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“nel nome di chi non può parlare” Basta bugie: la storia della scalata al potere dell’ideologia del gender
Anno IV | Rivista Mensile N. 33 - Settembre 2015
Dopo il “marriage pour tous” arriva anche la “mort pour tous”
HOMO EROTICUS E SOCIETÀ IPERSESSUALIZZATA IL CULTO DEL SESSO FINE A SE STESSO
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- Sommario Editoriale
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- Sommar Sommario S o m m a rio rio -
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“nel nome di chi non può parlare”
Editoriale Lo sapevi che...
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Lo sapevi che... Primo Piano Primo Piano
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Ipersessualismo ed edonismo Giovanni Dalle Stelli unioni di fatto etero ai matrimoni gay Federico F e ederico Catani
Corpo e sessualità I conviventi hanno tanti diritti. Solo diritti Claudia Cirami
nel nome di chi non può parlare
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Gianfranco Amato
Francesca Romana Poleggi Emmanuele uele W Wundt undt
Sovvertire la realtà naturale vuolc’è? dire distruggere l uomo 1721 Un po’ di pornografia: che male Unioni (in)civili, imposte dai giudici
Attualità Attualità La storia di Katia Una preghiera inerme, eppure insopportabile
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Fecondazione eterologanell’anima Una cicatrice indelebile e anonimato dei venditori di gameti Chiara Miras
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Post aborto: danni alla salute dei successivi fratellini Drogati di sesso
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Virginia Lalli
Laura Bencetti Rodolfo de Mattei
Comebugie! smascherare certe bugie Basta Giuliano Guzzo La Rosa Bianca
Desidero ergo sum
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1010 13
Fabio Torriero
Scienza e Morale La questione della fecondazione artificiale
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Non credenti pro life
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Scienza Morale Mons. Ignacio e Barreiro Caràmbula
Claudia Cirami Dopo il “marriage pour tous” arriva la “mort pour tours” 24 25 La buona notizia: Ginevra Tommaso Scandroglio Paola Paola Bonzi
“Colorado song” Il genocidio dei bambini Down Renzo Puccetti Newlife
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Famiglia ed Economia Attacco alla famiglia: è una questione di soldi Luca Tolchien
Editore RIVIST TAOnlus MENSILE ProVita Sede legale: via della Cisterna, 29 N. 23 - OTTOBRE 2014 38068 Rovereto (TN) Codice ROC 24182 Editore ProVita Onlus Sede legale: via della Cisterna, 29 Redazione 38068 (TN) AntonioRovereto Brandi, Alessandro Fiore, Andrea Giovanazzi Codice ROC 24182 Piazza Municipio 3 - 39040 Salorno (BZ) www.notizieprovita.it/contatti - Tel. 329 0349089 Redazione Antonio Brandi, Alessandro Fiore, Andrea Giovanazzi. Piazza Municipio 3 - 39040 Salorno (BZ) Direttore responsabile redazione@notizieprovita.it -T Tel. el. l 329 0349089 Antonio Brandi Direttore responsabile DirettoreBrandi editoriale Antonio Francesca Romana Poleggi Direttore editoriale F rancescaProVita Romana Poleggi Direttore Onlus
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Francesca F rrancesca rances Romana P Poleggi oleggi
Anna Maria Pacchiotti Adrea Mazzi
RIVISTA MENSILE N. 33 - SETTEMBRE 2015
Il La culto del sesso, al centro della vita, come fosse un dio 1619 Babele moderna
Giovanni Reginato Antonio Morra
®
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Andrea Giovanazzi Direttore ProVita Onlus Andrea Giovanazzi Impaginazione Progetto grafico Massimo Festini Massimo Festini
Tipografia Tipografia Flyeralarm SrL, Viale Druso 265, 39100 Bolzano Editorial and Packaging Solution
Distribuzione MOPA AK SRL, Via Prima Strada 66 - 35129 Padova Distribuzione
MOPAK SRL, Via Prima Strada 66 - 35129 Padova Hanno collaborato alla realizzazione di questo numero Hanno collaborato di questo numero: Gianfranco Amato, Palla aolarealizzazione Bonzi, Mons. Ignacio Barreiro Federico Catani, Laura Bencetti, La RosaCaràmbula, Bianca, Claudia Cirami, Chiara Claudia Cirami,de Rodolfo Mattei,Morra, Giuliano Guzzo, Miras, Rodolfo Mattei,de Antonio Anna Maria PacVirginia Lalli, Andrea Mazzi, Newlife, chiotti, Renzo Puccetti, Tommaso Scandroglio, Giovanni Francesca Romana Poleggi, Giovanni Reginato, Stelli, Fabio Torriero, Emmanuele Wundt. Luca Tolchien
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Editoriale
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Antonio Brandi Imprenditore di professione, si dedica alla difesa dei diritti dei più deboli per passione. Per dar voce a chi non ha voce ha fondato e dirige Notizie ProVita.
