Provita estratto aprile 2014

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Notizie

€ 2,80 Spedizione in AP - D.L. 353/2003 (convertito in Legge 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, NE/PD

Rivista Mensile N. 18 - Aprile 2014

“nel nome di chi non può parlare”

3 e 4 Maggio 2014: tutti a Roma, per la Vita! “Dai una chance ad ogni vita”

Intervista a Padre Boquet, presidente di Human Life International

Dobbiamo esserci


- Sommario -

Notizie

Editoriale 3 “nel nome di chi non può parlare”

Notizie dall’Italia

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RIVISTA MENSILE N. 18 - APRILE 2014

Notizie dal mondo

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Primo Piano Invito al Convegno nazionale per la vita Perché il Convegno sulla Vita

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Redazione Mario Palmaro, Antonio Brandi, Alessandro Fiore, Andrea Giovanazzi. via Armando Diaz, 9 39100 Bolzano

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Direttore Responsabile Francesca Lazzeri

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Direttore Editoriale Francesca Romana Poleggi

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Direttore Pro Vita Onlus Andrea Giovanazzi

Renzo Puccetti

“Se nascevo nel 2000, l’amniocentesi mi fregava” Benedetta Frigerio

Flora Gualdani e “Casa Betlemme” Davide Zanelli e Marina Bicchiega

Le nuove generazioni americane sono per la vita

Editore Pro Vita Onlus Sede legale: via della Cisterna, 29 38068 Rovereto (TN) Codice ROC 24182

Rodolfo de Mattei

Segretaria di Redazione Camilla Tincani Progetto grafico Massimo Festini

Attualità Contro lo spirito della nostra Costituzione 6 Luca Galantini

Legge 194: licenza d’uccidere 7 Alfredo De Matteo

Libertà e ragione 8 Rodolfo Granafei

Dalli all’obiettore! 9 Danilo Quinto

I Giuristi per la vita contro il rischio di derive pedofile 10 Giampaolo Babini

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Antonio Brandi

La libertà di scegliere la gioia

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Maria Cristina Del Poggetto

Famiglia ed Economia Storie di istigazione: Rosanna Andrea Mazzi

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Hanno collaborato alla realizzazione di questo numero Antonio Brandi, Giampaolo Babini, Federico Catani, Maria Cristina Del Poggetto, Alfredo De Matteo, Rodolfo de Mattei, Benedetta Frigerio, Luca Galantini, Rodolfo Granafei, Andrea Mazzi, Renzo Puccetti, Danilo Quinto, Davide Zanelli e Marina Bicchiega.

www.notizieprovita.it

Federico Catani

La cultura della vita e della famiglia nel mondo: intervista a Padre S. Boquet

Distribuzione MOPAK SRL, Via Prima Strada 66 - 35129 Padova

per un aggiornamento quotidiano:

Scienza e Morale Amare la natura e andare contro natura

Tipografia Flyeralarm SrL, Viale Druso 265, 39100 Bolzano

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Editoriale

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Editoriale

Dobbiamo esserci!

Il 22 Settembre del 2013, 80.000 persone hanno marciato per la Vita a Kosice. La Conferenza Episcopale Slovacca e tutta la Chiesa era per la Marcia. I Parroci nelle loro omelie hanno difeso la Vita e la Famiglia senza paura di essere giudicati politicamente scorretti. Il contrario di ciò che purtroppo accade qui da noi, dove molti Vescovi e sacerdoti tacciono, dove qualcuno di loro - come molti “cattolici adulti” - si pone addirittura a favore di certi peccati che gridano vendetta al cospetto di Dio. L’Italia è come una barca alla deriva, schiava delle banche da un punto di vista economico e, da un punto di vista morale, succube di una cultura basata sull’edonismo, sull’egoismo e sulle teorie del gender e della cosiddetta parità fra tutti gli orientamenti sessuali, tra i quali presto si includerà anche la pedofilia, come già auspicano molti politici e psichiatri. I pionieri dell’umanismo ateo sono convinti che per instaurare un nuovo ordine mondiale, per risolvere i conflitti e le guerre e per portare tutti al benessere, basti eliminare i concetti di bene e male e di giusto e sbagliato. L’etica deve essere mutevole come le stagioni e i valori morali relativi. Ognuno deve esse-

