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“nel nome di chi non può parlare” Anno IV | Rivista Mensile N. 35 - Novembre 2015
La teoria gender: una rivoluzione antropologica
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- Sommario Editoriale
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“nel nome di chi non può parlare” RIVISTA MENSILE
Edizione speciale: gender - Le radici del male “Mamma, perché Dio è maschio?”
N. 35 - NOVEMBRE 2015
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Antonio Brandi
Chi ci guadagna? 6
Editore ProVita Onlus Sede legale: via della Cisterna, 29 38068 Rovereto (TN) Codice ROC 24182
Federico Ferrari
Redazione Antonio Brandi, Alessandro Fiore, Andrea Giovanazzi Piazza Municipio 3 - 39040 Salorno (BZ) www.notizieprovita.it/contatti - Tel. 329 0349089
Edizione speciale: gender - Negare la realtà
Direttore responsabile Antonio Brandi
Identità sessuata e teoria del gender: dalla biologia all’ideologia
Direttore editoriale Francesca Romana Poleggi
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Direttore ProVita Onlus Andrea Giovanazzi
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Impaginazione Massimo Festini
Massimo Gandolfini
“E i due saranno una cosa sola” Daniele Sebastianelli
Tipografia
Edizione speciale: gender - Ma se c’è, dov’è? L’ideologia del gender nei mass media e gli stereotipi da combattere
Distribuzione MOPAK SRL, Via Prima Strada 66 - 35129 Padova
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Alba Mustela
La moda del transgenderismo
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Romana Fiory
Come è arrivata l’ideologia gender nella scuola
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Alessandro Fiore
Gender a scuola: cosa fare? Federico Catani
Sostieni le nostre attività di solidarietà sociale, al fine di difendere il diritto alla vita e gli interessi delle famiglie, dei bambini delle madri, richiedi l’abbonamento al mensile Notizie ProVita (11 numeri).
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Francesca Romana Poleggi
L’offensiva istituzionale del gender
Hanno collaborato alla realizzazione di questo numero: Antonio Brandi, Federico Catani, Federico Ferrari, Alessandro Fiore, Romana Fiory, Massimo Gandolfini, Alba Mustela, Francesca Romana Poleggi, Daniele Sebastianelli
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Editoriale
Editoriale
Abbiamo realizzato questo numero speciale di Notizie ProVita perché tanti lettori ci scrivono preoccupati per le cose che accadono nelle scuole dei loro figli. Perciò abbiamo pensato di approfondire il tema del gender, in seguito al nostro numero di febbraio, e offrire una più ampia panoramica su questo argomento: esiste o non esiste la teoria del gender? E se c’è, dov’è? Corrono pericolo i bambini a scuola? Consigliamo sempre di leggere il Vademecum che abbiamo pubblicato on line, che è riassunto a pag. 29, e che presto sarà disponibile in edizione cartacea riveduta e approfondita. Indubbiamente l’arma migliore per i genitori che vogliono salvaguardare i propri figli è la richiesta di consenso informato . Resta, poi, comunque il diritto e dovere dei genitori di vigilare e di esercitare la prerogativa di “istruire ed educare la prole” come vuole la nostra Costituzione e come sanciscono i trattati internazionali e il diritto naturale. Non bisogna, però, perdere la calma. Bisogna essere cortesi e collaborativi. E’ importante capire che le ignobili linee guida dell’OMS, in quanto linee guida, non sono una legge. Ma esse sono ispirate a quell’ideologia nefasta che comprende non solo il gender in senso stretto, ma l’omosessualismo e la sessualizzazione precoce dei bambini, che mira a “decostruire” i valori, la famiglia naturale e, in ultima analisi, l’individuo. E’ quella “cultura della morte” di cui parlava Giovanni Paolo II, è quel “relativismo etico” di cui parlava Benedetto XVI, è la “colonizzazione ideologica” di cui parla Francesco. E’ un’ideologia che ha radici malvage che arrivano fino ai tempi della rivoluzione francese. Radici che affondano nel marxismo culturale, e dal ‘68 in poi germogliano e si riproducono dappertutto, sempre più indisturbate.