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Il 31 luglio e il 21 dicembre di ogni anno, da qualche tempo a questa parte, si celebrano le “Giornate mondiali dell’orgasmo” (i dettagli sono a disposizione di tutti su internet). Questo basta a capire quale è uno dei frutti avvelenati del ’68, che ha radici nel pansessualismo Freudiano e si evolve nella rivoluzione sessuale di Wilhelm Reich, di cui ci stiamo cibando da decenni: il culto del sesso, centro della nostra vita, come fosse un dio. L’avvelenamento è stato paziente, lento e graduale: determinante è stata la iper-sessualizzazione dei media. L’APA (American Psychiatric Association) ha pubblicato un rapporto nel 2007 sulla sessualizzazione dei bambini dovuta ai media e afferma come la focalizzazione sulle apparenze fisiche, auto-oggettivanti, è fattore di stress, genera insicurezza, demoralizzazione, vergogna, ansia e persino disperazione. I bambini vengono bombardati in continuazione da messaggi e scene con contenuto sessuale. Quante volte vediamo la presenza decorativa di bei corpi femminili o maschili, spesso semi nudi, accanto alla merce in vendita? Sempre nel rapporto dell’APA, si sottolinea come l’iper-sessualizzazione predisponga all’uso della pornografia e comporti quindi rischi di molestie e abusi, problemi in famiglia, nei rapporti sessuali con il coniuge, meno ore di lavoro e meno sonno. Le persone desiderano essere come i modelli proposti dai media: corpi vuoti di personalità e di coscienza concentrati sul presente e sulla continua ricerca del piacere fine a se stesso. Perciò si diffondono sempre più le perversioni: omosessualità, pedofilia, transgenderismo e svariate impensabili parafilie. Molte, è vero, sono sempre esistite, ma oggi vengono “normalizzate” in nome della falsa libertà che rende l’uomo sempre più solo, squilibrato e insoddisfatto.
“Sesso-latria”
E’ necessario prenderne coscienza. I bambini si devono sentire amati, valorizzati per quello che sono, speciali, capaci di donare amore, aiuto. Devono capire che il rapporto sessuale “tout court” non sigilla nulla, non apre speranze e orizzonti nella storia personale dei due. Se il desiderio di unione fisica non è incastonato nell’amore, se l’amore erotico non è anche amore fraterno, anzi, amore sponsale, l’unione è solo fisica, superficiale, fittizia, e lascerà i due esseri profondamente divisi, prima o poi delusi, estranei e più soli di prima. I bambini vanno perciò difesi dall’impatto negativo dei media, non bisogna lasciarli soli davanti a TV e internet. Invece bisogna rivalutare il pudore, la buona educazione (non dire brutte parole, non rubacchiare, non dire piccole bugie, non usare prepotenza sono tutte cose apparentemente sconnesse e invece molto ben collegate). Soprattutto, cerchiamo di sviluppare nei bambini un senso critico nei confronti dei media: (“su di me la tv e la pubblicità non hanno potere”, “io voglio essere, non apparire”) e favoriamo attività alternative, giochi, sport, animali domestici, attività creative, artistiche o fisiche, con la famiglia e gli amici. D’altro canto, bisogna offrire ai bambini una educazione all’affettività adeguata all’età, parlare a tempo debito della sessualità, coerentemente con i valori e con il rispetto del corpo proprio e quello altrui, fornire risposte vere alla curiosità del bambino. Bisogna che, crescendo, comprenda che il sesso è qualcosa di naturale, positivo, ma non è il centro né l’essenziale nella vita umana. Difendere i bambini dagli squilibri generati dall’ipersessualizzazione, vuol dire salvaguardare il futuro dell’umanità. Antonio Brandi
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N. 33 - SETTEMBRE 2015
