Provita dicembre 2012

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Infosportpagine

N. 10 - Dicembre 2012

“nel nome di chi non può parlare”

Il popolo irlandese ama la Vita

Lo vuole fresco o congelato Continua inesorabile lo sterminio dei bambini concepiti in provetta

Da una gemma sboccia la vita Intervista a Mario Paolo Rocchi, co-fondatore del Progetto Gemma

Come trasformare le parole in azioni Intervista a Youth Defence, organizzazione prolife irlandese


- Sommario -

Notizie

Editoriale 3 Notizie dall’Italia

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RIVISTA MENSILE N. 10 - DICEMBRE 2012

Notizie dal mondo

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Primo Piano Intervista a Youth Defence

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Marzio Bianchi

Attualità Quando è la scienza a decidere sulla vita

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Angela Pellicciari

La tutela internazionale del concepito è spesso in balia delle lobby pro morte

7

Giacomo Rocchi

Se il diritto alla vita è “meno diritto” degli altri

8

Federico Iadicicco

Registri per il biotestamento: un fallimento totale 9 Gianpiero Greco

Anche a Parigi si marcia per la vita 10 Samuele Maniscalco

PedaliAMO per LA VITA

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Massimiliano Ferrara

La conversione di un ginecologo americano abortista 17 Virginia Lalli

Lettera di don Camillo ad una mamma che vuole abortire 18 Lorenzo Bertocchi

Economia e Vita 19

Shadan Bassiri

Da una gemma sboccia la vita

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Danilo Quinto

Obiettivo “Chaire”: gioisci! Marco Invernizzi

Progetto grafico Massimo Festini Tipografia Eticart srl, via Garibaldi 5, 73011 Alezio Distribuzione Rapida Vis, Via Cadlolo 90, 00136 Roma

16

Alessandro Fiore

La tutela della famiglia: difesa della vita, speranza per il futuro

Direttore Responsabile Francesca Lazzeri

per un aggiornamento quotidiano:

Marinella Niedda

La negazione della Legge Naturale, ovvero il regno dell’arbitrio

Redazione Francesca Romana Poleggi, Antonio Brandi, Mario Palmaro, Andrea Giovanazzi Via Ridolfino Venuti 34/A, 00162 Roma Tel. 06 45444909 Dal 1 Gennaio 2013, indirizzo della redazione: Largo della Caffarelletta 7, 00179 Roma. Tel/fax: 06-3233035

15

14

Renzo Puccetti

L’effetto abortivo dei contraccettivi di tipo ormonale

Editore MP cooperativa giornalistica Sede legale Via Marlengo 49/b, 39012 Merano (BZ) Autorizzazione Tribunale BZ N6/03 dell’11/04/2003

Hanno collaborato alla realizzazione di questo numero Shadan Bassiri, Lorenzo Bertocchi, Marzio Bianchi, Antonio Brandi, Massimiliano Ferrara, Alessandro Fiore, Gianpiero Greco, Federico Iadicicco, Marco Invernizzi, Virginia Lalli, Samuele Maniscalco, Marinella Niedda, Angela Pellicciari, Renzo Puccetti, Danilo Quinto, Giacomo Rocchi

Scienza e Morale Come lo vuole, fresco o congelato?

Testata Infosportpagine-ProVita

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www.prolifenews.it Prezzo: 3,50 euro Abbonamenti: Semplice 30,00 euro Sostenitore 60,00 euro Benefattore 100,00 euro Patrocinatore 250,00 euro

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L’editore è a disposizione degli aventi diritto con i quali non gli è stato possibile comunicare, nonché per eventuali, involontarie omissioni o inesattezze nella citazione delle fonti e/o delle foto.


Editoriale

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Editoriale

Il diritto alla Vita e le istituzioni internazionali

L’Irlanda ha una Costituzione che difende il diritto alla Vita dei bambini e delle donne. Il terzo comma dell’art. 40 recita: «Lo Stato riconosce il diritto alla vita del nascituro e, tenendo in debito conto l’eguale diritto alla vita della madre, garantisce nelle sue leggi di rispettare e, per quanto possibile, di difendere e rivendicare questo diritto»: il popolo irlandese è cattolico e ama la vita. Ciò, però, non piace alle Istituzioni internazionali, che sono seriamente preoccupate per la tutela dei diritti delle donne, ma ignorano totalmente il diritto alla vita dei bambini. Nel 2010, la Corte Europea dei diritti dell’uomo aveva condannato la legge sull’aborto irlandese perché troppo restrittiva; ad Ottobre di quest’anno nel resoconto dell’Universal Periodic Review del Consiglio per i diritti umani dell’Onu, alcuni paesi come per esempio la Danimarca, la Spagna e la Norvegia hanno ufficialmente fatto pressione sul governo democratico e sovrano di Dublino, perché modifichi le norme sull’aborto in senso più libertario. Con lo stesso scopo si sta strumentalizzando la tragica morte di Savita Halappanavar, a Galway, come se fosse stata direttamente causata dall’aborto negato “perché l’Irlanda è un paese cattolico”. Nella “Dichiarazione di Dublino” pubblicata dal “Committee for Excellence in Maternal Healthcare” (“Comitato per l’eccellenza nella sanità materna”), sottoscritto da medici specialisti di alto livello di tutto il mondo, si spiega che l’aborto non è medicalmente necessario per salvare la vita di una madre: esiste una differenza fondamentale tra l’uccisione del feto e i necessari trattamenti medici che vengono (e devono essere) effettuati per salvare la vita della donna, anche se talvolta comportano la perdita della vita del bambino non ancora nato. Il documento conferma inoltre che il divieto di aborto non influisce in alcun modo sulle disponibilità di cura delle donne in gravidanza. Ma gli attacchi contro l’Irlanda continuano da parte di enti privati e pubblici, nazionali e sovranazionali. Tutti costoro evidentemente ignorano i risultati di

una recente ricerca delle Nazioni Unite (Report on Maternal Mortality, UN, UNFPA, World Health Organisation 2010) da cui risulta che l’Irlanda antiabortista è ai primi posti nel mondo, precedendo anche i paesi che la criticano, in termini di sicurezza per le donne in gravidanza e durante il parto. Non a caso l’Irlanda è anche al primo posto per le nascite annue in Europa. Dublino, nel pieno esercizio della propria sovranità e nel rispetto della volontà popolare, ha sempre rimandato al mittente tali interferenze, come ha fatto l’Ungheria. Negli organismi sovranazionali, che dovrebbero esistere per garantire la pace e i diritti dei più deboli, la lobby pro morte è decisamente potente. Da ultimo il Comitato europeo per i diritti sociali del Consiglio d’Europa ha dichiarato ricevibile il ricorso presentato contro l’Italia dall’ong International Planned Parenthood Federation European Network (Ippf En), cui ha collaborato la Laiga (Libera associazione ginecologi per l’applicazione della l.194). La loro tesi è che l’alto numero di obiettori di coscienza tra i medici e i paramedici lede il “diritto all’aborto” delle donne. Molto singolare questo atteggiamento delle istituzioni internazionali che sembrano preoccuparsi molto per la “scelta” delle donne, ma non per il diritto alla vita dei bambini e che considerano giusta l’obiezione di coscienza solo quando è consona ai loro pregiudizi politici! I fautori della morte sono potenti, organizzati e ricchi (nel solo anno fiscale 2008/2009 Planned Parenthood ha ricevuto 363.2 milioni di dollari dal Governo USA) ed hanno dalla loro parte i poteri forti ed i grandi media. Per poterli combattere il fronte pro-life deve essere unito ed organizzato: si potrà così abbreviare l’attesa per la sicura vittoria. Antonio Brandi

P.S. Per sostenere la Dichiarazione di Dublino scrivere un’e- mail a info@symposiummaternalhealth.com. I medici possono sottoscrivere la Dichiarazione direttamente su http://www.dublindeclaration.com/


Notizie dall’Italia

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Notizie dall’Italia

4 La casa editrice Leo Libri ha pubblicato il primo della serie “Intervista ai maestri”. Volume 1, di Irene Bertoglio, una vera pro life, nel senso proprio di “amante della Vita”. Parte del ricavato è destinato all’associazione La Quercia Millenaria, che dal 2005 si occupa dell’assistenza alla gravidanza di ogni tipologia di malformazione fetale, anche di bambini ritenuti incompatibili con la vita. La collana riporta una serie di interviste a diversi autori, da Agnoli a Cammilleri, dal cardinale Saraiva Martins a Introvigne, che danno testimonianza di vita di cattolici impegnati, in una società “liquida” e relativista come quella attuale. Un’ottima idea per un regalo di Natale: per acquistarlo on line http://www.leolibri.it/content/intervista-ai-maestrivolume-i Grazie allo stanziamento della Regione Lombardia chiamato Nasko, nell’ultimo biennio sono state aiutate 3.386 mamme e sono stati sottratti all’aborto 1.630 bambini. Purtroppo i fondi ora sono stati tagliati e i CAV continuano con fatica il loro lavoro di volontariato, accumulando debiti ingentissimi.

http://www.mpv.org/ mpv/download/UnodiNoi/ homepage.html è il sito per firmare l’iniziativa Uno di Noi per estendere “la protezione giuridica della dignità, del diritto alla vita e dell’integrità di ogni essere umano fin dal concepimento in tutte le aree di competenza della Ue”. In particolare il Movimento per la Vita chiede alla Ue di porre fine al finanziamento di attività che presuppongono la distruzione di embrioni umani nei settori della ricerca, nei programmi di riduzione delle nascite e nella pratiche di sanità pubblica che presuppongono la violazione del diritto alla vita.

Il 2 novembre, diversi gruppi prolife in diverse parti d’Italia hanno ricordato i bambini abortiti: per esempio una messa è stata celebrata nella chiesa del cimitero monumentale di Forlì, organizzata dalla comunità Papa Giovanni XXIII, fondata da Don Oreste Benzi. L’associazione “No 194” ha organizzato gruppi di preghiera no stop per 24 ore, davanti all’ospedale Mangiagalli di Milano, al San Giovanni Bianco di Bergamo, a Torino e in tante altre città italiane. Un particolare successo ha avuto la manifestazione tenutasi in provincia di Roma, a cui hanno partecipato più di 100 volontari di Cerveteri e Civitavecchia.