re libero di definire la propria idea di bene e di male in base al piacere o all’utile che ne può ricavare. I risultati di queste teorie del “tutto è permesso” e del “è proibito proibire” sono davanti agli occhi di tutti: egoismo, edonismo, disintegrazione della coesione sociale, corruzione, aborti, infanticidi, baby squillo, eutanasia, promiscuità sessuale e crisi economica. Ed è per combattere contro tutto questo che dobbiamo marciare per la vita, dobbiamo far sentire la voce della legge naturale, della logica, della ragione. Chi marcia per la vita ricorda ai distratti che c‘è tanta gente in Italia stufa di 35 anni di aborti: 6 milioni di bambini ammazzati, e milioni di donne distrutte. Chi partecipa riceve energia per continuare la battaglia e chi assiste è costretto a fermarsi un momento a riflettere. I grandi media sono contro la vita e la famiglia naturale e quindi manipolano la realtà, non parlano delle centinaia di donne morte a causa dell’aborto chirurgico e farmacologico, del trauma post abortivo, dell’alto tasso di suicidi (fino al 50%) di transessuali dopo l’ operazione e della vera ragione dei suicidi fra gli omosessuali. L’ interesse dei poteri forti è ovvio: dietro alla RU486, all’industria dell’aborto, alla FIVET, alle cliniche che praticano l‘eutanasia, all’industria del condom vi sono profitti di miliardi di dollari! Chi marcia rappresenta il popolo italiano, nella stragrande maggioranza contrario alla cultura della morte. Nella stragrande maggioranza sinceramente, intimamente, naturalmente e razionalmente, amante della vita, della famiglia e della vera libertà. Perché tutti, naturalmente e razionalmente, hanno diritto alla vita. Antonio Brandi


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4 COMBATTI PER LA VITA CON NOI! Noi di Notizie Pro Vita combattiamo una battaglia culturale per la Vita e per la Famiglia naturale, senza se e senza ma. Organizziamo anche proiezioni di film, come October Baby, spettacoli teatrali, come Il Mondo di Lucy, dibattiti nelle scuole e nelle Parrocchie per educare alla Vita e sensibilizzare l’opinione pubblica, soprattutto i giovani, nella speranza di prevenire aborti e così salvare vite. Aiutaci a diffondere Notizie Pro Vita: regala abbonamenti ai tuoi amici, sostienici mediante una donazione: il nostro conto è presso la Cassa Rurale Alta Vallagarina, IBAN IT89X0830535820000000058640, intestato a Pro Vita Onlus. Avanti per la Vita! È stato un successo il convegno “Russia ed Europa, la sfida del Terzo Millennio”, organizzato da Notizie Pro Vita il 15 febbraio scorso, a Rovereto (TN). L’ambasciatore Komov ha illustrato le politiche della Federazione Russa a favore della famiglia e della natalità, come il divieto di propaganda dell’aborto e dell’omosessualismo, che servono ad invertire la tendenza autodistruttiva della nostra società. È stata pubblicata nella Gazzetta Ufficiale la revisione del foglietto illustrativo della pillola del giorno dopo a base di Levonorgestrel, con la quale l’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco) ha cancellato la dicitura “il farmaco potrebbe anche impedire l’impianto” sostituendola con “inibisce o ritarda l’ovulazione”. Anche chi ha gioito all’annuncio, non ha saputo dare riferimenti scientifici adeguati per avvalorare la scelta. L’unica cosa certa è l’apparente scomparsa dell’appiglio che permetteva ai farmacisti e soprattutto ai medici obiettori di negare la somministrazione della contraccezione d’emergenza. Questo è l’ennesimo attacco alla libertà personale degli operatori sanitari nelle loro scelte eticoprofessionali. “La compravendita del corpo femminile, nella forma estrema della compravendita della maternità e dell’orrendo “affitto” dell’utero, che fa leva sullo stato di bisogno della donna per toglierle anche l’elemento più intimo della propria identità sessuale, va vietato da ogni normativa. ..Tra due gay ricchi che fanno strappare dal seno della madre il neonato appena partorito per far finta di essere madre e padre, e il neonato così platealmente violato fin dai suoi primi istanti di vita, chiunque non abbia un bidet al posto del cuore sta con il neonato. E con sua madre.” Parole di Mario Adinolfi, deputato PD. E prosegue: “La sinistra che attacca e vuole cancellare la figura chiave della madre, sostituendo i concetti decisivi e radicali di maternità e paternità, con una confusa “genitorialità” che si sostanzia nelle figure generiche e politicamente corrette del “genitore 1” e “genitore 2”, fa venire davvero in mente la notte di Hegel, quella in cui tutte le vacche sono nere. In assenza di identità, si vuole far finire tutto nell’indistinto. Errore culturalmente, politicamente, umanamente mortale”.

