convergono a suffragare la tesi che l’Oms sia un organismo che sulla carta tutela la salute, ma che di fatto è asservito alla cultura della morte, ce ne siano parecchi e possano essere rilevati facilmente. L’inizio della gravidanza Per potere utilizzare gli embrioni nelle sperimentazioni, e per poterli eliminare impunemente quando considerati scomodi; per assecondare le case farmaceutiche produttrici di anticoncezionali, la principale associazione dei ginecologi degli Usa decise - ideologicamente, non scientificamente - nel 1965 di cambiare la definizione di gravidanza e stabilì in modo arbitrario, contro ogni evidenza scientifica, che il suo inizio era nel momento dell’annidamento dell’embrione nell’utero (quindi 7-10 giorni dopo la fecondazione che è il momento in cui davvero la gravidanza è effettivamente cominciata). L’Oms dopo poco fece sua questa antiscientifica e criminale decisione e molti
Paesi occidentali si sentirono giustificati nel promulgare leggi che hanno causato e continuano a causare, direttamente o indirettamente (con mezzi chimici, meccanici, fecondazione in vitro, ecc.), la morte di milioni di esseri umani allo stato embrionale. La “salute sessuale e riproduttiva” Quanto sopra non dovrebbe sorprendere, perché l’Oms ha sempre mantenuto una posizione smaccatamente abortista: evidentemente tra «i più vulnerabili» che si pregia di tutelare non rientrano i bambini nel grembo materno. I Paesi che non hanno un sistema sanitario moderno, poi, sono spesso costretti ad accettare e promuovere programmi di contraccezione e aborto per ricevere fondi e aiuti sanitari necessari. E molti Paesi africani possono far affidamento solo sugli aiuti dell’Oms per poter fornire l’assistenza sanitaria di base alla popolazione. Secondo l’associazione radicale abortista Women Deliver, il direttore Adhanom Ghebreyesus è stato un «campione dell’uguaglianza di genere», per la politica di diffusione dei contraccettivi e di legalizzazione dell’aborto attuata come ministro della salute dell’Etiopia. Ma anche nel resto del mondo, gli esempi di raccomandazioni, linee guida e risoluzioni dell’Oms tese a promuovere l’aborto e la contraccezione in modo spregiudicato sono
Per “salute”, dal 1948, l’Oms intende «uno stato di completo benessere fisico, mentale, psicologico, emotivo e sociale»: la salute quindi come dato soggettivo che supera il concetto fisico di “assenza di malattia”. Con una tale definizione siamo diventati tutti “malati”.
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Un bambino nel grembo a otto settimane dal concepimento
talmente tante che non è possibile elencarle in questa sede. Basterà, a chi vuole approfondire, cercare sul sito istituzionale Safe abortion: technical and policy guidance for health systems, oppure Medical management of abortion, oppure Health worker roles in providing safe abortion care and post-abortion contraception. Oppure leggere l’elenco dei farmaci essenziali, in cui sono state inserite le pillole abortive. Solo un ultimo esempio In occasione della pandemia, la dottoressa Antonella Lavelanet, del team Salute materna e perinatale e prevenzione dell’aborto non sicuro dell’Oms, ha ufficialmente dichiarato che l’aborto - come gli altri servizi di “salute riproduttiva sessuale”- deve essere considerato essenziale. E sappiamo bene che, infatti, anche qui da noi durante il lockdown sono stati sospesi i controlli ai malati oncologici, ma non è mai cessata la strage di innocenti. Non solo: laddove il servizio non sia garantito,
dice la Lavelanet, «le donne possono gestire da sé un aborto sicuro utilizzando mifepristone e misoprostolo fino a 12 settimane». Del resto già lo scorso anno le Linee guida sull’autocura dell’Oms, facendo leva sul fatto che 400 milioni di persone in tutto il mondo non hanno accesso ai servizi sanitari essenziali, già promuovevano l’autogestione dell’aborto farmacologico. Nessuna sorpresa, quindi, per l’iniziativa del ministro Speranza che “privatizza” l’aborto con Ru 486. Dobbiamo - anzi - essere contenti che costui abbia alzato il limite “solo” a 9 settimane. Addirittura la Lavelanet ha detto che gli aborti dovevano continuare anche se gli antibiotici non fossero stati disponibili e che l’anestesia generale e le sale operatorie non erano necessarie. Tali dichiarazioni, da parte di un medico, sono sorprendenti. Non solo perché dimostrano disprezzo per la vita umana, ma anche perché vengono motivate dalla necessità di tutelare la salute femminile: anche a un profano appare evidente l’enorme contraddizione (abortire senza antibiotici?!).
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(Dis)educazione sessuale L’Oms è divenuta negli ultimi decenni una grande sostenitrice della cosiddetta “Educazione sessuale completa” (Comprehensive Sexual Education, Cse) tutta tesa alla sessualizzazione precoce dei bambini (che serve solo ai pedofili) e alla diffusione dell’omosessualismo e dell’ideologia gender. Del resto sul suo sito web pone la International Planned Parenthood Federation (Ippf) tra i suoi principali partner. E i Lettori di questa Rivista (n.79, nov.2019) sanno bene che la Ippf non è solo il più grande abortificio del mondo, ma è anche molto impegnata a promuovere l’educazione sessuale nelle scuole. L’Oms, l’Unesco e altre agenzie delle Nazioni Unite hanno pubblicato la Guida tecnica internazionale sull’educazione sessuale nel gennaio 2018. Anche di questo documento abbiamo parlato su questa Rivista, ma per chi non ricordasse riportiamo brevemente qualche citazione:
alla salute, anche gay & c. (come se a gay & c.fosse negato accesso agli ospedali o alle farmacie), quindi le pratiche erotiche Lgbt non vanno stigmatizzate, anzi vanno promosse e normalizzate (per approfondire si veda FAQ on health and sexual diversity: The basics sul sito istituzionale Oms), perché l’omofobia mette a repentaglio la salute degli Lgbt.