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La rivoluzione del “gender”, una rivoluzione antropologica Oggi, i documenti dell’ONU, le risoluzioni dell’UE, i famigerati libretti dell’UNAR, o il “Piano d’azione straordinario contro la violenza sessuale e di genere” si ispirano a questa ideologia. Sono improntati a “idee” che sono di pochi. Ma, chi ce le ha, ha i soldi e tenta molto subdolamente, a poco a poco, di insinuarle nelle teste di tutti, soprattutto dei più piccoli. Di solito lo fanno in modo cauto, con doppi sensi, infilando idee malvage in mezzo a tante cose giuste: sì al rispetto, no alla discriminazione, no alla violenza, no al bullismo… Pure nel documento dell’OMS ci sono scritte anche cose vere e giuste. Molto, alla fine, dipende dalle persone che impartiscono le lezioni ai nostri figli: lo stesso progetto di educazione all’affettività può essere svolto da insegnanti di buon senso oppure da chi comincia a parlare ai bambini o ai ragazzi di sesso, in modo prematuro e non opportuno oppure in modo completamente sconnesso dalla morale e dai valori di rispetto del corpo e del pudore che normalmente (senza esagerazioni in senso opposto) le famiglie cercano di trasmettere. Purtroppo però il pericolo che il gender (e tutte quelle idee di cui sopra) ci si infili nella testa (non solo dei figli, ma anche la nostra) non viene solo dalla scuola. Anzi. Il pericolo maggiore è in TV, al cinema, nei talk show, su internet, nelle mode e nei “modelli” che ci propongono. E lì la battaglia è davvero dura: per preservare noi stessi e i nostri figli non c’è nessun “consenso informato” che ci possa aiutare. Tuttavia noi di ProVita siamo certi che la ragione e il buonsenso trionferanno! Antonio Brandi
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Antonio Brandi
Imprenditore di professione, si dedica alla difesa dei diritti dei più deboli per passione. Per dar voce a chi non ha voce ha fondato e dirige Notizie ProVita.
Né maschio né femmina... o un po’ dell’uno e un po’ dell’altra... o nessuno dei due?
“Mamma, perché Dio è maschio?”
Chissà se la Torti conosce l’associazione inglese Women and the Church, che vuole eliminare i riferimenti al Creatore in senso maschile: il “Padre Nostro” dovrebbe diventare “Madre nostra”. Anche Dio è uno stereotipo di genere! di Antonio Brandi Fiabe, modelli familiari, immagini televisive o pubblicitarie, libri scolastici: a tutto questo, e ad altro ancora, attingono i bambini e le bambine alle prese con la costruzione della propria identità e con la percezione del proprio genere. E, per genere, come scrive Rita Torti, autrice del libro “Mamma, perché Dio è maschio?”, si intende “l’insieme di quelle culture, storie, ma anche stereotipi, che si sono accumulati nel tempo e che ci fanno percepire quello che significa nel contemporaneo essere donna o essere uomo”. Genere è il significato sociale e culturale che viene attribuito al corpo maschile e femminile. Tali imperativi possono divenire dei “‘dover essere’ faticosi, talvolta dolorosi, in ogni caso degli ostacoli allo sviluppo e crescita libera soprattutto di chi è piccolo o piccola”, afferma l’autrice e si chiede “come liberare i bambini e le bambine da immagini che prescrivono certe attività o propensioni cosiddette naturali per i due sessi?”. La Torti si lamenta, per esempio, che la gestione dell’infanzia e della casa siano ancora quasi totalmente appannaggio femminile e cita Chiara Valentini: “Credere che allevare i bambini e crescerli spetti alla madre è frutto di modelli culturali e sociali che vengono da lontano, di stereotipi che non si vogliono mettere in discussione e che sono molto utili per mantenere i privilegi di un genere sull’altro”. Perciò la Tosti, la Valentini ed altri “teorici” del genere sono convinti che sia diffusa una divisione di caratteri, competenze ed obiettivi diversi per maschi e femmine che sono ruoli, comportamenti, attività e attributi socialmente costruiti che la nostra società considera appropriati per donne e uomini. Riguardo a queste diverse attitudini degli uomini e delle donne, “imposte dalla società”, questi teorici del genere non sono forse al corrente del “paradosso norvegese”: una interessante esperienza che ci viene dal nord Europa, considerato “faro di civiltà”. Per più di 30 anni,