Riformare i consultori familiari è l’oggetto di una proposta di legge presentata dall’Udc alla Camera, e il cambiamento dell’art. 1 del codice civile, per estendere i diritti personali dal momento della nascita a quello del concepimento, è l’oggetto di una proposta di legge del Pdl, al Senato.

I 500 volontari dei Centri di Aiuto alla Vita riuniti a Bellaria per il loro XXXII Convegno, hanno deciso di assegnare per il 2012 il Premio Madre Teresa a tutte le mamme d’Europa. Il premio, che negli anni scorsi è stato conferito, tra gli altri, a Jerome Lejeune, a mons. Elio Sgreccia, e a Chiara Lubich, è stato idealmente consegnato il 20 novembre, anniversario della Dichiarazione dei diritti del fanciullo, primo riconoscimento nel diritto internazionale che l’embrione è titolare di diritti come qualunque essere umano senza distinzione alcuna. Il 10 dicembre in Campidoglio, a Roma, è stato consegnato in particolare a Chiara Corbella, Sabrina Paluzzi (presidente della Quercia Millenaria) e a mamma Irene di Nomadelfia.

A metà novembre l’associazione Il Dono ha organizzato un week end per le donne che soffrono il trauma post aborto: un ritiro spirituale, un’occasione in più per elaborare il lutto e ricordare in modo sereno i bimbi non nati. Libertà e Persona e il MEDV hanno promosso il “Convegno per la vita” tenutosi con successo il 17 novembre a Verona, presso la scuola superiore Alle Stimmate. L’evento a cui hanno partecipato diverse centinaia di persone prelude alla terza “Marcia per la vita” che si svolgerà il 12 maggio 2013.

I dati Istat sulla diminuzione degli aborti non tengono conto di almeno 70.000 aborti clandestini (affatto scongiurati dalla legge 194) e dei numeri imprecisati e imprecisabili di aborti chimici. Una misura efficace per arrivare ad una diminuzione del numero degli aborti in Italia non è la ‘Legge 194’, ma “l’azione assistenziale, educativa e culturale al servizio della vita e della maternità svolta in vario modo nella società civile”. È quanto si sottolinea nel VII Rapporto al Parlamento, presentato a Montecitorio dal Movimento per la Vita italiano.


Notizie dal mondo

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L’ Osservatorio dell’Intolleranza e Discriminazione contro i Cristiani (OIDAC) ha presentato una denuncia alla conferenza internazionale dell’OSCE (Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa) sul tema della libertà di riunione e di associazione, per i divieti e restrizioni imposti ai cristiani che intendono manifestare pubblicamente e pacificamente la loro contrarietà all’aborto. In particolare, è molto preoccupante che diversi Paesi creino o stiano pensando di creare il cosiddetto “banning mile”, un miglio quadrato intorno alle cliniche o ospedali dove si praticano aborti, nel quale è vietata qualunque manifestazione, protesta o distribuzione di volantini critici, anche pacifica.

Celebrare i diritti dei bambini mai nati e l’eroismo di quelle madri che hanno scelto di non abortire. Questo il messaggio lanciato oggi al Parlamento Ue durante la presentazione del nuovo libro di Carlo Casini (Ppe), ‘’Noi non li dimentichiamo - un viaggio tra i bambini mai nati per celebrare la Convenzione sui diritti dell’infanzia del 20 novembre 1989’’.

In Bolivia la popolazione di Santa Cruz ha partecipato in massa alla “Marcia per la Vita” organizzata da oltre 300 istituzioni come per esempio il Consiglio Regionale della Gioventù, la Chiesa Cattolica e il Comitato Civico Femminile, e le Chiese Evangeliche. L’iniziativa ha voluto manifestare pubblicamente il totale disaccordo verso progetti di legge che propongono di legalizzare l’aborto nel paese: “Vogliamo dire ai politici che noi, persone che hanno dato il voto per loro, siamo un popolo che vuole la vita e non vogliamo progetti di morte. Noi crediamo che la vita è un dono di Dio e che deve essere rispettata. È ora d’accompagnare le nostre preghiere con atti: la marcia è un messaggio chiaro alla classe politica”, ha detto il portavoce della Chiesa Cattolica.

In Israele, si è conclusa in tragedia la vicenda del giovane Ras Atias: la sua ragazza era rimasta incinta, i genitori di entrambi volevano costringerla all’aborto e i due ragazzi - che non volevano uccidere il bambino - hanno tentato il suicidio. La polizia ha cercato di impedirglielo e nel conflitto a fuoco che ne è scaturito Ras è rimasto ucciso.

Non ci sono prove che la morte della signora Savita Halappanavar, in Irlanda, sia stata causata dal fatto che i medici non le hanno praticato l’aborto. Una storia analoga era avvenuta qualche mese fa nella Repubblica Dominicana, dove una giovane morì di leucemia. In tutti e due i casi, i media pro morte hanno distorto le notizie per gettare discredito sugli ordinamenti giuridici prolife, come quello dell’EIRE. Il Life Institute, per bocca della portavoce Niamh Uì Bhriain, ha la prova che le organizzazioni abortiste erano state avvertite del fatto GIORNI IN ANTICIPO, prima che la notizia fosse data ai media, e quindi si sono preparati in segreto a sfruttare cinicamente il fatto come avvoltoi. Questo spiegherebbe la celerità delle proteste “spontanee” dei prochoice che si sono tenute in Irlanda e nel Regno Unito.

José Daniel Falla Robles, vescovo ausiliare di Cali, in Colombia, ha risposto alle richieste sollevate dai gruppi pro choice di depenalizzare l’aborto: «Non è un diritto fondamentale, non esiste alcun trattato internazionale che lo riconosca come tale e non si può obbligare uno Stato a inserire nella Costituzione una tale disposizione». Ha poi spiegato come una legislazione adeguata a tutela e a sostegno della maternità e dell’infanzia sia il modo più efficace per evitare l’aborto. Dalla Svizzera. Il vescovo di Coira, Vitus Huonder intende querelare l’organo legislativo della Chiesa cattolica grigionese, per il sostegno finanziario di 15’000 franchi concesso all’associazione Adebar, che dà consigli sull’aborto. Un tale contributo serve a uno scopo contrario ai principi della morale cattolica.

«Obama ha votato per negare i diritti di base, protetti dalla Costituzione, ai bambini sopravvissuti all’aborto», ha scritto Josh Hicks sul Washington Post. «Così da bloccare qualsiasi legge che potesse minacciare le premesse per la legalità dell’aborto…era più concentrato sulla difesa dell’aborto che sulla difesa della vita di un possibile sopravvissuto».

La Conferenza episcopale dello Sri Lanka contesta la proposta del governo di legalizzare l’interruzione di gravidanza. Nella giornata dell’11 novembre, ci sono stati incontri di preghiera e campagne di sensibilizzazione. Il ricavato delle collette in ogni parrocchia è andato alle donne incinte sole o povere.

La gravidanza non è (più) controindicata dopo un tumore al seno: ecco l’ottima notizia emersa dalla conferenza europea sul “Cancro al seno nelle donne giovani”, tenutasi a Dublino dall’8 al 12 novembre, sotto l’egida della European School of Oncology. Nel Canton Ticino, l’iniziativa dei gruppi prolife “Il finanziamento dell’aborto è un affare privato” mira a far cancellare gli aborti volontari dalla lista delle prestazioni rimborsate dall’assicurazione malattia di base.

Notizie dal mondo

Quasi 3000 bambini salvati dalla morte. Questo, il risultato di due iniziative diverse, ai due antipodi del mondo: a Volgograd (l’ex Stalingrado) l’opera del prete ortodosso russo, padre Alexis Tarasov, ha fatto diminuire del 25% gli aborti nel suo distretto; da una costa all’altra degli Stati Uniti l’azione dei gruppi pro-life statunitensi impegnati nelle “40 ore di preghiera per la vita” ha toccato il cuore di moltissime madri che stavano per abortire: LifeSiteNews.com ha riportato alcune di queste bellissime storie a lieto fine.


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Attualità

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Quando è la scienza a decidere sulla vita Il ministro Fornero ha dichiarato che troppi in Italia danno un’educazione inadeguata ai propri figli e che sin dalla primissima infanzia bisogna combattere le discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e su “l’identità di genere”. Quando l’uomo mette se stesso al posto di Dio, il risultato è sempre lo stesso: il trionfo della morte

I

l nostro è il tempo della fede nella scienza. Come se la scienza avesse un’esistenza autonoma, indipendente dal soggetto che la formula. Ad avere fede nella scienza, nella scienza elaborata da loro stessi, sono gli gnostici. E oggi il mondo è degli gnostici. Al tempo dei catari succedeva lo stesso. I puri, i bianchi, come si definivano, disprezzavano la materia e giudicavano il matrimonio la peggiore sciagura che potesse capitare: invece di interrompere la vita, la continuava. Meglio la morte della vita: la morte procurata, il suicidio assistito, il cosiddetto consolamentum. La materia è male. La vita è male. Prima si interrompe meglio è. Anche oggi, come ieri al tempo dei catari, la vita è tollerata solo a particolari condizioni: che riguardi persone intelligenti, ricche, giovani e belle. Altrimenti bisogna con urgenza provvedere ad interromperla (o costruirne una acconcia in laboratorio): i bambini non desiderati devono essere eliminati così come quelli malati o imperfetti o che rischiano di ammalarsi a breve. I vecchi allo stesso modo: impongono la loro bruttura, la loro

miseria, il loro peso a tutta la società che se ne deve liberare. Per il bene di tutti. A cominciare da quello degli stessi vecchi che saranno alleggeriti dalle sofferenze della malattia e dal peso insostenibile dell’essere. La stessa tesi che la sessualità non sia un dato biologico ma culturale - su cui quindi si può intervenire a piacere - non è, come si vuol far credere, un dato scientifico. La scienza che fa esplodere la morale e il matrimonio e che impone il trionfo del modo di pensare di un ristrettissimo numero di persone, non è scienza. È desiderio sconfinato di dominio. Dominio su tutto e su tutti. Proprio questa è l’anima profonda della gnosi: mettere se stessa al posto di Dio. E il risultato è sempre lo stesso: il trionfo della morte. Come è successo con il terrore all’epoca della rivoluzione francese, all’epoca del comunismo e del nazismo. Anche allora c’era la volontà di fare nuove tutte le cose. A immagine della propria intelligenza pensata come superiore, spirituale, pura. Anche allora la morale giusta, compassionevole, laica, andava rigidamente insegnata in tutte le scuole di ogni ordine e grado. La scuola di stato nasce come progetto totalitario. Nasce per imporre a tutti la visione del mondo liberato dalle imperfezioni. Anche da questo punto di vista ci risiamo. Ha cominciato

lo gnostico Zapatero (che ha imposto l’Educazione alla Cittadinanza), il francese Hollande sta seguendo. Da noi il ministro Fornero, mesi fa, ha candidamente ammesso che troppi in Italia danno un’educazione inadeguata ai propri figli. Bisogna quindi adottare “strumenti normativi ed educativi” che “sin dalla primissima infanzia” combattano le discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e su quella che la scienza definisce “identità di genere”. All’epoca dei catari la società ha reagito. Oggi sembra che siamo tutti addormentati. Sembra che il quadro d’insieme, che pure è chiarissimo, ci sfugga completamente. Angela Pellicciari