«sessualità vuol dire identità di genere, orientamento sessuale, intimità sessuale, piacere (p.17, 2.1 - Che cos’è la Cse?)»: di amore al fine della procreazione non si parla;
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«bisogna rispettare le diverse pratiche legate alla sessualità» (p. 48, Obiettivi formativi 9-12 anni);
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«gli atti sessuali senza penetrazione non comportano il rischio di gravidanze involontarie, offrono un rischio ridotto di malattie sessualmente trasmissibili, compreso l’HIV, e possono essere piacevoli» (p.72, Obiettivi formativi 12-15 anni);
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«tutti dovrebbero essere in grado di amare chi vogliono», «l’identità di genere di qualcuno potrebbe non corrispondere al suo sesso biologico» (p. 50) e «bisogna analizzare le norme sociali che portano all’omofobia e alla transfobia e le loro conseguenze» (p. 50). A questo proposito, è questo il pensiero dell’Oms: tutte le persone hanno diritto
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spiegare che «tutti i ragazzi e le ragazze iniziano a masturbarsi durante la pubertà o talvolta prima» e che «La masturbazione non causa danni fisici o emotivi, ma dovrebbe essere fatta in privato» e «descrivere le risposte maschili e femminili alla stimolazione sessuale» (p. 71, Obiettivi di apprendimento 9-12 anni);
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«identificare credenze e pratiche culturali, religiose o sociali legate alla sessualità che sono cambiate nel tempo» (p. 48, Obiettivi di apprendimento 9-12 anni). A questo proposito va sottolineato che la Cse promossa dall’Oms prevede la prevaricazione dei genitori e della famiglia: è bene siano
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tenuti all’oscuro delle pratiche sessuali dei figli (compreso l’aborto e il “cambiamento” di sesso), perché sono portatori di idee vecchie, bigotte e superate. Inoltre, non possiamo non ricordare i famigerati Standards for Sexuality Education in Europe: a framework for policymakers, educational and health authorities and specialists (Linee guida per l’educazione sessuale in Europa: una direttiva per politici, e per autorità e specialisti nel campo della salute e dell’educazione), destinate a chi ha a che fare con bambini e adolescenti da 0 a 19 anni. Nella scheda qui a fianco potete leggere un florilegio delle raccomandazioni educative dell’Oms. Per approfondire visitate il nostro portale web www.provitaefamiglia.it, oppure scrivete a redazione@provitaefamiglia.it Infine, va anche sottolineato che l’Oms sta promuovendo la legalizzazione e la normalizzazione del “lavoro sessuale”, cioè della prostituzione. Decriminalize Sex Work , una delle principali organizzazioni a favore della prostituzione, elenca l’Oms tra i suoi sostenitori ufficiali, insieme ad Amnesty International, Ippf e altri.
DALLE LINEE GUIDA PER L’EDUCAZIONE SESSUALE IN EUROPA: UNA DIRETTIVA PER POLITICI, E PER AUTORITÀ E SPECIALISTI NEL CAMPO DELLA SALUTE E DELL’EDUCAZIONE (2010) Per bambini di età 0-4 anni «Fornire informazioni sul piacere e sul piacere che si prova quando si tocca il proprio corpo» «Consentire ai bambini di acquisire consapevolezza della propria identità di genere» «Riconoscere il diritto di esplorare le diverse identità di genere» Per bambini di età 4-6 anni «Fornire informazioni sulla masturbazione infantile» «Fornire informazioni sulle relazioni omosessuali» «Fornire informazioni sui diversi concetti di famiglia»
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Per bambini di età 6-9 anni «Fornire informazioni sui diversi metodi di concezione» «Fornire informazioni sul piacere, sul piacere che si prova quando si tocca il proprio corpo, e sulla masturbazione» «Fornire informazioni sull’amicizia e l’amore verso le persone dello stesso sesso» Per bambini di età compresa tra 9 e 12 anni «Fornire informazioni sui diversi tipi di contraccezione; consentire ai bambini di utilizzare efficacemente preservativi e contraccettivi, in futuro» «Orientamento al genere e alle differenze tra identità di genere e sesso biologico» «Fornire informazioni su piacere, masturbazione, orgasmo» «Fornire informazioni sui diritti sessuali come definiti dalla International Planned Parenthood Federation e dalla World Association for Sexual Health» Per ragazzi di età compresa tra 12 e 15 anni «Informare su identità di genere e orientamento sessuale, incluso il coming out e l’omosessualità» «Fornire informazioni su piacere, masturbazione, orgasmo» «Consentire agli adolescenti di ottenere e utilizzare efficacemente preservativi e contraccettivi» «Fornire informazioni sui diritti sessuali come definiti dalla International Planned Parenthood Federation e dalla World Association for Sexual Health. Dai 15 anni in su «Informare su maternità surrogata, riproduzione medicalmente assistita e “baby design”, ingegneria genetica» «Aiutare gli adolescenti a sviluppare una visione critica delle diverse norme culturali / religiose relative alla gravidanza, alla genitorialità, ecc.» «Aiutare gli adolescenti a sviluppare un cambiamento dei possibili sentimenti negativi, disgusto e odio verso l’omosessualità, inducendoli all’accettazione e alla celebrazione delle differenze sessuali» «Illustrare i diritti sessuali: accesso, informazione, disponibilità, violazioni dei diritti sessuali, specialmente del diritto all’aborto»
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La gestione della crisi coronavirus e la Cina Il Wall Street Journal (5 aprile 2020) ha definito l’Oms come il «World Health Coronavirus Disinformation», cioè la “Disinformazione Mondiale della Sanità sul coronavirus”. Ha dichiarato lo stato di pandemia solo l’11 marzo, ha dato indicazioni fuorvianti e contraddittorie sull’uso delle mascherine. Dapprima consigliava di fare i tamponi solo a coloro che presentavano i sintomi dell’influenza Covid 19, poi dovevano farli tutti; prima diceva: «Se non avete una persona malata a casa non avete bisogno della mascherina: per favore non mettetela», dopo pochi giorni, l’uso delle mascherine era necessario, ma non sufficiente per proteggersi dal virus. Poi è diventato pericoloso anche toccarsi con i gomiti. La gestione disastrosa della pandemia da parte dell’Oms ha provocato una dura reazione del Governo Usa: ad aprile Donald Trump ha annunciato il taglio dei finanziamenti da parte degli Stati Uniti. Le somme tolte all’Oms saranno destinate ad altre organizzazioni umanitarie. Il ritiro sarà effettivo il 6 luglio 2021 e costa all’Organizzazione una perdita immediata di 62 milioni di dollari, che è circa la metà dei 120 milioni promessi per il 2020. La colpa principale che l’amministrazione americana imputa all’Oms è quella di aver propalato false informazioni sulla risposta di Pechino alla pandemia di coronavirus. Di contro, il presidente Ghebreyesus, che si è recato in Cina ad omaggiare Xi Jinping, aveva attaccato gli Usa per aver posto delle restrizioni di viaggio a chi proveniva dal Paese del Dragone. «L’Oms ha bisogno di una riforma, e questa inizia con la dimostrazione
della sua indipendenza dal Partito Comunista Cinese», ha detto ai giornalisti Nerissa Cook, un alto funzionario dell’Ufficio per gli affari dell’organizzazione internazionale del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti. «E ha bisogno di migliorare la sua capacità di prepararsi, prevenire, rilevare e rispondere a focolai di agenti patogeni pericolosi». Il segretario di Stato Mike Pompeo ha affermato che la Cina è riuscita a corrompere la leadership dell’Oms, il che ha impedito di lanciare nel mondo l’allarme coronavirus in tempo utile, e mentre ha applaudito pubblicamente la “trasparenza” della Cina sulla pandemia anche se serpeggiava, all’interno della stessa Organizzazione, la preoccupazione che essa non stesse fornendo le informazioni necessarie. Il Governo americano ha anche detto che il Servizio sanitario americano è disposto a donare fino a 40 milioni di dollari per i programmi Oms di immunizzazione, dove fosse necessario per garantire la continuità di attività importanti per la sicurezza sanitaria degli americani per la quale non ci sono alternative immediate. All’Oms si chiede maggiore trasparenza e maggiore responsabilità, comunicazioni più rapide e di qualità superiore, e che il suo processo decisionale sia basato su dati oggettivamente scientifici e non su considerazioni ideologiche. Universal Health Coverage Del resto l’influenza cinese è molto aumentata non solo all’interno dell’Oms, ma anche nelle altre agenzie Onu e sui politici occidentali (anche italiani): come la classe dirigente cinese viene
Decriminalize Sex Work, una delle principali organizzazioni a favore della legalizzazione della prostituzione, vanta l'Oms tra i suoi sostenitori ufficiali.