Lo sapevi che... L’équipe medica dell’ospedale di Reims dov’è ricoverato Vincent Lambert, l’infermiere francese di 38 anni in stato di minima coscienza dal 2008, ha detto NO alla sua eutanasia, nonostante la legge francese abbia recepito la cultura della morte che ha ucciso di fame e di sete Terri Schiavo ed Eluana Englaro; nonostante i tribunali francesi e la Corte europea di Strasburgo (quella CEDU che tutela i diritti umani, come per esempio il diritto alla vita), avessero dato parere favorevole alla sua uccisione. I commentatori, però, piuttosto costernati, parlano di “lasciarlo andare” e di “accanimento terapeutico” e concludono che “sarebbe legittimo staccare la spina”. Peccato che non ci sia nessuna spina da staccare. L’omosessualismo è un’ideologia intollerante, intimidatoria e violenta. La libreria Feltrinelli di Palermo ha dovuto rimuovere il cartello con su scritto “Teoria gender” che indicava il settore con vari libri sui temi dell’omosessualità (tra questi, “Unisex”, di Gianluca Marletta ed Enrica Perrucchetti). Sui social si sono scatenati: la Feltrinelli dedica un settore a una teoria che esiste solo nella mente di bigotti fascisti omofobi? Non solo la libreria si è scusata, cambiando il cartello, ma tra i vari testi esposti è pure scomparso “Unisex”. La “gaissima” Apple è stata accusata perché la versione italiana di Siri, il popolare software basato sul riconoscimento vocale e pubblicizzato come “assistente personale”, sarebbe omofoba. Infatti, di fronte a domande quali “perché due gay (o due lesbiche) non possono sposarsi?”, o a frasi come “penso di essere gay (o lesbica)”, Siri risponde con un: “Non è carino da parte tua”. E pensare che la “povera” SIRI, se le si chiede un locale per gay o lesbiche, risponde puntualmente… In America succede anche di peggio: un transessuale, Zoey, al secolo Robert Albert Tur, ex pilota di elicotteri e giornalista, in diretta tv, ha messo le mani addosso allo scrittore Ben Shapiro, minacciandolo pesantemente. Shapiro si è reso reo di sostenere che, nonostante l’operazione, un uomo resta biologicamente uomo. Qualche tempo dopo, il Governatore del Texas, Abbott, è stato vittima di un’aggressione mentre si trovava all’aeroporto
in compagnia della moglie e della figlia. La sua colpa? Il suo supporto al matrimonio naturale. La cosa più grave è che in entrambi i casi molti hanno giustificato la violenza degli aggressori. Si legge sui social (e nessuno reagisce): “Gli “omofobi” del calibro del governatore Abbott dovrebbero vivere nella paura, e sempre più persone dovrebbero agire come quell’uomo all’aeroporto”. La buona battaglia per la famiglia e per i bambini non è invano: segnaliamo il successo delle manifestazioni (come la nostra del 20 giugno) che si sono tenute davanti alla Corte di Cassazione francese, contro l’utero in affitto; la manifestazione di Demo Für Alle, a Stoccarda in Germania, contro le politiche governative sull’educazione, per la difesa del matrimonio, e contro la diffusione di ideologie perniciose come il gender. Segnaliamo poi la decisione dell’Assemblea Nazionale austriaca che ha bocciato i matrimoni gay (110 a 26 ) e la proposta di legge popolare svizzera per introdurre nella Costituzione la seguente norma: “Il matrimonio consiste nella durevole convivenza, disciplinata dalla legge, di un uomo e di una donna. Dal punto di vista fiscale, il matrimonio costituisce una comunione economica. Non deve essere svantaggiato rispetto ad altri modi di vita, segnatamente sotto il profilo fiscale e delle assicurazioni sociali”. Infine, in Finlandia il popolo della famiglia ha creato l’ “Associazione per il vero matrimonio”, che ha raccolto 50.000 firme per chiedere al parlamento una revisione della legge sul matrimonio gay. L’associazione pro family ha raggiunto l’obbiettivo delle 50.000 firme in poco più di 4 mesi. Questa estate è stata presa una decisione storica all’ONU, che ovviamente sui media nostrani è passata inosservata. E’ stata approvata una risoluzione pro famiglia, la Protection of the Family resolution (A/HRC/29/L.25). Al Consiglio per i Diritti Umani hanno votato 29 Stati a favore e 14 contro, 4 gli astenuti. Tra le altre cose la Risoluzione riafferma che la famiglia è la cellula naturale e fondamentale della società e deve essere protetta dallo Stato perché gioca un ruolo cruciale nel preservare l’identità culturale, le tradizioni, la morale, il retaggio valoriale storico e sociale di un popolo e ha la responsabilità primaria e insostituibile nell’allevare ed educare i bambini, dalla nascita