Lo Stato totalitario impone a tutti la sua visione del mondo liberato dalle imperfezioni. Principalmente attraverso il controllo dell’educazione, la scuola di Stato


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La tutela internazionale del concepito è spesso in balia delle lobby pro morte

er la difesa dei concepiti non basta certamente invocare le norme costituzionali di ciascun Paese; la guerra nei confronti dei bambini non ancora nati è combattuta a livello mondiale. Il punto di partenza per opporsi alle legislazioni abortiste è sempre lo stesso: quell’embrione, quel feto, è un uomo, è vivo, ha diritto a nascere e a non essere ucciso; non possiamo, non vogliamo uccidere gli innocenti! Anche a livello internazionale,

La guerra contro la vita dei bambini non ancora nati è combattuta a livello mondiale

occorre quindi uno sguardo che rifiuti di nascondere la realtà e guardi quel bambino o quell’embrione come effettivamente è, senza accettare finzioni o silenzi. Il dilagare delle legislazioni abortiste ha fatto sì che, ormai, è difficile addirittura parlare della vittima di quelle uccisioni: il bambino o l’embrione ucciso non esistono, non devono esistere! Due esempi recenti. La sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea del 18/11/2011 sulla brevettabilità delle invenzioni che riguardano l’embrione umano adotta questa visuale. Una direttiva del Parlamento Europeo sulla protezione giuridica delle invenzioni

biotecnologiche escludeva l’utilizzazione di embrioni umani a fini industriali e commerciali. Soggetti interessati obbiettavano che quella direttiva non dava alcuna definizione di “embrione”, suggerendo che, nella prima fase dell’esistenza, quella “cosa” poteva non definirsi tale, così da ritenerla utilizzabile e sacrificabile per importanti ricerche scientifiche. La Corte non si sottrae al problema scottante: afferma – ovviamente, si direbbe! – che la definizione di embrione non può che essere unica per tutti gli Stati e, richiamando “il rispetto dovuto alla dignità umana”, statuisce: “costituisce un embrione umano qualunque ovulo umano fin dalla fecondazione”; così vieta l’utilizzazione di embrioni umani, non solo a fini industriali e commerciali, ma anche a fini di ricerca scientifica ed impedisce il brevetto di un’invenzione che richieda la previa distruzione di embrioni umani o la loro utilizzazione come base di partenza. Un successo, quindi; cui può contrapporsi la decisione della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo del 28/8/2012 sulla liceità della diagnosi genetica preimpianto sugli embrioni prodotti artificialmente, quella tecnica che permette di taglia-

La Corte Europea dei Diritti dell’Uomo di Strasburgo ha affermato che “il concetto di bambino non è assimilabile a quello di embrione” re “un pezzo” degli embrioni, per selezionarli, buttando via (o congelando) quelli “difettosi”. Di fronte alla coppia di adulti che rivendicava il diritto ad avere un figlio, e ad averlo non malato, riferendo che la donna era già ricorsa all’aborto di un figlio affetto da patologia, la Corte non si chiede se sia giusto permettere che un bambino sia ucciso prima di nascere perché malato, ma si limita ad osservare che, se l’aborto è permesso, non è coerente vietare l’uccisione degli embrioni malati in una fase precedente. Un passaggio della sentenza, lasciato cadere quasi per caso, colpisce: quella Corte, chiamata ad essere custode dei diritti umani fondamentali invocati nella decisione della Corte di Giustizia del 2011, afferma che “il concetto di bambino non è assimilabile a quello di embrione”. Ma chiudendo gli occhi di fronte alla realtà, gli interessi gretti e immediati degli adulti più egoisti e cinici prevarranno sempre sui diritti naturali di bambini innocenti che qualcuno non vuole nemmeno più considerare “umani”. Giacomo Rocchi


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Se il diritto alla vita è “meno diritto” degli altri L’incoerenza è della legge 40, o degli zelanti giudici eugenisti?

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d agosto la Corte Europea dei diritti dell’Uomo ha giudicato la Legge 40 sulla procreazione assistita, “incoerente” con la legislazione italiana in tema di aborto, considerando illecito il divieto che impediva a due coniugi italiani, portatori sani di fibrosi cistica ma non sterili, di accedere alla procreazione assistita e alla diagnosi pre-impianto, al fine di eliminare eventuali embrioni malati. Sentenza emessa nel nome dei diritti umani, ma non di quelli dell’embrione per giunta malato, che è solo l’ultimo esempio di una strategia che, scavalcando il diritto e la sovranità popolare, cerca una via giudiziaria per la creazione di “nuovi diritti”, attraverso gli stessi magistrati che nel 2009 emanarono la sentenza che proibì il crocifisso dalle aule scolastiche. Una sentenza superficiale, ideologica e inconsistente proprio nel giudizio di incoerenza tra la legge 40 e la 194. Infatti la stessa 194 formalmente non consentirebbe l’aborto a fini eugenetici, ma solo se la malattia del feto determina “un grave pericolo per la salute fisica o psichica della donna”. Una sentenza schizofrenica che accusa l’Italia di aver violato

La Corte di Giustizia Europea ha affermato che sin dalla fase della sua fecondazione qualsiasi ovulo umano deve essere considerato un embrione umano

l’art.7 della Convenzione dei Diritti dell’Uomo, relativo al “Rispetto della vita privata e della vita familiare”, ma trascura la stessa Convenzione che all’art.2 difende il “diritto alla vita” e all’art.3 stabilisce il “divieto delle pratiche eugenetiche, in particolare di quelle aventi come scopo la selezione delle persone”. È inoltre in contraddizione con altre sentenze recenti della stessa Corte che lascia a ciascuno Stato, vista la delicatezza della materia e l’eterogeneità delle normative, un ampio margine decisionale, e ignora la Corte di Giustizia Europea, la quale pochi mesi fa ha affermato che “sin dalla fase della sua fecondazione qualsiasi ovulo umano deve essere considerato come un embrione umano, dal momento che la fecondazione è tale da dare avvio al processo di sviluppo di un essere umano”. A questo punto viene il dubbio legittimo che gli zelanti giudici della Corte Europea siano intervenuti per creare – non per tutelare - un “diritto all’eugenetica” che parafrasando Orwell risulta in questo caso “più diritto” degli altri.

E per di più è stato accolto un ricorso giuridicamente inammissibile, non essendo stati esperiti precedentemente i tre gradi della giustizia italiana ed è stato ignorato il consenso democratico dato a una legge approvata dal parlamento italiano e confermata da un referendum popolare e dalla Corte Costituzionale. Giudici ideologizzati tentano di trasformare il desiderio di un figlio sano nel diritto “disumano” a non accoglierne uno malato, e usano la legge non come tutela per i soggetti più deboli, ma come confine arbitrario e “mobile” che separa le persone dalle “non persone”, colpevoli di non potersi difendere: i disabili, gli embrioni, i malati. Ora tocca al Governo italiano contestare questa sentenza criminale, ed è compito di tutti coloro che hanno a cuore la dignità dell’Uomo, quello di “gridare prima del danno”, come affermava G.K.Chesterton, perché “gridare dopo che il danno è avvenuto non serve a nulla, specie se il danno è una ferita mortale”. Federico Iadicicco


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Registri per il biotestamento: un fallimento totale

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Li hanno spacciati come un’esigenza sociale fortemente sentita. I dati acquisiti attestano che non è vero.

ontinua a far discutere l’istituzione, da parte di alcuni Comuni italiani, dei registri delle dichiarazioni anticipate di volontà sui trattamenti sanitari, cioè – come si legge sul sito dell’Associazione Luca Coscioni del «‘testamento biologico’ che da anni è richiesto da molte parti e che fa polemica dai giorni della vicenda-choc di Eluana Englaro». Sul fatto che vi siano forti pressioni in proposito infatti non ci piove ma - sorvolando sul dato giuridico, del quale diremo fra poco - questo tipo di registri è davvero «richiesto da molte parti»? Esiste, cioè, un’esigenza sociale che dette iniziative mirano a soddisfare? Dai dati emersi sembrerebbe proprio di no. Prendiamo il Comune di Genova: dal 2009 al 2011 sono stati raccolti circa 170 biotestamenti, che per una città di oltre 600.000 abitanti corrispondono a meno dello 0,3% dei cittadini. Passando a realtà meno popolose, per esempio Alba, provincia di Cuneo, la musica non cambia: meno di dieci dichiarazioni per un Comune di circa 31.500 abitanti. Se poi si guardano i piccoli paesi i numeri risultano ancora più sbalorditivi:

a Mezzolombardo, 7.000 abitanti in provincia di Trento, ad un anno dall’istituzione del registro comunale per il biotestamento sono state raccolte «solo due adesioni» (Trentino, 11/9/2012), numero che corrisponde allo 0,02% dei cittadini. Incredibile: ma i radicali non ci spiegano che il testamento biologico è un diritto rivendicato «da molte parti»? La tendenza sembra francamente quella opposta. Tanto che perfino a Lecco, città di Beppino Englaro, nel 2011 il Consiglio comunale ha respinto l’istituzione di un registro per il biotestamento. Analogamente il Comune

I cittadini che ne hanno fruito finora sono una percentuale vicina allo 0% di Vicenza, guidato da una maggioranza targata Pd, tempo prima aveva rifiutato di istituire un registro dei testamenti biologici spiegando «che non è facoltà degli enti locali esprimersi in merito» (Corriere del Veneto, 14/6/2010); lo stesso per il Comune di Milano –insospettabile di simpatie conservatrici – che pochi mesi fa ha respinto la richiesta per un registro di testamenti biologici (sottoscritta da ben 5.000 cittadini) spiegando che la materia «non rientra nelle attribuzioni del Comune» (Corriere della Sera, Ed. Milano 20/6/2012).