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con valigie piene di contanti a comprare i negozi nei centri storici delle nostre città, così porta argomenti altrettanto “convincenti” a livello politico e diplomatico (si sa che la pecunia non olet). Intanto, l’Oms, con la sua autorevolezza, detta linee guida che vengono implementate dai Governi, nonostante non siano strettamente vincolanti: la responsabilità, tanto, ricade comunque tutta sugli amministratori locali. Beatrice Lorenzin, quando era ministro della Salute andò a Washington con il presidente dell’Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa) Sergio Pecorelli e sottoscrisse la Global Haelth Securuity Agenda (la Ghsa, che è un altro trattato internazionale ideato dagli Usa nel 2009 al fine di contrastare le minacce di bioterrorismo, di cui è partner - guarda un po’ - la Gavi), in cui l’Italia figura come capofila per
lo sviluppo delle politiche vaccinali nel mondo. Alcuni sostengono che le politiche vaccinali fanno fare miliardi alle case farmaceutiche (proprio quelle che finanziano l’Oms, guarda caso) e che per promuovere i vaccini si sta trascurando il sistema dei centri epidemiologici che invece servono a studiare il diffondersi dei virus e a prevenirli: se il virus si previene, il vaccino poi non serve più. Ovviamente costoro sono accusati di complottismo. Alcuni sostengono che lo scopo ultimo dell’Oms è modificare il modello sociale e familiare, abbattendo le nascite, riducendo la popolazione - secondo l’ideologia neomalthusiana e nichilista che pervade gli organismi internazionali. Eppure, già il primo direttore generale dell’Oms aveva le idee molto chiare, in proposito.
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Brock Chisholm, durante una relazione tenuta in conferenza riportata sulla rivista Psichiatry, nel febbraio del 1946, già diceva: «Per un governo mondiale, è necessario rimuovere dalla mente degli uomini l’individualismo, la fedeltà alle tradizioni, il patriottismo e i dogmi religiosi». Era uno psichiatra che già ai suoi tempi sosteneva il relativismo più radicale («la reinterpretazione e l’eventuale sradicamento del concetto di giusto e sbagliato sono gli obiettivi ultimi di quasi tutte le psicoterapie»); e non teneva in alcuna stima la famiglia e la tradizione («I figli devono essere liberi di pensare in tutte le direzioni indipendentemente dalle idee dei genitori che spesso sigillano la mente dei loro figli con pregiudizi, preconcetti e false credenze appartenenti alle generazioni passate. A meno che non siamo molto attenti, davvero molto attenti e molto coscienziosi, c’è ancora un grande pericolo che i nostri figli possano rivelarsi lo stesso tipo di persone che siamo noi»). Questo, ripetiamo, era il primo direttore dell’Oms. Dell’attuale, Adhanom Ghebreyesus, che non è neanche medico, abbiamo fatto cenno all’inizio. C’è da sperare che nel mezzo ci sia stato qualcuno portatore della cultura della vita? Il diritto alla salute Dalle riflessioni fin qui raccolte ci sembra evidente che l’Oms, come le altre agenzie di potere sovranazionale, siano portatori di colossali interessi economici e di ideologie volte alla distruzione dell’uomo, dietro l’apparente
tutela - quasi esasperata - del “diritto alla salute”. Per “salute”, dal 1948, l’Oms intende «uno stato di completo benessere fisico, mentale, psicologico, emotivo e sociale»: la salute è quindi divenuta un dato soggettivo che supera il dato fisico di “assenza di malattia”. Con una tale definizione si è aperta la via alla valutazione globale della qualità della vita (che potrebbe risultare “non degna di essere vissuta”) e si è prodotto un eccesso di medicalizzazione, volto a un benessere fisico, mentale, psicologico, emotivo e sociale, obiettivamente impossibile da raggiungere. Insomma, siamo diventati tutti “malati”. Al contempo, mentre da un lato è cresciuta la “cultura” salutista (materialista), si è andato perdendo il valore della vita e della tutela della persona umana quale essere vivente dotato di somma dignità per ciò che esso stesso è e non per le cose che fa o le condizioni in cui si trova. Anche la nostra Costituzione tutela la salute come diritto fondamentale (si veda l’art. 32): l’invocano tutti, sia chi la interpreta pro, sia chi la interpreta contro la vita. Ma pochi sottolineano la norma con cui si conclude l’articolo: «La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana». C’è ancora un richiamo - neanche troppo implicito - a quella legge naturale, immutabile ed eterna, il cui rispetto è imprescindibile per una società umana che voglia ancora definirsi tale.
L'Oms è divenuta, negli ultimi decenni, una grande sostenitrice della cosiddetta “Educazione sessuale completa” (Comprehensive Sexual Education, Cse), tutta tesa alla sessualizzazione precoce dei bambini (che giova solo ai pedofili) e alla diffusione dell’omosessualismo e dell’ideologia gender.
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Due anni fa, nell'undicesima edizione dell’Icd, l’International Classification of Disease, sono scomparsi sia il transessualismo che il sado-masochismo. «L’incongruenza di genere […] è stata tolta dai disturbi mentali dell’Icd11 e inserita tra le condizioni della salute sessuale». Questo cambiamento è motivato dal fatto che, «sebbene sia chiaro che non si tratti di una malattia e che tale classificazione causi un enorme stigma alle persone transgender, rimangono significative esigenze [economiche, ndR] di assistenza sanitaria che possono essere meglio soddisfatte se la condizione è codificata sotto l’Icd». Per quanto riguarda il sado-masochismo, il lavoro per rimuovere dai disturbi mentali il feticismo e il Bdsm, cioè una vasta gamma di pratiche relazionali e/o erotiche che permettono di condividere fantasie basate sul dolore, il disequilibrio di potere e/o l’umiliazione tra due o più partner, è una conquista degli attivisti Lgbt norvegesi. Quale sarà il prossimo passo? La risposta è facile. C'è già da tempo chi sostiene pubblicamente che la pedofilia è un orientamento sessuale naturale, come l’eterosessualità.