I nostri media negano che esista l’ideologia del gender, pur sostenendola e propagandandola, e non ci raccontano dell’esperienza che viene dal “civile” nord Europa… milioni e milioni di Euro di fondi pubblici sono stati investiti nel “Nordic Gender Institute”, fin quando le Autorità non hanno preso consapevolezza dell’esistenza di studi rigorosi che mostrano che la teoria gender è priva di basi scientifiche. Tre esempi fra tanti: Il prof. Lippa ha condotto uno studio su 200.000 soggetti in 53 paesi ed ha confermato che gli uomini tendono natu ralmente a scegliere professioni diverse dalle donne e viceversa: anzi, quanto più era alto il livello di “pari opportunità” per uomini e donne nel paese studiato, tanto più risultavano differenti le scelte compiute dagli uomini, da una parte, e dalle donne dall’altra. Il prof. Disieth, del National Hospital di Oslo, ha studiato, invece, le differenze di genere, con l’aiuto di giocattoli tipi camente maschili (come macchinine, palloni, ...) ed altri femminili (bambole, ecc.). Ebbene, bambini di pochi mesi lasciati liberi di fronte a questi giocattoli si sono diretti in modo spontaneo (tendenzialmente) verso i giocattoli considerati appropriati al proprio sesso. Il prof. Simon Baron-Cohen del Trinity College di Dublino ha invece condotto uno studio su neonati osservando il comportamento degli stessi davanti a due tipi di immagini: quella di un dispositivo meccanico e quella di un volto. Egli ha riscontrato che la neonata, mediamente, passa più tempo ad osservare il volto e il neonato è invece mediamente più interessato al dispositivo meccanico. Nei nidi dei reparti maternità è stato rivelato che quando un neonato piange, normalmente le femmine “si
Edizione speciale: gender - Le radici del male
L’amore materno è un mito che gli uomini hanno creato per far sì che le donne pensassero che loro svolgono questo lavoro meglio di chiunque altro?L’istinto materno femminile è una costruzione culturale? interessano” e piangono con lui, mentre i maschi restano “indifferenti” a dormire. In seguito al video realizzato da un noto comico norvegese, che ha messo in luce i risultati di questi studi, le Autorità di Oslo hanno deciso di ritirare i finanziamenti al “Nordic Gender Institute” il quale, successivamente, ha dovuto chiudere. Strano che i nostri media negano che esista l’ideologia del gender, pur sostenendola e propagandandola, e non ci raccontano dell’esperienza che viene dal “civile” nord Europa. In tutto il libro della Torti, destinato a docenti ed educatori, vi sono continui riferimenti al genere ed alla necessità di superare gli stereotipi di genere. Nella terza parte si accusa anche la Chiesa di aver promosso la società patriarcale e di aver sempre messo le donne in posizione di inferiorità, dimenticando la Vergine Maria Immacolata e Assunta in cielo (“umile e alta, più che creatura”) e dimenticando che, nei vangeli, le donne sono spesso quelle più vicine a Gesù; sono le uniche persone ad accompagnare il Signore nel suo viaggio attraverso la sofferenza verso la morte e sono i primi testimoni della resurrezione. La frase di Simone De Beauvoir, citata dalla Torti, «Donna non si nasce, lo si diventa» rappresenta lo slogan che sintetizza la teoria del gender. Essa parte dall’ipotesi che maschi e femmine - al di là del sesso biologico - non siano naturalmente differenti. Il processo di differenziazione delle rispettive identità sarebbe