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fino all’adolescenza inoltrata. L’introduzione dei ragazzi alla cultura, ai valori, al rispetto delle regole e delle leggi comincia in famiglia, per cui i genitori hanno il diritto fondamentale e prioritario di scegliere il tipo di educazione da dare ai propri figli e sono i primi responsabili del loro sviluppo fisico, psichico e della loro crescita personale. Purtroppo, anche l’Inghilterra sembra piegarsi alle politiche antinataliste, neomalthusiane, volte al controllo della popolazione. Con l’attuazione di nuovi provvedimenti finanziari, che entreranno in vigore nel 2017, verranno aboliti i benefits dal terzo figlio in poi. Questo finirà per incentivare l’aborto e certi bambini verranno considerati indesiderati semplicemente perché sono i terzogeniti. Con l’approvazione del Gender Recognition Bill, l’Irlanda, seguendo le raccomandazioni del Consiglio d’Europa, consente il cambiamento di nome e sesso sui documenti in base alla sola autodeterminazione del soggetto transgender, a prescindere dal fatto che si sia o non si sia fatto l’operazione di chirurgia plastica ai genitali. In Norvegia, che è ovviamente ancora più avanti, si vuole estendere questo “diritto” anche ai bambini, a partire dai 7 anni (con il consenso dei genitori però). Qui da noi, poiché la legge è lenta a rispondere, la Cassazione ha concesso a un trans, con sentenza n. 15138/2015, di cambiare sesso/genere sulla carta d’identità, senza l’intervento chirurgico. Gli psichiatri assennati ritengono che assecondare la disforia di genere è un po’ come assecondare un anoressico che si senta in sovrappeso. A questo punto non stupisce che al “Saint Catharine’s College”, uno dei college più antichi dell’Università
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di Cambridge, fondato nel lontano 1473. D’ora in avanti, nelle cene di gala universitarie, i suoi studenti potranno indossare, indipendentemente dal proprio sesso, gonne o pantaloni. La contraccezione, anche se massicciamente propagandata, non riduce il numero degli aborti. Lo provano i dati forniti dal Colorado, dove sono stati distribuiti gratis contraccettivi ormonali sottocutanei e dispositivi intrauterini (spirali) senza alcun risultato tangibile (si veda a pag. 26). Analoga conclusione viene dall’analisi dei dati del ministero della Sanità francese: l’aumento del numero di aborti, compresi quelli praticati sulle più giovani, non può essere attribuito a una mancanza di copertura contraccettiva. Lo ammette uno Stato dove la “laicité” imperversa da secoli e dove le politiche pro contraccezione e aborto sono realizzate a tappeto, in modo diffuso, da decenni. Quindi la contraccezione non serve a diminuire gli aborti, non serve alla salute delle donne, ma serve certamente ad arricchire le case farmaceutiche. Dominique Lesbirel, 41 anni, olandese, dopo 8 anni di matrimonio e 16 di convivenza è rimasta vedova del marito Doerack, morto per una grave malattia. Ora vive con Travis, ed è intenzionata a sposarlo, tra un po’. Va detto che Doerack era un gatto e Travis è un simpatico cagnolino. Le nozze tra Dominique e i suoi animali sono state e saranno celebrate tramite il sito Marryyourpet.com, che vanta migliaia di visitatori ogni giorno e Dominique sposa ogni mese tante coppie formate da animale domestico e proprietario. Dice la signora: “Si tratta di un modo per amare fino in fondo i nostri animali, celebrare questo legame. E per questa ragione il divorzio non è contemplato”.