In molte Regioni, Province e Comuni, sono in circolazioni opuscoli e libercoli atti ad educare i giovani e gli insegnanti all’ideologia del gender. Chiediamo a tutti i lettori la massima vigilanza presso le scuole e le associazioni culturali frequentate da bambini e ragazzi di loro conoscenza, e di segnalarci ogni attività e ogni pubblicazione che possa essere tesa all’indottrinamento omosessualista. Sarà nostra cura denunciare l’immondizia all’opinione pubblica e – laddove fosse possibile – fornire strumenti tecnici e legali per contrastare la ignobile pratica. Intanto i nostri governanti, interpellati in proposito, hanno detto che non sapevano, o non c’erano… o se c’erano, dormivano…

Dopo che il Dipartimento per le Pari Opportunità e il ministero dell’Istruzione hanno sconfessato i tre volumetti intitolati ‘Educare alla diversità a scuola’ destinati ai bambini delle elementari e delle medie e ai ragazzi delle superiori per diffondere l’ideologia del gender – materiale mai approvato e addirittura mai conosciuto dagli organi competenti a darne autorizzazione – i Giuristi per la Vita hanno presentato un esposto alla procura regionale presso la Corte dei Conti del Lazio, a firma del suo presidente Gianfranco Amato, per sapere quanto è costato al cittadino tutto questo. Pare che solo la consulenza dell’Istituto Beck (marcatamente orientato LGBTQ) sia costata più di 24 mila euro.


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La Conferenza Episcopale Polacca in una lettera pastorale del febbraio scorso ha messo in guardia i fedeli contro l’ideologia del gender: è un fattore disgregante della famiglia e dell’intera società, compromette la cultura e lo sviluppo. Vista la propaganda omosessualista e gli attacchi che subisce la famiglia i Vescovi polacchi si dicono “costretti a parlare chiaro in difesa della famiglia cristiana e dei valori fondamentali e naturali che la sostengono”. Il Ministero degli Affari sociali del governo estone ha ammesso che la Costituzione contiene norme che proteggono la vita fin dal concepimento, ma ha aggiunto che c’è un “conflitto morale insanabile tra il diritto alla vita del nascituro e il diritto della donna di abortire”. Con questa motivazione ha quindi respinto la richiesta di tagliare i fondi pubblici che finanziano l’aborto. Così, il Ministero ha equiparato la gravidanza a una malattia e l’aborto a una cura. Varrone Vooglaid , della Fondazione per la difesa della Tradizione e della famiglia, ha ribadito che l’aborto viola l’articolo 19 della Costituzione estone, e il decremento demografico nel paese è tuttora molto preoccupante. La nostra rivista, Notizie Pro Vita, si può acquistare presso i seguenti punti vendita Priorato S. Pio X-Via Trilussa, 45-Albano Laziale (RM) Ufficio di Vita Umana Internazionale, P.le Gregorio VII, 22, int.2, Roma Antica Rampa Libreria Caffè-Via San Giovanni, 31-Badia Polesine (RO) Libreria Ancora Brescia-Via Tosio, 1-Brescia Parrocchia di Sant’Anastasio Martire-Via Don Luigi Villa-Cardano al Campo (Varese) Parrocchia S. Marco-Via San Giovanni, 2-Civezza (Imperia) Fondazione D’Ettoris -Via F.A. Lucifero, 38-Crotone (KR) Chiesa Ognissanti-Borgo Ognissanti, 42-Firenze Libreria Don Bosco - Elledici-Via Gioberti, 37/A-Firenze Centro Distribuzione CLC-C.da Vazzano snc Complesso Motta-Motta S. Anastasia (CT) Libreria San Paolo Gregoriana-Via Roma, 37-Padova Libreria “La Goliardica”-Via Calderai, 67/69-Palermo Parrocchia di Borgotrebbia-Via Trebbia, 89-Piacenza Le Querce di Mamre Onlus-Via Trebbia, 89-Piacenza (PC) Libreria Edizioni Paoline -Via Capponi, 6-Pisa Libreria Ancora Roma-Via della Conciliazione, 63-Roma Libreria Aquisgrana-Via Ariosto, 28-Roma Libreria Centro Russia Ecumenica-Borgo Pio, 141-Roma Libreria San Paolo-Via della Conciliazione, 16/20-Roma Parrocchia S. Bernardo da Chiaravalle-Via degli Olivi, 180-Roma Parrocchia di San Corbiniano-Via Ermanno Wolf Ferrari, 201-Roma Parrocchia Sacra Famiglia-Via di Villa Troili, 56-Roma (RM) Libreria Salesiana-Via Provinciale Calcesana, 458-San Giuliano Terme (PI) Priorato Madonna di Loreto-Via Mavoncello, 25-Spadarolo (Rimini) Libreria Ancora Trento-Via Santa Croce, 35-Trento Santuario Nostra Signora de La Salette - piazza XXIV Maggio, 2 - Viù (TO) Parrocchia S. Andrea Apostolo - Piazza Municipio, 3 - Salorno (BZ) Vuoi che Notizie Pro Vita venga diffuso anche nella tua città? Chiama la Redazione allo 06 3233035 o scrivi a redazione@notizieprovita.it