Da un punto di vista giuridico, i Comuni non hanno alcuna competenza in materia Con queste considerazioni passiamo quindi ad una seconda ragione che ci dice come i registri comunali per il testamento biologico, oltre che poco seguito, abbiano pure poco senso. Giuridicamente parlare di biotestamento implica de facto il chiamare in causa temi quali la libertà individuale e la tutela della salute, che investono competenze ben più ampie di quelle dei Comuni. Trattasi infatti di diritti civili e come tali di esclusiva competenza dello Stato, come ci ricorda l’art. 117 della Costituzione; la tutela della salute è materia che può essere disciplinata sia dallo Stato sia dalle Regioni, ma non dai Comuni, come ribadito anche nel Decreto Legislativo n. 267/2000, che elenca le funzioni comunali, tra le quali sono ricompresi sì «servizi sanitari, di igiene e profilassi pubblica», ma solamente quelli «attribuiti dalla legislazione statale e regionale». Alla luce di queste considerazioni non ci sono dubbi: i registri per il biotestamento, propagandati per soddisfare un’ “esigenza sociale” inesistente, anche se approvati non hanno alcun valore giuridico. Ragion per cui sarebbe auspicabile - tanto più in tempi di spending review - che le Amministrazioni comunali si impegnassero su fronti ben più seri ed urgenti. Gianpiero Greco


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Anche a Parigi si marcia per la vita Una manifestazione pacifica di preghiera perché non si realizzi il programma contrario alla vita, alla famiglia e al diritto naturale del governo francese. Con le proprie preghiere, i presenti hanno manifestato pubblicamente la loro resistenza al progetto del governo socialista che viola la legge naturale e i diritti di Dio.

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a sera del 20 ottobre si è tenuta a Parigi la XXII “Marcia di preghiera per la vita e per la famiglia” in una Francia guidata da un governo socialista, che dal giorno del suo insediamento non ha perso occasione per attaccare la sacralità della vita e svuotare il concetto stesso della parola “famiglia”. La manifestazione ha visto un aumento significativo del numero dei partecipanti rispetto all’anno passato e quest’anno è stata organizzata congiuntamente dall’ Associazione degli Infermieri e Medici Cattolici (ACIM), dalla SOS Tout-Petits, da Renaissance Catholique, da Laissez-les-Vivre, da SOS Futures Mères e dalla Association Notre-Dame de Chrétienté.

Dal dibattito sull’approvazione dell’eutanasia “per persone maggiorenni e in fase avanzata o terminale di una malattia incurabile, che provochi una sofferenza fisica o psichica insopportabile” e che “non possa essere alleviata” - così recita uno dei punti del programma elettorale del presidente Hollande - alla recente volontà espressa dal governo di voler presentare entro la fine di ottobre un progetto di legge per la legalizzazione delle nozze tra persone dello stesso sesso con tanto di adozioni, la misura si è fatta colma. Per tutte queste ragioni centinaia di persone hanno ritenuto più che legittimo protestare pacificamente. La Marcia ha avuto inizio di fronte alla chiesa di Nostra Signora delle Vittorie. Ad aprire il corteo il clero, seguito dai membri e simpatizzanti delle associazioni partecipanti. Padre DamienMarie, all’inizio della Marcia, ha ricordato l’azione soprannaturale della preghiera e della riparazione. Subito dopo i manifestanti hanno percorso un tragitto della durata di quasi due ore, dalla Basilica del Sacro Cuore di Gesù a Montmartre. Pregando lungo il percorso il

santo rosario e cantando inni religiosi, i presenti, con la propria presenza e le proprie preghiere, hanno voluto manifestare pubblicamente la loro resistenza al progetto del governo socialista che viola la legge naturale e i diritti di Dio.

Chi viola la legge naturale è alleato col demonio: contro di lui serve soprattutto la preghiera A tal proposito, chi da mesi si batte contro queste iniziative anti-vita e anti-famiglia, non ha potuto non cogliere con rinnovata inquietudine le parole del nuovo segretario del Partito Socialista, Harlem Desir: “In materia di diritti e di libertà, si tratta di fare in modo che ad esempio domani, nella legge sul diritto al matrimonio e l’adozione per le coppie dello stesso sesso, ci sia anche il diritto alla procreazione medica assistita” Jean-Pierre Maugendre, presidente di “Rinascita Cattolica”, ha ricordato, in conclusione, la necessità della preghiera nella battaglia da condurre contro coloro che attaccano la vita e la famiglia. In effetti, quanti si oppongono alla legge naturale, altro nome della legge di Dio, sono complici più o meno consapevoli di colui che è il padre della menzogna e dell’ omicidio dall’inizio della creazione. Contro di lui i mezzi meramente naturali saranno sempre insufficienti. Samuele Maniscalco


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PedaliAMO per LA VITA

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enso e ripenso: è necessario scuotere le coscienze e agire… Poi un giorno di Maggio (sempre puntuale Mamma Bella, l’Immacolata!) l’idea: nasce “PedaliAMO per LA VITA”. Perché in bicicletta? Era necessario coinvolgere i “Sì alla Vita” locali ed evitar loro costi, spostamenti, ferie, complesse organizzazioni familiari, ma al tempo stesso offrire ampia visibilità all’evento, con modalità semplici, alla portata di tutti, grandi e bambini, gratuite e portatrici anche di relax e allegria. E poi sulla bici c’è il campanello con l’importante compito di cercare di risvegliare le coscienze e destarci dal sonno del relativismo e della cultura di morte che ci sta asfissiando. Noi crediamo ai Valori Non Negoziabili, noi siamo quei “fanatici” che credono che il valore Vita sia il dono per eccellenza e che quindi l’omicidio, pur se legalizzato con la legge 194, resta sempre omicidio. Noi siamo, noi “pedaliamo” ogni giorno per avvicinarci alla Verità, per cercarla e cercare di farla conoscere agli altri. Noi vogliamo il bene comune ma, come dice Benedetto XVI, “rettamente inteso”

“Sulla bici c’è il campanello con l’importante compito di cercare di risvegliare le coscienze e destarci dal sonno del relativismo e della cultura di morte che ci sta asfissiando”

Da Padova è partita l’iniziativa di una manifestazione pro-life in bicicletta. Ecco la testimonianza di uno degli organizzatori. cioè alla luce della Verità! La bici, le vie, i palloncini, le bandiere, i bambini, la partenza, l’arrivo, una preghiera, lo squillo dei campanelli, gli sguardi dei passanti, l’entusiasmo, lo stare insieme: tutto era pronto… nella mente. Bisogna fare in fretta, prima che finisca l’estate, prima che l’inverno avanzi. C’è da preparare documenti, comunicati, conferenza, percorso, mail, associazioni, cronometraggio, musica, animazione, lettere, banchetti, volantini, grafica, telefonate … quante cose e in soli 3 mesi e mezzo, agosto compreso. Mamma Bella, tu sai: aiutaci! Tanto vale coinvolgere più città: aderiscono Fiumicino, Rimini, Copparo (FE) e anche Torino con un’importante conferenza. Si uniscono a noi l’Associazione Salviamo i Cristiani, No194, Ora et Labora in difesa della vita e Militia Christi. E così “PedaliAMO per LA VITA” si è svolta regolarmente Domenica 30 Settembre. Un altro seme a favore della Vita è stato gettato con amore! Chiunque volesse organizzare la pedalata nella propria città ci scriva a pedaliamoperlavitapadova@hotmail.it.

“Vogliamo il bene comune ma, come dice Benedetto XVI, “rettamente inteso” cioè alla luce della Verità” A mio avviso questa neonata manifestazione, e tutte le altre dello stesso genere, non devono essere fini a se stesse o avere il solo scopo di far parlare, riflettere, né devono restare soltanto momenti - pur importanti - di aggregazione, ma devono necessariamente trasformarsi in azione di netto contrasto alla cultura della morte e alle leggi che essa impone (su aborto, eutanasia & co.). Senza questo scopo ultimo il tutto, anche se molto partecipato, sarebbe poca cosa e si rischierebbe di trasformarlo nei “girotondi” delle cronache passate. Con il pensiero rivolto alle vittime della cultura della morte, i 5 milioni di bambini non nati dal ‘78 a oggi e la dolce Eluana, ringrazio di cuore tutti coloro che hanno reso possibile questa prima edizione. Massimiliano Ferrara