unicamente un prodotto sociale/culturale legato all’apprendimento, fin dalla più tenera età, di stereotipi che vedranno la bambina assumere certi comportamenti, mentre il bambino altri. Sono la famiglia e la società, quindi, ad imporre il “genere”. Chaz Bono afferma che «La tua identità di genere riguarda chi sei, cosa ti senti di essere ed il sesso che vuoi manifestare» e il giudice della Corte Suprema, Ruth Bader Ginsburg ha dichiarato: «L’amore materno non è nato come tale. In un certo senso è un mito che gli uomini hanno creato per far sì che le donne pensassero che loro svolgono questo lavoro meglio di
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chiunque altro». Perciò, secondo questi “filosofi”, non esiste niente di innato al di là dell’aspetto genitale-fisico: l’istinto materno femminile sarebbe una costruzione culturale (un ruolo creato da una cultura maschilista per liberarsi dall’obbligo di seguire i figli) al pari dell’idea che l’uomo sia fisicamente più forte della donna (la donna sarebbe fisicamente più debole perché per millenni la cultura maschilista l’avrebbe relegata ad una dimensione domestica e non le avrebbe permesso di sviluppare la sua forza). La femminista radicale Judith Butler sostiene che «Portata alle logiche conseguenze, la distinzione sesso/ genere suggerisce una discontinuità radicale tra i corpi sessuati e i generi costruiti socialmente». Perciò, ciascuno può avere un proprio “genere”, secondo le convenzioni sociali o secondo ciò che uno “sente” di essere: gay, lesbica, bisessuale, transessuale, transgender e decine di altri “generi” (ultimamente alcuni ne contano 71), indipen dentemente dal proprio corpo sessuato. La cosa più assurda di questa bizzarra ideologia è che chi la sostiene non si preoccupa minimamente del fatto che le sue affermazioni sono contraddette palesemente dalla scienza, oltre che dal senso comune. Che le differenze psicologiche tra i sessi siano naturali e strettamente connesse alle differenze biologiche, in ultima analisi dipendenti dalla distinzione genetica fondamentale tra il maschile (presenza del cromosoma Y) e il femminile (assenza del cromosoma Y), è talmente evidente da risul tare quasi imbarazzante il doverlo dimostrare. “Mamma, perché Dio è maschio?” è un libro molto pericoloso perché, insieme a poche affermazioni condivisibili come la critica alla pubblicità e ai media che spesso rappresentano la donna come un oggetto sessuale, fa una continua propaganda delle teorie di genere. L’ ideologia del genere vuole scatenare la più radicale e più pericolosa rivoluzione antropologica che la società umana abbia mai visto dal suo inizio. Milioni di euro sono spesi dagli enti locali, dal MIUR e dall’ UNAR per promuovere il genere, e di conseguenza l’omosessualità e la transessualità, fra gli studenti e i bambini, sin dagli asili. I progetti di questo tipo, con il pretesto di educare all’uguaglianza e di combattere le discriminazioni, il bullismo e la violenza, spesso promuovono l’indifferentismo sessuale, ignorano le differenze e la complementarietà fra i due sessi, equiparano ogni orientamento sessuale e ogni tipo di “famiglia”, e operano una sessualizzazione precoce, insinuando nei bambini una pericolosa confusione psico-fisica.
Nei “corsi base” di catechismo si è sempre insegnato che Dio non è né maschio né femmina e qualsiasi cristiana ragionevole si sente più che ben rappresentata nelle sfere celesti dalla Beata Vergine Maria. L’Antico e Nuovo Testamento è pieno di riferimenti all’Amore divino come amore di una madre per i suoi figli. Del resto, se l’Amore di Dio è perfetto, è superiore e incomprensibile a noi umani. Ma, come minimo, è certamente il massimo di quello che noi possiamo immaginare: l’amore di una madre e di un padre, insieme, complementari.
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Chi ci guadagna?