In un rapporto di 372 pagine basato sulle deposizioni dirette rilasciate da quasi 350 tra vittime e testimoni, una Commissione d’Inchiesta delle Nazioni Unite ha raccolto la prova di atroci crimini contro l’umanità perpetrati dal governo nord coreano di Kim Jong-un. Vittime particolari di tali efferatezze le donne, costrette ad aborti forzati o addirittura ad uccidere personalmente i propri bambini. Quando i lettori avranno tra le mani questa rivista si sarà tenuta a Ginevra l’udienza del Consiglio ONU per i Diritti Umani, davanti al quale sarà presentato il rapporto: chissà cosa avrà detto in quella sede la Cina, tradizionale alleata della Corea del Nord, che compie da decenni barbarie molto simili, sotto gli occhi ciechi dell’ONU e di tutto l’Occidente… L’ONU ha recentemente scritto un j’accuse contro la Chiesa, retrograda e omofoba, accusandola innanzitutto a proposito della solita questione della pedofilia. A parte la risposta precisa e puntuale della Santa Sede che ha ri - spiegato come la punizione dei preti pedofili sia stata inasprita severamente, soprattutto con Papa Benedetto XVI, i saggi sapienti delle Nazioni Unite dovrebbero forse spiegare al mondo come mai sono stati insabbiati gli scandali che hanno coinvolto i membri delle forze di pace dell’ONU che usavano, a più riprese e in diversi tempi e luoghi, offrire cibo in cambio di prestazioni sessuali, a donne e bambini del Burundi, della Costa d’Avorio, del Timor Est, del Congo, della Cambogia.... “Per la prima volta dal 1830 abbiamo dimostrato di essere evoluti leader eticamente progressisti. Possiamo essere molto orgogliosi di questo”: è il commento della stampa belga (De Morgen), offesa per le critiche che – per fortuna – ha sollevato da più parti nel mondo la recente legalizzazione dell’eutanasia per i bambini di qualsiasi età. E ancora, Bart Sturtewagen, capo redattore del De Standaard: “Sono stufo di sentire i media stranieri dire che uccidiamo i bambini. Non usiamo più quel tipo di linguaggio, è una cosa molto diversa, a un diverso livello”. Già, un altro livello. Ma più basso, sotto terra. Infernale.