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Intervista a Youth Defence Rivolgiamo alcune domande a Ide Nic Mhathuna, militante storica e portavoce di Youth Defence, organizzazione irlandese che rappresenta un modello attivistico per tutti gli antiabortisti a livello internazionale. 1) Quando avete iniziato e perché? Potete farci una storia di Youth Defence? Youth Defence nasce nel 1992 in seguito al cosiddetto Caso X. La Corte Suprema Irlandese aveva stabilito che l’aborto poteva essere permesso in Irlanda se la vita della madre era in pericolo, ma includendo in questo pericolo anche la minaccia di suicidio. Quell’anno si tenne un referendum per includere la decisione nella Costituzione. Sette giovani si riunirono e decisero di iniziare una organizzazione prolife nuova che si concentrasse sull’azione diretta e sul coinvolgimento del pubblico. Quell’anno organizzarono alcune delle maggiori iniziative prolife mai viste in Irlanda e contribuirono ad assicurare la vittoria dei prolife al referendum. Dal 1992 Youth Defence ha mantenuto alla ribalta la tematica prolife in Irlanda, ha svolto un ruolo chiave nel bloccare diverse misure anti-vita adottate dal governo e si è costantemente impegnata nella educazione e nella mobilitazione del pubblico. Youth Defence è andata crescendo ed è ora più attiva che mai. 2) Quali sono la forza, l’organizzazione e l’attività di Youth Defence oggi? La grande forza di Youth Defence sono le persone. Abbiamo la benedizione di avere dei volontari duri, devoti e di talento

che non hanno mai paura di battersi per ciò che è giusto anche di fronte a avversità, persecuzioni, menzogne e a tutte le solite difficoltà che si incontrano quando ci si oppone a grandi ingiustizie. Siamo sempre rimasti concentrati, non siamo mai scesi a compromessi e questo ci è servito. I nostri provengono da retroterra, posti, esperienze diversi e questo aiuta a produrre campagne creative e intuitive, che funzionano. Siamo un’or-

ganizzazione di popolo, che si affida fortemente ai volontari locali in tutto il paese. Il Comitato Centrale è al quartier generale di Dublino ma abbiamo capi locali in tutto il paese che organizzano e galvanizzano le loro zone. Le nostre attività includono le campagne nazionali di propaganda, riunioni e creazione di gruppi di pressione, conferenze e campi giovanili, fino all’attività di strada faccia a faccia coi singoli. Lavoriamo anche nelle scuole dove abbiamo sviluppato un programma informativo sullo sviluppo del feto. Gestiamo diversi siti internet e

prendiamo parte a discussioni e dibattiti sui media. 3) Siete contenti dell’attuale legge sull’aborto in Irlanda? Pensate che possa cambiare in futuro? Il problema è che l’attuale legge irlandese sull’aborto non è chiara. Anche se la nostra Costituzione protegge sia la madre che il bambino, la Corte Suprema nel 1992, ha dichiarato legale l’aborto quando la vita della madre era a rischio, includendo in questo rischio anche la minaccia di suicidio, come si è detto. In 20 anni, diversi politici e esponenti abortisti hanno tentato di imporre l’aborto al popolo irlandese legiferando sulla base di quella decisione e questo, come si è visto in Inghilterra, porterebbe all’aborto libero. Recentemente, la Corte Europea dei Diritti Umani (ECHR) in un caso discutibile e senza evidenza medica di sorta, ha sentenziato che la legge ir-

Youth Defence, ha svolto un ruolo chiave nel bloccare diverse misure anti-vita adottate dal governo e si è costantemente impegnata nella educazione e nella mobilitazione del pubblico.


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landese deve essere resa più liberale. Al momento non si fanno aborti in Irlanda grazie alle linee guida del nostro Ordine dei Medici e alla costante militanza del movimento prolife. Dopo la decisione della ECHR il governo ha creato un “gruppo di esperti” che dovrà dire quando e se può essere legale per una donna abortire in Irlanda. Purtroppo abbiamo un forte partito abortista nella coalizione di governo e abbiamo fortissime pressioni da parte di poteri internazionali ben finanziati come Planned Parenthood, per cui questo è un momento critico per i bambini non nati in Irlanda. Se solo avessero la possibilità, questi poteri legalizzerebbero l’aborto in Irlanda alla prima occasione. La sola cosa che li può fermare è un movimento prolife ancor più vigilante, attivo, devoto e rigido che mai.

Si rivolge attivamente alla gente, con azioni dirette. Il suo successo è dovuto all’impostazione coerente senza compromessi.

4) Quale è stato il vostro segreto? Trasformare le parole in azioni? In parte abbiamo già spiegato con la risposta alla seconda domanda ma per approfondire la questione… si… il fatto di essere attivamente prolife, e di rivolgerci al popolo, apertamente e su una base di continuità è stata una parte importante del nostro successo. Noi non crediamo nel “predicare a quelli del coro” e abbiamo sempre incoraggiato l’azione diretta e l’impegno pubblico. Gran parte del successo è dovuto all’impostazione coerente senza compromessi;

la consapevolezza che verità, scienza e medicina sono dalla tua parte ti aiuta! Non puoi perdere in un dibattito quando sai che hai ragione e hai il coraggio delle tue convinzioni. Sappiamo quanto sia importante formare le persone con la conoscenza, l’informazione e la mentalità giusta e positiva. 5) Avete anche una sezione internazionale, la International Youth Defence. Potete dirci delle sue attività? L’ultima nata di Youth Defence è la sezione di Bruxelles dove sono conosciuti come “Generation Pour la Vie”. Si concentrano su attività pubbliche e dirette e organizzano attività di informazione di strada su basi regolari. Noi lavoriamo con molti altri movimenti prolife nel mondo scambiandoci idee e suggerimenti, per esempio la nostra campagna “You, Me Everybody” (tu, io, tutti) si è svolta in ben tre continenti. Marzio Bianchi


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“Come lo vuole, fresco o congelato?” È passata la notizia che “i bimbi nati da embrioni congelati nascono più sani”. La verità è che sì, sono più vitali di quelli che erano embrioni creati in vitro e impiantati “a fresco”, ma resta comunque elevatissima la percentuale dei “figli della provetta” – freschi o scongelati che siano – che non vedranno mai la luce.

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ome lo vuole, fresco o congelato?”. Pensate di essere al mercato del pesce? No, questa domanda in un futuro prossimo potrebbe essere rivolta alla coppia che si rivolge al mercato della riproduzione artificiale, dove si sa, la prima regola pare sia la soddisfazione del cliente. Ultimamente il dibattito tra gli esperti della materia si è particolarmente concentrato attorno alla discussione alimentata da una pubblicazione comparsa sul numero di agosto della rivista specialistica Fertility and Sterility; gli autori hanno esaminato cumulativamente i risultati derivanti da 16 studi evidenziando un numero minore di complicanze peri-natali, una ridotta mortalità neonatale e una migliore salute dei bambini nati da fecondazione artificiale dopo congelamento embrionale rispetto a quelli nati dopo trasferimento intrauterino a fresco. I dati sono stati confermati da un successivo studio pubblicato sulla stessa rivista nel mese di ottobre che ha analizzato retrospettivamente quasi 26000 neonati nati da fecondazione ar-

La fecondazione artificiale comporta una mortalità embrionale del 90,1% per gli embrioni trasferiti a fresco e del 92,4% per quelli trasferiti dopo congelamento

tificiale in Giappone nel 2007/2008. Le teorie avanzate per spiegare il fenomeno sono due: la mancanza dell’esposizione agli ormoni usati per la stimolazione materna sugli embrioni crioconservati, oppure la più rigida selezione degli embrioni qualitativamente migliori che si realizza nei processi di congelamento e scongelamento. A questo proposito si può fornire qualche numero tratto dall’ultima relazione ministeriale sulla situazione italiana. Volendo considerare che il tasso di successo nelle gravidanze perse al follow-up sia equivalente a quello rilevato nelle gravidanze monitorate, dei 16280 embrioni congelati ne sono giunti alla nascita 1244, appena il 7,6%; analizzando allo stesso modo il destino degli embrioni trasferiti a fresco si può calcolare che dei 123433 embrioni generati ne sono nati 12268, il 9,9%. La fecondazione artificiale comporta quindi una mortalità embrionale del 90,1% per gli embrioni trasferiti a fresco e del 92,4% per quelli trasferiti dopo congelamento, entrambe percentuali notevolmente superiori alla mortalità naturale degli embrioni concepiti naturalmente. Da ultimi si possono citare i dati delle linee guida canadesi stilate congiuntamente da ginecologi e andrologi che indicano per le gravidanze non gemellari da fecondazione artificiale un rischio più elevato del 30%

di ipertensione gestazionale, del 640% di placenta previa e dell’80% di distacco placentare, un incremento poi del 70% di rischio di mortalità perinatale e dell’80% dei parti pretermine. Dati che indicano come per adesso la generazione venga meglio quando avviene in modo naturale. Una cosa è importante sia ribadita: la critica morale sul ricorso alle tecniche di fecondazione artificiale non è affatto lesiva della dignità incondizionata ed inalienabile di cui è portatore ogni essere umano, indipendentemente dalla modalità di concepimento; anzi, è proprio per tutelare questa dignità, per ribadire che ogni essere umano ha il diritto sin dal concepimento ad essere custodito come fine, a non essere usato come mezzo, che la verità morale e scientifica sulla fecondazione artificiale va fatta conoscere. Perché i figli non siano un manufatto, ma siano amati indipendentemente dalla qualità e non scartati come pezzi usciti difettosi dalla fabbrica. Renzo Puccetti


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L’effetto abortivo dei contraccettivi di tipo ormonale

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La dottoressa Niedda, biologa specializzata in bioetica, ci spiega che anche la normale pillola anticoncezionale può agire dopo il concepimento provocando quindi un aborto.

e tecniche contraccettive mirano ad impedire la fecondazione attraverso un’azione meccanica od ormonale. L’azione di tipo meccanico impedisce l’incontro tra lo spermatozoo e l’ovocellula. Con i mezzi di tipo ormonale, invece, vengono alterati gli eventi fisiologici che permettono alla donna di prepararsi alla fecondazione ed alla gravidanza. In particolare la pillola estroprogestinica è realizzata combinando tra loro due ormoni di sintesi, un estrogeno ed un progestinico, che agiscono alterando i naturali meccanismi ormonali che regolano il ciclo ovarico femminile. Oggi si fa uso di preparati contenenti progestinici a bassa attività androgenica associati a ridotte concentrazioni di estrogeni. Se questi preparati risultano meno dannosi per la donna, essi tuttavia esplicano un più spiccato effetto abortivo. Infatti l’azione estro-progestinica si esplicita a più livelli: 1. Agisce sull’asse ipotalamoipofisario e fa sì che nell’ovaio i follicoli non vadano a maturazione, non producano ormoni, né tantomeno si abbia l’ovulazione.