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ÂŤGli unici insulti e le vessazioni che ricevevo sulla mia scelta sessuale venivano da parte degli stessi gayÂť
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Dall’omosessualità all’amore di Dio Giulia Tanel
Abbiamo intervistato Alessio Lizzio, un giovane che si dichiara “ex gay” e che ora testimonia al mondo il suo cambiamento di vita
Potresti presentarti molto brevemente ai nostri Lettori? «Mi chiamo Alessio e ho 32 anni. Vivo a Catania, ma a breve ripartirò per Parigi dove sono stato ammesso a una scuola di arabo. Nella vita predico il Vangelo, scrivo e traduco per la pagina degli ex Lgbt, e ho dei lavori stagionali a scuola come assistente alla comunicazione e mediatore della Lingua dei segni italiana. Impartisco lezioni di italiano, francese e inglese per arrotondare e durante la settimana mi occupo dei bambini più poveri della città, come i Rom». In questo numero ospitiamo la tua testimonianza perché ti definisci un “ex gay”. Ma andiamo con ordine: quando hai iniziato a pensare di essere gay e come mai? «Un mio compagno di quartiere più grande di me, un giorno, per prendermi in giro, mi ha chiamato “finocchio”. Avevo circa 6 anni. Io non sapevo nemmeno cosa significasse, ma è come se quella parola fosse stata una maledizione; mi ha trafitto il cuore. È stato il mio nomignolo nel quartiere fino all’adolescenza, quando si arrabbiavano con me. Quella parola ha alimentato un complesso di inferiorità come maschio: io, per qualche motivo, ero finocchio… diverso da loro. Col tempo giocavo quasi esclusivamente con le bambine e soffrivo nel vedere le donne dominare e denigrare gli uomini. Alle elementari e alle medie venivo preso spesso in giro dalle mie compagne perché cominciavo ad avere degli atteggiamenti femminili o perché avevo l’acne. Naturalmente, passando molto tempo con le ragazze, imitavo i loro atteggiamenti. Più mi sentivo diverso dai ragazzi, più li desideravo. All’inizio era un semplice bisogno di amicizia, cameratismo, affetto, poi crescendo questo desiderio si è sessualizzato sempre di più. Alle medie mi piacevano ancora le ragazze; alle superiori i desideri cominciarono a diventare ambivalenti. Ora desideravo che i maschi mi toccassero, mi baciassero, mi dessero attenzioni “particolari”… A 17 anni mi sono innamorato di una ragazza, alla quale ho chiesto di fidanzarci: mi ha detto di no. Da quel momento mi sono iscritto in un sito di incontri gay e ho cominciato a definirmi gay. Mi ero arreso. Ero stanco di soffrire a
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motivo delle donne». In tutto questo, che ruolo ha rivestito la tua famiglia d’origine? «La mia famiglia mi è sempre stata accanto, ma non mi sono mai aperto nel raccontare loro i miei sentimenti e le mie lotte. Quando mi hanno scoperto, un giorno, insieme a un ragazzo, è stata una tragedia, ma in qualche settimana tutto è ritornato “normale”. I miei ragazzi venivano a stare da noi e io andavo da loro. La mia famiglia, come si dice, mi aveva “accettato”. Non è mai bello per dei genitori sapere che il proprio figlio è gay, perché mamma e papà sentono sempre di essersi persi qualcosa, di avere fallito in qualcosa. Quando il figlio non si identifica con il padre o la figlia con la madre, c’è spesso anche un problema nella relazione triadica (madre-padre-figlio/a). “Perché mio figlio non vuole essere come me?”, si chiede sempre un padre. Le ferite e le delusioni sono da tutte e due le parti». Com’è stato vivere “da gay”? Ti sentivi discriminato, o “fuori posto”, oppure hai trovato subito un gruppo cui fare riferimento? «Vivere da gay per me è stato facile. Le sole persone a cui lo nascondevo erano i miei compagni di squadra (ho praticato la pallanuoto a livello agonistico per dieci anni), ma per il resto lo sapevano quasi tutti: famiglia, amici, colleghi dell’università. Non mi sono mai sentito discriminato dai non gay e ho facilmente trovato dei gruppi di amici omosessuali, locali e zone gay a Catania. Anzi, gli unici insulti e le vessazioni che ricevevo sulla mia scelta sessuale venivano da parte degli stessi gay: gli Lgbt quando litigano si attaccano proprio sulla loro sessualità. Anche oggi quando un gay intende offendermi, mi lancia improperi del lessico Lgbt. Quindi, gli omosessuali usano la stessa omosessualità per offendere; questo perché in fondo sanno di vivere un disagio e gli piace ferirsi a vicenda sulla loro sessualità per esorcizzare il dolore». Per quanti anni hai creduto a quella che oggi sostieni essere una delle più grandi bugie
Un’altra icona molto nota in Italia del fatto che “non si nasce gay” è Luca di Tolve
perpetrate a danno delle persone, ossia il fatto che “si nasce gay”? «Per dieci anni ho creduto a questa menzogna. Seppure ricordassi di eventi in cui le ragazze mi piacevano e mi attiravano anche corporalmente (prima dei 18 anni più o meno), mi faceva comodo credere di essere nato gay. Succede anche perché più si va con gli uomini e meno ti piacciono le donne. Anche il tuo cervello viene trasformato, gli impulsi che generano il piacere. Più abitui il tuo corpo a fare certe cose, meno vorrà farne delle altre. Il motivo principale per cui credevo di essere nato gay era perché non ero in grado di affrontare me stesso, il perdono, un grande dolore e anche il peccato. Era più facile credere che da sempre fossi gay, ma in realtà non era così. Agli omosessuali
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che “la mia omosessualità era preziosa per Dio” (questo va in totale contrasto con gli insegnamenti della Bibbia e di Gesù). Mi volevo illudere di poter seguire il Signore lasciando tutto com’era. Un giorno Gesù mi ha parlato; mi trovavo a Parigi, dove vivevo. Mi ha detto che non mi aveva creato gay e che i desideri che sentivo erano frutto di un dolore dell’anima, che andavo con gli uomini perché volevo rubare la loro mascolinità, che il sesso era un tentativo di riconnettermi al mondo maschile e alla figura paterna. Le sue parole, che ho sentito palpabili nel mio cuore, sono state amare al mio palato, ma una volta ingoiate erano dolci come il miele. Sono scoppiato a piangere perché ho sentito che mi diceva tutto questo perché mi amava, perché voleva salvarmi e non voleva che andassi all’inferno».
fa comodo pensare questo per non far fronte a dei traumi, a delle ferite. “Accettarsi gay” è arrendersi. Sfidare una identità che contraddice la stessa fisiologia del nostro corpo e l’inclinazione naturale della nostra anima è arduo. Solo con Dio possiamo farcela, perché Lui è la fonte dell’Amore». Che cosa ti ha portato ad aprire gli occhi sulla tua condizione? «Da qualche anno avevo cominciato a leggere la Bibbia, a pregare e a frequentare una comunità evangelica. Non sono stati degli uomini a cambiarmi, né una chiesa. Per tre anni ho addirittura frequentato una chiesa pro-gay a Catania, in cui tutti sapevano della mia omosessualità, del mio stile di vita e in cui la responsabile mi aveva anche detto
Quanto e come si è concretizzato il percorso di riappropriazione della tua eterosessualità sopita? «Tutto è diventato reale non attraverso la mente, ma attraverso lo spirito. Ricevere Gesù nel cuore mi ha dato la forza di trasformare la mia mente. Le attrazioni omosessuali non sono andate via subito, e ancora oggi ritornano delle volte perché sono come cicatrici che ogni tanto bruciano. Il passato vuole riaffiorare ma mi ricordo chi sono veramente, cioè il modo in cui Dio mi ha creato, maschio, e come vuole perciò che io viva, da figlio suo e suo discepolo. Oggi non mi definisco eterosessuale perché credo che le sole identità possibili nell’ambito della sessualità siano “maschio” e “femmina”. Essere maschio non è una mera questione sessuale, così come l’essere donna. Essere donna non è soltanto avere una cervice, un seno o dei capelli lunghi. Una donna è più di questo, è un modo di essere in modo innato, inimitabile, una sensibilità e una delicatezza istintive, che neppure il trans più ricco del mondo potrà mai emulare, perché donne o uomini si è per elezione divina, non è qualcosa che si può comprare. Il mondo ha inventato le etichette
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Alessio cura il sito www.amorepurogesu. com, dove pubblica testimonianze di persone che, come lui, hanno cambiato vita; e gestisce la pagina Facebook www.facebook.com/ amorepurogesu, tramite la quale incoraggia le persone che vogliono abbandonare lo stile di vita omosessuale.