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N. 33 - SETTEMBRE 2015
Anna Maria Pacchiotti
Presidente dell’associazione “Onora la Vita onlus”. : www.onoralavita.it
La storia di Katia
La Presidentessa dell’Associazione Onora la Vita ci ha inviato una pagina del suo album dei ricordi: le esperienze di una volontaria che spende la vita a favore della vita e - in questo caso particolare - per aiutare una mamma in difficoltà. di Anna Maria Pacchiotti Katia è stata la prima mamma affidatami dal Centro di Aiuto alla Vita di Pinerolo. Ricordo molto bene quel pomeriggio: la rivedo camminare giù per la discesa. Imbarazzata nell’incedere dal pancione dove portava la piccola Melissa, indossava un cappottino ormai troppo stretto. Dopo le presentazioni, le cingo le spalle con un braccio ed iniziamo a spostarci verso un bar delle vicinanze. Lei è piccola e graziosa, mortificata da una situazione familiare molto pesante. Seduta al tavolino, sorbendo una tazza di caffè, mi racconta la sua storia. Era stata vittima di un “padre padrone” che ne abusava e che giocava d’azzardo. La mamma si era dovuta rivolgere agli usurai per pagare i debiti del marito, e Katia aveva fatto ogni tipo di lavoro… Credeva di poter uscire da questa situazione invivibile sposando un uomo che pareva amarla e così era nata la prima delle 4 figlie. Invece è stata abbandonata da lui e dagli altri uomini in cui aveva riposto la sua fiducia. Il padre di questa quarta bambina sembrava diverso dagli altri. Ad ogni separazione le bambine erano state affidate ai padri dai servizi sociali, perché lei da sola non era in grado di mantenerle, nonostante i padri fossero molto poco affidabili. Una delle figlie era stata affidata ai nonni, ma non risultava che stesse frequentando regolarmente la scuola. Tanto è vero che Katia fu chiamata dalla Polizia di un Paese vicino e (nonostante non ne fosse responsabile) le fu chiesto conto della bambina. Fu un periodo di atroce preoccupazione per Katia: della piccola nessuno sapeva più niente. Del padre si seppe che aveva avuto un incidente stradale. Solo dopo diverse indagini si scoprì che l’uomo aveva cambiato residenza all’insaputa di tutti, nascondendo il fatto alle autorità competenti e portando con sé la minore.