L’uso continuo e regolare della pillola per 10 anni comporta la morte di almeno un embrione

2. Agisce sulla mucosa interna dell’utero in modo che non possa prepararsi all’eventuale annidamento dell’embrione. 3. Agisce sulle tube di Falloppio, rendendo più difficile sia la fecondazione, sia il viaggio dell’embrione verso l’utero (con aumento del rischio di gravidanza tubarica). 4. Agisce sulla cervice uterina rendendo il muco impervio agli spermatozoi. In base a quanto esposto, si può notare come, qualora l’effetto antiovulatorio (n.1) fallisca, l’azione della pillola estro-progestinica (casi nn. 2 e 3 ) sull’endometrio e sulle tube sia di tipo francamente abortivo. Se consideriamo il numero delle donne che ricorrono a questo metodo contraccettivo, è evidente come l’effetto abortivo della pillola sia un evento di rilevante portata. Vediamo perché. Statisticamente si possono avere 6,48 ovulazioni in 200 cicli di uso regolare della pillola e, poiché l’estroprogestinico provoca anche un effetto barriera sul muco cervicale, l’evento abortivo dipende anche dall’insuccesso di quest’azione (n.4). Con buona approssimazione si può afferma-

re che si verificano 50 interruzioni del blocco della mucosa ogni 200 cicli di regolare assunzione del contraccettivo. Anche se non è possibile quantificare in modo certo il rapporto tra numero di fecondazioni e numero di aborti che si verificano in corso di contraccezione con estro-progestinici regolarmente assunti, si può verosimilmente affermare che per 200 cicli si verificano 1,55 fecondazioni; tale numero risulta corretto in base all’età e alla considerazione che di norma il numero di fecondazioni è pari al 25% delle ovulazioni. Confrontando poi tale numero di fecondazioni con quello delle gravidanze che si verificano in 200 cicli di assunzione del contraccettivo se ne può dedurre che l’uso continuo e regolare della pillola estro-progestinica comporta la possibilità che si verifichino 1,5 aborti per ogni 200 cicli, ovvero 1 aborto ogni 10 anni. Marinella Niedda


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La negazione della Legge Naturale, ovvero il regno dell’arbitrio La legge positiva che non rispetta la legge naturale non è vera legge

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ra le implicazioni filosofiche connesse a una legge come la L.194/1978 vi è sicuramente quella del rapporto tra potere del legislatore e il limite che questo potere trova in una realtà preesistente alla volontà del legislatore. Le esperienze terribili dei totalitarismi del ‘900 hanno spinto alcuni filosofi del diritto a rivalorizzare, giustamente, una dottrina quasi dimenticata: la dottrina del diritto naturale classico. Cosa differenzia questa dall’opinione direttamente contraria, cioè quella del positivismo giuridico? Il riconoscimento della “relatività”, o

Se la legge nega il diritto alla vita a una data razza umana è aberrante. Se nega il diritto alla vita prima di un certo tempo dal concepimento non lo è?

“non-assolutezza” della volontà del legislatore. Ancor più precisamente: il riconoscimento del fatto che la legge positiva, per essere vera legge, deve rispettare un dato oggettivo, assoluto, che le è anteriore. Questo dato è “la natura”. Potremmo dire semplicemente: “la realtà delle cose”. Per dare un esempio concreto, il legislatore non può svegliarsi una mattina e decidere che le persone bionde non sono più soggetti di diritto. Perché? Perché la sua volontà non è assoluta, ma condizionata da qual-

cosa di preesistente, un “dato di fatto”, il quale esige che una certa realtà, denominata “persona”, sia soggetto di diritti. Questo ancoraggio alla realtà delle cose ci salva da una grossa calamità: l’arbitrarietà del diritto. Arbitraria, perché poneva un discrimine non fondato nella realtà delle cose, fu la storica sentenza della Corte Suprema degli Stati Uniti del 1857, la quale stabilì che “i negri, a norma delle leggi civili, non sono persone […] non hanno alcun diritto o privilegio tranne quelli che preferisce loro concedere chi detiene il potere e il governo […] i negri sono tanto inferiori da non avere alcun diritto che l’uomo bianco sia tenuto a rispettare”. Arbitraria, per andare al biologismo nazista, fu la sentenza del tribunale di Lunéville che nel 1937 dichiarò l’aborto essere punibile solo quando il feto fosse di razza ariana. Detto questo, come non scorgere l’arbitrarietà nelle legislazioni mondiali che attualmente disciplinano l’aborto? Dove sta la ragione oggettiva, in virtù della quale la vita di un bambino non dovrebbe essere tutelata in Italia prima dei 90 giorni (legge 194/1978, art. 4), o meglio, prima che sussista la possibilità di vita autonoma del feto (art. 7), mentre in Inghilterra non è tutelata prima delle 24 settimane (Abortion Act, 1967, emendato nel 1990)? Perché il pieno diritto alla vita si acquisisce prima in Svizzera (12 settimane: cfr. codice penale, art. 119) che in Svezia (18, o meglio, 22 settimane, cfr. SFS 1974/595), o prima in Francia (10 settimane, cfr. legge del 1975) piuttosto che in Giappone (28 settimane, sin dalle leggi del 1949)? E se si può

La volontà del legislatore non è assoluta, altrimenti il diritto sarebbe arbitrario

decidere che il diritto alla vita si acquisisce a 13 piuttosto che a 24 o a 28 settimane, perché non dopo la nascita (come taluni cominciano ad ipotizzare)? Perché non privare di questo diritto determinate categorie di persone per le loro caratteristiche fisiche, psicologiche o razziali? Sono queste le tristi contraddizioni in cui si perde la legge che pone un discrimine, una discontinuità, dove, in realtà, non c’è. Il discrimine, la discontinuità, in quel processo continuo che è la vita di un essere umano, non coincide con la mezzanotte dopo l’ottantaquattresimo, il novantesimo o il centosessantottesimo giorno dal concepimento. Il discrimine, la discontinuità in quel processo c’è, invece, nella realtà delle cose, al momento del concepimento, quando comincia ad esistere un nuovo individuo della specie umana. Alessandro Fiore

Perché il diritto alla vita si può acquisire in momenti diversi, a secondo delle leggi dei diversi paesi?


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La conversione di un ginecologo americano abortista “Adesso pratico un concetto di salute riproduttiva naturale opposto a quello di Planned Parenthood” Ovunque c’erano più aborti, più contraccezione, c’erano più rapporti spezzati, più distruzione, più dolore

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ttraverso il suo Centro Famiglia Tepeyac, il team del Dott. Bruchalski offre un rifugio sicuro per le donne che sono in crisi per la gravidanza, diffonde la speranza attraverso l’autentica cura della salute che rispetta i processi naturali del corpo della donna, il diritto alla vita del nascituro e la salvezza dell’anima della madre. Anche se cresciuto in una famiglia cattolica praticante, Bruchalski racconta che ha smesso di praticare la sua fede quando ha lasciato il college cattolico. Poi è stato accolto da professori e amici che sostenevano che la Chiesa cattolica può cambiare i suoi insegnamenti su divorzio, matrimonio omosessuale, aborto, contraccezione per conformarsi alla cultura dominante. Quando entrò alla scuola di medicina della University of South Alabama, nel 1983, la contraccezione e l’aborto gli sembravano “la via per promuovere la salute e la felicità e la pienezza della vita riproduttiva di una donna”. Al fine di essere il miglior ginecologo che poteva, imparò i diversi metodi per l’aborto, la sterilizzazione e la riproduzione artificiale ma cominciò ad avere dei dubbi. “Non ho visto la felicità o la gioia nelle mie cliniche” ha spiegato. “Ovunque c’erano più aborti, più contracce-

zione, c’erano più rapporti spezzati, più distruzione, più dolore”. Il Dott. Bruchalski prima sentì la chiamata alla fede della sua infanzia quando un amico lo convinse a fare un viaggio al santuario di Guadalupe a Città del Messico. Ma lui non era pronto a rispondere. Due anni più tardi sua madre lo portò in pellegrinaggio a Medjugorje. Il pellegrinaggio ha risvegliato in lui il grande amore per Cristo e Maria. Quando arrivò a casa, disse al suo professore che non poteva più praticare aborti o sterilizzazioni, anche se gli ci volle un anno per ritrovarsi pienamente e districarsi da queste procedure anti-vita. Ha iniziato a leggere le opere di Papa Giovanni Paolo II, in particolare sulla teologia del corpo. Ha messo questa visione della medicina in pratica nel 1994, quando ha fondato il Centro Tepeyac, con la moglie, sotto la protezione di Nostra Signora di Guadalupe. Il Centro promuove pratiche sanitarie che rispettano il ritmo naturale del ciclo della donna e la santità della vita umana. Sostengono la pianificazione familiare naturale, al contrario dei contraccettivi, e nei casi di infertilità si concentrano sul trattamento delle cause sottostanti piuttosto che utilizzare tecniche di riproduzione assistita come la fecondazione in vitro. Il Dottor Bruchalski ha detto che la sua esperienza di lavoro con l’aborto gli ha mostrato la necessità di concentrarsi sulle donne of-

frendo loro una speranza di vita con il bambino, piuttosto che enfatizzare l’adozione o le immagini dello sviluppo fetale”. “È importante concentrarsi sul fatto che c’è la vita dopo aver avuto un figlio”, ha detto. Il centro ha una particolare attenzione per la teologia del corpo predicata da Giovanni Paolo II durante le sue catechesi del mercoledì: “la teologia del corpo in medicina significa cooperare con il corpo, non reprimerlo”, ha spiegato. “Ci si concentra sulla salute, non sulla malattia. Non si trattano le persone come prodotti. Non cercare di andare dal miglior medico che crea bambini sani con le migliori tecniche. Perché non siamo prodotti, siamo persone”. Il Centro cerca di ispirare altri professionisti sanitari affinché vivano il Vangelo della vita nella loro pratica medica. La sua esperienza di conversione dimostra che “nessuno è al di là della misericordia di Dio”, ha detto. “Stavo facendo gli aborti, perché credevo che fosse il minore dei mali, … ma mi resi conto che le persone erano solo più lacerate dopo l’aborto”. http://www.centrotepeyac.org Virginia Lalli


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Lettera di don Camillo a una mamma che vuole abortire Lorenzo Bertocchi ha ridato voce al celebre personaggio di Guareschi, alle prese con una donna che sta per abortire Carissima, so che ci sono troppe persone interessate alla tua decisione di uccidere il figlio che porti in grembo, però abbi pazienza e ascoltami, almeno per la buon’anima di tua nonna che ti ha insegnato a fare il segno della Croce – ricordi? - quando mangiavi le stelline in brodo a casa sua. Benedetta donna! I contadini quando mettono il seme nella terra sanno bene che lì dentro c’è già la pianta, altrimenti tutta quella fatica chi gliela farebbe fare? Potrebbe essere un’annata siccitosa, oppure qualche parassita potrebbe rovinare il raccolto, ma nessuno mette in dubbio che nel seme c’è già la pianta. Se il contadino non credesse che nella natura c’è un progetto, allora, cara mia, non troveresti più cibo sulla tavola. Invece voi, che avete studiato Kant, non siete più neanche sicuri se il latte lo fanno veramente le mucche. Nel grembo è come se tu portassi una pianticella che sta facendosi strada per venire alla luce, tra queste poche cellule che pulsano in te e l’uomo che vedrai crescere non c’è soluzione di continuità, così come non ce n’è tra il seme e la futura pianta. Tutti siamo diventati ciò che siamo lungo un cam-