“eterosessuale” e “omosessuale”. Per Dio esistono l’uomo e la donna. Un uomo sano nella sua mascolinità non desidera unirsi a un uomo (il che è pure biologicamente impossibile), e lo stesso vale per la donna».
Alessio Lizzio
«Mi faceva comodo credere di essere nato gay»
Oggi presti il tuo volto e il tuo tempo nella raccolta di testimonianze di persone “ex gay”. Come mai hai deciso di impegnarti socialmente in questa battaglia? «Nel 2013 avevo tentato il suicidio. Vivendo 10 anni nell’omosessualità, col senno di poi, ho realizzato di come vivevo in un mondo di persone ferite e distrutte emotivamente. Molti miei amici gay erano stati abusati nell’infanzia, molti maschi gay non avevano rapporti sani di affetto e stima coi loro padri, alcune mie amiche lesbiche erano state picchiate dai padri o umiliate da uomini nell’infanzia e nella pubertà, molti erano cresciuti con genitori divorziati. Quando ho ricevuto lo Spirito Santo ho capito che l’omosessualità è una grande ferita e un grande inganno allo stesso tempo. Volevo proclamare al mondo che c’era una via d’uscita. Un mio caro amico gay un giorno mi ha confessato che nella sua infanzia veniva abusato dal suo fratello maggiore e avendo ricevuto quell’imprinting sessuale lo reiterava nel sesso omosessuale, immedesimandosi nell’abusatore (le dinamiche gay attivopassivo derivano in gran parte da questo). Gli ho detto che Gesù poteva guarirlo da questo trauma e piangeva a dirotto. Il giorno dopo è ritornato ad assecondare l’omosessualità e
a credere che era nato gay (nonostante avesse anche avuto una fidanzata): è la risposta a un trauma che viene congelato o soffocato dalla mente per non affrontare il dolore. Da cinque anni, quindi, raccogliamo e traduciamo testimonianze cristiane di ex Lgbt per dare una luce di speranza a quanti ammettono onestamente di vivere un disagio esistenziale». Come valuti la proposta di legge Zan-Scalfarotto-Boldrini? «Credo fermamente nelle profezie bibliche e mi tengo lontano dalla politica poiché Cesare un giorno sarà giudicato; io continuo la mia testimonianza come dovere cristiano (“Andate in tutto il mondo a predicare il Vangelo!”, ha detto Gesù). So che deve arrivare anche questo. In quasi la metà del mondo i cristiani vengono perseguitati, imprigionati ed uccisi. Nei paesi musulmani la scusa è che è illegale dire e credere che Gesù è il figlio di Dio, in Cina perché è vietato praticare una religione che non sia quella del Partito, in Corea del Nord perché l’ateismo è la religione di Stato. Anche questo è un pretesto per cominciare, anche sul piano fisico, la vessazione e la persecuzione dei figli di Dio in Occidente, con la scusa che è vietato dire che l’omosessualità è una abominazione. Chiaramente, non sono d’accordo. I promotori di questa legge sono dei burattini nelle mani di Satana e il loro dio è il denaro: i politici che si piegano ai desideri frenetici, incontrollati e perversi del popolo, non sono dei padri ma dei patrigni della nazione. Se la popolazione tra dieci anni,
per esempio, esigesse la legalizzazione della pedofilia, loro che vogliono piacere agli uomini e non a Dio, asseconderebbero probabilmente i loro desideri. Questo è il frutto di un popolo, di un mondo che ha perso i valori assoluti e si è venduto al relativismo: tutto è lecito se ci va di farlo, va’ dove ti porta il cuore». In conclusione, se avessi modo di pronunciare un’unica frase ai giovani di oggi, che cosa diresti loro? «La felicità non si guadagna assecondando tutti i nostri desideri. Il mondo è un brutto posto perché ognuno persegue, a tutti i costi, i propri istinti e le proprie passioni: questo si chiama egoismo (l’aborto ne è l’apice: “Voglio fare sesso ma non voglio prendermi nessuna responsabilità per continuare a farlo”). Invece, ciò che rende l’uomo virtuoso è rinunciare a tanti di quei pensieri e atti che sentiamo spontanei e naturali perché vengono dalla natura peccaminosa innata dell’uomo e della donna. L’uomo sarà felice quando rinnegherà se stesso per ricevere dentro di sé la natura di Cristo, quella natura che non ti farà più essere schiavo di te stesso e del peccato. Cristo ti dà la libertà di non vivere più avviluppato dai vizi. Attraverso il suo sacrificio sulla croce ti lava dal peccato e attraverso la sua resurrezione ti dà un nuovo cuore, nobilitando la tua esistenza e dandoti la vita eterna. Dio odia l’omosessualità, ma vuole salvare gli omosessuali. Tu e l’omosessualità non siete la stessa cosa. Oggi, spogliati di ogni etichetta e ritorna al Padre d’Amore».
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Attraverso l’avanzamento materiale l’umanità cercava la soddisfazione spirituale, la risposta indelebile, la meta trascendentale.