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Girano su internet diverse storie di omofobia: condanne corali e spesso violente dei colpevoli, e poi si scopre che erano bufale e montature. Per esempio una perfida madre bigotta (probabilmente una cattolica!) avrebbe rifiutato di mandare il proprio figlio alla festa di una bambina con due papà, perché lei non condivide questo stile di vita. “Mi dispiace che Sophia (la festeggiata) debba crescere in questo modo”, avrebbe scritto la perfida madre. Un putiferio di accuse e di sdegno sul web. E poi è venuta fuori la verità: il tutto è stata una montatura di un’emittente radio “per vedere l’effetto che fa”. Bellissima la conclusione dei tanti che hanno gridato insulti della peggior specie alla madre omofoba: anche se la storia è finta e quella madre non esiste, la mentalità è vera e da condannare. Quindi – attenzione cari lettori – bisogna condannare il pensiero , l’immaginazione, ancor prima che prenda forma definita nella mente! Questo è solo l’ultimo di tantissimi casi montati ad arte per creare un problema sul nulla. Non sarà che gli omosessualisti odiano la verità? Forse non si arrendono al fatto che non riescono a trovare un posto nella storia, nella realtà .


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Attualità

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Contro lo spirito della nostra Costituzione Il documento emanato dall’UNAR per “prevenire le discriminazioni sessuali” calpesta i principi fondamentali e condivisi che definiscono la persona nella nostra Costituzione e nel nostro ordinamento giuridico, ma sta già trovando attuazione in molti Comuni italiani.

L

a disciplina giuridica che le organizzazioni e i movimenti LGBT si ostinano a promuovere con arrogante virulenza incorpora un’aspettativa morale radicale che ne costituisce l’origine ed il fondamento: un’aspettativa morale che pone la persona umana alla mercé del più spietato utopico egoismo individualista, in quanto intende negare la natura reale della persona stessa, legata alla sua specificità biologica sessuale acquisita sin dal concepimento. Purtroppo s’inserisce in questa linea d’azione l’inopportuno programma contenuto nel documento emanato dall’Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali (UNAR) istituito presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri. Il documento in oggetto sorge, nelle intenzioni del Dipartimento per le Pari Opportunità, al fine di creare una tabella di marcia per la prevenzione delle discriminazioni in campo sessuale. Fin qui nulla da eccepire, anzi: certamente ed assolutamente nel nostro ordinamento giuridico e nella nostra società civile è meritorio promuovere ogni iniziativa che permetta di vincere e superare le discriminazioni e diseguaglianze che violino la dignità della persona umana. Il problema è che – purtroppo – le linee guida di tale provocatorio documento si rivelano un vero e proprio manifesto ideologico programmatico a favore di un radicale abbattimento dei principi fonda-

mentali e condivisi che definiscono la persona umana nella nostra Costituzione, nel Codice civile, e nel nostro ordinamento giuridico in generale. Mutuando, infatti, i velleitari principi di Yojakarta – un discutibile e scientificamente improbabile documento non ufficiale dell’ONU in materia d’identità sessuale della persona – gli arguti ideologi del programma dell’UNAR intendono scardinare la plurimillenaria cartesiana qualificazione della persona umana in virtù della sua identità biologica sessuale a favore di una confusa abborracciata identità di “genere”, assolutamente indipendente dalla qualificazione sessuale. Fedeli a codesto orientamento i principi enunciati riconoscono l’assoluta equiparazione del comportamento omosessuale a quello eterosessuale sotto il profilo delle aspettative giuridiche, quindi il diritto al matrimo-

nio e all’adozione per le coppie gay, il diritto alla scelta del “genere” di appartenenza nel corso del lasso temporale di vita indipendentemente dai suoi caratteri sessuali biologici, l’irrilevanza della distinzione tra padre e madre all’interno della famiglia, e, ancor più, la facoltà di non avere e non scegliere alcuna identità sessuale. La pretesa ossessiva di imporre l’evidenza di diritti umani che trovano solo in sé la giustificazione morale ha prodotto la fondazione di un diritto assolutamente arrogante perché apodittico e non dimostrabile nelle sue basi scientifiche razionali. A questa conclusione si collega, oggi, una delle tesi più note di uno dei più celebri padri della cultura laica di sinistra in Italia: il giurista e politologo Norberto Bobbio. Riconosce Bobbio che è impossibile fondare razionalmente i diritti umani e che il fondamento dei diritti – laddove si escluda la legge naturale che la civiltà cristiana ha invece saputo far fruttare per millenni – sia solamente l’appello a questi valori ultimi: un asserto apodittico di una pochezza culturale sconsolante. Agli estensori del programma dell’UNAR suggeriamo di rileggere gli atti della Costituente in cui i rappresentanti del popolo italiano definirono con saggezza ed equilibrio il concetto di famiglia, di persona e di dignità umana: avrebbero molto da apprendere. Luca Galantini