C’è un mistero nell’uomo, qualcosa che lo fa essere quel corpo, ma nello stesso tempo è qualcosa in più di quel corpo

mino che non si è mai interrotto. Una volta non fumavo il sigaro, ma ero sempre io. Una volta tu dovevi farti imboccare dalla nonna, ma eri sempre tu. Devi considerare, però, la differenza fondamentale tra il progetto che sta nel seme della pianta e quello dell’essere che tu custodisci nel grembo: questo, potenzialmente, è capace di dirti “ti amo”. Anche se volessi sbarazzartene perché ha qualche imperfezione ricordati che per questo non smette di essere capace di dirti “ti amo”, e non smette di essere un uomo. C’è un mistero nell’uomo, qualcosa che lo fa essere quel corpo, ma nello stesso tempo è qualcosa in più di quel corpo, quello che tua nonna – giustamente – ti ha insegnato a chiamare anima. Benedetta donna! Proprio per questo un uomo non si uccide, perché quell’anima va oltre l’eventuale imperfezione del corpo e quindi lui resterà per sempre capace di dirti “ti amo”. Se fossero le imperfezioni a stabilire cosa è un uomo allora “buonanotte ai suonatori” e “tutti a casa”, ma soprattutto, chi è quella specie di padreterno che decide dove comincia e dove finisce un uomo? Neanche Peppone arriverebbe a tanto, nonostante i bolscevichi. Se, invece, la malaugurata idea di uccidere quell’essere umano che porti in grembo ti fosse venuta semplicemente perché non lo avevi “programmato”, perdonami, ma sento che mi prudono le mani. Lascia che ti dica un’ultima cosa. L’amore, cara mia, non è un fotoromanzo, ma una cosa seria. Non so da quanto tempo non ti metti in ginocchio davanti al Crocifisso, però quella è l’unica scuola dell’a-

La differenza fondamentale tra il seme di una pianta, o l’embrione di un animale, e quello di un essere umano, è che questo è capace di dire “ti amo” more che non tradisce. È lì che puoi dare un senso anche a ciò che ti sembra non averlo. Sia tu, che il piccolo che vorresti uccidere, siete invitati a guardare a Colui che hanno trafitto perché, grazie a Lui, potete andare oltre le vostre imperfezioni, anche oltre il tempo, laddove ciò che resta è solo la capacità di sapervi dire, con Lui e per Lui, “Ti amo”. Alla stessa scuola portaci, per favore, anche quel disgraziato in blue jeans che ha partecipato alla generazione del bimbo, a vedere se riesce a capire che non si ama una volta e poi mai più, ma quando si ama lo si fa per sempre. Adesso ti saluto e ricorda la lezione di tua nonna: fatti il segno della Croce prima di prendere una decisione. Se hai bisogno sai dove sono, io ti aspetto sempre. Don Camillo


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La tutela della famiglia: difesa della vita, speranza per il futuro Nell’Occidente scristianizzato è in atto una sorta di desertificazione spirituale contro la quale c’è speranza solo se si tutela la famiglia La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio. (Art. 29 della Costituzione Italiana)

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er usare le parole del Papa, “in questi decenni è avanzata una ‘desertificazione’ spirituale. Che cosa significasse una vita, un mondo senza Dio, al tempo del Concilio lo si poteva già sapere da alcune pagine tragiche della storia, ma ora purtroppo lo vediamo ogni giorno intorno a noi”. La desertificazione che avanza inaridisce sempre più un’Europa in via di scristianizzazione. “Il mondo senza Dio” è attualità nella Cina disumanizzata ed è un futuro prossimo in Europa. I milioni di aborti ogni anno, il preoccupante tasso di suicidi, la disgregazione di migliaia di famiglie e il clima generale di incertezza sono alcune pagine tragiche di inizio XXI secolo. La libertaria tecnocrazia europea mina alle basi l’identità più profonda dell’uomo e della famiglia come luogo privilegiato di formazione della persona. Lo scorso 8 Ottobre, Benedetto XVI ci invitava “a renderci più consapevoli di una realtà già nota ma forse non pienamente valorizzata: che cioè il matrimonio, costituisce in se stesso un Vangelo, una Buona Notizia per il mondo di oggi, in particolare per il mondo scristianizzato”. Nella triste compagine europea, va segnalata la recente costituzione ungherese, entrata in vigore il 1 gennaio 2012, oggetto immedia-

to di critiche. Il governo del premier ungherese, Viktor Orbán, ha sfidato apertamente la mentalità dominante, sottolineando la centralità della famiglia nel contesto sociale, inserendo tra i principi fondamentali della Costituzione magiara che “l’Ungheria tutela l’istituto del matrimonio quale unione volontaria di vita tra l’uomo e la donna, nonché la famiglia come base della sopravvivenza della Nazione”, inoltre, viene sancito che “la dignità umana è inviolabile. Ogni uomo ha diritto alla vita ed alla dignità umana, la vita del feto va protetta fin dal concepimento”. Questa coraggiosa Costituzione è costata cara al governo attuale, attaccato mediaticamente da chi, alle leggi che creano responsabilità e vera libertà, preferisce la politica dei diritti capziosi. Difatti sono mesi caldi in molti paesi europei e non solo (dalla Gran Bretagna alla Spagna, dagli USA all’Irlanda) in merito alla legislazione in tema di aborto. In Italia, alcune regioni si sono rese protagoniste nell’assistenza concreta alle famiglie e alle donne che rinunciano a un aborto che sarebbe stato determinato da problemi economici, come nel caso della Regione Lombardia. Il più che mai bistrattato Formigoni nel 2010 (purtroppo ora è stato sospeso) ha stanziato un fondo di 5 milioni di euro di aiuto alle donne in gravidanza che si trovino in condizioni economiche difficili. Anche la giunta piemonte-

se guidata dal leghista Cota si sta mobilitando da mesi per sostenere la maternità, agendo nei consultori con un prossimo aiuto economico alle madri. La Regione Lazio,

L’attacco alla famiglia è l’attacco all’identità di uomini e donne chiamati a vivere l’amore

ha stanziato nel 2011, 450 euro a famiglia da spendere negli esercizi convenzionati per far fronte alle necessità del nuovo arrivato. L’attacco alla famiglia è l’attacco all’identità di uomini e donne vocati a vivere l’amore responsabilmente e nella vera libertà. Nel “deserto” di questa congiuntura storica, viene sbarrato il cielo sopra il capo, ma la straordinaria opera della Chiesa Universale è viva ed efficace e agisce costantemente nel mondo, per rispondere alle ansie dell’uomo moderno, che sono ansie di felicità e di pace. Shadan Bassiri


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Da una gemma sboccia la vita Intervista a Mario Paolo Rocchi, uno dei fondatori del primo CAV e poi del Progetto Gemma: con l’adozione a distanza, in 18 anni, sono stati salvati almeno ventimila bambini

M

ario Paolo Rocchi, ingegnere elettronico, oggi ha 84 anni. Nella sua attività professionale ha collaborato tra l’altro al primo satellite sperimentale italiano di telecomunicazioni, il progetto S.I.R.I.O., del quale ha inventato anche il nome. Nel 1975, fu tra i co-fondatori del primo Centro Aiuto alla Vita (CAV). “Ci ritrovavamo – ricorda Rocchi - nella Basilica fiorentina di San Lorenzo, grazie all’ospitalità ed all’impegno di Mons. Giancarlo Setti, Priore mitrato dal 1973 al 1980. La nostra attività cristiana di aiuto alle madri fu subito conosciuta e divulgata, nonostante l’atmosfera di quegli anni, che era quella inaugurata dal confronto sul tema del divorzio. Per capirci: il bagaglio culturale di chi allora operava contro la vita nascente, era quello espresso da Adele Faccio, che l’anno seguente, insieme a Emma Bonino, sarebbe diventata deputato radicale: “abortire, diceva, è come ammazzare un gatto”. In questo contesto, come nacque l’idea del CAV?

Volevamo evitare il coinvolgimento con la dimensione politica. Eravamo convinti che la questione sulla quale intervenire fosse quella di prevenire l’aborto volontario, garantendo che il dramma della donna non fosse vissuto in totale solitudine e abbandono. Il nostro desiderio e la nostra risposta concreta erano solo quelli di salvare i nascituri. Ad altri, lasciavamo i dibattiti, le discussioni, la politica. A noi interessava solo quest’obiettivo

concreto, che fu compreso e recepito da due grandi personalità: il professor Enrico Ogier, primario di ostetricia e ginecologia all’Ospedale Careggi e docente di patologia ostetrica all’Università di Firenze e il filosofo Luigi Lombardi Vallauri, il quale prima di mutare atteggiamento nei confronti della verità cristiana insegnata dalla Chiesa Cattolica, ci insegnò l’enorme valenza dei principi del diritto naturale, che valgono per tutti e ciascun essere umano, credente e non credente, ateo o agnostico. Mi piace ricordare che a quella nostra iniziativa aderì con entusiasmo anche il rabbino di Firenze.

Le Marce per la Vita servono a un’azione culturale che smuova la coscienza delle persone e in termini socio-politici anche la sovranità popolare

persone nell’aiuto verso un singolo essere umano in pericolo di essere ucciso con l’aborto, attraverso l’adozione a distanza prenatale. Ne parlai e poi ne scrissi a Francesco Migliori, storico presidente di Vita Nova dal 1985 al 2002, a Silvio Ghielmi, tra i fondatori di Mani Tese e a Giuseppe Garrone. Persone di grande spessore culturale e di grande levatura morale. Migliori e Garrone, purtroppo, non ci sono più. Insieme a noi, “lanciò” il progetto, Mons. Michel Schooyans, autore, tra l’altro, de ‘Il terrorismo dal volto umano’. Per il nome, mi aiutò il vocabolario Devoto: lo zigote è una gemma di un fiore che diventa frutto e la gemma è una cosa preziosa, da preservare. Da queste considerazioni, nacque il nome del “Progetto Gemma. Adozioni a distanza prenatale”. Quella gemma nel grembo di una madre sarà salvata, se qualcuno fornirà l’aiuto necessario ad evitare la sua soppressione. Come funziona il progetto?