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Siete liberi… di essere schiavi Azzurra Bellini
In nome del progresso, la società è cambiata
Quando il pomo della disobbedienza ci scaraventò sulla terra, Dio ci riempì il cesto delle necessità con le provviste che la genuinità della terra prolifica elargiva, ci dissetò con sorgenti cristalline, strinse la nostra solitudine nel tepore familiare, con il legno riparò la nostra fragilità corporale, e con la Sua santa legge la nostra vulnerabilità morale. L’agricoltore era accarezzato dall’aria aperta, vedeva crescere i semi della sua fatica e divenire nutrimento, l’artigiano plasmava l’essenza della creatività. Quando il sole salutava il lavoratore, egli tornava dai fedeli occhi per arare con severità l’educazione dei figli. La donna gemmava il germoglio della maternità e con dedizione cresceva le virtù della prole. Cosa mancava all’umanità ingorda? Non erano forse incastonati tutti i precetti, le ricchezze e le scienze nella sacra Bibbia? Cosa si sarebbe potuto aggiungere alla perfezione, se non il disprezzo? Non ho intenzione di perdere la strada nei sentieri districati degli eventi particolari che hanno preannunciato il collasso generale, ricorderò solo le basilari pietre con cui è stata rivestita la strada della perdizione. Le rubiconde campagne divennero un grido di arido cemento, allo schiamazzo dell’urbanizzazione. L’industrializzazione squillò piena di promesse per condurre all’alienazione della competenza in un gesto reiterato. Uffici, fabbriche, aziende, imprese in cui gli uomini venivano fagocitati senza alcun salvagente di umanità. Occupazioni tetre, lavori plumbei, ripetizioni vane, che corrucciavano il corpo non più di quanto accartocciassero l’anima. Dov’era il lavoro che edificava lo spirito? Che fine aveva fatto il tempo per rifiorire nel casolare? Dopo aver avvinto l’uomo con la fune industriale, le necessità dell’aristocrazia nera, di sbucciare l’epicentro della società, divennero anche le esigenze delle donne. Esse furono chiamate «emancipate» per spogliarsi dell’innocenza e per fuggire dal ruolo eccelso di forgiare le nuove generazioni e, infine, per competere con gli altri sconfitti nel far girare la ruota del futile inganno professionale. Non più il suolo sincero nutriva l’uomo, ma cooperative infide con alimenti tossici, giunti da percorsi chilometrici. La gente, tanto preoccupata della salute, viene concimata con stress e cancri, grazie alle provviste alimentari ed esistenziali quotidiane. L’uomo chiedeva pane e dai malvagi gli fu data una vipera. Attraverso l’avanzamento materiale l’umanità cercava la soddisfazione spirituale, la risposta indelebile, la meta trascendentale. Dai
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bagliori del fuoco al moto della ruota, dagli sbuffi della macchina a vapore alle lusinghe del petrolio, cosa bramava l’uomo, se non conoscere il suo limite? Non erano diverse le aspirazioni degli gnostici che importunavano la natura per carpirle arcani, da quelle degli scienziati che la spremevano per prosciugarla. L’imponente schiera degli illuminati, gonfi della loro saccenza ignorante e sacrilega, si erano imposti di scassinare la legge di Dio, per imporre quella dell’uomo divinizzato. Si trattava di sostituire un Dio incorporeo con uno di carne, questo era il capolavoro da schizzare sul foglio sgombrato del mondo. Per instaurare il governo scelto dall’uomo si doveva deporre quello eletto da Dio. La Rivoluzione francese, ritratta con accenti esaltati come la vittoria delle masse sul despotismo nazionale, è stata in realtà la sconfitta dei popoli da parte della tirannia globale. Prima dell’imposizione massonica della democrazia, in teoria il governo delle masse, in pratica il controllo delle moltitudini, che sin dal
mondo antico aveva mostrato il suo volto oligarchico, vi erano il re ed una corte di parassiti, poi si è tagliata la testa al re e sono rimasti i parassiti. Come sapete, vi è ancora la monarchia occulta, ma si cela dietro le quinte del giogo mondiale, essa è meno prevedibile di quella regale e striscia nei Paesi molto più insidiosa di un serpente. Come ortica si arrampica sulle nazioni per dissolverle, ostruendo la libertà che mostra di celebrare, lusingando decreti che deturpano la coscienza. Non solo fu rubata ai popoli la sovranità politica ma anche quella monetaria, le banche come vampiri estrassero il sangue dei risparmiatori con la più inosservata e raffinata frode bancaria: la moneta debito. Questa invenzione satanica ha fatto una magia superiore a quelle di Simon Mago: ha trasformato i creditori in assuefatti, insolventi debitori. Nazioni schiavizzate con l’evanescente debito. L’Unione europea è stato il traghetto verso la palude degli organismi sovranazionali. I carcerati escono dalla prigione
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europea per avviarsi verso la forca degli enti transnazionali. Al fuoco dell’amor patrio si è sostituita la cenere della migrazione, contemplata come un privilegio; peccato che il cittadino del mondo non sia altro che uno sradicato dai consanguinei e da prospettive radicate. Esuli eterni nella girandola senza stabilità. Anziani che divengono scarti e invecchiano senza il sorriso confortante dei figli in terra straniera. Mancava solo l’asservimento ideologico della plebaglia che lavorando le emozioni si sarebbe ottenuto. A Dio, famiglia e patria è stata sostituita un’altra triade più rassicurante ed eterea: libertà, uguaglianza e fratellanza. Libertà e uguaglianza sono aquiloni al vento, o vento stesso. La fratellanza è solo in Cristo e altre non ve ne sono. Del resto queste luminose prerogative avevano solo il grembiule degli iniziati e restavano scalze le masse. Come avete ben intuito dei passi avanti insomma erano stati fatti, ma mai come ora eravamo giunti a scomporre nelle loro declinazioni più estreme
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libertà e uguaglianza, come dopo l’oltraggio a Dio chiamato Sessantotto. Si è giunti a traguardi incredibili: spruzzare perversione in ogni cantone, disarmare l’autorità maschile e svuotare la patria potestà, sradicare le gerarchie, estrarre i ruoli e capovolgerli. Addirittura, in questi anni, si è affermata la “parità”, ovvero il livellamentoannullamento, di maschio e femmina, separati, secondo gli psicopatici, solo da un processo educativo, con un discorso paradossale che disarma la polarità che ne determina fascino e complementarietà. L’orgoglio virile si è perso fra le stoviglie e l’eleganza femminile si è eclissata nei jeans. Assistiamo al museo più tragico degli errori orrori. La prole si parcheggia nelle scuole e le attenzioni sfumate si trasformano in concessioni. La vita è un parco giochi in cui si sale in tutte le giostre, ma si scende da ogni altalena di responsabilità. Gratitudine in primis perché bisogna ricordare che questi risultati non ci sarebbero stati senza i preziosi contributi di mass media, educazione statale e professionisti
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della frottola. I mass media hanno radicato l’eloquenza all’essenzialità più scarna, triviale, banale, impoverendo le menti di tanti sedati. Non ci vuole molto ingegno per annusare la lacuna fra la ricca oratoria dei giovani del passato e quella nuda dei Millennials. Inutile poi ricordare il letame mediatico somministrato a popoli che hanno fame di nutrimento per svilirne la sensibilità. L’empatia persa per le persone ci è stata restituita per i nostri amati animali domestici e la madre terra. Una volta servivano all’uomo ed ora è l’uomo a servirli. La scuola è diventata un lager di indottrinamento massonico, un’ode all’ateismo; tutto deve essere sottoposto all’empirismo, alla prova, alla verifica, e la fede è tirata giù nel vortice del dubbio iperbolico da cui non si rialza più. Si illumina l’aspetto di coloro che sono nelle tenebre, una luce artificiale, quella che sussiste quando chi possiede la catena della ricchezza con la quale inchiodare la gente, possiede anche l’istruzione e impone si chiamino giganti i suoi mostri e si creino altari per il culto dei suoi demoni. La psicologia poi è scienza gnostica, religione massonica, figlia di satanisti, che finge di curare la mente con antidoti che sciolgono l’anima: il male è la repressione, la coscienza è sostituita da un’indefinita psiche, la persona con un ambiguo Io e la ricetta è frenare i gemiti dello spirito
Addirittura, in questi anni, si è affermata la parità, ovvero il livellamento-annullamento di maschio e femmina.
assecondando le pulsioni del corpo. La sola medicina dell’anima è Nostro Signore o un buon esorcista. I professionisti compilano ricette di benessere che escludono il solo vero balsamo del soprannaturale. Mai gli uomini sono stati tanto braccati dalla minaccia tecnologica, seguiti, spiati, come da quando hanno gettato nel cassonetto il divino e vi hanno estratto ogni immondizia contingente. Gli dei delle masse le vogliono incorporare nel loro culto immanente. Il dio denaro non vuol più esser volto di carta e metallo, no, vuol esser carne, corpo del suo fabbro. La dea scienza, insaziabile, vuole fondersi con il suo creatore, vuole inglobare il suo adepto fino a soffocarlo nella sua magnitudine. Ora, la cittadella costruita con i mattoni del vaneggiamento offre solo fonti putride, a cui tutti si abbeverano e solo pochi capiscono che sono contaminate. Siamo all’ultimo gradino, quello dell’asservimento totale. Vaccini e microchip attendono all’angolo l’uomo che non ha piegato le ginocchia a Dio, ma ha abbassato la testa in nome del modernismo. Vi era un castello cristiano saldo con torri dure da disgregare. Una frana immediata insospettisce, smontare a pezzi invece è più discreto ed efficace. Il risultato di questo complotto criminale è davanti a noi. Dio ci fece liberi, l’uomo ci rese schiavi.