Sta diventando un segno di liberazione, evoluzione, civiltà, dichiarare al mondo: “Mi* figli* è trans”. E il mercato, ovviamente, segue con interesse la nuova moda. di Federico Ferrari A Milano, dal 2 al 4 ottobre, ha avuto luogo la prima Convention sul business LGBT. L’obiettivo era quello di dimostrare come negli affari la causa LGBT porti ricchezza. L’evento è stato organizzato dall’Associazione LGBT “Edge” (Excellence & Diversity by Lgbt Executives”), sono intervenuti politici e imprenditori, e ha avuto il patrocinio del Comune di Milano. Recentemente, è venuto in Italia, ospite dell’Ambasciata USA, Justin Nelson, cofondatore e presidente della americana “Camera di Commercio per Gay e Lesbiche”. Ha spiegato lo scopo delle conferenze che terrà: “Vorrei far capire che escludere i gay è nocivo specialmente per il business”. Infatti, secondo Nelson il mercato gay in Italia vale 120 miliardi di euro (880 miliardi di dollari negli USA). Ed è per questo che negli Usa le grandi imprese e colossi finanziari hanno costretto la politica ad ascoltare quello che avevano da dire: la politica è particolarmente sensibile alle ragioni dell’economia. “Anche in Italia può accadere lo stesso”. Anche perché a chi non si dimostri gay friendly gli affari non potranno che andare male! Afferma Nelson: “Se in Italia non esiste ancora una legge sui matrimoni gay o sulle unioni civili, allora occorre far sapere alle imprese che devono diventare alleate di questo diritto… Avere le aziende dalla propria parte è importante perché i politici ascoltano con attenzione il mondo del business. Se l’economia e la finanza americana non avessero dato il supporto alle nozze gay, forse saremmo ancora agli albori…” In definitiva, mentre in una società normale è la politica che decide gli obbiettivi, l’economia studia i mezzi e le risorse a disposizione per raggiungerli e la finanza è semplicemente uno strumento dell’economia, oggi chi comanda è la finanza e il dio profitto. Infatti, tutti i grandi media e i principali partiti in
Occidente si sono schierati con l’ideologia del gender, a favore dei matrimoni e le adozioni gay e la cosiddetta educazione sessuale nelle scuole. L’ideologia, che si rifà alla scuola di Francoforte, quindi a Marcuse, Adorno, al pansessualismo Freudiano e alla rivoluzione sessuale di Reich, vuole capovolgere tutti i parametri antropologici sui quali si è basata la società umana dal suo inizio. Ma al di là dell’impianto ideologico ci sono grandi interessi finanziari. - Secondo l’ideologia del gender e l’indifferentismo sessuale che ne deriva, non è necessario essere biologicamente maschio e femmina per mettere su famiglia. Quindi ben vengano i matrimoni gay con tanto di adozione: “basta l’amore”. Già il solo matrimonio gay, la semplice celebrazione, e i festeggiamenti che ne derivano, è calcolato che muovono un indotto miliardario: Forbes ha valutato che col matrimonio gay il PIL americano aumenterà di 9,5 miliardi. Ma la cosiddetta “famiglia” omogenitoriale non è in grado di procreare. Quindi, in caso di due lesbiche, si dà un notevole impulso alla fecondazione artificiale. Secondo Research and Markets, istituto leader di ricerche, il business mondiale della fecondazione artificiale si attestava attorno ai 9,3 miliardi nel 2012 e, di qui al 2020, favorendo sempre più l’accesso a tali tecniche anche a coppie dello stesso sesso, potrebbe diventare di circa 21,6 miliardi. Nel caso di due maschi si muove la stessa fecondazione artificiale e in più l’industria schiavista dell’utero in affitto. Comprare un bambino, a Milano, per esempio, costa mediamente 100 mila euro.
Le sole nozze gay, la semplice celebrazione, e i festeggiamenti che ne derivano, è calcolato che muovano un indotto miliardario.
Edizione speciale: gender - Le radici del male
La “pseudo-famiglia” omogenitoriale non è atta a procreare. Perciò, legalizzando il matrimonio gay si dà notevole impulso al giro d’affari miliardario della fecondazione artificiale e dell’utero in affitto. - Quanto alle operazioni di cambiamento di sesso, secondo alcune fonti LGBT si tratterebbe di una persona su 30.000 tra i maschi e una persona su 100.000 tra le femmine che cambiano sesso ogni anno. Sembra una valutazione esagerata. Secondo la Reuters, invece, sono 25.000 le persone che cambiano sesso ogni anno e il numero è in crescita. Vediamo i costi dell’operazione: arrivano fino a 30.000 dollari. Se consideriamo una media di 20.000 euro, e consideriamo l’ipotesi minimale di Reuters, il business si aggira intorno ai 500 milioni di euro annui, senza contare i costi dei trattamenti ormonali prima e dei farmaci prima e dopo l’operazione. - Ora chiediamoci chi trae vantaggio dalla sessualizzazione precoce dei nostri bambini, promossa in primis (ma non solo) dagli ideologi del gender per abbattere gli stereotipi. I bambini che ricevono informazioni sessuali sbagliate e prima del tempo in cui sono psicologicamente e fisicamente pronti a riceverne, sono spinti ad avere rapporti sessuali precoci. Lasciamo correre la questione morale, le gravidanze indesiderate, gli aborti e le malattie veneree (che sono in notevole espansione, nei paesi ricchi e spregiudicati). Guardiamo ai numeri dell’industria dei contraccettivi: sempre secondo Research and Markets, ricavava 15,5 miliardi di dollari nel 2010 che dovrebbero arrivare a 19,2 miliardi di dollari nel 2017. Inoltre, i bambini che ricevono un’educazione sessuale prematura e sbagliata divengono più facilmente di altri vittime della pornografia.