Katia era una donna con dei problemi e aveva commesso molti errori, ma era desiderosa di riscatto, di una vita normale, e nessuno - tanto meno i servizi sociali - sembrava voler darle una possibilità Nel frattempo la gravidanza di Katia proseguiva, con i servizi sociali che premevano affinché desse in affidamento pure Melissa. All’indomani del parto fu inviata in una sorta di casa protetta e le pressioni continuavano. Noi del CAV, invece, volevamo aiutarla a tenere presso di sé la bambina: offrendole aiuto economico e umano non solo per far nascere la piccola, ma anche dopo, per farla crescere dignitosamente con la sua mamma. Certo Katia era una donna con dei problemi e aveva commesso molti errori, ma era desiderosa di riscatto, di una vita normale, e nessuno - tanto meno i servizi sociali - sembrava voler darle una possibilità. La aiutai a cercare una casetta in affitto dalla Diocesi e ad arredarla. Lei la abbellì e la curò: era davvero graziosa, pulita ed accogliente. Nonostante ciò le assistenti sociali arrivarono a prelevare lei e la bimba per trasferirle in una Comunità del Comune di Torino, motivando questo atto (infame quanto improvviso) con una menzogna: che “l’abitazione era inadatta alla vita della minore”. Nella Comunità dove fu trasferita, invece, mancava l’indispensabile (tanto è vero che con amici abbiamo provveduto a portare panni e sostentamento), e le ospiti dovevano convivere e condividere alcuni locali con delle persone drogate. Dopo alcuni mesi di pianti e sofferenze, finalmente fu lasciata tornare con la bimba nella casetta. L’amore di Katia verso la bambina ha vinto. Ora la piccola Melissa cresce felice in modo armonico, curata con amore dai propri genitori. ■
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Una cicatrice indelebile nell’anima Torniamo a denunciare lo scandaloso silenzio mediatico e negazionista sulla sindrome post aborto che colpisce anche dopo decenni e lascia segni indelebili nell’anima. di Chiara Miras Fluttuiamo in mondi frenetici che ci vogliono spenti e privi di iniziativa, se possibile standardizzati e rivolti al “pensiero unico”. Si può anche “seguire la corrente e lasciarsi vivere”: non è dignitoso, si sciupano le occasioni per “essere”, ma si fa sempre in tempo a cambiare rotta. Però ci sono circostanze in cui ciò non è davvero possibile. Come quando si parla di aborto: è necessario essere vigili, comprendere. Comprendere bene a quale realtà andiamo incontro, comprendere che non vi è ritorno. La scelta dell’aborto non è scelta, è condanna. Condanna a una vita di rimpianto, dolore, gelo. Conosco una madre, la mia, che dopo aver abortito, senza averlo detto a mio padre, si è portata questo segreto per anni, un segreto che a poco a poco l’ha spenta: ora si ritrova sola e vuota. Quel pezzo di cuore le mancherà sempre, come mancherà a me. Quel fratello o quella sorella che non ho conosciuto mi manca e ancora oggi mi chiedo quale viso avrebbe, cosa farebbe, quali esperienze avrei potuto fare con lei/lui, e che invece non ho fatto e non farò mai. Le conseguenze dell’aborto sono sconosciute ai più. Perché la cultura abortista nella quale siamo immersi ben si guarda dal portare alla luce cosa veramente accade nell’interiorità della donna dopo.
Io penso ancora al fratello che non ho avuto... e sono passati quasi trent’anni.
La scelta dell’aborto non è scelta, è condanna.
Depressione, angoscia, ansia, attacchi di panico, insonnia, istinti suicidi, incubi, allucinazioni, propensione all’abuso di alcol, uso di droga… in una sola parola: infelicità. Un’infelicità che spesso può essere repressa e sepolta nel profondo per tanto tempo, anche per anni, ma che alla fine prorompe. E spesso lo fa in modo drammatico. Una signora centenaria, una vita tranquilla, normale: figli, nipoti, una casa, una media tranquillità economica. Sul letto di morte, smaniava, senza pace: “Toglietelo! Levatelo! Non lo posso vedere!” Tutti pensavamo vaneggiasse. Poi, in un momento in cui sembrava calma ha parlato: vedeva ai piedi del letto un neonato coperto di sangue, il bambino che aveva abortito, di nascosto, giovanissima... Nessuno parla mai neanche delle possibili conseguenze fisiche dell’aborto, come, più spesso di quanto si creda, l’infertilità o - peggio - il cancro al seno (sul link ABC - Abortion Breast Cancer - vige la censura mediatica e il silenzio omertoso delle riviste scientifiche), o la propensione al parto prematuro. C’è chi ci fa il lavaggio del cervello così bene da farci credere che la vita non esiste nell’embrione, o che l’embrione non è un essere umano, una persona. C’è chi ci pone davanti la “libertà di scelta”, ma poi non ci dà nessuna scelta: non possiamo deludere un partner che dice di amarci, i parenti che “non vogliono che ci roviniamo la vita, “perché abbiamo fatto proprio questo a loro!”…
La cultura abortista nella quale siamo immersi ben si guarda dal portare alla luce cosa veramente accade nell’interiorità della donna dopo.
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