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“O” come “omofobia” Francesco Avanzini
L’Autore vuole creare un “Piccolo dizionario della neolingua”, una raccolta delle parole magiche che dimostrano come tutte le rivoluzioni nascono dal linguaggio. Comincia con la lettera “O”, di “omofobia”.
Omofobia: inizio da qui. Sicuramente, insieme alla sua estensione “omotransfobia”, è una delle parole-chiave di questo scorcio di modernità. Per capire la stranezza del lemma, ci rivolgiamo alla etimologia, preziosa guida nella selva delle parole. “Omofobia” deriva dall’unione di due lemmi greci, ὁμός (homos) che significa uguale e φόβος (phobos) che significa paura. Nelle intenzioni di chi l’ha introdotta nel lessico vorrebbe indicare un atteggiamento irrazionale di discriminazione, quando non di vero e proprio odio contro chi si professa omosessuale, bisessuale o transessuale o manifesta atteggiamenti e comportamenti legati alla omosessualità, bisessualità o transsessualità.
Certa psicologia, la cosiddetta sinistra, frange di intellettuali cooptati, quasi sempre espressione delle élite, reduci del Sessantotto, fanno la rivoluzione mettendo le parole nei loro cannoni.
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Si può già capire come la parola di per sé, secondo le suddette intenzioni, etimologicamente non abbia alcun senso: perché si dovrebbe avere paura dell’uguale? Semmai, se proprio vogliamo restare nell’ambito del comprensibile, si potrebbe avere paura del diverso, ma già la parola diverso suonerebbe discriminatoria. Quindi si preferisce adattare il lemma, adottando il suffisso omo- come abbreviazione di omosessuale. Ma la stessa parola “omosessuale” di per sé non ha senso (se ne riparlerà). La nostra cara madre Europa peraltro ha già emesso la sua sentenza e considera queste parole, insieme a antisemitismo, razzismo, sessismo, xenofobia, islamofobia, sessuofobia come espressioni da condannare. Così anche la legislazione si è tempestivamente mossa, e non certo da oggi. Pare che la prima proposta sanzionatoria risalga al 1984, quando la europarlamentare Vera Liliana Squarcialupi, “indipendente” di sinistra del partito comunista italiano, giornalista della sede Rai di Roma, presenta al Parlamento europeo una risoluzione espressamente volta a contrastare la discriminazione sulla base dell’orientamento sessuale. A questa faranno seguito molte altre proposte con cadenza quasi annuale, finché nel 2015 esce la risoluzione dal titolo On the EU strategy for equality between women
and men (2014/2152(INI) (cioè Strategia UE per l’uguaglianza tra uomo e donna) che, per la prima volta, include tra le forme di famiglia, concetto considerato mutevole con il tempo, anche le “famiglie” omosessuali, raccomandando all’articolo 31 che «as the composition and definition of families change over time, family and work legislation be made more comprehensive with regard to single-parent families and Lgbt parenting» (cioè: «dal momento che la composizione e la definizione delle famiglie cambiano con il tempo, la legislazione familiare e lavorativa deve essere più inclusiva in riferimento alle famiglie mono-genitoriali e di genitori Lgbt»). Praticamente tutti gli Stati europei hanno adottato nei loro ordinamenti norme antidiscriminatorie nei confronti di pregiudizi su sesso, religione e convinzioni personali. Nonostante ciò, sotto la pressione delle potenti lobby Lgbt, molti Stati hanno varato o stanno per varare leggi speciali dirette esplicitamente a punire la discriminazione di gay, lesbiche trans bisessuali e multi-gender. A dimostrazione dell’evidente carattere ideologico di queste posizioni, si trascura il fatto che già esistono numerose norme che sanzionano le discriminazioni di qualsiasi tipo siano. Basterà citare l’articolo 2 della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo del 1948 che prevede la non discriminazione in generale e recita: «Ad ogni individuo spettano tutti i diritti e tutte le libertà enunciate nella
Con questa insistenza perché venga sanzionata l’omofobia, gli omo- trans- e multi- pare si considerino una specie protetta.
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presente Dichiarazione, senza distinzione alcuna, per ragioni di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o di altro genere, di origine nazionale o sociale, di ricchezza, di nascita o di altra condizione. Nessuna distinzione sarà inoltre stabilita sulla base dello statuto politico, giuridico o internazionale del Paese o del territorio cui una persona appartiene, sia indipendente, o sottoposto ad amministrazione fiduciaria o non autonomo, o soggetto a qualsiasi limitazione di sovranità». E il successivo articolo 7 della medesima Dichiarazione afferma: «Tutti sono eguali dinanzi alla legge e hanno diritto, senza alcuna discriminazione, a una eguale tutela da parte della legge. Tutti hanno diritto a una eguale tutela contro ogni discriminazione che violi la presente Dichiarazione come contro qualsiasi incitamento a tale discriminazione». Per restare nell’ambito della legislazione italiana la Costituzione, legge fondamentale dello Stato, parla molto chiaro agli articoli 3 («Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali») e 21 («Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione»), rendendo quindi superflua ogni altra specificazione, a meno che, con uno dei più perfetti autogol gli omo-,
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trans- e multi- non si considerino specie protetta. Per quanto riguarda gli aspetti normativi comunque rimandiamo all’ottima pubblicazione a cura del Centro studi Livatino dal titolo Omofobi per legge. E così torniamo al lessico. Il termine omofobia pare sia comparso per la prima volta nel 1964, curiosamente lo stesso anno in cui vengono introdotte anche le espressioni “identità di genere” e “dispositivo intrauterino”, ossia la spirale. Esiste una parola precedente, un precursore di “omofobia” che è l’etimo “omo-eroto-fobia”, coniato da un certo Wainwright Churchill, psicologo clinico, nel libro Homosexual behavior among males (Comportamento omosessuale tra maschi), pubblicato nel 1967. Questo testo ci informa che il comportamento omosessuale è diffuso in molte specie e la relativa fobia è dovuta alla concezione repressiva della sessualità da parte della cultura giudaico-cristiana. Il vero e proprio ingresso del termine omofobia nel vocabolario risale invece al 1971 con la pubblicazione di un libro dello psicologo americano George Weinberg (1929-2017), membro dell’organizzazione Alleanza degli attivisti gay, dal titolo Society and the Healthy Homosexual (La società e l’omosessuale sano). Il termine omofobia, e quindi il suo utilizzo, verrà poi sancito dall’Oxford English Dictionary. Weinberg, psicologo e psicoterapeuta che si dichiara non gay,