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L’industria del porno, secondo numerose fonti come NBC, ha un fatturato che si aggirava intorno ai 97 miliardi di dollari nel 2006. Alcune stime per il 2010 hanno calcolato il business mondiale del porno a 145 miliardi. E’ difficile trovare statistiche accurate per l’intero settore poiché una buona parte dell’industria opera in maniera sotterranea e gran parte delle compagnie dedite alla produzione o alla distribuzione della pornografia non pubblicano bilanci. Ma dire che nel 2015 siamo vicini ai 200 miliardi sembra essere una stima non esagerata. Un esempio: “Gola profonda”, il film che rese famosa la Lovelace nel 1972, costò complessivamente 25.000 dollari e ne incassò nelle varie trasmissioni mondiali 100 milioni, che divennero 600 con l’uscita in home video. La logica del profitto, in una cultura materialista, edonista e consumista, purtroppo supera qualsiasi altra considerazione. Un esempio: la Bayer tenne nascosti gli effetti collaterali della pillola contraccettiva “Yasmin”. Non è difficile immaginare il perché: nel 2008 la vendita della pillola aveva prodotto un miliardo di euro. Le autorità tedesche parlarono di 7 donne morte e fra il 2004 e il 2008 negli USA ce ne furono 50. Pensiamo anche a quanti farmaci sono necessari al sesso libero, oltre gli anticoncezionali: il famoso Viagra (sildenafil), di cui sono sempre stati nascosti gli effetti collaterali come diarrea, vomito, cefalea e vampate, produce introiti per un 1 miliardo di sterline l’anno. - Ci dobbiamo anche chiedere perché circa 400 grandi compagnie e multinazionali americane hanno scritto alla Corte Suprema degli Stati Uniti affinché la stessa approvasse i matrimoni gay: dalla Apple a Bill e Melinda Gates, la Coca Cola, dalla Open Society di George Soros, alla MacArthur Foundation, dalla Fondazione Ford, alla Goldman Foundation, e poi
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George Soros. Con i Gates, i Rockefeller e altri grandi potenti della finanza internazionale hanno sempre sovvenzionato contraccezione, aborto ed ora attivismo LGBT: per ridurre la popolazione mondiale?
la Rockefeller Foundation, la Kodak, l’American Airlines, la Pepsi, Nike, Motorola… Perché i cospicui finanziamenti che le associazioni Lgbt ricevono da parte delle grandi multinazionali in questione? Perché la particolare attenzione che gli organismi sovranazionali pongono nei confronti della promozione dell’ideologia di gender (basti pensare alle famigerate linee guida che l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha introdotto negli standard per l’educazione sessuale in Europa)? Federico Iadicicco, coordinatore del Dipartimento Vita e Famiglia del partito Fratelli d’Italia, al convegno che si è tenuto il 30 settembre scorso all’Angelicum di Roma, organizzato anche da ProVita, ha spiegato nella sua relazione che “dalla disgregazione dei corpi intermedi nasce l’uomo solo, consumatore e suddito perfetto”. La decostruzione antropologica derivante dal gender, dall’omosessualismo, dal transgenderismo, dall’ipersessualizzazione della società e delle nuove generazioni, favorisce il potere economico di questi “grandi della Terra”. Ha detto Iadicicco: “L’involuzione del sistema economico mondiale ha prodotto la concentrazione del capitale nelle mani di pochissimi che prediligono la speculazione finanziaria e lo sfruttamento della manodopera a basso costo tramite le delocalizzazioni piuttosto che investire e intraprendere al fine di accrescere la ricchezza comune. Questi pochi hanno ormai una capacità finanziaria così grande da poter determinare e influenzare le scelte politiche. Il potere politico subisce l’influenza di questi potentati economico-finanziari ed ha ormai perso la sua autonomia decisionale. Questi poteri puntano ora alla disgregazione di tutti i corpi intermedi, distruggendo i legami comunitari e relazionali con il chiaro obiettivo di ampliare il loro potere rendendo l’uomo sempre più solo e incapace di relazioni. Distruggere la famiglia significa rendere l’uomo solo, consumatore e suddito perfetto, un uomo