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Attualità

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Legge 194: licenza d’uccidere

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Alcune riflessioni sul caso della donna risarcita con 400.000 euro perché il figlio è nato affetto da spina bifida.

om’è noto, in Italia non è facile distinguere con chiarezza le fazioni contrapposte, nella battaglia sull’aborto. Vi sono molti, infatti, che si dichiarano pro life, ma ritengono ineluttabile la libera scelta della donna e dunque anche la legge 194/1978. Abortisti e pseudo pro life si trovano d’accordo, seppur con diverse sfumature, sul fatto che la 194 sia tutto sommato una buona legge, una legge da applicare integralmente anche e soprattutto nella sua (presunta) parte preventiva. In particolare, si afferma che sulla base di quanto disposto dalla legge 194 la donna possa accedere all’aborto solamente qualora vengano accertate talune particolari condizioni e che quindi esso non costituisca un diritto bensì il tragico e inevitabile epilogo di situazioni limite o particolarmente gravi. Nel corso degli anni, invece, la legge ha innescato una tragica e sanguinosa deriva abortista. La giurisprudenza, d’altronde, conferma costantemente che l’aborto è un vero e proprio diritto. Recentemente, ad esempio, un giudice ha condannato gli Ospedali Riuniti di Bergamo a risarcire con 400.000 euro una madre il cui figlio è nato affetto da spina bifida: non le è stato

consentito di esercitare “il diritto” di interrompere la gravidanza perché vi fu “un’inadeguata visualizzazione fotografica degli organi del feto”. Le tesi sostenute dalla difesa vertevano sul fatto che “quand’anche informata la donna non avrebbe verosimilmente optato per l’interruzione di gravidanza, sia perché la nascita del figlio era attesa e desiderata da tempo, sia perché ella aveva dichiarato di non sapere cosa avrebbe fatto ove fosse venuta a conoscenza della deformazione fetale”. Il giudice ha respinto le ragioni della difesa perché “non può richiedersi che

C’è ancora, forse, chi crede che la legge 194 non abbia introdotto nel nostro ordinamento un vero e proprio diritto di uccidere: ecco un’ennesima sentenza che toglie ogni dubbio. per accedere all’opzione abortiva avrebbero dovuto sussistere tutte le ipotesi previste dalla legge 194 (come asserito dalla difesa), essendo invece sufficiente l’ipotesi del grave pericolo per la salute psichica della donna”. In effetti, la legge 194 all’articolo 4 richiede, per l’aborto, che la donna accusi circostanze per le quali la prosecuzione della gravidanza, il parto o la maternità comporterebbero un serio pericolo per la sua salute fisica o psichica. L’intero articolo può essere senz’altro condensato

L.194 in un’unica perentoria affermazione sulla base di cui la donna può chiedere l’aborto per qualsiasi motivo. Basta anche la semplice ipotesi di pericolo per la sua salute psichica, come correttamente argomentato, sulla base del dettato normativo, dal giudice che ha emesso la sentenza. A nulla sono valse le tesi difensive degli Ospedali Riuniti di Bergamo, dal momento che sia il dettato sia lo spirito della legge 194 sanciscono il diritto assoluto di aborto e non, semplicemente, la possibilità per la donna di esercitare un’opzione a certune determinate condizioni. Tanto più che anche nel caso non sia riscontrabile con certezza la presenza di una malformazione nel feto (la percentuale di errore nelle diagnosi prenatali è molto alta) ciò che prevale non è l’interesse del bambino che deve nascere (“in dubiis abstine”), bensì quello della madre, ossia del fruitore del diritto di uccidere garantito dall’iniqua legge. Pertanto, tale sentenza che ordina il risarcimento della “vittima” per il “danno” subito è certamente aberrante, ma perfettamente coerente con la legge 194, di cui evidenzia in pieno l’ipocrisia e la malvagità intrinseca. Alfredo De Matteo


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