Dalla nascita del primo CAV fiorentino, i Centri di Aiuto alla Vita, che fanno capo al Movimento per la Vita, hanno salvato oltre 130mila bambini e hanno assistito circa 500mila donne, coinvolgendo oltre 4mila operatori volontari e 70mila sostenitori. Veniamo al Progetto Gemma. Come nacque e perché questo nome? Siamo nel mese di ottobre del ’93. La mia idea di fondo era di evitare l’assistenzialismo e di coinvolgere singoli o gruppi di

La mia idea, che non aveva precedenti in altri paesi e che fu possibile anche solo pensare proprio perché già esisteva la rete dei Centri di Aiuto alla Vita, era quella di salvare vite umane. Chi intendeva farlo, attraverso Vita Nova, inviava allora 360mila lire al mese (oggi, 180 euro), per diciotto mesi alla madre o alla famiglia che così era messa in grado di far nascere il bambino, rispettando l’anonimato reciproco. Vita Nova aveva un database e riceveva le segnalazioni urgenti attraverso la rete dei CAV.


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Quella gemma nel grembo di una madre sarà salvata, se qualcuno fornirà l’aiuto necessario ad evitare la sua soppressione

Il progetto fu presentato nel ’94 al primo convegno dei CAV, pochi giorni dopo la beatificazione di Gianna Beretta Molla.

Non c’è dubbio che l’invadenza delle dimensioni del dibattito politico nella questione dell’aborto (diritto, non diritto…), rende estremamente difficile quello che ritengo assolutamente necessario: un’azione culturale che faccia capo alla coscienza delle persone e in termini socio-politici anche alla sovranità popolare. La capacità della coscienza sociale di avere peso nelle decisioni relative alla giustizia, è messa in discussione anche da sentenze folli come quelle relative al caso Eluana Englaro.

culturale di cui le dicevo prima, che tra l’altro in Italia può anche avvalersi di due strumenti democratici, che fanno capo direttamente alla sovranità popolare, che è alla base della Costituzione: il primo è il referendum abrogativo, che però ha il difetto di privilegiare un “no” invece di un “invece”; il secondo è la proposta di legge d’iniziativa popolare. Quest’ultima mi è molto cara, perché proprio quando si discuteva negli anni settanta della legge sull’aborto, in un mese si rac-

Quante vite umane ha salvato questo progetto in 18 anni? Anche grazie alla rete dei CAV, ormai oltre 300 in tutt’Italia, che fanno le segnalazioni delle madri in difficoltà, 15.250 persone o gruppi in questi anni hanno offerto il loro aiuto economico per 18 mesi al fine di salvare le ‘gemme’. Almeno 20mila vite sono state salvate. Chiunque può fare le adozioni: singoli, famiglie, gruppi parrocchiali, di amici o di colleghi, comunità religiose, condomini e classi scolastiche. Hanno aderito al Progetto anche Consigli comunali e perfino gruppi di carcerati. Spesso l’adozione viene proposta come dono per matrimoni, battesimi, nascite o in ricordo di una persona cara. Sono molti i cattolici che sembrano “accontentarsi” della piena applicazione della legge 194 e non vogliono sentir parlare né di un’eventuale iniziativa abrogazionista né di affermazioni libere e spontanee contro il “diritto all’aborto”. Cosa pensa di questa posizione?

Mesero - 7 maggio 1994 I fondatori del Progetto GEMMA. Adozione Prenatale a Distanza. Da sinistra a destra: Dott. Sivio Ghielmi; Prof. Giuseppe Garrone; Mons. Michel Schooyans Avv. Francesco Migliori, Presidente di Vita Nova; Ing. Mario Paolo Rocchi

Lei ha partecipato all’ultima edizione della Marcia per la Vita. Quale significato ha, a suo parere, un’iniziativa di “massa” di questa natura? Intanto, desidero dire che è un’iniziativa straordinaria, perché intende riunire il popolo che vuole concretamente difendere la vita. Sempre. In concreto, io vedo nelle Marce per la Vita la premessa di un’azione

colsero un milione di firme per la proposta di legge d’iniziativa popolare, soprattutto attraverso il movimento dei Focolarini e il Cardinal Benelli. Io penso che è arrivato il momento di ragionare e di operare perché questi due strumenti siano praticati per difendere la vita umana e per dare un messaggio chiaro alla politica e ai politici. Danilo Quinto


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Obiettivo “Chaire”: gioisci! Per realizzare il disegno che Dio ha pensato per ogni uomo

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el 2004 la Congregazione per la dottrina della fede pubblicava un documento sulla collaborazione fra uomo e donna che contiene una importante novità. Esso prende atto che per un lungo tempo, a partire dalla Rivoluzione francese, la lotta per la liberazione della donna si era basata su una contrapposizione dialettica con il maschio, invece ultimamente nel movimento femminista è sorta la tendenza a eliminare le differenze fra i due sessi, vanificando la natura, e prendendo in considerazione soltanto la dimensione culturale (il genere). Così l’ideologia del gender oggi, otto anni dopo quel documento, colpisce la famiglia fondata sul matrimonio fra un uomo e una donna, equipara l’omosessualità all’eterosessualità, tende a giustificare una sessualità polimorfa. Ma soprattutto cambia la mentalità comune: si tratta, come ha detto Benedetto XVI, della “dittatura del relativismo”. Questa ideologia contribuisce alla rivoluzione culturale in corso in Occidente contro il disegno di Dio sull’uomo e sulla società. Nel 1968, la rivoluzione sessuale aveva colpito principalmente la famiglia e la trasmissione della

Nel clima culturale relativista odierno, se si vogliono recuperare tante persone al rispetto del progetto di Dio su di loro, non basta dire loro la verità, è necessario aiutarle a viverla

tradizione. La separazione del sesso dalla trasmissione della vita, all’interno del matrimonio, favorì il diffondersi di una “mentalità contraccettiva”, che preluse alla giustificazione e poi alla legalizzazione dell’aborto. Nel modo di sentire di molti, ai desideri della persona non si deve mettere limite. Nulla è più al di sopra del desiderio, né il matrimonio, non più indissolubile, né la vita dell’innocente, quando dà fastidio all’inizio o al termine dell’esistenza, né la sessualità, il cui orientamento si può esprimere in tutte le direzioni. In questo nuovo quadro drammatico, il documento della Congregazione ha indicato una stra-

da per far rispettare, ma anche per fare amare, la bellezza e la provvidenzialità del piano di Dio sulla persona. Le forze del male, che esistono e continuano a operare contro il diritto alla vita e contro la centralità della famiglia così come contro l’esistenza di una natura sessuale esplicita nel corpo umano, vanno denunciate e combattute come sempre. Ma sempre più vanno anche aiutate le vittime: quelle innocenti, vittime dell’aborto o dell’eutanasia, ma anche quelle colpevoli, che devono essere accompagnate in un’opera di conversione. Così nel clima culturale odierno, si possono recuperare

L’ideologia del “gender” è effetto e con-causa della rivoluzione culturale in corso, in Occidente, contro il disegno di Dio sull’uomo e sulla società. tante persone al rispetto del progetto di Dio su di loro. Non basta dire loro la verità, è necessario aiutarle a viverla, stando loro vicino, accompagnandole nella fase di recupero. Chi ha divorziato, chi ha abortito, chi ha messo in discussione il proprio orientamento sessuale, indipendentemente dal grado di consapevolezza che conosce solo Dio, non ha soltanto fatto del male, ma si è fatto del male. Se aiutato, diventerà testimone credibile che il male si può abbandonare. Per questo, all’inizio del terzo millennio, è nato un gruppo di cattolici con lo scopo di dire tutta la verità sull’uomo, anche quella sulla sua sessualità, contro ogni “ideologia di genere”. Si chiama Chaire (www.obiettivo-chaire. it), come il saluto evangelico che vuol dire “gioisci”, e opera appunto sul territorio con seminari, conferenze e diffusione di libri, ma anche con una specifica forma di aiuto e di accompagnamento verso chi prova dei disturbi legati alla propria identità sessuale e desidera essere aiutato a superarli. Un gruppo pro-life e pro-family, per affermare e difendere la bellezza del piano di Dio sulla persona, che si manifesta anche attraverso la sua sessualità. Marco Invernizzi


www.prolifenews.it La nostra redazione cura un sito che viene aggiornato quotidianamente con notizie Pro Life dall’Italia e dal mondo. Il sito ospita articoli di stampa relativi al tema della Vita e diverse rubriche che trattano vari argomenti di carattere giuridico, scientifico, morale, economico e filosofico. Contributi e commenti sono benvenuti, scrivere a: redazione@prolifenews.it

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Il libro che - si dice - abbia bloccato l’iter per fare Pannella senatore a vita! Un libro rivelazione dall’ex tesoriere del partito più esplicitamente contrario alla vita, alla famiglia, alla dignità della persona. I retroscena e le tecniche radicali per diffondere la cultura della morte e di ogni perversione. C’è chi dice che Pannella non conta nulla e che Radio Radicale esiste per farlo divertire… Altri vorrebbero Presidente della Repubblica Emma Bonino, la quale sostiene che il cristianesimo ha esaurito la sua carica vitale, storica. Il progetto pro-Bonino è di un vasto schieramento, che corrisponde ad una cultura che affonda le sue radici nel ’68. Mentre i radicali demoliscono i principii del diritto naturale, Governi di destra e sinistra e il fior fiore dei parlamentari cattolici, consentono che la loro radio riceva decine di milioni di euro l’anno, più gli importi della legge sull’editoria, più le quote di finanziamento pubblico per la loro lista, più il danaro proveniente dall’accordo elettorale con il PD, più le pensioni dei loro ex deputati. Incassano denaro pubblico e sono i più candidi di tutti. Gli altri? Tutti ladri, che si spartiscono il bottino. Pannella, la Bonino e il potere. Una vicenda equivoca e ambigua. Raccontata da chi ha lavorato con loro per vent’anni, che all’improvviso riconosce l’esistenza della Verità e comprende che la sua vita non ha più senso in quella realtà. Dio, nella sua misericordia, si china su di lui e gli porge una mano. A questa, lui si aggrappa: è la Salvezza.


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