che consuma compulsivamente al fine di colmare la sua solitudine e non è più in grado di intessere relazioni sociali e comunitarie che possano creare un’insidia alla gigantesca industria che ci governa. La prospettiva però più pericolosa, il vero salto di qualità per questi poteri finanziari avviene con la pratica dell’utero in affitto: quando l’uomo non saprà più chi sono sua madre e suo padre, quando avranno distrutto anche i legami genitoriali e con essi la nostra stessa identità, solo allora il loro disegno sarà compiuto”. “In tutte le Nazioni del cosiddetto Occidente sono promosse leggi contro la famiglia: una legge contro l’ “omofobia” per mettere il bavaglio a chi la pensa in altro modo, una legge sulla diffusione della teoria del gender nelle scuole per strumentalizzare i nostri bambini, un intervento per abbreviare e semplificare i tempi e modi del divorzio che diviene una banale pratica da studio legale e infine una legge che introduca il matrimonio e le adozioni omosessuali. Una vera e propria agenda dettata dagli organismi sovranazionali eterodiretti dalle oligarchie finanziarie”. Un ultimo esempio. Il business dei sexy toys e delle attrezzature più o meno “serie” fatte per assecondare le fantasie di chi non è soddisfatto dal piacere che trae “dell’attrezzatura” che gli fornisce la natura è roba vecchia. In genere, infatti, si dice che per i sexy shop non c’è mai la crisi economica.
La sessualizzazione precoce dei bambini conviene al mercato del porno e della contraccezione.
Edizione speciale: gender - Le radici del male Adesso, allora, il business si mette al passo con i tempi: nascono “attrezzi” (in silicone di ottima qualità, igienici, ecc.) adatti a bambini e adolescenti. Delle giuste dimensioni e proporzioni. Non bastano le “sexy box” con i genitali di peluche per i più piccini, che giravano per le scuole primarie della Svizzera qualche tempo fa. Oggi, on line, pronta consegna, a prezzi modici, si vendono peni posticci in lattice, materiale di ottima qualità, molto richiesti dai genitori per i loro bambin*. Ci sono vari modelli, di vario genere e funzionalità. Ci sono, per esempio, degli affari che le femmine possono mettere tra le gambe per fare pipì in piedi, e - ovviamente - la biancheria intima di contorno. Ripetiamo: non solo roba per adulti, ma anche roba per bambini e adolescenti (modelli esclusivi per bambin* dai 5 ai 12 anni, di diverso colore o peso, circoncisi o non circoncisi). Anzi il sito Tranzwear, per esempio, si premura a dire che genitori e terapeuti ne fanno grande richiesta per aiutare i bambini nella “transizione”. In home page, poi, c’è un avvertimento molto serio: “In nessun modo sono destinati a sessualizzare il vostro bambino, né vanno presentati come “sexy toys”, come invece dicono “i gruppi di odio” … Sosteniamo terapeuti e famiglie perché quegli attrezzi servono a far sentire i bambini sicuri nel loro corpo, a casa, a scuola, e al parco giochi”. Andando a leggere nel dettaglio, vincendo un certo disgusto comprensibile solo a causa della nostra transfobia e del nostro “odio”, apprendiamo
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La “liberazione” dei bambini dagli “stereotipi” ingenera confusione sessuale e disforia di genere: perciò foraggia il mercato della chirurgia per il cambiamento del sesso.
che alcuni di quei “cosi” sono particolarmente adatti a una penetrazione non profonda (c’è scritto così). Quindi, ci chiediamo, non servono come sexy toys? Ovviamente il sito richiede che siano i maggiorenni ad accedere e acquistare. Lo faranno, quindi i genitori premurosi per dotare i propri figliol* di tutto il necessario per vivere con soddisfazione la loro identità di genere. Magari sarà roba utile anche a qualche pedofilo? Chissà. I pedofili, comunque, ne sanno anche fare a meno di tutta questa attrezzatura.
Secondo The Telegraph, il quotidiano inglese, i “generi” sono 71: i simboli indicati in questa foto non sono sufficienti
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