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ma attivista dei diritti dei gay, ci fornisce la definizione del neologismo creato da lui. Queste sono le sue parole, tratte da un’intervista apparsa sul sito Gaytoday: «Omofobia è proprio questo: una fobia. Una paura ossessiva e irrazionale che induce un comportamento irrazionale di fuga o il desiderio di distruggere lo stimolo che induce la fobia e qualunque cosa la evochi. Poiché lo stimolo è dato dagli esseri umani una tipica reazione omofobica è in molti casi la brutalità, come tutti sappiamo. Conosciamo anche le conseguenze. Sono molto orgoglioso di essere colui che ha coniato il termine. Ricordo quel momento del 1965 quando mi accorsi con chiara evidenza che si tratta di una fobia. Stavo preparando un discorso per un gruppo omofilo che mi permise di pensare: “Cosa c’è di sbagliato in loro?”». E per fornire uno spunto poetico alle sue affermazioni, più avanti dichiara: «Il poeta latino Catullo, nel descrivere come si risolse a scrivere le sue poesie amorose, in una di queste scrive “La rabbia fa nascere i miei versi” (Ira versum movet) e penso che una sana rabbia contro l’ingiustizia abbia rafforzato l’amore all’interno della comunità gay della quale io sono pienamente parte». Quindi paura, fobia e pertanto malattia, stato morboso. Le malattie si combattono con la cura. Ci vuole una terapia e una rieducazione. Questo è propriamente lo spirito della proposta di legge Zan-Scalfarotto. E come per tutti gli stati patologici è stata
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addirittura introdotta una scala di valutazione psicometrica, la cosiddetta Riddle scale (chiamata anche Riddle homophobia scale). La scala prende il nome dalla sua autrice, la psicologa canadese Dorothy Riddle, femminista e specialista di sviluppo economico (chissà perché queste attività si riscontrano frequentemente quando ci sono in gioco vari diritti). Questo strumento composto da otto gradi, è stato concepito nel 1973, viene pubblicato nel 1994 ed è diviso in due parti: i primi quattro gradi sono considerati atteggiamenti omofobici mentre gli ultimi quattro sarebbero da considerare atteggiamenti positivi di accettazione. Quindi la scala Riddle classifica il disturbo in base ai diversi gradi in cui si manifesta il disturbo fobico, dal ribrezzo, per i sentimenti negativi, fino alla indispensabilità dell’apporto educativo di gay e lesbiche nella società, per gli atteggiamenti positivi. Attenzione però! Perché anche i termini "tolleranza” e “accettazione” vengono considerati negativi perché potrebbero sottendere malcelata paura o odio. Come si può notare tutto è funzionale alle tesi che l’attivismo Lgbt intende imporre alla società, discriminando e punendo anche duramente chi non si allinea al loro pensiero. Ancora una volta certa psicologia, la cosiddetta sinistra, frange di intellettuali cooptati, quasi sempre espressione delle élite, reduci del Sessantotto, fanno la rivoluzione mettendo le parole nei loro cannoni.
Praticamente tutti gli Stati europei hanno adottato norme antidiscriminatorie. Nonostante ciò, sotto la pressione delle potenti lobby Lgbt, molti Stati hanno varato o stanno per varare leggi speciali dirette esplicitamente a punire la discriminazione di gay, lesbiche, trans, bisessuali e multi-gender.
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In cineteca
Segnaliamo in questa pagina film che trasmettono almeno in parte messaggi valoriali positivi e stimolano il senso critico rispetto ai disvalori che vanno di moda. Questo non implica l’approvazione o la promozione globale da parte di Pro Vita & Famiglia di tutti i film recensiti.
Yesterday Titolo: Yesterday Produzione: Uk, Russia, Cina 2019 Regia: Danny Boyle Genere: Commedia Durata: 116 min.
Jack Malik (Himesh Patel) è un cantautore di scarso successo, un perdente, che si conferma tale quando, in occasione di un black-out mondiale, viene investito e finisce in ospedale molto malconcio. La sua manager e amica d’infanzia, Ellie, gli sta vicino anche in questa occasione: lei crede profondamente in lui e lo incoraggia sempre a non mollare. Anzi, gli regala una chitarra nuova. Lui, per provarla, canta Yesterday, la celeberrima canzone dei Beatles. Tutti i presenti l’applaudono e si congratulano chiedendogli quando l’avesse scritta: Jack è incredulo, ma pare che nessuno conosca i Beatles e le loro canzoni. Evidentemente, col black-out mondiale c’è stato uno sfasamento spazio-temporale e lui ora vive in un mondo
“parallelo” perfettamente identico al suo, ma senza “alcune cose” (se ne accorgerà facendo le debite ricerche su Google), che non diciamo per non togliere la sorpresa ai Lettori. La tentazione è troppo forte: Jack comincia a cantare le canzoni dei Beatles spacciandole per proprie e comincia una facile scalata al successo. La storia prosegue con una narrazione frizzante e garbata. Si intrecciano storie di amore e di amicizia. Si incontrano personaggi ben definiti (“buoni e cattivi”). Non ci sono volgarità, non ci si annoia neanche un po’ e si ascoltano le più belle canzoni del gruppo inglese. Alla fine, incredibile ma vero, i valori risultano più importanti e necessari alla felicità rispetto ai soldi facili e al successo internazionale.
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In biblioteca Il prato alto
Vol.1: Alba - Vol. 2: La tempesta vol. 3: La speranza Emilio e Maria Antonietta Biagini Solfanelli
Theophilos Michael O’Brian San Paolo
Attraverso gli occhi della piccola comunità alpina del villaggio di Wiesenberg (il "Prato alto"), con le sue vicende e il succedersi delle generazioni, si dipana la storia dell’Austria dall'età della pietra fino ai giorni nostri. Insieme alle gioie e ai dolori dei protagonisti assistiamo alla nascita dell’identità di un popolo - un popolo di Fede; leggiamo la storia dell’Impero, le grandi trasformazioni nella valle, l’arrivo della modernità e del progresso. Oggi le famiglie non sono più compatte come una volta, ma le nonne - le vere protagoniste di tutta la trilogia - restano: sono il cuore della vita familiare, le depositarie della memoria, consigliere e consolatrici, segno di speranza.
Theophilos, greco e agnostico, uomo profondamente razionale, è preoccupato per il figlio Loukas, seguace del Cristo. Deciso a riportarlo a casa, lascia Creta, dove vive, per indagare su questa nuova religione che ha irretito il giovane. Compie così un percorso interiore in una dimensione spirituale che non immaginava di possedere. Il lettore, catapultato tra antiche civiltà - romana, giudaica e greca - incontra, insieme al protagonista, i primi cristiani. Sebbene Theophilos sia un uomo del suo tempo, non è difficile immedesimarsi in lui, in questa storia che parla del misterioso rapporto tra fede e ragione e del potere dell'amore sopra la morte.
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Diretto da Maurizio Belpietro